Da qualche
secolo il pensiero politico e giurispubblicistico europeo si è chiesto perché
lo “stato di diritto” (o meglio la democrazia liberale): a) sia nato in Europa
e non in Cina o in Egitto b) e le ragioni perché ciò è avvenuto. Il primo dato
è evidente; quanto al secondo la spiegazione principale e ricorrente è che ciò
era effetto del cristianesimo (meglio se occidentale). E questo per due ragioni
corrispondenti a due passi del Nuovo testamento: la risposta di Cristo ai
farisei rendete a Cesare ciò che è di
Cesare e a Dio ciò che è di Dio e l’istituzione divina di ogni autorità
nella Lettera ai Romani di S. Paolo.
Per cui, come scrive G. Mosca “Il primo elemento, e diremo anzi il più
essenziale, perché un organismo politico possa progredire nel senso di ottenere
una difesa giuridica sempre migliore, è la separazione
del potere laico dall’ecclesiastico; o, per dire meglio, bisogna che il
principio a nome del quale si esercita l’autorità temporale non abbia nulla di
sacro e di immutabile” e ricordava come per musulmani, buddisti e cristiani
ortodossi non c’è separazione ma
commistione tra Stato e religione, così che “Un organismo politico la
cui popolazione è seguace di una delle religioni universali accennate, o anche
divisa fra diversi riti di una di queste religioni, deve avere una base propria
giuridica e morale sulla quale poggi la sua classe politica”. La tesi era
condivisa da tanti. L’influenza della religione sulle istituzioni e sull’economia
è stata sostenuta, tra gli altri, da Max Weber, da Maurice Hauriou, da Bryce. Ancora
oggi, e probabilmente senza consapevolezza, ne vediamo il segno nella
nuovissima contrapposizione tra democrazie (del mondo occidentale) e autocrazie
(di Putin, di Xi, di Modi di Maduro ecc. ecc.) per qualificare e giustificare
ideologicamente l’aiuto della NATO all’Ucraina. Ci sarebbe da chiedersi se sia
un caso che tutte le democrazie nella parte del mondo sono riconducibili all’area
del cristianesimo occidentale, e tutte le autocrazie (o piuttosto democrazie imperfette) siano nel resto
del mondo. Inoltre la Gran Bretagna, ha gestito per oltre due secoli un impero
sterminato, composto da colonie abitate da europei emigrati (Canada, Australia,
Nuova Zelanda e, in parte, Sudafrica) e colonie abitate da autoctoni (in Africa
e in India). Mentre quelle “europee” si reggono in democrazie liberali “piene”, le altre lasciano un po’ a
desiderare. Anche se hanno istituzioni plasmate sui principi e gli ordinamenti
dello “stato di diritto”; spesso derogano in settori, norme e istituzioni di
particolare importanza – decisive per la popolazione (e per il controllo della
stessa).
E ancor più è
stato notato, a partire da Montesquieu, che le istituzioni sono modellate sullo
Stato “fattuale” del paese: clima,
situazione geopolitica, usi e costumi.
Si scrive questo
perché la proposta dello jus scholae
come mezzo d’integrazione degli immigrati (questo dovrebbe essere lo scopo) è
un po’ pretenziosa e di conseguenza
poco credibile. Pensare che un immigrato per essere andato a scuola (dieci anni?
O di più?) sia diventato un cittadino buono e consapevole, e che superi i
condizionamenti derivanti dal di esso ambiente e relative tradizioni è poco
probabile. Nel senso che per taluni può avvenire ma per altri, presumibilmente
la maggioranza, non capita.
L’integrazione
tra comunità diverse avviene, ma ha bisogno di secoli più che di aule, voti ed
esami. Va per la maggiore ricordare – a disdoro della Meloni e di Salvini – l’editto
di Caracalla, ma hi lo ricorda omette di ricordare che l’impero romano
esisteva, ai tempi di Caracalla da circa due secoli e mezzo, e che i popoli su
cui dominava avevano già dato dei grandi contributi alla civiltà greco-romana,
al punto che buona parte degli scrittori latini e greci della prima età
imperiale non erano nati né in Italia né in Grecia.
Seneca, Lucano, Tacito
(forse) erano ispanici, Luciano di Samosata ed Erone di Alessandria erano
siriaci. Da secoli circa metà dell’esercito (gli Auxilia) era reclutato tra i non cittadini, i quali ottenevano la
cittadinanza al congedo. Metodo sicuramente più pericoloso, coinvolgente ma
sicuro per valutare l’amor patriae di
un esame.
Dalla prassi d’integrazione
romana arriva un esempio assai diverso da quella che ci vorrebbero far credere.
E dati i risultati (straordinari) di quello sarebbe il caso di meditarci sopra.
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