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Questo articolo esce sei ore fa in Come Don Chisciotte ed ha preceduto il nostro interesse a pubblicarlo su Civium Libertas. Il nostro collaboratore ad hoc è ancora impegnato nella traduzione di un altro testo di Atzmon. Niente di male e non ci dispiace affatto che CDC ci abbia preceduto. Potendo i suoi articoli venire ripresi con indicazione della fonte, lo facciamo ben volentieri ringraziando la Redazione e il suo traduttore. L’interpretazione di Atzmon è effettivamente acuta. Potrebbe essere questa l’ultima occasione per la ”salvezza” e il mantenimento dello Stato di Israele, ossia la creazione dei Due Stati al posto di Uno Solo all’interno del quale scoppierebbe il regime di apartheid. In altre occasioni Atzmon ha sostenuto che la soluzione giusta sarebbe lo “smantellamento” dello Stato ebraico, termine che lascia intendere una procedura giuridica pacifica e regolata dal diritto, non uno scenario di violenza come invece viene strumentalmente inteso nel termine ”distruzione”, usato dalla propaganda israeliana come il più grande di tutti i mali della storia, proprio i politici israeliani si impegnano attivamente nella balcanizzazione di tutto il Medio Oriente, mettendo a rischio la pace mondiale. Che poi dietro a tutto questo vi sia una sceneggiata per ingannare l’opinione pubblica mondiale, può essere, ma è cosa che diranno gli eventi futuri. Spesso si viene a sapere e capire cià che oggi bolle in pentola solo molto tempo dopo. Noi siamo solo spettatori degli eventi, non artefici e protagonisti, se non in misura piccolissima.
Il 23 dicembre il Consiglio di Sicurezza dell’ONU (UNSC) ha votato per adottare una risoluzione (Reso 2334) che condanna le attività di insediameno di Israele, definendole illegali, e chiedendo che Israele “cessi immediatamente e completamente tutte le sue attività di insediamento nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est”.
Per una volta, gli Stati Uniti hanno deciso di unirsi al resto dell’umanità e non hanno posto il loro veto alla risoluzione. Il messaggio è chiaro: se il sionismo era la promessa di rendere il popolo ebreo come gli altri, è stato un fallimento colossale. Lo Stato ebraico e le sue lobby sono un popolo come nessun altro. 14 su 15 membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU hanno votato contro Israele e gli Stati Uniti si sono astenuti. Per dirla più chiaramente, il Consiglio di Sicurezza ha denunciato il modo in cui lo stato ebraico tratta il popolo palestinese. Se Israele fosse uno stato qualsiasi, come inizialmente aveva promesso il sionismo, avrebbe preso un minimo di tempo per riflettere sulla risoluzione e prendere in considerazione le misure necessarie per modificare la sua immagine pubblica. Ma come chiunque si sarebbe aspettato, lo stato ebraico ha fatto esattamente il contrario, si è messo a fare il bullo e ha deciso di punire il mondo intero.
Nella sua prima reazione a questa risoluzione il PM israeliano,Netanyahu, ha detto ai suoi che il comportamento del Consiglio di Sicurezza era stato “vergognoso”. Ha anche aspramente denunciato la scelta del Presidente Obama di astenersi. Immediatamente si è formata una lunga lista di smidollati deputati americani, che si sono affrettati a versare lacrime per questo caos e a promettere che metteranno un rimedio a questo danno. Netanyahu ha incaricato gli ambasciatori di Israele in Nuova Zelanda e in Senegal di “tornare in Israele per consultazioni”. Una visita del PM ucraino a Gerusalemme, programmata per la settimana prossima, è stata annullata. Netanyahu ha anche ordinato di chiudere il rubinetto di shekel ( la valuta israeliana) e non pagare alcune istituzioni delle Nazioni Unite.
Ma le cose potrebbero essere un po’ più complicate di quanto sembrano a prima vista. Se Uno Stato (formato da due nazioni) è una minaccia per l’esistenza di Israele, cioè per lo Stato ebraico, allora la recente risoluzione delle Nazioni Unite è, ovviamente, un ultimo tentativo di far rivivere la soluzione Due Stati. Di fatto questa risoluzione legittima l’esistenza dello Stato ebraico entro i confini precedenti al 1967 e offre a Israele una pratica e pragmatica possibilità di sciogliere i suoi insediamenti in Cisgiordania. Le banche e le imprese possono cominciare a smettere le loro attività nei territori occupati e i militari israeliani in servizio nei territori occupati saranno sottoposti al controllo del diritto internazionale. Netanyahu, a quanto pare, ha fatto un gran polverone per questa risoluzione, ma è lui che adesso può giocarsela tutta, infatti gli si sta offrendo l’opportunità di rompere la situazione di stallo con i palestinesi. Netanyahu lo sa. Il presidente Obama lo sa e anche il presidente-eletto ne sarà informato appena smetterà un momento di mandare Twitt.
Ma se questa risoluzione fa comodo agli interessi della nazione e alla sicurezza di Israele, perché Netanyahu si è messo a fare il bullo? La risposta è semplice. Bibi è un populista. Anche lui, come il presidente-eletto Trump conosce bene come sono fatti i suoi elettori. Lui sa quello che cercano nei loro leader, sia gli ebrei che gli israeliani: Vogliono che il loro RE celebri l’eccezionalismo ebraico. Vogliono che il loro padrone mostri disprezzo verso i goyim. Il PM Netanyahu sa molto bene che David Ben Gurion (il leggendario primo ministro israeliano) respinse l’ONU, con la famosa frase “non importa cosa dicono i goy (gli altri popoli, i non ebrei), l’unica cosa che conta è quello che fanno gli ebrei.”
Non è affatto chiaro se Ben Gurion disprezzasse veramente i goy. Comunque era amato dal suo popolo per il modo in cui proponeva la sua immagine. Bibi segue la stessa regola. Agli occhi del pubblico, è sprezzante verso le Nazioni Unite e verso tutti i goy, in generale. Ma, in effetti, sa bene che questa risoluzione è essenziale per l’esistenza stessa dello Stato ebraico. Forse è l’ultima possibilità di abbassare il tiro di un troppo pretenzioso sogno sionista e di adattarlo alla realtà terrena.
Permettetemi di rassicurarvi, non sono io a stare con il fiato sospeso, si tratta – in realtà – degli israeliani che non stanno perdendo l’occasione di perdere un’occasione.
Gilad Atzmon |
DI GILAD ATZMON
gilad.co.uk
Il 23 dicembre il Consiglio di Sicurezza dell’ONU (UNSC) ha votato per adottare una risoluzione (Reso 2334) che condanna le attività di insediameno di Israele, definendole illegali, e chiedendo che Israele “cessi immediatamente e completamente tutte le sue attività di insediamento nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est”.
Per una volta, gli Stati Uniti hanno deciso di unirsi al resto dell’umanità e non hanno posto il loro veto alla risoluzione. Il messaggio è chiaro: se il sionismo era la promessa di rendere il popolo ebreo come gli altri, è stato un fallimento colossale. Lo Stato ebraico e le sue lobby sono un popolo come nessun altro. 14 su 15 membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU hanno votato contro Israele e gli Stati Uniti si sono astenuti. Per dirla più chiaramente, il Consiglio di Sicurezza ha denunciato il modo in cui lo stato ebraico tratta il popolo palestinese. Se Israele fosse uno stato qualsiasi, come inizialmente aveva promesso il sionismo, avrebbe preso un minimo di tempo per riflettere sulla risoluzione e prendere in considerazione le misure necessarie per modificare la sua immagine pubblica. Ma come chiunque si sarebbe aspettato, lo stato ebraico ha fatto esattamente il contrario, si è messo a fare il bullo e ha deciso di punire il mondo intero.
Nella sua prima reazione a questa risoluzione il PM israeliano,Netanyahu, ha detto ai suoi che il comportamento del Consiglio di Sicurezza era stato “vergognoso”. Ha anche aspramente denunciato la scelta del Presidente Obama di astenersi. Immediatamente si è formata una lunga lista di smidollati deputati americani, che si sono affrettati a versare lacrime per questo caos e a promettere che metteranno un rimedio a questo danno. Netanyahu ha incaricato gli ambasciatori di Israele in Nuova Zelanda e in Senegal di “tornare in Israele per consultazioni”. Una visita del PM ucraino a Gerusalemme, programmata per la settimana prossima, è stata annullata. Netanyahu ha anche ordinato di chiudere il rubinetto di shekel ( la valuta israeliana) e non pagare alcune istituzioni delle Nazioni Unite.
Ma le cose potrebbero essere un po’ più complicate di quanto sembrano a prima vista. Se Uno Stato (formato da due nazioni) è una minaccia per l’esistenza di Israele, cioè per lo Stato ebraico, allora la recente risoluzione delle Nazioni Unite è, ovviamente, un ultimo tentativo di far rivivere la soluzione Due Stati. Di fatto questa risoluzione legittima l’esistenza dello Stato ebraico entro i confini precedenti al 1967 e offre a Israele una pratica e pragmatica possibilità di sciogliere i suoi insediamenti in Cisgiordania. Le banche e le imprese possono cominciare a smettere le loro attività nei territori occupati e i militari israeliani in servizio nei territori occupati saranno sottoposti al controllo del diritto internazionale. Netanyahu, a quanto pare, ha fatto un gran polverone per questa risoluzione, ma è lui che adesso può giocarsela tutta, infatti gli si sta offrendo l’opportunità di rompere la situazione di stallo con i palestinesi. Netanyahu lo sa. Il presidente Obama lo sa e anche il presidente-eletto ne sarà informato appena smetterà un momento di mandare Twitt.
Ma se questa risoluzione fa comodo agli interessi della nazione e alla sicurezza di Israele, perché Netanyahu si è messo a fare il bullo? La risposta è semplice. Bibi è un populista. Anche lui, come il presidente-eletto Trump conosce bene come sono fatti i suoi elettori. Lui sa quello che cercano nei loro leader, sia gli ebrei che gli israeliani: Vogliono che il loro RE celebri l’eccezionalismo ebraico. Vogliono che il loro padrone mostri disprezzo verso i goyim. Il PM Netanyahu sa molto bene che David Ben Gurion (il leggendario primo ministro israeliano) respinse l’ONU, con la famosa frase “non importa cosa dicono i goy (gli altri popoli, i non ebrei), l’unica cosa che conta è quello che fanno gli ebrei.”
Non è affatto chiaro se Ben Gurion disprezzasse veramente i goy. Comunque era amato dal suo popolo per il modo in cui proponeva la sua immagine. Bibi segue la stessa regola. Agli occhi del pubblico, è sprezzante verso le Nazioni Unite e verso tutti i goy, in generale. Ma, in effetti, sa bene che questa risoluzione è essenziale per l’esistenza stessa dello Stato ebraico. Forse è l’ultima possibilità di abbassare il tiro di un troppo pretenzioso sogno sionista e di adattarlo alla realtà terrena.
Permettetemi di rassicurarvi, non sono io a stare con il fiato sospeso, si tratta – in realtà – degli israeliani che non stanno perdendo l’occasione di perdere un’occasione.
Gilad Atzmon
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