giovedì 9 aprile 2009

Chiusura di un sito: Thule-toscana.

Versione 1.8
Status: 30.5.09

Mi giunge in questo momento la notizia della chiusura di un sito. Mi chiedo quale ne sia stata la ragione, quale i fondamenti normativi, quali i delatori. Raccolgo ciò che trovo in rete al riguardo segnalando di seguito i links relativi in ordine casuale ovvero tutti i link che riportano e commentano la notizia. Credo che l’animus dei delatori sia quello di impaurire quanti sono di idee e vedute difformi dalle loro. Questo significa violazione dell’art. 21 della costituzione che garantisce ai cittadini italiani il diritto alla libertà di pensiero e alla sua manifestazione. Libertà di pensiero non significa che il pensiero in questione debba piacere ai signori di «Informazione (S)corretta», ovvero al loro milieu, che abbiamo ormai imparato a conoscere abbastanza, anche se non compiutamente. Sono innumerevoli e spesso occulte le organizzazioni riconducibili agli interessi israeliani, una vera e propria piovra con tentacoli in tutto il mondo. Seguiremo tutte le vicende del processo e ne daremo pubblicità. Se ne sarò informato, mi recherò anche ad Arezzo per seguire tutte le fasi del processo, dandone ogni volta ampio resoconto.

Sommario: 1. Procura della Repubblica di Arezzo. – 2. I soliti diffamatori. – 3. Qualcuno gioisce perché altri vengono messi a tacere. – 4. Un testo Allam-Fiano. – 5. Si vuol perseguire anche in Italia il “revisionismo” storico? – 6. Alle origini della legge Mancino. – 7. Il B’naï B’rith in Italia. – Segue: 7.1 Origini, natura, statuto. – 7.2 Il B’naï B’rith e la scuola. – 7.3 Il B’naï B’rith e il Vaticano. – 7.4 Il B’naï B’rith e la politica. – 7.5 Il council Janner. – 7.6 La legge Mancino. – 7.7 L’IPCAA in Italia. – 7.8 Note di Ratier. 7.9 Consegna della medaglia del B’naï B’rith a mons. Decourtray il 16 novembre 1991 a Lione: a) Allocuzione rivolta dal Dr. Marc Aron al Cardinale Decourtray; b) Allocuzione del Gran Rabbino René-Samuel Sirat; c) Risposta del cardinale Decourtray. – APPENDICE: un necessario commento. a. Il lascito di Horst Mahler; b. Un sopravvissuto di Auschwitz afferma che Elie Wiesel è un impostore; c. 8. Altri siti chiusi di cui si ha o ci viene data notizia notizia. – 9. Rassegna stampa su Erwin. – 10. Anche la piattaforma blogspot è sotto minaccia. –

1. Procura della Repubblica di Arezzo. – Non so al momento cosa stia scritto all’art. 3 della citata legge. Ne riporterò il testo appena lo troverò. Conosco però l’art. 21 della costituzione. Gli antefatti della legge Mancino, se non erro, si trovano nel codice penale bolscevico del 1926. I formulatori della legge sono animati di un odio maggiore di quello che pretendono di reprimere. Quanto poi ai delatori il loro amore per il prossimo è davvero di solare evidenza. Nel pieno rispetto delle leggi vigenti, voglio sperare che sia lecito conoscere il nome del procuratore cui si deve la chiusura del sito nonché le motivazioni da lui addotte. L’art. 3 della citata legge? E che vuol dire? Ce ne dia il testo in modo che possiamo leggerlo tutti e soprattutto la sapiente interpretazione che ha sussunto la fattispecie concreta sotto la fattispecie astratta della norma. Ci faccia sapere il signor Procuratore tutto ciò che i cittadini italiani, ossia quel Popolo nel cui nome fonda la sua autorità, hanno il diritto di sapere, un diritto a sapere che deve essere concreto, non astratto e negato proprio in ragione della sua astrattezza. Ed ancora, poiché l’immagine ha una sua forza comunicativa, possiamo guardare la sua faccia, signor procuratore? O le leggi dicono che lei può fare tutto nella massima segretezza, sequestrando i cittadini ed i loro diritti? Le saremmo grati di una risposta che ci tolga ogni ansietà per quello che riguarda l’esercizio dei nostri diritti, in particolare quello che l’art. 21 sembra riconoscere a tutti e che è il fondamento della nostra democrazia, se ancora esiste in Italia una democrazia. Ella parla in nome del Popolo italiano e noi siamo quel Popolo!

Ecco cosa abbiamo trovato:

ART. 3.

SALVO CHE IL FATTO COSTITUISCA PIÙ GRAVE REATO, AI FINI DELL'ATTUAZIONE DELLA DISPOSIZIONE DELL'ARTICOLO 4 DELLA CONVENZIONE È PUNITO CON LA RECLUSIONE DA UNO A QUATTRO ANNI:

a) CHI DIFFONDE IN QUALSIASI MODO IDEE FONDATE SULLA SUPERIORITÀ O SULL’ODIO RAZZIALE;
b) CHI INCITA IN QUALSIASI MODO ALLA DISCRIMINAZIONE, O INCITA A COMMETTERE O COMMETTE ATTI DI VIOLENZA O DI PROVOCAZIONE ALLA VIOLENZA, NEI CONFRONTI DI PERSONE PERCHÉ APPARTENENTI AD UN GRUPPO NAZIONALE, ETNICO O RAZZIALE.

È VIETATA OGNI ORGANIZZAZIONE O ASSOCIAZIONE AVENTE TRA I SUOI SCOPI DI INCITARE ALL'ODIO O ALLA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE. CHI PARTECIPI AD ORGANIZZAZIONI O ASSOCIAZIONI DI TAL GENERE, O PRESTI ASSISTENZA ALLA LORO ATTIVITÀ, È PUNITO PER IL SOLO FATTO DELLA PARTECIPAZIONE O DELL'ASSISTENZA, CON LA RECLUSIONE DA UNO A CINQUE ANNI.
LE PENE SONO AUMENTATE PER I CAPI E I PROMOTORI DI TALI ORGANIZZAZIONI O ASSOCIAZIONI.

Ma non riusciamo ancora a capire cosa c’entri ciò con il sito in questione. Anzi incominciamo a temere che interpretazioni arbitrarie possano mettere a repentaglio la libertà dei cittadini. La legge in sè sembra pienamente degna del regime bolscevico che la escogitò la prima volta. Diventa quanto mai necessario seguire il processo in ogni suo svolgimento. Dobbiamo capire la genesi, l’ispirazione, la dinamica di ciò che al momento ci sembra soltanto un attacco alla libertà di espressione. A voler prendere sul serio il testo di cui sopra credo che il procuratore di Arezzo debba rivolgere la sua attenzione al B’naï B’rith, le cui logge esistono anche in Italia ed i cui membri siedono anche in parlamento.

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2. I soliti diffamatori. – Che cosa sia oggi il nazismo io non lo so. Pensavo fosse finito storicamente nel 1945 insieme con la sconfitta del governo tedesco vigente dal 1933 al 1945. Se dovessi oggi indicare un sicuro successore di quel governo saprei dove cercarlo. È assai triste dover parlare di costoro e cerco di farlo il meno possibile. Già una volta ci eravamo occupati dell’accanimento di costoro contro “Thule-toscana” e ne avevamo evidenziate le fantasticherie diffamatorie. Il nazismo per costoro non è un evento ed un periodo storico che va considerato con criteri e metodo storico quanto più si allontana dalla nostra memoria diretta. Esso è diventato una sorta di categoria concettuale demoniaca, di cui servirsi per colpire cittadini che esercitano il loro diritto ad un pensiero non condizionato.

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3. Qualcuno gioisce perché altri vengono messi a tacere. – Certe cose è bene saperle e ricordarle. Non mi risulta che il cosiddetto “negazionismo” – ammesso che sia questo la motivazione della procura della Repubblica di Arezzo – sia divenuto in Italia un reato. Chi prova gioia di un male altrui è certamente un essere turpe e spregevole, indegno del consorzio umano. Se poi quel male è inflitto con il proprio concorso e di ciò perfino ci si gloria, l’indegnità cresce in modo esponenziale ed assume i connotati della bestialità. È buffo come costoro si appigliano ad una legge, la Mancino, che pretende di riuscire là dove duemila anni di cristianesimo hanno fallito, cioè nell’abolizione dell’odio per far posto all’amore per il prossimo. In realtà, presso i delatori si trova un odio sconfinato. Chi proprio vuole reprimere l’odio dovrebbe incominciare la sua indagine non dall’accusato, ma dal suo accusatore. Urge quanto mai una ricerca sulla situazione nella Russia bolscevica del 1926, quando ci si propose di eleiminare gli oppositori con una legge che è strettamente imparentata con la legge italiana del 1975, il cui vero antecente è il potere bolscevico del 1926. Chi c’era allora? Indagate! Ne scoprirete delle belle. Ritroviamo lì i nostri amici di oggi. La stessa famiglia, la stessa mano.

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4. Un testo Allam-Fiano. – È bene sapere piuttosto che non sapere. Non è difficile sapere quale siano le ispirazioni politiche fondamentali dei citati personaggi, quali interessi e quali ambienti essi esprimano. Guarda e passa, diceva il poeta. Ci è già capitato di ascoltare inorridendo come l’art. 21 della costituzione venga inteso non come un presidio di libertà, ma come un fastidioso ostacolo alla perseguibilità penali di quelli che vengono percepiti come proprio avversari e nemici politici. Viviamo del resto in epoca di leggi ad personam, in difesa di se stessi e dei propri privilegi oppure per togliere di mezzo le persone scomode che intralciano la nostra via. Basta essere al governo, dove si possono fare le leggi. I concetti di destra o sinistra c’entrano assai poco. Sono solo specchietti per le allodole. Agiscono le lobbies, le quali per loro natura devono distribuirsi in tutti i partiti. E così è, come in effetti abbiamo potuto verificare nel nostro monitoraggio.

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5. Si vuol perseguire anche in Italia il “revisionismo” storico? – Per come siamo informati sembra di capire che nelle sue motivazioni il magistrato aretino intenda perseguire penalmente il “revisionismo” storico. Ma vivaddio non è ancora diventato un reato. Vi era stato un tentativo fatto dal ministro della giustizia Mastella di intesa con la sua collega tedesca che vuole estendere a tutta l’Europa quella incivilissima e barbarica legislazione, che può spiegarsi solo con l’azione e l’influenza nefasta del B’naï B’rith, una sorta di P2 alla grande, che nessuno pensa di perseguire ma i cui tentacoli possono estendersi ovunque. Con una capriola logica si passa poi nella motivazione del sequestro dal “revisionismo” alla “superiorità razziale”, giusto per farci entrare per il rotto della cuffia la legge Mancino, che al momento è la sola invocabile. Chi appena abbia un poco di cultura non già giuridica, ma storica e filosofica, può ben vedere che non vi è nessuna relazione fra cosiddetto “revisionismo storico” e “superiorità razziale”. Qui l’intento persecutorio incomincia ad apparire evidente. Se il processo non è di tipo “accusatorio” ed inquisitoriale, ma “dibattimentale” ed i comuni cittadini hanno il diritto di sapere cosa succede ad altri cittadini, limitati nei loro diritti in nome del popolo italiano, allora è lecito chiedere il nome del magistrato e sapere tutto quanto possibile e lecito sapere di lui e su di lui. Forse la pubblica accusa intende seguire la strategia di un più famoso processo intentato in Francia contro Edgar Morin dalla LICRA. Alla fine Morin vinse in cassazione con il riconoscimento che il testo incriminato di Morin dovesse essere considerato nella sua integrità e nel suo generale contesto, non in singole affermazioni staccate. Gli Inquisitori del passato si sono spesso basati su singole frasi estrapolate dal contesto: in questo modo nessuno di noi, nessun cittadino, può essere sicuro di non poter essere accusato di ogni cosa, perfino di aver violentato sessualmente la propria madre! Insomma, questa storia del razzismo e della superiorità razziale sembra proprio una bufala di altri tempi.

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6. Alle origini della legge Mancino. – Ho saputo ieri il nome del sostituto procuratore di Arezzo sulla cui scrivania è finita la delazione con cui si è inteso colpire l’autore del sito Thule-toscana, da parecchio tempo nel mirino di chi ben sappiamo. Non volendo intralciare il lavoro del legale della difesa e non certo della normativa in materia di rivelazione di atti processuali, mi astengo dal mettere in rete ciò che ho appreso in via epistolare. Quando sarò ben certo di poter scrivere tutto quello che so, lo farò. Per adesso non mi sembra necessario o urgente. Mi è però capitato di affrontare il “caso” rispondendo questa mattina ad un lettore spagnolo che ha lasciato un commento al mio post su Finkielkraut, dopo pubblico anche una drammatica Lettera di Horst Mahler, prima di entrare in una lunga prigionia dove considerando la sua non giovanissima età potrebbe non uscire mai. Ieri ho anche terminato di leggere uno dei numerosi libri che ho in lettura. Il volume di Ratier sul B’naï B’rith, verso la fine, rivela la connessione del B’naï B’rith con il varo della legge Mancino, in analogia con provvidenti similari di altri paesi. In apposito post ne parlerò poi più diffusamente. Qui faccio seguire la mia Risposta al Lettore spagnolo:
La ringrazio per la sua attenzione ed il suo apprezzamento, che leggo di prima mattina e sul quale inizio prima a svolgere alcune riflessioni generali e tentando poi non già di rispondere alla sua domanda, ma di rifletterci sopra.

Intanto mi chiedo ed in un certo senso chiedo a tutti noi: perché scriviamo e manifestiamo il nostro pensiero, nel nostro caso in una forma pubblica che qualcun altro può leggere? Il mio blog non è certamente il “Corriere della Sera”, il País o una grande televisione. Adopero a volte l’immagine della bottiglia con dentro un foglio e quindi gettata nel mare. Io ho lanciato nel mare una bottiglia: lei ha raccolto questa bottiglia con dentro qualche mio pensiero.

Pur essendo in fondo gratificato del fatto che qualcuno possa leggere quello che scrivo ed esprimo, devo tuttavia riconoscere e dire che la ragione principale del mio/nostro scrivere non è finalizzata all’altrui lettura. Se fosse solo questo o la ragione principale, ciò potrebbe solo alimentare la nostra vanità e il nostro narcisismo.

In quanto esseri umani abbiamo tutti bisogno di pensare, non solo di mangiare ed espletare le funzioni fisiologiche proprie di ogni organismo vivente. Ed il pensiero giunge a maturità esprimendosi. I pensieri non nascono in noi perfettamente compiuti, ma hanno i loro tempi di gestazione e le loro sofferenze per venire alla luce.

Se non avessi cominciato la mia giornata rispondendo a lei, avrei tentato di formulare un concetto su cui mi ero soffermato ieri sera riguardo ad un sito web che è stato posto sotto sequestro qui in Italia e di cui può leggere in alto a destra di questo blog.

Non sto divagando. Ho presente la questione da lei posta. Ma ci arrivo facendo un giro. Mi son detto ieri sera: questo signore, credo un anziano signore, autore del blog sequestrato e accusato sulla base di una legge voluta proprio dal mondo ebraico, dal famigerato B’naï B’rith, che ha le sue logge massoniche anche in Spagna, questo signore non costituisce assolutamente un pericolo per nessuno: non “odia” nessuno, il “razzismo” e la “superiorità razziale” di cui lo si vorrebbe accusare è del tutto chimerica, è una spudorata menzogna non trovando i suoi delatori altro mezzo per colpirlo, per fargli del male, per toglierlo di mezzo. In fondo, sopravvaluta se stesso come anche io sopravvaluto me stesso se penso che davvero ciò che scrivo possa illuminare altri, possa portare la verità alla conoscenza di altri. E per questo il potere ci vorrebbe mettere il bavaglio alla bocca: per non far conoscere agli altri la “nostra” Verità.

Io credo che chiunque voglia conoscere una determinata verità abbia la capacità, la forza e i mezzi per attingerla da solo. Dunque, rispetto alla Verità io sono un inutile sacerdote, un ministro inutile. La Verità non ha bisogno di apostoli. Una verità che si pretenda poi di imporre con la forza o con legge di stato diventa Menzogna, una Tirannia che opprime i cittadini e che deve essere abbattuta per riconquistare la propria libertà.

In realtà, chiudendo il sito dell’anziano e malato signore o venendo io stesso a volte attaccato dai “Difensori di Israele” o dai “Corretti Informatori” o dagli “Onesti Reporter” e simile genia perfida e malvagia, si vuole colpire e reprimere quella singola persona per il solo fatto che pensa quel che pensa ed osa perfino dirlo e gridarlo in pubblico, qui nella rete e potenzialmente a tutto il mondo, se davvero a internet sono virtualmente connesse oltre un miliardo di persone. Virtualmente è come se fosse tutta l’umanità, raggiungibile in tempo reale e non nella posterità attraverso qualche capolavoro del pensiero o dell’arte: un privilegio concesso a pochi che diventano per questo come degli dèi, degli Eroi.

Dunque, il nostro pensiero in quanto tale può essere censurato e colpito, represso. È come se si uccidesse la persona stessa che nella sua funzione più elevata, diversa dal mangiare, si eleva al pensiero e alla sua espressione, non priva o disgiunta a volte da emotività e passionalità. Perché il pensiero dovrebbe avere nella sua espressione la freddezza della morte e non pulsare invece con gli stessi sentimenti che ci sono propri e che in genere trovano forma nella poesia e nell’arte?

Mi avvicino alla questione che credo lei abbia voluto pormi. Se pensiamo all’Europa uscita dalle macerie del 1945, ci accorgiamo che non solo sono stati abbattuti i regimi vigenti fra le due guerre, ma sono stati criminalizzati tutti i pensieri che “liberamente” si interrogano sugli anni 1914-1945. Quei regimi sono morti e defunti. Niente e nessuno può resuscitarli. Dai morti non può venire nessun pericolo. Trovo ridicole, disoneste e strumentali tutte le contestazioni di neofascismo, neonazismo e simili, con le quali si reprimono dapprima degli incauti per poi restringere le libertà di tutti i cittadini.

Vi è dell’altro. Per esprimermi con un’immagine: abbattuta la statua dei vecchi dèi o dei vecchi imperatori e regnanti, è come se i nuovi venuti dicessero: sono ora io il tuo dio e padrone; è me che devi adorare e servire, con tutta la mente e con tutto il corpo. Privi di ogni amor di patria, avidi di potere e ricchezze, le classi politiche insediate dai vincitori nel dopoguerra hanno un solo criterio di condotta: il servilismo verso il vincitore e l’oppressione dei loro concittadini. Non sono io a dirlo: già Vittorio Emanuele Orlando parlò di “cupidigia di servilismo” dei nostri governanti di allora, gli stessi che negli anni Novanta furono scoperti come ladri, tangentisti e barattieri in grande maggioranza.

Più tecnicamente: il problema è quella dell’identità degli europei dopo il 1945. E qui gli Ebrei con la loro Shoah ed i loro maneggi sanno quel che vogliono e cosa ci vogliono imporre. La loro vittoria, ottenuta cinicamente con le armi americane e senza scrupoli di verità o giustizia alcuna, la vogliono portare fino in fondo, il coltello spingerlo fin nel più profondo dei nostri corpi e delle nostre anime martoriate. Non si accontentano di ciò che hanno inflitto ai nostri padri, ma reclamano anche i nostri corpi, le nostre menti, le nostre anime. Il loro vittimismo è “perfido” come la loro religione: per duemila anni i cristiani hanno avuto consapevolezza di questa “perfidia”.

Io guardo con speranza e simpatia gli orientali, li ammiro e li rispetto ben sapendo io di non essere un musulmano e non volendo in alcun modo abbracciare la loro fede: i miei dèi sono quelli antichi, i cui templi sono stati abbattuti da ebrei e cristiani, i cui “vertici” in Lione – vedi più sotto – si sono trovati d’accordo nell’insultare, reputando fosse “idolatria” la religione degli antichi romani che avevano unito in pace e civiltà tutto il mondo antico, un mondo che la “religio” giudaico-cristiano ha dissolto. Tremo per le sorti e la vita del piccolo eroico popolo palestinese, il vero popolo semita, temo per le nuove “crociate” contro i musulmani. Pur essendo immensamente inferiori in armi, non hanno ancora smobilitato il loro spirito. Anzi sembrano diventare più forti nel loro animo e nella loro fede quanto più vengono massacrati e lacerati nella carne. Per questa loro volontà di conservare la dignità umana vengono angariati e umiliati in ogni modo e continuamente, come possiamo osservare in numerosi filmati YouTube. E con quale faccia tosta i nostri Frattini ci vengono poi a parlare di “diritti umani”, quando ben sappiamo chi sono i primi a violarli! Al confronto di tanta rigogliosa fede islamica il cattolicesimo ha svenduto il complesso bimillenario del corpo dogmatico della sua fede barattandolo in un accordo di potere e in uno scambio di privilegi fra “vertici” giudaico-cristiani: vada a leggersi lo scambio di allocuzioni fra il B’naï B’rith in Lione anno 1991 ed il cardinale Decourtay, solennemente premiato con medaglia del B’naï B’rith per aver consegnato di nuovo Cristo nelle mani degli Ebrei!

L’Islam in quanto concezione religiosa del mondo non ha conosciuto – fortunatamente per loro – nessun Concilio Vaticano II, nessun svuotamento dall’interno. Sembra refrattario a tutta quella filosofia dell’esistenza che a noi viene propinata ogni giorno, con le buone (la propaganda subdola, la menzogna sistematica, l’ottundimento a mezzo stampa e tv, ecc.) o con le cattive: Germania, Francia, Austria, Svizzera, Italia, dove a chi non la pensa in modo conforme è inflitto il carcere e l’emarginazione sociale, il taglio dei viveri.

Nessuna speranza? Non direi! Il condannato Mahler ci dice mentre si sottrae al mondo degli uomini, mentre ci è sottratto: la verità vi farà liberi! Io intendo: il pensiero in quanto per davvero tale, ossia espressione assolutamente libera e non indotta del nostro essere, produrrà la nostra identità, felice o infelice a seconda dei casi.

Io penso che la soluzione dello Stato Unico in Palestina sia la sola politicamente possibile e praticabile, a meno che gli israeliani (il mondo ebraico nei suoi vari travestimenti) non voglia condurre a termine – e sia capace di farlo – un genocidio di al quale impallidisce qualsiasi Shoah.

La nostra lotta di liberazione non può essere condotta con le armi: quella guerra i nostri padri l’hanno già persa e da allora il tallone del vincitore schiaccia il nostro petto e tiene piegate le nostre cervici. Non possiamo resistere e vincere solo con la forza del nostro pensiero, di un pensiero che non si lascia irretire ed inquinare dai miasmi della retorica politica, da tutti quei mezzi che il potere può usare che farci crede che il bianco è nero e che il nero è bianco, che la guerra ed il genocidio si chiamano “processo di pace” e che le vittime in casa loro (= i palestinesi) sono invece i carnefici e i terroristi. L’arroganza del potere, il disprezzo che nutre verso le nostre persone e le nostre intelligenze è tale da fargli credere che di noi può fare tutto quello che vuole: siamo alla sua merce nel corpo e nell’anima.

Ricordo da quando ero studente, un brano della Filosofia del diritto di Hegel: L’uomo pensa (sottolineo: “pensa”) e cerca nel pensiero la sua libertà. Questa frase, nella sua letteralità, acquista oggi per noi un significato ed un valore di estrema importanza che fa giustizia di una certa critica marxista ad Hegel che insisteva sul valore della prassi, più o meno rivoluzionaria e violenta. Nossignore: la prima libertà è quella che riusciamo a conquistare nella nostra testa attraverso una capacità totalmente indipendente e critica di pensare.

Davanti ai miei interlocutori ed ascoltatori o lettori non ho MAI pensato che dovessero assimilare o condividere il mio modo di pensare e di vedere, che può essere sempre erroneo, ma che è mio in quanto libero, e se libero capace di riconoscere l’errore e procedere sul cammino di una verità sempre difficile da afferrare, anche quando ci si sente molto vicini ad essa. Di certo, nella costrizione, nel servaggio, nel timore di leggi che puniscono il mero pensare, qui di certo non vi è nessuna libertà.

Per chiudere questa mia riflessione di prima mattina, che poi chiarirò meglio in altre occasioni, ritengo che dobbiamo nuovamente affrontare il problema ebraico in quanto ebraico. Se gli ebrei non vogliono assimilarsi a noi, essere noi stessi e come noi, non possono pretendere che dobbiamo essere noi ad assimilarci a loro: a farci circoncidere nel prepuzio e nella testa! Gli ebrei sono passati da una fase di discriminazione "negativa” – storicamente percorribile in 3000 anni della loro religione, ossia del loro fondamentalismo politico che funge loro da religione – ad una fase di discriminazione "positiva”, cioè di privilegio vero e proprio, più odioso di quello di cui erano titolari clero e nobiltà nell’ancien regime, peraltro un privilegio connesso ad una funzione sociale loro assegnata. Qui il privilegio è senza contropartita: vogliono e pretendono sempre di più senza mai nulla dare; a loro tutto è dovuto.

Ma qui mi per fermo, sperando di averle fornito qualche elemento di risposta a quelli che mi sono parsi i suoi quesiti. La ringrazio per l’attenzione e le auguro una Buona Pasqua.
Immagino che le mie osservazioni sulla “perfidia” ebraica possano suscitare facili reazioni. Ma se sulla scorta di una prassi politica da parte delle dirigenze, dei “vertici” sionisti, lo penso e riesco pure a provarlo, ho ben il diritto di dirlo? Non dico di una singola persona che è “perfida”, ma penso che tutta una politica da me ben osservata sia condotta con vera e propria “perfidia”. Il problema ulteriormente posta è quello di una “questione ebraica” ricondotto ai nostri tempi, all’Anno Domini 2009 e nella nostra situazione politica e geopolitica. Spero che in questo paesi vi sia ancora la libertà per poterne parlare. Quando saremo ben certo che ci è stata tolta la libertà di pensiero e di parola, allora si porranno nuove e ulteriori problemi. Certamente, queste libertà sono oggi sempre più minacciate, ma difenderle è nostro dovere di cittadini, anche se ciò può comportare qualche rischio. Se è dovere supremo di ognuno di noi difendere la patria anche con sacrificio della nostra vita, forse che le nostre libertà valgono di meno e richiedono minore sacrificio?

7. Il B’naï B’rith in Italia. – Ho appena terminato di leggere il volume di Emmanuel Ratier, Misteri e segreti del B’naï B’rith, nella traduzione italiana a cura del Centro Librario Sodalitium. Apprendo di una realtà di cui fino a poco tempo fa ignoravo tutto. Abbiamo sentito parlare spesso della famigerata P2. Ma qui siamo davanti a qualcosa di molto peggio. Non ho motivo di dubitare dell’attendibilità e veridicità del libro di cui riporto la parte finale dedicata proprio all’insediamente in Italia di un’apposita sezione. Seguono i rapporti con il Vaticano. Mi sembra convincente la conclusione secondo cui il Concilio Vaticano II anziché essere stato assistito dallo Spirito Santo, come in genere ritengono i fedeli ingenui, siano stato invece pesantemente coartato dal B’naï B’rith. Ma più che le mie deduzioni parlano direttamente gli ampi estratti di Ratier. L’unico loro grave limite è che la situazione descritta è ferma al 1993 e mancano nel notizie sui 15 anni successivi.
IL B’NAÏ B’RITH IN ITALIA
7.1
Origini, natura, statuto


“In Europa il B’naï B’rith opera in Inghilterra ed in Irlanda, che formano un distretto a sé, mentre il distretto dell’Europa continentale raggruppa la Francia, Svizzera, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Svezia, Norvegia, Germania, Austria e Grecia, con sezioni in tutte le principali città, di cui ovunque fanno parte le persone più rappresentative e qualificate delle collettività ebraiche locali” (1).

In Italia il B’naï B’rith nasce nell’aprile 1954 a Milano, per estendersi poi rapidamente a Roma nel luglio 1955, quando viene fondata l’influente loggia Elia Benamozegh, a Firenze nel febbraio 1958, ed infine a Livorno (1). Esso si uniforma a quelli che sono il carattere e “gli ideali dell’ordine internazionale dei Bené Berith al quale aderisce e del quale fa parte (2), mantenendo inalterato il carattere di società massonica e segreta. Queste caratteristiche sono evidenti nello statuto della loggia n. 2035 Elia Benamozegh all’art. 7, dove tra i doveri degli associati è incluso quello “di osservare la massima discrezione sulle questioni in esse [nelle riunioni e assemblee n.d.r.] trattate”; e al titolo X, “ammissione all’Associazione”, notiamo che “l’ammissione definitiva all’Associazione è conseguita dal candidato solo dopo che è avvenuta la cerimonia della sua iniziazione” regolata, quest’ultima, dai precedenti articoli 101 e 102 (3). Dall’articolo 86 risulta che l’ammissione è riservata esclusivamente agli ebrei, poiché “possono essere ammessi all’Associazione gli ebrei residenti (anche temporaneamente) in Italia, che possiedano in modo particolarmente spiccato le doti e le qualità previste dall’art. 5 del presente statuto” (4).

Come scriveva, nel 1962, Settimio Sorani presidente della sezione di Firenze dell’Associazione Bené Berith: “Dal punto di vista storico il B. B. trova le sue radici nella tradizione essenziale dell’ebraismo” (5) e tra i suoi compiti annovera quello di “preparare l’élite ebraica per l’avvenire” (6) e “preservare la gioventù dall’assimilazione” (7); dunque “sono gli ebrei coscienti in tutto il mondo che si raccolgono sotto la bandiera del B. B. (1), per dar vita ad una associazione la cui influenza non è solo di ordine morale e filantropico ma anche di ordine sociale e... politico”.

Sorani prosegue dicendo che: “occorre sperare che questa influenza crescerà ancora poiché la forza potenziale dell’ebraismo, in quanto religione pura, è ricca di un brillante avvenire” (7).

Vediamo ora come questa «certa élite [che] riconosce che l’uomo è “il grande fratello di tutto ciò che ha vita”» (8) ha “illuminato” con la luce della Menoràh lo stivale italiano.

7.2
Il B’naï B’rith e la scuola


Nel numero del II trimestre 1992 del “B’naï B’rith journal”, il trimestrale del XIX distretto del B’naï B’rith Europa continentale, Charles Hoffman, presidente della “C tre I” (Commissione Interlogge degli interessi intellettuali, regione di Parigi) scrive: «Viviamo in una società che si pretende giudeo cristiana, ma nella quale il primo termine della locuzione ha perso il suo senso». E la società cristiana «invece di riconoscere l’apporto essenziale [del giudaismo] si è sostituita alla sorgente giudaica, pretendendo essere nella retta linea del pensiero giudaici e marginalizzando il giudaismo autentico. Questo si chiama captazione di eredità e volontà deliberata di sostituzione. Inutile riparlare dell’occultazione cristiana di tutto ciò che concerne il giudaismo, sia nella storia che nell’insegnamento, né sull’antisemitismo cristiano che ne scaturisce, concepito come un’arma per diminuire la capacità di resistenza e di reazione del gruppo giudaico, in un grande spirito di combattimento e di concorrenza inespiabile. Una conseguenza secondaria di questo comportamento cristiano, prende un’importanza del tutto primordiale: i nostri figli, educati in un insegnamento che viene da quella fonte [cristiana] (...) non riescono a capire chiaramente ciò che fa la loro specificità ed originalità, altrimenti che come un “vissuto subito”». Hoffman aggiunge: “La volontà dichiarata dell’insegnamento pubblico, presentato come scuola della Repubblica, di ridurre le differenze, di appianare le diversità, per creare un cittadino unidimensionale, occulta nello spirito dei nostri ragazzi tutta la dimensione giudaica della loro personalità” e conclude dicendo: “E quindi urgente ristabilire l’apporto giudaico alla civiltà giudeo cristiana. Tutto ciò che può consentire di mettere in rilievo l’apporto essenziale della nostra filosofia, della nostra religione nella storia dell’umanità deve essere sistematicamente favorito, (...) bisogna riabilitare la fierezza e la dignità giudaiche. Che questi tornino ad essere degli attributi invidiati e desiderati”.

A queste parole di C. Hoffman (“deve essere sistematicamente favorito”) è seguita un’azione a livello internazionale, sia diretta che indiretta, da parte dell’A.D.L. del B’naï B’rith, perché il suddetto messaggio fosse rece¬pito nei vari centri di potere deputati all’educazione scolastica e non. Così negli U.S.A. “più di 101.000 professori delle scuole elementari e secondarie, con un’influenza su più di dieci milioni di studenti, sono stati addestrati a combattere atteggiamenti discriminatori, ed ad imparare a conoscere la diversità” (9) Il programma è stato adottato anche dal dipartimento di polizia di Huston ed è stato scelto per sostenere il Diversity Training Program dell’F.B.I. Questo programma di educazione è attuato da un organo specifico dell’A.D.L. l’“A world of difference institute” che nell’ottobre 1993 è andato in Germania, su invito del governo, per sottoporre ad un corso di rieducazione lavoratori, insegnanti e studenti di Berlino, Rostock e Brema, già “teatro di attacchi di neonazisti contro gli stranieri” (9).

«In uno sforzo per affiancare e sostenere le forze democratiche in Germania, laddove gli incidenti antisemiti e contro gli stranieri sono particolarmente virulenti, l’A.D.L. ha iniziato ad avere dei contatti di lavoro con l’ufficio federale tedesco per l’educazione civica, una agenzia chiave per diffondere i valori democratici e combattere l’estremismo. La collaborazione rafforzerà l’A.D.L. “A world of difference institute” e fornirà all’ufficio federale le testimonianze e la documentazione per combattere il neonazismo» (10).

Contemporaneamente in Italia, pur non essendosi instaurato ufficialmente un rapporto di stretta collaborazione tra pubbliche istituzioni e B’naï B’rith, risultano evidenti le assonanze tra le indicazioni di quest’ultimo e la politica del governo italiano. Giuliano Amato (P.S.I.), quando era a capo del governo invitava a studiare “meno Manzoni e più Primo Levi”, mentre il ministro della pubblica istruzione Rosa Russo Jervolino (11) decise “di introdurre nell’ordinamento scolastico lo studio della storia contemporanea ed in particolare quella relativa alla tragedia ebraica” (12). La presidente dell’amicizia ebraico cristiana di Roma, Lea di Noia Bassan esortava a “preparare gli insegnanti” a combattere “l’antisemitismo religioso”.

Aggiungeva Clotilde Pontecorvo: “Stiamo realizzando con il Ministero della pubblica istruzione del materiale video registrato su chi sono gli ebrei, che il Ministero si impegna a diffondere nelle scuole medie e secondarie accompagnato da una guida didattica e soprattutto da una attività di formazione specifica degli insegnanti” (13). Recentemente è stato realizzato da Micaela Procaccia un documentario, “Fernichtung baby”, che con l’ausilio di musica rock si propone di far conoscere la cultura ebraica agli studenti italiani nonché “gli orrori della shoà”. Inoltre apprendiamo da un comunicato stampa (Roma 30/09/1994) del portavoce del Governo Berlusconi (Giuliano Ferrara) la notizia che in seguito ad “un incontro tra una delegazione della Anti Defamation League, guidata dal presidente nazionale David Strassler e dal direttore nazionale Abraham Foxman, alla presenza di Tullia Zevi, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e una delegazione governativa, in rappresentanza del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, composta dal ministro portavoce del Governo Giuliano Ferrara e dal Ministro della Pubblica Istruzione Francesco D’Onofrio”, nella quale “sono stati affrontati i temi cruciali della lotta ad ogni forma di intolleranza e di antisemitismo”. “L’Anti Defamation League... invierà materiale documentario d’appoggio per una campagna di sensibilizzazione sulle radici anche linguistiche dell’odio antisemita, al Ministro della Pubblica Istruzione il quale, da parte sua, ha consegnato alla delegazione alcuni materiali audiovisivi che sono parte della campagna per la tolleranza in atto nelle scuole italiane”.

Da questo possiamo desumere che la campagna internazionale dell’A.D.L. del B’naï B’rith dopo i successi ottenuti nel 1993 ha continuato a fare dei progressi, incurante dei cambiamento politico avvenuto in Italia; anche il governo di centro destra si è dimostrato apertamente disponibile verso gli interessi di parte ebraica riguardo all’educazione. Infatti Silvio Berlusconi ancor prima delle elezioni, il 9 marzo 1994, di fronte ad una delegazione di commercianti romani, per lo più ebrei, disse: “Io ammiro veramente il vostro popolo. Il primo libro che ho regalato a mia figlia è stato il diario di Anna Frank, che andrebbe adottato come testo nelle scuole, perché fa capire anche ai più piccoli che cosa sia il razzismo”. In tal modo il Cavaliere risulta convincente di fronte alla platea e lo è ancor di più quando conferma che ha messo gratuitamente le sue sale a disposizione per proiettare l’ultimo film di Steven Spielberg “Schindler’s list” (14).

Non c’è quindi da stupirsi della calorosa accoglienza riservata alla delegazione del B’naï B’rith, come riportato dal comunicato stampa del portavoce del governo, e della collaborazione avviata dall’allora ministro dell’educazione, Francesco D’Onofrio.

7.3
Il B’naï B’rith e il Vaticano


All’indomani del Concilio Vaticano II e della “promulgazione” della dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, Nostra Aetate (soprattutto il § 4 che riguarda la religione ebraica), il Card. Agostino Bea, il quale ancora prima del Concilio aveva tenuto contatti informali con il mondo ebraico (B’naï B’rith, World Jewish Congress, ambasciata d’Israele in Italia) ed era presidente del Segretariato per l’Unione dei cristiani (S.P.U.C.), crea all’interno di questo una commissione per le relazioni tra ebrei e cattolici [B.R.J.C.] (Roma 1966). A capo di questa commissione fu chiamato, non a caso, il P. Cornelis Adrian Rijk che si era dedicato al “dialogo” fin dagli anni ’50 e dal 1960 era assiduo frequentatore del B’naï B’rith (15). Nel 1970 Rijk organizza il primo incontro misto ebraico cattolico a livello mondiale, dal quale nasce il Liaison Comitee (costituito da una parte di esperti rappresentanti della S. Sede e dall’altra dal comitato internazionale ebraico per le consultazioni interreligiose I. J. C. I. C.) di cui fanno parte Gerhart Riegner, segretario generale del congresso mondiale ebraico, e Joseph Lichten per il B’naï B’rith A.D.L. Dal 1974 su iniziativa di Paolo VI (16), il presidente dello S.P.U.C. è anche presidente della commissione per le relazioni religiose con l’ebraismo (C.R.R.J.) che pubblica nel 1975 “Orientamenti e suggerimenti per l’applicazione di Nostra Aetate, n. 4”. Questo documento stabilisce, tra le altre cose, come condizione del dialogo, “il rispetto dell’altro così come esso è, e soprattutto rispetto della sua fede e delle sue convinzioni religiose” riconoscendo che il dialogo deve essere visto “come comunicazione tra eguali, che esclude necessariamente il proselitismo” (17). Nel 1985 la C.R.R.J. pubblica “Ebrei ed ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica”, documento nel quale si afferma che «l’insegnamento religioso, la catechesi e la predicazione debbono forma¬re (...) al dialogo». Di che natura sia questo dialogo lo si deduce dalle parole di Mons. Jorge Mejia, segretario della C.R.R.J, che hegelianamente afferma: “Ambedue le parti si devono impegnare in una ricerca della verità che supera entrambi e che insieme dobbiamo ancora scoprire” (18).

Nel medesimo documento si può leggere: «La storia di Israele non si conclude nel 70. Essa continuerà, in particolare nella vasta diaspora che permetterà ad Israele di portare in tutto il mondo la testimonianza, spesso eroica, della sua fedeltà all’unico Dio e di "esaltarlo di fronte a tutti i viventi” (Tb. XIII, 4), conservando sempre nel cuore delle sue speranze il ricordo della terra degli avi. I cristiani sono invitati a comprendere questo vincolo religioso che affonda le sue radici nella tradizione biblica, pur non dovendo far propria una interpretazione religiosa particolare di tale relazione (19). Per quanto si riferisce all’esistenza dello stato di Israele e alle sue scelte politiche, esse vanno viste in un’ottica che non è di per sé religiosa, ma che si richiama ai principi comuni del diritto internazionale. Il permanere di Israele (laddove tanti antichi popoli sono scomparsi senza lasciare traccia) è un fatto storico e segno da interpretare nel piano di Dio. Occorre in ogni modo abbandonare la concezione tradizionale del popolo punito, conservato come argomento vivente per l’apologetica cristiana. Esso resta il popolo prescelto, “l’olivo buono sul quale sono stati innestati i rami dell’olivo selvatico che sono i gentili” (Rom. II, 17 24)».

Questa esplicita ammissione dei legami tra il popolo ebraico e la sua terra da parte della “Chiesa postconcilare” ha aperto la strada al riconoscimento dello Stato di Israele. Il 20 novembre 1992 infatti (20) si è tenuta a Gerusalemme una riunione informale sull’argomento, che ha visto tra i partecipanti oltre al viceministro degli esteri israeliano Yossi Beilin e Mons. Claudio Maria Celi, sottosegretario Vaticano per i rapporti tra gli stati (accompagnato per l’occasione da Mons. Cordero Lanza di Montezemolo, delegato apostolico in Terra Santa), anche il rabbino David Rosen (21) dell’A.D.L. Insieme al suo collega il rabbino Leon Klenicki di New York egli cura i rapporti col Vaticano tramite il rappresentante in Italia dell’A.D.L., con ufficio presso la S. Sede, Lisa Palmieri Billig (22). Tra i partecipanti c’era anche Zwi Werblosky (presidente del Jewish Council for religious consultations in Israel) membro del Liaison Comitee fin dalla sua fondazione.

All’epoca il giurista della parte vaticana, padre David Maria Yagher (23) dichiarò: “Questo non è certo un negoziato tra parti nemiche, anzi c’è pochissimo contenzioso e stiamo andando avanti molto rapidamente” (24). Così rapidamente che solo sei mesi dopo verrà siglato a Roma un accordo di base ratificato definitivamente ii 30/12/1993 a Gerusalemme. Nel settembre 1994 una delegazione del B’naï B’rith passa l’oceano per una visita in Europa; Roma è una tappa obbligata. «Il primo frutto della normalizzazione dei rapporti tra la S. Sede e lo stato ebraico è un’iniziativa presa (...) dall’A.D.L. of B’naï B’rith, [che] a sue spese, ha curato la traduzione in lingua ebraica () del libro di Gianfranco Svidercoschi “Lettera ad un amico ebreo”. La stessa organizzazione [ha curato] la distribuzione dell’opera negli ambienti del giudaismo ortodosso. Il lancio [è iniziato il 29 settembre] quando lo “stato maggiore” (ben 18 persone) della Lega antidiffamazione [è stato] ricevuto in Vaticano da Giovanni Paolo II.

La Lettera ad un amico ebreo racconta i fraterni rapporti che Jerzy Kluger, un ingegnere ebreo di Cracovia, ha intrattenuto sin dall’infanzia con il coetaneo e amico Karol Wojtyla. Il giovane Jerzy poté sottrarsi alla deportazione perché fu nascosto da Karol, rimasto orfano e senza parenti, nella sua casa paterna. Il libro è (...) stato diffuso a cura dei rabbinati locali in Ungheria e in Romania. Come è stato dichiarato dai responsabili dell’A.D.L. la storia del giovane Wojtyla è raccontata per tentare di arginare, nei cattolici che militano in quei movimenti, l’onda antisemita che si sta diffondendo nelle organizzazioni nazionaliste. Ma se l’episcopato cattolico romeno e quello ungherese hanno incoraggiato gli sforzi dei rabbini capi di Bucarest e di Budapest quello croato ha fatto orecchie da mercante. E di fronte alla larvata ostilità degli ambienti cattolici, l’editore di Zagabria non ha ancora avuto il coraggio di pubblicare il libro, pur disponendo della sua traduzione croata già da dieci mesi.

Di altro “segno” è invece, la traduzione israeliana. Per una volta, la “diffamazione” che il B’naï B’rith intende contrastare riguarda un “gentile”. Anzi: l’A.D.L. tenta di porre rimedio alla valanga di disinformazione e di calunnie che il Papato ed il Pontefice hanno subito negli ultimi trent’anni, a causa della politica vaticana. Infatti il ritardo nel riconoscere lo Stato d’Israele e l’appoggio costante che la S. Sede ha accordato alle rivendicazioni palestinesi (un popolo con una importante minoranza arabo cattolica) hanno avuto una notevole e negativa “ricaduta” psicologica sull’opinione pubblica israeliana. Anche in occasione della ventilata visita del Papa a Sarajevo, nel generale apprezzamento della stampa mondiale, solo il Jerusalem Post ha cantato fuori dal coro ed ha irriso alla “fallibilità papale”. (...) Durante il pontificato di Giovanni Paolo II i dirigenti dell’A.D.L. sono già stati ricevuti, nel 1985 e nel 1986, dal Papa. Ed anche questo nuovo incontro sembra sancire un’operazione congiunta. La traduzione ebraica del libro di Svidercoschi ha infatti la supervisione di Mons. Pierre Duprey, vicepresidente della Commissione pontificia per i rapporti con l’ebraismo» (26).

David Strassier, national president dell’A.D.L., accompagnato per l’occasione da Abrham Foxman, national director dell’A.D.L., nel suo discorso tenuto a Giovanni Paolo II durante l’incontro a Castelgandolfo ricorda come “questo riconoscimento tra la S. Sede e lo stato d’Israele, non riguarderà solo il popolo di Israele. È un patto il cui scopo è globale”, a cui fa eco Giovanni Paolo II nel suo discorso pronunciato nella medesima occasione, dicendo, “siamo chiamati ad essere una benedizione per il mondo. Questo è il compito comune che ci attende” (27). Questo sembra essere appunto lo scopo del dialogo ebraico cristiano cioè, come dice David Strassler “il nostro è un pellegrinaggio di giustizia e di pace (...) un pellegrinaggio da capi ebraici dedicato al rafforzamento e all’espansione delle relazioni tra ebrei e cristiani”.

A ben vedere, però, questo dialogo tra uguali che non ha come fine la conversione degli ebrei ma solo, apparentemente, quello di instaurare cordiali rapporti tra le parti, è invece inteso da parte ebraica come una “potente forma di educazione” e come una “strategia” (20) che, secondo la testimonianza dei documenti pubblicati, ha già ampiamente raggiunto il suo obbiettivo. Infatti a fianco di quello che è il rapporto ufficiale tra l’istituzione ecclesiastica e il mondo ebraico (Liaison Comitee) si sviluppa nell’ombra una fitta rete di rapporti informali tra l’A.D.L., il B’naï B’rith e influenti membri della gerarchia ecclesiastica.

«La comunità di S. Egidio ed il movimento “Focolare” sono importanti associazioni cattoliche con le quali l’A.D.L. ha lavorato strettamente negli anni passati. Questi legami dovrebbero essere mantenuti e rafforzati» (29).

Non tutti sanno che esiste un accordo informale secondo il quale il dottor Giacomo Terracina dell’A.D.L di Roma, ha il compito di esaminare preventivamente gli atti di Giovanni Paolo II per segnalare al Card. E. I. Cassidy (presidente della C.R.R.J.) eventuali espressioni da correggere secondo lo spirito del documento conciliare Nostra Aetate.

Il Card. E. I. Cassidy è infatti il punto di riferimento dell’A.D.L. per portare avanti e far approvare le proprie istanze. Si veda a tal proposito la lettera del Card. Cassidy al rabbino Leon Kienicki (14/6/1994), direttore del Dipartimento Interfaith Affairs dell’A.D.L. of B’naï B’rith, nella quale lo ringrazia per avergli inviato il primo numero di Interfaith Focus (30), la rivista dell’omonimo Istituto, su cui scrivono sia il dottor E. J. Fisher (31) sia Padraic O’Hare (32). Leon Klenicki scrive ancora in una news letter del 16/6/1994: “Noi critichiamo adesso il nuovo catechismo [della Chiesa cattolica], nella speranza che i futuri editori eliminino quei passi che possono perpetuare un antigiudaismo che ispira l’antisemitismo”.

Un altro caso interessante e più recente, è quello di una Bibbia edita in Francia e poi stampata in tutto il Sud America, nelle cui note veniva riproposta l’accusa di deicidio.

Il presidente dell’A.D.L. commission B’naï B’rith Continental Europe David Levy Bentolila dopo averne parlato al Card. E. I. Cassidy, in occasione della conferenza europea del B’naï Brith tenutasi a Roma il 26/03/1995 alla quale il porporato aveva partecipato, gli ha inviato la nota (da noi pubblicata), relativa ai vescovi che avevano dato l’Imprimatur per la stampa della Bibbia in Sud America, sollecitando tra l’altro l’intervento del prelato. In Francia, invece, su pressione della L.I.C.R.A., è intervenuta la giustizia stessa che ha querelato gli editori. Nell’udienza del 4 aprile 1995 agli editori sono stati dati quindici giorni per rivedere il loro testo e già il 6 marzo precedente il Vescovo di Versailles, Mons. Thomas, si era affrettato a togliere l’Imprimatur prima concesso. Il tribunale laico di Parigi dopo aver dichiarato la propria incompetenza ad “immischiarsi in un dibattito teologico” ed aver anche affermato che il ritiro di un Imprimatur da parte di un vescovo non poteva costituire un prova d’accusa, ha poi finito per condannare questa edizione della Bibbia riguardo a due passaggi commentati dai curatori dell’opera.
Una vignetta satirica del giornale francese “Le Monde” (13/04/95) riguardante la Bibbia condannata dal Tribunale francese.

Nel primo passaggio tratto dall’epistola di S. Paolo ai Galati (“Nessuno impose la circoncisione a Tito che mi accompagnava, poiché era gentile” Gal. II, 3) i commentatori parlavano della circoncisione come costume “folkloristico” e perciò il Tribunale lo ritenne derisorio verso la religione ebraica. Il secondo passaggio del Vangelo di S. Marco in cui la “folla ebrea chiese la morte di Gesù” (cf. Mc. XV, 11 e seg.) venne condannato poiché, secondo la querela della L.I.C.R.A., alimentava l’accusa di deicidio verso gli ebrei, accusa che per secoli era stata alla base delle persecuzioni antigiudaiche nel corso storia, quando la Chiesa cattolica stessa aveva ormai abbandonato questa posizione con il Concilio Vaticano II (33).

7.4
Il B’naï Brith e la politica.


L’Italia, dopo essere stata negli anni settanta, e in buona parte degli ottanta il paese europeo meno favorevole ad Israele, ha radicalmente mutato il proprio atteggiamento, come lo ricorda Avi Pazner (ex ambasciatore israeliano in Italia).

Grazie a “Tangentopoli” “sono uscite nuove forze politiche, più favorevoli a Israele. Tra queste in primo luogo il PDS e Forza Italia. Ma si può dire che oggi non esista più alcuna ostilità preconcetta nei confronti d’Israele. Con Massimo D’Alema anche i miei rapporti personali sono ottimi: il leader del PDS non manca di venire in Ambasciata a portare la sua solidarietà e quella del suo partito ogni volta che in Israele c’è un attentato. E purtroppo, per questi motivi negli ultimi tempi è venuto spesso. Ma, ripeto, è il clima generale che è cambiato totalmente. Ed anche Berlusconi ed altri esponenti politici del centro si sono fatti vivi dopo ogni sviluppo positivo o negativo della situazione in Medio Oriente” (34). Un breve sguardo al parlamento ci dimostra che Avi Pazner ha ragione.

L’on. Gianfranco Fini, ad esempio, si è recato negli USA ben due volte “per incontrare... gli esponenti della comunità ebraica americana” ed in entrambi i casi l’organizzazione dei viaggi e delle visite è spettata a Ugo Martinat (esponente di AN e questore della camera) ed al membro del B’naï Brith, Maxwell Raab, ex ambasciatore di Reagan in Italia per otto anni, il quale ha fatto conoscere il noto politico italiano all’élite mondialista.

E così Gianfranco Fini ha incontrato David Rockfeller, Zachary Fisher, Felix Rohatyn (presidente della Lazard Bank), in somma il gotha della finanza ebraica conservatrice.

“Mentre sul versante degli incontri politico diplomatici, Fini si è intrattenuto in un cordialissimo colloquio con l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger”, rassicurando i suoi interlocutori sulle sue intenzioni più che mai amichevoli nei confronti della Comunità ebraica.

Essendo un membro del B’naï Brith il regista occulto di queste traversate atlantiche, non poteva mancare una visita in loggia e così, il 15 ottobre 1995, troviamo il coordinatore di AN ospite d’onore della loggia di New York dei “Figli d’Italia” (35). “Affratellata alla A.D.L. del B’naï Brith”, le due associazioni organizzano congiuntamente ogni anno un meeting della solidarietà italo ebraica alla presenza, quest’anno, di Max Goldweber e Kurt Goldberger (rispettivamente presidente e amministratore della loggia newyorkese) accompagnati per l’occasione dal rabbino Bonnie Steimberg (36).

Un’altro esempio è quello, rilevato da Pazner, di Forza Italia, che gode ormai della stima indiscussa della comunità ebraica internazionale tanto che Shimon Peres (ministro degli esteri israeliano) dopo un incontro con il suo omologo italiano Antonio Martino dichiarò: “Abbiamo avuto un buon incontro... molto fruttuoso, molto aperto. Con l’Italia abbiamo relazioni amichevoli e le due parti hanno interesse a proseguire in questo spirito. Non abbiamo dubbi che in questo governo ci siano molti amici di Israele, tra cui il primo Ministro [Berlusconil ed il ministro degli esteri”. Quest’ultimo rispose dicendo: “Saremo il governo italiano che più appoggia Israele da trent’anni a questa parte” (37). Sul fatto che il governo Berlusconi e lo stesso presidente del Consiglio fossero dichiaratamente filoisraeliani non vi sono dubbi e ancora non ve ne sono in relazione ai buoni rapporti esistenti tra Silvio Berlusconi ed il B’naï B’rith.

Nell’agosto ’94 Clemente Mastella, l’allora ministro del lavoro di quel governo, affermò in un’intervista che la caduta della Lira sui mercati internazionali era dovuta alle reazioni della lobby ebraica americana, preoccupata per la presenza, in Italia, di un partito quale A.N. ai vertici del potere. In seguito a questa dichiarazione, Silvio Berlusconi fu invitato da Abraham H. Foxman a condannare pubblicamente, nella maniera più forte possibile, il suo ministro ed a prendere iniziative concrete per combattere il pregiudizio e l’intolleranza in Italia. La risposta del governo non si fece attendere. Con una lettera del 30/09/94 allo stesso Foxman, l’on. Berlusconi dichiarò: “Voglio davvero assicurarLa, egregio signor Foxman, che il giusto allarme espressso dall’Anti Defamation League, quest’antica organizzazione di difesa dei diritti civili dei grandi valori di umanità in cui dovrebbe riconoscersi unanimamente il mondo moderno, trova in noi ascoltatori attenti ed ammirati”.

Poiché i “valori di umanità” del B’naï B’rith coincidono con quelli della “tradizione essenziale dell’ebraismo” (5), dobbiamo concluderne che il governo Berlusconi, se fosse durato, avrebbe favorito le iniziative del B’naï B’rith anche nel campo scolastico [si ricordi il proposito di far adottare il diario di Anna Frank come libro di testo (3)]. La destra italiana non è più un problema per il B’naï B’rith; sono passati gli anni (1992) in cui Lisa Palmieri Billig, in un A.D.L. International Report scriveva, riferendosi al Movimento Politico Occidentale (M.P.O.), un movimento neofascista contro il quale fu fatta una legge al limite della costituzionalità (39): “Mettere fuori legge questo movimento sarebbe un buon passo avanti (...) svastiche, stelle gialle, e slogan antisemiti non possono essere permessi ed ogni associazione che li usi deve essere dichiarata illegale”. Riferendosi invece alla Lega Nord, il partito dell’ex “antisemita” Irene Pivetti: «La crescita delle “Leghe” nel nord è un fenomeno che dev’essere attentamente tenuta sotto controllo» (40).

Dal 27 marzo 1994 si è aperta una nuova era e, pur non ammettendolo ufficialmente, non si teme più il “pericolo fascista”. Secondo Giacomo Terracina: “il grande capitale non ha più bisogno del fascismo... è significativo che la stampa italiana più influente (cioè posseduta dal grande capitale) è favorevole ad una soluzione di centro sinistra” (41).

Il rischio di un ritorno fascista non sussiste più; anzi, una soluzione di centro destra “sarà per lo più favorevole ad Israele. Lo spirito nazionalistico della destra contiene germi di intolleranza negli affari interni, ma a livello internazionale, si trasforma in ammirazione per l’efficienza e la potenza militare di Israele” (42).

Se con la destra del “Polo della Libertà” si sono chiusi definitivamente i conflitti, per il B’naï Brith si è aperto un altro fronte, quello con il radicalprogressista Francesco Rutelli, sindaco di Roma. Egli ha avuto la malaugurata idea, nel settembre del 1995, preso da un impeto di pacificazione nazionale, di voler intitolare una strada della capitale, all’ex gerarca fascista Giuseppe Bottai (43). Questo fronte però si chiude subito come scrive Dino Martirano sul Corriere della Sera, (19/09/1995): «Stop a “Largo Giuseppe Bottai”. Ieri Francesco Rutelli ha annunciato a sorpresa di voler fare una temporanea marcia indietro dopo le tanta pressioni e proteste ricevute in questi ultimi giorni. È successo tutto in una notte. Sono le 21 di domenica quando il sindaco entra nell’istituto “Pitigliani”: lì, a Trastevere, ci sono ad attenderlo gli aderenti al Bené Berith, la potente associazione ebraica che in mezzo mondo si batte per il rispetto dei diritti umani. Rutelli ha davanti a sé professori universitari, avvocati, ingegneri, imprenditori, che senza usare mezze parole gli ricordano il dolore e la vergogna delle leggi razziali del ’38 applicate da Bottai nelle scuole: in sala ci sono anche l’architetto Bruno Zevi [figlio di Tullia Zevi] ed il medico personale del primo cittadino Massimo Finzi, che lo conosce bene da molti anni. È la svolta. Quando il sindaco abbandona la riunione, è teso, e si limita a dire: “Ci penserò attentamente”. Ma ha già in tasca il testo della dichiarazione con la quale, 12 ore dopo, congelerà lo slargo di Valle Giulia intitolata appena cinque giorni fa al ministro dell’Educazione Nazionale. (...) Così Rutelli invita in Campidoglio l’ambasciatore Bruno Bottai, il figlio del Gerarca, e lo riceve nel suo studio insieme con Guido Di Veroli, presidente del XIX distretto Europeo del “Bene Berith” (44). L’incontro a tre davanti telecamere e cronisti è brevissimo. Il sindaco misura le parole e dice di aver fretta, Di Veroli si rallegra per il rinvio e annuncia che comunicherà la “felice soluzione” alla sede centrale di Washington». Proprio da Washington era partito il Fax (che pubblichiamo) firmato da Abraham Foxman che, come già per Berlusconi, pungolava il primo cittadino della città eterna consigliandogli di tornare sui suoi passi, tanto più che “sicuramente ci saranno altre persone, nella storia di Roma, più degne di tale onore”.

7.5
Il council Janner


Quando si debbono analizzare delle forze pre politiche come il B’naï Brith (forze operanti ad un livello che non implica il dibattito palese ma solo un’influenza occulta verso i centri di potere del sistema), si rischia di deformare la realtà se ci si limita ad un’analisi settoriale della vita politica. Quindi, dopo aver visto come tutti i partiti politici più importanti, hanno, più o meno, buoni rapporti con il B’naï B’rith, sarà necessario seguire il processo inverso analizzando quali siano i rapporti diretti che legano il mondo politico ed il B’naï Brith.

Nel novembre 1990, Greville Janner, un anziano parlamentare labourista britannico e buon amico dell’A.D.L. molto preoccupato per il riemergente estremismo di destra in Francia, Germania, Belgio e nei paesi excomunisti (45), decise di creare un’organizzazione parlamentare internazionale denominata: “The Inter Parliamentary Council Against Antisemi¬tism” (I.P.C.A.A.). Questa associazione ufficialmente ha come fine quello di “contrastare l’antisemitismo nel mondo”. Ma, come apprendiamo da un rapporto inviato dallo stesso Janner, tramite il giornalista Maurizio Molinari (46) a Guido Di Veroli, i propositi del Council sono i seguenti: «1) Tenere sotto controllo le manifestazioni di antisemitismo in ogni forma e in ogni paese. 2) Informare i parlamentari e per mezzo loro, il pubblico, nelle manifestazioni di antigiudaismo. 3) Reagire agli attacchi antisemiti in ogni modo, sempre in accordo con (e con il consenso e) la cooperazione dei colleghi del Parlamento in questione. 4) Promuovere l’educazione che riguarda l’Olocausto così da prevenire attacchi antigiudaici nel futuro. 5) Promuovere contatti interreligiosi, dialogo e cooperazione. 6) Lavorare congiuntamente ad altre organizzazioni per la preparazione di inchieste sull’antisemitismo. 7) Scambiare informazioni tra parlamentari e promuovere un’azione immediata, energica e congiunta dove necessario, per combattere le manifestazioni di antisemitismo. 8) Instaurare rapporti tra Parlamenti e altre autorità e organizzazioni non governative [O.N.G.]. 9) Organizzare conferenze, seminari, visite e tutte le attività che potrebbero essere necessarie all’organizzazione per la realizzazione dei suoi propositi”. Questi scopi l’I.P.C.A.A. vorrebbe realizzarli attraverso una rete che coinvolge più di 1100 parlamentari in 88 Parlamenti (compreso quello europeo) sparsi in tutto il mondo (47). Ogni ramo dell’organizzazione è gestito in maniera differente a seconda delle circostanze: la cosa essenziale è che ciascun ramo dell’I.P.C.A.A. si serve del supporto e dell’assistenza di un membro dello staff (48) affinché l’attività proceda in maniera scorrevole ed efficiente, fatto che ha permesso di costitutire un gruppo anche all’interno del Parlamento Europeo.

Questi sono i risultati della loro attività internazionale:

Gennaio 1991: il presidente della Polonia sotto pressione di 17 paesi è spinto a condannare il nazionalismo insorgente. Walesa, in seguito condanna pubblicamente l’antisemitismo.

Agosto 1991: a Zagabria in Croazia una bomba colpisce il centro della Comunità ebraica, il Council invita il presidente Tudjman a proteggere la comunità ebraica ed egli risponde dichiarando che il governo croato avrebbe ricostruito l’edificio.

Ottobre 1991: Iliescu presidente della Romania, sollecitato dal Council promette che il suo governo combatterà e perseguirà penalmente l’antisemitismo.

Luglio 1992: il ministro degli interni argentino Manzano discute con i membri del Council le tattiche investigative e le misure legali da adottare nel suo paese.

Ottobre 1992: il governo tedesco chiede al Council di suggerire meto¬di ed iniziative per combattere il movimento neonazista (49).

Giugno 1993: in Svizzera alcuni membri del Council si sono impegnati per far approvare una legge antirazzista che penalizzi chiunque inciti all’odio ed alla discriminazione.

Novembre 1993: membri della sezione australiana hanno avuto un ruolo essenziale nel proporre al parlamento una legge sulla diffamazione razziale.

Novembre 1993: membri del Council in Francia si sono impegnati affinché l’Assemblea Nazionale approvasse una legge che punisca coloro che provocano odio e violenza in previsione delle attività dei neonazisti durante la coppa del mondo del 1998.

Dicembre 1993: in Svezia membri del Council hanno fatto in modo che l’Olocausto diventasse parte integrante del programma di studi nazionale. La sezione svedese ha proposto una mozione al Parlamento che invitava ad una maggior vigilanza contro la divulgazione di materiale revisionista sull’Olocausto.

Marzo 1994: A Parigi si è tenuta una conferenza internazionale dell’I.P.C.A.A. che ha visto partecipare membri australiani, statunitensi e britannici.

Maggio 1994: il governo britannico ha organizzato per conto del Council, una cena in onore di Re Hassan di Giordania, alla quale hanno partecipato membri del governo parlamentari e ambasciatori. Re Hassan si è congratulato con il Council per i suoi sforzi per combattre la discriminazione augurando che nasca un’organizzazione similare per combattere l’islamofobia.

L’I.P.C.A.A. sta lavorando ad alcune proposte per combattere l’odio razziale, la violenza e la discriminazione nei parlamenti italiano, ungherese ed europeo. Sempre il Council sta compilando un rapporto internazionale sulla legislazione antirazzista.

L’I.P.C.A.A. diffonde un regolare bollettino per controllare le manifestazioni di antisemitismo e le misure prese dai vari parlamenti per contrastarle.
Principali esponenti dell’I.P.C.A.A. a livello internazionale

President of Senate J. HENRY BOSTWICK (Bahamas)
President of Senate SENATOR MARCUS JORDAN (Barbados)
Premier SIR JOHN SWAN KBE JP MP (Bermuda)
President of Bulgaria PRESIDENT ZHELEV (Bulgaria)
Speaker of the Legislative Assembly SYBIL I MCLAUGHLIN (Cayman Islands)
President of House of Representatives JOSE ANTONIO VIERAGALLO (Chile)
Vice President of Croatia DR ZARKO DOMLJAN (Croatia) President of Cyprus GLAFCOS CLERIDES (Cyprus) Speaker of Parliament RITA SUSSMUTH (Germany) Speaker of House of Assembly HON ROBERT J. PELIZA (Gibraltar) Speaker of Georgia VAKHTANG GOGUADZE (Georgia) Speaker of Parliament DR GYORGY SZABAD (Hungary) Speaker of Knesset SHEVA WEISS (Israel)
President of Italy OSCAR LUIGI SCALFARO (Italy)
Crown Prince of Jordan HRH CROWN PRINCE HASSAN BIN TALAL (Jordan)
Chairmanof Supreme Soviet SERIKBOLSYN ABDILDIN (Kazakhstan)
Speaker of House of Assembly BERETITARA NEETI QPM (Kiribati)
President of Latvia GUNTIS ULMANIS (Latvia)
Chairman of the Latvian Parliament ANATOLYS GORBUNOVS (Latvia)
Presidentof Lithuania ALGIRDAS BRAZAUSKAS (Lithuania)
Prime Minister of Malta EDWARD FENECH ADAMI (Malta)
Speaker of Parliament HON DR TJITENDERO MP (Namibia)
Speaker of Parliament DAMAN NATH DHUNGA (Nepal)
President of House of Representatives DR FELIPE OSTERLING PARODI (Perù)
President of House of Deputies ROBERTO RAMIREZ DEL VILLA (Perù)
President of the Senate EDGARDO J. ANGARA (Philippines)
Prime Minister of Poland WALDEMAR PAWLAK (Poland)
Chairman Consultative Council HE ALI BIN KHALIFA AL HITMI (Qatar)
Speaker WILFRED ST CLAIR DANIEL (SaintLucia)
President of Sri Lanka J. R. JAYEWARDENE (Sri Lanka)
Speaker of the Legislative Council HON HARRY B LEGG OBE MLC (St Helena)
Speaker of Parliament INGEGARD TROEDSSON (Sweden)
Prime Minister of United Kingdom JOHN MAJOR (United Kingdom)
Speaker of House of BETTY BOOTHROYD (United Commons Kingdom)
President of Uruguay LUIS LACALLE (Uruguay)
President of Uzbekistan PRESIDENT KARIMOV (Uzbekistan)
Vice Presidentof Zambia H.E. GODFREYMIYANDA (Zambia)


7.6
La legge Mancino


Maggio 1993: in Italia alcuni parlamentari membri del Council sono stati lo strumento per proporre al parlamento una legge per combattere l’antisemitismo ed il razzismo (legge Mancino).

*

La destra italiana non è più un problema per il B’naï B’rith; sono passati gli anni (1992) in cui Lisa Palmieri Billig, in un A.D.L. International Report scriveva, riferendosi al Movimento Politico Occidentale (M.P.O.), un movimento neofascista contro il quale fu fatta una legge al limite della costituzionalità (39): “Mettere fuori legge questo movimento sarebbe un buon passo avanti (...) svastiche, stelle gialle, e slogan antisemiti non possono essere permessi ed ogni associazione che li usi deve essere dichiarata illegale”. …

39) Si tratta della “Legge Mancino” del 26/04/1993, nella cui preparazione fu attivo in modo particolare l’on. Enrico Modigliani (PRI), di origine ebraica, all’epoca presidente dell’intergruppo parlamentare che si occupò della legge. Cfr. Shalom n. 4 aprile 1993 pag. 12.

*
La legge Mancino non è qualcosa di isolato nel panorama europeo. Purtroppo per noi, Obama non viene a fare in Europa i suoi discorsi sulla “libertà di parola”, che da noi non esiste in obbedienza servile alla stessa America e a Israele, che nelle loro case tutelano e mantengono quella libertà di parola che a noi non è concessa. Così in Israele, recentemente, su un canale televisivo nazionale si è potuto irridere e vilipendere i dogmi fondamentali della fede cattolica, mentre gli stessi israeliani pretendono non solo a Williamson venga tolta la parola, ma che sia nuovamente scomunicato per “leso Olocausto”. Il B’naï B’rith è un’organizzazione internazionale e sovranazionale che si avvale di suoi agenti dislocati nei parlamenti nazionali ed in tutti i centri di potere nazionale. Una legislazione che è passata con successo in un determinato paese verrà facilmente introdotta in un’altro: è questa l’Unione Europea! La legge Fabius-Gayssot precede di qualche anno quella Mancino. Il contenuto è ancora diverso, ma si procede verso la uniformità legislativa, come si è tentato da Mastella nel gennaio 2008, ministro della giustizia e non più del lavoro, di intesa con la sua collega tedesca. Riporto qui di seguito la pagina di Ratier sulla legge Fabius-Gayssot, la cui storia legislativa è quanto mai eloquente. Farla conoscere serve a far capire quali sono le tendenze in atto e le forze occulte che minano le nostre libertà in un crescendo il cui sbocco finale è un regime di terrore vero e proprio: ognuno dovrà temere di dire le cose più innocenti.

Il B’naï B’rith all’origine della legge Fabius-Gayssot

Il B’naI B’rith ha pure largamente contribuito all’adozione della legge Fabius-Gayssot del 13 luglio 1990 che istituisce ii delitto di opinione revisionista (vale a dire la proibizione di ogni ricerca storica che voglia mettere in discussione, interamente o solo in parte, il giudizio del Tribunale di Norimberga ed in particolare l’esistenza di camere a gas durante la Seconda Guerra mondiale nei Paesi dell’Est): «Esso (il B’naï B’rith) si è distinto in questi ultimi anni per le azioni senza sosta contro i revisionisti ed il loro lavoro di disinformazione sulla Shoah (24). Il revisionismo storico è stato sempre seguito, a livello mondiale, dal B’naï B’rith e dall’A.D.L. Per esempio, Abraham Foxman, direttore dell’A.D.L., si era preoccupato di spedire dagli Stati Uniti una lettera di protesta al Rettore dell’Università di Nantes ed al ministro dell’Educazione, Alain Devaquet, per chiedere che fosse tolto il titolo di dottore allo storico Henri Roques “che nel suo lavoro nega lo sterminio degli ebrei per mano dei Nazisti” (25). La Loggia Mazeltov del B‘naï B’rith di Parigi domandava ugualmente “con estrema fermezza” la condanna di questa tesi, e l’Unione Francese delle Associazioni del B’naI B’rith (U.E.A.B.B.) partecipava alla manifestazione di protesta organizzata davanti al Memorial dei martire ebreo ignoto a Parigi. Nel settembre 1987 il B’naï B’rith, soddisfatto di vedere “la classe politica francese ed europea” condannare quello che definiva “le dichiarazioni calunniose di Le Pen sulla Shoah” chiedeva la promulgazione di una legge speciale che condannasse ogni ricerca storica critica indipendente su certi episodi ed avvenimenti della Seconda Guerra mondiale, in particolare sulle camere a gas: “Noi invitiamo il nostro governo a presentare all’Assemblea Nazionale una legge che preveda la condanna di ogni pubblicazione e di ogni discorso discriminatorio di carattere razzista o antisemita. Questa legge comporterà in specie una severa condanna dì ogni negazione dello sterminio del popolo ebraico o la banalizzazione della storia di quell’epoca”. Il B’naI B’rith sarebbe stato esaudito qualche mese dopo grazie al duo Fabius-Gayssot a alla sua legge Faurissonia.
Note originali al testo:
(24) Il testo di Henri Roques non nega mai l’esistenza delle camere a gas. La tesi di letteratura comparata è in realta consacrata allo studio critico delle diverse versioni del ‘documento Gerstein’, un rapporto redatto da un ufficiale delle S.S., Kurt Gerstein, che descrive l’uccisione con il gas nel campo di Belzec nell’agosto 1942. Annullata da allora per “irregolarità amministrative”, la tesi, dal titolo Le confessioni di Kurt Gerstein, studio comparato di diverse versioni, è stato pubblicato integralmente in La Thèse de Nantes et l’affaire Roques, di André Chelain (Edizioni Polémiques), opera che non ha mai subito denuncie legali. [Questo annullamento di una tesi di laurea per “irregolarità amministrative” è un unicum di cui non ho mai sentito parlare in tutta la mia vita universitaria, da quando faccio parte di commissioni di laurea. Tecnicamente, sarebbe per me interessante sapere e capire quali mai possano essere siffatte “irregololarità amministrative”. Mi è capitato di conoscere un solo caso strano: per un banale errore nel calcolo dei voti di base ad un laureando di una facoltà di giurisprudenza italiana fu abbassato il numero dei voti che aveva già acquisito con gli esami. Di norma a questo voto di base, ottenuto dalle media dei voti di profitto moltiplicata per 11, si aggiungue un certo numero di punti a seconda di come viene valutata la tesi. Non so come andò a finire la cosa sotto il profilo amministrativo, ma il parere del preside era che la commissione dovesse riunirsi di nuovo per sanare il banale errore, ossia l’«irregolarità amministrativa». Si trattava comunque di qualcosa di sanabile. Come stessero le cose per il dottotando Roque non è detto nel libro di Rathier, giudicando fondatamente questo aspetto pretestuoso di interesse unicamente per gli addetti ai lavori - N. di A.C.]
(25) Vedi Capitolo sull’A.D.L. e lo spionaggio, pag. 208 e segg.



(in questo spazio sarà raccolta ogni altra documentazione reperibile sulla legge Mancino, sui suoi ispiratori e agenti italiani e tutto quanto altro utile sapere)

7.7
L’IPCAA in Italia


E abbastanza chiaro che questa organizzazione svolge un’attivita complementare e strettamente connessa con il B’naï Brith. In Italia infatti l’instaurazione di una sezione vera propria dell’I.P.C.A.A. sta avvenendo per mezzo della loggia di Roma del B’naï Brith e grazie all’opera di un suo membro: il giornalista Maurizio Molinari. Attualmente ne sono membri in Italia solo Oscar Luigi Scalfaro (5») e Susanna Agnelli (5). Più precisamente l’Ing. Guido Di Veroli, dopo aver ottenuto il consenso del comitato esecutivo della loggia di cui è presidente ha avviato un’azione di contatto nei confronti di quei membri del parlamento che sono più sensibili ai problemi dell’antisemitismo. Tra di essi troviamo elencati in una lista riservata del B’naï Brith, compilata da Maurizio Molinari e Giacomo Terracina i nomi di: Alfredo Biondi (El.) (), Elio Vito (EI.), Pierferdinando Casini (CCD), Ombretta Fumagalli Carulli (CCD), Massimo D’Alema (PDS), Filippo Cavazzuti (PDS), Umberto Ranieri (PDS), Franco Bassanini (PDS), Fabio Perinei (PDS), Mario Bonato (Lega Nord), Edda Fagni (R.C.), Carmine Mancuso (Verdi Rete), Gianni Mattioli (Progr.), Carmine Nardone (Progr.), Lorenzo Aquarone (PPI), Romualdo Coviello (PPI), Bruno Ferrari (PPI), Giuseppe Ayala (PRI), Cesare Dujani (Valle d’Aosta), Stefano Passigli (sin. democratica PSI), J. Widman (Sud Tirolo).

(in questo spazio sarà raccolta ogni altra documentazione , aggiornata rispetta alla data di uscita del libro di Ratier, nel 1993, reperibile sull’IPCAA operante in Italia. )


7.8
Note di Ratier

1) SETTIMIO SORANI, Che cos’è il Bené Berith, a cura della Sezione di Roma del Bené Berith, Roma 1962 pag. 8.
2) Statuto del Bené Berith Elia Benamozegh, n. 2035 Roma, pag. 3.
3) Ibidem, pag. 4 e 19.
4) Ibidem, pag. 17. L’art. 5, pag. 4, recita: “Possono far parte dell’Associazione gli ebrei che godano di indiscussa reputazione, che abbiano superato il venticinquesimo anno di età, che intendano seguire i principi dell’Ordine Internazionale dei Bené Berith, che desiderino adempiere con piena coscienza alle finalità che l’Associazione si prefigge e con disciplina alle norme che essa si è data. Essi debbono, altresì, essere in condizioni economiche da poter corrispondere alle obbligazioni finanziarie previste dalle norme statutarie e regolamentari”. Dall’articolo è chiaro quindi che il Bené Berith deve essere costituito da una élite intellettuale ed economica.
Commento: non ha chiaramente quello che si dice un carattere “democratico”, o forse lo ha nel senso abituale in Israele «l’unica democrazia del Medio Oriente» (Nota di A.C.)
5) SETTIMIO SORANI, op. cit. pag. 2.
6) SETTIMIO SORANI, op. cit. pag. 5.
7) SETTIMIO SORANI, op. cit. pag. 6 7.
8) SETTIMIO SORANI, op. cit. pag. 1.
9) The Anti Defamation League annual report 1993. pag. 13.
10) Ibidem pag. 21.
11) La madre della Jervolino era una cara amica di Sofia Cavalletti [che fu a sua volta allieva dell’ex Rabbino capo di Roma E. Zolli] esperta di giudaismo e catechesi, nonché membro del Liaison Comitee, la commissione per i rapporti ufficiali tra Vaticano e mondo ebraico, fondata dal sacerdote amico del B’naï B’rith, Padre Cornelis Adrian Rijk.
12) Shalom, n. I pag. I del 31/01/93.
13) Ibidem pag. 13. Sempre su questo argomento leggiamo: «Inoltre è importante il nuovo progetto audio visivo sulla storia ebraica fatto per le scuole italiane dall’Unione delle Comunità ebraiche italiane. Sono significativi gli sforzi compiuti dalla Comunità di S. Egidio per persuadere la C.E.I. ad includere materiale didattico sull’ebraismo nei corsi di religione della scuola pubblica» A.D.L. International report Europe: Anti Semitism in Italy di Lisa Palmieri Billig, nov. 1992 New York, pag. 5.
14) La Stampa, giovedì 10 marzo 1994, pag. 2.
15) II P. Cornelis Adrian Rijk nato nel 1921 in Olanda «dottore in studi biblici, professore di Antico Testamento al seminario di Warmond (...) collaborò con Myriam Rookmakervan Leer nel “consiglio cattolico per Israele” fondato ad Amsterdam nel 1951 e con Henri Praag, fondatore della “Leerhuis” (Casa Leer) ed animò con la sua presenza, le sue conferenze e i suoi scritti il dialogo tra ebrei e cristiani in tutta l’Olanda. Organizzò anche viaggi di studio a Gerusalemme che furono molto apprezzati. All’inizio del 1960 il prof. Rijk (...) cominciò a viaggiare attraverso il mondo per partecipare a degli incontri tra ebrei e cristiani e stabilì dei contatti con le grandi organizzazioni ebree internazionali: il Jewish Congress, il B’naï B’rith e l’American World Jewish Congress». Dal 1966 al 1972 è chiamato dal Card. Bea a dirigere la commissione per le relazioni tra ebrei e cattolici, dal 1972 al 1979 anno della sua morte, dirige il S.I.D.I.C (Centro internazionale di documentazione ebraico cristiana). (Una prospettiva nuova sugli ebrei e sull’ebraismo, S.I.D.I.C. Roma sine data, pagg. 9 10).
16) In realtà la decisione era già stata presa un anno prima nel terzo incontro del Liaison Comitee, tenutosi ad Anversa tra il 4 e il 6 dicembre 1973, i cui partecipanti avevano deciso di sostituire il B.R.J.C. del P. Rijk con la commissione per le relazioni religiose con l’ebraismo (C.R.R.J.).
17) Is interreligious dialogue good for religion? A glance at the jewish christian paradigm, di Lisa Palmieri Billig Varsavia 28/05/1995.
18) Il dialogo ebraico cristiano in “Ebrei e cristiani”. Un cammino di speranza per l’umanità. Contributo del gruppo SeFeR e del centro Pro Unione.
19) Questo passo in particolare è stato ripreso dalla dichiarazione della Conferenza dei Vescovi cattolici degli Stati Uniti del 20/11/75. Questa conferenza episcopale si distingue per la sua stretta collaborazione con il B’naï B’rith. Vedi anche nota 30.
20) Il Giornale 21/11/1992, pag. 10.
21) David Rosen, collega israeliano del rabbino Leon Klenicki direttore del dipartimento Interfaith affairs per l’A.D.L. of B’naï B’rith “è membro del concilio bilaterale permanente della S. Sede e dello Stato d’Israele, il Forum nel quale, nei diciotto mesi precedenti, è stato negoziato l’accordo Israele Vaticano” (The Anti Defamation League annual report 1993, pag. 14).
22) Lisa Palmieri Billig nasce a Vienna il 3/9/1935, e per sfuggire alle persecuzione naziste si trasferisce ancora bambina negli U.S.A. per poi tornare in Europa nel 1961 al seguito di Nahum Goldmann (presidente del Congresso mondiale ebraico), e lavorare nel suo ufficio romano. Goldmann si stabilì in Italia allo scopo di avere contatti informali con i Padri conciliari e fornire loro eventuali “suggerimenti” sulla questione ebraica. La Palmieri succede all’interno del Liaison Comitee a Joseph Lichten come osservatore del B’naï B’rith A.D.L. Nel 1982 è tra i fondatori, e primo presidente dell’amicizia ebraico cristiana di Roma, insieme ad Annie Cagiati, la quale, in seguito formerà l’associazione Cristiani contro l’antisemitismo. La Palmieri oltre ad essere rappresentante ufficiale in Italia dell’A.D.L. of B’naï B’rith svolge attualmente anche i seguenti compiti: è Vicepresidente europeo della Conferenza mondiale sulle religioni e la pace (W.C.R.P.), corrispondente dall’Italia per il Jerusalem Post, scrive inoltre sul mensile dell’Opus Dei Studi Cattolici della cui redazione romana il marito è segretario.
23) Alberto Stabile scrive di lui ne La Repubblica del 18/12/1993: «L’uomo chiave della trattativa segreta, da parte israeliana, è stato padre David Yagher, un ebreo convertito di 39 anni, giurista, ex allievo del liceo religioso “Zeitlin” di Tel Aviv, poi approdato al cattolicesimo, ed oggi presidente del Tribunale ecclesiastico di Aushin Texas».
24) Il Giornale 21/11/1992. pag. 10.
25) Sono state pubblicate 3.000 copie in ebraico, distribuite in Israele a centri importanti di informazione, mass media, biblioteche, scuole ecc. e 5.000 copie in inglese parimenti divulgate negli U.S.A.
26) Il Messaggero 21/09/1994.
27) L’Osservatore Romano, 30/09/1994.
28) The Anti Defamation League annual report 1993, pag. 14.
29) A.D.L. International report Europe: Anti Semitism in Italy di Lisa Palmieri Billig, nov. 1992 New York, pag. 5.
30) L’A.D.L. pubblica inoltre In Dialogue “una rivista dedicata alla mutua comprensione e conoscenza ebraico cristiana” e i libri della serie Within Context editi congiuntamente dalla Conferenza Episcopale Cattolica degli USA. Fra i quali vale la pena di ricordare: Guidelines for the Catechetical Presentation of Jews and Judaism in the New Testament, scritto da Eugene J. Fischer e finalizzato a fornire una sorta di guida ai catechisti ai quali si raccomanda di sottolineare l’inattendibilità storica della narrazione della Passione fatta dai Vangeli, di esaltare l’ebraicità di Gesù e degli Apostoli e di mettere in luce i punti di contatto tra la dottrina farisaica e quella di Gesù piuttosto che i punti di contrasto. Il tutto per evitare di provocare antisemitismo (cfr. pagg. 3 7 8). 31) Membro del Liaison Comitee, dal 1970, segretario del Segretariato della Conferenza episcopale degli Stati Uniti per le relazioni tra ebrei e cristiani e membro del Segretariato per gli affari ecumenici ed interreligiosi della medesima Conferenza episcopale.
32) Segretario del Comitato ebraico cattolico di Boston, editore del giornale Approcci professio¬nali per educatori cristiani (PACE.)
33) Cfr. La Bible “antijuive” interdite par la justice, in Le Monde 13/04/1995, pag. 12.
34) Shalom 30/09/1995, pag. 3.
35) La stessa Loggia che incontrò la presidente della camera, Irene Pivetti, la quale dopo un iniziale periodo di polemica con la comunità ebraica italiana è tornata sui suoi passi, tanto da assere definita da Avi Pazner: “una persona deliziosa, molto intelligente [che] mi ha assicurato di essere stata travisata”, cf. La Stampa 13/09/1995, pag. 2.
36) Cfr.: L’Indipendente 05/07/1994 pag. 6; Il Giornale 15/10/1995 pag. 9; Il Messaggero 16/10/1995; La Stampa 16/10/1995 pag. 4; Il Secolo d’Italia 17/10/1995 pag. 2; Il Secolo d’Italia 18/10/1995 pag. 2.
37) La Stampa, 14/06/1994, pag. 7.
38) Cfr. nota 14.
39) Si tratta della “Legge Mancino” del 26/04/1993, nella cui preparazione fu attivo in modo particolare l’on. Enrico Modigliani (PRI), di origine ebraica, all’epoca presidente dell’intergruppo parlamentare che si occupò della legge. Cfr. Shalom n. 4 aprile 1993 pag. 12.
40)A.D.L. International report Europe: Anti Seinitism in Italy di LISA PALMIERI BiLi.IG, nov. 1992 New York, pagg. 3 7.
41) Giacomo Terracina in Fascism and Italy: rapporto alla conferenza europea del B’naï Brith svoltasi a Roma il 26/03/1995.
42) The Italian elections and jewish concerns by LISA PALMIERI BILLIG, un memorandum della National Jewish Coinniunity Advisory Council 9 maggio 1994.
43) Questo avvenimento ha prodotto un certo malumore anche in ambienti di sinistra, teoricamente più filosemiti, ed in genere nell’opinione pubblica. Luciano Tass, direttore di Shalom, l’influente mensile della Comunità ebraica romana, ha pubblicato sul numero del 30/09/1995 uno speciale di sette pagine sull’“affaire Bottai” teso a dimostrare, lamentando la cosa, come la marcia indietro di Rutelli fosse dovuta più all’iniziativa del P.D.S. piuttosto che a quella del B’naï Brith. Il sindaco di Roma invece nel suo comunicato stampa attribuiva alle proteste di autorevoli esponenti della comunità ebraica l’impossibilità di procedere nella sua iniziativa.
44) In realtà il giornalista si sbaglia poiché Di Veroli è soltanto presidente della Loggia di Roma Elia Benamozegh, mentre il presidente del XIX distretto europeo è il rabbino svedese Melchior. 45) Cfr. The Anti Defamation League annual report 1993, pag. 8.

46) Maurizio Molinari nasce a Roma nel 1964, studia all’università ebraica di Gerusalemme ed all’Oxford Center of Jewish Studies, per poi laurearsi in scienze politiche e lettere a Roma. E stato redattore diplomatico de il Tempo e de La Voce repubblicana, nonché caporedazione de L’indipendente a Roma. Ha scritto il libro “La sinistra e gli ebrei in Italia” (Corbaccio 1995) dirige “Hananu” l’organo ufficiale della associazione per il rimboschimento di Israele.
47) Esattamente l’I.P.C.A.A. è presente nei seguenti paesi: Albania, Argentina, Australia, Austria, Bahamas, Barbados, Bielorussia, Belgio, Bermuda, Bosnia Erzegovina, Botswana, Brasile, Bulgaria, Cameroon, Canada, Cayman Islands, Cile, Cina, Croazia, Costarica, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, El Salvador, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Gibilterra, Georgia, Grecia, Guatemala, Ungheria, Hong Kong, India, Irlanda, Israele, Italia, Giamaica, Giappone, Giordania, Kazakhstan, Kiribati, Kuwait, Latvia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Mauritius, Messico, Namibia, Nepal, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Nicaragua, Oman, Norvegia, Panama, Paraguay, Perù, Filippine, Polonia, Portogallo, Qatar, Romania, Russia, Santa Lucia, Sant’Elena, Slovacchia, Spagna, Sri Lanka, St Vincent e Grenadine, Svezia, Svizzera, Tanzania, Trinidad e Tobago, Turchia, Ucraina, Regno Unito, Stati Uniti d’America, Uruguay, Uzbekistan, Venezuela, Zambia, Zimbawe.
48) Lo staff è così composto: Comitato esecutivo, Greville Janner (Presidente), Stephen Rubin (Chairman), John Allen, Keith Edelman, Un David, Basil Hyman, Abe Jaffe, Ervin Landau, Sir Ivan Lawrence, Daniel Levj, David Lewis, Johnathan Metliss, Alan Morgenthau, Sidney Samuelson, Martin Sorrell, Shirley Spitz. Comitato consultivo internazionale: S.A.R. il Duca di Devonshire, Isi Leibler, Jak V. Kamhi, Donald Spector, Lord Weidenfeld, Haward Weiss. Direttore: Jon Mendelsohn. Direttore delegato: Craig Leviton, Direttore amministrativo: Olivia Ambrose.
49) È da notare che l’A.D.L. ha fatto esattamente la medesima cosa: cfr. The Anti Defamation-League annual report 1993, pag. 13.
50) Scalfaro nel 1975 è stato a sua volta l’ideatore ed il primo presidente dell’associazione parlamentare d’amicizia Italia Israele.
51) Tutte le informazioni riguardanti l’I.P.C.A.A. sono state tratte da Briefing on inter parlainen¬tary Council against Antisemitism spedito da A. Janner a Guido Di Veroli l’11 maggio 1995.
52) Già vicepresidente dell’associazione parlamentare d’amicizia Italia Israele.

CONSEGNA DELLA MEDAGLIA DEL B’NAÏ B’RITH A MONS. DECOURTRAY IL 16 NOVEMBRE 1991 A LIONE

a.
Allocuzione rivolta dal Dr. Marc Aron al Cardinale Decouriray

Ricordo il mio primo incontro con lei, nel suo ufficio dove, per circa un’ora, come tutti i suoi interlocutori, sono stato da lei obbligato a un’assoluta sincerità forse ne sono uscito ebreo più autentico. Parafrasando Elie Wiesel, è quasi tremando, e a bassa voce che questa sera in verità faccio questa doppia presentazione, la sua al B’naï B’rith e quella del B’naï B’rith a lei. Il B’naï B’rith è un’associazione che milita, da un secolo e mezzo, in favore dei Diritti dell’uomo, naturalmente per i diritti dell’uomo ebreo, ma anche per l’uguaglianza dei diritti e della dignità di tutti gli uomini. I suoi membri sono scelti in base ai loro valori morali e al loro impegno.

I B’naï B’rith sono i Figli dell’Alleanza, essi testimoniano sia del perpetuarsi dell’alleanza di Dio con il suo popolo, Israele, che della vitalità del giudaismo contemporaneo. Se essi questa sera la premiano, non è per fare omaggio a un principe della Chiesa, né per una qualche ricompensa a una sua specifica azione, so che ella non l’avrebbe accettato, ma si tratta di una testimonianza al suo proprio impegno, per il rispetto dell’altro nella sua specificità e nella sua originalità, per la sopravvivenza della memoria. Lei ha detto: “La memoria cristiana si fonda sulla memoria ebraica”. Mi piacerebbe mettere questa cerimonia sotto il segno della memoria. “Ricordati” è il significato delle lettere ebraiche che inalberiamo stasera. “Ricordati” era anche il titolo di una conferenza di Ginevra sul Carmelo che ella ha presieduto assieme a Théo Klein e alla quale assistette, lo devo ricordare, il compianto Sam Hoffenberg, mio predecessore al B’naï B’rith di Francia.

Ricordiamo, facciamo insieme atto di memoria; qualche giorno fa abbiamo commemorato la “notte dei Cristalli”, avvenuta tra l’indifferenza generale della popolazione tedesca e delle nazioni. Essa fu il preludio della soluzione finale che condusse allo sterminio di sei milioni di ebrei per la sola ragione che si trattava di ebrei, in un’Europa preparata dall’insegnamento millenario del disprezzo, del sacro orrore del giudeo. Poi venne Jules Isaac, un B’naï B’rith; il suo incontro con il Papa è l’iceberg, il Vaticano II, Nostra Aetate, e le direttive conciliari volte a sradicare nella catechesi e nella liturgia ogni concetto anti ebraico.

In venticinque anni furono fatti più progressi nel riavvicinamento giudeo cristiano e nell’assunzione delle proprie responsabilità che in duemila anni. Lei, Eminenza, ne fu uno dei principali artefici. Certo, spiriti malintenzionati, da entrambe le parti, vorrebbero far fallire l’avvicinamento e ci tendono trappole grossolane. Ma rassicuriamoci, sono in minoranza e nulla possono contro gli uomini di buona volontà. Dopo alcuni anni d’interruzione del dialogo, i rispettivi comitati ebraici, nei quali figurano numerosi B’naï B’rith e cristiani per le relazioni inter religiose, si sono nuovamente riuniti a Praga dopo una visita al campo di Theresienstadt (o Terezin), per dire che il Cristianesimo è incompatibile con l’antisemitismo e per dar seguito alle consegne di revisione della catechesi dalla gerarchia alla base.

Certo, c’è stato il deplorevole fatto del Carmelo di Auschwitz, dalle implicazioni più politiche che religiose, ma anche questo si risolve. Già si elevano nuovi edifici. Ma quest’affare è infine sfociato nella traduzione polacca degli atti del Vaticano II e in una dichiarazione unanime dei vescovi polacchi che assumono la propria responsabilità nella Shoa e condannano ogni forma di antisemitismo. In più, vi è ora una reciproca comprensione del martirio del popolo ebreo e del popolo polacco.

Certo, per noi vi è stata qualche beatificazione discutibile, ma vi è anche l’accantonamento sine die della beatificazione di Isabella la Cattolica. Certo, alcune dichiarazioni del Papa ci hanno colpiti, a volte perché erano state troncate. Ma vi è stata la storica visita del Papa alla sinagoga di Roma e il riconoscimento della perpetuità della prima Alleanza e del legame indissolubile del popolo ebreo con la terra dei suoi avi. E poi vi sono uomini come lei, Eminenza, che parlano poco ma giusto, rispettando sempre e ovunque il popolo ebreo in quanto tale. “Siate quello che siete” lei ha detto. Posso rispondere “Resti quello che è” cioè il guardiano vigilante della nostra memoria. In più, molto spesso, lei ha reagito, prima di noi e meglio di noi, agli attentati portati alla nostra dignità, alla nostra storia, alla nostra morte. Appena arrivato a Lione, lei si è recato sui luoghi della memoria della sofferenza ebraica, il forte Montluc, Saint Genis Laval, il Veilleur de Pierre. Con il Cardinal Lustiger lei si è recato ad Auschwitz non in pellegrinaggio, la parola è impropria per un cristiano, ma in penitenza.

Mi permetta una digressione. L’anno scorso, il B’naï B’rith di Francia si è recato ad Auschwitz, 200 delegati, un aereo pieno: è naturalmente il luogo in cui ci si può interrogare sull’esistenza o sul silenzio di Dio. Eravamo in duecento che, spontaneamente, abbiamo denudato il braccio, nel freddo glaciale di Birkenau per mettere il tephillim, lo hanno fatto anche quelli che non lo mettevano più da anni, e abbiamo recitato la preghiera del mattino. Eravamo duecento a dire Kaddish su tutti i luoghi della sofferenza: la rampa, quello che resta della camera a gas, quello che resta dei forni crematori. Eravamo duecento ad accendere la Menorah, simbolo del giudaismo e della nostra associazione e a posare quei bracci sulle grate del Carmelo, in segno di pace e di volontà di dialogo. Eravamo ancora duecento la sera a ritardare la partenza dell’aereo per fare l’ufficio nella più vecchia sinagoga di Cracovia che non aveva più visto una cerimonia da mezzo secolo. Non è forse la risposta religiosa a quello che non può avere significato?

Tante immagini sfilano, la rivedo alla commemorazione della retata, nel 1984 a Izieu, il suo braccio intorno al collo di un bambino che avrebbe potuto essere uno dei 44. Rileggo le parole della lettera che ella ha inviato congiuntamente ai gran rabbini Kartlon (?) e Wertenschlag, a Théo Klein e a me medesimo sulla Shoa, della Shoa che fu lo sterminio dei bambini giudei, solo a causa del santo nome dei loro antenati. Sull’incredibile immagine del bambino col berretto del ghetto di Varsavia, simbolo dell’innocenza trasformata in colpa, che avanza con le mani alzate verso l’eternità.

La sento ancora al colloquio di Grenoble descrivere la specificità del genocidio ebraico, rifiutando di far scomparire i nomi, “soli segni tangibili”, lei diceva, del vuoto scomparso nei confronti di Dio. La rivedo al processo Barbie, rifiutare un prete come avvocato della difesa, rifiutando al criminale contro l’umanità una possibile vittoria, la vedo protestare, all’atto della sua visita al memoriale dei Terreaux, contro l’accoglienza del Papa a Kurt Waldheim. La vedo donare il suo premio per i Diritti dell’uomo alla costruzione del Carmelo fuori dalle mura di Auschwitz. La rivedo in occasione dell’incontro del Papa con la comunità ebraica di Lione donare al Sommo Pontefice il Memoriale della deportazione di Serge Klarsfeld e alzare con lui l’insegna della memoria di Auschwitz e della solidarietà con Israele.

La rivedo aprire spontaneamente gli archivi della Diocesi in occasione dell’istruzione del processo Touvier al fine di far risplendere la verità.

Perché, dalla liberazione, i nostri successivi governi non hanno fatto lo stesso e anche prima, per gli schedari degli ebrei ai tempi sinistri dell’occupazione. La sento stigmatizzare i falsari della storia, come il suo predecessore, il cardinale Renard, aveva fatto nei confronti di Faurisson. La sento anche stigmatizzare il razzismo, le parole improprie che invadono, uso questa parola con intenzione, il paesaggio politico.

Lei ha detto: “Non si può essere cristiani e aderire all’ideologia del Front National”. Mi rammento la sua commovente lettera al Gran Rabbino Sitruk in seguito alla profanazione di Carpentras. Ricordo il suo coraggioso intervento in occasione della guerra del Golfo e, riprendendo la celebre frase di Churchill sul disonore, la pace e la guerra lei disse: “è bellicista voler il rispetto delle esigenze più elementari della giustizia?”

Spero con tutto il cuore che, quando ella si recherà in Israele, e a Gerusalemme, la sua capitale una e indivisibile, potrà raccogliersi di fronte alla stele. A Sion, lei ha detto, ciascuno è nato. “Come uscire da Auschwitz, lei ha aggiunto, e tornare a casa senza guardare a Gerusalemme”. Come non dire Auschwitz anche, questo luogo della storia, confine dei tempi, Gerusalemme, luogo dell’avvenire, confine della preghiera. In verità, non crede lei che dopo la Shoa, la rinascita dello Stato d’Israele, il rientro miracoloso degli esiliati alla terra dei loro antenati, la fine dei principali conflitti, le promesse della conferenza di pace di Madrid, siamo entrati nell’era messianica?

Quanto è detto nell’Antico Testamento non è smentito dal Nuovo. I doni di Dio sono irrevocabili. La reciproca comprensione e il reciproco rispetto di ebrei e cristiani sono egualmente elementi di quest’epoca tanto aspettata. Mi permetta di citarla di nuovo. Lei ha detto: “Credo con fede perfetta in una nuova venuta del Messia e anche se tarda, lo credo”. I nostri saggi dicono che dipende da noi, dai nostri sforzi, che il Messia arrivi prima dell’ora prevista. Allora, diciamolo assieme, stasera, facciamo in modo che egli venga o che ritorni un po’ più presto.

b.
Allocuzione del Gran Rabbino René Samuel Sirat

In questo momento in cui termina lo shabbat, quando in tutte le sinagoghe del mondo abbiamo riletto, questo pomeriggio, l’angoscia di Giacobbe di fronte a Esaù, tutto teso all’odio e alla volontà di distruggerlo, che ha conosciuto i tormenti dell’esilio, sventato le congiure, che si era ripromesso la perdita di colui che doveva divenire Israele, vive nel terrore e nel timore. Dovrà uccidere il fratello o assistere alla distruzione di Israele, compresi donne e bambini, a causa della loro fedeltà all’unico Dio. Ma, al momento dell’incontro, in Esaù prevale il sentimento fraterno. Si getta nelle braccia del fratello e scambia con lui il bacio della pace. Sì, certamente, Esaù odiava Giacobbe, ma al momento dell’incontro il bacio di pace era sincero, la volontà di pace assoluta. Nella relazione tra il cardinale Decourtray e la comunità ebraica di Francia nessuna traccia di odio, Dio non voglia, ma un’amicizia senza tentennamenti, senza riserve. Il bacio di pace tra il Primate delle Gallie allora presidente della Conferenza Episcopale e il Gran Rabbino di Francia in carica fu marcato da fraterno affetto che perdura, al di là delle rispettive responsabilità assunte nel frattempo. Quando, nel prossimo ottobre, le carmelitane lasceranno il campo di Auschwitz, i co presidenti e i partecipanti alla conferenza di Ginevra saranno giustificati della scelta che fu la loro e che, malgrado le numerose difficoltà, non li fece mai dubitare che la firma dei principi della Chiesa sarebbe stata onorata e che il testo di Zarok (?): “Ricordati” sarebbe restato a testimonianza dei tempi della distruzione e dell’odio ma anche di un mondo fraterno in cui l’odio sarà sradicato per lasciare il posto alla fraternità e all’amore del prossimo. Il Talmud riporta l’insegnamento che questa sera vorrei dedicare al cardinale quale omaggio alla sua magnifica personalità, al suo coraggio e al suo spirito di apertura verso l’altro. Cosa significa il versetto dei proverbi, capitolo XIV, versetto 34, che, col vostro permesso, citerò inizialmente in ebraico (...). “La giustizia eleva una nazione, ma l’indebolimento dei popoli è il peccato”. Di questo versetto, contemporaneo della Shoa degli anni 68 70 che videro la distruzione del secondo tempio, proporrò la seguente esegesi: allo stesso modo in cui i sacrifici, offerti nel tempio di Gerusalemme ottenevano il perdono di Dio per i peccati di Israele, allo stesso modo gli atti di giustizia e di misericordia compiuti dai non ebrei ottengono il perdono per tutte le nazioni del mondo. Non è nel potere di alcuno ottenere il perdono per Auschwitz, ma l’attitudine di un uomo di eccezionale qualità come il cardinale Decourtray, riconoscendo e assumendo il peccato assoluto contro l’uomo, permette di sperare con assoluta certezza che verrà il tempo in cui il Signore Iddio cancellerà le lacrime da tutti i volti e laverà l’obbrobrio fatto a Israele.

In questi tempi in cui, per essere totalmente sinceri, conviene sottolineare che gravi pericoli insidiano i nostri dirigenti spirituali, così come i rappresentanti di tutte le religioni, dal momento che la tentazione dell’intolleranza e dell’esclusione non viene loro risparmiata. La volontà di potere, il desiderio di prevaricare, la santificazione della guerra (“Dio è con noi”) possono costituire una prova difficile da sormontare, e a volte ci vuole molto coraggio per impedirsi di far partecipare gli altri alla certezza metafisica che è la nostra con la forza o con la propaganda attiva.

È il senso della lotta dell’estremismo religioso e, ripetiamolo, esistono estremisti in tutte le religioni. La nostra lotta, Signor Cardinale, è diametralmente opposta; si basa interamente sull’assoluto rispetto di ogni creatura portatrice della scintilla divina; la pace, la pace vera, la pace del cuore non può realizzarsi che attraverso un dialogo tra i massimi dirigenti spirituali, animati da una volontà di approfondire e scrutare la fede del nostro prossimo lontano, senza alcun desiderio di proselitismo, e senza abbandonare la minima particella della nostra identità spirituale.

Che si ringrazi e si feliciti il B’naï B’rith europeo per la sua eccellente scelta di questa sera, quella di accordare il premio internazionale del B’naï B’rith al cardinale Decourtray.

La conferenza permanente dei Rabbini europei e io stesso siamo felici di unirci a questo solenne omaggio. Con uomini come lei, siamo sicuri che l’avvenire dell’Europa e del mondo potrà basarsi sulla verità e sul diritto, la fraternità e l’amore, la pace e la speranza.
c.
Risposta del cardinale Decourtray

Come posso ringraziarvi per l’onore che mi fate stasera e rispondere a tutte le parole che ho ascoltato? Mi permetterete di prenderla alla lontana e di provare soltanto a unirmi a voi, al di là delle persone e delle cariche, nella vocazione al servizio degli uomini che ci riunisce.

Il luogo in cui siamo raccolti m’ispira; che simbolo questo museo galloromano: l’infaticabile e coraggioso Dr. Aron l’ha scelto con la complice accoglienza del presidente Mercier che, a nome del dipartimento, ci riceve così amabilmente.

Vi propongo una breve meditazione sotto forma di risposta alla semplice domanda che per me è essenziale, essenziale: Di cosa siamo debitori al giudaismo? Che cosa la Chiesa di Lione, come pure la nostra città, il nostro dipartimento, il nostro paese devono al giudaismo? Può darsi che voi sappiate che solo un muro separa il luogo in cui siamo riuniti da un Carmelo nel quale un ventina di suore contemplative conducono una vita di preghiera e di lavoro. Durante tutto il tempo del penoso affare di Auschwitz, esse, come pure la maggior parte delle loro consorelle francesi, mi hanno appoggiato senza esitazioni. A qualche passo da qui si eleva la cattedrale di Fourvière, alto luogo storico della pietà lionese, un po’ più in basso l’ospedale dell’Antiquaille, ospita, curata dalle religiose, la cella di Pothin, il primo vescovo di Lione. Giunto dall’Asia verso l’anno 150 per annunciare il Vangelo, liberare gli schiavi, sostenere i poveri, liberare i pagani dal giogo dei loro idoli, morì martire, come avveniva a quei tempi, nel 177. Voi tutti poi conoscete il teatro antico dove per così tanto tempo rifulsero la potenza e la gloria della Roma imperiale. Su questa collina si sono affrontati per secoli il paganesimo con i suoi idoli e il monoteismo portato dalle Chiese di Cristo dopo che già vi era giunto ad opera degli ebrei. E verosimile che la nostra vecchia città abbia avuto fin dall’Antichità una presenza ebraica. Essa ha attraversato i secoli, fino alla presente comunità che, con l’apporto dei sefarditi dell’Africa del Nord, numerosi e ferventi, ha fatto di Lione una delle città ebraiche più vive di Francia.

Vedendovi qui stasera, sento in me il desiderio di rendere gloria all’Unico e di ringraziarlo; lo ringrazio per essere voi qui, vivi e, in un certo senso, sopravvissuti alla Shoa. Intendo, dal profondo del mio essere, la preghiera millenaria: “Ascolta Israele, l’eterno è nostro Dio, l’eterno è uno”. Come potrebbero i cristiani che, essi pure, credono all’unico Signore, non dire “benedetto egli sia, la gloria del suo nome è eterna”?

Come potrebbero, dopo tanti secoli d’ingiustizia nei vostri confronti, dopo tanti errori ed orrori che ovunque hanno colpito e ancora colpiscono l’uomo, la sua vita, la sua libertà, la sua dignità, non ricordare la formula di Sant’Ireneo, secondo vescovo di Lione verso l’anno 180: “La gloria di Dio è l’uomo vivente, la vita dell’uomo è la visione di Dio”? Ma questa verità evangelica è già contenuta interamente nella legge e nel diritto che voi avete portato nel mondo. Siamo sufficientemente consapevoli che tale è in verità il fondamento permanente dei Diritti dell’uomo per i quali combattono insieme molti credenti e non credenti?

Questo richiamo prende, a Lione, una forza singolare. E in questa città, nella quale il paganesimo del secondo secolo si oppose al Cristianesimo, che imperversò, a metà del XX secolo, il paganesimo nazista. Questo, con una perversità senza pari, ideò, volle e intraprese lo sterminio radicale degli ebrei nei campi e nei forni, per la sola ragione che erano ebrei. Il rastrellamento dei bambini di Izieu al quale ha alluso il Dottor Aron ne è, a mio avviso, il segno più evidente. Fu in questa città, più precisamente in Piazza Bellecour, che il nazismo ha giustiziato insieme, in maniera quasi simbolica, l’ebreo, il libero pensatore, il protestante ed il cattolico. Per le generazioni future questi avvenimenti sono permanente richiamo che ci dicono con vigore senza precedenti che l’essenziale della condizione umana, nella sua dignità d’immagine di Dio, è indivisibile e che non può esservi compromesso con il potere degli idoli.

Non conosco molto bene la vostra organizzazione, il B’naï B’rith, vale a dire i Figli dell’Alleanza in cammino. Alcune delle personalità che la animano mi sono più familiari e, oso dire, molto familiari. Vi ha elogiati il signor Honigbaum, che presiede l’Unione Europea, e da lungo tempo cono¬sco il dottor Aron la cui cultura è impressionante e gli interessi molteplici, e che ha avuto un ruolo determinante nel progetto di Izieu, che mi sta particolarmente a cuore. E lei, caro dottore, che mi ha fatto avere la foto del bambino con le mani alzate sotto la minaccia di una baionetta; l’avvocato Jacubowicz l’aveva brandita davanti alla Corte quale simbolo del crimine contro l’umanità; quella foto resta con me come un perenne monito.

So che l’oggetto della vostra organizzazione è il mantenimento e lo sviluppo della cultura e dei valori ebraici. Posso dire come mi appaiano questa cultura e questi valori, in una parola, la vostra identità? Io li intendo come un riferimento al Signore, per santificare il suo nome, ricordare la sua unicità e richiamare alla lotta permanente agli idoli per smascherarli e combatterli. E così, credo, che l’ebreo serve e servirà sempre tutti gli uomini. Le nazioni hanno bisogno, e sempre ne avranno, di questo servizio che voi ci rendete. Per questo tengo a ringraziarvi stasera e vorrei aggiungere, io, vescovo della Chiesa Cattolica, che voi siete le nostre radici e, come dice Giovanni Paolo II, siete i nostri fratelli maggiori nella fede. Citando Jaques Maritain “non accetto che una religione possa temere, odiare, maledire un’altra religione, senza la quale essa stessa non esisterebbe”.

Vorrei ringraziarvi anche come francese; penso spontaneamente a Elie Wiesel e a Ben, ai quale la nostra cultura deve tanto, ma ve ne sono talmente tanti altri.., grazie di esservi ristabiliti in Francia dopo la guerra, sorgevate, esangui, dalle rovine delle vostre comunità decimate, disperse, assassinate. Voi avete riabilitato e rianimato con indefettibile speranza la vostra ritrovata libertà. Avete prevalso, in modo impressionante, come lo mostra la giornata grandiosa e fervente consacrata alla parola divina che avete vissuto il 3 novembre 1991 riuniti attorno al gran rabbino Sitruk.

La vostra rinascita ha arricchito la Francia. Come rimpiango, e non posso rimediare, che gli ebrei siano stati riconosciuti come cittadini solo da due secoli. Ne abbiamo parlato recentemente, caro presidente Kahn, dopo il colloquio di Strasburgo, dove avrei voluto potermi recare. Voi avete anche partecipato attivamente alla liberazione del nostro Paese occupato. E senza dubbio opportuno ricordarlo, in tempi in cui alcuni sembrano voler reclamare un certo monopolio del patriottismo. La Shoa non ci fa dimenticare la battaglia di tanti ebrei per liberare la Francia dall’occupazione nazista. Alcuni erano francesi da generazioni, altri erano vittime di persecuzioni, non solo naziste, che avevano scelto la Francia perché appariva come la patria della libertà, ma che dopo il disastro, per suo disonore e fortunatamente per un tempo limitato e provvisorio, si è chiusa su di loro come una tagliola. Penso soprattutto alla trappola di Vel’ d’Hiv’. Tra coloro che sono sfuggiti alla cattura ve ne sono molti che hanno partecipato alla resistenza e hanno combattuto nelle armate della libertà. Ve ne sono alcuni di cui non si parla mai; venivano dall’Est. Non avevano scelto la Francia al momento di sfuggire alla segregazione, ai ghetti, ai pogrom. Avevano preferito attraversare l’Atlantico, ma hanno voluto attraversarlo in senso inverso per partecipare alla liberazione dell’Europa. Quanti di loro sono morti per la Francia e riposano nei nostri cimiteri militari pur non essendo mai stati francesi. La semplice giustizia richiede il nostro omaggio riconoscente.

Infine, è come europeo che vorrei esternarvi la mia gratitudine. L’Europa cambia, a volte esplode nella ritrovata libertà dell’Est, esita a Ovest, cerca la via dell’unità e della pace. Certo bisogna che cerchi la propria identità e che ritrovi le sue radici; ma si tratta invero di tutte le sue radici. La cultura europea è un patrimonio comune ma diversificato. È evidente che l’Europa è profondamente marcata dal Cristianesimo nella storia stessa delle nazioni che la compongono e nelle sue istituzioni, ma altri considerevoli apporti culturali l’hanno costituita e animata. In particolare non si può disconoscere l’apporto ebraico, è capitale, il papa Giovanni Paolo II l’ha sottolineato il 18 agosto scorso parlando ai rappresentanti della comunità ebraica ungherese. Come potrebbe essere altrimenti, dal momento che la sorgente stessa del Cristianesimo è Gerusalemme, che Gesù Cristo era ebreo come pure gli apostoli. Bisogna però anche avere il coraggio di dire che, in mancanza del riconoscimento di queste radici ebraiche della nostra fede e della componente ebraica della nostra cultura, le terre cristiane d’Europa hanno visto preparare e attuare i pogrom che sono un abbandono, un fallimento, una perversione del messaggio evangelico. Così si annunciava l’impensabile Shoa.

Mi permetto di evocare anche il ruolo che gli ebrei dell’Unione Sovietica hanno avuto, al fianco dei dissidenti non credenti e dei cristiani nell’abbattimento del sistema. Tutti abbiamo visto sui giornali o alla televisione come, dopo cinquant’anni di isolamento e di persecuzioni, abbiano invaso le vie di Mosca il giorno della festa della Torah. Saluto i loro coraggiosi sforzi per partire verso Israele e trovare la completa libertà per la loro fede e la loro identità. In questa Europa nuova che nasce, siamo chiamati a rispondere insieme, nella nostra differenza, agli immensi bisogni spirituali e culturali degli uomini. L’entusiasmo suscitato dai mutamenti avvenuti all’Est e di cui la caduta del muro di Berlino è il simbolo più evidente, ha per un momento offuscato l’ampiezza spaventosa delle difficoltà che ci attendono. Non è sufficiente abbattere un muro per sopprimere, come per incanto, ciò che il muro nascondeva o rivelava.

All’Est il passato torna improvvisamente alla memoria ed esplode in un presente dove la miseria mette alla prova la speranza. All’Ovest, le nostre carenze, le nostre illusioni, le nostre idolatrie, i nostri oblii, servono a volte da alibi alle nostre buone coscienze di bambini viziati. Tornano i tempi dei capri espiatori. Si vede negare la vostra memoria da storici di fama, o la si vede resa folkloristica nei luoghi stessi del dramma inaudito. Vediamo cadere nel vuoto, nella rovina o nella vergogna le speranze riposte da tanti uomini nel messianesimo sostitutivo. Vediamo la sacralità religiosa, la vostra ma anche la nostra, colpita da disprezzo, derisione, violenza. Vediamo invertirsi i valori dell’eredità giudeo cristiana della nostra civilizzazione. Vediamo la sacralizzazione idolatra del profano tramite i mezzi di comunicazione di massa, la profanazione del sacro tramite un paganesimo aggressivo. Se non facciamo attenzione, insieme, potremmo avere quest’inversione del bene e del male, che colpisce Dio e distrugge l’uomo.

Qui arriviamo alla specificità del meccanismo nazista, che ha condotto dove sappiamo, a questa Shoah che infatti certuni vogliono banalizzare a dispetto della storia o anche confiscarvi. L’Europa ha bisogno di tutti per ricostruirsi pacifica, fraterna, rispettosa di tutte le diversità. L’Europa ha bisogno degli ebrei, qui da noi, e là, nella vostra antica e santa città, Israele, nella giustizia e nella pace. Quanto ci vorrà affinché lo sforzo cattolico di conoscenza, di giustizia e di rispetto verso il popolo ebraico si estenda a tutti i fedeli e che gli ebrei possano avere fiducia in noi? Ci vorrà molto, come dice il profeta Geremia. Il movimento è appena cominciato, lo credo irreversibile, a dispetto di alcuni fallimenti. Stasera io ringrazio questo popolo dedicandogli la medaglia che mi avete dato e a tutti faccio omaggio della mia speranza. Gloria all’unico Signore, e pace in terra agli uomini di buona volontà. Che Dio mantenga il vostro popolo nella sua dignità rispettata, nella sua fecondità ritrovata, nella sua casa riabitata, nella giustizia e nella pace, ovunque, a cominciare da Gerusalemme dove, come dice il Salmista, si trovano tutte le nostre fonti.


APPENDICE
Un necessario commento

I testi di cui sopra, presi dal volume di Ratier, nella parte conclusiva, sono quanto mai inquietanti. Il B’naï B’rith ha per noi tutti i caratteri dell’illegalità. Ed invece vengono perfino lodati da un principe della Chiesa che a distanza di duemila consegna nuovamente Cristo ai suoi accusatori davanti al Sinedrio e davanti a Pilato. Almeno così ci hanno raccontato, quando ragazzini ci veniva insegnato il catechismo. Adesso gli “alti vertici” si sono accordati – dopo duemila anni – su una nuova versione con la quale indottrinarci. Il popolo, si sa, è un bambinone. Gli si può far credere di tutto ed il contrario di tutto, a seconda delle esigenze del mondo e gli alti interessi degli alti vertici. Svolgeremo altrove una minuziosa critica dei documenti sopra riportati. Li terremo sempre presenti e polemizzeremo con essi anche quando non li citeremo. Il senso di questo ampio post nel quale vogliamo raccogliere tutta la documentazione, a guisa di libro, senza disperderla in brevi ed insufficienti articoli, è quello della documentazione. La migliore critica e confutazione che qui si può al B’naï B’rith ed alla sua propaganda nonchè le sue complicità è la raccolta di documenti e testi non meno eloquenti.

Il primo documento (app. a) è il migliore commento alla teoria dei “diritti umani” del B’naï B’rith con il plauso del cardinale D... È ben vero che si è precisato che i “diritti umani” di cui si parla sono innanzittuto se non esclusivamente quelli degli ebrei. Solo secondariamente quelli dei goym. Se questa non è una flagrante ed autorevolissima ammissione di razzismo, diventa difficile capire cosa il razzismo sia. È curioso e stupefacente al tempo stesso come il B’naï B’rith attraverso le scatole cinesi delle organizzazioni derivate abbia patrocinato in tutte i parlamenti, opportunamente inquinati e condizionati, abbiano ispirato e prodotto leggi contro il razzismo, supponendo che il razzismo sia sempre e soltanto la cornice ideologica con la quale si colpiscono gli ebrei e gli interessi ebraici. Che possa essere esattamente il contrario, cioè che il razzismo abbia come soggetto attivo l’ebraismo, specialmente nella sua versione sionista, non viene mai considerato. È uno sconcertante esempio di prepotente e sfacciata arroganza e ad un tempo totale mancanza di spirito critico.

Il secondo documento (app. b) circola in questi giorni sulla rete. Elie Wiesel è noto come il principale propagandista dell’«Olocausto», che per lui è stata la sua fortuna. Il documento in questione o è vero ed autentico o deve essere smentito. Non ho ancora potuto leggere nessuna smentita. Di certo non può essere ignorato. Per stare noi al nostro tema, osserviamo che a prescindere dal merito su questioni come questa ed altre dovrebbe essere possibile il dibattito e il contraddittorio. Una società non può pretendere di passare per liberale, quando viene imposto il bavaglio ed il carcere ad ogni voce contraria.

a..
IL LASCITO DI HORST MAHLER
LA SUA ULTIMA DICHIARAZIONE
PRIMA DEL VERDETTO E DELLA CONDANNA IL 25 FEBBRAIO 2009.


(
Appartenente al crescente movimento di disobbedienza civile in Germania, Mahler è stato accusato di “Negazione dell’Olocausto”)

Invio il presente all’ultimo momento. Sta per essere emesso il verdetto e verrò rinchiuso immediatamente. Dopodichè non avrò più alcuna possibilità di esprimermi pubblicamente, quindi colgo questa occasione per spiegare brevemente, ancora una volta, che cosa veramente c’è in gioco.

Molti miei sostenitori disapprovano ciò che ho fatto. Mi chiedono: “perché lo fai?” Alcuni di loro sottolineano che sarei stato più utile fuori dalla prigione e non dentro. Dicono che adesso il governo si sbarazzerà di me e non ne verrà tratto alcun vantaggio. Io rispondo a loro che essi considerano la questione dal punto di vista sbagliato. La cosa più importante non è più il fatto che l’attuale regime ci ha tolto il nostro diritto di libertà di parola!

Questo stato ha sempre avuto il potere di farlo, in molti modi, indipendentemente dal fatto che si voglia esprimere un’opinione o meno. Qui c’è in gioco qualcosa di più che il diritto di divulgare idee non conformi. Se ci si accorge, come lo è stato per me, che la Religione dell’Olocausto è l’arma principale per la distruzione morale e culturale della nazione tedesca, allora è chiaro che ciò che è in gioco non è altro che il diritto collettivo all’auto-difesa, cioè, il diritto della Germania a sopravvivere.

La sopravvivenza interessa tutti quanti! Il mondo crede veramente che noi Tedeschi ci lasceremo passivamente distruggere come Popolo, che permetteremo altrettanto passivamente che il nostro spirito nazionale venga estinto senza lottare? Quale tipo di uomo di legge ritiene che l’auto-difesa è un atto criminale?

In qualità di Popolo ed entità collettiva vivente abbiamo una natura nazionale e spirituale. Il mezzo più sicuro per estinguere la Germania come entità spirituale è distruggere la nostra identità ed anima nazionale, in modo da non sapere più chi o cosa siamo. Distruggere il nostro spirito nazionale è esattamente lo scopo del nostro nemico, chiedendo di accettare senza domande il suo estraneo Dogma dell’Olocausto, rinunciando a mettere in evidenza che il suo fantastico “Olocausto” non è mai avvenuto.

Non c’è alcuna prova di esso! Quando ci accorgiamo di essere minacciati di annientamento, allora non abbiamo più dubbi su chi è il nostro nemico: è il vecchio assassino di nazioni. Una volta accorti di questo, non ascoltiamo più passivamente le menzogne e i travisamenti del nemico. Cerchiamo un’arma ed un modo per proteggere la Germania, privare il nemico del potere che ha su di noi.

Ma ecco che abbiamo l’unica arma di cui abbiamo bisogno per proteggerci dall’annientamento. Abbiamo la verità. “ La verità, tutta la verità, nient’altro che la verità ! ” Un aspetto piuttosto insolito della storia della mia vita è la mia entrata da sinistra nell’ambito politico, tramite la Rote Armee Fraktion (RAF). Per farla breve, la RAF prese la via della lotta armata contro “ Il Sistema ”, così come veniva chiamato in quei giorni.

L’idea che ci motivò a prendere la via della lotta armata era la nostra credenza nell’Olocausto. Credevamo effettivamente in ciò che “ Il Sistema ” ci aveva insegnato a scuola e in ciò che veniva costantemente affermato dai media controllati dal nemico. Come altri nella RAF, io credevo in questa propaganda anti-tedesca. Ci credevo veramente e cercavo un modo per infrangere quell’insopportabile complesso di colpa associato “all’assassinio di sei milioni di ebrei ”.

Non intendo antrare nei dettagli di quel periodo della mia vita; il punto è che, quando ero giovano, ero un “fervido credente” dell’Olocausto. Nel 2001, nel corso della mia carriera come avvocato, mi fu chiesto di difendere un patriota musicista. Si trattava del cantante
Frank Rennicke che fu condannato dal tribunale per “Negazione dell’Olocausto ”.

La mia risposta a questa richiesta fu: “Naturalmente la difenderò!” Il compito di difendere Frank rese necessario che indagassi sui fatti, prove e accuse collegati all’Olocausto. Ecco a cosa hanno rivelato le mie inchieste: non c’è nessuna prova al riguardo delle fantastiche asserzioni inerenti l’Olocausto! Ci sono soltanto dichiarazioni rilasciate dal tribunale dei vincitori a Norimberga che dicono che ciò avvenne e che in merito si è già sufficientemente “investigato”.

Con la sua proverbiale faccia tosta il nostro nemico ci dice: “nessun altro evento in tutta la storia è stato così attentamente esaminato come l’Olocausto ” (La stessa faccia tosta che porta il nemico ad asserire che le enormi quantità di insetticida che la Germania usò per proteggere la salute dei prigionieri durante la Seconda Guerra Mondiale, fu usato per uccidere gli ebrei).

Se esaminiamo i fatti attuali, scopriamo che tutto ciò è una menzogna. E’ una propaganda di atrocità che viene tutt’ora seminata, 65 anni dopo la sconfitta della Germania. Quando il servile Bundesgericht (Corte Suprema tedesca) dichiara che un migliaio di “ testimoni oculari “ sostengono “ l’evento provato “, si tratta di un’altra sfacciata menzogna!

La nostra cosidetta Corte Suprema sa perfettamente che la nostra cosìdetta Bundesrepublik (Repubblica Federale) non è uno stato sovrano e quindi non è un governo legittimo. Il Prof.
Carlo Schmid, l’esperto di diritto internazionale riconosciuto a livello mondiale e autore della nostra Grundgesetz (Legge Fondamentale), affermò chiaramente che la Repubblica Federale non è uno stato valido.

In una conferenza che diede in occasione della sua creazione nel 1949, egli la descrive specificatamente come una “Organisationsform einer Modalität der Fremdherrschaft “ (Forma Organizzativa di una Modalità del Dominio Straniero), in altre parole, un mezzo di dominio dei nostri nemici. Il Prof. Carlo Schmid compose questa descrizione diplomatica per evitare di usare il termine “ governo fantoccio “

La nostra legge Fondamentale non è stata scritta da un’assemblea di rappresentanti eletti e non è stata approvata plebiscitariamente. I nemici occupanti ce la imposero e non risponde ai requisiti di uno stato legittimo. Poiché la Repubblica Federale non è uno stato legittimo, le istituzioni e le condizioni che i nostri nemici ci obbligano ad accettare, sono altrettanto illegittime sulla base del diritto internazionale.

E’ chiaro che i vincitori o il vincitore della Seconda Guerra Mondiale (il vero unico vincitore fu l’ebraismo mondiale) si diede un gran da fare per assicurare che le basi del dominio ebraico, di fatto il culto religioso dell’Olocausto, fossero legalmente inattaccabili. Questo fu il loro intento quando crearono la Repubblica Federale ed è chiaro che la Corte Suprema a quel tempo adottò un ordinamento giudiziario destinato a perpetuare “ l’Olocausto “.

La missione di proteggere l’Olocausto è insita sia nella Repubblica Federale che nella Legge Fondamentale. Questa è la base della dominazione della Germania da parte dei suoi nemici. Il ministro degli esteri
Joschka Fischer lo ha spiegato molto chiaramente quando si riferì all’Olocausto ed alla sponsorizzazione di Israele come la ragione di essere della Repubblica Federale.

Ciò che sta accadendo ora, altro non è che la distruzione del fondamento morale del nostro Popolo tramite un assalto genocidi alla nostra anima nazionale. In questo non c’è niente di sorprendente. Dovremmo considerare i nostri nemici veramente stupidi, specialmente il nostro più potente e più pericoloso nemico, se non avessero preso le misure idonee a mantenere il dominio su di noi.

I nostri nemici non scatenarono la Seconda Guerra Mondiale contro di noi semplicemente per abbandonare i loro scopi bellici dopo l’inevitabile vittoria delle loro risorse soverchianti in uomini e mezzi. Andarono ben oltre, evitando di darci la possibilità di esonerarci dalla Grande Menzogna, tramite autentici processi condotti da un potere giudiziario indipendente e professionale.

Il nostro peggior nemico non è stupido! Egli prese scrupolose precauzioni e conosce fin troppo bene i metodi da elaborare per assicurare la compiacenza al suo modo di intendere la “giustizia” . Chiunque non si accorga che il nostro nemico continua a perpetrare il genocidio contro di noi, come parte dei suoi scopi bellici, può aspettarsi che un Tedesco obbedisca al divieto di mettere in dubbio l’Olocausto.

Nessuno può aspettarsi che un Tedesco che voglia essere Tedesco non si ribelli a questo assalto contro la nostra nazione. Questo assalto non è altro che un genocidio culturale e ci minaccia tutti. Se è possibile, vi chiedo di osare immaginare che cosa necessariamente ne seguirà, se ne sarà il caso.

Che disgraziato essere umano sarei se, conoscendo questa minaccia per la nostra nazione e tutte le sue implicazioni, me ne stessi tranquillo seduto sulla mia comoda poltrona in attesa del giorno nel quale la verità verrà alla luce per conto suo! Ogni Tedesco ha l’obbligo di fare il suo dovere per la Patria! Abbiamo il sacrosanto diritto di difenderci, preservare la nostra nazione ed il nostro Popolo.

In ogni paese civilizzato c’è un obbligo legale di venire in aiuto di coloro che sono in pericolo. Infatti la legge prescrive delle pene per coloro che non portano soccorso. La mancanza di aiutare e soccorrere è una grave violazione della legge, costituisce in se stessa un corpus delicti. Sarei colpevole di un grave crimine se io non venissi in aiuto del mio Popolo, se me ne stessi tranquillo senza venirne in soccorso, sapendo che quella mostruosa impostura chiamata “Olocausto” non è mai avvenuta. In tal caso sarei veramente un criminale depravato!

Nell’attuale situazione non avrebbe senso per me tirare avanti a stento e cercare di guadagnare una maggioranza in questo o quel partito politico, oppure fondare un nuovo ed indipendente partito che si farebbe in un qualche modo strada attraverso il nostro intricato e corrotto parlamento per abrogare le leggi liberticide anti-tedesche.

Lavorando da solo, la mia linea d’azione è quella di continuare a fare ciò che ho sempre fatto. Confidando su me stesso, non posso fare altro che ripetere la verità, sempre e di più. Ho fatto un sacro giuramento che può essere letto su Internet, la nostra unica fonte informativa non censurata, che non desisterò mai dal ripetere questa verità: “L’Olocausto è una menzogna e lo è anche l’affermazione che ritiene sia stato provato”. Non c’è nessuna prova che lo sostenga.

Nella sua intrepida difesa della fede cattolica, il Vescovo tradizionalista
Richard Williamson ha recentemente affermato la stessa verità che io scoprii molto tempo fa. Nel caso di Frank Rennicke fui professionalmente obbligato ad indagare le prove dell’Olocausto ed arrivai alla conclusione che tali prove non esistono. Dopo aver riesaminato diversi processi simili, fummo in grado di esibire una lettera scritta da un professore di storia contemporanea, il Prof. Gerhard Jagschitz, di Vienna, le cui ricerche avevano anch’esse portato alla conclusione che non c’è alcuna prova a difesa dell’Olocausto.

Quando lo contattai, egli mi disse: “ Si certo, lo sappiamo già “. Il Prof.
Jagschitz era stato incaricato dal tribunale come perito testimone onde determinare se l’Olocausto fosse “ evidentemente ovvio “ come evento della storia contemporanea. Passò tre anni ad esaminare la letteratura disponibile riguardante l’Olocausto in modo da determinare la verità. Trascorsi questi tre anni informò il tribunale che non poteva più difendere la sua iniziale ipotesi a difesa della validità dell’Olocausto. Arrivò alla netta conclusione che, nell’ambito delle direttive di una società di diritto, non è ammissibile usare la “ manifesta ovvietà “ dell’Olocausto come base per condannare coloro ritenuti colpevoli di metterla in dubbio.

In quei giorni era il Prof. Jagschitz ed ora è la volta del Vescovo Williamson ma presto ci saranno molte altre personalità prominenti che arriveranno alla stessa conclusione. L’auto-difes è un diritto inalienabile. Come Tedesco che vuole essere Tedesco mi sento personalmente coinvolto da questo assalto contro il mio Popolo. La nazione Tedesca non ha solo il diritto di difendersi, in effetti essa è obbligata a difendersi.

A causa della nostra sostanza culturale, noi come nazione nell’Europa centrale abbiamo il dovere e l’obbligo di resistere ai tentativi di distruggerci culturalmente, di annientarci come Popolo e come entità spirituale. Ecco la posta in gioco! Non scelgo di aspettare che siano altri a difendere la nazione Tedesca, scelgo di farlo io stesso!

Sto dicendo la verità così come la percepisco e la verità è quella che il cosiddetto “ Olocausto “ non c’è mai stato. E’ questa l’ovvia ragione per la quale non vi sono prove in merito. Non c’è niente che difenda l’Olocausto, tranne i verdetti dei processi farsa in stile moscovita.

Questi verdetti ci vengono costantemente martellati nel cervello dai media giudaici come “ prova “ che l’Olocausto fu reale e che c’è un’abbondanza di prove che lo dimostrano. Coloro che applicano e perpetuano quest’etichetta sanguinaria sono colpevoli di tradimento contro la nazione Tedesca.

I più famosi fra questi traditori sono i giudici della Corte Suprema che santificano e rafforzano le decisioni dei tribunali minori riguardanti l’assurda “ manifesta ovvietà “ dell’Olocausto. Ciò è peggio che travisare la giustizia, significa portare avanti un deliberato genocidio contro il popolo Tedesco. Ho dimostrato la colpa dei traditori togati di Karlsruhe numerose volte e continuerò a sottolinearlo anche dalla prigione.

Dovrò farmi 12 anni di carcere. Come andrà a finire? Ho 73 anni e quindi questa è una condanna all’ergastolo per me. La mia sentenza prova che nella Germania di oggi il carcere a vita può essere comminato a chiunque si rifiuti di fare atto di sottomissione alla Grande Menzogna.

Naturalmente gli ebrei sono sempre disposti a “ trattare “. Il dissidente viene prima punito in maniera leggera, magari con un’ammenda pecuniaria. Oppure ci può essere una condanna al carcere di qualche mese che può tramutarsi in libertà vigilata. C’è sempre la possibilità di uscirne facilmente inchinandosi servilmente davanti alla Grande Menzogna e dando assicurazioni che non ci saranno più difficoltà in futuro.

Questo è ciò che il nemico vuole. Chiunque sia convinto che la vita sotto la Grande Menzogna non valga la pena essere vissuta, deve essere tenuto dietro le sbarre per sempre. Siccome io ho apertamente espresso questo sentimento innumerevoli volte, sapendo molto bene che la clava si sarebbe abbattuta, il nemico mi terrà sicuramente in prigione per il resto della mia vita.

Il nemico deve dimostrare al pubblico intimorito che cosa è veramente in gioco. Chiaramente noi Tedeschi ci troviamo in una situazione nella quale dobbiamo mandare a monte le nostre vite se non ci sottomettiamo alla Grande Menzogna. Qualunque cosa mi accada, posso solo dire, così come il nostro Salvatore dice nel Vangelo di San Matteo: “ chiunque non è disposto a portare la sua croce non è degno di me! “

Non siamo degni di chiamarci Tedeschi se, invece di alzarci in piedi per la verità, ci sottomettiamo supinamente alla Grande Menzogna! Credo comunque che la situazione storica della Germania stia per cambiare. La lotta sull’autenticità dell’Olocausto e sul dominio del dogma olocaustico sta ora imperversando nell’ambito della Chiesa Cattolica.

La Chiesa ha ancora un grande potere, anche se la sua gerarchia è stata corrotta ed erosa dagli ebrei. Con la sua grande ricchezza e centinaia di milioni di devoti seguaci, la Chiesa è la roccia sulla quale la nave della Grande Menzogna si andrà ad infrangere per poi affondare.

Gli ebrei stanno per avere la loro Waterloo. Una volta che l’Olocausto potrà essere apertamente discusso, la conoscenza della sua vera natura non potrà più essere soppressa. Quando l’affare del Vescovo Williamson raggiunge il punto in cui un papa è obbligato a scomunicarlo un’altra volta, come richiesto dall’ADL (Anti-Defamation League: organizzazione attivista dell’ebraismo mondiale), oppure se, sotto la pressione dei media ebraici e di corrotti politici, Papa Benedetto XVI° dovesse abdicare dal Trono di San Pietro, ciò sarebbe un atroce shock per il mondo cattolico, allora la verità si farebbe strada!

La fede cristiana è basata sulla Verità, la Roccia dei Tempi. La Verità ci renderà liberi e la volontà di essere liberi crescerà sempre più forte fino ad essere irresistibile, dopodichè avremo vinto. Per quel che mi riguarda, io ho fatto tutto quello che potevo. Ho dato un esempio. Ho detto spesso che la nostra è la più facile rivoluzione che sia mai stata portata avanti.

Abbiamo soltanto bisogno che alcune migliaia di persone si alzino e dicano la verità chiaramente ed apertamente come ha fatto Richard Williamson ed io ho cercato di farlo, assieme ad altri che si sono autodenunciati per aver detto la verità e per aver distribuito “ Conferenze sull’Olocausto “ di Germar Rudolf .

La vittoria finale della verità è inevitabile, così come lo è la sconfitta dell’ Impero Sionista globale. Tuttavia, non abbiamo modo di sapere quanto tempo dovrà passare ancora, o le esatte circostanze che porteranno la verità alla vittoria.

Aspettiamo e vediamo. Al momento stiamo assistendo ad un altro crollo del sistema finanziario globale ebraico. La base del potere ebraico, il tempio del loro dio Jahweh-Mammona, è stato colpito al cuore dal crollo del loro sistema bancario predatore. Il potere ebraico è basato sul potere del denaro col quale comperano il controllo dei politici e dei media. Al momento stanno perdendo questo controllo del denaro. Una volta che lo hanno perso, perderanno anche il controllo del governo e dell’opinione pubblica. Il loro controllo sull’opinione pubblica è già stato indebolito dalla nascita del non censurato Internet che non sono in grado di sopprimere. Appena perderanno il controllo dei media, si troveranno in una situazione pietosa!

Quando ciò accadrà, gli ebrei ci saranno riconoscenti per aver capito e accettato il loro storico ruolo nella redenzione del mondo. Noi riconosciamo la loro tirannia distruttiva come una rivelazione del sentiero di Dio attraverso il mondo verso se stesso, come spiegò il filosofo Hegel.

Noi rispettiamo gli ebrei come i seguaci di Satana e li accettiamo nella certezza che potremo redimere loro e noi stessi portando la Verità nel mondo con le nostre azioni. Gli ebrei hanno un pressante bisogno di redenzione e un giorno essi ci saranno grati!

HORST MAHLER
Inviato da: Ingrid Rimland Zuende

b.
Un sopravvissuto di Auschwitz afferma
che Elie Wiesel è un impostore


HenryMankow.com
07 marzo 2009


Nel maggio 1944, all’età di 15 anni, Miklos Gruner fu deportati dall’Ungheria al campo di Auschwitz-Birkenau, assieme a sua madre, suo padre, ed il maggiore e minore dei suoi fratelli. Miklos afferma che sua madre e suo fratello minore furono uccisi immediatamente dopo il loro arrivo al campo. Poi a lui, a suo fratello maggiore ed a suo padre furono tatuati sul braccio i numeri di matricola e furono inviati ai lavori forzati in una fabbrica di carburante di sintesi collegata alla IG Farben, dove il padre morì sei mesi dopo. Dopo di ciò il fratello maggiore fu inviato a Mauthausen e, dato che il giovane Miklos era rimasto solo, due anziani prigionieri ebrei, ungheresi ed amici del suo defunto padre, lo presero sotto la loro protezione. Si trattava dei fratelli Lazar ed Abraham Wiesel.
Nei mesi successivi Miklos Gruner e Lazar Wiesel divennero buoni amici. Nel 1944 Lazar Wiesel aveva 31 anni e Miklso non dimenticò mai il numero di matricola che i nazisti avevano tatuato sul braccio di Lazar: A-7713. Nel gennaio 1945, all’avvicinarsi dell’esercito russo, i prigionieri furono trasferiti a Buchenwald. Durante i tre mesi necessari a questo trasferimento, in parte a piedi e in parte in treno, più della metà dei prigionieri morì, e fra loro anche Abraham, il fratello maggiore di Lazar Wiesel. Nell’aprile 1945 l’esercito USA liberò Buchenwald e Miklos e Lazar erano fra i sopravvissuti del campo. Ammalato di tubercolosi Miklos fu inviato in una clinica svizzera, separandosi quindi da Lazar. Dopo la guarigione Miklos emigrò in Australia menter suo fratello maggiore, anch’egli sopravvissuto alla guerra, si stabilì in Svezia.
Diversi anni dopo, nel 1986, Miklos fu contattato in Australia da un giornale svedese ed invitato in Svezia per incontrare “un vecchio amico” di nome Elie Wiesel… Quando Miklos rispose che non conosceva alcuno con questo nome gli fu detto che Elie Wiesel era la stessa persona da lui conosciuta nel campo nazista col nome di Lazar Wiesel e col numero di matricola A-7713… Miklos ricordava ancora quel numero e si convinse a quel punto che stava per ri-incontrare il suo vecchio amico Lazar, ed accettò con gioia l’invito a volare in Svezia il 14 dicembre 1986.
Miklos così ricorda:
“Ero molto felice all’idea di ri-incontrare Lazar, ma quando sbarcai dall’aereo rimasi estremamente stupito nel vedere un uomo che non riuscivo affatto a riconoscere, che non parlava neppure ungherese ma inglese con un forte accento francese…, così il nostro incontro si concluse in circa dieci minuti. Come dono di commiato l’uomo mi dette un libro, intitolato “Notte”, di cui affermava di essere l’autore. A quel tempo non avevo alcuna idea, ma dissi comunque a tutti che quell’uomo non era la persona che affermava di essere!”
Miklos ricorda anche che durante quello strano incontro, Elie Wiesel rifiutò di mostrargli il numero tatuato sul suo braccio, affermando che non voleva mostrare il suo corpo. Miklos aggiunge anche che Elie Wiesel mostrò il numero tatuato ad un giornalista israeliano che Miklos aveva incontrato e che disse a Miklos che non aveva avuto tempo di identificare il numero ma…, che era certo che non si trattasse di un tatuaggio.
Miklos racconta ancora:
“Dopo quell’incontro con Elie Wiesel ho condotto per venti anni ricerca in ogni dove, ed ho scoperto che l’uomo che si chiamava Elie Wiesel non era mai stato in un campo nazista, dato che non figurava in alcuna lista ufficiale di detenuti.”
Miklos scoprì inoltre che il libro che Elie Wiesel gli aveva dato nel 1986, spacciandolo come opera sua, era stato in effetti scritto in ungherese nel 1955 dal vecchio amico di Miklos Lazar Wiesel, e pubblicato a Parigi col titolo di “A Vilàg Hallgat”, approssimativamente “Il silenzio del mondo”.
Il libro era stato accorciato e riscritto tanto in francese quanto in inglese per essere pubblicato nel 1958 come opera di Elie Wiesel, col titolo francese “La Nuit” e quello inglese “Night”. Elie Wiesel vendette dieci milioni di copie di questo libro in tutto il mondo, che gli valse persino il premio Nobel nel 1986, mentre – afferma Miklos – Lazar Wiesel, il vero autore, scompariva in circostanze misteriose…

“Elie Wiesel non ha mai più voluto incontrarmi, - dice Miklos – ebbe successo; guadagna 25.000 dollari per conferenze di 45 minuti sull’Olocausto. Ho informato ufficialmente lo FBI che Elie Wiesel è un impostore ma non ho avuto alcuna risposta. Mi sono anche lamentato con la Reale Accademia Svedese di Scienze, ma senza alcun risultato. I media americani e svedesi che ho tentato di contattare si sono mostrati indifferenti. Ho ricevuto numerose telefonate anonime in cui mi si diceva che mi avrebbero sparato se no stavo zitto, ma ormai non ho più paura della morte. Ho depositato l’intero dossier in quattro diversi paesi e, in caso di mia morte improvvisa, verrebbe reso pubblico. Il mondo deve sapere che Elie Wiesel è un impostore ed io intendo dirlo, intendo pubblicare tutta la verità in un libro che intitolerò “La storia di Premio Nobel e di un’identità rubata.”

Fonte italiana
effedieffe


(segue)

8. Altri siti chiusi di cui si ha o ci viene data notizia. – Credo che sarà difficile avere un elenco, controllato e attendibile, dei siti che sono stati chiusi. Io non escluderei che alcuni di questi siti posso fungere da siti civetta, ossia costituiti ad arte allo scopo di favorire una repressione generalizzata, per colpire soprattutto le forme di dissenso politico-culturale e le voci anticonformiste. Nel caso di Erwin è stata poi rivelata la vera identità. Si tratta di un... marmista in pensione, che evidentemente si diletta di storia. Come si può infierire su un pensionato? Cosa ha di tanto pericoloso un marmista? Alcuni lettori hanno segnalato di essere stati vittima di provvedimenti analoghi a quelli di Erwin (continueremo a chiamarlo così) e se ho ben capito pur riaprendo nuovi siti, questi vengono nuovamente chiusi dopo un paio di giorni: dunque, una persecuzione verso la singola persona. In questi ultimi casi non si capisce se vi sia stata la stessa imputazione che per Erwin, ossia l’art. 3 della legge Mancino. I siti segnalati sono: http://suscitapolemica.ilcannocchiale.it/ e protocollodizion, ma funge da sito di sostituzione il sito http://olo-dogma.myblog.it/ . Temo di fare della confusione. Questo paragrafo comunque è dedicato al censimento di tutti i casi simili, che riteniamo non siano pochi. Ho finalmente trovato il link dove ricordavo di aver letto una notizia sconcertante: Riccardo Pacifici che in data 16 ottobre 2008 consegnava a Gianfranco Fini un elenco di siti “razzisti”. A decidere che siano tali è una giurisidizione fino ad oggi inedita: quella di Riccardo Pacifici. Non credo che la mostruosità giuridica e politica abbia bisogno di particolare commento. Se Pacifici è stato il pubblico delatore dei siti in questione, la difesa avrebbe pure il diretto di fare tante domande e di chieder conto allo stesso Pacifici, che non può rivendicare un diritto all’impunità. Ritengo che sarebbe una manifestazione politicamente importante quella di un corteo con cartella davanti alla sede della Comunità ebraica romana, di cui è presidente proprio Riccardo Pacifici. Ne riporto il testo virgolettato per come si può ancora trovare nell’edizione online di “Repubblica”:

Il presidente della Camera partecipa alla commemorazione
della deportazione degli ebrei romani ad Auschwitz 65 anni fa


Fini in sinagoga a Roma ricorda la Shoa.
Pacifici gli consegna la lista dei siti razzisti.


Il precidente della comunit ebarica della capitale:
“Riconducibili a un unico elenco, caso preoccupante”


ROMA - Per tutti gli italiani è un dovere "ricordare le vittime della deportazione e il ruolo decisivo che gli ebrei hanno sempre svolto nella società italiana": è uno dei passaggi della lettera che il presidente del Consiglio ha inviato oggi a Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica di Roma, in occasione della ricorrenza dei 65 anni della deportazione degli ebrei romani ad Auschwitz, celebrata oggi nella capitale.
“Proprio nell’autunno di 70 anni or sono l’Italia conosceva la vergogna della promulgazione delle leggi anti ebraiche”, continua Berlusconi nel messaggio. “L’approvazione delle leggi razziali privava l’Italia del contributo essenziale di intellettuali, scienziati, artisti che rappresentavano motivo di orgoglio nazionale e che avevano fattivamente contribuito alla crescita culturale ed economica del nostro paese. Al sacrificio delle menti fece seguito, cinque anni più tardi, il sacrificio di tante vite umane di cui molte strappate alla città di Roma”, ha ricordato il premier nella lettera.
La comunità ebraica romana ha celebrato la ricorrenza con un occhio al passato e uno al futuro, commemorando l’anniversario dei rastrellamenti nazisti al ghetto ma anche affrontando l’emergenza xenofobia e le nuove forme di intolleranza emergenti. “Oggi il fatto che almeno nella leadership della destra ci sia l’idea di dichiararsi antifascisti è una conquista che dobbiamo conservare gelosamente” ha detto Pacifici. “E’ evidente che è un processo molto lungo e che dovrà colpire anche la pancia del partito e specialmente i giovani».
Durante la conferenza stampa a chiusura della visita di Gianfranco Fini alla sinagoga, Pacifici ha consegnato al presidente della Camera una lista di siti razzisti. «Domani andremo a denunciare alla polizia postale i nomi dei siti riconducibili ad una unica sigla che predicano il razzismo”, ha detto. Si tratta di fenomeni razzisti “che non riguardano noi ebrei direttamente ma che ci preoccupano. Non è un’emergenza, ma non è assolutamente da sottovalutare”, ha spiegato.
In memoria degli oltre mille ebrei romani deportati ad Auschwitz il 16 ottobre 1943 oggi sono state deposte quattro corone davanti alla sinagoga, al Ghetto, da parte del sindaco di Roma Gianni Alemanno, del presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, del presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo e il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, insieme a Pacifici. Una giornata che “non può e non deve uscire dalla nostra memoria”, ha commentato il leader del Pd Walter Veltroni. “Una delle giornate più brutte della storia moderna, che dovrà essere un monito per il futuro”, ha affermato Gianni Alemanno.
*
L’Unità 17/10/08

Gli ebrei a Fini: «Ecco il dossier della vergogna»
L’ex ministro degli Esteri:
i corsi di lingua aiutano
l’integrazione.
Ma sarebbe intollerabile se fossero differenziali
Documento con decine di siti xenofobi consegnato al presidente della Camera,
in visita alla Sinagoga di Roma


di Mariagrazia Gerina / Roma

La kippah, certo. La indossa, è un gesto che già conosce. Stringe la mano ad Alberto Mieli, ex deportato, si erano già incontrati qualche anno fa all’Auditorium. Più in disparte intravede anche Piero Terracina, quello che ad Auschwitz con Alemanno ha deciso di non andare («Ma Fini ha avuto coraggio, gli va riconosciuto»). Poi si lascia guidare dal rabbino capo Riccardo Di Segni all’interno della grande Sinagoga, il Tempio Maggiore di Roma. «La chiusero nel ‘38 con le leggi razziali?», fa come per ricordare Gianfranco Fini. «No, fu dopo l’8 settembre ‘43», lo corregge il Rabbino Di Segni: «Tutte le sinagoghe d’Europa furono chiuse, i sigilli li tolsero gli americani, c’è ancora la targa». Qualche incertezza, uno sguardo ancora alle architetture per apprezzarle meglio. Ma anche questa visita alla più grande sinagoga d’Italia è un passaggio già attraversato. Come la visita a Yad Vashem, a Gerusalemme, il viaggio ad Auschwitz. Un percorso «necessario» fatto di gesti simbolici tutto già compiuto da Fini, prima di arrivare alla presidenza della Camera. Il suo cursus verso una destra che altrove, in Francia per esempio, «si è sempre dichiarata antifascista», come dice il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, che gli fa da guida insieme al presidente dell’Unione delle comunità Renzo Gattegna. La destra italiana no, appunto. Per questo il primo presidente della Camera che viene dalla storia del Msi deve ribadire con frasi apodittiche e ben studiate che il 16 ottobre del 1943, rastrellamento del ghetto e deportazione di 1022 ebrei romani, «è una vicenda tragica che non riguardò solo gli ebrei ma gli italiani», «che si capisce solo se si ricorda che nel 2008 ricorre l’anniversario delle leggi razziali» e che «tutto il popolo italiano riconosce di non dover dimenticare». «Concetti semplici», dice Fini, anche se sa benissimo che persino i vertici di An ancora ci “inciampano” e che un gesto che dovrebbe essere scontato come mettere la kippah quando entri in una sinagoga è stato ed è oggetto di scherno non solo tra i militanti dell’estrema destra. «Il percorso è ancora lungo e dovrà colpire anche la pancia del partito», lo avverte Riccardo Pacifici, lui che ha lavorato dietro le quinte di quel viaggio a Gerusalemme e di tutti i passaggi successivi: «Certo oggi almeno nella ledership l’idea che occorra dichiararsi antifascisti c’è». Ma che non basti affatto è fin troppo evidente. La comunità ebraica di Roma e gli ex deportati lo hanno spiegato a Fini mettendo in fila la cronaca di questi giorni, gli atti di xenofobia, i rigurgiti razzisti. E poi gli hanno consegnato un dossier con la data del 16 ottobre. Dentro non c’è la storia del rastrellamento del ghetto. Ci sono siti che registrano ventimila contatti ogni giorno. Siti pieni di messaggi «xenofobi» e «razzisti», che Pacifici preferisce non rivelare per «lasciare tempo alle autorità di indagare» ma «molti sono riconducibili a un’unica sigla». La rete ne è piena, basta navigare un po’ per imbattersi in confutazioni del mito dello sterminio ebraico, testi negazionisti, insulti ai testimoni della Shoah, compendi di follie che sembrano manuali per praticare l’odio razziale. E poi il merchandising fascista, le magliette con il duce. Eccola la pancia della destra. «Cose che non possiamo tollerare», dice Pacifici. «Anche se non siamo noi sotto tiro in questo momento - avverte - il razzismo oggi colpisce altre minoranze», ripete invocando «il senso di responsabilità delle istituzioni». Nei confronti dei rom prima di tutto. Dopo l’incontro a porte chiuse con il consiglio della comunità e con i sopravvissuti della Shoah romana però il dossier sui siti razzisti e negazionisti Fini deve averlo passato a un suo collaboratore, perché non ce l’ha in mano quando si presenta alla stampa. «Vedremo, mi è stato appena consegnato», risponde a chi gli chiede come reagirà. Di passi il presidente della Camera ne ha fatti tanti. Il passo successivo stenta a farlo. E quando i cronisti gli chiedono della mozione che vuole i bambini immigrati in classi separate non ce la fa a prendere le distanze dalla Lega. Non ce la fa a dire la parola «vergogna». Anzi: «Il testo l’ho letto, è tutt’altro che razzista, individua strumenti che favoriscono l’integrazione», assicura. Dice che l’ha letto bene. Poi torna a tuonare contro il «mostro del razzismo che anche quando si pensa di averlo debellato può risorgere in tante forme diverse».



Ad essere assai preoccupati delle nostre libertà siamo noi. La seconda guerra mondiale ha comportato tragedie e sofferenze per moltissime persone, per i nostri padri e per i nostri nonni. A sentir Pacifici sembra che gli ebrei romani abbiano il monopolio della sofferenza e di conseguenza anche il monopolio degli indennizzi e di ogni sorta di risarcimento. La comunità ebraica romana non conta più di diecimila ebrei, forse 15 mila. La comunità dei calabresi romani è di circa 400.000 persone fra prima, seconda e terza generazione: non contano nulla a fronte di 10/15 cittadini, che sono praticamente padroni della città e dispongono del sindaco in carica, pur non avendolo votato. Avrebbero preferito Veltroni.

9. Rassegna stampa su Erwin. – Il giornale che più si occupa del caso è un quotidiano di provincia che si legge a Massa Carrara: vi si accede cliccando sul link del titolo di questo paragrafo. La stampa nazionale non sembra ancora essersi accorta del caso e forse non ne tratterà mai. In questi casi, la regola sembra essere: colpire in silenzio e discretamente, senza che nulla si sappia e senza che i cittadinini possano aprire gli occhi. In questi giorni, l’«abbronzato» Obama continua a presentarci l’America come la terra della “libertà di parola”, una libertà che però a noi è stata tolta proprio grazie alla “Liberazione”. In Italia, il partito al governo si intitola perfino “Popolo delle Libertà”. Evidentemente, stiamo assistendo a quello che i linguisti chiamano uno “slittamento semantico”, per cui la parola “libertà” e specificatamente “di parola” si sta trasformando nel suo contrario, ovvero nel diritto di Riccardo Pacifici di sparare tutte le castronerie che vuole senza che nessuno possa confutarlo e trovando pronti a battergli le mani un Alemanno o un Fini, la coppia più bella del mondo, come raffigurata in alcuni fotomontaggi satirici che qui non riportiamo, per non dare esca a nuove accuse di antisemitismo. Riportiamo però a questo riguardo una constatazione di Gilad Atzmon: «Antisemiti – in passato gli antisemiti erano quelli a cui non piacevano gli ebrei, oggi gli antisemiti sono quelli che non piacciono agli ebrei. Dato il crescente divario tra lo Stato ebraico e le sue lobby da una parte e il resto dell'umanità dall'altra, abbiamo buone ragioni per ritenere che presto l'umanità intera verrà denunciata come antisemita da una qualche lobby ebraica».

1.
Si noti la titolazione: «un sito che negava l’Olocausto». Non sappiamo per fortuna ancora nella civilissima Germania, o nell’ancora più civilissima Francia, dove esiste uno specifico reato di “negazione dell’Olocausto». È assai probabile che l’astuzia della lobby sia quella di far passare il messaggio che un simile reato ci debba essere anche da noi e che debba essere introdotto al più presto. Ci aveva provato Mastella, che in tal modo pensava di ingraziarsi la Lobby per suoi precedenti trascorsi come ministro del Lavoro, quando disse che gli attacchi alla lira provenivano dagli ambienti ebraici americani. Il “progetto Mastella” è stato fermato appena in tempo da una levata di scudi degli storici italiani. Si sa però come in in Italia passano le leggi liberticide: nella distrazione del popolo. Fu così con la legge Mancino, ideata, pensata, progettata e attuata anche in Italia dalla locale sezione del B’naï B’rith. Se qualcosa di utile, nel male, potrà portare la campagna pretestuosa di chiusura di molti siti, sarà il risveglio della coscienza di molti cittadini dormienti, o almeno di quella delle vittime, che superando le loro diversissime identità potranno riconoscersi tutte in un solo principio: la libertà di parola e di pensiero. Non mi sembra né irrealistica né illegale una campagna di manifestazioni davanti alle quattro sedi note del B’naï B’rith in Italia, cioè in Roma, Firenze, Milano, Livorno. Ognuno potrà scegliersi la sede più vicina.

2.


10. Anche la piattaforma blogspot è sotto minaccia. – Sull’ultimo post ho ricevuto la segnalazione che trascrivo di seguito con un semplice e rapido “copia e incolla” che spero funzioni:
DIGOS OSCURA 2 BLOG-MA NON LE COPIE CACHE

La digos chiude 2 blog islamici
- ma lascia impunemente on line i siti dei pedofili ebrei israeliani-La chiusura dei 2 blog

abulbarakat.blogspot.com e ummusama.blogspot.com (ancora on line grazie alle copie cache)è

stata possibile in base al nuovo decreto sicurezza con la seguente motivazione "erano presenti documenti, alcuni tradotti anche in italiano, e file multimediali che veicolavano disprezzo per il mondo occidentale, facendo apologia della violenza come strumento di affermazione della religione, e mostrando compiacimento per gli attacchi suicidi." Siamo andati a vedere il contenuto dei 2 blog per carpirne il contenuto apologetico terroristico e antioccidentale che la digos ha considerato necessario rimuovere dalla consultazione pubblica. (aprendo questo link è possibile consultare tutte le copie cache dei blog oscurati

http://www.google.it/search?hl=it&rlz=1T4RNWN_itIT266IT266&q=+site:abulbarakat.blogspot.com+abulbarakat

Personalmente non ci trovo nulla che esalti la violenza o istighi a commettere violenza o atti contro la legge,ma lascio la possibilità ad ognuno di verificarne i contenuti e trarre le propie considerazioni,e soprattutto se questi contenuti siiano realmente cosi pericolosi da meritare una censura se paragonati alla apologia della violenza che Israele e la lobby ebraica esprime quotidianamente contro il mondo arabo e islamico.

Forse per avere un termine di paragone su cosa sia apologia della violenza od istigazione alla violenza o meglio alla guerra, la digos e i lettori farebbero bene a consultare i siti sionisti che senza mezzi termini "istigano gli italiani alla guerra" ovviamente in difesa di israele cioè in difesa di una entità politica estera;attività quindi di propaganda bellica svolta da stranieri(per lo piu ebrei con cittadinanaza anche israeliana)al fine di provocare tra gli italiani, odio contro i nemici non della italia, ma contro i nemici di Israele. Attività di propaganda politica ebraica quindi che ha anche lo scopo di provocare "atti di violenza"contro lo stato italiano da parte di stati stranieri in guerra contro lo "stato ebraico"al fine di indurre l'italia in guerra contro i nemici di israele.

Art. 243.


Intelligenze con lo straniero a scopo di guerra contro lo Stato italiano.

Chiunque tiene intelligenze con lo straniero affinché uno Stato estero muova guerra o compia atti di ostilità contro lo Stato italiano, ovvero commette altri fatti diretti allo stesso scopo, è punito con la reclusione non inferiore a dieci anni.
Se la guerra segue, si applica la pena di morte (1); se le ostilità si verificano si applical'ergastolo.


(1) La pena di morte per i delitti previsti dal codice penale è stata abolita dal D.Lgs.Lgt.

n. 224/1944.

Art. 244.
Atti ostili verso uno Stato estero, che espongono lo Stato italiano al pericolo di guerra. Chiunque, senza l'approvazione del Governo, fa arruolamenti o compie altri atti ostili contro uno Stato estero, in modo da esporre lo Stato italiano al pericolo di una guerra, è punito con la reclusione da sei a diciotto anni; se la guerra avviene, è punito con l'ergastolo. Qualora gli atti ostili siano tali da turbare soltanto le relazioni con un Governo estero, ovvero da esporre lo Stato italiano o i suoi cittadini , ovunque residenti, al pericolo di rappresaglie o di ritorsioni, la pena è della reclusione da tre a dodici anni. Se segue la rottura delle relazioni diplomatiche, o se avvengono le rappresaglie o le ritorsioni, la pena è della reclusione da cinque a quindici anni.


Art. 245.
Intelligenze con lo straniero per impegnare lo Stato italiano alla neutralità o alla guerra. Chiunque tiene intelligenze con lo straniero per impegnare o per compiere atti diretti a impegnare lo Stato italiano alla dichiarazione o al mantenimento della neutralità, ovvero alla dichiarazione di guerra, è punito con la reclusione da cinque a quindici anni. La pena è aumentata se le intelligenze hanno per oggetto una propaganda col mezzo della stampa.

In sostanza ci sono 2 entità politiche estere,Israele ed ebrei e mondo arabo e islamici,completamente estranee e starniere all'italia e alla sua cultura e tradizione che combattono una guerra anche mediatica che rischia di coinvolgere l'italia e gli italiani.
Propaganda ebraica volta ad istigare gli italiani contro gli arabi,propaganda ebraica ad istigare gli arabi contro gli italiani,CIOè PROPAGANDA EBRAICA IN FAVORE DELLO STATO DI ISRAELE
.

Ovviamente sono rare,ma non troppo, le frasi che nei blog e siti sionisti istighino apertamente all'odio nei confronti dei nemici di Israele,ma in maniera subliminare ad esempio l'istigazione all'odio nei confronti dell’Iran,che non ha alcun contenzioso contro l’Italia ne viceversa,è palese ad esempio sul sito di Fiamma nirenstein (ebrea sionista con cittadinanza israeliana).
Ad esempio il sito di fiamma nirenstein, i cui commenti sono sottoposti ad approvazione,compaiono come approvati,commenti che apertamente ed incontrovertibilmente istigano alla guerra contro l'iran o al mondo islamico eanche ad attaccare violentemente "istituzioni internazionali come l'ONU- ECCO UN ESEMPIO di quali siano i commenti che il sito di fiamma nirenstein consente dipubblicare

"jetset - Libere Risonanze Weblog , Ferrara
Pubblicato martedì 3 giugno 2008 alle ore 15:11:55

E Lei crede che l'ONU produca mai qualcosa che non sia carta straccia o Gran Galà mondani? E' ora di cacciare a pedate tutti i diplomatici-fantoccio, radere al suolo il palazzo di vetro e farci un parcheggio, almeno NY potrà vivere con un meno traffico...
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jetset - Libere Risonanze Weblog , Ferrara
Pubblicato martedì 3 giugno 2008 alle ore 17:02:45

P.S: dimenticavo, io sono per l'impiccagione immediata sia di Mougabe che di Ahmadinejad. Li si invita a Roma, poi zac, li si acchiappa e li si appende, status diplomatico o no. Così si fa giustizia, altroché ONU.
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Se il problema della digos è quello di scovare i nemici dell'occidente e chi istiga alla

violenza è sufficente che apra il sito di Fiamma Nirenstein. Sembra poi veramente incomprensibile ed odioso il comportamento della digos che si preoccupa di chiudere dei siti islamici e lasci impunemente on line I SITI DEI PEDOFILI EBREI DI ISRAELE. Molteplici infatti sono state le denuncie contro il sito dei pedofili ebrei,http://ilbl.net presentate anche alla deputata fiamma nirenstein,alessandro ruben etc senza che esse avessero il minimo effetto o abbiano suscitato il minimo intervento della "celere digos"

Sorge allora il sospetto che la rete dei pedofili ebrei che nel sito ....trova un momento di confronto e dialogo---- http://ilbl.net --- rimanga impunememnte on line grazie a coperture politiche oltre che l'approvazione della Divisione investigazioni generali e operazioni speciali.Operazioni veramente speciali....

Il sito da cui ho sopra riportato il post è il seguente. Le considerazioni da farsi sono molte, ma soprattutto è da organizzare una resistenza. Mi auguro che la rete, tutta la rete si mobiliti e quanto meno inizi il tam-tam. Chi legge queste righe è caldamente invitato alla mobilitazione facendo tutto quanto a lui possibile. Ringrazio quanto mi faranno giungere segnalazioni che io cercherò di ordinare e di rendere fruibili per una più agevole informazione e circolazione dell’allarme.

(segue)

52 commenti:

Anonimo ha detto...

L'art. 3 legge nr. 654 del 13.10.1975 riguarda soprattutto la discriminazione religiosa

Antonio Caracciolo ha detto...

E se è così, cosa c’entra? Il sito poteva esprimere opinioni proprie del suo creatore, forse da altri non condivise, ma non discriminava nessuno sul piano religioso. Anzi non credo che il suo autore avesse interessi di carattere religioso. Il caso è da seguire in tutti gli sviluppi. Credo che colpendo uno, si voglia impaurire tutti quelli che hanno vedute e idee non conformi e in sintonia con quelle dei delatori. Se si tratta delle legge Mancino, che buffamente pretendere di incriminare l’odio, allora il procuratore di Arezzo può esser certo che di odio ne troverà molto di più indagando fra i delatori, ovvero collaboratori dell’accusa.

Ricciardetto ha detto...

Voglio esprimere il mio appoggio e la mia solidarietà al sito"Thule-toscana."
Non so chi ci sia dietro a questo sequestro, ma non mi è difficile immaginare che ci siano interessi giudaici. Il prosequio di questi tristi avvenimenti lo confermeranno o meno.

Anonimo ha detto...

La legge mancino non e valida perche e usata discriminatamente, per esempio non e stata mai usata contro il libro talmud che incita odio e morte contro cristiani.

Serena ha detto...

Oggi ho appena scoperto che il mio sito preferito non esiste più, che giornata di m***a

Antonio Caracciolo ha detto...

Non so quanti fossero i Lettori di Thule-toscana. Io, evidentemente troppo occupato a scrivere il mio, non era molto assiduo nella frequentazione del sito. Per quello che posso valutare non vi sono estremi di perseguibilità penale. Una volta ho difeso il sito da un attacco decisamente pretestuoso di “Informazione Corretta”. Il post esiste ancora.

A questo punto però chiamo qui a raccolta tutti i Lettori del sito Thule-toscana che non ho modo di contattare. Occorre organizzare forme di solidarietà. Costoro pensano di toglierci di mezzo nel silenzio generale uno alla volta, uno dopo l’altro. Siamo tutti mincacciati e dobbiamo organizzare la nostra difesa.

Erwin ha detto...

Caro Caracciolo,
La ringrazio di tutto quello che sta facendo.
Giustamente osserva che c'è in atto una sorta di "pulizia etnica" ,nel web .
In varie forme ,dalla "bannatura" esercitata da TUTTI i siti conformisti ,omologati alla olofavola alla repressione "legale" per "ipotesi" di discriminazione razziale,aggiungo io.
L'opera interrotta,manu militari, è ripresa al seguente link:

http://olo-dogma.myblog.it/

Un caro saluto a tutti!

Erwin

luciano ha detto...

Ho Conosciuto Caracciolo nel 2007 a Teramo.
Da allora apprezzo la sua azione e riprendo talvolta le sue prese di posizione sul mio giornale generalista viaroma100.net.
Organizziamoci, crecando di collaborare con chi si muove nella stessa direzione, Carancini e Moffa ad esempio.
Luciano

Antonio Caracciolo ha detto...

Per dovere di cronaca e per correttezza devo renderle noto che con le persone da lei nominate ci è stata privata rottura di relazioni, per fatti su cui non desidero parlare. Le mie posizioni restano quelle che erano ben prima di aver conosciuto i nominati signori e ne sono del tutto indipendenti. L’attacco di «Informazione Corretta» alla mia persona è precedente i fatti di Teramo. Può verificare lei stesso, cercando negli archivi della testata sionista torinese. Non desidero aggiungere altro.

Antonio Caracciolo ha detto...

Caro Erwin,

la mia preoccupazione è di non riuscirle di danno anzichè di utile. Non sono un avvocato addentro alla materia e potrei sbagliare. Anche questa mattina avevo pensato di aggiungere un paragrafo per dire sulla base di quanto lei stesso mi aveva comunicato privatamente che il decreto di sequestro è: illegittimo, infondato, arbitrario.

Illegittimo perché ancora in Italia non vi è una legge che punisce il “revisionismo” in quanto tale. “Infondato” perché anche in base alla legge Mancino, di cui ora so (avendo letto Ratier) che è stata voluta e ottenuta dal B’naï B’rith, lei proprio non ha mai dato prova di “odiare” nessuno, o di essere “razzista” o si sentirsi “razzialmente superiore”. Se mai siamo tutti noi poveri goym ad essere considerati una “razza inferiore” e quindi dovremmo essere noi protetti dai nostri delatori. Infine, perla finale, non mi sembra che nel testo del decreto di sequestro di cui lei mi ha riportato alcune frasi si dica quali siano le singole affermazioni incriminate. Adesso mi sembra totalmente arbitrario che si sequestri un sito a causa di “alcune affermazioni” di cui neppure si dice quali sono. Avrei voluto scrivere queste cose in un paragrafo aggiuntivo, ma non sono un avvocato e sono ansioso di sapere cosa ne pensa l’avvocato che lei si è scelto.

Anonimo ha detto...

Professor Caracciolo, ritiene che possa essere definito razzista un sito nel quale ogni volto di ebreo era accostato alla fotografia di un maiale, compreso, se non erro, una foto di un gruppo di deportati affiancata a una "nidiata" di porci?
Non voglio difendere il sionismo ma questo veterorazzismo della specie più squallida e volgare è paradossalmente la migliore propaganda per i sionisti.
Mi meraviglia che non se ne renda conto e la scuso perchè per sua stessa ammissione conosce poco il sito in questione. Se lo avesse visto con più attenzione sarebbe più cauto in impropnibili difese.

Giovanni Rinaldi

Antonio Caracciolo ha detto...

Non so di cosa stia parlando. Non ho visto quel che dice. Ma anche fosse come lei dice, posso arrivare a capire che un simile modo di esprimersi venga considerato “oltraggioso”, ma ancora non capisco cosa c’entri la legge Mancino, l’odio razziale, la superiorità razziale... Gli anni di carcere previsti.

Come calabrese, nei periodi in cui abitavo a Milano, mi è capitato qualche volta di essere insultato come “terun”. In Germania, gli emigranti italiani non sono sempre stati amati. E potrei fare altri esempi, compresi quelli che possono trarsi dal Talmud verso i cristiani ed in ultimo la famosa, recente trasmissione di un tv privata in Israele dove si dileggiavano i cristiani ed il loro culto: della madonna si diceva quello che fa inorridire ogni cristiano.

Mi ha però molto indignato come il governo israeliano abbia protetto e coperto i responsabili della in nome di quella libertà di espressione che noi non possiamo garantire ai cittadini europei, cittadini che invece per cose eguali devono andare in galera ed essere messi alla gogna o indicati come il peggio che possa esistere.

E lei mi parla di maiali? Se dovessi scegliere un’immagine plastica per definire i governanti israeliani in questa e in molte altre occasione quale immagine potrei usare? Me ne indichi una lei a suo piacimento, ma mi consenta una forma plastica e visiva quando le parole non bastano più ad esprimere il concetto.

Nessuna legge Mancino ha protetto in Israele i cristiani (io sono e mi professo un “idolatra” pagano) né li protegge dai sistematici sputi reali e non virtuali che i cristiani si prendono in faccia dai devoti fedeli di Geova.

In ogni caso, si rassicuri, non condivido certo quello che lei dice, ove ciò sia. Ognuno ha il suo modo di esprimersi ed io non posso imporre a nessuno il mio stile ed il mio sforzo di equilibrio e di pacatezza d’animo e di giudizio, almeno quando mi riesce ed anche io non mi senta travolto dall’indignazione e dallo sdegno, come durante l’operazione “piombo fuso”, che per me ha superato ogni limite di sopportazione umana... Stavo per ammalarmi. Ho dovuto smettere di seguire la cronaca degli eventi per non cadere in una pericolosa depressione.

Per concludere, resta il problema della legge Mancino e dell’uso che se ne vuol fare. Che sia stato un prodotto del B’naï B’rith ora lo so con certezza, anche se prima già lo sospettavo. La "perfidia" di questa legge è a mio avviso di essere provocatrice e repressiva al tempo stesso: per un verso gli stessi soggetti ti portano alla disperazione e poi ti reprimono per quelle manifestazioni alle quali ti hanno costretto. Altro che “perfidia” e malvagità.

Seguirò comunque tutte le fasi, per quanto posso, del processo che sta per essere intentato all’autore del sito in questione, il quale se vuole può rispondere direttamente alle sue contestazioni su maiali e simili. Certo, Erwin che non conosco personalmente ha la mia solidarietà, anche se al suo posto mi sarei forse espresso diversamente. Ma ognuno ha il suo stile e occorre capire quando non si tratta più di una questione di stile.

Io qui difendo la libertà di TUTTI, non del solo Erwin.

Quanto al RAZZISMO me ne sto interessando ognor di più, perché vorrei propriamente capire cosa esso sia. Se ne parla così spesso che sembra una cosa ovvia, ma a me ovvia non pare. Se lei è in grado di darmi lumi, vengo a scuola da lei. Richiamando però alla mente i miei ricordi dei testi biblici veterotestamentari, io non saprei come non giudicare intimamente razzista, metafisicamente razzista una religione come quella ebraica che distingue i fedeli di un dio di nome Geova dalla restante umanità, in ogni caso diminuita in dignità.

Non mi ingannano le capriole e gli eufemismi con cui si cerca di nascondere una disparità in dignità umana fra un’infima porzione di sedicenti “eletti” ed il resto del mondo. Se non è “razzismo” quello di chi pretende di essere prediletto di dio a scapito della restante umanità, allora bisogna adattarsi ai “maiali”.

Tornando brevemente sulla questione del cosiddetto “negazionismo”, se io fossi un ebreo mi augurerei di cuore che i cosiddetti “negazionisti” abbiano ragione o quanto meno non negherei loro la piena libertà di condurre le loro ricerche. Infatti, se avessero torto e le cose stessero come si vuole che stiano, allora per me si apre una domanda terribile:

PERCHÈ?
Perchè è stato fatto ciò? Perchè si sarebbe voluto cancellare dalla faccia della terra gli ebrei in quanto ebrei?

Non mi risponda: perché gli ebrei sono i “buoni” della terra, e gli altri sono i “cattivi”. Questo è in genere lo schema che porta alla demonizzazione del goym, che al massimo merita la qualifica di “giusto”, qualifica graziosamente concessa dall’etica ebraica agli ossequiosi nei loro riguardi.

Si pongono qui domande inquietanti che aprono una vera e propria voragine, domande sulle quali sto incominciando a interrogarmi seriamente e dove in fondo i “maiali” diventano simpatici ed innocenti animali.

Rispondendo ad un lettore spagnolo, dicevo che il pensiero non raggiunge subito la sua forma compiuta, ma passa attraverso tante forme che possono essere quelle dell’irriverenza, della reazione emotiva e sproporzionata. Forse è qui il caso dei “maiali”. Ma ciò giustifica una legge Mancino? Anni di carcere quando ognuno di noi almeno una volta nella vita ha detto a suo fratello “testa di rapa”? Questa legge ha mai colpito quelli che l’hanno voluta e progettata per stroncare ogni legittimo dissenso verso di loro?

La saluto e la ringrazio comunque per aver frequentato questo blog, dove può essere sicuro di trovare ospitalità anche nel dissenso delle opinioni e dei punti di vista.

Antonio Caracciolo ha detto...

Al Signor Rinaldi,

un supplemento di riflessione. La nostra mente è infatti riflessiva nella misura in cui continua a pensare a un evento o a parole altrui. Ho risposto praticamente subito al signor Rinaldi. Ho prima pubblicato il suo testo che non conteneva nulla di illegale, nessun oltraggio, ma solo una diversa valutazione del mio essermi schierato a difesa del sito Thule-toscana, a mio avviso ingiustamente ed illeggittamente chiuso. Il signor Rinaldi mi dice che il sito ed il suo autore sono “indifendibili” (e dunque: galera?). Mi dice anche che io sono ignorante in quanto non so nulla di “maiali”.

La riflessione qui incomincia appena ed io ringrazio il signor Rinaldi per avermene offerto l’estro. Ed intanto mi chiedo e gli chiedo:

Ma di quel sito il signor Rinaldi ha visto soltanto i maiali, quei maiali di cui io non mi sono accorto? E dunque lui era un abituale frequentatore di Thule-toscana, addirittura più di quanto non lo fossi io? Se per il suo contenuto essenziale, non di scienza equina o di veterinaria, non era di suo interesse il signor Rinaldi avrebbe potuto girare canale. È quello che facciamo normalmente tutti. Fra miliardi di pagine ci soffermiamo su quelle che ci interessano e lasciamo perdere le altre. Insomma, ho l’impressione – mi perdoni l’interessato – che il signor Rinaldo sia una cacciatore di “maiali” (cinghiali) come un certo Wiesenthal era cacciatore di “criminali”…

Quando gli inquisitori medievali, si dice, volevano incastrare qualche loro vittima, avevano gioco facile ad estrarre una qualche minima frase da un contesto più generale ed ad impostare la loro accusa sulla parte trascurando il tutto. In questa maniera, di recente sono stati censurati e condannati perfino gli gli evangelisti, che guarda caso anche loro parlavano di maiali.

Mi viene il sospetto che il signor Rinaldi possa essere uno di quegli accusatori di cui stiamo parlando: sappiamo che ci sono, ci osservano, ma non sappiamo chi sono e dove sono. Mentre io uso sempre il mio nome e cognome, costoro si nascondono quasi sempre dietro l’anonimato e rifiutano di dare il loro nome quando gli viene richiesto. Ho dato altrove notizia di un esercito di blogger reclutato da Israele. Non ne abbiamo l’elenco nominativo, ma sappiamo che ci sono ed operano. Insomma, trovo strano che un normale frequentatore della rete frequenti un determinato sito per non vedere altro che maiali. Se si fosse trattato di un nudo di donna, potrei capire, ma andare a caccia di maiali per poi sostenere che è “indifendibile” la libertà altrui, mi sembra una cosa per l’appunto degna di… maiali.

La legge Mancino – mostruosità giuridica concepibile solo da mostri di forma non umana – a ben leggerla parla non di maiali, ma di razza, odio, superiorità razziale. È assurda ed impraticabile l’idea stessa che si possa condannare l’odio e prescrivere l’amore. Significa aver perso ogni senso del diritto pretendere di legiferare sul non-giuridico. La legge Mancino, ripeto: commissionata dal B’naï B’rith, a tutto danno del popolo italiano, pur volendo dare licenza di uccidere le nostre libertà, deve pur tuttavia esprimersi attraversi segni linguistici e formulare frasi, che devono essere ricondotte ai “maiali” che ormai non possiamo più vedere, essendoci stati sottratti alla vista, ma ben presenti nella memoria del signor Rinaldi, che non ricorda altro del sito Thule-toscana.

Ma lasciamo perdere temi complessi di filosofia giuridica. Qui occorre definire la fattispecie con cui si pretende di incriminare una persona. Finora sapevamo di alcune “frasi” contenute nel sito in questione. Stranamente, ch ha disposto il sequestro non ha ritenuto che queste frasi avrebbero dovuto esser rese note. Diversamente ognuno di noi può venire incriminato senza sapere in pratica perché. Un sequestro è un sequestro: vorrei sapere non vagamente, ma concretamente perché mi viene sequestrato qualcosa. Magari queste frasi verranno rese note dopo, ma io penso che uno abbia il diritto di saperle prima, al momento stesso del sequestro e di potersi immediatamente difendere.

Adesso però vengono fuori i maiali. Da un sito (Desocial o simile, di cui sopra il link) vi è un nickname che si vanta di “aver contribuito” alla chiusura del sito. Ciò vuol dire che vi è stata opera di delazione. In un sistema giuridico, non da suini, dovrei avere il diritto di conoscere il nome dei miei delatori e gli argomenti che hanno portato a mio carico.

Non sappiamo ancora nulla. È da osservare che noi qualcosa c’entriamo. Anche avendo solo qualche volta visitato Thule-toscana, magari non per cercarvi dei maiali, ora non ci è più concesso visitarlo. Qualcosa è stato dunque sottratto anche a noi.

Chi ha chiuso quel sito e chi ha fatto da delatore cosa voleva propriamente? Che noi non potessimo vederlo? Tanto si preoccupano di ciò che noi nella nostra libertà possiamo decidere di vedere o non vedere, magari giudicando poi su quello che vediamo. Il signor Rinaldi – non lo sto dileggiando – si preoccupa del fatto che noi possiamo vedere gli stessi “maiali” che ha visto lui, dandone magari una diversa valutazione?

Qui devo fermarmi, per ragioni contingenti. Ma avverto che non ho terminato e ritornerò ancora sull’argomento. Il blog è mio e me lo amministro come mi pare, almeno finché me lo concederanno. In questi tempi in cui neppure i maiali sono al sicuro, nessuno sa cosa puà succedere alle nostre libertà e ai nostri diritti.

Antonio Caracciolo ha detto...

http://civiumlibertas.blogspot.com/2008/04/delirante-chi-rassegna-delle.html

Riprendo il discorso fra un’occupazione e l’altra. Segnalo all’attenzione il link che precede. Di cosa si tratta? Vengo ora a spiegarlo.

Dunque, il signor Rinaldi ha visto solo maiali e mi rimprovera sotto sotto una certa ignoranza del sito, per non essermi accorto dei maiali. Io però di qualcosa altro mi ero accorto. Evidentemente lui no, o non aveva interesse ad accorgersene. Ma se avesse ben cercato avrebbe potuto trovare, nel contesto generale, una procace immagine di Claudia Cardinale, moglie del regista Squitieri.

Che c’entra? Squitieri aveva scritto un testo, di cui al link. Questo testo era evidentemente piaciuto ad Erwin, tanto da ricopiarlo di sana pianta nel suo sito. Orbene, esistono in Italia delatori di professione, che godono di piena impunità e vanno a caccia abitualmente di maiali e quando ne trovano anche di criminali.

Costoro che si fregiano dell’autogratificante titolo di “Corretti Informatori” avevano attribuito l’intera paternità del testo (incriminato: solita paranoia) di Squitieri al povero Erwin, che invece era solo un assoluto copiatore, forse un nascosto ammiratore di Claudia Cardinale, bellissima moglie del bruttissimo Squitieri. E dunque giù ad attaccare il povero Erwin ignaro in uno stile tutto wiesenthaliano. Senza che neppure Erwin ne sapesse nulla, me ne sono accorto io nel contesto del mio “Monitoraggio’ delle “scorrettezze” abituali e sistematiche dei “Corrretti Informatori”. Redassi fra le tante centinaia di schede anche questa che si può leggere al citato link.

In questi casi, quelli della mia “razza” che non è “eletta” si accontenano di smascherare il fatto, mandando a quel paese i malfattori colti con le mani diciamo nel sacco, e la cosa finisce lì. Invece gli “eletti” bramano di mandare il mondo intero dietro le sbarre, bramano di vederle diventare “vittime” reali di loro stessi figli accreditantesi di vittime presunte. Ed eccoci qui arrivati a casi come quello del “sequestro”, che con il permesso di Erwin, seguiremo fino alla sua conclusione. Si tratta di un epilogo, vedremo se riuscito o meno, di un intento persecutorio, che è finanziato da Israele stesso su scala industriale.

Proviamo adesso per un momento a metterci nei panni di Erwin, che è già stato colpito e diffamato una volta in quanto non dichiarato ammiratore di Claudia Cardinale, e che è stato fatto continuamente oggetto di attacchi, per la sua ostinazione a sostenere e divulgare determinate tesi, che possono piacere o meno, ma che esprimono un suo costituzionale diritto di avere delle opinioni, quelle opinioni che i signori sicofanti cercano in tutti i modi di cancellare, senza mai stancarsi, perché costituisce per loro un lavoro con il quale campare, non importa se in senso patrimoniale o non patrimoniale. E non è il solo, Erwin, ad essere attaccato: prima di lui e dopo di lui ci sono tanti altri, potenzialmente tutti noi. Anche con me ci provano. Un uomo esasperato cosa dovrebbe fare? Io mi sono messo a “monitorare” le scorrettezze dei “Corretti Informatori” dopo che mi avevano degnato delle loro attenzioni. E riesco perfino a ridere della loro bassezza morale. Ma Erwin? Mi pare che nel suo sito ci fosse anche una collezione fotografica di armi di guerra. Avrebbe dovuto impugnare una di quelle armi contro i suoi delatori? Per fortuna non lo ha fatto. Si è servito di innocenti maiali contro i suoi non candidi e non innocenti delatori.

Ecco difeso Erwin malgrado i suoi maiali! Il signor Rinaldi mi spieghi perché non ha visto le mammelle di Claudia Cardinale ed ha preferito invece le mammelle dei maiali. Strani gusti, strano senso della giustizia e del diritto.

Lo PseudoSauro ha detto...

Premesso che se pure l' "istigazione all'odio" fosse una ragione eticamente sufficiente a silenziarne l'autore, dovremmo fare piazza pulita di tutta la nostra letteratura... "nostra", ma anche di quella ebraica, che non brilla per amore universale, almeno quanto la nostra.
Ma temo che lo schifoso obbiettivo di questi schifosi individui sia la sostituzione della memoria europea e della sua etica - pagana, quanto cristiana - con la loro. E, nella fattispecie, si tratta della sostituzione del perdono cristiano e della laica ragionevolezza consolidatasi nello Jus europaeum con l'etica della vendetta eterna, che e' cosa del tutto aliena all'Europa e alla sua tradizione etica prima che giuridica.

La formulazione di queste accuse non e' nemmeno paragonabile ai processi della Santa inquisizione. Li', almeno, c'era una base giuridica che a questa pseudo-cultura e' del tutto ignota; ma indubbiamente il metodo seguito pare analogo: sulla base di un "fatto notorio" si formulano le accuse. Che il suddetto fatto notorio sia l'esistenza del demonio, o la veridicita' storica dello sterminio degli ebrei, pare evidente che si tratta comunque di materia inerente il Sacro. Curiosamente, quella parte di sacro inerente il "deicidio" cristiano, e' stata rimossa dalla stessa dottrina della Chiesa cattolica. Il rilevare come il Popolo ebraico sia ormai il sostituto del Cristo anche per i cristiani stessi, viene di conseguenza.

Quanto al materiale presente sul sito incriminato, dire che e' inquietante, e' forse poco. Inquietante perche' se in minima parte vero, l'uomo uscito dall'ultimo conflitto mondiale vive nella menzogna senza alcuna possibilita' di riscattarsene autonomamente.

Credo che F. Nietzsche avesse ben capito la gravita' del problema che ormai si presenta senza piu' alcun velo. Cosi' come il punto debole di questi che io chiamerei "assedianti"; e questo e' la loro avidita', per la quale sono sempre stati conosciuti e dalla quale viene il loro stesso nome.

Venendo da una posizione "liberale", non avrei mai immaginato di essere costretto a rivederla, ne' tantomeno di dover cambiare la mia opinione sul nazionalsocialismo. Eppure, alla luce di cio' che accade ormai quotidianamente sono i fatti stessi a suggerire che l'analisi ideologica nazista non fosse cosi' campata in aria come ci e' stato spiegato in tutto il dopoguerra.

Fosse anche la questione manichea di Male e Bene in eterna lotta tra loro, andrebbe capito che cio' che e' bene per gli uni puo' essere male per gli altri; a meno che l' "assoluto" che viene sottinteso non venga dalla cultura ebraica... il che la renderebbe obbligatoria per il mondo intero. Temo che cio' sia incompatibile fino con la "democrazia"...

Un saluto a Lei e al curatore del sito soppresso. L'essere dissidenti in un mondo siffatto non e' impresa facile, ma qualcosa mi dice che la pazienza degli "animali parlanti" sta giungendo al termine.

Anonimo ha detto...

credo la chiusura di questo sito faccia riferimento allrt 60 del pacchetto sicurezza-ART. 60.
(Repressione di attività di apologia o incitamento di associazioni criminose o di attività illecite compiuta a mezzo internet).

Quando si procede per delitti di istigazione a delinquere o a disobbedire alle leggi, ovvero per delitti di apologia di reato, previsti dal codice penale o da altre disposizioni penali, e sussistono concreti elementi che consentano di ritenere che alcuno compia detta attività di apologia o di istigazione in via telematica sulla rete internet, il Ministro dell’interno, in seguito a comunicazione dell’autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l’interruzione della attività indicata, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine.

Il Ministro dell’interno si avvale, per gli accertamenti finalizzati all’adozione del decreto di cui al comma 1, della polizia postale e delle comunicazioni. Avverso il provvedimento di interruzione è ammesso ricorso all’autorità giudiziaria. Il provvedimento di cui al comma 1 è revocato in ogni momento quando vengano meno i presupposti indicati nel medesimo comma.
3. Entro sessanta giorni dalla data di pubblicazione della presente legge il Ministro dello sviluppo economico, con proprio decreto, di concerto con i Ministri dell’interno e per la pubblica amministrazione
e l’innovazione, individua e definisce, ai fini dell’attuazione del presente articolo, i requisiti tecnici degli strumenti di filtraggio di cui al comma 1, con le relative soluzioni tecnologiche.
4. I fornitori dei servizi di connettività alla rete internet, per l’effetto del decreto di cui al comma 1, devono provvedere ad eseguire l’attività di filtraggio imposta entro il termine di 24 ore. La violazione di
tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000, alla cui irrogazione provvede il Ministero dello sviluppo economico.
5. Al quarto comma dell’articolo 266 del codice penale, il numero 1) è sostituito dal seguente: «1) col mezzo della stampa, in via telematica sulla rete internet, o con altro mezzo di propaganda».
DETTO QUESTO IL PROBLEMA NON è DIFENDERE L'ART 21 MA ABOLIRE LA LEGGE MANCINO CHE è DIVENTATTA LO STRUMENTO POLITICO IN MANO AGLI EBREI PER PROCESSARE CHIUNQUE-
OCCORRE BATTERSI PER DIMOSTARE LA INCOSTITUZIONALITà DI TALE LEGGE!

Antonio Caracciolo ha detto...

Studierò quanto sopra ed inserirò nel post il capitolo di Ratier dove si parla del B’naï B’rith in Italia. Mesi addietro, si era potuto leggere in rete la notizia secondo un noto esponente dell’ebraismo romano aveva consegnato a Fini un elenco di siti che avrebbero dovuto esser chiusi. Mi riesce difficile non pensare a una connessione. Se avessimo qualche parlamentare su cui poter contare, almeno un’interrogazione avrebbe potuto venir fatta: caro Fini, quali siti erano elencati in quella lista e da quando è che si prendono in questo modo gli ordini ed a quale titolo il signor P. pensa di poterti comandare.

protocollodizion ha detto...

Uno di quelli siti era il mio blog
protocollodizion, l'hanno chiuso senza dirmi niente, e nessuno mi ha risposto alle mie emails, ma io ne ho aperto unaltra mezza dozzina.

Antonio Caracciolo ha detto...

Dobbiamo saperne il più possibile. Avere l’elenco ed il monitoraggio di tutti i siti che vengono via via chiusi. Io in pratica solo per caso ho potuto sapere di Thule-toscana, ma non posso saperne di tutti. Chi è stato chiuso dovrebbe lui farsi carico di tenerci informati. Se fosse possibile, dovremmo studiare un’azione concertata di comune difesa nel nome della libertà di pensiero e di espressione. Dovrebbe essere fatta una campagna contro la legge Mancino in quanto estranea al popolo italiano ed espressione del B’naï B’rith.

Antonio Caracciolo ha detto...

Se puoi, raccontaci ogni cosa, ogni minimo particolare. Questo spazio è a tua disposizione. Per cautela, giacché siamo sotto osservazione, evita toni che possono prestarsi a reazioni e raccontaci tutto come faresti con il tuo avvocato.

Anonimo ha detto...

ame ne chiudono uno ogni 2 giorni,ora ho questo
http://suscitapolemica.ilcannocchiale.it/

Anonimo ha detto...
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Antonio Caracciolo ha detto...

A questo punto invito ognuno a pensare ad una difesa non già “giuridica”, ma “politica” delle nostre libertà. Per un momento, dimentichiamo del "merito” e pensiamo al diritto in sé di poter pensare autonomamente, manifestando anche il proprio pensiero, condivisibile o meno. È importante sapere chi siamo e quanti siamo. Se saremo in numero sufficiente, ed io penso che lo siamo, allora potremmo fare tante belle manifestazioni, CHE DEVONO ESSERE AUTORIZZATE DALLA POLIZIA E SVOLGERSI NEL PIU’ ASSOLUTO RISPETTO DELLA LEGALITA’, da tenersi davanti alle sedi italiane note del B’naï B’rith. Il libro di Ratier dice che quella romana, la loggia Elia Benamozegh, avrebbe la sua sede in Roma, in Lungotevere Sanzio, al n. 14, se ho ben letto. Mi ci sono recato, ma non ho visto nessuna targa. Se del caso, a mo di esempio e proposta, potremmo organizzare una manifestazione di tutti i siti oscurati davanti alla sede romana del B’naï B’rith, per poi andare pacificamente in corteo autorizzato davanti a palazzo Montecitorio, e tenere qui un breve discorso nello stesso luogo dove madonna Fiammetta Nirenstein ha indetto la sua manifestazione pro Israele a sostegno dell’operazione “piombo fuso”. Chiameremo qui tutti quanti, nome per nome, gli onorevoli che erano a quella manifestazione, gli stessi onorevoli che ci mettono il bavaglio alla bocca... Pensateci. La difesa ”giuridica” dovrà farsela ognuno di voi, con il vostro proprio denaro, davanti al giudice: non abbiamo il denaro degli ebrei a disposizione. Possiamo però fare una difesa "politica” comune fintantoché questo regime pretende di spacciarsi e accreditarsi come “liberale” e “democratico”. Pensateci e aggregate più che potete su una piattaforma politica sostenibile.

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...
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Antonio Caracciolo ha detto...

Ho seguito un discorso logico fino ad un certo punto. So che il mio blog è seguiti da “Difensori di Israele”, dai “Corretti Informatori” e da delatori e provocatori di ogni genere. Mi astengo dal rispondere agli ultimi interventi, in sé ambigui, a voler essere gentili. Al momento non sono io l’inquisito e non accetto lezioni. Il mio interesse iniziale è rivolto a Erwin. Se mi terrà informato, seguirò il suo caso costantemente e ne darò informazione. Se il fenomeno assumerò carattere generale, e dunque politico, si vedrà il da farsi. Non ho apprezzato gli ultimi interventi. Mi sembrano piuttosto sguaiato e sospetti. Li terrò per qualche tempo e poi li andrò a cancellare. Anche come contributo all’analisi mi sembrano piuttosto nulli. Boccerò in partenza altri casi simili, il cui senso non mi riesce chiaro ovvero sospetto. Se capitano sciacalli da questa parte dico loro: andate da un’altra parte. La libertà è una cosa seria.

Antonio Caracciolo ha detto...

Ho eliminato alcuni commenti, dopo qualche minuto di esposizione pubblica. Considero rivelatore il tono che viene qui usato. La provocazione è una tecnica con la quale un provocatore induce altri a cadere in una trappola appositamente preparata. La difesa migliore è il rispetto della legalità vigente, anche quando si vuole contestare una legalità ingiusta. Le pene previste dalla citata legge Mancino sono pesanti. Il tono sguaiato, l’irrisione dei commenti eliminati mi fa perciò sospettare della loro provenienza. Come docente di diritto, qualcosa penso di saperne. All’occorrenza posso rivolgermi a illustrissimi colleghi, ma prestar fede a commenti anonimi mi sembra mancanza di criterio. Ritengo che sarebbe una bellissima manifestazione – e forse questo temono i cancellati sospetti provocatori – quella davanti alle sedi italiane del B’naï B’rith. Chiaramente, si intende qui manifestazioni assolutamente autorizzate e nel pieno rispetto della legalità. Vivaddio in Italia non è stato ancora abolito il diritto costituzionale di manifestare.
Per il resto ognuno è libero di regolarsi come meglio crede, assumendosene la responsabilità e senza pretendere di dettare norme di comportamento per gli altri.
Passo a pubblicare sopra 30 pagine tratte dal volume di Ratier. Seguirà un paragrafo dove terrò complessivamente nota di tutti i siti chiusi che mi verranno segnalati. Non posso seguirli tutti, anche perché non posso sapere se a loro volta non sia siti “civetta”, creati allo scopo di provocare una reazione generalizzata. Nel libro di Ratier si parla anche di “infiltrati’ il cui scopo è di indurre altri a commettere illegalità sulla cui base venire poi denunciati. Il Mossad ed B’naï B’rith conoscono astuzie infinite: noi non siamo alla loro altezza nell’arte dell’inganno, o meglio alla loro bassezza morale. Avverto infine che applico qui la censura verso i commenti che mi paiono sospetti: chi cerca la polemica può scegliere altri spazi. Questo vuole essere uno spazio di informazione e di organizzazione e come tale verrà gestito.

Antonio Caracciolo ha detto...

Fondati sospetti. Il mio contatore mi informa di un recente collegamento alla pagina proveniente da Israele. Dubito di avere ammiratori da quelle parti.

Anonimo ha detto...
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Antonio Caracciolo ha detto...

Signori, perdonatemi una certa stanchezza! Senza essere tenuto in alcun modo io mi sono mosso in solidarietà e sostegno di una persona che potrebbe avere un’imputazione pesante. Credo di essermi espresso a sufficienza e non intendo tornare a spiegare cose che dovrebbero risultare chiare. Ho poco tempo. È buona regola non dare raccogliere provocazioni. Non voglio ritornare su cose che mi sembrano pacifiche, soprattutto con ospiti che non so chi siano e che potrebbero essere di tutto. Pertanto, da questo momento non passerò commenti che non mi sembrano portino contributi ad un’azione concreta di solidarietà verso una determinata persona in carne e ossa. Di sciocchezze sulla rete ne trovo tante. Non voglio entrare nel merito delle singole sciocchezze, ma difendo il diritto di ognuno di dire tutte le sciocchezze che meglio crede. Non ho il tempo di discutere sulle sciocchezze di chicchessia. Le mia preoccupazione in questo momento e in questo post è quella di difendere per quanto mi è possibile il diritto di ognuno a dire tutte le sciocchezze che vuole.
Prego di non insistere in commenti che non apportino contributi sostanziali e certi al tema. Nessun altro fuori dal sottoscritto può essere giudice su ciò che in questa sede è o non è pertinente.

Buona sera!

Anonimo ha detto...

Caracciolo, questo link penso sia pertinente

http://www.pisanotizie.it/index.php/news/news_20090417_indagini_thule_toscana.html

Certamente un contributo utile alla discussione

Pisa rossa

Antonio Caracciolo ha detto...

Ringrazio per la segnalazione che è utile ed interessante. Mi occorre però un certo tempo per studiare la documentazione e solo dopo potrò fare le mie osservazioni. Ho solo dato un’occhiata, ma ho già rilevato alcuni fastidiosi ideologismi. Da una posizione liberale quale mi pongo non posso accettare il principio della demonizzazione. Ad esempio, si colpevolizzano gruppi e associazioni in quanto si rifarebbero – ma chi lo dice – a dottrine non ammesse, ad un sempre più vago e indefinibile antisemitismo, e simili. Io arrivo a comprendere che si condanni e denunci un vero e proprio esercizio della violenza con danno fisico all’incolumità delle persone e danno materiale alle cose e al patrimonio pubblico e privato. Ma al di là di questi casi trovo contrario ai diritti democratici ogni attentato alle altrui libertà intellettuali e politiche, per le quali non vi è nessun obbligo a che coincidano con le nostre.

Potrò però essere più preciso dopo che avrò studiato tutta la documentazione e mi sarò fatta un’idea più informata. Al momento vedo una regia occulta del B’naï B’rith. Se così è, e se le leggi lo consentono, come credo, mi piacerebbe molto partecipare a manifestazioni di protesta contro il B’naï B’rith e di tutto l’associanismo ebraico che con uno strumentale richiamo all’antisemitismo di fatto sta limitando e asfissiando le nostre libertà. Penso che sia giunto il momento di dire “basta!”. Beninteso in forma perfettamente legale, democratica, civile, non violenta.

Anonimo ha detto...

pisa rossa?
sarei curioso di conoscere i cognomi dei dirigenti di pisa rossa.
cio che scrive è molto interessante sig caracciolo,ma sono articoli infinatamente lunghi che prevedono un tempo di lettura che su internet secondo me è poco compatibile;dopo averli letti mi occorrerebbe una settimana per rifletterci sopra.

io trovato questo,
http://suscitapolemica.ilcannocchiale.it/2009/04/19/la_polizia_e_la_procura_al_ser.html

Anonimo ha detto...

ma il link di sopra non funge !

Antonio Caracciolo ha detto...

Mi dispiace.
Ho però spiegato molte volte che io non scrivo perché altri mi leggano. Scrivo per svolgere i miei pensieri, per riflettere. Magari quando mi occorre comunicare scrivo in un forma diversa a secondo del pubblico e dei Lettori ai quali devo rivolgermi. Qui in questo post mi propongo uno “studio aperto” di un fatto assai grave, dove è in pericolo la libertà di noi tutti, non importa in quale parte politica impegnati.

Di “Pisa rossa” ho letto il documento che mi hanno segnalato. Ne farò poi un commento. Ma non ho potuto leggere un solo nome dei suoi responsabili, militanti, dirigenti... Il documento mi sembra redatto da ragazzini immaturi... Mah! Vedremo.

Antonio Caracciolo ha detto...

Il collegamento funziona. Occorre copiare l’intera stringa e riportare in alto, nella casella dell’url. Eccome comunque il testo copiato e qui riportato:


19 aprile 2009

LA POLIZIA E LA PROCURA AL SERVIZIO DELLA LOBBY EBRAICA

LIBERTA‘ DI ESPRESSIONE-
SONO CONTINUE LE NOTIZIE di siti web oscurati e denunciati per negazione dell'olocausto o incitamento all'odio razziale.(legge mancino).
Le procure di mezza Italia con la collaborazione di polizia postale e digos sono impegnate nell’oscurare e perseguire penalmente siti web; presumibilmente i siti web additati come razzisti, in una misteriosa lista nera compilata personalmente dal Presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici.
Lista prima PRESENTATA all'attuale PREDISENTE DELLA CAMERA GIANFRANCO
FINI (quello con la kippà bianca e la cravatta rosa) e forse successivamente distribuita ai comandi di polizia postale di tutta Italia e nella quale sono elencati gli indirizzi web da oscurare prima e perseguire penalmente poi.

“Oggi presenterò al presidente della Camera, Gianfranco Fini,- ha continuato Pacifici - un dossier sui siti internet xenofobi, sperando che vi sia una adeguata azione legislativa in merito” -
In un colloquio a porte chiuse, Di Segni, Pacifici e Gattegna, gli raccontano della loro preoccupazione per «i segnali» che si avvertono nel nostro Paese. Gli consegnano anche un dossier con l'elenco di «siti xenofobi e razzisti»

Una vera lista di proscrizione (http://www.arci.it/dwn.php?trigger=69HAAA) che indica i siti web giudicati pericolosi ad insindacabile giudizio, non di un tribunale o di un organo pubblico, ma della ormai famosa lobby politica ebraica di stampo sionista e famosa per la sua attività politica a favore di una entità politica extra nazionale-israele.

Lista alla quale la Polizia sembra,(non resa pubblica e la cui consultazione sembra essere un argomento riservato di discussione tra Le comunità ebraiche e le forze di Polizia italiane,) attenersi nella sua attività investigativa, essendo la sua attività di repressione rivolta esclusivamente a siti web che si occupano di quegli argomenti giudicati dal Pacifici non consoni ai suoi gusti e da lui descritti come razzisti in varie occasioni attraverso i mezzi di informazione;
Se cosi fosse,e cosi siamo legittimati a dedurre, poiché quella lista che elenca una serie di siti web da colpire non è
pubblica e non è possibile ancora confrontare i siti già oscurati dalle procure con i nomi della lista, ci troveremmo di
fronte all'utilizzo strumentale e politico di una Istituzione pubblica come la Pubblica Sicurezza che si pone al servizio di interessi privati di organizzazioni politiche private e con finalità politiche - divenendo cosi, la Polizia stessa, strumento di repressione politica al servizio non più pubblico e di pubblica utilità, ma polizia privata al servizio di una ristretta comunità di privati cittadini, e che agisce secondo le indicazioni personali di questi, secondo una regia occulta e per scopi politici altrettanto misteriosi.

Potremo provare a paragonare l'utilizzo privato a cui la polizia e le procure ipoteticamente si sottopongono,(su indicazione in questo caso della CRICCA EBRAICA), a l'utilizzo privato che certi politici fanno ad esempio di beni e servizi di pubblica proprietà,(ad esempio l'elicottero ministeriale per andare a vedere una partita di pallone) ma in questo caso l'ipotesi di reato sarebbe ben piu grave, poiché un cittadino rischia di essere indiziato di reato e perseguito penalmente non a causa dell'effettiva rilevanza di reato,ma semplicemente perché "indicato come criminale "in una lista di nomi compilata da una organizzazione politica,come può essere la Comunità ebraica di Roma attraverso i suoi esponenti-

Una Polizia politica quindi sul modello ss (utilizzando con questo un linguaggio politically correct, comprensibile alle masse, anche se per nulla suffragato da prove come dimostrano le tesi negazioniste) che persegue penalmente idee e pensieri a fini politici e non crimini.

Polizia procure e lobby ebraica che forse approfittano, per agire indisturbate, dello stesso "disinteresse "mostrato dagli italiani al tempo di guerra“nei confronti della presunta condizione ebraica",e ricordato come " colpa insanabile comune agli italiani" ad ogni commemorazione olocaustica;
disinteresse e omertà definiti come la causa che ha reso forse possibile , le presunte persecuzioni naziste degli oppositori politici e degli stessi ebrei.
Cioè cambiano gli aguzzini,gli obbiettivi da colpire, ma la metodologia rimane la stessa.

Evidentemente l'ebreo Pacifici ha fatto tesoro della "memoria" come del resto gli israeliani, che utilizzano gli stessimetodi "nazisti"(P.correct) nei confronti dei palestinesi.

Suscita inoltre polemica il fatto che mentre in Italia sale il numero di crimini violenti rimasti impuniti la polizia impegni centinaia di uomini e mezzi contro attività che nella realtà delle cose si riduce alla pubblicazione on line delle propie legittime idee o tesi scientifiche che affrontano argomenti di indubbio interesse pubblico a carattere storico.

Appare forse sempre più evidente che la La legge mancino sia divenuto uno strumento politico di repressione della liberta di espressione e di pensiero,utilizzata dalle procure
politicizzate e privati cittadini,o organizzazioni politiche per assecondare o sostenere non la giustizia bensì le loro personali e private idee politiche;idee politiche a cui sempre piu spesso giudici,che dovrebbero essere imparziali aderiscono divenendone strumenti di propaganda consapevoli, o anche inconsapevoli dei "poteri forti"che agiscono all'ombra delle cosiddette democrazie.

Appare inoltre assai scandaloso che mentre la polizia postale dispieghi centinaia di uomini e mezzi per combattere il "crimine in internet"(quando non è impegnate in importanti azioni di "stacchinaggio"di manifesti) non abbia ancora, dopo centinaia di denunce di cittadini, disposto
la chiusura di un sito di pedofili ebrei israeliani,da oltre un anno impunemente on line, tanto scandaloso che da oltre un anno impunemente in rete e sorge forte il sospetto che tale sito goda di protezioni politiche altolocate.

Le denunce della presenza di questo sito ebraico sono state presentate anche all'onorevole Fiamma Nirenstein,Alessandro Ruben (adl anti deffamation league) ed Emanuele Fiano ma sono finora rimaste inascoltate.

Il sito dei pedofili è http://ilbl.net/ (è scritto in ebraico ma cercando parole chiavi in
inglese nel motore di ricerca interno al sito potete rendervi conto da soli del suo
raccapricciante contenuto.

P.S
Abbiamo purtroppo,o per fortuna, ora notato che la letteratura in lingua inglese è stata eliminata dal sito e l'accesso ai contenuti del forum è limitato agli iscritti(vi invitiamo a
non inscrivervi potreste correre il rischio di essere accusati di pedofilia qualora un non ebreo
frequenti quel sito e a limitare il vostro accesso al tempo necessario alla costatazione della sua evidenza).

Antonio Caracciolo ha detto...

Riporto i testi sopra citati dai Lettori qui intervenuti.
___________________________

L’Unità 17/10/08
Gli ebrei a Fini: «Ecco il dossier della vergogna»
L’ex ministro degli Esteri: i corsi di lingua aiutano
l’integrazione.
Ma sarebbe intollerabile se fossero differenziali
Documento con decine di siti xenofobi consegnato al presidente della Camera, in visita alla Sinagoga di Roma
di Mariagrazia Gerina / Roma

La kippah, certo. La indossa, è un gesto che già conosce. Stringe la mano ad Alberto Mieli, ex deportato, si erano già incontrati qualche anno fa all’Auditorium. Più in disparte intravede anche Piero Terracina, quello che ad Auschwitz con Alemanno ha deciso di non andare («Ma Fini ha avuto coraggio, gli va riconosciuto»). Poi si lascia guidare dal rabbino capo Riccardo Di Segni all’interno della grande Sinagoga, il Tempio Maggiore di Roma. «La chiusero nel ‘38 con le leggi razziali?», fa come per ricordare Gianfranco Fini. «No, fu dopo l’8 settembre ‘43», lo corregge il Rabbino Di Segni: «Tutte le sinagoghe d’Europa furono chiuse, i sigilli li tolsero gli americani, c’è ancora la targa». Qualche incertezza, uno sguardo ancora alle architetture per apprezzarle meglio. Ma anche questa visita alla più grande sinagoga d’Italia è un passaggio già attraversato. Come la visita a Yad Vashem, a Gerusalemme, il viaggio ad Auschwitz. Un percorso «necessario» fatto di gesti simbolici tutto già compiuto da Fini, prima di arrivare alla presidenza della Camera. Il suo cursus verso una destra che altrove, in Francia per esempio, «si è sempre dichiarata antifascista», come dice il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, che gli fa da guida insieme al presidente dell’Unione delle comunità Renzo Gattegna. La destra italiana no, appunto. Per questo il primo presidente della Camera che viene dalla storia del Msi deve ribadire con frasi apodittiche e ben studiate che il 16 ottobre del 1943, rastrellamento del ghetto e deportazione di 1022 ebrei romani, «è una vicenda tragica che non riguardò solo gli ebrei ma gli italiani», «che si capisce solo se si ricorda che nel 2008 ricorre l’anniversario delle leggi razziali» e che «tutto il popolo italiano riconosce di non dover dimenticare». «Concetti semplici», dice Fini, anche se sa benissimo che persino i vertici di An ancora ci “inciampano” e che un gesto che dovrebbe essere scontato come mettere la kippah quando entri in una sinagoga è stato ed è oggetto di scherno non solo tra i militanti dell’estrema destra. «Il percorso è ancora lungo e dovrà colpire anche la pancia del partito», lo avverte Riccardo Pacifici, lui che ha lavorato dietro le quinte di quel viaggio a Gerusalemme e di tutti i passaggi successivi: «Certo oggi almeno nella ledership l’idea che occorra dichiararsi antifascisti c’è». Ma che non basti affatto è fin troppo evidente. La comunità ebraica di Roma e gli ex deportati lo hanno spiegato a Fini mettendo in fila la cronaca di questi giorni, gli atti di xenofobia, i rigurgiti razzisti. E poi gli hanno consegnato un dossier con la data del 16 ottobre. Dentro non c’è la storia del rastrellamento del ghetto. Ci sono siti che registrano ventimila contatti ogni giorno. Siti pieni di messaggi «xenofobi» e «razzisti», che Pacifici preferisce non rivelare per «lasciare tempo alle autorità di indagare» ma «molti sono riconducibili a un’unica sigla». La rete ne è piena, basta navigare un po’ per imbattersi in confutazioni del mito dello sterminio ebraico, testi negazionisti, insulti ai testimoni della Shoah, compendi di follie che sembrano manuali per praticare l’odio razziale. E poi il merchandising fascista, le magliette con il duce. Eccola la pancia della destra. «Cose che non possiamo tollerare», dice Pacifici. «Anche se non siamo noi sotto tiro in questo momento - avverte - il razzismo oggi colpisce altre minoranze», ripete invocando «il senso di responsabilità delle istituzioni». Nei confronti dei rom prima di tutto. Dopo l’incontro a porte chiuse con il consiglio della comunità e con i sopravvissuti della Shoah romana però il dossier sui siti razzisti e negazionisti Fini deve averlo passato a un suo collaboratore, perché non ce l’ha in mano quando si presenta alla stampa. «Vedremo, mi è stato appena consegnato», risponde a chi gli chiede come reagirà. Di passi il presidente della Camera ne ha fatti tanti. Il passo successivo stenta a farlo. E quando i cronisti gli chiedono della mozione che vuole i bambini immigrati in classi separate non ce la fa a prendere le distanze dalla Lega. Non ce la fa a dire la parola «vergogna». Anzi: «Il testo l’ho letto, è tutt’altro che razzista, individua strumenti che favoriscono l’integrazione», assicura. Dice che l’ha letto bene. Poi torna a tuonare contro il «mostro del razzismo che anche quando si pensa di averlo debellato può risorgere in tante forme diverse».

Anonimo ha detto...

non capisco bene questa sua affermazione "Io non escluderei che alcuni di questi siti posso fungere da siti civetta, ossia costituiti ad arte allo scopo di favorire una repressione generalizzata"
Ammettendo che esistano siti civetta,mi domando che genere di reati possano compiere al fine di determinare una repressione generalizzata,? non fanno altro che esprimere la loro opinione che va in ogni caso tutelata.

Antonio Caracciolo ha detto...

Non lo capisce proprio? Tenterò di spiegarglielo. Di certo, io posso essere eccessivamente sospettoso, ma danno non faccio e la prudenza non è mai troppo. Intanto, egregio signore lei qui è un Illustre Anonimo, mentre io da sempre sono presente sulla rete con mio nome e cognome, che è ben servito da denigratori, diffamatori, delatori.

La rinvio alle pagine 282-83 di Ratier, autore dell’unico volume che io conosca sul B’naï B’rith, che ben meriterebbe di figurare fra le associazioni criminali e criminogene. Qui si parla di “infiltrazione e di prevenzione di atti illegali” (p. 283). La tecnica è abbastanza semplice: faccio l’oltranzista, trascino nell’illegalità gli ingenui, scatta la trappola, quindi si passa al prossimo. In questo modo si fa una "pulizia etnica" di oppositori e anticonformisti, più o meno ingenui e sprovveduti, ma includendo nel mucchio anche i non sprovveduti, forse il vero bersaglio. Lei vuol tutelare cosa? Gli infiltrati ed i provocatori? Ho letto come in Francia i servizi del Mossad favoriscano campagne contro i musulmani. Tutte le leggi contro l”«odio» partono dal presupposto che l‘odio possa essere soltanto quello contro gli ebrei. Per far scattare una legislazione repressiva niente di più facile che commissionare scritte sui muri o gesti vandalici per poi gridare all’antisemitismo. In tutta la mia esistenza io non ho mai potuto verificare di persona nessun atto di antisemitismo. Ne devo dedurre che si tratta di invenzione strumentale.

Qui non si tratta di “opinioni che andrebbero tutelate”, ma di trappole e inganni che vanno svelati. Ricordo ad un processo penale di aver individuato un agente in borghese che si era infiltrato nelle tribune e negli spazi riservate al pubblico. Ciò era illegale ed è stato da me scoperto e smascherato. Nessuna sanzione fu presa contro l’agente e chi gli aveva dato l’ordine: ci aveva provato.

Devo tutelare io chi tenta non solo di ingannarmi, ma di spingermi a compiere reati per il pravo scopo di farmi cadere in una trappola ordita insieme con altri? Di certo sono già ben tutelati da chi li finanzia e protegge. Per me si tratta di potermene difendere, smascherandoli. Molti dei gruppi cosiddetti “neonazisti” sono così inverosimili da farmi sospettare che siano meri prodotti di un servizio segreto.

Ha capito adesso? Cosa devo pensare io di tanti siti che anche quando parlano di fascismo non sanno dire altro che “Viva il Duce!”. Potrebbero dire: Viva Maria! Viva il Milan"! E sarebbe la stessa identica cosa. Ma se si legge “Viva il Duce!” possono scattare sanzioni, sul cui merito ora non entro, ma le cui conseguenze possono colpire anche un Renzo De Felice che sul fascismo ha detto e scritto ben altro.

Se non ha capito ancora, non so come altro spiegarmi e mi riesce sospetto il suo non capire. Non ospiterò altri commenti simili al suo. Chiedo scusa, ma so da chi è frequentata questa pagina e la mia diffidenza è pienamente giustificata.

Anonimo ha detto...

mettere nome è cognome è una sua scelta non obligata per aprire un blog ancora fortunatamente,cosa che forse lo sarà con grave danno alla privacy delle persone e ele cui conseguenze credo le immagini da solo.io nella libertà di espressione comprendo anche la libertà all'anonimato anche per il motivo per cui sono le idee ad essere rilevanti e non meno valide se espresse in maniera anonima.Ritengo in ogni caso che un reato si configuri tale, solo dopo 3 gradi di giudizio e non tale perche l'opinione pubblica è stata indotta a pensarlo da istigatori...essere istigati è una responsabilità di chi si presta ad esserlo e non di chi istiga,che è liberissimo di farlo secondo me.Che un sito inneggi al nazismo per me non è reato,come non lo è ad esempio in usa dove la libertà di espressione e pensiero è largamente tutelata; meno male che ci sono persone che costantemente violano,inneggiando al nazismo, la legge mancino, rendendola di fatto inefficace-quando queste persone saranno terrorizzate di esprimere le loro idee allora il vero nazismo avrà vinto. Molti hanno additato berlusconi come razzista per la frase ambigua riferita ad Obama,secondo me ripeto ha ulteriormente indebolito e reso inefficace una legge infame.
la legge mancino,non è differente dalla legge che vorrebbe imporre l'olocasuto come dogma,è una legge che vuole incidere sul pensiero delle persone,al pari dei viaggi dei bambini ad ausvitz incapaci di discriminare tra le verità e le rappresntazioni teatrali.

Antonio Caracciolo ha detto...

No comment.

Anonimo ha detto...

C.V.D comevolevasidimostare
il blog suscitapolemica è stato chiuso subito dopo aver postato questo

http://www.fainotizia.it/2009/04/28/ugo-volliil-tedoforo-democraticosono-tutti-mattitranne-lui

la vostra opinione?

Antonio Caracciolo ha detto...

Avevo iniziato a leggere ed era molto divertente. Al mio ritorno l’articolo non era più lo stesso. Resto del parere che in modo legale e non violento occorra fare periodiche manifestazioni davanti alle sedi italiane den B’naï B’rith. Questi ci vogliono togliere la libertà di espressione, mentre loro si concedono ogni sorta di diffamazione verso gli altri.

Anonimo ha detto...

manifestazioni contro B’naï B’rith??
ma no,no !lei vuole dare troppa importanza a quella feccia! vanno trattati per quello che sono disprezzo totale e superficialità;non vorrà mica essere come loro,con piagnistei e litanie per rinfacciare a tutti le presunte persecuzioni..no!no!vanno derisi e sbugiardati nelle conquiste che credono aver raggiunto.

Antonio Caracciolo ha detto...

Resto del parere che una simile manifestazione se si trova gente disposta a farlo, anche solo dieci persone, avrebbe senso politico. Sarebbe un modo per dire ai “nostri” parlamentari che sappiamo come e per conto di chi vengono fatte le leggi. Negli USA il ruolo dell’AIPAC nella produzione legislativa è un fatto arcinoto. A noi i signori deputati ci vengono a dire che rappresentano la nazione, il popolo italiano. Non è vero! Rappresentano ristrette lobby e del popolo italiano se ne infischiano altamente, come volevasi sostenere.

Anonimo ha detto...

guardi secondo me esiste un connubio di interessi economici alla base di certe alleanze tra politica e lobby ebraica internazionale,anche tra alleanze religiose...ma tolta la economia e gli interessi, che sono alla base dello scambio di "favori" e quindi alla promulgazione di certe leggi pro-lobby ebraica,il rapporto con l'ebraismo è quello che è sempre stato.
L'unico modo che hanno gli ebrei di sopravvivere è quello di assoggettarsi al potere e da esso acquisirne la immunità.Vanno quindi consoderati come servi,come da sempre essi sono.
La loro indubbia capacità stà propio nel riuscire a rimanere "infedeli"con tutti e quindi disponibili ad essere strumentalizzati politcamente da tutti i "regni" .Il loro prezzo varia a seconda degli interessi che sono in grado di assicurare a chi li assolda.
semplici servi!

Anonimo ha detto...

comunque se organizza la manifestazione verrò.

Alfonso ha detto...

Professore quando lei scrive che
"Molti dei gruppi cosiddetti “neonazisti” sono così inverosimili da farmi sospettare che siano meri prodotti di un servizio segreto" si riferisce, anche se non direttamente almeno ipoteticamente, anche al sito di Thule-Toscana ?
Le assicuro che non è un commento provocatorio, cerco di comprendere meglio quello che vuole dire.
Anche perchè il sito in questione, per quel poco che ricordo, era certamente inverosimile.
grazie

Antonio Caracciolo ha detto...

Non mi riferisco certamente a Thule-toscana ed a nessuno in particolare. Ho invece alluso ad una mia concezione generale, più volte espressa, secondo cui in senso proprio, ripeto: in senso proprio, storico politico e filosofico, di “fascismo” e di “nazismo” non può più parlarsi dopo il 1945, perché questi regimi sono “cessati”, sono storicamente finiti e “definitivamente trascorsi”. Diversa, è la questione della “ideologia”, giacché nel nostro sistema sono stati introdotti quelli che per restano reati di opinione, ad esempio “apologia del fascismo” e simili.

In questo contesto, ma senza nessun riferimento particolare, ben sapendo o meglio non sapendo e sospettando il peggio da parte dei servizi segreti o da massonerie e centri criminali, NON ESCLUDO che possano essere inventate posizione concettualmente e politicamente assurde, al solo fine di produrre una repressione generale.

Alludo alla sperimentata funzione dei gruppi provocatori, come certamente ve ne sono – ci giurerei – in questo momento in Iran.

Spero di essere stato chiaro. Non mi riesce di esserlo sempre, ma quando vi è buona fede e onestà intellettuale, pur nella diversità delle opinioni, almeno l’uno riconosce ciò che l’altro intende dire.

Antonio Caracciolo ha detto...

Non sono tenuto a pubblicare ogni cosa che mi giunge. Ho appena respinto un commento alquanto idiota di una signora che diceva di non essere ebrea ma cristiane e che... bla bla. Alla signora cristiana dico che formalmente anche io sono cattolico, battezzato e crssimato, e che lei non conosce neppure la teologia cattolica. Purtroppo oggi manco i preti conoscono più i fondamenti del loro mestiere.

Antonio Caracciolo ha detto...

L’arroganza insiste ed aggiunge qualche dato: la signora non è cattolica, ma protestante. Mi viene da pensare ai cristiani sionisti, la cui infamia è degna dei fondamenti biblici della Signora che mando volentieri a farsi benedire dal padre eterno. Ognuno sa quel che crede di sapere ed è certo di sapere. Vi è poi un campo dove uno sa di non sapere ed è un campo assai vasto. Io qui penso di sapere che esiste un gruppo di provocatori che pensa di poter giocare con la mia pazienza. Sul merito della questione Thule ripeto la mia posizione fondamentale: si tratta di libertà di pensiero e di espressione art. art 21. Non ho ravvisato nessun estremo di reato e trovo incostituzionale tutto l’impianto della legge Mancino, che sappiamo essere stata in realtà commissionata dal B’naÏ B’rith. Mi auguro che l’episodio insegni qualcosa agli Amici della Liberta: non certo alla sospetta signora che non credo abbia la pià pallida nozione di cosa sia “carità cristian” e del cui cristianesimo dubito ad un miglio di distanza!

Antonio Caracciolo ha detto...

L’AREA COMMENTI PER QUESTO POST È’ CHIUSA. LA POSIZIONE ESPRESSA DALL’AMMINISTRATORE È CHE IL DIBATTITO ED IL CONFRONTO È SEMPRE POSSIBILE ED UTILE. MA QUANDO L’ALTRA PARTE, QUALE CHE SIA, È DISCRIMINATA E PERSEGUITA MANCANO LE CONDIZIONI ELEMENTARI DI LIBERTA’. NON HA SENSO IL DIBATTITO QUANDO L’UNO STA DA QUESTA PARTE DELLE SBARRE E L’ALTRO DENTRO LA CELLA.