mercoledì 9 gennaio 2019

Intervista ad Alan de Benoist su “La Verità" con titolo «Ora l'alleanza dei populisti d’Europa».


L'Intervista esce il 7 gennaio su "La Verità", pagina 9, condotta da Alessandro Rico. Viene qui riprodotta sentito lo stesso de Benoist che non problemi...  Ci preme poter consentire ad ognuno  di partecipare tempestivamente ad un dibattito che è nelle cose e vive della sua attualità. Avverto anche che in un pubblico dibattito è stato da me posta la domanda se l'esperienza francese dei gilet gialli può essere ripresa in Italia, ottenendo una cauta e scettica risposta. Del resto, in altro pubblico dibattito, l'ex magistrato De Magistris, sindaco di Napoli, ha richiamato la mia attenzione su una norma del decreto sicurezza che commina sei anni di carcere per il reato di blocco stradale. Contro chi è stato pensata e progettata questa norma? Osservava de Magistris che sarebbe sufficiente che una manifestazione regolarmermente chiesta e autorizzata, si attardasse per le strade in capannelli di persone per far scattare la norma. Ed inoltre, in Italia, Beppe Grillo e Casaleggio non si sono spesso vantati di avere impedito che in Italia si potesse sviluppare un movimento come quello francese dei gilet gialli? Attento osservatore di ciò che succede in Francia, dove vive, a Versailles, l'amico Alan lo è forse di meno per le cose italiane che dietro un avvio “populista" nascondono - io temo - un volto reazionario. Parlo per cognizione di causa, essendoci dentro il m5s ed avendo proprio io dato avvio alla stagione delle cause per far ritornare il m5s allo spirito delle origini. Proprio ieri, alla presentazione del libro di Tiziana Alterio e Franco Fracassi, parlando con un sedicenti iscritto al m5s2017 mi sono accorto di come la Piattaforma Rousseau sia uno strumento di manipolazione e di ingabbiamento di ogni tentativo di partecipazione democratica dei cittadini. Salvini? Ci sta ingannando con quello che è stato il suo cavallo di battaglia: lo stop ai “migranti”. Ma da dove parte il flusso che lui vuole arrestare con la chiusura dei porti? Nasce in Israele e nelle guerre della Nato in Medio Oriente. Salvini è andato a stringere la mano e a sollazzarsi con Bibi e si dichiara con tutti gli altri fedele alleato della Nato, da dove un governo davvero "populista" dovrebbe subito uscire. Prima dei gilet gialli noi abbiamo i Forconi, che forse hanno anticipato i gilet francesi. Che fine hanno fatto i Forconi? Non se ne sente più parlare e forse il Decreto sicurezza era contro di loro. Certo, una reazione dei popoli d'Europa è urgente e necessaria, ma innanzitutto deve essere una reazione contro i governi e i leader che pretendono di rappresentarli ed in realtà li ingannano e tradiscono, secondo una tradizione che in Italia è inizia 70 anni fa con la “cupidia di servilità” di cui parlò Vittorio Emanule Orlando per il modo frettoloso in cui fu sottoscritto il Trattato di Pace che ci fu imposto. Questa Europa è una gabbia che imprigiona i popoli e mette in concorrenza gli stati, amalgamando la "gente" in una massa di disperati impotenti. Se in Siria i governi europei, in particolare quello francese, hanno reclutato nel loro stesso paese i terroristi mandati a fare un “cambio” di regime, qui da noi mostrano tutto il volto repressivo dello stato se appena un manifestante osa scagliare un sasso: guerra feroce, spietata, sanguinaria all'estero, per esportare la nostra “democrazia" e le nostre istituzioni parlamentari che così magnificamente ci rappresentano, e ferocia repressiva sui popoli che in Europa osano protestare e manifestare: la doppia faccia del diavolo!
Antonio Caracciolo


* Alain de Benoist, flagello del politicamente corretto, è uno degli intellettuali francesi di destra più noti al mondo. Con La Verità ha conversato su Islam, populismi e fallimenti dell’Europa.

D. L’ultimo è stato l’attentatore di Strasburgo. La Francia è piena di immigrati di nuova generazione che, pur essendo legalmente cittadini, odiano il loro Paese.

R. «Sì, ci sono molti giovani, francesi a tutti gli effetti, che non si sentono francesi. Pensano che, quali che siano i loro sforzi per integrarsi, saranno sempre considerati cittadini di serie B».

D. E sparano sulla folla?

R. «Diciamo che, per compensazione, si mettono a fantasticare sull’identità culturale dei loro genitori e nonni, che però hanno a loro volta ormai perduto».

D. Quindi?

R. «Quindi vivono un profondo malessere identitario, che li rende vulnerabili alla propaganda».

D. Il fondamentalismo islamico sfrutta questi vuoti d’identità?

R. «In alcune zone, la comunità musulmana ha già cominciato a ergersi come una sorta di “controsocietà”».

D. Una “controsocietà”?

R. «Per molti giovani, già passati attraverso la delinquenza, diventare soldati del califfato è un sogno, se paragonato alla prospettiva di consegnare le pizze» (1).

D. Allora l’islam non è tanto il nemico della civiltà cristiana (1), quanto la scoria del fallimento delle democrazie liberali?

R. «Di sicuro è troppo semplicistico giudicare islam e cristianesimo come due entità tra loro nemiche, anche perché l’uno e l’altro non sono realtà omogenee. Ma credo che sono lei abbia ragione».

D. Sul vero nemico dell’islam?

R. «Sì. Gli islamisti che attaccano l’Occidente non lo fanno tanto perché esso sia, o sia stato, cristiano, ma perché si è votato a una cultura priva di punti di riferimento, a una cultura della merce, che è una cultura senza senso».

D. Insomma, il melting pot all’americana è stato un fallimento.

R. «In realtà, anche negli Usa, dove gli immigrati che vengono dal Sud del continente non sono musulmani, non parlano più di melting pot, bensì di “insalatiera”. Ma una cosa è sicuramente vera…».

D. Quale?

R. «Che oltre una certa soglia quantitativa, la coesistenza tra diverse etnie pone problemi che nessuno, per il momento, sa risolvere».

D. Gli immigrati in Europa sono troppi?

R. « Be’, è certamente preferibile preservare l’identità etnica delle nazioni europee. Ma resta da stabilire come riuscire a raggiungere questo obiettivo».

D. Mi parla di nazioni europee. La rinascita dello Stato nazionale non
è una pia illusione?

R. «Gli Stati nazionali sono in crisi ormai dal 1930. Troppo grandi per affrontare i problemi quotidiani, sono diventati oggi troppo piccoli per far fronte alle grandi questioni globali».

D. Sono incapaci di prendere decisioni?

R. «La globalizzazione e la costruzione europea li hanno privati della maggior parte della loro sovranità, senza che questa sovranità venisse riprodotta a un livello più alto». (3)

D. Ma allora perché stanno rinascendo i nazionalismi?

R. «Perché per la gente è meglio un cattivo rifugio che nessun rifugio».

D. Lei è considerato il teorico della cosiddetta Nouvelle droite. Destra e sinistra hanno ancora senso?

R. «La dicotomia tra destra e sinistra è obsoleta da tempo (4). È chiaro che, con la crescita del populismo, l’asse verticale popolo-élite sta sostituendo l’asse orizzontale destra sinistra».

D. A proposito delle élite: non le pare impossibile farne a meno, come invece paiono credere alcuni populisti?

R. «Oggi, nella società globale, le élite rappresentano una casta interessata ai suoi privilegi esclusivi, che gradualmente si è staccata dal popolo. In questo senso, i populisti sono perfettamente giustificati se si oppongono alle élite che li ignorano, li umiliano e li sottopongono a una triplice esclusione, culturale, sociale e politica».

D. Sì, ma non è anche questo un «cattivo rifugio»?

R. «Infatti, stabilire se e come queste élite transnazionali, di “senza terra”, che si oppongono un po’ovunque alle classi medie in via di depauperamento, possano essere sostituite da un’altra élite, è tutta un’altra questione».

D. Se alle elezioni europee dovessero sbancare i partiti populisti, l’Unione
europea collasserà?

R. «È difficile affermarlo con certezza. Ma una maggioranza euroscettica consacrata dalle urne sarebbe già di per sé l’equivalente di un tuono». (6)

D. Molti però giudicano improbabile un’alleanza tra i vari movimenti populisti.

R. «A me un’alleanza tra i diversi movimenti populisti europei sembra del tutto possibile».

D. Le sembra possibile?

R. «Sì. In alcuni casi è stata già realizzata. D’altra parte, non credo che tali alleanze, necessariamente contingenti, possano condurre a una vera “internazionale”. I contesti nazionali sono troppo diversi». (7)

D. E in Francia che aria tira? Marine Le Pen beneficerà dell’impopolarità di Emmanuel Macron?

R. «Secondo gli ultimi sondaggi, il Rassemblement national della Le Pen è in testa».

D. In testa?

R. «La rivolta dei gilet gialli gli ha giovato più di quanto non abbia giovato alla France insoumise di Jean-Luc Mélenchon. Però…».

D. Però?

R. «Se i gilet gialli presentassero una loro lista indebolirebbero le opposizioni e farebbero vincere isostenitori di Macron». (8)

D. Ma come? I gilet gialli rischiano di diventare gli «utili idioti» di Macron? (9)

R. «È il motivo per cui l’Eliseo sta spingendo sottobanco per la costituzione di una loro lista». (10)

D. Davvero finirà così?

R. «A mio parere, l’interesse dei gilet gialli è di non cedere a questa tentazione. La loro forza sta proprio nel fatto che agiscono al di fuori di partiti e sindacati».

D. Devono rimanere «mine vaganti»?

R. «Devono rimanere plurali, elusivi, incontrollabili, non trasformarsi in un partito» (11).

D. Intanto, il primo governo populista d’Europa è nato in Italia.

R. «Come sempre, da voi la situazione politica si è evoluta a una velocità straordinaria».

D. Abbiamo battuto tutti sul tempo…

R. «La formazione del governo populista è stata avvertita ovunque come un evento storico».

D. Addirittura?

R. «Certo. Chi con simpatia, chi con paura, ma tutti oggi guardano all’Italia
come al “laboratorio del populismo”». (12)

D. E a suo avviso l’esperimento italiano durerà?

R. «Una rottura tra Lega e 5 stelle è una possibilità concreta: sia per via di differenze programmatiche, sia per via di questioni personali, sia, ancora, per via di possibili difficoltà a governare» (13).

D. Al netto degli ostacoli che potrebbero incontrare i populisti, si può immaginare un’Europa diversa da quella dei burocrati? (14)

R. «Ma certo. Anzi, non dovremmo confondere questa Europa con l’idea di Europa in sé: la più grande accusa che può essere mossa all’Ue è proprio di aver screditato l’Europa in quanto tale».

D. Il fatto che l’Unione europea abbia voluto ignorare la questione delle sue radici culturali (specialmente cristiane) è tra le cause di questo fallimento?

R. «Io non parlerei di radici cristiane» (15).

D. No?

R. «Nel vero senso della parola, una radice è qualcosa che va in profondità, che si riferisce all’origine. Ma il cristianesimo non è all’origine dell’Europa: quando nacque Cristo, la cultura europea esisteva già da secoli».

D.Un’Europa prima di Cristo?

R. «Sì, ma d’altra parte il cristianesimo è stato una componente molto importante della storia dell’Europa. È la totalità di questa storia che deve essere presa in considerazione».

D. E invece l’Europa di oggi che fa?

R. «Dà un quadro vergognoso del suo passato, ridotto a una successione di pagine oscure».

D. Si riferisce ai vari tentativi di cancellare il passato, magari nel nome della condanna di fascismo e nazismo? (16)

R. «Io dico che qualsiasi forma di “pentimento” deve essere respinta. Non sappiamo dove dobbiamo andare se non sappiamo da dove veniamo».

D. Che responsabilità ha la Germania nell’impasse della costruzione europea?

R. «Non amo la germanofobia né la logica del capro espiatorio».

D. Ma…

R. «La politica che conduce la Germania sotto la guida di Angela Merkel è detestabile». (17)

D. Detestabile?

R. «È all’origine di tutte le difficoltà causate dall’adozione di una moneta unica modellata sul marco. Ma non è detto che la politica della Merkel, che sta per abbandonare il potere, appartenga alla “Germania eterna”».

D. C’è chi sostiene che le grandi difficoltà incontrate dalla Gran Bretagna per attuare la Brexit siano la prova che l’Unione europea è irreversibile.

R. «Non credo che l’esempio della Brexit sia il migliore in assoluto. A questo punto ci si potrebbe chiedere se l’adesione della Gran Bretagna all’Unione europea sia mai stata giustificata».

D. Non lo era?

R. «Charles De Gaulle non la pensava così. Riteneva, non senza ragione, che il Regno Unito si sentisse più vicino agli Stati Uniti che agli interessi europei. Detto questo, nulla è irreversibile nella storia». (18)

D. E come lo vede il futuro dell’Europa?

R. «Credo a un’implosione dell’Unione europea».

D. Un’implosione? E dopo che verrà?

R. «La storia è aperta. Ma sul mondo incombono tre minacce».

D. Quali?

R. «Un’esplosione demografica, che è una delle cause dell’immigrazione, una nuova crisi finanziaria e un disastro ecologico».

D. Mamma mia…Rischiamo l’apocalisse?

R. «Nella storia nulla è predeterminato. Dobbiamo solo stare attenti ai segni che ci avvisano su cosa è in arrivo…».

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MIE ANNOTAZIONI CRITICHE
al testo dell'Intervista.

(1) In particolare la propaganda israeliana e i media sotto il controllo e l'influenza del Mossad molto spingono a una artificiosa contrapposizione fra Islam e Cristianesimo. Sono spesso intervenuto per distinguere fra la sfera religiosa-teologica da quella politica. Carl Schmitt ha ben spiegato come il "politico" possa tranquillamente trasferirisi in ogni campo. Chi ha progettato da oltre 20 anni le guerre in Medio Oriente ha un evidente interesse a suscitare moderne guerre di religione che tuttavia in una società profondamente secolarizzata non trovano terreno su cui attecchire. I due massimi esponenti della teologia cattalica e islamica hanno ben capito dove li si vuol spingere ed hanno lanciato al mondo un messaggio abbracciandosi e baciandosi: se voi uomini volete scannarci fra di voi, non dite che ve lo ha chiesto Dio... De Benoist ha ben chiaro questo aspetto della questione, che tuttavia resto sullo sfondo... Un'intervista è condizionata dalle domande che vengono poste.

(2) Forse per le leggi vigenti in Francia, dove non esiste libertà di pensiero - peggio che da noi - de Benoist non può dire questi consegnatari di pizze a domicilio, una volta “radicalizzati”, vengono arruolati dallo stesso governo francese per andare a combatteri nei paesi “islamici" che si vogliono destabilizzare: per la Siria e la Libia il coinvolgimento del governo francese è noto, acquisito, non controvertibile. In ultimo, si veda Blondet: «Il conflitto siriano è iniziato a Daraa nel 2011 come progetto USA-NATO per “cambio di regime”, e la partecipazione di Francia e Gran Bretagna che hanno arruolato i “loro” islamisti sui loro territori, fra i propri cittadini “radicalizzati”  (da cui le stragi del terrorismo islamico i Francia).» «Specialisti ed ufficiali inglesi e francesi (alcuni sono stati catturati o rimandati da Assad in Francia) hanno spesso guidato i terroristi. I capi terroristi più preziosi per la causa occidentale, sono stati  esfiltrati con le famiglie da elicotteri americani  per salvarli dalle  ridotte e roccaforti che via via il terrorismo perdeva.»

(3) Julien Freund, comune amico e maestro, in una dei primi articoli tradotti in Behemoth, rivista diretta da me insieme con Teodoro Klitsche de la Grange,  spiegava la relazione di protezione / obbedienza in Hobbes come il criterio fondantamente per stabilire nella storia la legittimità di un qualsiasi governo. La sovranità piena di uno Stato o di una qualsiasi Autorità è il presupposto necessario per poter assicurare quella "protezione" che oggi i cittadini disperatamente cercano. L'Europa che chiede sempre di più, protegge sempre di me... È il regno incontrasto dei mercati, e in ultima analisi di pochi ricchissimi individui, diventato il moderno stato di natura dove impera la legge del più forte che piega ai suoi voleri qualsiasi istituzione rappresentativa, cioè eletta con procedure elettorali facilmente manipolabili e condizionabili. Forse è questo il vero interesse quando si fanno guerre per esportare le nostre istituzioni, più efficaci nel dominio coloniale dei vecchi governatorati.

(4) Ancora Julien Freund che cito a memoria, ma che ho già spesso citato testualmente da un suo libro del 1970, dove già allora scriveva: “i concetti di destra e di sinistra non mi aiutano a pensare politicamente...”. Sono categorie delle istituzioni parlamentari in un'epoca in cui la democrazia rappresentativa uscita dalla rivoluzione francese è giunta al sua capolinea. Gli slogan iniziali del m5s a gestione Grillo-Casaleggio molto battevano sulla "democrazia diretta", ma erano solo slogan... Il nostro Cacciari in una trasmissione televisiva con la Gruber (una donna del Bilderberg) ha tacciato "idiozia" l'idea stessa di democrazia diretta... Non le ha nemmeno la nobiltà dell'Utopia. Di certo, se la democrazia rappresentativa che di certo è al suo capolinea non viene sostituita da una miriade di istituti di democrazia diretta, sapientemente ed efficacemente costruiti, e ciò richiederebbe un processo storico, magari non secolare, ma abbastanza lungo, almeno qualche generazione, allora ha libero spazio il tecnicimo neoliberista, dal quale appunto siamo governati, o meglio vessati, sfruttati, usati, gettati via appena spremuti... Per tornare al tema destra / sinistra, io direi che oggi, 2019, è obsoleto anche il concetto di "nuova destra” o per contrasto "nuova sinistra"... Ci si vuole attardare ancora in vecchi concetti, versando vino forse nuovo in otri certamente vecchi... Sta venendo fuori, ma come insulto, il termine "rossobrunismo" che intende vituperare una commistione dei seguiti, dei gregari, che prima si distribuivano e contrapponevano, come i polli di Renzo, fra destra e sinistra, con somma gioia degli strateghi della tensione, degli anni di piombo, delle stragi di stato, che hanno funestato le piazze italiane post 68.

(5) In un convegno all'aperto, in una piazza di Brindisi, insieme al compianto Alberto B. Mariantoni, ed altri, rispondevo ad una signora che dal pubblico mi chiedeva cosa potesse fare per il sociale, io rispondevo che insieme ad altre dieci persone, anche di modesto ingegno, potevano fare molto, se sapevano organizzarsi in una lavoro comune ed erano animati da uno spirito adeguato. Io non credo che la democrazia diretta sia una "idiozia". Penso sia l'ultima speranza dell'umanità prima del Diluvio, prima della distruzione della biosfera verso la quale ci sta portando un capitalismo dominato e cavalcato da una finanza, che non ha più nemmeno il volto umano dell'usuraio, ma è solo un algoritmo che non conosce altro di diverso dalle formule matematiche di profitto e perdita di guadagno.

(6) Personalmente, avendone ormai viste tante di tornate elettorali, sono scettico davanti ad attese palingenetiche risposte nei risultati elettorali, che vedo sempre più preordinati e manipolati entro margini che non sono mai contro l'istituzione dei cui favolosi privilegi gli Eletti beneficiano, diventando subito quella élite di cui si parla nell'Intervista. I parlamentari che vengono dall'Italia sono strapagati ed essere in parlamento anche per un solo mandato significa per essi aver fatto la fortuna della loro vita. Basta poco per giustificare la propria funzione davanti a fan appositamente allevati. Peraltro, è ben noto che il Parlamento europeo è un organismo che non ha nessuna funziona sovrana. Non è in suo potere dare all'Europa una costituzione sovrana e solidale. L'hanno già fatta a Maastricht ed è il nostro cappio.

(7) L'assenza di scrupoli dei parlamentari cinque stelle in un loro fallito tentativo di rovesciamento delle alleanze ha lasciato di stucco in Italia quanti militano nel “partito delle Cinque Stelle”. Per aversi una "internazionale” dei popoli e dei movimenti sarebbe necessaria una facilità di viaggi e contatti interpersonali che solo le élites possono permettersi. I popoli e i loro movimenti comunicano con segnali: l'occupazione delle piazze, i “gilet gialli" come segno di riconoscimento. Ma da noi con il decreto sicurezza il governo "populista" gialloverde ha già risposto a questi segnali che vengono da fuori: sei anni di carcere per un blocco stradale.

(8) Quello che appunto sopra dicevasi: di parlamento si muore. È come se una parte sempre crescente di popolazione venisse destinata al macello sociale, allo sgozzamento, alla morte civile... Si va ad elezioni? Una sorta di gioco dei bussolotti o delle danze e alleanze elettorali. La necessità esistenziale della sopravvivenza non è materia elettorale. La rivoluzione francese che ha fondato un nuovo ordine che ancora dura dopo due secoli fu un atto violento che poneva termine all'ancien regime e creava nuove classi privilegiate che oggi sono diventate assai più tiranniche e feroci della vecchia nobiltà e del clero. Con l'impiego dei giornali e delle televisioni, con il pieno controllo della sovrastrutturale culturale e ideologica ogni tornata elettorale sposta di assai poco i fondamenti del sistema. Da noi alcuni Portavoce delle Cinque Stelle sono andati ad assicurare Lilli Bilderberg cha ssolutamente il Movimento Cinque Stelle non è Antisistema! Un simile idiota giunto in parlamento con un video gioco dovrebbe essere il fondamento ultimo delle speranze degli italiani, anzi addirittura dei popoli d’Europa!

(9) "Idioti", utili o inutili, sono quanti in ogni momento e in ogni paese accettano una parlamentarizzazione della loro legittimità esistenziale. Il proprio essere, la propria vita, la propria esistenza, “il diritto ad esistere", come dicono gli israeliani che hanno soppiantato i palestinesi, negando loro con la forza il loro diritto ad esistere, questo diritto hobbesiano di protezione / obbedienza, non lo si mette ai voti: lo si affida a chi è capace di proteggerlo nella misura in cui ne è fattivamente e presentemente capace.

(10) Esattamente questo auspicava pochi giorni fa un personaggio del sionismo francese, in una intervista tradotta in italiano, da me letta e commentata, e che ora vado a ricercare: eccola! È stata presa da una rassegna stampa sionista predisposta per il web italiano. Ne estraggo direttamente la pagina e poi i singoli brani, pertinenti al nostro discorso: «Quale sbocco prevede per il movimento dei gilet gialli? ”La sola via d'uscita sarebbe che i gilet gialli si costituissero in partito politico per calmare le persone fino alla prossima rivolta” ». L'intervista di questo romanziere francese non poteva che uscire sul Corriere della Sera, di cui si è appena occupato ancora Blondet per una questione di fake news. Con questi giornali figuriamoci cosa possono essere le farse elettorali!

(11) Ciò che ha fatto esattamente il Movimento Cinque Stelle, trasformandosi in Partito, come dicono ormai anche le sentenze giudiziare, ed in questo modo affossando sul nascere i gilet tricolori.

(12) Per una mia particolare posizione, di iscritto al m5s, che ha fatto causa a Beppe Grillo e al suo Staff, mi sforzo di tacere sul governo detto “gialloverde", e mi comporto come fossi uno straniero, al pari di Alan. Preferisco che siani gli altri a vedere e a dire. Intanto però le mie tasche di pensionato, non d'oro, sono più leggere: hanno tolto a me che mi considero povero per attingere risorse da dare a quelli ancora più poveri, che peraltro ancora non hanno visto nulla... Hanno innescato una guerra fra poveri... Già dagli ultimi stipendi e ora con le pensioni il reddito dei docenti universitari nelle diverse fasce è stato decurtato - ho sentito da un collega - di un quinto, secondo una valutazione fatta circa quattro anni fa... Se poi devo valutare la politica estera il quadro non è confortante... De Benoist sa certamente che l'Italia è il paese del Gattopardo e che la classe politica italiana è pronta e rotta ad ogni tradimento... Io temo che questo governo tradirà ogni attesa in esso riposta e getterà la maschera. Sono il primo a desiderare che i miei timori siano infondati ma non posso tacere.

(13) Vi è un collante tutto italiano che de Benoist sembra ignorare, forse in Francia non è così: l'interesse alla gestione del potere e a durare in esso quanto più possibile. Nella passata legislatura si parlava di scioglimento anticipato delle Camere, ma poi si è andato fino alla fine, incamerando così i diritti maturati del vitalizio. Per non parlare poi di altri vantaggi ai più ignoti. Di "programmi" è poco il caso di parlare: non ne avevano! Erano solo degli slogan per aggregare poco curandosi della loro realizzabilità. Chi segue su determinati temi, sa già come sia subito cambiata la musica, magari una piccola musica rispetto al quadro complessivo, ma certamente un'indicazione di tendenza.

(14) L'immagine del burocrate qui rischia di essere distorcente. Non si tratta di un ottuso funzionario pubblico, dipendente da un potere pubblico, che non vede l'interesse pubblico e si lascia avviluppare da formalismi regolamentari. I “burocrati” sono diretta emanazione della finanza internazionale, del sistema bancario a cui unicamente rispondono contro i popoli e i cittadini europei. Dovrebbe averci insegnato qualcosa come hanno ridotto la Grecia. Vi è stata anche un'aperta minaccia di colpo di stato da parte della Nuland, come è stato raccontato dagli autori del volume "Colpo di Stato" che precede di pochi mesi quello appena uscito: "I Conquistatori", che in un primo erroneo annuncio aveva altro titolo: I Predatori, a mio avviso più azzeccato e rispondente al vero. Di Europa si muore e a sentire certe previsioni la guerra civile è alle porte.

(15) E meno male che non sono venute fuori le radici “giudaico-cristiane”, direi un ossimoro, dove il termine prevalente è addirittura il giudaico! Chissà poi perchè si sono dimenticati l'Islam che ci ha restituito le radici greche che si erano perse e che teologicamente è meno incompatibile con il cristianesimo di quanto lo sia il giudaismo... Infatti, per l'Islam Gesù e sua madre Maria sono figure "venerate", laddove nel talmudo sono "vituperate"... Sarebbe interessante uno studio che ricostruisca l'origine e la dinamica di questa espressione... Ma anche sull'idea di “Europa” cristiana mi sovviene qui la posizione di Alvaro d'Ors, un notevole filosofo spagnolo tradizionalista, di cui recensii il volumetto "Ordine e violenza", promuovendone la traduzione italiana. Per Alvaro d’Ors la Spagna non fa parte dell'Europa in quanto l'idea di Europa è una creazione della Riforma e proprio per questo la Spagna tutta cattolica non ne ha mai fatto parte. Esisteva una Respubblica christiana che era tutt'altra cosa,,, Vi era la netta condanna dell'Usura che è l'anima e l'essenza dell'Europa quale si è sviluppata dalla Riforma in poi. Anche l'Islam condanna l'usura!...  E direi che oggi l'idea di Europa diventa obsoleta rispetto a quella di Eurasia. Ma è un'altro discorso...

(16). La solita cantilena, ma potrebbe essere un artificio retorico di adesione a un modo di pensare a cui i giornali non possono sottrarsi né possiamo sapere quali sono stati gli accordi per la concessione dell'Intervista, certamente interessante e pregevole. Tuttavia, trovo qui una manifestazione di ciò che chiamo «l'antifascismo fascista», traducendo la nozione di Gilad Atzmon  di  “antisionismo sionista”. Ricordo vagamente uno straniero che avevo conosciuto non so dove, che sapeva poco e male dell'Italia, ma che si aspettava da me che appena lui pronunciava la parola “fascismo” io scattassi subito cantando a voce alta “Bella ciao”. Gli risposi che era un periodo della storia d'Italia e che andava studiato e trattato storicamente. Il problema delle interviste spesso nasce dall'Intervistore e dalle domande che pone. Possono essere espressione di un suo pregiudizio o una insidia deliberata. Ho avuto esperienza personale di un giornalista cialtrone, del Corriere della Sera, il quale non aveva nessun interesse a ciò che io pensavo su una certa questione, ma voleva che gli dicessi quello che lui volevaa sentire... Mi fece poi una carognata che non gli poter far pagare. Il suo nome l'ho pure dimenticato... Ottima la risposta di de Benoist che non è non è caduto nella trappola, intenzionale o meno... Non si vive il proprio passato storico collettivo sotto le categorie del “pentimento” o della “colpa” perché come la responsabilità penale è sempre personale, così i sentimenti di "pentimento” e di “colpa" possono essere solo personali, se uno nella vita a fatto cose di cui si debba pentire e sentire in colpa. Appunto! Abbiamo detto che non esiste la "democrazia diretta”. Vi è chi dice che è addirittura una "idiozia”. Allora si assumano le loro "colpe" e abbiano a "pentirsi" quanti nel tempo ci hanno governo, sapendo - nessuno meglio di loro - il male che hanno fatto e che ci hanno fatto... ma non gettino su di noi tutti, generazione dopo generazione, le loro colpee i loro delitti, se vi sono stati. Questa purtroppo è stato l'Europa che ci è stato imposta: l'Europa della Colpa, che deve emendarsi in eterno... Questa Europa è una mostruosità ed è tutta da picconare. Ma quando potremo farlo, se potermo farlo, non lo sappiamo... Nella misura in cui singoli intellettuali, di grande rilievo, come in nostro de Benoist, sanno difenderci da queste operazioni, possiamo e dobbiamo esser loro grati.

(17) Proprio nella discussione di ieri sera sul libro che continuo a chiamare «I Predatori» è chiaramente emerso un dato di riflessione: questa Europa, che è da abbattere al più presto, ha privato gli stati della loro sovranità e li ha posti in concorrenza fra di loro come se fossero delle imprese commerciali. Anziché sviluppare la solidarietà fra i popoli europei, lasciando ad ognuno di essi la loro diversità culturale, che è una ricchezza da conservare,  questa Europa ha trasformati i cittadini  in tanti sacchi di patate che possono essere trasportati da un luogo all'altro a seconda del bisogno. Questa Europa è qualcosa di mostruoso, ma vi è chi dice "più Europa!".

(18) A mio modo di vedere, qui poco importa se fondato o meno, è la vera responsabile della prima guerra mondiale e con essa della distruzione dell'Europa che ne è seguita in tutto il secolo, È anche la principale responsabile di un secolo di guerre che ancora dilaniano il Medio Oriente. Poiché le Unificazioni politiche si sono fatte fino ad oggi in un certo modo e non in un altro modo, cioè con la spada del diavolo, l'unificazione politica quasi raggiunta da Napoleone ci avrebbe potuto risparmiare tante guerre. I manuali dicono tutti che la politica dell'Inghilterra nei confronti dell'Europa continentale è sempre stata quella di favorire i conflitti e impedirne in ogni modo la spinta geopolitica alla sua unificazione. Ma ciò che non si dice nell'Intervista, perché la domanda non è stata posta, è che questa Europa è stata una creazione della CIA. Lo leggo, se ben ricordo il contenuto del libro da poco letto, in Thierry Meyssan, in "Sotto i nostri occhi”. E credo che l'Ingilterra stesse in Europa come una sorta di agente della CIA. Come ben dice de Benoist, i processi storici possono essere reversibile, ma vista con il mio occhio da straniero, non mi sembra edificante il disegno storico della Gran Bretagna e del suo Impero quale esce fuori dalle mie letture.

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