sabato 5 agosto 2017

La Guerra dei Sei Giorni: nel cinquantenario della sua ricorrenza un’altra Storia, narrata da Norman G. Finkelstein

Tutta la storia del sionismo ha una versione sionista ed una antisionista, ma ne sono possibili quante se ne vogliano a seconda del tempo, delle circostanze, degli attori politici e degli storici e/o giornalisti al loro servizio. Ogni storia racchiude in sé un’interpretazione da parte di chi la narra o la scrive, pur nel più scrupoloso rispetto delle fonti ed uso dei documenti disponibili. L’elemento soggettivo dell’interpretazione non è eliminabile, ma il confronto e il contraddittorio è un argine contro l’arbitrio, la falsificazione strumentale, la mitizzazione, la menzogna deliberata e consapevole. Più che il concetto di Risorgimento - proposto da qualche politico vicino ad Israele - pare più idoneo a spiegare la parabola del sionismo la sua pratica della pulizia etnica in Palestina e l’infiltrazione lobbistica in tutte le istituzioni politiche, culturali, pedagogiche, mediatiche, parlamentari del Paesi “amici” dove sono presenti forti comunità ebraiche. Quanto poi alla superiorità e al presunto valore militare dell'esercito israeliano lo si è visto finora operare contro avversari inermi o con armi inferiori. La preparazione diplomatica accompagna l'azione militare propriamente detta: prima le coperture internazionali e dopo l'attacco. Nel 1956 gli Usa non avevano consentito l'attacco all'Egitto, nel 1967 vi era il via libero... ma il resto lo racconta Norman G. Finkelstein, nella prima parte dell'intervista che segue e che è ripresa da Come Don Cisciotte, che consente sempre la riproduzione di ciò che si trova nel suo vasto archivio.

AC


PARTE PRIMA

FONTE: THEREALNEWS-COM

Nella prima sezione di una lunga intervista in tre parti  fatta in occasione del cinquantesimo anniversario della guerra arabo-israeliana del giugno 1967, l’autore universitario Norman Finkelstein demolisce le interpretazioni mitologiche che circondano questo conflitto storico, – miti che hanno sostenuto l’occupazione israeliana dei territori palestinesi che ne è risultata.

Il video dell’intervista a Norman Finkelstein fatta da Aaron Mate e pubblicata su The Real News Network è tradotto e sottotitolato da Sayed.

Trascrizione

Aaron Mate: Questa è la emittente The Real News, io sono Aaron Mate. Il 5 giugno ricorre il cinquantesimo anniversario della guerra del 1967 tra Israele e gli stati arabi vicini. In 6 giorni di conflitto, Israele ha catturato il Sinai egiziano, le alture del Golan siriano, la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Con l’eccezione del Sinai, Israele controlla ancora tutti questi territori. Di fatto l’occupazione militare israeliana della Cisgiordania e di Gaza è la più lunga dei tempi moderni. In questa prima parte di intervista studiamo ciò che è successo nel 1967. Ma non è soltanto una lezione di storia. La versione dominante dal 1967 è che Israele ha fronteggiato una minaccia alla sua esistenza, ha condotto una guerra difensiva, e non voleva occupare le terre arabe. Questa versione è stata utilizzata in più occasioni per giustificare la violenza e la repressione di Israele nei territori occupati, dunque è importante che comprendiamo bene la storia vera e correggiamo coloro che la deformano. Il mio ospite è uno che ha compiuto questo sforzo per decenni. Norman Finkelstein è universitario, autore di numerose opere sul conflitto israelo-palestinese e sono molto felice che sia qui con noi. Benvenuto, Norman .

Norman Finkelstein: Grazie dell’accoglienza Aaron.

Aaron Mate: Grazie di essere qui. Sentiremo molte commemorazioni della guerra del 1967, e l’interpretazione che ci proporranno sembra molto simile a questa, che è estratta dal New York Times. Il New York Times scrive:
«Quest’anno segna mezzo secolo dalla guerra arabo-israeliana del 1967, nella quale Israele ha resistito vittoriosamente a una minaccia di annientamento da parte dei suoi vicini arabi ed è riuscita a dettare la sua legge agli arabi palestinesi nelle zone occupate, anche nella vecchia città di Gerusalemme».
Norman,  il New York Times che dice che Israele ha resistito vittoriosamente nel 1967. Che c’è da dire su questo aspetto come ci viene presentato?

Norman Finkelstein: Ebbene, quello che non va è che questo non è mai avvenuto e in generale è un grosso problema, è ciò che noi chiamiamo “falsificare la storia”. I fatti del 1967 sono molto chiari almeno per l’argomento che noi stiamo per affrontare. Gli Stati Uniti avevano numerose agenzie di spionaggio che sorvegliavano la situazione tra Israele i suoi vicini arabi, probabilmente una mezza dozzina di agenzie, e l’amministrazione americana di Lyndon Johnson era tenuta al corrente rigorosamente di tutto quello che capitava laggiù. Il più grosso problema  per Israele nel 1967 non era sapere se avrebbero avuto la meglio sugli arabi. Sapevano che questo era sicuro perché avevano già l’esperienza degli avvenimenti del 1956, quando conquistarono tutto il Sinai più o meno in 100 ore;  non siamo che un decennio più tardi ed essi sanno che vinceranno facilmente. La loro principale preoccupazione era: come reagiranno gli Stati Uniti? Nel 1957, dieci anni prima, gli Stati Uniti avevano agito con molta severità. Dwight D. Eisenhower aveva dato a Israele un ultimatum : uscite oppure… In altri termini, uscite dal Sinai o dovrete affrontare una forte reazione del governo degli Stati Uniti. Nel 1967 gli israeliani avevano paura che si ripetesse la situazione del 1957.

Dunque gli israeliani mandarono molte persone a tastare il polso all’amministrazione americana, ponendo delle domande a personaggi che avevano dei contatti e che erano legate a Johnson. Tra le persone mandate c’era il generale di divisione Meir Amit, che era il capo del Mossad israeliano, l’agenzia di spionaggio. In questo frangente gli Stati Uniti erano arrivati a due conclusioni sicure a proposito del 1967. Prima conclusione, il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser non avrebbe attaccato. Non c’era nessun elemento di prova che indicasse che avrebbe attaccato. Conclusione numero 2, se contro tutte le evenienze avesse attaccato, come diceva Johnson all’epoca : “Se attacca gli darete una batosta. È quello che dicono tutte le nostre agenzie di spionaggio.”

Adesso potreste domandare, beh è quello che dicevano le agenzie di spionaggio americane, ma che cosa diceva lo spionaggio israeliano ? Ebbene, lo sappiamo perché il primo giugno il Generale aiutante capo di stato maggiore Meir Amit è venuto a Washington e ha parlato con degli alti funzionari americani. Ha detto e adesso io lo cito che non c’era “nessuna differenza tra la valutazione della situazione in Medio Oriente fatta dai nostri rispettivi servizi di spionaggio. Nessuna differenza”. Questo significa che gli israeliani sapevano anche loro che Nasser non avrebbe attaccato e sapevano anche che se avesse attaccato, come ha dichiarato Johnson, allora “Avrebbe preso una bella batosta”. Di fatto è quello che è successo…

Il Segretario della Difesa all’epoca era Robert McNamara e nelle discussioni interne prediceva che la guerra sarebbe durata da 7 a 10 giorni. Più tardi si sarebbe vantato della precisione della sua stima. In effetti la guerra era terminata non solo in 6 giorni, ma era terminata, veramente e letteralmente,  in 6 minuti circa. Nel momento in cui Israele ha lanciato il suo attacco lampo e distrutto la flotta aerea egiziana, che era ancora al suolo, ha tolto tutti gli appoggi aerei alle truppe al suolo. Era finito. L’unica ragione per la quale questa guerra è durata sei giorni, è perché volevano impadronirsi dei territori. Era un’occupazione violenta delle terre.

Aaron Mate: D’accordo,  ma la versione che sentiamo da 50 anni, come l’ho sentita alla scuola ebraica, alla scuola della domenica, e nel mio campo estivo ebreo, è che Israele fronteggiava una minaccia esistenziale e che ha condotto una guerra di difesa. Esaminiamo dunque alcuni punti chiave utilizzati per sostenere questo argomento. Dato che avete menzionato Nasser, cominciamo da lui. È lui che ha ordinato il ritiro delle truppe dell’ONU che stazionavano sulla frontiera tra Israele ed Egitto, dal lato Egiziano. Questa viene citata spesso come una prova che si preparava ad attaccare Israele.

Norman Finkelstein:  Giusto. Ebbene, quello che è successo è che nel aprile 1967 c’è stato un combattimento aereo tra l’aeronautica siriana e l’aeronautica israeliana. Nel corso di questo combattimento, Israele ha abbattuto sei aerei siriani dei quali uno sopra Damasco. Vi potreste chiedere perché è successo? Le prove di ciò che è accaduto sono perfettamente chiare e noi le abbiamo da un testimone non contestabile cioè Moshe Dayan…

Aaron Mate: Che era un generale israeliano.

Norman Finkelstein: Era il personaggio principale nel 1967, poi è diventato ministro degli Esteri nel governo Begin, quando Begin è arrivato al potere nel 1977. Ma nel 1976, Moshe Dayan, ha dato un’intervista in cui diceva : “Vi dirò perché noi avevamo tutti questi conflitti con la Siria. C’era una zona smilitarizzata tracciata dopo la guerra del 1948 tra la Siria e Israele. Allora che cosa capitava in questa zona smilitarizzata? ” Dayan ha dichiarato “Almeno l’ottanta percento del tempo, e probabilmente di più, ma limitiamoci al 80%, noi mandavamo dei bulldozer in questa zona smilitarizzata perché Israele era impegnata a occupare territori con la forza”. Israele cercava di impadronirsi di terre nella zona smilitarizzata. Mandava dei bulldozer, i siriani reagivano, e questo aumentava la tensione. Nel aprile 1967 questo è sfociato in un combattimento aereo tra siriani e israeliani. Dopodiché Israele ha cominciato a minacciare, verbalmente, di lanciare un attacco contro la Siria. Molti responsabili israeliani… La dichiarazione più celebre in quel momento la fece Yitzhak Rabin ma numerosi responsabili israeliani minacciavano la Siria. È capitato che l’Unione Sovietica sentisse un’ eco delle riunioni del governo israeliano. A metà di maggio il governo prese una decisione : attacchiamo la Siria. L’Unione Sovietica ha comunicato questa informativa agli Stati arabi vicini. Nella storia ufficiale si dice che era un falso allarme, come dire che l’Unione Sovietica avrebbe inventato l’imminenza di questo attacco israeliano.

Aaron Mate: Quando lei dice “la storia ufficiale”, intende la storia che ci hanno insegnato e come viene riportata spesso dai media.

Norman Finkelstein: E’ una storia che, letteralmente, nessuno conosce tranne un ristretto numero di eruditi, tra i quali anche alcuni professori universitari israeliani.

Aaron Mate: Permettetemi di citarne uno. Lo storico israeliano Ami Gluska, nel suo libro “L’esercito israeliano e le origini della guerra del 1967”, scrive: “La valutazione Sovietica della metà di maggio 1967, che Israele stava per colpire la Siria, era giusta e ben fondata.”

Norman Finkelstein: Come sapete io utilizzo spesso questa citazione perché era la prima volta che la vedevo scritta. C’erano voci secondo le quali Israele avrebbe attaccato, e vi erano vari indizi occasionali riguardanti  la riunione del Consiglio dei Ministri nel quale avevano preso questa decisione, ma questo non è mai stato pubblicato fino a che non l’ho letto nel libro di Gluska.

Egli conferma che gli israeliani avevano preso la decisione di attaccare. L’Egitto aveva un patto di difesa con la Siria. Sapendo che era imminente un attacco israeliano aveva l’obbligo di andare in aiuto della Siria. Dunque ha schierato delle truppe egiziane nel Sinai. E c’era una forza di pace che divideva l’Egitto da Israele chiamata United National Emergency Force, UNEF. Nasser ha chiesto a U Thant di ritirarla…

Aaron Mate:  Il segretario generale dell’Onu.

Norman Finkelstein: Ah sì è vero, scusate, era segretario generale dell’Onu. Nasser ha chiesto a U Thant di ritirare l’UNEF la forza di intervento rapido delle Nazioni Unite. In forza della legge, U Thant era obbligato a ritirare queste truppe. Adesso U Thant è stato attaccato fraudolentemente per questa decisione. In effetti questa ha distrutto il suo mandato alle Nazioni Unite, perché tutti lo hanno biasimato per la guerra del 1967. Adesso tutto questo è stato dimenticato ma è quello che è successo. Ma c’era una risposta molto semplice una reazione semplice alla richiesta di Nasser.

Aaron Mate: Spostate le truppe dell’ONU sul versante israeliano.

Norman Finkelstein: Sì perché nel 1957, quando era stata schierata l’UNEF, si erano accordati per disporla sia sul lato egiziano della frontiera sia sul lato israeliano. Così nel 1967 quando Nasser ha detto: “Ritirate l’UNEF dalla nostra parte, tutto quello che Israele doveva dire è “Bene, noi la riposizioniamo dalla nostra parte della frontiera”, ovvero sul versante israeliano. Ma non lo hanno fatto. Se l’UNEF avrebbe veramente potuto evitare un attacco egiziano, come suggerisce Israele quando dice che U Thant ha commesso un errore monumentale ritirando la forza dell’Onu, perché gli israeliani non l’hanno semplicemente schierata dall’altra parte della frontiera ?

Aaron Mate: Permettetemi di continuare con gli altri ragionamenti invocati a difesa di Israele per giustificare il suo attacco. C’erano degli attacchi di guerriglia contro la frontiera israeliana lanciati dalla Giordania e dalla Siria

Norman Finkelstein: (È vero)

Aaron Mate:  E queste vengono descritte nella storia ufficiale come una grande minaccia per la sicurezza di Israele.

Norman Finkelstein: Intanto dobbiamo capire che cosa c’era dietro questi attacchi. Si trattava di incursioni  di commandos palestinesi, sostenuti principalmente dal regime siriano. Ma come hanno riconosciuto anche gli ufficiali superiori israeliani, la ragione per la quale la Siria incoraggiava questi raids di commandos era l’ occupazione delle terre nelle zone smilitarizzate da parte di Israele. Secondariamente pur con tutto il rispetto dovuto, non voglio ridicolizzare i palestinesi o l’ OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), riconosco che si trattava di azioni coraggiose compiute da persone che sono state private della loro patria…

Aaron Mate:  Nel 1948

Norman Finkelstein:  Nel 1948. Erano dei rifugiati. Ricordatevi è passato poco tempo tra il 1948 e il 1967, meno di una generazione. Ma la realtà storica mostra che questi raids di commandos erano estremamente inefficaci. Uno dei capi dello spionaggio israeliano, Yehosafat Harkabi, li ha descritti dopo il 1967 come “ben poco significativi secondo tutti i  metri di giudizio.”

Aaron Mate:  Va bene. L’altro incidente storico importante che viene citato è la chiusura dello stretto di Tiran da parte di Nasser.

Norman Finkelstein:  Sì, circa la metà di maggio, penso che fosse il 17 o il 18 maggio, Nasser ha chiuso. C’erano anche delle forze dell’Unione schierate nello stretto di Tiran, che sono state ritirate quando Nasser ha chiesto a U Thant di ritirare l’UNEF. U Thant ancora una volta è stato pesantemente criticato su questo.  Si sostiene che avrebbe potuto ritirare l’UNEF solo dalla frontiera Egitto-israeliana e non dallo stretto di Tiran, ma invece  ha ritirate tutte le forze. Io ho letto la sua difesa. L’ho trovata molto credibile. Era un uomo estremamente rispettabile, U Thant. E probabilmente il più rispettabile segretario generale dell’Onu di tutta la sua storia. Comunque, l’UNEF è stata ritirata dallo stretto di Tiran e Nasser ha dichiarato chiuso lo stretto. Beh, ora lo stretto di Tiran…

Aaron Mate:  Dunque l’UNEF è stata ritirata da Sharm el Sheik.

Norman Finkelstein: Si . Sostanzialmente è la stessa zona. Era la via navigabile verso Eilat. La città portuale israeliana di Eilat. Ebbene, che dire di questa decisione ? Prima di tutto Abba Eban che sempre stato incline a drammatizzare…

Aaron Mate:  Un celebre diplomatico israeliano

Norman Finkelstein: Allora era rappresentante israeliano all’ONU. Più tardi, è diventato ministro degli esteri. E ha detto molto drammaticamente “Israele adesso respira con un solo polmone”. Era  la sua frase celebre. Comunque Eilat era appena utilizzato. L’unica merce importante che arrivava via Eilat era il petrolio, ma Israele aveva diversi mesi di riserve di petrolio accumulate, e quindi l’approvvigionamento in petrolio non era minacciato almeno per parecchi mesi. Ma la cosa più importante è che non c’è stato un blocco. Si nota che Nasser era un fanfarone : ha annunciato il blocco, lo ha  applicato per ciò che si stima abitualmente essere due o tre giorni, poi ha cominciato a lasciar passare tranquillamente le navi israeliane. Non c’era blocco, il problema non era un blocco fisico effettivo, il problema era  politico. E cioè che Nasser aveva sfidato pubblicamente Israele. Aveva sigillato, come ha dichiarato Israele, una via navigabile internazionale. Se si trattasse di una via navigabile internazionale o se appartenesse all’Egitto, è una questione giuridica complessa. Nasser ha  dichiarato, verso la fine del mese di maggio, in più occasioni : “Israele pretende di avere il diritto di passaggio nello stretto di Tiran. Noi diciamo che non ce l’ha. Andiamo in giudizio presso il Tribunale  Internazionale di Giustizia.”

Aaron Mate:  Qualche giorno prima dello scoppio della guerra.

Norman Finkelstein: Si. Pochi giorni prima, circa una settimana prima. Israele dice “Noi non vogliamo andare alla Corte internazionale”, perché Israele vuole avere il diritto di fare quello che vuole quando vuole. Non vuole andare su un piano di uguaglianza con un arabo davanti al Tribunale Internazionale di Giustizia. “Non è il modo in cui le cose funzionano qui. Noi qui siamo i padroni”. Insomma non era una via navigabile importante. Il solo prodotto importante che passava era il petrolio. Avevano delle grandi riserve di petrolio. Il canale navigabile non è stato chiuso. Nasser ho proposto di porre la questione al Tribunale Internazionale di Giustizia per una sentenza. Non è  un “casus belli”, per utilizzare il linguaggio tecnico, una giustificazione per la guerra.
E poi ci sono delle questioni giuridiche diverse perché in virtù dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite voi siete autorizzati a lanciare un attacco preventivo soltanto in caso di attacco armato contro di voi. La chiusura di un canale navigabile non è un attacco armato. Questo avrebbe dovuto essere sottoposto al Consiglio di sicurezza. E allora ci sono mille ragionamenti, sapete, è una cosa che ha differenti livelli e aspetti, ma, in tutti i capi d’accusa, Israele non aveva nessuna giustificazione. Comunque la si guardi, Israele non aveva alcuna valida ragione.

Aaron Mate:  Lei ha reso in esame un po’ questo argomento, ma forse dovrebbe entrare nei dettagli : perché Israele ha preso delle misure così straordinarie per iniziare questa guerra e impadronirsi di così tanti territori? Quali erano le sue  motivazioni ?

Norman Finkelstein:  Ebbene ci sono diverse motivazioni convergenti. Nell’insieme si può dire che Israele fin dalla sua fondazione nel 1948 e con il suo primo ministro e con la sua figura dominante David Ben Gurion, si è sempre preoccupato che potesse arrivare al potere nel mondo arabo quello che lui chiamava un Ataturk arabo. Cioè qualcuno come il personaggio turco Kemal Ataturk, che ha modernizzato la Turchia, ha introdotto la Turchia nel mondo moderno; Ben Gurion ha sempre avuto paura che una figura come Ataturk potesse emergere nel mondo arabo, e quindi il mondo arabo si sottraesse allo Stato di arretratezza e di dipendenza a fronte dell’Occidente e potesse diventare una potenza con la quale bisognava fare i conti nel mondo e nella regione. Nel 1952, quando ci fu la rivoluzione egiziana, e finalmente Nasser emerse come la figura dominante, Nasser era una specie di figura emblematica di quest’epoca. Tutti se ne sono completamente dimenticati salvo gli storici evidentemente, ma era un’epoca molto inebriante, era l’epoca del dopoguerra, dei non allineati, del terzomondismo.

Aaron Mate:  La solidarietà dentro il terzo Mondo, insomma.

Norman Finkelstein:..L’anti-imperialismo, la decolonizzazione e i personaggi emblematici erano Nehru  in India, Tito in Jugoslavia, e Nasser. Non erano ufficialmente compresi nel blocco sovietico. Erano una terza forza.

Aaron Mate:  Non allineata.

Norman Finkelstein: Esattamente, non allineata. I non allineati tendono a rivolgersi al blocco sovietico perché il blocco sovietico ufficialmente è antimperialista, ma non sono allineati. Nasser era uno dei personaggi dominanti di quel periodo dunque era antimperialista, un modernizzatore. Israele era considerato non senza ragione, come una postazione occidentale nel mondo arabo, e veniva ugualmente interpretato come il tentativo di mantenere nell’arretratezza il mondo arabo. C’era dunque una sorta di conflitto e di contrapposizione tra Nasser e Israele. E questo ha dato il via, come viene documentato anche stavolta assai scrupolosamente non da Finkelstein ma da uno storico importante molto considerato, cioè Benny Morris. Se leggete il suo libro, “Le guerre di frontiera di Israele”, che parla del periodo tra il 1949 ed il 1956, dimostra che intorno al 1952-53 Ben Gurion e Moshe Dayan erano veramente determinati a provocare Nasser, lo cito letteralmente. A continuare a stuzzicarlo e stuzzicarlo fino a che avessero un pretesto per distruggerlo. Volevano sbarazzarsi di lui e continuare a provocarlo, in modo che  a un certo punto Nasser non potesse fare a meno di rispondere; sostanzialmente Nasser è stato preso in trappola. Questo non ha funzionato proprio come speravano gli israeliani e dunque nel 1956 hanno ordito un complotto per rovesciarlo con il concorso degli inglesi e dei francesi. Fino a un certo punto questo ha funzionato. Hanno invaso il Sinai,  gli inglesi e i francesi hanno fatto la loro parte in questo complotto…

Aaron Mate:  Ma gli americani hanno detto loro di fermarsi.

Norman Finkelstein: Per diverse ragioni che non è il caso di richiamare adesso gli americani hanno detto a Israele di ritirarsi.

Aaron Mate: Sostanzialmente volevano rimandare tutto questo.

Norman Finkelstein:  Si.  Dwight Eisenhower pensava che non fosse ancora il momento adatto. Ma anche gli americani sicuramente volevano sbarazzarsi di Nasser. Lo vedevano tutti come una spina nel fianco. Dunque nel 1967 non c’è fondamentalmente altro che una ripetizione del 1956 con una differenza fondamentale.

Aaron Mate:  Il sostegno americano.

Norman Finkelstein: Gli Stati Uniti non si sono opposti. Sono stati molto prudenti e cauti nelle loro  dichiarazioni. Qualcuno dice che era un semaforo giallo, altri dicono che era un semaforo verde ma comunque non lo hanno sostenuto apertamente, perché era illegale. Sapete quel che ha fatto Israele. In quel momento gli Stati Uniti conducevano la guerra in Vietnam che era molto impopolare, e non volevano impegnarsi anche nel sostegno a Israele,  che sarebbe stato visto allo stesso modo come il colonialismo occidentale che tenta di prevalere sul Terzo Mondo, sul mondo non allineato, qualunque nome gli si dia.

Il primo obiettivo era eliminare Nasser. Era un obiettivo a lungo termine, mantenere il mondo arabo nell’arretratezza. Mantenerlo in uno stato subordinato, primitivo. Secondariamente, è quello che è capitato con la chiusura dello stretto di Tiran. Cioè Nasser agiva in modo molto arrogante. Sfidava gli israeliani. In un certo senso li punzecchiava, penso che sia vero. Era soltanto aria e gli israeliani sapevano che era solo aria ma pensavano… Una frase molto rivelatrice è stata pronunciata in una riunione del Ministero da qualcuno che in quel momento era comandante dell’esercito, Ariel Sharon. C’erano alcuni membri del Consiglio dei Ministri israeliano che avevano ancora delle remore a lanciare un attacco. Sharon ha dichiarato: “Dobbiamo attaccare adesso perché altrimenti perdiamo la nostra capacità di dissuasione”. È una delle frasi favorite dei militari israeliani.

Aaron Mate:   E continuano anche oggi con Gaza.

Norman Finkelstein:  Si

Aaron Mate:   E il Libano

Norman Finkelstein:  La “capacità di dissuasione” significa la paura che di noi ha il mondo arabo, che Nasser risollevava il morale degli arabi,  i quali non avevano più paura. Per gli israeliani, la paura, la capacità di diffusione, è una carta molto forte da parte loro per tenere gli arabi al loro posto. Dunque la seconda ragione era che dovevano ripristinare, secondo quel che dicevano loro, la loro capacità di dissuasione.

La terza ragione che io non indicherei come la principale, non direi che era la ragione effettiva, era che tutti i generali avevano ciascuno la propria volontà di recuperare dei territori. Tutto il mondo ha accettato che volevano riprendere Gerusalemme, di cui avevano perso una parte del 1948. Una gran parte di loro voleva la Cisgiordania, altri volevano le alture del Golan, altri volevano il Sinai, e dunque nella guerra c’era una componente di occupazione di territori.

Aaron Mate:   Va bene su questo punto siamo d’accordo e allora una domanda veloce mentre arriviamo alla fine della prima parte di questa intervista. Per quanto concerne l’occupazione di terra in Cisgiordania vi è la presenza in Cisgiordania di centinaia di migliaia di coloni ebrei oggigiorno, molti dei quali sono fanatici religiosi che credono di essere là perché Dio ha promesso loro quella terra; è forse questo tipo di fanatismo religioso che era una componente forte del pensiero israeliano in quel momento ? come il fatto di volere …

Norman Finkelstein: Non era una questione religiosa…Bisogna ricordare che il movimento sionista era per la maggior parte secolare, per la grandissima parte ateo.

In effetti, tra di loro, una larga parte si considerava socialista e comunista e non aveva nessun aggancio con la religione. Ma consideravano lo stesso di avere un titolo legale di proprietà sulla terra perché nel loro pensiero la Bibbia non era solo un documento religioso, era un documento storico e storicamente, gli ebrei sono stati in Palestina, che apparteneva a loro. C’era la stessa mentalità nel 1967. Era secolare ma era anche profondamente radicata e fanatica. Il fatto che avessero una rivendicazione sul territorio non era necessariamente nel loro animo una rivendicazione religiosa. Era una rivendicazione secolare, ma comunque una rivendicazione fanatica, che è la  loro terra perché è quello che è scritto nella Bibbia e la Bibbia è un documento storico, sapete, per loro la Bibbia è un atto di proprietà storico.

Aaron Mate:  E qui si conclude questa parte di intervista. Nella prossima puntata vedremo che cosa sia cambiato per  Israele dopo il 1967 in termini di sostegno dagli ebrei-americani e anche di sostegno del governo americano e come questi due elementi sono correlati. Il mio invitato è Norman Finkelstein. A risentirci alla prossima puntata..

Norman  Finkelstein ha ottenuto il dottorato nel 1988 presso il Dipartimento di politica dell’Università di Princeton. Attualmente insegna in Turchia, al centro dell’Università di Sakarya per gli studi sul Medio Oriente. Finkelstein è autore di 10 libri, i quali sono stati tradotti in 50 edizioni straniere.

Fonte: http://therealnews.com

Link: http://therealnews.com/t2/index.php?option=com_content&task=view&id=31&Itemid=74&jumival=19230

4.06.2017

Traduzione dal francese per www.comedonchisciotte.org a cura di GIAKKI49

1 commento:

Unknown ha detto...

Video digitate:"r.faurisson le camere a gas sono una menzogna" a forza di dai e dai qualcuno si sveglia comunque ho notato che si sente soffiare un leggero venticello di antisemitismo e fascismo ,speriamo ,io nel mio iccolo cerco di servire LA patria anche da lontano non e' molto pero