* Post originariamente in Facebook e qui salvato nella non improbabile ipotesi che venga in Facebook censurato e soppresso. Testo redatto a seguito di una privata conversazione e qui pubblicato con riserva di ulteriori elaborazioni, modifiche, integrazioni.
SULL'EBRAISMO COME RELIGIONE
NEL SUO RAPPORTO CON IL CRISTIANESIMO.
Con una persona assai cara, ma di diverse opinioni, mi è ancora una volta capitato di avere discussione sul tema indicato nel titolo, che spero non venga tacciato di "antisemitismo". Ne posso estrarre questo post che rendo pubblico.
Per quanto mi riguarda, come ammiratore del mondo greco-romano e precristiano, se il Cristianesimo che si venne a formare nel crogiuolo della società e cultura ellenistica, viene inteso e praticato come qualcosa di nuovo e diverso dalla religione giudaica che si evince dal Vecchio Testamento, dico nuovo e diverso, ma anche antitetico e contrapposto, allora la nuova religione universalistica, la Buona Novella, può essere qualcosa di rispettabile e perfino condivisibile.
Ma se il Cristianesimo oggi praticato lo si intende come un sottoprodotto, uno scarto dell'ebraismo, e perfino qualcosa di inferiore, o peggio ancora come il "compimento" dell'ebraismo, allora non solo l'ebraismo in quanto religione e cultura, ma neppure il cristianesimo è oggetto del mio interesse e apprezzamento: no, grazie! Se possibile, preferisco e patrocino il ritorno degli Dei Antichi, che oggi mi appaiono quanto mai attuali. Ne sento fortemente la nostalgia.
Detto questo, respingo fermamente l'operazione che è già implicita nel termine "antisemimistico", divenuto un titolo penale di reato severamente punito. Dopo un lungo periodo di documentazione, letture e riflessioni critiche, sono arrivato a distinguere tre diversi fenomeni che vengono volutamente e deliberatamente confusi:
a) L'antigiudaismo in quanto posizione meramente religiosa che si oppone al giudaismo religione, che ha sempre disprezzato tutte le altre religioni diverse dalla propria e i popoli relativi che in quelle religioni si riconoscevano e ne praticavano i culti. Nel medioevo vi vu anche in ogni paese una reazione di carattere sociale verso gli ebrei, ma si trattava per lo più di reazioni alle funzioni sociali che l'ebraismo esercitava: usura, esazione delle tasse, e quanto altro veniva loro assegnato dai Principi che per quelle stesse funzioni non volevano impiegare persone di religione cristiana. Esiste una letteratura sull'argomento che ho in buona parte letta e che è sempre utile leggere per chi si interessa a queste problematiche. L'antigiudaismo qui descritto non ha in ogni caso niente a che fare con l'antisemitismo post revoluzione francese. Trovo ben sintetizzato il problema in una pagina di B. Lazare, sionista e difensore di Dreyfus, dove si legge, rivolgendosi agli Ebrei: se in ogni epoca, in ogni paese, tutti i popoli hanno avuto moti violenti di protesta e reazione verso gli Ebrei, non sarebbe il caso di indagare se la causa di ciò non debba trovarsi in voi stessi?
b) L'antisemitismo propriamente detto, e oggi titolo penale di reato, sorge come conseguenza della equiparazioni dei diritti degli ebrei a quelli degli altri cittadini. Per molti, moltissimi casi fu una liberazione per gli ebrei stessi che poterono sottrarsi alla tirannia delle leggi rabbiniche alle quali nessuno nato di religione ebraica poteva sottrarsi. Il caso Spinoza è celebre e ad esso rinvio. Vi fu però una reazione da parte degli altri concittadini che non credevano alla lealtà dei nuovi cittadini. Inizialmente le Associazioni Antisemite erano perfettamente legali e legalizzate, e si poteva parlare liberamente di antisemitismo come oggi si parla e si deve parlare di anticomunismo, antifascismo, antinazismo... Il culmine di questa fase si ha con il caso Dreyfus, sul quale si innestò il sionismo ed oggi il fenomeno neo-con, i cui frutti vediamo oggi sotto i nostri occhi, o almeno sotto quegli occhi capaci di vedere, nella guerra in Ucraina.
c) L'antisionismo è a nosto avviso una reazione più che legittima al sionismo, che il già presidente Napolitano proponeva di equiparare all'antisemitismo. Ogni presidente, ogni detentore di potere grande o piccolo, ha in genere accanto a sé un consigliere "ebreo" che gli detta cosa deve dire e cosa fare. Conservo una lettere di simili "consiliori" avendo scritto una volta una lettera trabocchetto al già presidente Giorgio Napolitano. Non mi rispose lui direttamente, ma un suo "consiliore" appunto "ebreo"... Per quanto riguarda l'analisi del sionismo e quindi antisionismo il mio riferimento culturale è Gilad Atzmon, che definisce se stesso un "ex ebreo", che lasciò in segno di protesta lo Stato di Israele, dove era nato e dove compì il servizio militare. Egli definisce il sionismo come una "dottrina di primatismo razziale a carattere globale". Se così è, dovrebbe essere più che comprensibile una reazione "antisionista". Quanto poi all'antisemitismo credo che oggi non abbia più senso: nessuno perseguita gli ebrei in quanto ebrei. Anzi si verifica il caso opposto: sono gli ebrei che perseguitano i "non ebrei" che appena appena un poco si permettono di essere critici verso di loro, specialmente per il loro rapporto con lo Stato di Israele. È tanto vero ciò che dico, sul non senso del termine antisemitismo, al punto che loro stessi si sono coniati una definizione di cosa è antisemitismo, imposta come normativa a governi e assemblee da loro influenzati. Così ad esempio, criticare lo Stato di Israele è "antisemitismo", porre in evidenza ciò che gli Ebrei fanno in Israele ai palestinesi, è ... "antisemitismo"!
Spero di essere stato chiaro e di aver chiarito definitivamente e conclusivamente la mia posizione su questi temi. Desidero occuparmi di altro...
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