mercoledì 23 giugno 2010

Freschi di stampa: 43. Mario Moncada di Monforte: «Israele uno stato razzista (anche verso gli ebrei non europei)».

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Questa volta ho voluto aspettare di leggerlo tutto, fino all’ultima pagina, il libro la cui uscita nelle libreria mi è stata segnalata da un amico, che ne parlava in termini entusiastici. Il libro era già stato venduto e ne ho dovuto chiedere una nuova copia per me. Buon segno per il libro che ha evidentemente un riscontro di pubblico. Il libro si apre con una presentazione oltremodo positiva di Paolo Barnard. Eppure fin dalle prime pagine qualcosa non mi convinceva. Non che abbia da dirne male e da inserirlo nella rubrica “Delenda”, qui aperta a proposito di un libro non recente di Giorgio Israel, che avrà nella stessa rubrica una nutrita compagnia. No! Il libro di Moncada è da approvare con voto positivo, diciamo un sei e forse un sette e perfino l’otto, ma il dieci onestamente non mi sento di dargliere. E cercherò di spiegare il perché con un discorso delicato, difficile e perfino pericolo in tempi di regime e di censura: sappiamo di essere sotto tiro. Un sedicente “Osservatorio del Pregiudizio Antiebraico” è all’opera ed in servizio permanente effettivo per contro del Pregiudizio Ebraico, ricevendo perfino 300.000 all’anno su una legge a firma Alessandro Ruben, uomo che ha curato – leggiamo qui – i rapporti di Gianfranco Fini con Israele e per questo è stato gratificato di un seggio in parlamento, dove ormai si accede non per “elezione” ma per “nomina”, se che ne ha il potere ti mette in lista fra i primi numeri che risultano automicamente sui voti di lista. Fra poco aboliranno anche la formalità del voto degli elettori e ciò sarà certamente un fatto positivo per le finanze pubbliche: quelle attuali sono elezioni farsa che non hanno nulla a che fare con la democrazia e costano parecchi soldi, che vengono tolti altrove, anche riducendo gli stipendi dei pubblici dipendenti.

Ma veniamo al libro di Moncada. All’amico Barnard dirò con franchezza quello che trovo sbagliato nel libro, mentre sottoscrivo senz’altro la denuncia di un “razzismo” israeliano che proprio in questi giorni sta venendo fuori nei mainstream senza che se ne sappiano tirare fuori le conclusione: è un episodio di “razzismo” la discriminazione di una certa ortodossia ebraica verso altro ebrei sefarditi, i cui figli non vengono ammessi nelle scuole dei primi. Bisogna stare anche attenti sull’uso dell’espressione “ortodossia”, perché quelli che vengono definiti comunimente sempre dai mainstream “ortodossi” e perfino “ultraortodossi” non avrebbere invece, secondo altri, ad esempio Neturei Karta, nulla a che fare con il giudaismo per il fatto stesso di risiedre in Israele, ossia in una Palestina occupata, dalla quale sono stati espulsi i suoi legittimi abitanti, veri ed unici semiti della regione, ad opera dei sionisti, che provengono da 104 diversi stati della terra, portando con sé tutte le loro differenze ed i loro antagonismi e perfini i loro opposti razzismi.

Non sapevo nulla della “Burkina” prima di leggere il libro di Monforte, che riprende semplicemente da giornali israeliani. Cosa è la burkina? Lo potete subito vedere nella foto qui annessa. Lo sapevate che il Burka è portato anche certe frange dell’ebraismo? Io no! Eppure, proprio nella lotta contro il Burka si è concentrata da parte dell’«odio» e del «pregiudizio ebraico» verso l’Islam una delle loro più stupide ed incivili campagne di «odio» nello fin troppo scoperto tentativo di portare l’Occidente (= costruzione ideologico che crolla davanti ad un’analisi critico-filologica) in guerra contro tutto il mondo islamico, il quale una volta sconfitto e asservito come lo è stato all’Europa, verrebbe poi gravato dello stesso “debito morale dell’Europa verso Israele”, secono le parole di Arturo Diaconale in un loro recente raduno, presenti gli strateghi della propaganda italiano contro l’Islam e l’Iran, che si vorrebbe vedere distrutto come l’Iraq e l”Afghanistan, a beneficio di una democrazia che non esiste neppure negli USA, come afferma Noam Chomsky in un suo libro, Stati falliti, di cui parleremo nella prossima scheda. Ma ecco che noi, difensori del diritto di ognuno di vestirsi come meglio crede, scopriamo che esiste anche la Burkina! I Diaconale, i Panella, i Feltriani non ce l’avevano detto e noi sapendolo da Moncada ci stiamo sbellicando dalle risate, di fronte a tanta ipocrisia e a una così stupida propaganda di guerra.

(segue)

2 commenti:

Unknown ha detto...

Se Israele é uno stato razzista, cosa sono gli arabi paranoici che lo circondano ? Certamente ultrarazzisti, verso i negri, verso gli sciiti, verso i sunniti, verso chiunque non sia del proprio villaggio. Se Israele é fallito, gli arabi non hanno neanche cominciato.

Antonio Caracciolo ha detto...

Il post è del 2010 ed il commento arriva sei anni dopo. Sono di tutt'altro avviso, ma a dimostrazione della mia liberalità lo pubblico senza alcuna replica.