mercoledì 9 novembre 2016

Nino Galloni: «Trump, referendum e Brexit».

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Antonino Galloni, fb
È questo il secondo post di Nino Galloni che appare in Civium Libertas. Si tratta di una riflessione a caldo sulla elezione di Trump a presidente degli Stati Uniti. Ho personale ricordo della prima elezione di Obama, quando mi lasciai trascinare in una quasi simpatia, un quasi tifo per Obama che poi mi deluse. Ma di certo fra i due odierni contendenti a me era assolutamente indigesta la Clinton, delle cui infinite malefatte più di tutte mi è rimasta impressa la sua guerra contro la Libia, tutta scaricata sulle nostre spalle e con una umiliazione che sembra passata in cavalleria, almeno presso i nostri politici, 5s inclusi. Ricorso il cinismo del “venni, vidi, morì”: una barbarie infinita che grida vendetta al cospetto di Dio e che ben dimostra la perenne “cupidigia di servilismo” dei nostri governanti da 70 anni a questa parte... Di Trump ancora dobbiamo sapere cosa farà, cosa potrà e saprà fare, cosa gli lasceranno fare se vivrà e cosa per noi significherà. Della Clinton sapevamo abbastanza per ciò che ha fatto e sapevamo pure cosa da lei potevamo aspettarci. La Nota di Nino Galloni è ripresa da «Scenari economici» di oggi 9 ottobre 2016, dove esce con egual titolo, ed è stata “posted” da Antonio Maria Rinaldi.
AC

TRUMP, REFERENDUM E BREXIT
di Nino Galloni in “Scenari economici

Non si tratta semplicemente di un’ondata popular-populistica che ha riguardato tutte le tornate elettorali ed i referendum in Eurasia e Americhe, ma di un vero e proprio sganciamento dei cittadini dai diktat dei padroni finanziari.

Questo è molto positivo, ma vi corrisponde un aspetto molto preoccupante: il programma alternativo non è chiaro o, meglio, non c’è. Ci sono generiche richieste riguardanti il lavoro, la centralità dei valori umani, il ripristino della sovranità politica e monetaria, la giustizia sociale, l’etica.

Non si sa veramente cosa farà Trump, cosa proporrà il M5S, se la Brexit andrà avanti, se Renzi abbandona definitivamente un rigore insostenibile per costringere l’Europa in ginocchio ovvero questa Europa a cedere. Con tutte le conseguenze di scenario geopolitiche del caso.

Ma sarebbe ingenuo credere che la grande finanza registri sconfitte e si ritiri in buon ordine. Anzi, essa è pronta e agguerrita per riorganizzarsi a sfruttare qualsiasi cambiamento.

Soprattutto se quest’ultimo sarà generico e generativo di ulteriore confusione. La grande finanza cresce nel conflitto che essa stessa genera e nella confusione che deriva dalla consapevolezza della necessità di un cambiamento senza un piano preciso e realizzabile.

Per questo la priorità è il progetto, il programma, il piano, non le divisioni settarie.

Dopo il referendum del 4 dicembre dove dovrebbe vincere il NO occorrerà riunire le forze democratiche attorno al programma di un nuovo modello economico e sociale sostenibile, responsabile, capace di ridurre le ineguaglianze.
Nino Galloni

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