martedì 25 ottobre 2016

Letture: 46. Ettore Maria Mazzola: «La città sostenibile è possibile» (Gangemi, febbraio 2010).

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È il volume di cui si è dibattuto in un “evento” svoltesi negli edifici di Corviale il 16 ottobre 2016, annunciato e programmato in un nostro Meetup e regolarmente svoltosi con presenze ma anche significative assenze che ben dimostrano una conflittualità interna al M5s. Non la si vuol riconoscere ma esiste ed esplode ogni giorno. Il libro, non recente, doveva essere e lo stato l'occasione per un dibattito sulla politica urbanistica che in M5s intende seguire in Roma sullo sviluppo urbano. Corviale è un mostro di cui si è spesso parlato. L’Autore Mazzola ne propone e propugna la distruzione, la demolizione e la sua sostituzione con un borgo dove la vita di chi ci abitua sia più vivibile di quanto non lo sia adesso. L’Autore è stato molto dettagliato nell’esposizione del suo progetto e nell’analisi dei costi, che addirittura non ci sarebbero, giacché l'opera di demolizione verrebbe poi ad autofinanziarsi. Questo ciò che si è detto nel dibattito, se è stato da me ben compreso. Vi è stato anche un mio intervento per dire che se l’Autore si aspetta di trovare nel ceto politico, di governo o di opposizione, un interlocutore che poi possa attuare il suo progetto, egli si scontra con una devastazione della classe politica non inferiore alla devastazione e al degrado urbanistico da lui descritto. Persone tutte o quasi incompetenti giunte alla poltrona perché nullafacenti nella vita e bisognose di un reddito o di una sua integrazione. Non avendo competenze proprie devono cercarle in altri, cosa del resto normale. Ma ciò che distingue il buon politico dal cattivo politico è una qualità che loro manca: il saper riconoscere gli uomini giusti da mettere platonicamente al posto giusto. 

Un sindaco - come è successo - può essere anche analfabeta, ma essere in grado oltre che di riscuotere la fiducia dei suoi concittadini che lo hanno eletto, anche di saper individuare gli uomini giusti di cui ha bisogno per realizzare il governo della città. In Roma, dopo le recenti elezioni, su cui non mi soffermo, passati i fatidici 100 giorni, non si ravvisano segnali rassicuranti per i cittadini. Gli attivisti 5s, da oppositori intenzionati a far tornare di moda l’onestà, si sono trasformati in supporter propagandistici, e non operativi, dei “colleghi” saliti al potere. Se non si forma un'opposizione interna, riconosciuta e legittimata, non sarà possibile esercitare quel controllo sugli eletti da parte del partito di provenienza secondo i migliori canoni dello stato di diritto. Anzi, con il tentativo di restaurazione repressiva del Non-Statuto e Non-Regolamento del Non-Partito 5s, vi è il rischio di una nuova e più feroce ondata di espulsioni per quanti osino criticare “capi, capetti e arrivisti”, secondo l'espressione del capo-gruppo genovese del M5s, Paolo Putti, che dopo Pizzarotti ha deciso di lasciare il Movimento di Beppe e dei suoi “amici".

Le argomentazioni sulla demolizione di Corviale esposte da Mazzola a me sono parse convincenti e persuasive. Se fossi stato eletto sindaco io al posto di Virginia Raggi (e poteva essere se non mi avessero "espulso” preventivamente) avrei certamente chiamato l'arch. Mazzola per sentirlo magari in compagnia di una vasta schiera di suoi colleghi per potermi formare una mia opinione nel più ampio contraddittorio possibile, il solo mezzo per giungere a una verità, e quindi per poi giungere a una decisione che solo compete a chi viene investito dell'esercizio del potere, locale o centrale che sia. Ed invece in Corviale, edificio bruttissimo e mostruoso, non vi erano ad ascoltare e partecipare al dibattito neppure gli amministratori municipali usciti vincitori dalle recenti elezioni. E perché non c’erano? Non tanto perché avessero serie o non serie obiezioni alle tesi urbanistiche dell'arch. Mazzola, ma perché - ne sono convinto - ad organizzare l'evento è stata una componente antagonista interna al m5s: un vero e proprio dispetto in quella che sta diventando una guerra per bande, fra talebani e “arrivisti” (meglio che “attivisti”) nuovi contro i vecchi militanti pentastellati. Non voglio scende in ulteriori dettagli, ma non reputo saggio ignorare fatti e situazioni che sono reali e che aiutano a capire meglio le dinamiche.

Il libro (dobbiamo pur leggerlo!) si apre con una prefazione di Paolo Marconi, che va subito in medias res richiamando le conseguenze culturali e specificamente architettoniche seguite all'istituzione della NATO ed alla pronta adesione dell'Italia uscita dalla disfatta bellica. Si è trattato di un “trauma”. L’inquadramento storico-politico e geopolitico è quanto mai opportuno per giungere  alla fine del discorso di nuovo alle bruttezze di Corviale. La distruzione delle città durante la seconda guerra mondiale non aveva come scopo semplicemente “di colpire i centri industriali più importanti” ma anche “di distruggere il maggior numero di abitazioni” allo scopo di provocare nelle popolazioni “gravi disagi, producendo stati maniaco-depressivi” finalizzati alla destabilizzazione civile, politica, etica, morale. Uno scenario - a pensarci bene - che si ripete con le guerre medio-orientali con effetti diretti e immediati sulle popolazioni arabe e islamiche, e indirette e posticipati ancora una volta sulle popolazioni europee, colpevolizzate per la riluttanza all'accoglienza delle popolazioni bombardate dalla... NATO.

Per l'Italia il vento della Liberazione è esplicito nelle parole del Prefatore: «Negli stessi anni gli Alleati bombardarono l'Italia, mirando soprattutto agli obiettivi civili per demoralizzare la popolazione e provocare rivolte contro il Regime...». Ma si sa che chi ci fa del male, lo fa per amore e quindi noi dobbiamo essere grati ai nostri Liberatori e ricordarli ogni anno in apposita celebrazione. E guai a chi non si accoda! Ammiro chi dice verità troppo elementari per poter essere dette da chiunque e selettivamente mi concentro su alcuni punti del libro, per non doverne scrivere io un'altro in forma di commentario. Penso di poter dire che gli Autori abbiano inteso comunicarci come la disfatta bellica si sia poi tradotto in una penetrazione e dominazione culturale in ogni àmbito, introducendo nuovi canoni e stili architettonici e urbanistici. Il famoso «Piano Marshall sopperiva in buona parte alla ricostruzione delle città bombardate in Europa ed in Italia». E posso aggiungere che al mio paese, in Seminara, di scarso rilevanza strategica, una delle poche case bombardate e rase al suolo dalla guerra è stata interamente ricostruita dopo 60 anni interamente a spese del privato. Il libro ricostruisce questi passaggi e noi non dobbiamo sostituirci alla descrizione che ne viene fatta.

(segue)

2 commenti:

ettore maria ha detto...

Gent.mo prof. Caracciolo,
La ringrazio per l'avvio della scheda di dibattito incentrata sul mio testo e sull'incontro della scorsa settimana al Corviale.
Nel mio intervento su Corviale, in realtà, non ho precisato solo che non ci sarebbero costi per la collettività, bensì che alla fine dei conti, semplicemente rispolverando il sistema gestionale (ICP, Unione Edilizia Nazionale, Comitato Edilizio Centrale) e le leggi in vigore all'inizio del XX secolo (tutto cancellato dalle "leggi fascistissime" del 1925), sarebbe possibile avere guadagni pubblici (circa 511 mln di Euro), sarebbe possibile insediare 2000 abitanti in più, sarebbe possibile restituire circa 12 ettari di terreno alla natura, creando un parco, e sarebbe possibile inserire una serie di funzioni vitali per il nuovo quartiere.
Il progetto, pluripremiato all'estero (IMCL - International Making Cities Livable 2012 e INTBAU - International Network for Traditional Buildings, Architecture and Urbanism 2015), è finora stato snobbato, se non vergognosamente boicottato, dai politici romani e da coloro i quali hanno interesse a mantenere in piedi l'attuale scempio urbanistico-architettonico.
Anche l'università romana, per ignobili ragioni ideologiche, si oppone all'idea di poter demolire un edificio concepito da un team di suoi rappresentanti ... del resto tutte le peggiori periferie romane - come ho più volte scritto su articoli anche rintracciabili nella rete - portano la firma di "illustri" docenti romani, ergo la demolizione del primo abominio urbanistico architettonico, rischierebbe di essere un pericoloso precedente che metterebbe a rischio i progetti di altri docenti che, pur avendoli progettati, si guardano bene dall'andarci a vivere!
Quanto al virtuoso sistema gestionale dell'edilizia pubblica di cui sopra, è possibile trovare un'ampia descrizione nel mio testo "La Città Sostenibile è Possibile" del quale questa scheda dovrebbe dibattere.
Cordialmente
Ettore Maria Mazzola

Antonio Caracciolo ha detto...

La ringrazio di queste sue precisazioni “d'autore”, delle quali io in effetti mi ricordo: non solo non si sarebbero stati costi, ma addirittura dei ricavi... Spero soltanto di non aver travisato nulla di ciò che ho ascoltato. Lei deve sapere che il ruolo del pubblico è ingrato... Spesso non conosce il libro di cui si parla, ma ne apprende al momento della presentazione... Le distrazioni sono poi facili e frequenti... Io per prudenza parlo di ciò che sono abbastanza certo di ricordare e di aver capito... e di norma leggo il libro prima di recarmi alla presentazione... Per me, come dico nel testo, l'aspetto più grave è stata la plateale assenza degli amministratori, municipale e capitolini... Come oppositori interno al M5s non mancherò di stigmatizzare questa assenza istituzionale su un tema di fondamentale importanza proprio per il luogo in cui si svolgeva il dibattito... Posso ben capire che in un dibattito si possa dissentire e avere punti di vista diametralmente opposti, ma che proprio nel contraddittorio possono e devono palesarsi... Se però si diserta il dibattuto, si fa un torto al cittadino che ha interesse a capire, a sapere, per poi orientarsi nella scelta degli amministratori, o per rivolgere istanze alle autorità pro tempore. In Italia, terra dove sempre più si vanno affermando verità di Stato, non si vuole capire che il "vero" e/o il falso possono risultare non di per sé ma di un serrato dibattito in contraddittorio.