Nella sua
visione critica della modernità, un autore prolifico come Belloc non poteva non
scrivere un saggio come questo, volto a demolire le principali critiche alla
religione cattolica. Scrive l’autore che il cattolicesimo è stato oggetto di
critiche assai diverse, a seconda delle epoche, neppure del tutto esauritesi,
anche a distanza di secoli, che chiama sopravvivenze e di attacchi in fieri che denomina sopravvenienza.
Oltre alle quali ogni periodo storico ha avuto un “oppositore principale”.
Così tra le
sopravvivenze nel XX secolo Belloc ricorda il cristianesimo “biblico” ossia
essenzialmente fondato su un’interpretazione delle Scritture spesso molto
letterale ma altrettanto spesso poco razionale. E così lo scientismo notando
che finiva per contraddire, con le sue esagerazioni, le proprie basi (Popper
avrebbe scritto che certe tesi scientiste peccano di essenzialismo).
Attualmente,
scrive Belloc, l’opposizione principale
è costituita dalla triade nazionalismo, anticlericalismo, mentalità moderna.
Quest’ultima appare come la più pericolosa “nulla potrà liberarcene all’infuori
del dissolvimento. È come un enorme mucchio di fango che si può distruggere
soltanto per mezzo di un lento lavaggio. Sarà certo l’ultimo dei tre a
resistere in forma di sopravvivenza”. Esso “tende invece a rendere
intellegibile la Religione. Nei confronti della Religione agisce intorpidendo
le facoltà analitiche. Rende ottusa la facoltà di valutare e blocca l’entrata
della Fede. Da qui la sua potenza” e continua “Sezionandola, scopriamo che la
‘mentalità moderna’ contiene tre ingredienti principali combinati in maniera da
presentare la forza di un unico principio. Essi sono l’orgoglio, l’ignoranza e
la pigrizia intellettuale; il principio che li unifica è la cieca accettazione
di una autorità che non si fonda sulla ragione”.
Quanto alla
sopravvenienza, Belloc vede la crescita del Neo-paganesimo. Il quale differisce
dal (vecchio) paganesimo in ciò “tutto il Paganesimo sfocia nella disperazione,
questo nostro moderno la accetta come base. Ecco dunque la speciale
caratteristica che abbiamo cercato di discernere in questa sopravvenienza. Da
qui la sua mancanza di raziocinio che è la disperazione intellettuale, l’orrido
in architettura, in pittura e in letteratura, il che significa la disperazione
estetica, e la dissoluzione morale che vuol dire la disperazione etica”. Come
sostiene Martino Cervo nell’introduzione “le istituzioni, le leggi,
l’educazione, i cardini della politica estera e interna dei Paesi occidentali
appaiono strutturalmente contrari o di ostacolo all’antropologia cattolica”. Per
cui lo Stato laico moderno è permeato da una serie di contraddizioni fondate su
una antropologia contrapposta a quella cattolica. Una nota: il libro è assai
interessante e per molti versi, “profetico” della situazione della società
attuale. Tuttavia la contrapposizione antropologica
tra Stato liberaldemocratico e concezione cattolica esiste in misura marginale.
Perché sia una mentalità religiosa che una laica si basano sulla natura
problematica dell’uomo, capace di scegliere tra bene e male, e perciò
necessitante d’istituzioni che tengano conto del fatto che né i governanti sono
angeli, né lo sono i governati, come scritto nel Federalista (fra i tanti). Perciò
più che al liberalismo ed al costituzionalismo “classici”, la critica serrata
di Belloc pare indirizzata alle “vie traverse” autoproclamatesi “liberali” e cresciute,
specie negli ultimi quarant’anni le quali con il pensiero liberale e
costituzionale classico hanno non molto a che vedere.
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