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Certe cose si scrivono subito, di getto, o altrimenti passata l’onda emotiva non si scrivono più. È il caso della “sfida” lanciata dall’arcisionista Alan Dershowitz e Gianni Vattimo, che ha goduto finora di una certa notorietà e che per questo si vuol demolire, essendo stato colto come colpevole di lesa Sion. Con personaggi meno noti si ricorre ad altri metodi. Gilad Atzmon, ottimo combattente, in grado di battere ai punti un avvocato che resta avvocato e che non corre certo il rischio di diventare filosofo, ha di recente di nuovo avvertito sull’importanza di una pubblica discussione sulla natura del “potere ebraico”, che esiste e che si manifesta anche con inserimento in elenco di quanti si vogliono definire “terroristi”, con una creazione della figura tanto nominalista quanto arbitraria. Ancora Atzmon, che ha abbandonato Israele, considerandola una terra sottratta ai palestinesi, parla tranquillamente di suo nonno come di un “terrorista” dell’Irgun, Basta un poco di cognizione storica per sapere come lo stesso «Stato ebraico di Israele» non solo nasce con il “terrorismo”, ma questa è divenuta una pratica di stato, qualcosa che lo «stato ebraico di Israele» pratica non solo in Israele, ma in ogni parte del mondo come la sua propria autentica “filosofia di stato”...
Si badi bene, questo individuo, Dershowitz, minaccia di arresto Gianni Vattimo se appena osa mettere piede non in Israele, ma negli USA! Come a dire, che Israele comanda negli USA, e si rammarica Dershowitz di non poter arrestare Vattimo anche in Italia, dove non è stata ancora estesa la legge USA, cosa che certo con Renzi non tarderà a succedere. Si tratta di una concezione grossolanamente positivista del diritto per la quale basta corrompere qualche centinaio di “legislatore” e si ottengono tutte le leggi che il compratore corruttore desidera. In America è la regola. Al confronto, fascismo e nazismo sono stati fari di civiltà giuridica. Quindi, le “liste di terroristi” hanno questa origine... Devo procedere con una certa prudenza perché l’avvocato Dershowitz minaccia cause a destra e a manca con la stessa facilità con la quale negli asili infantili si faceva la linguaccia o gli tipici segni dell’ostilità puerile. Cerchiamo però di cogliere la sostanza della polemica, senza lasciarci sviare da temi secondari come quello della “omosessualità”. Non so se anche Dershowitz sia un omosessuale, ma è noto che lo sia lo stesso Vattimo ed ancora di più il Pezzana cui si deve quel fetido, lurido sito che è tanto caro all’Ambasciata israeliana, alla stessa “comunità ebraica”, il cui statuto giuridico si regge ancora – mi pare – sulla legge Falco, voluta da Mussolini, al quale si deve pure per prima la formula dei “due stati per due popoli”... Non mi soffermo sulla deviazione omosessuale, se non per ricordare di Sodoma e Gomorra, che furono inceneriti proprio per la pratica della omosessualità. Quindi mi suona piuttosto strano questo richiamo a Tel Aviv, capitale dello «Stato ebraico di Israele», che vive oggi come la Sodoma biblica... Ma andiamo avanti.
Lascio pure da parte lo sfottio sul filosofo grande o piccolo. Chi è sa di essere filosofo non è nè grande né piccolo, ma solo filosofo. Tralascio la volgarità degli insulti mossi a Vattimo sul piano professionale, insulti che non scalfiscono chi li riceve, ma ben descrivono la natura morale e pure professionale del personaggio da cui provengono, un personaggio dal quale più si sta distanti e più ci si guadagna. Forse gli avvocati alla Dershowitz possono pensare di essere grandi avvocati meritevoli di particolari onori anche da chi non ha molto rispetto per gli Azzeccagarbugli e come filosofo ha una concezione del diritto e della giustizia che è agli antipodi di quella che alberga nella testa di un Dershowitz. Vattimo è un filosofo e basta. Nessun filosofo ne mette in discussione la figura e per ogni filosofo Dershowitz è solo un avvocato, con tutta la considerazione che degli avvocati si può avere o non avere, ma che in ogni caso non discende dalla professione in sé ma dal modo in cui la si esercita. Ho tanti amici avvocati che ben sanno quanto è grande la mia stima per loro, ma anche sanno che essa è fondata ben più solidamente da altri attributi che superano la loro pur grande valentia professionale. È tipico della aggressività sionista l’attacco alla figura professionale: dal panettiere o dal bigliettaio al filosofo. Ricordo il godimento di un “ebreo” per l’attacco che fu condotto contro Norman G. Finkelstein, al quale si fece perdere la cattedra nell’università dove insegnava. Ricordo il godimento mentre si auspicava la condizione di un Norman, ebreo, che al mercato si debba preoccupare quando costi la frutta che vuole mangiare. È una tipica vendetta... Quando devo definire la “identità ebraica” mi sovviene sempre alla mente questo episodio che ognuno può vedere su You Tube in una serie con sottotitoli in italiano dedicata proprio a Norman G. Finkelstein e al modo in cui gli stessi signori che ora attaccano Vattimo hanno già fatto con Normal G. Finkelstein e tantissimi altri che restano ignoti. Per fortuna Vattimo è già in pensione e sarebbe un precedente inaudito che gli venissero a togliere la pensione su richiesta di un Dershowitz o dei suoi referenti italiani. È vero che tutto può succedere e alle angherie di cui questa gente è capace non vi è limite.
Vorrei sofferemarmi sull’«odio» che tanto spazio ha nella propaganda israelo-sionista. Le lobbies ebraiche ne hanno fatto un’apposita legge, per punirlo in quanto tale, cosa assurda per ogni serio giurista degno di questo nome, fatta eccezione per gli avvocati che seguono altre categorie mentali. Un filosofo conosce le pagine del filosofo Baruch Spinoza sull’odio, che è definito come una passeggera malattia dell’anima che tende alla potenza dell’essere, che nella sua pienezza non può contenere nessun “odio” perché sarebbe una imperfezione. Ogni filosofo è perciò immune da qualsiasi affezione di “odio”. Altra cosa è il “culto ebraico” che già nel Seicento Spinoza vedeva come tutto intriso di «odio»: ti odio affinché tu possa odiarmi e quindi io continuare a odiarti con intensità maggiore proprio perché ti mi odi. Ho semplificato un poco, ma credo che le cose stiano così e accetterò volentieri le correzioni del filosofo Vattimo, se lui ha una migliore conoscenza del testo di Spinoza, di cui io non mi professo specialista, cos’ come Vattimo è ritenuto specialista di Heidegger, indubbiamente grande filosofo, delle cui concezioni – piaccia o non piaccia all’avvocato Derhowitz – non resta altro che prendere atto, una volta che il proprio ingegno si sia elevato alla comprensione del testo filosofico di Heidegger, Posso immaginare un Dershowitz che faccia causa a un Finkelstein, che lo aveva accusato di plagio, se ben ricordo. Ma proprio mi pare una bestemmia immaginare Dershowitz mentre legge Heidegger. Ricordo un brano di un suo testo tradotto in italiano dove con incredibile anacronismo si faceva di Dostoiesky un antesignano di Hilter.
E veniamo qui agli accostamenti che spesso vengono fatti fra nazismo o nazismo e sionismo. Effettivamente sono da respingere perché sono cose diverse, ben diverse. Detto ciò, qualsiasi vulgata narrativa e non scientifico-filologica si voglia dare del nazismo o del fascismo, il sionismo oltre che essere cronologicamente assai peggio. Devo purtroppo affidarmi alla memoria e i miei Lettori vorranno concedermi eventuali rettifiche, ma un altro “filosofo”, italiano, morto da alcuni anni, ebbe a definire il sionismo come una dottrina criminale “per essenza”. Chi ben intende il termine filosofo sa che in termini giuridici significa “insanabile”. Io non ho fatto quegli approfondimenti che mi occorrono, ma avendo assistito a un seminario su cosa è la “psicopatia”, ne ho ricavato la convinzione (beninteso, da verificare) che il sionismo sia appunto una forma di “psicopatia”. Come giudicare altrimenti il godimento delle famiglie israeliane davanti al massacro di Gaza? Era già successo durante “Piombo Fuso” e ora si ripete in questi giorni. Famiglie assiepate che si godono da alture i bombardamenti sulla testa di due milioni di palestinesi rinchiusi in un enorme Lager, che fa impallidire ogni narrativa sui Lager nazisti, dove oltre alle infermerie esistevano anche i bordelli per le esigenze sessuali degli internati. Altra caratteristica degli psicopatici è di credersi essi stessi vittime mentre uccidono le loro vittime, con le quali non hanno nessuna empatia...
Ah, una perla che subito mi è saltata agli occhi nel momento in cui l’«avvocato» Dersohowizt scrive che «per due volte Israele ha offerto ai palestinesi un proprio stato». Anche questo è un argomento tipico della propaganda sionista. Lo ripetono tutti quanti come pappagalli. Di recente in un Forum ho replicato dicendo che è una vera e propria beffa, chupath, l’atteggiamento di chi ti priva di qualcosa che è interamente tuo, tutto tuo, e poi te ne offre – a suo dire – una metà, di cui pure si appropria perché tu non la vuoi accettare, ma rivendica, eroicamente e dignitosamente, l”interezza del suo diritto (quello vero, non quello praticato da Dershowitz nei suoi tribunali) diritto e della sua dignità. La famosa spartizione sancita dall’ONU non fu mai ratificata dal Consiglio di Sicurezza, se ben ricordo. E dunque avrebbe la stessa inefficacia delle oltre 80 risoluzioni di condanna contro Israele, sempre irrise opponendo il mero valore di “raccomandazione” e di non cogenza giuridica. Peccato che questa stessa argomentazione non venga ricordata ogni volta che nell’elenco della fragili fondamenta di legittimità dello «Stato ebraico di Israele» si indica proprio la più sballata e ingiusta risoluzione che mai l’ONU potesse adottare. Scioltasi la Società delle Nazioni, che ebbe pure una miserabile storia, si ricostituisce nuovamente una Associazione degli Stati vincitori della seconda guerra mondiale con l’intento dichiarato di favorire sempre la causa della pace, affinché non sorgessero nuove guerre e i conflitti venissero risolti per via negoziale. L’ONU non può avere come suo scopo la spartizione del territorio di un popolo o l’avallo della “pulizia etnica” come avvenne nel 1948, attuando un piano concepito ancora prima che il nazismo andasse al potere in Germania.
Il nazismo che con il sionismo ebbe sempre eccellenti rapporti, come è facile documentarsi, molto più solidi delle poche visite fatte dal muftì di Gerusalemme, che da esule andava in giro per cercare ogni possibile sostegno alla sua sventurata patria, che ancora oggi soffri i supplizi di Cristo in croce nella stessa terra dove per chi ci crede fu già crocifisso duemila anni fa dalle stesse persone di oggi. Forse non sa l’avvocato Dershowitz che il primo a proporre la soluzione dei “due stati per due popoli” fu proprio il nostro Mussolini, lo stesso demonizzato per le leggi razziali, la cui vera origine – secondo un recente volume – fu l’attacco del sionismo internazionale contro il fascismo, inducendo quest’ultimo a pensare di rivalersi sugli ebrei italiani, che erano in buona parte devotissimi fascisti, ripeto, secondo quanto è possibile leggere in documentatissimi volumi, che per lo meno richiedono una qualche attenzione e discussione critica, ma le cui tesi non è serio ignorare, come fanno spesso i sionisti, tutte le volte che certe verità non convengono loro.
Due parola su un tema proibito: l’«Olocausto», per il quale solo a nominarlo si va in galera. Durante l’Inquisizione vi era maggiore libertà di pensiero e di contraddittorio. I rapporti del sionismo con il nazismo sono di gran lunga precedenti gli anni della guerra. La dottrina sionista, “criminale per essenza”, precede cronologicamente qualsiasi “crimine” nazista o fascista. L’ebreo israeliano Ilan Pappe, già docente in Haifa, ben descrive nel suo libro la “Pulizia etnica della Palestina”, come il Piano Dalet fosse già pronto ben prima della sua esecuzione, ossia del momento lungamente atteso che si ritenne utile per passare all’esecuzione. Si riunivano proprio a Tel Aviv nella «casa rossa» ed erano in Undici, e mai sedettero in un Tribunale per i loro crimini... Sicuramente Dershowizt sarebbe stato il loro avvocato difensore.
L’abbiamo tirata per le lunghe, fra premesse e digressioni. In cosa consiste dunque la «sfida» lanciata dall’avvocato americano sulle pagine della Stampa al filosofo italiano, che gode del diritto di replica sulla stesso quotidiano? Niente di più stupido! L’invito a recarsi in Gaza. E cercherò di spiegare la stupidità della sfida. Scherzi a parte, avevo anche io ricevuto da parte di Vittorio Arrigoni l’invito a salire sulla prima barca che portò a Gaza, forzando il blocco israeliano. Declinai l’invito dicendo che dovevo fare prima testamento, ma il diniego non fu viltà. Da allora ho spiegato che il più grande aiuto che si possa dare alla gente di Gaza è di lottare in Italia contro governi largamente infiltrati dalla Israel Lobby. Di fronte al “genocidio’ di Gaza che si consuma ancora in questo momento in cui scrivo, l’attuale governo italiano non è meno responsabile del governo italiano che getta le bombe e forse solo un po’ meno di quello americano che a Israele fornisce tutte le armi che vengono usate per uccidere persone inermi e disarmate. Da qui il legittimo sdegno del “filosofo” (e mai titolo fu più meritato!) che freme davanti al massacro e pensa a quelle brigate internazionali durante la guerra civile spagnola che sono sempre ricorrenti nella memorialistica nostrana. Dubito che Dershowitz sappia che proprio quella guerra fu molto probabilmente la vera causa delle tanto deprecate leggi razziali italiane del 1938, che instaurarono un regime di “discriminazione” (ma non “persecuzione”) contro gli ebrei italiani che avevano fino ad allora avuto eccellenti rapporti con il fascismo e con Mussolini in particolare.
Se si confronta la situazione di allora con quella odierna, l’appello di Gianni Vattimo riesce perfettamente comprensibile agli intellettuali di formazione italiana. Sono certo che chi doveva capire ha capito e tace per la vergogna. Resta un merito di Vattimo l’aver lanciato il sasso nello stagno. I tempi del pensiero e della maturazione non sono i tempi dei media o della propaganda. Un filosofo pensa e riflette nella solitudine del suo studio. Possono esservi nella vita di un “filosofo” – inutile spiegare a Dershowitz cosa è o chi è un filosofo e chi invece non lo è, anche se magari riceve premi e referenze accademiche – semplici "attimi” o singoli “eventi” che condizionano tutta la vita restante o che danno senso e spiegazione a tutta la vita precedente. Il "genocidio” palestinese, a fronte di ben altro “genocidio”, divenuto articolo di fede e liturgia istituzionale, non lascia scampo al “filosofo”, che non sia semplicemente un professore universitario, magari “ordinario” della materia, il cui compito è spesso non quello di educare i giovani al pensiero libero, ma al conformismo del pensiero unico e all’acquiescenza o al silenzio davanti ai più abietti e spudorati crimini di regime, come quello a cui stiamo assistendo in tempo reale in una Gaza che può benissimo essere una borgata di Roma. Questo Vattimo ci ha detto e questo ha comprensibilmente fatto infuriare la “Israel lobby” che ha mobilitato il suo Avvocato.
Il resto è dettaglio e diversivo. La stupidità è flagrante nel momento in cui si immagina un Vattimo, noto gay, che in Gaza ci dovrebbe andare idealmente non per affrontare la morte combattendo contro chi uccide gente inerme, disarmata, o armati con armi di gran lunga inferiori, ma per inscenare manifestazioni per il diritto dei gay. Per questa gente gli affari di... culo (scusate la volgarità) sono più importanti di ogni altra considerazione di ordine morale, etico, giuridico, religioso, umanitario. Occorre dire altro sul personaggio Dershowitz che molto di sé presume? Non abbiamo detto fin troppo? Passiamo adesso alla “risposta” di Vattimo.
Cosa dice? In buona parte quanto abbiamo già detto noi nel corso di una lettura sequenziale del testo dell’Avvocato ebreo sionista, sempre che sia lecito usare questi termini nel loro assoluto significato fattuale. Ma un brano ha per noi il valore di una testimonianza e di una conferma di ciò che sapevamo per induzione e deduzione:
In definitiva, una risposta sobria e pacata. Io non avrei saputo fare di meglio, perché sarei andato oltre introducendo la problematica dell’«identità ebraica» e della natura del «potere ebraico», seguendo Gilad Atzmon, la cui conoscenza vorrei raccomandare a Vattimo perché ne aiuti la circolazione e la discussione. Tra l’altro, anche Atzmon ha avuto memorabili polemiche con Dershowitz e direi che lo abbia ben sistemato. Dershowitz pensa di poter usare mezzucci da avvocato in questioni che toccano la profondità dell’essere e la sostanza politico filosofica o filosofico giuridica dei problemi. Basta pensari agli innumerevoli processi di stregoneria o a tutte le porcate della storia che hanno avuto i loro avvocati e legulei.
• Postilla 1. Tanta stupidità a ruota libera. – Difficile trovare tante stupidaggini concentrate in uno solo testo, come quello che esce su Libero a firma di --- Il giornale è di stretta osservanza sionista e riunisce penne sioniste che ripetono sempre la stessa propaganda senza peculiarità degne di attenzione e analisi. Qualche volta mando lettera in dissenso, ma è pressoché inutile ed anche rischioso, perché basta una frase fuori posto per produrre una fastidiosa querela da parte un giornale, che ormai sempre più sparano le loro enormità allo stesso modo in cui Israela lancia le sue bombe al fosforo su bambini e donne inermi... Viene il dubbio che questa signora sappia cosa sia giornalismo e ancora meno libertà di pensiero. Anche qui si invoca l’«odio» come fosse manna del cielo. Orbene, che uno desideri un mondo dove non esista odio è una cosa, ma che uno vada alla ricerca di un supposto «odio» altrui solo per incastrarlo in una norma penale assolutamente idiota che pretende di punire l’«odio» è una palese forma di Ipocrisia alla settima potenza ed è una storia triste da ricostruire la dinamica e i passaggi attraverso cui si era arrivati alla redazione di una simile norma penale, che svilisce l’idea stessa di diritto e lo rende inutile e non credibile come modo civile e pacifico per regolare le relazioni fra gli uomini. Particolarmente ignobile è la sollecitazione affinché qualche PM ravvisi nelle dichiarazioni di Gianni Vattimo dei titoli di reato. Se fosse stato un maestro elementare, certamente Vattimo avrebbe avuto una inchiesta disciplinare, per le note condizioni di illibertà in cui si trovano tutte le istituzioni educative italiane, dagli asili d”infanzia alle università. L’articolo si richiama alla sortita del “principe” (!), o che tale pare a costei, Dershowitz, un ignobile attacco a Gianni Vattimo, al quale per la legge sulla stampa – che evidentemente la signora neppure conosce – toccava un diritto di replica. Insomma, stupidaggini di cui è bene prendere nota, ma che non sono degne di commento. Se l’«antisemitismo» con annessi e connessi non fosse un titolo di reato, ma avesse la stessa trattazione di altri anti (antinazismo, antifascismo, anticomunismo...) uno potrebbe anche lasciar correre e non curarsi dei tanti idioti che parlano senza rendersi conto di ciò che dicono. Ma la “delazione” di un reato “supposto” da una natura ignobile e malvagia è cosa particolarmente infame che instaura una rapporto di inimicizia inestinguibile. Con queste persone semplicemente non si tratta e si evita ogni contatto. Nessuna riconciliazione sarà mai possibile ed è una fortuna che il mondo sia più grande del Lager di Gaza e si possa ragionevolmente prevedere di non doversi mai incontrare, neppure per caso.
• Postilla 2. Aggiunta di delirio. – Non stupisce che “La Stampa”, a quanto si legge, non abbia voluto perdere di prestigio con un testo così delirante, che sceglie la via della circolazione interna. Si ostinano a credere che Dershowitz sia il “campione” in grado di assestare colpi dialettici non solo a Vattimo, ma a chiunque altro... È comprensibile. Ognuno fa il tifo per il propri campioni. A noi basta prendere atto della mappatura della comunicazione sionista, per la quale si trova qu, in un articolo di Enrico Filippini su Infopal, un quadro sintetico. A volte, quando gli argomenti ci sono, ed hanno un loro peso, può essere utile e perfino necessario analizzarne e discuterne i temi. Ma su «Informazione Corretta» si trova la più becera propaganda sionista che si ripete sempre identica e per la quale si è tenuti a infinite ripetizioni di confutazioni che già sono state date. Noi non facciamo qui propaganda, ma solo analisi e informazione di fatti che certamente non possono e non devono essere ignorati, come anche non si devono ignorare i soggetti fisici e morali che quei fatti hanno prodotto e che a giudizio di ebrei di diversa natura, quelli di Neturei Karta, gridano vendetta al cospetto di dio.
• Postilla 3. – ArticoloTre. – Censisco per tipologie i siti e gli interventi originati da una stessa fonte. Anche qui si parte dalla “minaccia” di arresto a Vattimo se appena osa mettere piede negli USA, per essersi semplicemente rifiutato di ripetere la canzonetta sui “terroristi” du Hamas. Con scarsa “indipendenza” e autonomia di giudizio l’estensore di questa nota rende cosa certa un fatto assai opinabile e discutibile. Intanto, a Livorno, il neo sindaco resiste ancora davanti alle pressioni per far togliere un enorme striscione dove “terrorista” è detto lo «Stato ebraico di Israele». E a voler dare un senso, non burocratico-dichiarativo, al termine “terrorismo” una persona di comune buon senso sa bene dove sta e da chi è praticato il “terrorismo”, senza soffermarci sulla immensa vigliaccata di un esercito modernissimo, armato dagli USA, che non lesinano in regali a Israele, che uccide persone disarmate, prendendo come pretesto una debolissima e inefficace reazione difensiva davanti a una aggressione che dura da più di cento anni e di cui i media hanno la gravissima colpa di aver fatto perdere ogni memoria, per cui il film taglia la scena dello scasso a mano armata della propria casa ad opera di un criminale invasore e fa partire ilo film dal momento in cui il derubato reagisce come può a un aggressore più armato. La narrativa diventa perciò quella dell’aggressore rapinatore che regisce “legittimamente” alla reazione dell’aggredito rapinato... Altro che Orwell! Certo, Vattimo è sbottato! Almeno lui se lo può permettere...
(Avvertenza: il testo è da rileggere e correggere o integrare o rivedere radicalmente, cosa che mi riservo sempre di fare in momenti successivi, per questo e per ogni altro mio testo. È concesso nello spazio commenti ogni diritto di replica, rettifica e discussione, purché entro i limiti della legalità e della netiquette, a mio insindacabile giudizio.)
Alan Dershowitz |
Si badi bene, questo individuo, Dershowitz, minaccia di arresto Gianni Vattimo se appena osa mettere piede non in Israele, ma negli USA! Come a dire, che Israele comanda negli USA, e si rammarica Dershowitz di non poter arrestare Vattimo anche in Italia, dove non è stata ancora estesa la legge USA, cosa che certo con Renzi non tarderà a succedere. Si tratta di una concezione grossolanamente positivista del diritto per la quale basta corrompere qualche centinaio di “legislatore” e si ottengono tutte le leggi che il compratore corruttore desidera. In America è la regola. Al confronto, fascismo e nazismo sono stati fari di civiltà giuridica. Quindi, le “liste di terroristi” hanno questa origine... Devo procedere con una certa prudenza perché l’avvocato Dershowitz minaccia cause a destra e a manca con la stessa facilità con la quale negli asili infantili si faceva la linguaccia o gli tipici segni dell’ostilità puerile. Cerchiamo però di cogliere la sostanza della polemica, senza lasciarci sviare da temi secondari come quello della “omosessualità”. Non so se anche Dershowitz sia un omosessuale, ma è noto che lo sia lo stesso Vattimo ed ancora di più il Pezzana cui si deve quel fetido, lurido sito che è tanto caro all’Ambasciata israeliana, alla stessa “comunità ebraica”, il cui statuto giuridico si regge ancora – mi pare – sulla legge Falco, voluta da Mussolini, al quale si deve pure per prima la formula dei “due stati per due popoli”... Non mi soffermo sulla deviazione omosessuale, se non per ricordare di Sodoma e Gomorra, che furono inceneriti proprio per la pratica della omosessualità. Quindi mi suona piuttosto strano questo richiamo a Tel Aviv, capitale dello «Stato ebraico di Israele», che vive oggi come la Sodoma biblica... Ma andiamo avanti.
Lascio pure da parte lo sfottio sul filosofo grande o piccolo. Chi è sa di essere filosofo non è nè grande né piccolo, ma solo filosofo. Tralascio la volgarità degli insulti mossi a Vattimo sul piano professionale, insulti che non scalfiscono chi li riceve, ma ben descrivono la natura morale e pure professionale del personaggio da cui provengono, un personaggio dal quale più si sta distanti e più ci si guadagna. Forse gli avvocati alla Dershowitz possono pensare di essere grandi avvocati meritevoli di particolari onori anche da chi non ha molto rispetto per gli Azzeccagarbugli e come filosofo ha una concezione del diritto e della giustizia che è agli antipodi di quella che alberga nella testa di un Dershowitz. Vattimo è un filosofo e basta. Nessun filosofo ne mette in discussione la figura e per ogni filosofo Dershowitz è solo un avvocato, con tutta la considerazione che degli avvocati si può avere o non avere, ma che in ogni caso non discende dalla professione in sé ma dal modo in cui la si esercita. Ho tanti amici avvocati che ben sanno quanto è grande la mia stima per loro, ma anche sanno che essa è fondata ben più solidamente da altri attributi che superano la loro pur grande valentia professionale. È tipico della aggressività sionista l’attacco alla figura professionale: dal panettiere o dal bigliettaio al filosofo. Ricordo il godimento di un “ebreo” per l’attacco che fu condotto contro Norman G. Finkelstein, al quale si fece perdere la cattedra nell’università dove insegnava. Ricordo il godimento mentre si auspicava la condizione di un Norman, ebreo, che al mercato si debba preoccupare quando costi la frutta che vuole mangiare. È una tipica vendetta... Quando devo definire la “identità ebraica” mi sovviene sempre alla mente questo episodio che ognuno può vedere su You Tube in una serie con sottotitoli in italiano dedicata proprio a Norman G. Finkelstein e al modo in cui gli stessi signori che ora attaccano Vattimo hanno già fatto con Normal G. Finkelstein e tantissimi altri che restano ignoti. Per fortuna Vattimo è già in pensione e sarebbe un precedente inaudito che gli venissero a togliere la pensione su richiesta di un Dershowitz o dei suoi referenti italiani. È vero che tutto può succedere e alle angherie di cui questa gente è capace non vi è limite.
Vorrei sofferemarmi sull’«odio» che tanto spazio ha nella propaganda israelo-sionista. Le lobbies ebraiche ne hanno fatto un’apposita legge, per punirlo in quanto tale, cosa assurda per ogni serio giurista degno di questo nome, fatta eccezione per gli avvocati che seguono altre categorie mentali. Un filosofo conosce le pagine del filosofo Baruch Spinoza sull’odio, che è definito come una passeggera malattia dell’anima che tende alla potenza dell’essere, che nella sua pienezza non può contenere nessun “odio” perché sarebbe una imperfezione. Ogni filosofo è perciò immune da qualsiasi affezione di “odio”. Altra cosa è il “culto ebraico” che già nel Seicento Spinoza vedeva come tutto intriso di «odio»: ti odio affinché tu possa odiarmi e quindi io continuare a odiarti con intensità maggiore proprio perché ti mi odi. Ho semplificato un poco, ma credo che le cose stiano così e accetterò volentieri le correzioni del filosofo Vattimo, se lui ha una migliore conoscenza del testo di Spinoza, di cui io non mi professo specialista, cos’ come Vattimo è ritenuto specialista di Heidegger, indubbiamente grande filosofo, delle cui concezioni – piaccia o non piaccia all’avvocato Derhowitz – non resta altro che prendere atto, una volta che il proprio ingegno si sia elevato alla comprensione del testo filosofico di Heidegger, Posso immaginare un Dershowitz che faccia causa a un Finkelstein, che lo aveva accusato di plagio, se ben ricordo. Ma proprio mi pare una bestemmia immaginare Dershowitz mentre legge Heidegger. Ricordo un brano di un suo testo tradotto in italiano dove con incredibile anacronismo si faceva di Dostoiesky un antesignano di Hilter.
E veniamo qui agli accostamenti che spesso vengono fatti fra nazismo o nazismo e sionismo. Effettivamente sono da respingere perché sono cose diverse, ben diverse. Detto ciò, qualsiasi vulgata narrativa e non scientifico-filologica si voglia dare del nazismo o del fascismo, il sionismo oltre che essere cronologicamente assai peggio. Devo purtroppo affidarmi alla memoria e i miei Lettori vorranno concedermi eventuali rettifiche, ma un altro “filosofo”, italiano, morto da alcuni anni, ebbe a definire il sionismo come una dottrina criminale “per essenza”. Chi ben intende il termine filosofo sa che in termini giuridici significa “insanabile”. Io non ho fatto quegli approfondimenti che mi occorrono, ma avendo assistito a un seminario su cosa è la “psicopatia”, ne ho ricavato la convinzione (beninteso, da verificare) che il sionismo sia appunto una forma di “psicopatia”. Come giudicare altrimenti il godimento delle famiglie israeliane davanti al massacro di Gaza? Era già successo durante “Piombo Fuso” e ora si ripete in questi giorni. Famiglie assiepate che si godono da alture i bombardamenti sulla testa di due milioni di palestinesi rinchiusi in un enorme Lager, che fa impallidire ogni narrativa sui Lager nazisti, dove oltre alle infermerie esistevano anche i bordelli per le esigenze sessuali degli internati. Altra caratteristica degli psicopatici è di credersi essi stessi vittime mentre uccidono le loro vittime, con le quali non hanno nessuna empatia...
Ah, una perla che subito mi è saltata agli occhi nel momento in cui l’«avvocato» Dersohowizt scrive che «per due volte Israele ha offerto ai palestinesi un proprio stato». Anche questo è un argomento tipico della propaganda sionista. Lo ripetono tutti quanti come pappagalli. Di recente in un Forum ho replicato dicendo che è una vera e propria beffa, chupath, l’atteggiamento di chi ti priva di qualcosa che è interamente tuo, tutto tuo, e poi te ne offre – a suo dire – una metà, di cui pure si appropria perché tu non la vuoi accettare, ma rivendica, eroicamente e dignitosamente, l”interezza del suo diritto (quello vero, non quello praticato da Dershowitz nei suoi tribunali) diritto e della sua dignità. La famosa spartizione sancita dall’ONU non fu mai ratificata dal Consiglio di Sicurezza, se ben ricordo. E dunque avrebbe la stessa inefficacia delle oltre 80 risoluzioni di condanna contro Israele, sempre irrise opponendo il mero valore di “raccomandazione” e di non cogenza giuridica. Peccato che questa stessa argomentazione non venga ricordata ogni volta che nell’elenco della fragili fondamenta di legittimità dello «Stato ebraico di Israele» si indica proprio la più sballata e ingiusta risoluzione che mai l’ONU potesse adottare. Scioltasi la Società delle Nazioni, che ebbe pure una miserabile storia, si ricostituisce nuovamente una Associazione degli Stati vincitori della seconda guerra mondiale con l’intento dichiarato di favorire sempre la causa della pace, affinché non sorgessero nuove guerre e i conflitti venissero risolti per via negoziale. L’ONU non può avere come suo scopo la spartizione del territorio di un popolo o l’avallo della “pulizia etnica” come avvenne nel 1948, attuando un piano concepito ancora prima che il nazismo andasse al potere in Germania.
Il nazismo che con il sionismo ebbe sempre eccellenti rapporti, come è facile documentarsi, molto più solidi delle poche visite fatte dal muftì di Gerusalemme, che da esule andava in giro per cercare ogni possibile sostegno alla sua sventurata patria, che ancora oggi soffri i supplizi di Cristo in croce nella stessa terra dove per chi ci crede fu già crocifisso duemila anni fa dalle stesse persone di oggi. Forse non sa l’avvocato Dershowitz che il primo a proporre la soluzione dei “due stati per due popoli” fu proprio il nostro Mussolini, lo stesso demonizzato per le leggi razziali, la cui vera origine – secondo un recente volume – fu l’attacco del sionismo internazionale contro il fascismo, inducendo quest’ultimo a pensare di rivalersi sugli ebrei italiani, che erano in buona parte devotissimi fascisti, ripeto, secondo quanto è possibile leggere in documentatissimi volumi, che per lo meno richiedono una qualche attenzione e discussione critica, ma le cui tesi non è serio ignorare, come fanno spesso i sionisti, tutte le volte che certe verità non convengono loro.
Due parola su un tema proibito: l’«Olocausto», per il quale solo a nominarlo si va in galera. Durante l’Inquisizione vi era maggiore libertà di pensiero e di contraddittorio. I rapporti del sionismo con il nazismo sono di gran lunga precedenti gli anni della guerra. La dottrina sionista, “criminale per essenza”, precede cronologicamente qualsiasi “crimine” nazista o fascista. L’ebreo israeliano Ilan Pappe, già docente in Haifa, ben descrive nel suo libro la “Pulizia etnica della Palestina”, come il Piano Dalet fosse già pronto ben prima della sua esecuzione, ossia del momento lungamente atteso che si ritenne utile per passare all’esecuzione. Si riunivano proprio a Tel Aviv nella «casa rossa» ed erano in Undici, e mai sedettero in un Tribunale per i loro crimini... Sicuramente Dershowizt sarebbe stato il loro avvocato difensore.
L’abbiamo tirata per le lunghe, fra premesse e digressioni. In cosa consiste dunque la «sfida» lanciata dall’avvocato americano sulle pagine della Stampa al filosofo italiano, che gode del diritto di replica sulla stesso quotidiano? Niente di più stupido! L’invito a recarsi in Gaza. E cercherò di spiegare la stupidità della sfida. Scherzi a parte, avevo anche io ricevuto da parte di Vittorio Arrigoni l’invito a salire sulla prima barca che portò a Gaza, forzando il blocco israeliano. Declinai l’invito dicendo che dovevo fare prima testamento, ma il diniego non fu viltà. Da allora ho spiegato che il più grande aiuto che si possa dare alla gente di Gaza è di lottare in Italia contro governi largamente infiltrati dalla Israel Lobby. Di fronte al “genocidio’ di Gaza che si consuma ancora in questo momento in cui scrivo, l’attuale governo italiano non è meno responsabile del governo italiano che getta le bombe e forse solo un po’ meno di quello americano che a Israele fornisce tutte le armi che vengono usate per uccidere persone inermi e disarmate. Da qui il legittimo sdegno del “filosofo” (e mai titolo fu più meritato!) che freme davanti al massacro e pensa a quelle brigate internazionali durante la guerra civile spagnola che sono sempre ricorrenti nella memorialistica nostrana. Dubito che Dershowitz sappia che proprio quella guerra fu molto probabilmente la vera causa delle tanto deprecate leggi razziali italiane del 1938, che instaurarono un regime di “discriminazione” (ma non “persecuzione”) contro gli ebrei italiani che avevano fino ad allora avuto eccellenti rapporti con il fascismo e con Mussolini in particolare.
Se si confronta la situazione di allora con quella odierna, l’appello di Gianni Vattimo riesce perfettamente comprensibile agli intellettuali di formazione italiana. Sono certo che chi doveva capire ha capito e tace per la vergogna. Resta un merito di Vattimo l’aver lanciato il sasso nello stagno. I tempi del pensiero e della maturazione non sono i tempi dei media o della propaganda. Un filosofo pensa e riflette nella solitudine del suo studio. Possono esservi nella vita di un “filosofo” – inutile spiegare a Dershowitz cosa è o chi è un filosofo e chi invece non lo è, anche se magari riceve premi e referenze accademiche – semplici "attimi” o singoli “eventi” che condizionano tutta la vita restante o che danno senso e spiegazione a tutta la vita precedente. Il "genocidio” palestinese, a fronte di ben altro “genocidio”, divenuto articolo di fede e liturgia istituzionale, non lascia scampo al “filosofo”, che non sia semplicemente un professore universitario, magari “ordinario” della materia, il cui compito è spesso non quello di educare i giovani al pensiero libero, ma al conformismo del pensiero unico e all’acquiescenza o al silenzio davanti ai più abietti e spudorati crimini di regime, come quello a cui stiamo assistendo in tempo reale in una Gaza che può benissimo essere una borgata di Roma. Questo Vattimo ci ha detto e questo ha comprensibilmente fatto infuriare la “Israel lobby” che ha mobilitato il suo Avvocato.
Il resto è dettaglio e diversivo. La stupidità è flagrante nel momento in cui si immagina un Vattimo, noto gay, che in Gaza ci dovrebbe andare idealmente non per affrontare la morte combattendo contro chi uccide gente inerme, disarmata, o armati con armi di gran lunga inferiori, ma per inscenare manifestazioni per il diritto dei gay. Per questa gente gli affari di... culo (scusate la volgarità) sono più importanti di ogni altra considerazione di ordine morale, etico, giuridico, religioso, umanitario. Occorre dire altro sul personaggio Dershowitz che molto di sé presume? Non abbiamo detto fin troppo? Passiamo adesso alla “risposta” di Vattimo.
Cosa dice? In buona parte quanto abbiamo già detto noi nel corso di una lettura sequenziale del testo dell’Avvocato ebreo sionista, sempre che sia lecito usare questi termini nel loro assoluto significato fattuale. Ma un brano ha per noi il valore di una testimonianza e di una conferma di ciò che sapevamo per induzione e deduzione:
«Essendo stato membro del Parlamento Europeo so bene quali ricatti abbia dovuto subire l’Europa dagli Usa per dichiarare terroristi gruppi e individui che erano tali solo per la propaganda israeliana».Mi auguro che con l’ingresso dei Cinque Stelle anche nel Parlamento europeo si sappia con maggiore facilità e trasparenza ciò che là succede e di cui sopra Vattimo ha rivelato una gravissima ingerenza del «potere ebraico» nei meccanismi istituzionali e normativi degli stati, una realtà che in molti sospettano, ma che sono subito tacciati di “antisemitismo”, cioè di un reato penale, appena dicono le cose per quello che sono e chiamano ogni cosa con il suo nome e cognome. Mi verrebbe da ricostruire la storia di Hamas, da gruppo inizialmente sponsorizzato da Israele, perché creasse problemi ad Al Fatah, ma poi fino ad oggi demonizzato perché non si lascia corrompere e asservire come l’organizzazione di Abu Mazen, disponibile a qualsiasi firma gli venga chiesta da Israele. Io penso che in Hamas vi sia tutto quell’eroismo che è mancato nell’intero arco del Risorgimento italiano, che è cosa assai penosa se si lasciano liberi gli storici di poter ricostruire la verità di ciò che è stato. E che dire del recente, rinnovato tradimento del trattato di amicizia italo-libico? E chi c’era dietro a questo disonore nel quale siamo stati gettati? Sempre gli stessi...
In definitiva, una risposta sobria e pacata. Io non avrei saputo fare di meglio, perché sarei andato oltre introducendo la problematica dell’«identità ebraica» e della natura del «potere ebraico», seguendo Gilad Atzmon, la cui conoscenza vorrei raccomandare a Vattimo perché ne aiuti la circolazione e la discussione. Tra l’altro, anche Atzmon ha avuto memorabili polemiche con Dershowitz e direi che lo abbia ben sistemato. Dershowitz pensa di poter usare mezzucci da avvocato in questioni che toccano la profondità dell’essere e la sostanza politico filosofica o filosofico giuridica dei problemi. Basta pensari agli innumerevoli processi di stregoneria o a tutte le porcate della storia che hanno avuto i loro avvocati e legulei.
• Postilla 1. Tanta stupidità a ruota libera. – Difficile trovare tante stupidaggini concentrate in uno solo testo, come quello che esce su Libero a firma di --- Il giornale è di stretta osservanza sionista e riunisce penne sioniste che ripetono sempre la stessa propaganda senza peculiarità degne di attenzione e analisi. Qualche volta mando lettera in dissenso, ma è pressoché inutile ed anche rischioso, perché basta una frase fuori posto per produrre una fastidiosa querela da parte un giornale, che ormai sempre più sparano le loro enormità allo stesso modo in cui Israela lancia le sue bombe al fosforo su bambini e donne inermi... Viene il dubbio che questa signora sappia cosa sia giornalismo e ancora meno libertà di pensiero. Anche qui si invoca l’«odio» come fosse manna del cielo. Orbene, che uno desideri un mondo dove non esista odio è una cosa, ma che uno vada alla ricerca di un supposto «odio» altrui solo per incastrarlo in una norma penale assolutamente idiota che pretende di punire l’«odio» è una palese forma di Ipocrisia alla settima potenza ed è una storia triste da ricostruire la dinamica e i passaggi attraverso cui si era arrivati alla redazione di una simile norma penale, che svilisce l’idea stessa di diritto e lo rende inutile e non credibile come modo civile e pacifico per regolare le relazioni fra gli uomini. Particolarmente ignobile è la sollecitazione affinché qualche PM ravvisi nelle dichiarazioni di Gianni Vattimo dei titoli di reato. Se fosse stato un maestro elementare, certamente Vattimo avrebbe avuto una inchiesta disciplinare, per le note condizioni di illibertà in cui si trovano tutte le istituzioni educative italiane, dagli asili d”infanzia alle università. L’articolo si richiama alla sortita del “principe” (!), o che tale pare a costei, Dershowitz, un ignobile attacco a Gianni Vattimo, al quale per la legge sulla stampa – che evidentemente la signora neppure conosce – toccava un diritto di replica. Insomma, stupidaggini di cui è bene prendere nota, ma che non sono degne di commento. Se l’«antisemitismo» con annessi e connessi non fosse un titolo di reato, ma avesse la stessa trattazione di altri anti (antinazismo, antifascismo, anticomunismo...) uno potrebbe anche lasciar correre e non curarsi dei tanti idioti che parlano senza rendersi conto di ciò che dicono. Ma la “delazione” di un reato “supposto” da una natura ignobile e malvagia è cosa particolarmente infame che instaura una rapporto di inimicizia inestinguibile. Con queste persone semplicemente non si tratta e si evita ogni contatto. Nessuna riconciliazione sarà mai possibile ed è una fortuna che il mondo sia più grande del Lager di Gaza e si possa ragionevolmente prevedere di non doversi mai incontrare, neppure per caso.
• Postilla 2. Aggiunta di delirio. – Non stupisce che “La Stampa”, a quanto si legge, non abbia voluto perdere di prestigio con un testo così delirante, che sceglie la via della circolazione interna. Si ostinano a credere che Dershowitz sia il “campione” in grado di assestare colpi dialettici non solo a Vattimo, ma a chiunque altro... È comprensibile. Ognuno fa il tifo per il propri campioni. A noi basta prendere atto della mappatura della comunicazione sionista, per la quale si trova qu, in un articolo di Enrico Filippini su Infopal, un quadro sintetico. A volte, quando gli argomenti ci sono, ed hanno un loro peso, può essere utile e perfino necessario analizzarne e discuterne i temi. Ma su «Informazione Corretta» si trova la più becera propaganda sionista che si ripete sempre identica e per la quale si è tenuti a infinite ripetizioni di confutazioni che già sono state date. Noi non facciamo qui propaganda, ma solo analisi e informazione di fatti che certamente non possono e non devono essere ignorati, come anche non si devono ignorare i soggetti fisici e morali che quei fatti hanno prodotto e che a giudizio di ebrei di diversa natura, quelli di Neturei Karta, gridano vendetta al cospetto di dio.
• Postilla 3. – ArticoloTre. – Censisco per tipologie i siti e gli interventi originati da una stessa fonte. Anche qui si parte dalla “minaccia” di arresto a Vattimo se appena osa mettere piede negli USA, per essersi semplicemente rifiutato di ripetere la canzonetta sui “terroristi” du Hamas. Con scarsa “indipendenza” e autonomia di giudizio l’estensore di questa nota rende cosa certa un fatto assai opinabile e discutibile. Intanto, a Livorno, il neo sindaco resiste ancora davanti alle pressioni per far togliere un enorme striscione dove “terrorista” è detto lo «Stato ebraico di Israele». E a voler dare un senso, non burocratico-dichiarativo, al termine “terrorismo” una persona di comune buon senso sa bene dove sta e da chi è praticato il “terrorismo”, senza soffermarci sulla immensa vigliaccata di un esercito modernissimo, armato dagli USA, che non lesinano in regali a Israele, che uccide persone disarmate, prendendo come pretesto una debolissima e inefficace reazione difensiva davanti a una aggressione che dura da più di cento anni e di cui i media hanno la gravissima colpa di aver fatto perdere ogni memoria, per cui il film taglia la scena dello scasso a mano armata della propria casa ad opera di un criminale invasore e fa partire ilo film dal momento in cui il derubato reagisce come può a un aggressore più armato. La narrativa diventa perciò quella dell’aggressore rapinatore che regisce “legittimamente” alla reazione dell’aggredito rapinato... Altro che Orwell! Certo, Vattimo è sbottato! Almeno lui se lo può permettere...
(Avvertenza: il testo è da rileggere e correggere o integrare o rivedere radicalmente, cosa che mi riservo sempre di fare in momenti successivi, per questo e per ogni altro mio testo. È concesso nello spazio commenti ogni diritto di replica, rettifica e discussione, purché entro i limiti della legalità e della netiquette, a mio insindacabile giudizio.)
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