martedì 26 giugno 2012

Barbarie al Palazzo di Giustizia. - La patria del diritto trasformata nel regime della sua negazione, o almeno della negazione della libertà di pensiero, che è il fondamento necessario della democrazia.

 sitTesto ufficiale ma non definitivo.
Conoscendomi come mi conosco, so che se non scrivo di getto le impressioni relative all’evento di cui mi accingo a parlare ed al quale ho assistito, è probabile che domani, cessata l’indignazione, mi andrò ad occupare di altre cose. Mi sforzo di procedere con ordine senza nessuna ambizione e leziosità letteraria. E mi riservo di correggere i refusi ed aggiustare le frasi in successive letture e riletture: chiedo scusa e pazienza ai miei Lettori, ai quali chiedo comprensione per la mia indignazione. Sto anche meditando di lasciare aperta la stesura di questo post, costruendo una sorta di libro, che si aggiorna e si accresce continuamente a seconda del materiale nuovo che raccolgo e delle cose che via via apprendo o comprendo. Quindi il Lettore deve sapere che si tratta di un’opera in progress che cambia continuamente di forma ed aspetto ed estensione.  Già vedo che questo mio testo viene ripreso da altri siti e blog. Ciò mi fa piacere, ma è bene sapere che la versione ufficiale, riveduta e corretta, è quella che io curo qui. L’Europa, tanto amata, tanto voluta, si sta trasformando nel più tirannico dei regimi che forse abbia mai avuti: per un verso si agisce con la leva economica e dei mercati, ma come in questo caso si toccano i diritti fondamentali di libertà: il cittadino non deve avere più il diritto di pensare ed esprimersi: non ci si lasci ingannare dall’argomento delle “dignità dei morti”,  anzi del “popolo morto”, questi signori non hanno nessun rispetto né per i morti né per i vivi, o meglio vogliono rendere morti i vivi.

Lo scopo manifesto del convegno (come si può leggere sotto nella locandina annessa) è di promuovere l’introduzione in Italia di leggi già vigenti altrove allo scopo di mandare in galera chi manifesta opinioni (= crimini!) in materia dichiarata tabù dalla comunità ebraica o da ambienti che fanno capo ad essa: sono esplicite le richieste in tal senso di un Riccardo Pacifici. La titolazione sembra un atto di guerra ed un invito alla caccia dei rejetti, i «negazionisti», le streghe del XXI secolo e di inizio del terzo millennio. Rispondendo qui in tempo reale ad una lettrice che mi chiede, dove siano in Italia tutti questi «negazionisti», chiarisco che non si tratta tanto di questi, ma di impedire e precludere qualsiasi minima critica ad Israele ed alla sua politica, per la quale nessuno nel “convegno” si è sognato di parlare del vero e proprio “genocidio” ovvero “pulizia etnica” che si è consumata dal 1948 ad oggi con complicità vaste, diffuse, ramificate in ogni ganglo istituzionale dei paesi europei, messi tutti sotto processo e per l’eternità con un un atto che è la madre di tutte le barbarie successive: il Processo di Norimberga, per il quale ogni giurista degno di questo nome inorridisce. Non si era mai visto nella storia un Tribunale dei Vincitori sui Vinti. In tempi meno barbarici li si uccidevano tutti. Se appena appena la ricerca storica venisse lasciata libera, ogni modesto studioso potrebbe accertare facilmente come gli Orrori venuti dopo il Processo di Norimberga superano le peggiori narrazioni dei “giuristi” improvvisatisi “storici” con errori di prospettiva che lasciano di sasso. Almeno si fossero limitati a fare i giuristi che dicono di essere, ma hanno pure voluto dare lezioni di storia senza sapere nulla di storia, o meglio spacciando per storia i loro incubi o i loro disegni. Il primo insulto è alle vittime che in questo modo vengono strumentalizzate facendo loro perdere quella pietà che è dovuta indistintamente a tutti quelli che sono morti. Anche dei morti si abusa e si fa dell’empietà proprio mentre si dice di voler tutelare la dignità di quei morti.

Evidentemente è proprio la consapevolezza della propria ignoranza in materia storica e filofica che fa evitare il confronto con tutte quelle persone di cui si chiede appunto la condanna e la carcerazione. Ma ogni modestissimo giuristi sa che non si può condannare nessuno precludendo il diritto di potersi difendere. Ed arriviamo qui alla negazione di un caposaldo della civiltà giuridica: il diritto alla difesa riconosciuto a chi si vuol condannare. Qui non è chiara neppure l’accusa. I “convegnisti” hanno dimostrato di ignorare i nodi del contendere, che sono tre: 1) Il numero dei 6.000.000 per il quali si va in galera, se non sei non uno di più non uno di meno. Ma la “filosofa” se ne esce, con un “ma che guardiamo il pelo nell’uovo!”. Ma intanto per quel numero magico, che già si ode nella prima guerra mondiale si va il galera. Il “pelo nell’uovo” lo mettono i giudici che hanno in mano leggi le quali dicono che sei milioni devono essere e che non si discute sul numero. 2) La questione tecnica delle camere a gas. Fino ad un certo anno il signor Faurisson, che si è occupato specificamente di questa questione, veniva regolarmente prosciolto dai giudici, che se non ricordo male ringraziavano pure per essere stati istruiti. Fallita questa via, venne la legge Fabius-Gayssot, per la quale la verità veniva stabilita per legge e non interessava più se siffatta camere a gas siano esistite o no. Ti condanno e basta. Per questa via ci si potrà anche imporre l’esistenza dei marziani e guai a chi la negasse. Se questa non è barbarie giuridica, non so come altrimenti chiamarla. 3) La terza questione è quella che a mio modesto avviso sembra la più importante: la questione della “intenzionalità” dello “sterminio” di quanti con la loro forza lavoro erano una risorsa importante nell’economia della guerra. A chi mi coinvolge nella problema, vado con fatica ripetendo che come filosofo del diritto mi compete come abito disciplinare la sola problematica della libertà di pensiero, non certo il merito dei fatti storici incriminati sui quali l’ignoranza della “filosofa” mi ha lasciato estremamente perplesso. E dire che Socrate diceva “so di non sapere”, ma coste non mostra neppure di preoccuparsi di sapere qualcosa su ciò su cui vuole emettere sentenza. Personalmente, come filosofo trovo sia molto più importante non il “«se» ma il «perché» della Narrativa che non si può discutere. Credo si aprirebbero abissi ancora più profondi di quelli del «se».

Giovanni Maria Flick
Non si capisce se Lor Signori pensano di obbligare i cittadini a pubbliche professioni di Fede, giacché pare evidente che non siamo più davanti a fatti storici che possano essere trattati con gli ordinari mezzi del metodo storico, ma di una Fede che deve essere condivisa ed ubbidita. Avevo con me un registratore, ma non ne posso fare uso e devo affidarmi alla memoria. Di cosa si tratta più precisamente? Di un “convegno”, se è possibile questo termine, incardinato però entro corsi credo di formazione degli avvocati, che poi devono esercitare la professione. Era prevista una registrazione cui sarebbe seguita una attestazione di frequenza che comporterebbe “punteggi” per quanti pensano di essersi istruiti, assistendo all’evento. Saputo del quale io ho chiesto di poter assistere, assicurando che non avevo bisogno di nessuna attestazione. Dico subito che mi aspettavo una maggiore dignità scientifica e sono stato grandemento deluso e scandalizzato per la faziosità a malapena maschera da alcuni relazioni più tecniche delle altro, che avevano forse lo scopo di gettare fumo negli occhi in una operazione politica alquanto sporca e liberticida. I cittadini italiani dovrebbero essere meglio informati di come venga smantellato tutti il sistema dei loro diritti e garanzie in un’Europa che è un’autentico mostro, un regime di tirannia contro il quale è auspicabile che tutti i cittadini di tutti stati insorgano, magari per ritrovarsi di nuovo tutti insieme come popoli sovrani e liberi da burocrati, banchiere e da Lobbies che non esistono, ma che oggi ci privano delle nostre libertà. Con il ministro Mastella, successore di Flick al dicastero della giustizia, si era tentato di far passare la legge voluta dalla comunità ebraica e che nella sola Germania ha prodotto migliaia di carcerati per reati di opinione. Insorsero allora 150 storici e si produsse solo un inasprimento della Legge Mancino – che Flick ritiene prodromica a quella agognata –, ma ora si vuole ottenere il risultato scavalcando lo stesso parlamento con l’applicazione del mitico Trattato di Lisbona.

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Non conoscevo se non di fama S.E. Giovanni Maria Flick, che è stato ministro della giustizia e giudice costituzionale. Nella mia vita di giudici costituzionali ne ho conosciuto qualcuno. Uno di questi era venuto lui a salutarmi e ringraziarmi per la traduzione di un classico della scienza costituzionale, cioè “La Dottrina del diritto” di Carl Schmitt. Ricordo questo particolare, perché è stato lo stesso Flick – se non ricordo male – a presentarsi come costituzionalista, ma direi che la veste principale con la quale ha parlato è stata quella di Presidente Onorario di una Fondazione per la costruzione del Museo della Shoah in Roma. Per chi non lo sapesse la Giunta Alemanno ha destinato 23 milioni di euro per questo progetto forrtemente voluto e patrocinato dalla comunità ebraica. E questo mente i cittadini protestano per la svendita dell”ACEA allo scopo di fare cassa e magari pagare così il Museo. Ma protestano anche per l’aumento del cinquanta per cento, in una botta sola, del biglietto dell’autobus. Ai 23 milioni aggiungerei altri costi prevedibili, se passano le leggi a cui Lor Signori mirano. Prevedo un notevole incremento della popolazione carceraria italiana, dovuto a quanti saranno condannati per un nuovo reato, quello di “negazionismo”, degno del periodo in cui si mandavano le streghe sul rogo. Se ci basa sulla stima, pare per difetto, di 200.000 persone che nella sola Germania dal 1994 ad oggi sono state penalmente perseguite per meri reati di opinione, ci si può immaginare cosa ci aspetta. Anche in questo la Germania veniva additata dai relatori come un modello da seguire.

Non vi è stata proprio una sola parola che mi abbia trovato concorde di quanto ho sentito dire da S.E. Vi sono state alcune parte tecniche dove si parla di leggi e di loro applicazioni, ma il senso generale del suo intervento era tutto ed esclusivamente politico. Si è lanciato anche in excurcus storici, facilmente contestabili da chiunque abbia un minimo di cognizione della materia. Ed ecco allora che il “tecnico” appare tutto in funzione dello scopo politico che si intende perseguire. Il pubblico che avrebbe avuto il limite di 300 iscrizioni (cui sarebbe stato dato l’Attestato per i punteggi) era di qualche decina di persone, la cui appartenenza era facilmente intuibile. Vie erano altre persone che come me erano venute, sentendo minacciata la libertà dei cittadini. Tra le tante cose dette da Flick e che mi facevano rimescolare lo stomaco. è stato quanto tra le tante colpe ha attribuito ai “negazionisti” (termine risuonato almeno un migliaio di volte) è stata quella che si sottrarrebbe al... «dialogo». Ma come? Una persona come Jürgen Graf è dovuta andarsene in esilio in Russia solo per aver osato criticare il capo-storico Raul Hilberg. Sempre nel palazzo di giustizia, qualche anno af, avrebbe dovute esserci un evento al quale non ho partecipato, ma che trattava proprio della situazione tedesca in relazione a quelle stesse leggi di cui lo stesso Flick patrocina l’introduzione, trovando l’espediente tecniche che non inganna chi ha una chiara percezione del diritto e della giustizia. Per come mi raccontarono, ricordo che all’ultimo momento fu negata la sala che prima era stata concessa, costringendo gli organizzatori a trovare subito una sala d’albergo per spostare le persone che erano venute anche dall’estero. E non è la sola cosa inaudita e scandalosa che ho sentito dalla bocca di un uomo che mi appariva grande per fama, ma assai piccolo per ciò che le mie orecchie potevano sentire.

Non giocavo il casa. Ed era evidente l’ispirazione del convegno, l’orientamento dei relatori, la tifoseria della sala, invero piuttosto scarsa. Poiché avevo dovuto chiedere un intervento – non previsto, ma necessario, essendo stato chiamato in causa per un clima di caccia alle streghe che era stato montato nell’ottobre del 2009 – mi chiedevo quale poteva essere, giocando contro una presidenza che non intendeva certamente esaltare la mia libertà di espressione. Il contraddittorio era stato accuratamente cancellato dagli organizzatori dell’evento. Ed avevo trovato la formula incisiva e sintetica. Ma Flick se ne andato prima, come anche altri relatori hanno lasciato la sala appena finita la loro parte ed anche parecchi dello scarso pubblico presente. Quale dunque la formula che sono riuscito, malgrado tutto a pronunciare in un ambiente ostile che suonava e voleva sentire ben altra musica? L’idea era di agganciarmi al mio Schmitt ed ad Hobbers, riprendendo la loro classica formula:

Auctoritas, non Veritas
facit legem

Non sto qui a spiegare cosa significa. La critica che faccio a Frick è di aver rivoltato una formula che è alla base della civiltà giuridica dell’epoca moderna nella seguente:

Auctoritas facit Veritatem

Ho spiegato che trattasi di assoluta barbarie giuridica ai relatori tecnici, che non sembravano in grado do uscire dal loro tecnicismo, che malamente nascondeva le finalità politiche che forse condividevano le finalità politiche degli organizzatori del «Progetto». Anche qui non ho detto tutto e sono già stato per una giornata calda ed afosa. Spero di non spiegare le formule sopra date al Lettori di questo blog e tutte le implicazioni che esse comportano. Le mie viscere hanno poi fortemente vibrato quando mi sono sentito citare da un “filosofa” il povero Spinoza come teorico e sostenitore non della libertà di pensiero, ma della sua limitazione. Ho risentito dalla bocca di una... “filosofa” il ritornello dei sionisti francesi secondo cui un determinata “opinione” non è una mera opinione, condivisibile o meno, stupida o intelligente, ma essa stessa un “crimine” in quanto esprima contenuti che la “filosofa” ritiene di stabilire lei quali debbano e possano essere. Ognuno che abbia fatto un modesto liceo classico e ricorda il dialogare di Socrate con i suoi allievo non può non chiedere ma che razza di filosofa possa essere una Tizia che ignora i rudimenti della libertà della libertà del pensiere e della ricerca della Verità attraverso un dialogare che può esservi in quanto sia libero. Ed ancora penso a Flick che rimprovera ai «negaziionisti» il rfiuto al dialogo, quando li vuol mandare (?) dietro le sbarre. Certo, anche gli Inquisitori ed i Torturatori volevano il “dialogo” con le loro vittime. Sempre in Germania, mi sembra a Wurzburg, esiste un eccellente museo della tortura che è istruttivi visitare. Si può magari consigliare alla Giunta Alemanno di stanziare altre somme. magari 23 milioni, per allestire un Museo della Tortura da edificare anche al costruendo Museo della Shoah, per l’istruzione e la formazione dei nostri giovani, che hanno grande bisogno di questi contenuti.

Ma quale il senso di tanta follia liberticida. Non il rispetto o il ricordo delle vittime, o alla loro «dignità» che con simile iniziative non poteva essere maggiormente infangata. Si può chiedere a Norman G. Finkelstein cosa ne pensa al riguardo. No, delle persone che sono state effettivamente internate nei campi di concentramento non interessa nulla. Le finalità sono politiche. Il nome di Israele è stato così ripetutatamente fatto da far capire anche alle sedie che qualsiasi critica che venga fatta ad Israele è ipso facto un “crimine” da punire fino a 12 di carcere ed alla morte civile, professionale, sociale. I passaggi in tal senso sono stati di una grande grossolanità. Non è mancata tuttavia qualche informazione utile, come sempre si trova nel peggior ciarpame. È stato ad esempio quando una relatrice ha detto che la risoluzione Onu sull’«Olocausto» è stato fatta passare grazie alla sponsorizzzazione degli Stati Uniti, ossia della stessa Israele che con la sua «Israel Lobby» in modo assoluto la politica estera americana. Il libro di Meahrsheimer e Walt fa testo ed è pur sempre un libro assai moderato nel suo contenuto.

Della legge Mancino ho sempre pensato tutto il male possibile, ritenendo assurdo che si possa statuire in materia di “odio” e di «amore». Ma è stato riconosciuto che essa prodromica ad un sistema di leggi collegate il cui vero obiettivo è la repressione non già del mero dissenso politico, ma della non sudditanza al regime israeliano, che il vero committente di queste normative. Non “convegno” non si è fatto nessun mistero di ciò e si è blaterato all’infinito, pensando di mascherare la totale mancanza di dignità scientifica al convegno con qualche miserabile tecnicismo da addetti ai lavori. Nei primi anni della mio professione di ricercatore i nostri studenti dovevano passare l’esamo su un testo che aveva per titolo: «La certezza del diriito». Una certezza che già allora si sapeva non esistere e sempre più minacciata. Possiamo ora dire senza tema di smentita che il diritto non esiste più affatto. E mi chiedo quale preparazione possano conseguire oggi i giovani che si preparano alla professione di avvocato. Certo, a muoversi per i tribunali, a chiedere e vedere carte,  a giocare sui cavilli, a trovare la “grida” giusta, a scegliersi i clienti buoni ed a scartare gli altri, a valutare non i diritti ma la forza ed il potere che sta dietro ad essi, e simili cose. Ma tutto questo non ha nulla a che fare con il diritto ed il popolo italiano, se vuole giustizia, dove trovare un sistema extragiudiziale. Tutto questo oggi mi è parso più attuale che male proprio all’interno del Palazzo di Giustizia, che quando veniva edificato già portava nelle sue fondamenta quella corruzione che non ha mai abbandonato il sistema Italia, giunta forse proprio in questi giorni al suo caapolinea, ma proprio in questi giorni vi è chi pensa di spremerla ancora, di cogliere quella “opportunità”, di cui parla Naomi Klein nel suo libro Shock-Economy. Quando il popolo è in rovina e non ha testa per difendere la sua libertà, ecco che subito esce allo scoperto che approfitta di un momento di guarda abbassata. Qualche anno fa, al tentativo di Mastella di introdurre le stesse leggi di cui si fanno “promotori” gli organizzatori del convegno, gli storici insorsero. Ed ecco la stessa Lobby di allora che ora torna alla carica? Prevarranno? Dovremo fondare logge massoniche per avere spazi di libertà? Io questi pericoli li ho visti nel Palazzo di Giustizia ed ho gridato il mio dissenso. E da qui, per quanto può consentire la Rete – che intendono censurare – lancio l’allarme ai cittadini. I “giuristi”, i “tecnici” vogliono togliere di mezzo le loro residue libertà.

Sentir parlare di “etica ebraica” da una... “filosofa”, dopo aver letto Israel Shahak, o le parti spinoziana sull”«odio», mi fa gridare: povera filosofia! Gli stravolgimenti dei testi, le forzature incredibili, l’incredibile mancanza di tolleranza e liberalità e tanto altro ancora, mi lascia senza fiato. E mi fa pensare al sistema delle carriere universitarie, a come si procede e si fa fortuna. Mi sovviene di Giordano Bruno, la cui sorte dovrebbe far riflettere i veri filosofi,  in un passo che ricordo appena a memoria, dove si compiangevano gli studenti perché iniziato il loro corso di studi sapevano di essere “somari”, ma perdevano questa innocenza, appena venivano laureati! Un filosofo, a mio avviso degno di questo nome, ha lasciato detto poco prima di morire che il “sionismo è una ideologia criminale per essenza”. Un altro che gli era vicino, ha dal canto suo detto da qualche parte che il sistema delle carriere universitarie è corrotto e corruttore. Se ancora ci si poteva illudere che almeno ad un docente universitario venisse lasciato piena libertà nelle sue ricerche e nel suo pensiero, adesso questo eleentare diritto viene negato da una «Ordinaria di filosofia», non da un semplice Ricercatore. Con la crisi che avanza e che spero veda l’uscita dell’Italia non solo dall’europa, ma da una Europa barbarica ed illiberale, forse sarà giunto il momento di ripensare il sistema universitario nel suo reclutamento e nelle sue carriere. Se l’Italia intera, o meglio il suo regime politico, è sempre più agli occhi dei cittadini un sistema corrotto, allora se ne deve ricavare per sillogismo che l’università è al centro del sistema della corruzione. Giordano Bruno: mi chiedo se la “filosofa” non sarebbe andata proprio lei ad accendere il rogo. O di quale sarebbe stata la sorte di Voltaire se affidato alle sue mani!

Un momento strettamente personale è stato quando la Tizia, “filosofa ordinaria”, ha fatto vago accenno ad un collega della sua stessa università, ma di cui non faceva il nome, avendo da altri saputo che poteva incorrere in una querela. Avevo assicurato agli organizzatori dell’evento, che intendevo solo ascoltare e non fare interventi. Ma a questo punto, venendo chiamato in causa, mi sono sentito nel mio pieno diritto di interrompere la relatrice, che forse non sospettava la mia presenza, pregandola di prendere nota del fatto che nel procedimento disciplinare intentatomi a seguito di una campagna stampa diffatmatoria ero stato assolto con formula per inesistenza del fatto e del diritto ed il rettore stesso – convintosi della mia difesa – aveva ritirato ogni richiesta di sanzione, a lui sollecitata, da personaggi che certamente rimarranno stabilmente nella mia Memoria. Ad incominiciare dall’allora Governatore Marrazzo, che parlava di bambini di Auschwitz e che avrebbe voluto guardarmi negli occhi. Non passarono 48 ore che vidi doversi nascondere la faccia davanti ai giornalisti che lo assediavano. Questo però non l’ho alla filosofa, costretto e concitato come ero a parlare a strattoni davanti ad una organizzazione del convegno che non mi lasciava grandi spazi ed un pubblico in buona parte estratto dallo stesso ambiente che da anni lotta per poter mandare in galera i suoi avversari politici. La Filosofa ha dato sembianze di cascare dalle nulla, dicendo di non aver fatto il mio nome ma di riferirsi genericamente ad altri (singolare o plurale), ma di cui pur da me incalzata non ha avuto il coraggio di fare il nome o i nomi: non esistono e lei continuava a voce con le stesse allusione che aveva già fatto per iscritto e che si possono leggere sulla rete. Ero io, ma gli Eletti Signori vogliono procedere indisturbati nella loro campagna per... la «democrazia», giacché la filosofia ha chiuso il suo intervento con questa parola, mai più bistrattata. Io ho però sovraimpresso con la mia voce la parola «libertà».

I Lettori devono immaginare il mio intervento quale poteva essere in un ambiente non solo ostile, ma concepito per non dare voce a chiunque potesse contraddire le gravissime cose che sono state dette. E quindi non ho potuto articolare con piena libertà ciò che potevo dire, ma qualcosa l’ho detta e mi dispiace di non avere la registrazione. Ho così respinto il termine “negazionismo” dicendo che non ha valenza scientifica e trattasi di una costruzione polemica a scopo di diffamazione, delazione ed emarginazione delle persone alle quale viene riferita. Ho richiamato il testo della mia memoria difensiva – che si può leggere qui a fianco – dicendo ho letto alcunu libri “revisionisti” - non negazionisti! – per ricavarne la conclusione che la critica storica è legittima e rientra nel diritto fondamentale dell’uomo, un diritto che gli Illustri Giuristi con penosi stratagemmi paralogistici hanno tentato di conculcare, distinguendo fra la tutela della dignità di persone morte che apparterrebbero ad un “popolo”, ma ignorando allegramente la “dignità” di ogni persona vivente che ha come suo attributo essenziale la sua capacità di pensare ed il suo diritto ad esprimersi. Questo diritto nell’Europa che mi auguro di vedere implodere all’istante verrebbe condizionato al placet di un “popolo” che risiede il Tel Aviv, e che a suo volta nega ogni diritto ad un popolo “che non esiste” e di cui neppure si vuol dire il nome: “palestinese”, sostituito dal termine “arabo”, per ragioni ideologiche che qui ora non stiamo a spiegare.

Ho dichiarato la mia incompetenza in materia di campi di concentramento, ma in qualità di “filosofo del diritto” ho invece rivendicato come mio proprio ambito disciplinare il tema della libertà di pensiero. Qui ho gridato nella fossa dei leoni che se si vuol parlare di vero e di falso ad esso si può giungere solo attraverso il contraddittorio. Ed ho quindi invitato i convegnisti a confrontarsi in dibattito, chiamando quelle persone contro cui si sono scagliate in ogni loro parola. Oltre che non giuridico, è oltremodo incivile parlar male di persone assenti che non possono replicare. Ma questo è costume consolidato di questi signori che pure trovato il modo di parlare di “dignità”, beninteso del tutto a sproposito ed in modo strumentale. Chiaramente, sto qui chiarendo per iscritto quanto ho inteso dire nei miei interventi fuori programma, che forse qualche effetto hanno sortito. Infatti, il presidente del tavolo ha detto di dissociarsi dalla «Filosofa», invitata a rappresentare la Voce della Filosofia, ma per la verità nel clima concitato non ho capito a cosa si riferisse questa dissociazione. Il presidente del tavolo ha quindi invitato la Filosofa alla replica finale a ciò che ero riuscito a dire con la forza dei denti. Sono stato attento, ma non ho percepito nessuna replica ai miei argomenti, che replica che la stessa non voleva neppure fare. La civiltà di questi signori segue sempre sempre lo stesso canovaccio, riscontrato in altre occasioni: loro non parlano con chi.... In realtà, si sottraggono in questo modo ad un confronto che non sono capaci di reggere. Nel mio caso, pur avendo ribadito la mia assoluzione ed estraneità, la Tizia Filosofa ha blaterato di un mio “dubbio” che ho subito corretto con un “non ‘dubbio’, io non so’, intendendo quanto sopra detto, e cioè che io posso farmi una idea della verità o falsità di un qualsiasi tesi solo se vi è libero contraddittorio fra i disputanti, ma in assenza di contraddittorio io non posso sapere nulla e non potendo accettare la “verità” da pittoreschi personaggi che nel convegno stesso hanno detto di occuparsi di... teatro e di aver messo in scena addirittura gli atti del Processo di Norimberga. Incredibile! I teatranti come maestri di scienza e di diritto. Al Palazzo di Giustizia!


Non sembrava di avere a che fare con giuristi o studiosi. Ed il clima non era per nulla quello di un convegno di studi, ma si sentiva il tintinnare delle manette. Incredibile, stupefacente... non trovo la parola... ma diciamo... la sudditanza verso Israele, che detta ordini in Italia. Incredibili le forzature concettuali. Il linguaggio svuotato del senso. Barbarie, barbarie, barbarie: Auctoritas facit legem, sed non veritatem. La legge non può pretendere essa di darci la Verità o di fissare la nostra identità o do comandare la nostra memoria. Questo significa la totale violazione della dignità della persona. E cosa incredibile è che questa violazione viene fatto in nome della dignità di persone scomparse, che dall’altro mondo si verrebbero ad impadronire di tutto il nostro essere. Neppure nei più surrealisti autori di romanzi si è mai giunto a tanto. I paralogismi, i contorsionisti retorici tanti e irritanti, ma il succo, da un incredibile passaggio all’altro era immancabilmente: Israele non si tocca. Per chi la subito la galera. E proprio questo dava il senso di una totale mancanza di sovranità del popolo italiano, nel cui nome in quelle aule del “Palazzaccio” la giustizia viene esercitata e pronunciata.

Se occorre una controprova del carattere non scientifico e propagandistico del presunto “convegno” la si può trovare negli anatemi all’Iran e ad Ahmadinenjad che riproduce in pieno i toni ed i contenuti della propaganda di guerra dello stato di Israele, che dopo aver spinto i paesi “democratici” a fare una guerra disastrosa con milioni di morti in Afghanistan ed Iraq, morti che nulla hanno da invidiare a quelli che  intendono “onorare” e “tutelare”, ora spingono per una guerra ancora più disastrosa contro l’Iran, popolato da 70 milione di anima che in due secoli non hanno mosso guerra a nessuno, e contro la Siria, le cui stragi vengono scoperta come opera di Israele, allo scopo di produrre la sedizione interna. È di questi minuti la presenza di Putin in Israele, dove sembra si sia recato per porre uno stop alle mene di Israele, la cui manina o almeno un ditino era presente al “Palazzaccio”, come da sempre si chiama in Roma il Palazzo di Giustizia. Tanto è stato invocato ed evocato l’«Olocausto» che vi il concretissimo rischio in queste ore che vi sia un «Olocausto Nucleare». Tanta è stata l’ignoranza di una relatrice nel ripetere ossessivamente la parola «Olocausto» che era forte in me la tentazione di interromperla, per renderle noto che questo stesso termine era sommamente molesto e fastidioso ad uno dei capi della comunità ebraica torinese, che era non noto storico, ma di cui qui non faccio il nome. Lascia di stucco che questa operazione bassamente politica si sia svolta al Palazzaccio, dopo in situazione analoga ma di diverso segno è stata negata l’agibilità dei locali. Piango per il popolo italiano, che non meritava questo.
 

(testo provvisorio in elaborazione: segue)

1 commento:

ricciardetto ha detto...

Flick, è il ministro che invalidò il responso di un tribunale italiano che mandava libero Priebke. Ricordiamolo, lo fece per compiacere alcuni rissosi ebrei che tennero sequestrati inieme a Priebke anche i carabinierie i giudici.Ora che lo vediamo promotore del museo olocaustico romano, capiamo benissimo che razza di individuo sia.43