Perché recensire
una edizione di massime tratte da un classico del pensiero, come il “Vom Kriege”
di cui circolano tante edizioni integrali? La risposta è duplice: da un canto
perché la guerra nel XXI secolo è tornata alla “ribalta” - a scapito delle
anime belle che credevano di averla seppellita per sempre – e nella sua forma “tradizionale”
(Russia-Ucraina) e in quella “aggiornata” (Israele-Hamas). Dall’altro perché il
generale prussiano trattava della guerra come fenomeno, sia negli aspetti
immutabili, sia in quelli più legati alle condizioni particolari (e così all’epoca
e alle guerre napoleoniche).
Ne consegue che
molte considerazioni (in particolare tratte dai libri I, II e VIII) concernono l’essenza
e la teoria della guerra (le regolarità
di qualsiasi conflitto armato) e così costanti.; altre alle condizioni (variabili)
delle epoche e dei mezzi delle singole guerre. Ad esempio il Reno fu
attraversato – nella stessa direzione – da Giulio Cesare e dagli alleati (Remagen):
ovviamente i problemi e le difficoltà che dovevano affrontare il generale
romano e quelli angloamericani erano assai diverse, e così la tattica; onde i
consigli di Clausewitz vanno presi cum
grano salis. Il libro raccoglie massime sulle “regolarità”: è quindi adatto
ad un lettore anche non esperto. Una introduzione del generale Basset completa
il volume.
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