mercoledì 20 novembre 2013

Uno strano modo di difendere il diritto costituzionale. A proposito di libertà del pensiero e sua manifestazione: artt. 21 e 3 in conflitto l'uno contro l'altro armati!

È poca la voglia e il tempo di scrivere, ma devo ai miei Cinque affezionati Lettori una informazione su un evento importante, al quale ho partecipato e dove sono intervenuto, in difesa di un diritto che altri - a mio avviso - fanno soltanto finta di difendere, malamente nascondendo la loro ipocrisia. Mi riferisco ad un conferenza svoltasi lo scorso venerdì 15 novembre 2013, in Roma, presso la Camera di Commercio, organizzata dall’Unione delle Camere Penali, che sono certamente benemerite nell'essere state quelle che meglio e tempestivamente hanno reagito ad una colossale operazione di regime, volta a reprimere non semplicemente la libertà di pochi cittadini, dipinti con i colori delle streghe medievali, ma la libertà di pensare, di poter parlare, di tutti i cittadini che puntualmente dal dopoguerra a oggi si svegliano una mattina e si trovano privati di un pezzo dei loro diritti e della loro vita. Sappiamo quanto è poi difficile recuperare ciò che si è perso. La legge Mancino sta riempendo le carceri con il pretesto di voler reprimere un "odio", a curare il quale non sono riusciti duemila anni di cristianesimo e sul quale papa Francesco tace. Cito la legge Mancino perché è stata scientemente concepita come il punto di partenza per l'attacco all'art. 21 cost. ed alla repressione politica di ogni manifestazione di protesta da parte dei cittadini, sempre più stretti dalla morsa di fame, disoccupazione, malattia, disperazione...

Ho davanti a me l'orologio. Ho ancora poco più di mezz'ora per comunicare un'informazione,  che potrei ampliare con la sintesi delle relazioni e dell'unico intervento dal pubblico: il mio! Sono da poco ritornato da Londra, dove ho partecipato (anche per migliorare il mio inglese) a numerose conferenze, ben diverse dalle nostre. Intanto si paga per parteciparvi e solo un pubblico interessato va ad ascoltare cose per le quali deve pagare, ma potendo poi intervenire su ciò che si dice. Gli interventi del pubblico non sono meno importanti e qualificati delle relazioni che ascoltano. Da noi tutte le presentazioni di libri, conferenze, convegni e simili, sono sul modello della Santa Messa: i fedeli ascoltano in silenzio e poi a messa finita vengono congedati, e se pretendono di intervenire disturbano e magari rischiano pure qualcosa.

Vado al punto e poi dopo, anche in altre occasioni, scenderò nei dettagli, anche pittoreschi, degli eventi cui assistiamo. I signori Storici di professione nella difesa dell'articolo 21, con riguardo alla legge proposta per sanzionare penalmente il cosiddetto "negazionismo", ragionano nel modo che semplifichiamo qui di seguito. Questi signori dicono, semplificando io per meglio far risaltare il grottesco della loro posizione: tu “negazionista” mi fai schifo, sei un essere abietto, che merita di essere isolato e messo al bando come un appestato, ma siccome il diritto sancito dall'art. 21 della costituzione interessa soprattutto la mia vanità di storico professionale, Ordinario, pagato dal contribuente, ecco che quella legge NON deve passare. Non per difendere un tuo diritto, essere ignobile che ben meriteresti il rogo, ma non deve passare perché non conviene A ME e ai miei privilegi di regime. A te penserò poi io ad arrostirti dall'alto del mio scranno, o dai miei giornali, o dalle mie televisioni, o dai miei cinematografichi, o dai miei teatri, e perfino dai miei pulpiti in chiesa.

Neppure lontanamente quegli Grandi Storici della Disfatta, questi intellettuali organici dell'Antifascismo fascista pensano che l'art. 3 della costituzione recita testualmene:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
dove le "opinioni" possono ben essere anche quelle dei “negazionisti", per i quali dovrebbe valere in "combinato” disposto (non in separato disposto) il riconoscimento dell'art. 21 della stessa costituzione, che sono una pagina più avanti dell'art. 3, e che recita:
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Se è allucinante l'attacco alla libertà di pensiero, cui assistiamo, sotto l'alto patrocinio del presidente della repubblica, che uscendo dalla sinagoga invita in nome della "libertà" e della "tolleranza" ad emanare all'istante una legge che viola l'art. 21 della costituzione che lui dovrebbe difendere, non è meno allucinante la difesa di questo articolo invocata da chi mette sotto i piedi la portata dell'art. 3 che riconosce pari dignità a tutti i cittadini, quale che siano le loro "opinioni".

Il mio tempo disponibile è scaduto, ma stiano tranquilli i miei Cinque Lettori: non sarò avaro di dettagli e di riflessioni supplementari. Ne anticipo una sola: il termine "negazionismo”, se ben si riflette, non ha carattere scientifico, ma solo diffamatorio. In realtà si tratta di "revisionismo storico" su una materia dove gravitano immensi interessi economici, di potere, geopolitici.

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