Da tempo le
esternazioni del Ministro della Giustizia Carlo Nordio sono oggetto di
critiche, in particolare di essere permissive, anti-legalitarie, garantiste,
ecc. ecc. Per saperne di più siamo andati a intervistare il barone di Montesquieu,
noto intenditore di libertà politica e di Stato di diritto il quale, ci ha
benevolmente concesso l’incontro.
Caro
barone, che ne pensa della dichiarazione del Ministro Nordio che “La nostra
legislazione tributaria è piena di ossimori. Se un imprenditore onesto
decidesse di assoldare un esercito di commercialisti per pagare fino all’ultimo
centesimo le imposte non riuscirebbe perché comunque qualche violazione
verrebbe trovata, le norme si contraddicono”.
Penso che il
legislatore, come ho scritto, deve essere chiaro e conciso, la moltitudine
delle leggi impedisce il secondo carattere e rende problematico il primo.
L’ideale della
legge è quella delle XII tavole: così piana e succinta che i bambini romani la
conoscevano a memoria. Provate a fare la stessa cosa con le leggi italiane,
anche soltanto con quelle tributarie: non ci riuscirebbe neanche Pico della Mirandola.
Ma quei caratteri sono essenziali per la certezza
del diritto; cioè per un connotato fondamentale dello stesso. Senza quelle,
il diritto non è altro che l’arbitrio (facile) dell’interprete.
Cosa
ne pensa del fatto che Nordio ha detto che non vuole interferenze dell’ANM
nella formazione delle leggi?
Che ha capito lo
“spirito” del mio pensiero, anche oltre la lettera; ho scritto che “Quando
nella stessa persona o nello stesso corpo di magistratura il potere legislativo
è unito al potere esecutivo, non vi è libertà, perché si può temere che lo stesso
monarca o lo stesso senato facciano leggi tiranniche per attuarle
tirannicamente. Non vi è libertà se il potere giudiziario non è separato dal
potere legislativo e da quello esecutivo. Se esso fosse unito al potere
legislativo, il potere sulla vita e la libertà dei cittadini sarebbe
arbitrario, poiché il giudice sarebbe al tempo stesso legislatore”. Certo qui
non si tratta di un’interferenza formale, prescritta dalle leggi (il che
sarebbe ancora peggio). Ma certo un’interferenza di un soggetto rappresentativo
di una categoria di funzionari pubblici che esercitano uno dei poteri dello Stato è, a mio avviso, comunque da
evitare per scongiurare quanto da me sostenuto. Che può essere declinato in più
maniere, la prima delle quali è che, per conseguire la libertà politica, è
necessario che colui che pone la norma non sia quello che la applica. Invece
coloro che criticano il Ministro sembra che tengano non alla libertà o alla
legge, ma al potere della burocrazia di applicarla, nel modo meno determinato e
controllato possibile. Un caso di buromania
e di burodipendenza.
Passando
ad altro, che ne pensa della concezione, anche dell’Unione Europea, di misurare
lo “Stato di diritto” (soprattutto) sulla protezione dei diritti “LGBT"?
Ho sostenuto, a
proposito della libertà che “Non vi è parola che abbia ricevuto maggior numero
di significati diversi…. Gli uni l’hanno presa nell’accezione di facilità di
deporre colui al quale avevano conferito un potere tirannico; gli altri come la
facoltà di eleggere colui al quale dovevano obbedire; altri ancora come il
diritto di essere armati e di potere esercitare la violenza; altri infine come
il privilegio di non essere governati che da un uomo della propria nazione o
delle proprie leggi. Un popolo ha preso la libertà per l’uso di portare una
lunga barba”. Ecco a me pare che chi condivide la concezione suddetta è assai
simile a quelli che la pensano come facoltà di farsi crescere la barba. Quando
tanti diritti sociali ed economici sono poco garantiti, pensare e tutelare
pretese marginali (e in qualche caso non fondate sulla realtà) mi sembra un
tentativo, come dite, di distrazione di
massa. Si pensa al diritto di affittare gli uteri (et similia) per costruirsi un’immagine gradevole e “liberale”,
senza pagare prezzo.
Allora
la ringrazio sig. barone, posso tornare
ad intervistarla?
Sinceramente penso
che ce ne sarà bisogno. Come ho scritto non è che il regime delle repubbliche italiane
dei miei tempi fosse del tutto corrispondente alla forma di governo dispotica. Ma
avverto, nel vostro modo di governare, una tendenza storica a raggiungerla. E,
per quanto mi riguarda, darò mano per invertirla.
Nessun commento:
Posta un commento