Diplomatico,
insegnante, uomo politico, presidente dell’Internazionale liberale, Salvator De
Madariaga tra tante opere storiche scrisse questo libro distopico connotato da
un umorismo á tous azimouths, ma, in
particolare rivolto alla società inglese del secolo scorso, che conosceva bene,
avendo insegnato ad Oxford. Immagina di aver trovato e tradotto un romanzo che
descrive la civiltà dell’anno 6922, dove l’Europa (e la razza bianca) è
scomparsa, primeggia l’Africa e gli Stati – come le società umane – sono dominati
dalle donne, mentre gli uomini sono relegati a compiti domestici. Come nota
Ingravalle nella diffusa introduzione, comunque le regolarità delle comunità umane non sono cambiate: in particolare
l’ordinamento gerarchico delle stesse, l’aspirazione al potere e l’esigenza del
sacro (e al mito).
E anche i
difetti: a cominciare dalla vanità e dall’ipocrisia pubblica e privata.
A tale proposito
basti leggere (il libro è stato pubblicato quasi un secolo fa) il trattato internazionale che chiude il
romanzo: zeppo di passaggi roboanti e commoventi che occultano la realtà di una
spartizione tra due Stati “forti” di uno Stato debole. O la relazione sulla
letteratura inglese, fatta da una storica secondo la quale più per fantasia e
ricerca dell’originalità che della realtà sostiene che la rilegatura –
cofanetto di un antologia di poeti inglesi pubblicata dall’Università di Oxford
sia opera di un solo autore (anzi autrice), Oxford per l’appunto, che avrebbe
scritto da solo gran parte della poesia e della prosa inglese attribuendola ad autori di fantasia come Chaucer, Milton,
Shakespeare, Kipling, ecc. ecc. Il tutto con una pseudorazionalità che mutatis mutandis anche oggi conosciamo
bene.
Il romanzo considera
tanti aspetti della vita sociale; dal sacro al profano. Ai primi appartiene il mito fondatore dello Stato di Ebania; la
cui prima regina sarebbe discesa dalla Luna alla Terra scivolando sul collo della
sacra giraffa, la quale lo aveva allungato fino al satellite scambiandolo per
una gigantesca noce di cocco; ai secondi la superiorità della donna sull’uomo,
giustificata ad ogni piè sospinto, malgrado l’evidenza che non si tratta di una
superiorità biologica, ma di
ordinamento sociale.
L’umorismo di
Madariaga può apparire (e in effetti spesso è) troppo fine per i palati rozzi.
Ad esempio questo mito della discesa sul collo della sacra giraffa appare come
una rappresentazione simbolica della costituzione
dal cielo del potere sacro e dell’origine celeste dell’autorità. Fatta
nell’immaginario di un popolo africano.
Sempre ai
secondi (il profano) appartengono le regolarità
delle comunità umane che pur cambiando razza, sesso, costumi, rimangono per
certi aspetti immutato.
Così sia le
società ove i dominanti sono maschi, ariani sia dove a dominare sono le donne
di colore, le “costanti” della lotta per il potere e l’ordinamento gerarchico
non mutano. Anche per questo “La sacra giraffa” rientra tra i migliori libri
distopici del secolo scorso, come “1984” e “Il mondo nuovo”. Buona lettura.
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