giovedì 9 aprile 2009

L’Aquila, Gaza, le tragedie umane e la disonestà intellettuale e politica dei nostri governanti.


Testo ancora da correggere: sono possibili numerosi refusi.
Quanti volessero trasportare altrove il testo sono pregati di aspettare un poco il tempo necessario per una revisione e correzione.
Nella foto alcuni momenti di una raccolta di aiuti in Roma, viale Marconi.

Ho vissuto il terremoto dell’Aquila come non mai nella mia vita davanti a un terremoto. Sono nato in un paese – Seminara, in Calabria, sullo Stretto – che è stato distrutto e devastato per almeno due volte. Una prima volta nel 1783 che lo demolì interamente, per poi essere riedificato in un luogo un poco più distante. Una seconda volta nel 1908: le devastazioni di allora sono ancora visibili nell’urbanistica del paese. La memoria del terremoto è ancora vivissima ed ogni anno si commemora l’evento verso la fine di dicembre. Non mi era mai capitato da quando ero bambino di trovarmi in Seminara verso la fine dell’anno. Vedendo un corteo funebre cui partecipava tutto, proprio tutto il paese, chiesi al barista chi fosse mai morto di così importante da suscitare tanta partecipazione. Ottenni un solenne rimprovero da parte del barista per non aver subito compreso che si trattava della commerorazione del terremoto del 1908, cioè allora di quasi un secolo prima. Tanta si è conservata la memoria di quella tragedia. Ma forse non abbastanza a giudicare dagli abusi edilizi e dall’elusione delle norme antisismiche. Ma questo è un altro discorso.

Ho voluto premettere ciò per dare un’idea di quale è stata la mia sensazione la notte, in Roma, i cui fui svegliato nel cuore della notte dalle oscillazioni del letto in cui dormivo. Capii subito che si trattava di terremoto, mai così forte a mia personale memoria. Mi chiedevo se sarei sprofondato al piano di sotto. Mi sentivo totalmente impotente e giudicai perfino inutile alzarmi dal letto e correre o fare qualcosa. Accesi la luce del comodino e potei osservare il lampadario che oscillava paurosamente e non sembrava mai voler smettere. Quando finalmente smise, ma dopo un po’, pensando a quel che doveva essere successo accesi la radio. I primi a dare la notizia furono quelli di una radio privata, che comunicavano le telefonate che giungevano dagli ascoltatori in diretta in diretta. La RAI non fu la prima a dare la notizia e i conduttori ironizzavano sul fatto che al servizio di stato non fossero pagati abbastanza. Poi mi alzai per guardare fuori. Vedevo luci accese e gente che come stava alla finestra. Feci segni di saluto.

Nel frattempo alla RAI si erano svegliati o si erano accorti della notizia. Passai tutta la notte a seguire gli eventi. Si sapeva ormai che l’epicentro era stato all’Aquila e si parlava dapprima solo di un possibile morto. Si sperava che fosse uno solo. Il numero crebbe poi con il tempo spaventosamente e quindi si può da allora assistere al consueto rituale. Dopo questa ampia premessa vengo adesso alle mie riflessioni odierne, quelle che non ho potuto sopprimere e di cui altri non parlano. Sono ancora doloranti in me i postumi di un altro terremoto, non scatenato dalla natura innocente nella sua crudeltà, ma dagli uomini ben consapevoli della loro ferocia. Mi riferisco al massacro di Gaza, che la nostra stampa e i nostri politici ci hanno somministrato, programmando una nostra complicità. L’ignobile balletto della reazione sproporzionata o proporzionata ha visto impegnati in una gara di infame servilismo alcuni illustri politici del mio stesso partito che sono andati ben oltre a quanto sostenevano gli stessi strateghi israeliani del massacri, i quali argomentavano che l’operazione “piombo fuso” doveva essere “sproporzionata” proprio per incutere timore e deterrenza: se romperete ancora i vasi di Sderot noi demoliremo quanto in Gaza sta in piedi. Ed in effetti nulla è stato risparmiato. Mentre gli israeliani uccidevano i nostri politici applaudivano o sosteneva l’ipocrita tesi della difesa legittima, più o meno proporzionata, ma sempre difesa. Passerà del tempo prima che l’opinione pubblica non inquinata da un’informazione fraudolenta e complice si rende conto che in Palestina non da oggi, ma da sempre, vi è non conflitto “duale”, ma genocidio e pulizia etnica programmata da una parte sola. Si tratta di un’operazione «pulizia etnica» che risale ad almeno il 1882, cioè prima ancora che Hitler nascesse.

Mi chiedo quanti italiani associeranno mentalmente la tragedia di Gaza, davanti alla quale i nostri politici e la nostra stampa asservita hanno fatto di tutto per tenere all’oscuro gli italiani, o meglio per nascondere loro la realtà delle cose, e la tragedia dell’Aquila, una tragedia che non può essere nascosta o minimizzata, pena la delegittimazione di qualsiasi governo, quali che siano state le sue risibili percentuali elettorali, una truffa alla Ponzi dalla quale non vi è scampo alcuno, chiunque abbia a vincere le elezioni. L’omologazione della classe e del ceto politico è tale da rendere in pratica inesistente la cosiddetta alternanza: non l’uno meglio dell’altro, solo peggio dell’altro, in una caduta costante verso il basso. Questa è la democrazia italiana, quella che dovremmo esportare all’estero.

Eppure, nell’ora della tragedia e del dolore, giungono voci di conforto e di aiuto proprio da quella parti che più abbiamo diffamato. Non si contano le sfuriata diffamatorie del nostro ministro degli esteri, espressione della lobby ebraica, verso i terroristi di Hezbollah o gli iraniani tutti. Non vi è persona mediocramente informata che non sappia quanto numerose e insistenti siano state le spinte da parte di Israele e delle sue lobbies americane, europee ed italiane per una nuova guerra contro l’Iran, che seguisse a ruota quella contro l‘Afghanistan e l’Iraq. In pratica, secondo un modello già collaudato in Europa nelle prima e nella seconda guerra mondiale. Siamo oggi una sorta di protettorato americano. Non è difficile immaginare che una simile formula la si voglia oggi applicare in tutto il Medio Oriente con Israele al vertice di questo disegno geopolitico.

Sono giunte offerte di aiuto perfino dall’Iran, il cui presidente è stato svillaneggiato in piazza del Campidoglio da quegli stessi politici che si sono poi ritrovati nella mezza piazzetta di Montecitorio per plaudire al massacr israeliano di Gaza. Ero presente da osservatore e testimone in piazza del Campidoglio sia in piazza Montecitorio, ma da partecipante e protagonista alla manifestazione del 17 gennaio – la più numerosa d’Europa – per tentare di fermare il massacro di Gaza. In piazza di Montecitorio o in piazza del Campidoglio, politici ed esponenti del governo non sono riusciti ad atturare più di qualche centinaio di persone: questa la loro reale rappresentatività presso il popolo italiano. Che fra quelle centinaia di persone fossero poi proprio tutti italiani, esprimo i miei dubbi, almeno a giudicare da un tizio con una strana barba che pretendeva da me gli dessi per strada informazioni in lingua ebraica!

Ma veniamo al punto con cui voglio chiudere queste mie riflessione estemporanee. L’Iran si è dichiarato pronto a mandare aiuti ai terremotati. Il governo ha genericamente rifiutato aiuti da parte di stati esteri, giudicando di essere capace a fronteggiare da solo l’emergenza, alemo quella mediatica. Nessuno ormai si farà più illusione che lo status di terremotato non sarà per gli abbruzzesi faccenda di qualche fine settimana in albergo al mare, ma una condizione che durerà anni e anni. Mi chiedo quale diritto il governo abbia di rifiutare aiuti che non sono al governo, ma al popolo italiano, in particolare gli abruzzesi. Anche ammesso che il governo abbia risorse da destinare ai terremotati, qualsiasi aiuto ulteriore giunga da terzi è sempre qualcosa di aggiuntivo, non di alternativo o sostitutivo. Ancora non ha fatto nulla o quasi, ma già il governo incomincia a togliere qualcosa ai suoi amministrati, ai suoi sudditi, ai suoi tartassati. Forse sarebbe stato meglio chiedere agli abruzzesi direttamente se volevano o non volevano essere aiutati dall’Iran o dagli Hezbollah.

Probabilmente, al governo qualcuno avrà pensato che non frutterebbe buona stampa accettare aiuti da governi contro cui appena ieri si voleva muovere guerra o verso cui l’ostilità non è mai cessata. Noi abbiamo ora davanti agli occhi che non possiamo chiudere le immagini del terremoto dell’Aquila, ma gli stessi occhi li abbiamo chiusi o ce li hanno fatto chiudere davanti al massacro di Gaza, per non dire alle immani distruzioni in Iraq. Forse, gli uomini devono soffrire loro stessi per apprendere a non recare ad altri quella stessa sofferenza che non vorrebbero mai provare loro stessi. Non dico che vi sia qui un castigo divino: assolutamente no! Dico però che la storia ha le sue astuzie che consentono ai popoli di smascherare i loro governi. È ora di chiedere conto ai nostri governanti della loro complicità in ben altri terremoti, non prodotti dalla natura che è sempre innocente e segue il suo corso, ma dagli uomini che sono disonesti quando trascurano l’attuazione delle norme di prevenzioni antisismiche e si rendono alleati di governi criminali e razzisti, come quello israeliano o come quello di Bush, stratega della menzogna.

4 commenti:

rino ha detto...

L'operazione di pulizia facciale messa in atto dal governo israeliano subito dopo il genocidio di Gaza, ha mostrato i suoi effetti anche nelle ore successive al terremoto aquilano.
Il giorno stesso del sisma mi sono collegato a Radio, Telegiornale locale e televideo nazionale per un totale di 15 minuti e in un così breve lasso di tempo ho avuto modo di ascoltare della disponibilità del governo israeliano ad aiutare il popolo italiano.
Me che aiuto hanno intenzione di darci se affamano e uccidono e rubano tanta povera gente di sangue non eletto???
Forse è avanzato un pò di fosforo??

Antonio Caracciolo ha detto...

In effetti, non avevo pensato che fra le offerte di aiuto potessero esserci anche quelle di Israele. Anche per ragioni di galateo internazionale. Ma sia pure. L’Italia ha relazioni ufficiali con Israele. Ci mancherebbe altro che Israele non facesse quello che fanno tutti gli altri a cominciare dagli USA. Il problema però resta. Se a dare aiuti si trovano paesi come l’Iran, la Libia, organizzazioni come Hezbollah, che fare? No, tu no! Perché tu sei “terrorista”! Gli aiuti “buoni” sono quelli di Israele, che si guarda bene dall’aiutare i bambini palestinese – che normalmente ammazza –, mentre chissà per quale corrispondenza di amorosi sensi vorrebbe aiutare i bambini italiani. Insomma, io continua a pensare al terremoto umano di Gaza ed il terremoto naturale dell’Aquila. Forse, i soli aiuti da rifiutare ragionevolmente e fondatamente sono quelli sporchi di sangue innocente.

Erwin ha detto...

Buonasera Caracciolo!

Mi perdoni l'OT!

Clicchi sul link: www.thule-toscana.com

Vedrà quale fine fanno i Revisionisti!

Salute!

Erwin

Antonio Caracciolo ha detto...

Ci faccia sapere tutto! Come è stato, chi il delatore, quale l‘accusa, tutto!