Apprendo solo adesso di Bertell Ollman e me ne sto costruendo la conoscenza in tempo reale, cercando nella Rete, la grande biblioteca sempre disponibile ed ogni ora sempre più ricca di nuovo contenuti fra i quali occorre saper discernere. Chi è dunque Bertell Ollman? La prima notizia che attrae il mio interesse sul suo nome è venuta a seguito di una sua in effetti strana “Lettera di dimissioni dal popolo ebraico” che si trova in appendice ad una precedente edizione italiana del libro di John J. Mearsheimer e Stephen M Walt, La Israel lobby e la politica estera americana, ora edito presso Mondadori dallo scorso 28 settembre. Sono fra i primi ad aver letto questa edizione e ne aspetto le recensioni on line, che tardano ad arrivare e che soprattutto possono confutare assai poco. Sono solo capaci di denigrare, ma quanto ad argomentare le poche recensioni che al momento si possono leggere in italiano danno una penosa impressione e confermano proprio l’esistenza di quella lobby anche mediatica di cui il libro parla per l’America, ma la cui esistenza non è meno certa per l’Italia e l’Europa. Proprio ieri sera ne ho avuto ulteriore conferma da una corrispondenza epistolare con un onorevole assai noto: il parlamentare, legato al carro israeliano da sempre, si rifiuta di prender conoscenza delle tesi contenute nel libro e si benda gli occhi, preferendo i suoi pregiudizi. Mi sono civilmente accomiatato da lui augurandogli il successo sui temi del suo programma che condivido, ma augurando a me stesso di non trovarmi in galera per una legge da lui votata per compiacere alla Lobby. Ma torniamo a Ollman. Parlavo anche di una precedente edizione italiana del libro dei due autori americani. Non ne ero per nulla a conoscenza e non so in cosa si distingue da quella attuale, che credo superi la precedente e sia da considerare l’ultima definitiva. La precedente però conteneva in appendice la Lettera di dimissioni dal popolo ebraico. Non so se l'appendice sia dovuta all’editore o agli autori. Nell’edizione Mondadori la Lettera non è compresa, mentre la si trova nell’edizione triestina presso Asterios, apparsa nel luglio di questo stesso anno, ma di pagine 116. Deve trattarsi dell’ampio saggio, delle cui traversie editoriali i due autori parlano nel libro di oltre 430 pagine, escluse qualche altro centinaio di note disponibili solo sul sito della Mondadori. Si tratta insomma di un evento editoriale non facile da neutralizzare ed assorbire da parte di quella Lobby, che a volte ama tenere un basso profilo, ma che ora più spesso esce invece allo scoperta, certa del suo potere.
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