domenica 1 novembre 2009

Il diritto di replica negato: la Repubblica del linciaggio

Post: Precedente - Successivo
Vers. 1.8 del 7.11.09

Mi dicono che è di estrema gravità il fatto che il quotidiano “La Repubblica” non abbia provveduto a pubblicare entro le 48 ore la mia replica all’articolo apparso su di me. Ne ho fatto richiesta per ben 3 volte: il 23, il 26 e il 29. Ho anche telefonato senza risultato e riportando un’impressione assai negativa circa il rispetto della legalità da parte di un grande organo di stampa. Un quotidiano cartaceo non è un blog personale, sulla cui natura giuridica e sostanziale vi sarebbe molto su cui chiarirsi. Non ho altro strumento a cui affidare il mio pensiero e la mia difesa che questo mio blog, da cui tutto è partito e di cui non mi stanco mai di ripetere che trattasi di una forma di scrittura e una forma di pensiero che non può e non deve essere assimilata alla carta stampata tradizionale (giornali, libri, riviste, atti di convegni, ecc.). Avevo perfino stabilito un regolamento di utilizzo per i lettori dei miei blogs. Ma questo è altro discorso. Riporto ora qui di seguito quella che era stata la mia tempestiva replica a quanto apparso su “Repubblica”. Al pari di Berlusconi – che chiamo a mia difesa come supremo garante del sistema democratico nella sua qualità di capo politico – mi è stato mosso un attacco, le cui cause e finalità intuisco facilmente.

Il testo della mia replica, non pubblicato

Al Direttore della Repubblica,
e p.c. Al Rettore Luigi Frati

Ho trovato nella vostra edizione di ieri 22 ottobre un articolo di tal Pasqua interamente a me dedicato. Trattasi di una totale alterazione e falsificazione del mio pensiero non perché le frasi riportate non possano essere a me riconducibili, ma perché trattasi di una collazione di frasi staccate dal loro contesto organico di migliaia e migliaia di pagine in continua elaborazione e modificazione. Il tutto deve essere inteso unitariamente se si vuole conoscere il mio pensiero. Stante la continua elaborazione e l’ingente mole di testi e di argomenti trattati, è però sempre necessaria la mia interpretazione autentica per chi ne voglia fare un uso esterno ai miei blogs: non ho autorizzato né estratti né manipolazioni. Simili metodi venivano usati dal Tribunale dell’Inquisizione per mandare sul rogo moltissime persone. In un certo senso vi ringrazio per avermi fatto intendere come mai prima d’ora la differenza abissale fra la libertà di stampa che è solo vostra (a mio danno) e la libertà di pensiero che è mia e di ogni comune cittadino, anche analfabeta. Non ho dunque che da sconfessare interamente il contenuto dell’articolo di Pasqua in quanto manipolato nel senso sopra detto.

Peraltro il Pasqua, che mi aveva inizialmente raggiunto sul cellulare, nel quale ho fornito spiegazioni essenziali da lui comunque non riportate nell’articolo, ha poi omesso di chiamarmi il giorno successivo sul mio telefono fisso, avendo io consentito di chiarirgli meglio quanto necessario e di seguito sinteticamente riportato.

Non mi occupo professionalmente e scientificamente di temi riguardanti i campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Come filosofo del diritto mi occupo invece dei temi attinenti la libertà di pensiero e di ricerca. Essendo a me noto che sui temi suddetti in paesi come Germania, Francia, Svizzera e spero non anche in Italia esiste una lunga detenzione penale per quelle che io ritengo mere opinioni o tesi o ipotesi di lavoro in quanto tali lecite e garantite non solo dalla nostra costituzione ma anche dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, io ho inteso scendere pubblicamente in campo per la strenua difesa di questi valori costituzionali che sento minacciati: libertà di pensiero e libertà di ricerca, che chiaramente suppongono un loro oggetto, che potrà essere mutevole nel tempo e che nel caso specifico riguarda i campi di concentramento, non oggetto di mia occupazione scientifica e professionale.

Questo è quanto: nulla di più e nulla di meno. Il resto è dettaglio e strumentalizzazione, alla quale credo il vostro giornale sia uso.

*

Un nuova richiesta di rettifica è stata inviata dal mio legale nei termini che seguono:

Roma, 2 novembre 2009

Al Direttore Responsabile del quotidiano “La Repubblica”

Oggetto: Rettifica ex art. 8 L. 47/1948 - articolo del 22 ottobre a firma del signor Pasqua

In nome e per conto del dr. Antonio Caracciolo, e facendo seguito ai messaggi elettronici dello stesso, inviati nei giorni scorsi, aventi il medesimo tema dell’articolo attribuenti posizioni “negazioniste” al mio cliente, faccio presente:

a) il pensiero del dr. Caracciolo è stato alterato perché trattasi di collazione di frasi staccate dal loro contesto organico di migliaia e migliaia di pagine in continua elaborazione e modificazione: l’articolo cita infatti scambi di opinione su “blog”.

b) Il dr. Caracciolo non si occupa professionalmente e scientificamente di storia del XX secolo né, in particolare, di persecuzioni anti-ebraiche. È il principale traduttore in Italia di Carl Schmitt, ed ha diretto due riviste, Behemoth e De Cive, le cui collezioni complete sono a disposizione del sig. Pasqua, onde constatare che non vi è un solo rigo sui campi di concentramento, né sull’«Olocausto»; del pari nelle prefazioni e nelle note redazionali delle numerose opere di Schmitt tradotte dallo stesso. E nessuno di tali temi è stato trattato nella sua attività di ricercatore, anche didattica.

c) Come filosofo del diritto si occupa invece dei temi attinenti la libertà di pensiero e di ricerca. Dato che in altri paesi sono previste pene detentive per reati d’opinione, in violazione di dette libertà, lecite e garantite non solo dalla nostra costituzione ma anche dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ha inteso scendere pubblicamente in campo per la strenua difesa di questi valori costituzionali che sente minacciati: libertà di pensiero e libertà di ricerca.

Data la sensibilità alla legalità del Suo giornale, confido nella pubblicazione di questa rettifica.

Distinti saluti
Avv. Teodoro Klitsche de la Grange

Si tratta nel primo caso di un testo ormai rigido, che è quello effettivamente inviato e scritto in modo pressochè istantaneo, senza tener conto di una giurisprudenza che ad esempio parla di trenta righe di testo e simili. Sono quisquilie che avrebbero ben potuto essere superate ove vi fosse stata buona fede: avevo anche telefonato subito dopo l’email. Il mio modo di scrivere e pensare in internet ha delle specificità diverse da quelle adottate per la carta stampata, che è per me altra cosa. Il mio modo di scrivre in rete comporta che io non posso rileggere un mio testo senza riscriverlo in modo diverso, modificandolo, sviluppandolo, approfondendolo: si è così anche dilatata enormemente la sferra dei miei interessi, non ultimo il mio impegno civile per il massacro di Gaza e la pubblicazione integrale del rapporto Goldstone, del quale Repubblica avrebbe ben potuto con maggiore fondamento occuparsi. Se mi sono affezionato a questa forma espressiva che è il blog personale è per questa ragione di continua modificabilità. Non è senza motivo che nella lettera a Repubblica dico che se qualcuno pensa di voler conoscere il mio pensiero deve chiedermelo, non leggere, falsificare e manomettere i miei testi sempre in progress. Ognuno di noi ha diritto all’interpretazione autentica del proprio pensiero: almeno questo!

Sarebbe da sviluppare il tema del rapporto fra stampa, media e democrazia, sempre che di democrazia possa darsene un concetto chiaro e non problematico. Esiste già una letteratura al riguardo. Molti altri ne hanno detto. Qui di nuovo c’è che io nella mia concreta persona tocco con mano quello che prima era soltanto teoria, sentito dire. Caspita! Ognuno di noi sa, o almeno crede di sapere quel che pensa e quel che vuole. Ci si aspetterebbe di essere giudicati e valutati per quello che si dice di pensare e di volere, non per ciò che altri pretendono tu abbia detto o pensato. E se possono esserci equivoci, nulla di più semplice che chiarire alla fonte e prendere atto di ciò che la fonte dice. Elementare, ma la montatura che ho potuto sperimentare sulla mia pelle prova che così non è. Vogliono che tu sia quel che loro vogliono e non quello che tu sai di essere. Poco serve ribadire a chi è in mala fede che mi riconosco interamente nei valori racchiusi nell’art. 3 della nostra costituzione, il cui principio antidiscriminatorio si estende anche all’interpretazione storica dei periodi più controversi. Non solo la stampa – come durante “Piombo Fuso” – è divenuta essa stessa parte di una guerra di sterminio vera e propria, ma anche l’interpretazione della storia – tradizionale ambito professionale di storici e filosofi – è diventato prerogativa di giornalisti e di politici ignoranti e corrotti, che spesso si alternano nei ruoli.

So dell’esistenza di siti di tendenza che naturalmente mi aspetto dicano e scrivano quel che scrivono. So di agenti mediatici pagati direttamente dal governo israeliano. Devo preoccuparmi di loro e confrontarmi con loro? Confutarli? Con gente in mala fede si perde solo il proprio tempo. La rete è anche questo. Si capisce con chi si ha a che fare e dopo si va per la propria strada. Capisco il gioco che si vuol fare su di me: mettermi la patente di “negazionista” e quindi sparare sopra. Ho dichiarato e spiegato ad abundatiam di non esserlo: non ne avrei le competenze. Mi sta però a cuore anche la libertà di pensiero di questi eretici del nostro tempo: non tocca a me valutare le loro tesi storiografiche. Il mio rispetto assoluto dei valori costituzionali dell’art. 3 è per me assolutamente scontato: le “vittime” , tutte le vittime della storia hanno sempre avuto la mia pietà. Se una semplice dichiarazione non basta, cosa vogliono i miei disonesti detrattori? che mi menta a cantare per il loro divertimento? Ribadisco le mie posizioni di sempre: la libertà di pensiero e di ricerca. Conosco ovviamente il principio giurisprudenziale della “continenza”, della “pertinenza”, della “veridicità”. Se vi è polemica, i miei tono sono sempre calcolati ad un livello meno forte di quello dei miei avversari, con i quali non penso di perdere altro tempo.

8 commenti:

Ulisse9 ha detto...

Esimio Prof. Caracciolo,
lei è, in questo momento, un obiettvo delle lobbies, bipartisan, sioniste. Nessun media Le darà il diritto di replica.
Le giunga la mia solidarietà.

Anonimo ha detto...

"quando la Storia diventa una religione".

Anonimo ha detto...

Prof. Caracciolo,

Lei ha osato toccare argomenti imposti come dogmi dal potere oggi dominante, ha ragione Ulisse9, nessuno Le dara' diritto di replica, ne il tg3 e ne il tg4 tantomeno Repubblica.

Lei e' stato linciato ma sono sicuro che ora Lei non sara' piu' disturbato, non e' Lei infatti l'obiettivo vero del regime, Lei e' solo uno dei tanti pretesti per far capire a tutti come ci si deve comportare.

In questo paese si puo' parlare di tutto ed insultare tutti, se insulti Berlusconi diventi come minimo milionario, se attacchi a testa bassa il Cristianesimo diventi un paladino della laicita' e della (in)tolleranza ma se attacchi o semplicemente sfiori certi temi scomodi alle lobby massoniche allora apriti cielo...

Coraggio Professore, hanno ottenuto cio' che volevano (dare l'esempio) ora la lasceranno in pace.

Andrea C.

Anonimo ha detto...

Professore ,
Simpatizzo con lei .
Nella mia esperienza ho scoperto che i giornali non pubblicano niente che non sia politicamente corretto . Questa e' la ragione che ho pubblicato un articolo su pravda . Nessuno e' interessato alla mia storia di stalking da parte dei servizi segreti Italiani e Australiani . Succede a Trieste .
http://english.pravda.ru/opinion/feedback/25-04-2007/90425-australia-0

Cloroalclero ha detto...

questa modalità inquisitoria da concilio di trento è qualcosa che dall'Italia dev'essere estirpato. Gli italiani non hanno sofferto e sono morti in guerra per niente.

Con stima.

Anonimo ha detto...

Qui
http://www.eschaton.it/blog/?p=2073
si parla di Lei.

Antonio Caracciolo ha detto...

Grazie della segnalazione. In molti siti si parla di me ed è per me oltremodo difficile stare dietro a tutti. Ho comunque lasciato sul sito segnalato (e sul quale non ritornerò) il mio seguente intervento:

«Ho letto l’inizio del post e non giungo alla fine. Non ho tempo per tutti quelli che con gioia evidente si sono uniti alla battuta di caccia. La mia posizione è assolutamente semplice: libertà di pensiero e di ricerca è per tutti. Ho notato questo schema mentale nei miei avversari: quelle tali idee sono aberranti; la libertà di pensiero e di ricerca sono altra cosa. In tal modo erano certamente aberranti le idee copernicane rispetto a quelle tolemaiche. La mia posizione è che le idee sono sempre libere: i roghi sono l’altra faccia della medaglia. Di cosiddetto “negazionismo” ovvero revisionimsmo in relazione ai campi di concentramento non ne so proprio nulla ossia l’acquisizione diretta delle fonti storiche primarie, archivistiche e letterare: non è il mio mestiere e non mi attrae neppure come mestiere. Come devo dirvelo? Cantando? Quanto alla mia critica ad Israele è del tutto legittima ed in ultimo si trova in linea con il rapporto Goldstone. Quanto all’ebraismo in quanto religione rientra come materia nel mio blog espressamente dedicato alla “Storia critica delle religioni”. Sono dell’avviso che “ebraismo” e ‘sionismo” non siano la stessa cosa, ma è egualmente lecita la critica di entrambi. Chiacchierate pure quanto volete. Non starò ad ascoltarvi. Ma vi rammento le norme elementari di correttezza. Sta a voi rispettarle o meno».

Anonimo ha detto...

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6451
Forza e coraggio professore. Se ce la fa, vada avanti e continui a produrre nuovo materiale scritto, capisco che la sua priorità ora è difendersi ma a noi suoi leali lettori sta più a cuore la sorte della palestina che quella del suo ... rettore.

A.