venerdì 25 aprile 2008

Delirante chi? – Rassegna delle scorrettezze di «Informazione Corretta», § 3.

Rassegna delle scorrettezze di «Informazione Corretta»: §§ 1, 2, 3,
Versione 1.3

Ricevo e leggo la newsletter di «Informazione Corretta» a pochi minuti dalla sua uscita. Ne do una rapida occhiata e decido di volta in volta se valga o no la pena di scrivere un intervento su temi ormai per me di una grande monotonia, accompagnata da falsità e mistificazioni di ogni genere. La pubblicazione di «Informazione Corretta» è una vera e propria attività industriale, con i caratteri dell’organizzazione commerciale. Da chi sia finanziata ed altri notizie di carattere interno mi sono ignote e posso solo immaginare cosa e chi vi sia dietro. Per me si tratta probabilmente di tempo sprecato, ma mi illudo di apprendere forse qualcosa sulla natura del sionismo, suoi suoi scopi, sulle tecniche della manipolazione di massa. Per questo dedico ad «Informazione Corretta» un tempo che altri (una legione che s’ingrossa ogni ora), regolarmente attaccati da IC, disdegnano, ritenendo sufficiente una scrollata di spalle.

È così che ieri sera ho potuto accorgermi di un nuovo attacco dei «Corretti Informatori» contro un sito di quelli loro non graditi. Costoro non pensano minimamente che altri possano avere concezioni e vedute non condivisibili, ma che comunque abbiano un diritto sancito dalla costituzione ad avere idee diverse dalle nostre. Costoro pretendono di essere liberali, anzi i “veri” liberali, ma poi facendo ricorso ad ogni forma di diffamazione, delazione, a menzogne e pressioni di ogni genere tentano tutti i mezzi per tappare ad altri la bocca. Quella di far chiudere siti è una specialità dei «Corretti Informatori». Un certo Riccardo Levi, sottosegretario di Prodi, e forse parente di Michelino Levi detto il Folle, ci aveva provato a mettere un bavaglia generalizzato a tutta la rete, a tutti i blogs esistenti, i quali avrebbero dovuto pagare una tassa ed ottenere una sorta di patentino, attraverso il quale li si poteva controllare, distinguendo i buoni dai cattivi. È insorto Beppe Grillo e con lui tutto il popolo della Rete.

Ma veniamo all’ultima bravata dei nostri «Corretti Informatori». Devono essere stati così bravi da aver individuato un articolo che io proprio non riesco a trovare da ieri sera sul sito preso di mira: Thule Toscana. Vi sarebbe apparso, secondo i «Corretti Informatori» l'articolo di cui al loro corretto ed eletto link. Mi ci è voluto un poco di tempo per orientarmi: ma che vogliono? A cosa mirano? Incomincio appena a fare qualche congettura. Intanto però riportiamo ed isoliamo il “corretto” commento redazionale, rigorosamente anonimo come sempre, ma da noi attribuito ad Angelino, come sempre in caso di anonimato:

Il sito thule-toscana.com pubblica un delirante articolo intitolato "Quei 150 mila soldati ebrei di Hitler di cui nessuno ha mai osato parlare", firmato P. Squitieri.
L'articolo, si basa sul libro "I soldati ebrei di Hitler" di cui stravolge il contenuto e il senso.
La vicenda dei militari tedeschi che non si consideravano ebrei, ma furono considerati parzialmente tali dalle leggi razziali naziste e che tuttivia, per un certo periodo, furono esentati dall'applicazione di queste ultime, non cambia infatti nulla del giudizio sull'odiosità del nazismo, nè getta un'ombra di colpevolezza sulle sue vittime ebree.
E' questo invece che sostiene Squitieri.
Ecco il testo.
Non riportiamo il testo incriminato di un P. Squitieri, di cui con questo nome trovo in rete solo un famoso regista. Non se trattasi di omonimia o della stessa persona. Non è indicata né la fonte né la data di un testo che è fondamentalmente la recensione di un libro, che si può leggere nel “corretto” link dei «Corretti Informatori» ma che si trova anche in altri siti, eccetto la Thule Toscana, dove io a pochi minuti dall'uscita della «corretta» newsletterer non sono riuscito a trovarlo. Ma non ritengo che sia questo l'aspetto più importante da evidenziare a dimostrazione dell’abituale “correttezze” degli angelini torinesi, città dalla grande devozione.

Procediamo con ordine. Prima osservazione. Per chi visita il sito Thule Toscana vede che non si tratta di una sorta di giornale online e neppure di un blog. Per cui è fuorviante l’espressione “Il sito thule-toscana.com pubblica un delirante articolo…”. Uno potrebbe essere indotto a credere che si tratti di un organo di stampa come la Repubblica online o almeno qualcosa di paragonabile alla stessa struttura di «Informazione Corretta». Si tratta invece di un sito amatoriale dove il suo creatore incolla cose prese qua e là, senza una produzione propria ed originale. Andando nell'archivio di Thule Toscana ho visto pure un mio articolo, evidentemente apprezzato a tal punto, allo stesso modo in cui altri miei testi appaiono altrove senza che io lo sappia o me ne venga chiesta apposita autorizzazione. Non me ne adombro perché considero la rete uno spazio di libertà con un suo codice di autoregolamentazione.

Il primo intento della nuova battuta di caccia, o meglio della nuova lapidazione, è di attaccare il sito, che fortunatamente ha una sua autonoma piattaforma e quindi al riparo dalle solite letterine dei Michelini presi da ordinaria follia e pronti a scagliarsi sul bersaglio loro indicato. L'indirizzo al quale possono scrivere è quello dello stesso sito, dove troveranno adeguata accoglienza. Sembra che il proprietario sia un appassionato di armi da guerra, rigorosamente da collezione per la quale non è prevista che io sappia una specifica autorizzazione di legge, almeno per la semplice riproduzione fotografica. Idealmente alle pietre ideali dei Michelini il proprietario del sito potrebbe scegliere di volta in volta l'arma più adeguata per rispondere ai sassi che gli arrivano, ossia adottando la prevista proporzionalità dei mezzi difensivi consentiti dal codice penale.

P. Squittieri non è chiaramente un giornalista o un redattore di Thule Toscana, allo stesso modo di come Angelo Pezzana è direttore di «Informazione Corretta» che dispone di un suo team di redattori, alcuni ben noti e tali da meritarsi gli apprezzamenti di quell'impenitente di Piergiorgio Odifreddi, facendo sollevare tutto il rabbinato italiano, il solo convinto della “serietà” e “correttezza” di una testata dal titolo autoreferenziale di «Informazione Corretta», ma falso quanto altri mai. Manca cioè il direttore del giornale, manca il giornalista e manca pure il pezzo pubblicato: un articolo fantasma!

Ma è solo l'aspetto meno grave di questa ennesima manifestazione di «scorrettezza» dei nostri «Corretti Informatori» che nello stesso numero si collegano ad un pezzo di Dimitri Buffa, che appare sulla nota «Opinione», di cui abbiamo già detto, e che riferisce di un rapporto degli stessi servizi segreti israeliani che documentano l’esistenza di un ampio “antisemitismo” nei paesi arabi belligererante con lo stato occupante di Israele. Niente di più “buffo” poteva escogitarsi, ma non ci dilunghiamo ora a questo riguardo. Tentiamo brevemente di addentrarci sul merito dell'articolo incriminato, detto “delirante”.

Se l’aggettivo “delirante” ha un senso proprio, desumibile dal vocabolario della lingua italiana, ci si accorge che di delirante non vi è proprio nulla: può essere sconvolgente per le cose che sono scritte e che possono riuscire non condivisibili, ma l’articolo-recensione è lucido in ciò che afferma. Le recensioni poi sono appunto recensioni, ossia interpretazioni del libro o di ciò a cui si riferiscono. La recensione è cosa che appartiene non al libro, ma a chi quel libro legge ed a sua volta ne ricava concetti che possono essere anche lontani dal contenuto del libro e dalle intenzioni di chi quel libro ha scritto. Se i «Corretti Informatori» vogliono dare una diversa recensione sel libro possono ben farlo, ma non possono impedire a chicchessia di esprimere un suo parere sul libro in questione e di darne una propria interpretazione. Sono cose elementari ben note a chi fa il mestiere di critico.

Se proprio di “delirio” si vuol parlare, allora bisogna cercarlo nella testata «Informazione Corretta», dove ve ne è proprio tanto. Lo si può tagliare a fette nella sua corposità evidente anche ai ciechi ed ai lettori più sprovveduti. Si avvicina l’ora di pranzo ed anche io mi voglio avvicinare alla conclusione, per andare dopo qui vicino caso dove ci sono i gazebo di beppe grillo e dove ho già incontrato parecchi amici con i quali intendo trascorrere il pomeriggio ai giardini di San Paolo fuori le mura. Con l’«odio» i nostri «Corretti Informatori» hanno uno speciale rapporto: ci campano! Con l’amore, se mai praticassero, un poco di amore per il loro prossimo, andrebbero subito in fallimento, sul lastrico, capi e gregari. L’«odio» è il fondamento necessario della loro economia, di tutto il loro sistema industriale, come ha ben documentato Norman G. Finkelstein.

Nel libro recensito da P. Squitieri (chi sarà mai?) si parla dell'opera di uno storico ebreo che ha documentato a prova di Nirenstein l'esistenza di 150.000 nelle fila dell'esercito nazista, combattenti ferventi e valorosi premiati spesso per il loro valore. Inconfutabile il fatto, quali le deduzioni del nostrani «Corretti Informatori»? La loro classica risposta: “Embé?” Resta infatti “odioso” il nazismo. Inutile andare a cercare una più profonda analisi del nazismo. Ma non è questo ora il nostro discorso. Altre sono le deduzioni che qui appena accenniamo.

In questi stessi giorni, da qualche mese, è giunto a notorietà un altro ben diverso libro, sempre ad opera di uno storico ebreo, Shlomo Sand, il cui volume spero sia presto comodamente accessibile in un’edizione italiana. Questo storico smonta uno dei miti ebraici, o meglio del sionismo, sostenendo che in realtà la Diaspora non è mai esistita e non vi è mai stata. Il libro «del giovane storico ebreo Bryan Mark Rigg, laureato alla Yale University, I soldati ebrei di Hitler pubblicato recentemente da Newton & Compton nella collana "I Volti della Storia" (pagine 395, 16,90 euro)» documenta suo malgrado la difficoltà di individuare da un punto di vista prettamente razziale il tipo “ebraico”. Uno di questi volti “ebrei” fu addirittura scelto da una rivista razziale per indicare il tipico tedesco! In sintonia con le ricerche di Sand si giunge alla concorde conclusione che l'identità ebraica ha fondamento religioso non etnico. Pertanto gli ebrei tedeschi che finirono nei campi di concentramento erano innanzitutto “tedeschi” e solo in un secondo momento “ebrei”. Il danno o il “crimine” i tedeschi lo commisero innanzitutto contro se stessi. E se risarcimento doveva esservi, questo doveva essere innanzitutto verso loro stessi, non verso uno Stato che all'epoca dei fatti neppure esisteva.

Questa mattina a radio radicale ho sentito di un Alessandro che oggi celebrava da qualche parte il 25 aprile, issando una bandiera di israele e richiamandosi a “brigate ebraiche” che parteciparono alla guerra prestando supporto all’esercito britannico, quello stesso che approdo in Sicilia e poi risalì per l'Italia passando per la Calabria, dove si fermarono poco tempo. All'epoca non ero nato, ma mia madre mi raccontò che i nostri Liberatori avevano scambiato mio padre, ferroviere nelle ferrovie locali, per un sabotatore. Era venuta a mancare l'acqua per normale razionamento orario dovuto a siccità e costoro non si convinsero dell'innocenza di mia padre se non quando il fontaniere del comune, avvertito, aprì subito l'erogazione della poca acqua razionata per gli abitanti. Se mio padre fosse stata passato subito per le armi, chiaramente io non sarei nato e non sarei stato qui a raccontare questo episodio che è il mio ricordo più diretto e concreto della Liberazione del 25 aprile. Altri possono ricostruire la loro Memoria, ma la mia è ben diversa. Non saprei dire se a seguito di questi inglesi ci fossero anche le brigate ebraiche e se il diretto responsabile del mancato omicidio di mio padre fosse uno di loro.

Odioso dunque il nazismo. E sia pure! Ma gli odierni soldati israeliani di chi sono eredi e continuatori? Delle brigate ebraiche al seguito degli inglesi o dei 150.ooo valorosi ed aggueriti soldati ebrei di Hitler?
A rispondere lascio che sia un altro ebreo: Avraham Burg, il quale per un verso rivendica una identità ebraica non impregnata di Olocausto, va fiero se ben ricordo (ma controllerò presto il passo del libro, dandone la pagina e la citazione) delle sue origini tedesche e che paragona l'odierna Israele alla Germania nazista degli anni Trenta, ossia colpita da eguale follia e cecità ideologico-razzista. Lo dice Burg, signori “Corretti Informatori”! Non bariamo!

Un’ultima nota prima di uscire per andare a raggiungere i Grillini firmatari del referendum per la “liberazione dell’informazione”, quella informazione che i «Corretti Informatori» vorrebbero ingabbiare per renderla sempre più “corretta” secondo i loro sionistici intendimenti. Dal combinato disposto di libri come quelli di Burg, Sand, Rigg, Finkelstein, Pappe si ricava paradossalmente che gli unici e veri semiti, di cui si puà dire che siano “correttamente” tali sono gli attuali palestinesi. E l'unico vero antisemitismo effettivamente praticato e messo in atto è quello degli attuali soldati israeliani, che propriamente “semiti” non sono, ma tedeschi, russi, polacchi, ecc., convertitisi nel tempo all’ebraismo e poi confluiti in stabili comunità religiose dislocate nei diversi paesi di provenienza. I libri, ben fatti e liberi nelle loro ricerche, servono a demolire i miti su cui la “cosiddetta” Liberazione è stata intessuta. Non è stata cattiva l'idea di Beppe Grillo di scegliere questa data per il V2: Non contro la Liberazione, ma per la Liberazione, incominciando dalla Liberazione dell'Informazione, del Pensiero, della Ricerca, dell’Insegnamento, ancora irretita in un “fascismo” più fascista del fascismo storico, che è bene lasciare dentro i suoi limiti cronologici (1922-1943) e le circostanze che lo resero possibile ed a suo modo lo giustificarono secondo il vecchio adagio hegeliano: ciò che è reale è razionale e ciò che è razionale è anche reale. Come a dire che quando il fascismo storico terminò la sua funzione storica, cessò anche di essere. La caricatura che ne è rimasta nella nostra pubblicista – ed in questa anche l’albo fascista dei Giornalisti, unico al mondo nel suo genere –, serve soltanto per perpetuarne nel nostro presente e nella nostra prassi quotidana i peggiori aspetti, non ultimo una legge elettorale di cui probabilmente lo stesso fascismo si sarebbe vergognato e che è stata rifiutata dal Congo in quanto giudicata “non democratica”. Sulla base di questa legge elettorale non democratica un Maurizio Gasparri non esita a darsi alla pazza gioia davanti alle telecamere e nei salotti televisi di regime.

Post scriptum

Ricevo notizie dall’amministratore di Thule Toscana. Si tratta effettivamente di un articolo del regista Pasquale Squitieri, marito dell’attrice Claudia Cardinale. Ma non è un articolo recente. È cosa vecchia. I «Corretti Informatori» se ne accorgono adesso e ne parlano come di cosa recente e la vanno a pescare in un sito dove io ho fatto tanta fatica a trovarlo. Non sono nuovi i loro attacchi al sito, che è però solo una raccolta di testi provenienti da fonti disparate e non sempre indicate. Tanto varrebbe prendersela direttamente con il regista. Ma a quale titolo? Il “delirio” a chi è da attribuire a Squitieri o agli amministratori di Thule? Non è più semplice attribuire il “delirio” alla stessa furia sionista dei «Corretti Informatori» sempre in cerca di qualcuno da attaccare ed in crisi di astinenza quando non trovano più nessuno?

Finalmente sono in grado di dare le esatte indicazioni bibliografiche: L’articolo era stato ripreso da “Il resto del Siclo”, n. 7 del giugno 2004, pp. 23/25, dove però viene ripresa dal quotidiano «Rinascita» dell’8 luglio 2004. A questo punto i «Corretti Informatori con chi se la vogliono prendere? Con Thule Toscana, di cui danno l’indirizzo email per il consueto inoltro di insulti su istigazione? Con il “Resto del Siclo”? Con Rinascita? Con l’autore bereo del libro Rigg? Con il traduttore italiano ed editore italiano Newton Compton? Con il recensore, il regista Pasquale Squitieri? Con sua moglie Claudia Cardinale? Con l'animaccia loro, come si suol dire a Roma? Quando potremo liberarci da una simile ottusa ed ignorante faziosità?

1 commento:

Kolza ha detto...

Chissà perché i Corretti da operetta non considerano con il medesimo astio i famigerati Sonderkommando (ebrei collaborazionisti dei campi nazisti)?
Se applicassimo il folle metodo di valutazione dei medesimi, dovremmo andare a ritroso nel tempo, prendendo i suddetti SK e fucilandoli alla schiena come traditori. Per chi non lo sapesse, i sk "cannibalizzavano" i propri vicini e confratelli per un tozzo di pane in più...
In questa indegna genia possiamo annoverare un certo Shlomo Venezia, le cui memorie (in stile pindarico, visti i problematici riferimenti) equivalgono ad una confessione, rendendolo passibile del reato di collaborazionismo.
Questo secondo il metro Corretto dei nostri Informatori. Viceversa, costoro a) non conoscono l'Amnistia di un certo Togliatti e b) applicano il detto giolittiano (la legge con i nemici si applica e con gli amici si interpreta).
Ma questo è meglio non dirlo, meglio accanirsi su chi non adora il Dio Israele, ebrei e mischlinge compresi. Meglio vendere un libro di memorie, per quanto contestabili. Meglio ignorare scientemente il presente e la realtà.