Julien Freund
sosteneva che il conflitto è una relazione sociale bipolare, la quale comporta
l’assenza (la dissoluzione, l’estraneità) del terzo dal rapporto. Utilizzando l’espressione
del noto principio di logica, è caratterizzato dal terzo escluso.
Il terzo,
scriveva il pensatore alsaziano riguardo alla polarità, la elimina in partenza,
e poi la ritrova alla conclusione, senza contare che può infrangere la dualità
conflittuale. Il terzo si manifesta così come la nozione correlativa, per
contrasto, al conflitto.
Il terzo,
scriveva Freund, aderendo alla tesi di Simmel, è di tre tipi. Il primo è il
terzo imparziale, che non ha interessi nel conflitto, onde è il decisore/intermediario
ideale per conciliare i contendenti a far cessare il conflitto. Deve avere
autorità e in genere un certo potere per orientare la decisione delle parti in
conflitto.
Il secondo tipo
è “il terzo ladrone” (larron). Non è
implicato nella guerra, ma ne trae benefici per se stesso. Tra i tanti
sotto-tipi in cui può suddividersi tale tipo-genere, i più frequenti sono:
poter perseguire il proprio tornaconto, contando sulla distrazione dei contendenti o, in altri casi, fare affari con i
contendenti (o con uno di essi).
Il terzo tipo è
quello del terzo che divide et impera.
In questa sotto-classe il terzo non è né il decisore né il profittatore del
conflitto: ne è talvolta colui che lo suscita, ma per lo più chi lo mantiene ed
alimenta. Del quale tipo è ricolma la storia. Tanto per fare un esempio la
politica di Richelieu nella guerra dei trent’anni, prima dell’intervento
francese, in soccorso dei protestanti. O, per la politica interna, quella degli
Asburgo verso i popoli nell’impero austro-ungherese.
Nella guerra
russo-ucraina chi – e di che tipo – può essere il terzo? Il decisore, il
profittatore, il suscitatore?
Quanto al
profittatore, ce n’è tanti e, per lo più privati, che è superfluo parlarne.
Anche perché la
posizione del terzo larron, è
conseguenza – prevalentemente – di decisioni altrui e non proprie. Pertanto ha
poche possibilità sia di suscitare che di far cessare la lotta.
Neppure si vede
un terzo che abbia i connotati del primo tipo: non c’è nessuno che sommi in se
neutralità (nel senso prima specificato), autorità e potere. Gli USA sono i protettori dell’Ucraina, come Richelieu
lo era dei principi protestanti, e hanno ampiamente aiutato una delle parti e
preso misure contro l’altra; l’U.E. non ha l’autorità, né il potere, e neppure
è neutrale, anche se ha tutto l’interesse
a far cessare il conflitto.
La Cina ha
tenuto un comportamento relativamente
equidistante tra i contendenti ed è
sotto questo aspetto, idonea; ma è
dubbio se abbia il potere e ancor più il tasso
minimo di autorità presso i contendenti. Il Vaticano si è saggiamente
mantenuto in equilibrio tra le parti;
ma anche se – credo – ha una certa autorità, ha pochissimo – o nessun – potere.
Intendendo qui come “potere” l’impiego di incentivi alla pace o disincentivi
alla guerra.
Di converso
appare più chiaramente percepibile la presenza di terzi “suscitatori”. Forniture
di armi e sanzioni possono disincentivare l’aggressore, ma sicuramente
prolungano la guerra e probabilmente la intensificano.
Sempre tornando a Richelieu, la guerra dei trent’anni ebbe tale durata proprio
grazie al denaro che il cardinale dava in abbondanza alla parte più debole,
ossia ai protestanti. Per farla cessare fu necessario, tuttavia, l’intervento
militare della Francia, con relativo abbandono del ruolo di terzo.
Nel conflitto
russo-ucraino i “terzi” abbondano, ma dei tipi “polemogeni”; mancano, allo
stato, quelli del primo tipo.
A meno che uno dei
belligeranti non si riconosca sconfitto o ambedue trovino un’intesa pacifica (ipotesi
che appare ancor più difficile), la durata appare rimessa alla volontà delle
stesse. E la durata anche.
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