sabato 5 giugno 2010

Verso Gaza 11: Corrie circondata. - Tensione in tempo reale. - I media come “fabbrica del falso”.

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Non avevo voluto intervenire, ieri sera, con una nuova pagina tutta sulla nave “Rachel Corrie” in viaggio verso Gaza a portare non... armi, ma aiuti umanitari a gente che è stremata da un assedio barbarico, di cui sono complici buona parte dei governi e dei media occidentali. Adesso sta succedendo quello che temevo e desideravo non succedesse. I politici dai loro scranni ci inondano dei loro vuoti ed ipocriti discorsi, ma la verità per chi la vuol vedere sta qui davanti ai nostri occhi: hanno le mani lorde di sangue ed è sistematica menzogna ed inganno ciò che pretendono di farci credere, ma a cui non credono loro stessi. Basta per loro che noi stiamo zitti e ci asteniano dal salire tutti idealmente sulle navi dell’Umanità in viaggio verso Gaza, sfidando quella morte che la giovane Rachel Corrie non esitò ad affrontare, interponendo il suo corpo fra il “soldatino” israeliano alla guida del buldozer e la casa palestinese che il “soldatino” voleva abbattere, per erigervi il muro della vergogna, detto ipocritamente “barriera di sicurezza”.

In questo momento “oscurato” non sappiamo quel che sta succedendo davanti al mare di Gaza, ma noi siamo con il nostro spirito intellettualmente, moralmente e politicamente su quella nave. Da domani non sarà come se nulla fosse successo: con notizie nuove che scacciano quelle vecchie! Non abbiamo e non vogliamo armi per minacciare nessuno, ma sentiamo ciò che succede nella nostra coscienza: qui ed ora in ogni parte del mondo. Naturalmente, quando gli israeliani vogliono uccidere – ed Erdogan disse a Perez che gli israeliani sanno uccidere – oscurano accuratamente ogni comunicazione con le vittime: dopo che le avranno scannate, ci diranno loro cosa le vittime hanno detto e fatto: hanno opposto resistenza, hanno aggredito, erano armate… Questa vergogna ed infamia dura da troppo tempo. È ora che il mondo dica: “basta”. È questo un momento dove le nostre coscienze si dividono, irrimediabilmente ed in eterno: o si sta dalla parte di Rachel che oppone il suo corpo al buldozer o si sta con il soldatino che guida il buldozer ed uccide Rachel Corrie. Tertium non datur!

Seguo sulla rete le notizie che i motori di ricerca portano. Tra queste scelgo alcuni articoli dei grandi giornali online, che non sono neutrali, ma sono essi stessi parte integrante e non piccola di questa guerra. E sono dalla parte degli assalitori: la stampa occidentale è per lo più di emanazione sionista, anche quando per un istante giornali e giornalisti affettano oggettività e neutralità nell’informazione: per poi colpire meglio con una valanga di infamie e diffamazioni. Solo gli ingenui credono alla stampa come organi di informazione e di espressione della libertà del pensiero. Sono esattamente il contrario: organi di condizionamento e deformazione del pensiero. Dobbiamo imparare a difenderci dalle loro insidie ed affidarci a strumenti diretti di comunicazione, oggi possibili tramite internet, se non riusciranno prima a metterci il bavaglio. Quanto accade nell’universo della comunicazione è una sfida alla nostra intelligenza che cerca la verità, un verità che tuttavia non annulla in noi la scelta fra il bene e il bene, fra Corrie e la nave israeliana o il buldozer che la uccide.

Circondata da “tre navi da guerra” la nave civile “Rachel Corrie” ha rifiutato di lasciarsi condurre nel porto israeliano di Ashod. Si noti come perfino “La Stampa” – che pure dà la notizia dell’assassinio di Furkan Dogan: quattro colpi alla nuca ed uno al petto – insiste in un cliché ormai tanto diffuso ed impossibile da arginare. Si tratta di una parolina che è come una polpetta avvelenata. Se dobbiamo considerare da un punto di vista strettamente umanitario non ha senso chiedersi chi si trovi in quella nuova forma di prigione urbana che è Gaza, novello Lager che non ha nulla di meno di Auschwitz. Non ha neppure senso chiedersi quale sia la qualificazione politica di quanti stanno sulla nave. Prova ne è che perfino sionisti sfegatati come l’ebreo francese Bernardo Enrico Levy è andato a dire ai suoi amici di Tel Aviv stanno che esagerando in ferocia e criminalità. Dunque, specificare che gli attivisti pacifisti sono dei “filopalestinesi” è come porre lo spettacolo di due litiganti di fronte ai quali si può restare terzi e neutri. Non è cos! Non vi sono due litiganti! Ed è insidioso, subdolo e fuorviante far passare questo messaggio. Vi è soltanto un genocidio in corso, dove una parte uccide l’altra che è inerme e vittima, che è stata aggredita nella sua casa, nella sua terra, nei suoi villaggi. Accadeva ciò nel 1948 nella Nakba, la cui “pulizia etnica” è stata in ultimo narrata dall’ebreo israeliano Ilan Pappe, iniziatore anche della campagna di boicottaggio contro le università israeliane. E per questo è stato minacciato e costretto all’esilio. Quanto vediamo adesso è già successo durante “Piombo Fuso”. Succede ininterrottamente ogni giorno dal 1948 ad oggi in esecuzione di un piano criminale in gestazione almeno fin dal 1882, anno del primo insediamento sionista in Palestina, dove prima di quella data gli ebrei che vi si trovavano (poche migliaia) vivevano in perfetta armonia con la popolazione autoctona, cioè i palestinesi! Con i sionisti è tutto cambiato in peggio!

I media sono la “fabbrica del falso”, come giustamente era scritto ieri in un cartello nella manifestazione, ordinata e pacifica, che da piazza della Repubblica in Roma ha sfilato fino alla gradinata di Trinità dei Monti. Non era una manifestazione numerosissima (come quella del 17 gennaio 2009, che sfilò con 200.000 persone da piazza Vittorio a Porta San Paolo) e non era priva di ambiguità, ma in casi come questi devono prevalere le ragioni dell’unità, cioè la solidarietà verso la popolazione di Gaza, anziché le differenti analisi storiche e concettuali di come e perché l’Europa debba oggi avere sulla coscienza un genocidio continuo che è quello del popolo palestinese, la cui resistenza ci offre esempi di eroismo e di dignità, a cui non credo possiamo addure nulla di simile nella nostra storia recente. I pacifisti alla Rachel Corrie offrono in fondo alla nostra coscienza civile un’occasione di riscatto. Sulle navi che senza armi vanno a forzare il blocco si trova la parte migliore dei 42 paesi rappresentati. Per l’Italia erano sei i veri rappresentanti della Nazione! Ci hanno salvato dalla vergogna del nostro governo.

Leggiamo di come il governo USA consigli ipocritamente, attraverso il governo irlandese, a che la nave con gli attivisti umanitari faccia rotta verso Ashrod: e perché? Quali ragioni impediscono di andare direttamente a Gaza? Intendiamo: quali ragioni che non abbiano a che fare con la giustizia, l’umanità, il Diritto? Non possiamo e non abbiamo noi il diritto di dire al capitano della nave irlandese quale rotta deve seguire, ma se fossimo noi al suo posto dirigemmo come programmato dritto verso Gaza. Saranno gli aguzzini di Israele, supportati dagli aguzzini della Casa Bianca, ad assumersi la responsabilità di fermare il convoglio della Pace e dell’Umanità. Ci racconteranno poi tutte le menzogne che vorranno. Gli aguzzini nostrani potranno scrivere sulle loro testate che hanno fatto bene ad uccidere, ma il nostro giudizio morale, la nostra ferma condanna sarà non solo il fondamento della nostra condotta politica, ma anche il testimone che lasceremo a chi verrà dopo di noi, così come i profughi di Gaza del 1948 hanno conservato per i loro figli e nipoti le chiavi di quelle case e di quei villaggi che non ci sono più, perché l’eroico popolo sionista li ha cancellati dalla faccia della terra e dalla carta geografica, avendo già fatto loro quello che imputano ogni giorno ad Ahmadinejad.

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