Egregio Signore,
Giorgio Li calzi
(e p.c. a Gilad Atzmon)
se lei è il direttore del Festival del jazz,
che si deve svolgere in Torino,
e dove vi è stata una indecorosa reazione verso Gilad Atzmon.
Le vorrei esprimere pubblicamente il mio sdegno, nei termini che seguono, scritti a caldo, sotto la spinta dell'emozione, dello sdegno, e senza ulteriore indugio.
Non sono purtroppo un musicista, ma solo un filosofo del diritto in pensione dall'Università di Roma La Sapienza.
Conosco
Gilad Atzmon in quanto filosofo, ma ben conosco anche la sua fama per
essere uno dei migliori musicisti al mondo di jazz.
Trovo
assolutamente ignobile che per ragioni politiche vi siano anche in
Italia spregevolissimi politicanti d'accatto, che sperano di fare
carriera politica, tentando di impedire ad un artista di esercitare la
sua arte sublime, che non ha confini e steccati di nessun genere.
Conosco molto bene la parte politologica e filosofica di Gilad Atzmon, ma non è di questa che intendo qui parlarle.
A
Torino Gilad viene a suonare, non ad esporre le sue idee politiche e
filosofiche, che a loro volta possono essere oggetto di dibattito, ma
non di censura ed esclusione.
Per quanto io ne
sappia, l'attività musicale di Gilad Atzmon è la professione con la
quale l'artista si guadagna di che vivere: colpirlo nelle basi
nobilissime della sua esistenza materiale è quanto di più vigliacco ed
infame ci possa essere...
Ma questi tizi, che attaccano
Atzon, vivono loro in questo modo, facendo esercizio di calunnia ed
infamia. Costruiscono così le loro carriere con questi sistemi, assolutamente
infami ed ignobili. Fanno questo mestiere.
Renderò pubblica questa
mia lettera, che spero le giunga e che mi riservo di sviluppare ed approfondire. Sono ben disponibile ad ogni
contraddittorio per la parte non musicale dell’opera di Gilad Atzmon,
che conosco molto bene, ma di certo non al Festival del Jazz, che è
un luogo universale spirito, volto a creare serenità negli animi. Il Festival si tiene a Torino, non nella mia
città in Roma... Sarei stato certamente presente. Ho
però segnalato e raccomandato a un mio amico torinese di essere presente lui presente per me e di esprimere a mio nome piena solidarietà al grande musicista
Gilad Atzmon.
La ringrazio molto per la Sua lettera e sostegno.
Dirigo dallo scorso anno il Torino Jazz Festival insieme a Diego Borotti, anche lui musicista come me.
Come Lei saprà meglio di noi, chi si espone è spesso oggetto di critiche. Per fortuna il TJF l'anno scorso ha ricevuto un grandissimo successo mediatico e di pubblico (sold-out per tutti i concerti a pagamento). Quindi riteniamo che i fatti possano rispondere meglio a qualsiasi critica, spesso mossa da invidie o disperati tentativi di volgere il tutto in politica. Per questo abbiamo preferito non rispondere.
Però ci fa molto piacere rispondere alla Sua lettera di sostegno morale, e La ringrazio per ribadire che stiamo discutendo di arte e non di politica. Anche se, mi permetta, stiamo parlando di una persona che nella vita esprime le sue idee, non di un criminale di cui noi non appoggeremmo mai un operato artistico.
Ho conosciuto la musica di Atzmon 10 anni fa, grazie a un disco co-prodotto con Robert Wyatt e ho seguito le sue collaborazioni con i Pink Floyd, penso sia semplicemente un grandissimo musicista che il pubblico del Torino Jazz Festival avrà il piacere di ascoltare.
La saluto allegando una dichiarazione del mio collega Diego Borotti.
grazie
Giorgio Li Calzi
"Gilad Atzmon rappresenta, nel jazz internazionale, la migliore corrente che ha ricomposto, in un linguaggio universale fondato nella musica jazz, gli sconnessi musicali e culturali tipici dei musicisti non-americani che da un lato hanno amato e praticato il jazz "mainstream" e dall' altro hanno provato ad ibridarlo con le musiche della propria estrazione etnica. Il TJF ha ingaggiato G.A. per la maestria e l'originalità con la quale ha inventato un suono mirabile, ricco di fascinazioni provenienti dall'ovest e dall' est del mondo. Non è compito di un festival artistico essere il censore delle posizioni politiche degli artisti o stabilire principi ideologici ineludibili. La missione della produzione artistica è quella di sublimare tensioni e contrapposizioni in arte condivisibile e fruibile da chiunque, proprio come quella prodotta magistralmente da Gilad Atzmon. Pretendere che un artista internazionale non debba avere opinioni e posizioni politiche sul proprio paese, anche se non condivise da tutti, è irreale ed illiberale". Diego Borotti
* * *
Pubblica Risposta,
della quale ringrazio,
e che metto in evidenza
nel corpo stesso del Post.
* * *
gentile Professore,
La ringrazio molto per la Sua lettera e sostegno.
Dirigo dallo scorso anno il Torino Jazz Festival insieme a Diego Borotti, anche lui musicista come me.
Come Lei saprà meglio di noi, chi si espone è spesso oggetto di critiche. Per fortuna il TJF l'anno scorso ha ricevuto un grandissimo successo mediatico e di pubblico (sold-out per tutti i concerti a pagamento). Quindi riteniamo che i fatti possano rispondere meglio a qualsiasi critica, spesso mossa da invidie o disperati tentativi di volgere il tutto in politica. Per questo abbiamo preferito non rispondere.
Però ci fa molto piacere rispondere alla Sua lettera di sostegno morale, e La ringrazio per ribadire che stiamo discutendo di arte e non di politica. Anche se, mi permetta, stiamo parlando di una persona che nella vita esprime le sue idee, non di un criminale di cui noi non appoggeremmo mai un operato artistico.
Ho conosciuto la musica di Atzmon 10 anni fa, grazie a un disco co-prodotto con Robert Wyatt e ho seguito le sue collaborazioni con i Pink Floyd, penso sia semplicemente un grandissimo musicista che il pubblico del Torino Jazz Festival avrà il piacere di ascoltare.
La saluto allegando una dichiarazione del mio collega Diego Borotti.
grazie
Giorgio Li Calzi
"Gilad Atzmon rappresenta, nel jazz internazionale, la migliore corrente che ha ricomposto, in un linguaggio universale fondato nella musica jazz, gli sconnessi musicali e culturali tipici dei musicisti non-americani che da un lato hanno amato e praticato il jazz "mainstream" e dall' altro hanno provato ad ibridarlo con le musiche della propria estrazione etnica. Il TJF ha ingaggiato G.A. per la maestria e l'originalità con la quale ha inventato un suono mirabile, ricco di fascinazioni provenienti dall'ovest e dall' est del mondo. Non è compito di un festival artistico essere il censore delle posizioni politiche degli artisti o stabilire principi ideologici ineludibili. La missione della produzione artistica è quella di sublimare tensioni e contrapposizioni in arte condivisibile e fruibile da chiunque, proprio come quella prodotta magistralmente da Gilad Atzmon. Pretendere che un artista internazionale non debba avere opinioni e posizioni politiche sul proprio paese, anche se non condivise da tutti, è irreale ed illiberale". Diego Borotti
1 commento:
gentile Professore,
La ringrazio molto per la Sua lettera e sostegno.
Dirigo dallo scorso anno il Torino Jazz Festival insieme a Diego Borotti, anche lui musicista come me.
Come Lei saprà meglio di noi, chi si espone è spesso oggetto di critiche. Per fortuna il TJF l'anno scorso ha ricevuto un grandissimo successo mediatico e di pubblico (sold-out per tutti i concerti a pagamento). Quindi riteniamo che i fatti possano rispondere meglio a qualsiasi critica, spesso mossa da invidie o disperati tentativi di volgere il tutto in politica. Per questo abbiamo preferito non rispondere.
Però ci fa molto piacere rispondere alla Sua lettera di sostegno morale, e La ringrazio per ribadire che stiamo discutendo di arte e non di politica. Anche se, mi permetta, stiamo parlando di una persona che nella vita esprime le sue idee, non di un criminale di cui noi non appoggeremmo mai un operato artistico.
Ho conosciuto la musica di Atzmon 10 anni fa, grazie a un disco co-prodotto con Robert Wyatt e ho seguito le sue collaborazioni con i Pink Floyd, penso sia semplicemente un grandissimo musicista che il pubblico del Torino Jazz Festival avrà il piacere di ascoltare.
La saluto allegando una dichiarazione del mio collega Diego Borotti.
grazie
Giorgio Li Calzi
"Gilad Atzmon rappresenta, nel jazz internazionale, la migliore corrente che ha ricomposto, in un linguaggio universale fondato nella musica jazz, gli sconnessi musicali e culturali tipici dei musicisti non-americani che da un lato hanno amato e praticato il jazz "mainstream" e dall' altro hanno provato ad ibridarlo con le musiche della propria estrazione etnica. Il TJF ha ingaggiato G.A. per la maestria e l'originalità con la quale ha inventato un suono mirabile, ricco di fascinazioni provenienti dall'ovest e dall' est del mondo. Non è compito di un festival artistico essere il censore delle posizioni politiche degli artisti o stabilire principi ideologici ineludibili. La missione della produzione artistica è quella di sublimare tensioni e contrapposizioni in arte condivisibile e fruibile da chiunque, proprio come quella prodotta magistralmente da Gilad Atzmon. Pretendere che un artista internazionale non debba avere opinioni e posizioni politiche sul proprio paese, anche se non condivise da tutti, è irreale ed illiberale". Diego Borotti
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