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Vers. 1.0/15.4.10
Anziché di un libro, come di solito, ci occupiamo del fascicolo di una pubblicazione periodica dell’ISPI, che sembrerebbe essere la massima istituzione italiana per lo studio della politica internazionale. Non ne abbiamo esaminate tutte le altre pubblicazioni e qui ci limitiamo a questo solo testo che è stato segnalato da un lettore di “Civium Libertas” alla nostra attenzione critica. Si tratta di un fascicolo di circa 40 pagine. Avremmo preferito leggerlo tutto e solo dopo scriverne. Ma abbiamo numerose altre letture in corso, che interrompiamo e riprendiamo secondo i nostri ritmi fisiologici di lavoro e gli altri nostri impegni. A prima vista il fascicolo non presenta nessuna dignità scientifica. Appare subito manifesto il suo carattere militante e propagandistico. Meriterebbe certamente di essere ignorato, per dedicare il proprio tempo a ben altre pubblicazioni, ma ci ha impressionato apprendere che tutta la serie di questi Fascicoli viene stampato dal Servizio studi della Camera dei Deputati e diffuso ai parlamentari, che dunque si nutrono di simili “approfondimenti”.
Procediamo dunque annotando a margine le nostre osservazioni via via che procediamo nella lettura. Volutamente non indaghiamo sulla persona dell’autore. È forte il timore che ci si possa procurare l’ennesima accusa di antisemitismo se appena ci peritassimo di tracciare una biografia intellettuale e politica del suo autore. Le opzioni politiche ed i suoi pregiudizi intellettuali ci riescono talmente evidenti e macroscopici che abbiamo paura di andarli a scoprire con un’apposita ricerca. Facciamo pertanto una deliberata scelta di ignoranza dell’autore del fascicolo per concentrarzi sulla sua persolale “illustrazione” del tema indicato nel frontespizio. Saremo scrupolamente attenti a ciò che leggeremo nello stampato, senza interrogarci sul suo autore, sui suoi obiettivi, sulle sue dipendenze, e soprattutto sui suoi malcapitati nemici. Che Israele investa ingentissime risorse per la promozione della sua immagine all’estero è fatto risaputo ad abundantiam. Che esiste un potere di pressione enorme da parte di numerose lobbies pro Israel, radicate perfino nei parlamenti, è fatto dato qui per noto. Per evitare appunto facili accuse di antisemitismo non andiamo ad indivuare i soggetti per mezzo dei quali Israele porta avanti la sua immagine di promozione all’estero.
Mi limito qui a raccontare un fatto gustoso e divertente, appreso dalla viva bocca di un europarlamentare in una conferenza pubblica. Questi ha notato la grande abilità ed efficienza pubblicitaria da parte di Israele nel promuovere le proprie ragioni a fronte della totale o quasi mancanza di mezzi e organizzazione nella controparte palestinese. Nel corso del dibattito sulla recezione del rapporto Goldstone da parte del parlamento europeo, gli agenti lobbististici israeliani stavano illustrando la ricorrente tesi degli “scudi umani”, ma si erano dimenticati di cancellare la data dalla diapositiva, che era precedente a quella dell’Operazione “Piombo Fuso”, durante la quale le vittime avrebbero fatto uso di “scudi umani”, supponendo che sia lecito colpire siffatti “scudi” con quel che dovrebbero proteggere e sorvolando sulla presunzione che le vittime debbano offrirsi a petto scoperto alle armi israeliane, notevolmente superiori, fino ad includere un arsenale atomico che è il classico segreto di Pulcinella: la cosiddetta “comunità internazionale” finge ufficialmente di non sapere e nessun “diritto umano” è stato assicurato all’ebreo Mordechai Vanunu, che ha svelato al mondo un simile segreto di Pulcinella. Essendo stato rapito proprio a Roma, complice una agente del Mossad che si era finta sua disinteressata amante, il povero Vanunu non è entrato in nessuna lista per il conferimento della cittadinanza onoraria romana. Non ci vogliamo qui distrarre oltre con un elenco di cui a mente abbiamo adesso due nomi. Almeno lui , Mordechai, in Roma ci ha messo piede, fidandosi delle nostre leggi e dei nostri governi! Ma, attenti, anche Mordechai Vanunu è un “antisemita”, della specie peggiore: gli “ebrei che odiano se stessi”, una fantastica categoria concettuale coniata dai servizi di propaganda all’estero e di promozione dell’immagine, detta anche Hasbara.
La “comunità internazionale”: cosa è? Nella letteratura di diritto internazionale e nella convegnistica questo termine stucchevole e idilliaco ricorre spesso. Ma i suoi soggetti sono innanzitutto gli stati, che al momento in cui scrivo sono in numero di 189, elencato nel Calendario atlante De Agostini. Di ognuno di essi redigiamo singola scheda, studiando per ognuno di essi la politica estera ed in particolare le posizione assunte in ambito ONU, dove appunto Israele ha collezionato il più alto numero di condanne per violazione dei diritti umani e per crimini di guerra. In ultimo, vi è stato il rapporto di Richard Goldstone, pure lui “ebreo” e “sionista”, ma del gruppo “antisemita” degli ebrei che “odiano se stessi”. In verità, proprio per il fatto di essere un “ebreo” ed un “sionista” si può sospettare Goldstone di aver edulcorato non poco il suo rapporto. Infatti, ha dato un poco di torto anche ad Hamas, ma Hamas è l’aggredito che si difende, non l’aggressore che attacca. Ma qui anticipiamo troppo un discorso, che inizia per lo meno nel 1948 con quella “Pulizia etnica della Palestina”, di cui parla un altro ebreo “odiatore di se stesso”, dunque antisemita, tal Ilan Pappe, che ha dovuto lasciare Israele per minacce ricevute. Gira per l’Europa a presentare il suo libro, ma ogni volta le locali comunità ebraiche esercitano tutto il loro potere perché gli venga negata la sala. A Monaco di Baviera questa manovra è apparsa scopertamente. In altre città si è agito nell’ombra, secondo un costume consolidato.
(segue)
Procediamo dunque annotando a margine le nostre osservazioni via via che procediamo nella lettura. Volutamente non indaghiamo sulla persona dell’autore. È forte il timore che ci si possa procurare l’ennesima accusa di antisemitismo se appena ci peritassimo di tracciare una biografia intellettuale e politica del suo autore. Le opzioni politiche ed i suoi pregiudizi intellettuali ci riescono talmente evidenti e macroscopici che abbiamo paura di andarli a scoprire con un’apposita ricerca. Facciamo pertanto una deliberata scelta di ignoranza dell’autore del fascicolo per concentrarzi sulla sua persolale “illustrazione” del tema indicato nel frontespizio. Saremo scrupolamente attenti a ciò che leggeremo nello stampato, senza interrogarci sul suo autore, sui suoi obiettivi, sulle sue dipendenze, e soprattutto sui suoi malcapitati nemici. Che Israele investa ingentissime risorse per la promozione della sua immagine all’estero è fatto risaputo ad abundantiam. Che esiste un potere di pressione enorme da parte di numerose lobbies pro Israel, radicate perfino nei parlamenti, è fatto dato qui per noto. Per evitare appunto facili accuse di antisemitismo non andiamo ad indivuare i soggetti per mezzo dei quali Israele porta avanti la sua immagine di promozione all’estero.
Mi limito qui a raccontare un fatto gustoso e divertente, appreso dalla viva bocca di un europarlamentare in una conferenza pubblica. Questi ha notato la grande abilità ed efficienza pubblicitaria da parte di Israele nel promuovere le proprie ragioni a fronte della totale o quasi mancanza di mezzi e organizzazione nella controparte palestinese. Nel corso del dibattito sulla recezione del rapporto Goldstone da parte del parlamento europeo, gli agenti lobbististici israeliani stavano illustrando la ricorrente tesi degli “scudi umani”, ma si erano dimenticati di cancellare la data dalla diapositiva, che era precedente a quella dell’Operazione “Piombo Fuso”, durante la quale le vittime avrebbero fatto uso di “scudi umani”, supponendo che sia lecito colpire siffatti “scudi” con quel che dovrebbero proteggere e sorvolando sulla presunzione che le vittime debbano offrirsi a petto scoperto alle armi israeliane, notevolmente superiori, fino ad includere un arsenale atomico che è il classico segreto di Pulcinella: la cosiddetta “comunità internazionale” finge ufficialmente di non sapere e nessun “diritto umano” è stato assicurato all’ebreo Mordechai Vanunu, che ha svelato al mondo un simile segreto di Pulcinella. Essendo stato rapito proprio a Roma, complice una agente del Mossad che si era finta sua disinteressata amante, il povero Vanunu non è entrato in nessuna lista per il conferimento della cittadinanza onoraria romana. Non ci vogliamo qui distrarre oltre con un elenco di cui a mente abbiamo adesso due nomi. Almeno lui , Mordechai, in Roma ci ha messo piede, fidandosi delle nostre leggi e dei nostri governi! Ma, attenti, anche Mordechai Vanunu è un “antisemita”, della specie peggiore: gli “ebrei che odiano se stessi”, una fantastica categoria concettuale coniata dai servizi di propaganda all’estero e di promozione dell’immagine, detta anche Hasbara.
La “comunità internazionale”: cosa è? Nella letteratura di diritto internazionale e nella convegnistica questo termine stucchevole e idilliaco ricorre spesso. Ma i suoi soggetti sono innanzitutto gli stati, che al momento in cui scrivo sono in numero di 189, elencato nel Calendario atlante De Agostini. Di ognuno di essi redigiamo singola scheda, studiando per ognuno di essi la politica estera ed in particolare le posizione assunte in ambito ONU, dove appunto Israele ha collezionato il più alto numero di condanne per violazione dei diritti umani e per crimini di guerra. In ultimo, vi è stato il rapporto di Richard Goldstone, pure lui “ebreo” e “sionista”, ma del gruppo “antisemita” degli ebrei che “odiano se stessi”. In verità, proprio per il fatto di essere un “ebreo” ed un “sionista” si può sospettare Goldstone di aver edulcorato non poco il suo rapporto. Infatti, ha dato un poco di torto anche ad Hamas, ma Hamas è l’aggredito che si difende, non l’aggressore che attacca. Ma qui anticipiamo troppo un discorso, che inizia per lo meno nel 1948 con quella “Pulizia etnica della Palestina”, di cui parla un altro ebreo “odiatore di se stesso”, dunque antisemita, tal Ilan Pappe, che ha dovuto lasciare Israele per minacce ricevute. Gira per l’Europa a presentare il suo libro, ma ogni volta le locali comunità ebraiche esercitano tutto il loro potere perché gli venga negata la sala. A Monaco di Baviera questa manovra è apparsa scopertamente. In altre città si è agito nell’ombra, secondo un costume consolidato.
(segue)
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