Il pessimo risultato della SPD alle recenti elezioni tedesche è “il peggior risultato nell’ultimo secolo di esistenza di questo partito” (è stata così indicato negli articoli che ho letto), induce due considerazioni congiunte tra loro.
La prima, che qui non ripeto, perché spesso ci sono tornato, è che è venuta meno l’opposizione principale nel “secolo breve” cioè quella tra proletariato e borghesia, a seguito del crollo del “socialismo reale”; onde viene meno anche la necessità di quei partiti che della suddetta opposizione erano la conseguenza e l’espressione (politica e organizzativa).
La seconda: di quella opposizione la SPD era il caso (e il prodotto) più importante. Quale espressione dell’evoluzione e dei travagli a un tempo del movimento operaio, del socialismo e della sinistra in genere da circa un secolo e mezzo
Il partito ispirato a Marx, Engelss e Lassalle, nato nel 1875, che aveva visto al proprio vertice Bebel, Kautsky, Bernstein fino a Willy Brandt e ai dirigenti successivi alla II guerra mondiale; il partito che è stato oggetto di studio anche di pensatori non proprio socialisti come Spengler e Michels è ridotto ai minimi termini. Spengler ne notava il carattere disciplinato (prussiano/comunitario) contrapposto allo spirito disordinato e individualista (francese e inglese). Mentre Michels vi trovava conferma della regolarità (Miglio) della classe politica e della ferrea legge delle oligarchie che dominavano anche in un movimento teso ad una prospettiva di liberazione totale (la società senza classi).
In effetti Spengler scriveva che “in quella classe operaia forgiata da Bebel in un potente esercito, nella sua disciplina e fedeltà, nel suo cameratismo, nella sua disponibilità ai più estremi sacrifici, sopravviveva quell’antico stile prussiano”.; e che un socialismo tedesco o meglio prussiano significa che questo si conforma alla convinzione generale (istinto/guida) che il potere appartiene alla comunità mentre in quello inglese appartiene all’individuo e in quella francese a nessuno. Combinandosi col socialismo questa convinzione (notata da altri come di derivazione luterana) genera un socialismo gerarchico-comunitario, in sostanza autoritario.
Nel secondo dopo guerra Kirchheimer coniava il termine di “partito pigliatutto” ispirandosi (anche) all’evoluzione dell’SPD; connotati salienti del “partito pigliatutto” erano (rispetto al “partito di classe” che l’aveva preceduto) di fare riferimento a un insieme di gruppi sociali e una evidente de-ideologizzazione.
A seguito del crollo del comunismo, della perdita dell’opposizione borghese-proletario e dell’emergere di una nuova frattura decisiva (globalizzazione-sovranpopulismo), anche un partito esemplare e glorioso come la SPD pare giunto ai minimi termini come i suoi analoghi di sinistra (e spesso anche di destra).
Né l’insediamento sociale, né l’aver governato per decenni, né la tradizione più che centenaria hanno retto alla neutralizzazione dell’opposizione che li ha generati e all’indebolimento dei fattori d’integrazione. Una lezione per l’avvenire.
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