Non ho nessuna voglia di scrivere, ma non posso abbandonare i miei cinque fedeli lettori... Devo dire loro qualcosa in questi momenti difficili... In questi casi si sente forte il bisogno di una immagine che risparmi l'uso delle parole. Gli antichi greci lo avevano capito bene ed avevano inventato il mito, che da solo è una fonte infinita di discorsi che si rinnovano e sono sempre attuali. E perfino misurati sulla capacità delle nostre teste, dei nostri crani e di quanto sono capaci di contenere, dalla nascita alla dipartita.
Proviamo. Proviamo ad immaginare la faccia dell'attuale presidente della commissione giustizia al Senato di questa Repubblica, tal Nitti Santopaola, per la cui imposizione come presidente alla Commissione vi fu il consueto scontro per la spartizione dei posti, delle cariche, delle prebende. Ha avuto quel che voleva e siede all'ambito posto, da dove sprizza e spruzza autorevolezza e sussiego sui poveri cittadini, su tutti noi meno loro. Ieri sera, ad uno dei luoghi del regime, la trasmissione del Vespa che permane nel succedersi dei governi, vi sono stati due momenti di contrapposizione tra il Nitti citato ed il "portavoce" Cinque Stelle, che compariva da lontano e che forse avrebbe fatto meglio a seguire la linea della totale diserzione dei postriboli televisivi.
Vi è stata una prima aggressione da parte del Nitti al Portavoce, quando gli si contrapponeva sulla questione della carceri. Se vi è gente che per qualche motivo, giusto o ingiusto, deve stare in galera e le carceri attuali non sono sufficiente a contenerli, la via maestra è di incremenatre l'edizia carceraria ed il numero dei carcerieri. Noi preferiremmo di gran lunga un paese dove non vi fossero né carcerati né carcerieri. Ma questa è peggio che una "utopia", bensì una "idiozia", come dice filosofo con barba, grande frequentatore di talk show. Vi è emergenza carceraria? Si requisiscano gli albergi! Ad incominciare da quelli a quattro stelle e ci si mandino i carcerati, che vi resteranno fino a quando non si provvederà loro di una idonea sistemazione carceraria. Ma non ci sembra che sia una soluzione politicamente sensata quella di svuotare le carceri per il solo fatto che non ci possano stipare dentro altri disgraziati, poveri e non poveri.
La prima cosa a cui penserei è la normativa penale che riempo costantemente le carceri. E cioè i "reati" che i nostri deputati dicono esser tali e le pene per esse previste. In ultimo, proprio il suddetto Nitti, Presidente della Commissione Giustizia, stava per far passare in seduta deliberante - su richiesta del Presidente Napoletano, appena uscito dalla Sinagoga - una norma penale che comminava da 5 a 7 anni di carcere a chi "negava" i "crimini di genocidio"...
Post in elaborazione: devo uscire, continuo quando rientro... a chi volesse riprendere il post, porgo preghiera di aspettare che lo abbia terminato e corretto... altrimento danno nuovo estro ai miei nemici che mi rimproverano di non saper scrivere... Ed è vero, ma non me ne sento mortificato... Non aspiro al premio Nobel per la letteratura.
Riprendo dove avevo interrotto, mantenendo lo stesso andamento discorsivo, sperando che i miei lettori apprezzino questa forma di autenticità espressivo. Dei miei nemici e della loro malafede e disonestà intellettuale non mi curo. Non è a loro che mi rivolgo. Mi riservo soltanto di rivedere e correggere banali refuso e mere imperfezioni formali. Del resto, sulla vicenda mi corre obbligo di esprimere una mia posizione.
Dunque, Nitti attacca una prima volta il portavoce Cinque Stelle, cercando di mettergli soggezione. Ma una seconda volta si trova curiosamente in piena sintonia di vedute con il suo peggiore avversario politico. Ah, no! Prima devo terminare il pensiero sui "crimini di genocidio", la cui formulazione è proprio dovuta alla mano del Santopaola, che di mestiere faceva il sostituto procuratore. E mi chiedo: posto che la norma fosse passata, nel modo tempestivo e truffaldino che era stato predisposto, e che noi avessimo avuto gli stessi 200.000 penalmente incriminati che si sono avuti in Germania, dal 1994 ad oggi, per quei reati di opinione che si vorrebbero introdurre anche in Italia, giacché come sentenzia una sedicente filosofa certe opinioni sono dei reati e non delle opinioni. Quali opinioni, ce lo dice lei ed i suoi committenti. Posto dunque che la norma fosse passata, e che non poche migliaia di persone fossero condannate a scontare da cinque a sette anni di carcere per una opinione espressa, cosa dovremmo aspettarci? Che venissero poi scarcerati per poi essere di nuovo carcercato, continuando a pensare le stesse cose per le quali sono già state carcerate?
Qui va aperta una digressione e mi dispiace se metto a dura prova la pazienza dei miei cinque lettore. Qui il discorso cade sulla onestà intellettuale e sul rapporto che ognuno di noi può e deve avere con la Verità, o meglio con quella che in coscienza tale appare a lui, ad ognuno di noi. In Italia al riguardo abbiamo due scuole, che si sono succedute a distanza di un Ventennio.
La prima scuola è quella di Giordano Bruno che accettò il rogo, nel 1600, in Roma, in piazza Campo dei Fiori, dove oggi si trova un monumento a lui dedicato ed eretto al tempo del dissidio tra stato e chiesa cattolica, dopo la fine del potere temporale. Campeggia al centro della piazza, ma non questo il luogo esatto del rogo. Se non ricordo male ciò che ho letto, il rogo si trovava davanti al cinema... Ma lasciamo perdere questi dettagli. Giordano Bruno non abiurò e morì per questo con perenne infamia per la chiesa di allora e di oggi, che in un recente articolo su "Avvenire" a quel passato è ancora legata. Alla strega e all'eretico si sostituisce il "negazionista" ed il Papa si trova al riguardo concorde con il Rabbino. Come cambiano i tempi!
La seconda scuola è quella di Galileo Galilei, che vista la mala parata e la sorte cui è andato incontro Giordano Bruno ha preferito vivere abiurando ciò che sapeva essere matematicamente vero piuttosto che rimetterci la pelle. La prima è stata una scuola di eroismo, insegnando che per la Verità (o che tale si ritiene in coscienza) bisogna anche essere risposti a morire. La seconda fu una scuola di viltà, ponendo in primo piano la propria pelle e il tengo famiglia. Se nel Cinquecento l'Italia era stata all'avanguardia in tutti i campi, dal Seicento in poi declina inesorabilmente in tutti i campi, compreso quello morale e intellettuale.
Possiamo chiudere la digressione, certi che i lettori ne abbiano capito il senso e lasciando loro le ulteriori conclusioni. Se cioè i nostri parlamentari, ed in particolare il presidente della commissione giustizia del senato, e tutti gli altri magistrati in parlamento che gli hanno dato sostegno, intendono educarci e spronarci all'eroismo o alla viltà. Una noticina sul Presidente Napolitano che uscendo dalla Sinagoga, invitava espressamente, anzi ordinava la pronta emanazione della legge... udite! udite! in nome della "democrazia" e della "tolleranza", ma per essere rigorosi e non lasciarci giocare brutti scherzi da una memoria distratta da occupazioni in cucina, fra fornelli e incombenze domestiche, bisogna andarsi ad ascoltare e rivedere le registrazioni di quel memorabile giorno, dove a perenne sua infamia la Repubblica, questa repubblica, ha vissuto uno dei suoi giorni più tristi e sacrileghi. Ma quali storici racconteranno ciò? Quali storici? Quelli di regime che in nulla si distinguono dai giornalisti di regime? E che trattano il passato come i nostri giornalisti trattano il presente, spesso al soldo di servizi segreti e stati esteri!
Tranquilli, cari Lettori, non perdo il filo e riprendo il discorso, ma dopo mi concederò una pausa. Dicevo è stata posta dal Vespa una domanda sulla analogia fra il caso Berlusconi-Ruby e quello Cancellieri-Ligresti, chiedendo se fosse la stessa cosa. A rispondere di sì è stato il Portavoce Cinque Stelle, credo Manlio Di Stefano, ed ancora di più lo stesso Nitto Santapaola, mentre tutti gli altri con somma ipocrisia rispondevano di no. Fra questi la Bernardini, felice come una pasqua per essere in televisione. Come era felice! Per costoro l'Essere non esiste, interamente sostituito dall'Apparire in televisione. Non merita che si parli di loro, come del tizio che compare come rappresentanza del giornale Repubblica, al quale pur dicendo il vero suo malgrado obietta di essere un partito politico e non un giornale, un organo cioè che dovrebbe fare informazione, separando per quanto possibile i fatti dalle opinioni. Ma di loro non parliamo ed avviciamo alla conclusione parziale prima della pausa programmata e annunciata.
Il Nitti Santapaolo coglie il vero quando dice non solo che l'analogia esiste, ma è di gran lunga più grave nel caso Cancellieri-Ligresti. Si noti che - come si legge in "Come don Chisciotte" - dopo la scarcerazione della Ligresti e fino alla seduta parlamentare in carcere sono morte altre 30 persone, di cui sono stati dati i nomi e che fossi stato io in parlamento avrei letto tutti senza aggiungere altro. Infatti, nel caso della Ruby si trattava di una p... riconosciuta, ed assai esperta benché minorenne. La faccenda poteva riguardare lei ed i suoi danarosi clienti. Non altri. Ma nel caso Ligresti vi sono state migliaia di famiglie rovinate. Non però la famiglia Cancellieri, il cui figliolo percepiva dal Ligresti non poche decine di euro (i famosi 14 euro che dovrebbero venire agli italiani dalla riduzione del cuneo fiscale), ma tre o cinque milioni di euro come liquidazione per un anno di lavoro. Non vi è dubbio che per gli italiani il caso Cancellieri-Ligresti ha maggiore rilevanza che non le abitudini sessuali di Berlusconi.
Ma il colmo dove sta? Nel fatto che gli uomini del PDL pur riconoscendo il fatto, ben si guardano dal ritirare la fiducia al governa Letta, ovvero Capitan Findus, come dice Grillo. E per quale motivo? Gli interessi del Paese? Quale paese? Quello dove dovrebbero andare tutti, ma non ci vogliono andare? Quando osservo le assolute mediocrità che affollano i talk show mi chiedo quali eccezionali capacità giustificano i 20 mila euro che come minimo intascano ogni mese. Non le vedo e credo che quando costoro parlano di Paese intendano niente altro che i loro personali vantaggi. Non mi dilungo oltre, ma entro in pausa con un proverbio di saggezza popolare a tutti noto: "Il più pulito ha la rogna".
Proviamo. Proviamo ad immaginare la faccia dell'attuale presidente della commissione giustizia al Senato di questa Repubblica, tal Nitti Santopaola, per la cui imposizione come presidente alla Commissione vi fu il consueto scontro per la spartizione dei posti, delle cariche, delle prebende. Ha avuto quel che voleva e siede all'ambito posto, da dove sprizza e spruzza autorevolezza e sussiego sui poveri cittadini, su tutti noi meno loro. Ieri sera, ad uno dei luoghi del regime, la trasmissione del Vespa che permane nel succedersi dei governi, vi sono stati due momenti di contrapposizione tra il Nitti citato ed il "portavoce" Cinque Stelle, che compariva da lontano e che forse avrebbe fatto meglio a seguire la linea della totale diserzione dei postriboli televisivi.
Vi è stata una prima aggressione da parte del Nitti al Portavoce, quando gli si contrapponeva sulla questione della carceri. Se vi è gente che per qualche motivo, giusto o ingiusto, deve stare in galera e le carceri attuali non sono sufficiente a contenerli, la via maestra è di incremenatre l'edizia carceraria ed il numero dei carcerieri. Noi preferiremmo di gran lunga un paese dove non vi fossero né carcerati né carcerieri. Ma questa è peggio che una "utopia", bensì una "idiozia", come dice filosofo con barba, grande frequentatore di talk show. Vi è emergenza carceraria? Si requisiscano gli albergi! Ad incominciare da quelli a quattro stelle e ci si mandino i carcerati, che vi resteranno fino a quando non si provvederà loro di una idonea sistemazione carceraria. Ma non ci sembra che sia una soluzione politicamente sensata quella di svuotare le carceri per il solo fatto che non ci possano stipare dentro altri disgraziati, poveri e non poveri.
La prima cosa a cui penserei è la normativa penale che riempo costantemente le carceri. E cioè i "reati" che i nostri deputati dicono esser tali e le pene per esse previste. In ultimo, proprio il suddetto Nitti, Presidente della Commissione Giustizia, stava per far passare in seduta deliberante - su richiesta del Presidente Napoletano, appena uscito dalla Sinagoga - una norma penale che comminava da 5 a 7 anni di carcere a chi "negava" i "crimini di genocidio"...
Post in elaborazione: devo uscire, continuo quando rientro... a chi volesse riprendere il post, porgo preghiera di aspettare che lo abbia terminato e corretto... altrimento danno nuovo estro ai miei nemici che mi rimproverano di non saper scrivere... Ed è vero, ma non me ne sento mortificato... Non aspiro al premio Nobel per la letteratura.
Riprendo dove avevo interrotto, mantenendo lo stesso andamento discorsivo, sperando che i miei lettori apprezzino questa forma di autenticità espressivo. Dei miei nemici e della loro malafede e disonestà intellettuale non mi curo. Non è a loro che mi rivolgo. Mi riservo soltanto di rivedere e correggere banali refuso e mere imperfezioni formali. Del resto, sulla vicenda mi corre obbligo di esprimere una mia posizione.
Dunque, Nitti attacca una prima volta il portavoce Cinque Stelle, cercando di mettergli soggezione. Ma una seconda volta si trova curiosamente in piena sintonia di vedute con il suo peggiore avversario politico. Ah, no! Prima devo terminare il pensiero sui "crimini di genocidio", la cui formulazione è proprio dovuta alla mano del Santopaola, che di mestiere faceva il sostituto procuratore. E mi chiedo: posto che la norma fosse passata, nel modo tempestivo e truffaldino che era stato predisposto, e che noi avessimo avuto gli stessi 200.000 penalmente incriminati che si sono avuti in Germania, dal 1994 ad oggi, per quei reati di opinione che si vorrebbero introdurre anche in Italia, giacché come sentenzia una sedicente filosofa certe opinioni sono dei reati e non delle opinioni. Quali opinioni, ce lo dice lei ed i suoi committenti. Posto dunque che la norma fosse passata, e che non poche migliaia di persone fossero condannate a scontare da cinque a sette anni di carcere per una opinione espressa, cosa dovremmo aspettarci? Che venissero poi scarcerati per poi essere di nuovo carcercato, continuando a pensare le stesse cose per le quali sono già state carcerate?
Qui va aperta una digressione e mi dispiace se metto a dura prova la pazienza dei miei cinque lettore. Qui il discorso cade sulla onestà intellettuale e sul rapporto che ognuno di noi può e deve avere con la Verità, o meglio con quella che in coscienza tale appare a lui, ad ognuno di noi. In Italia al riguardo abbiamo due scuole, che si sono succedute a distanza di un Ventennio.
La prima scuola è quella di Giordano Bruno che accettò il rogo, nel 1600, in Roma, in piazza Campo dei Fiori, dove oggi si trova un monumento a lui dedicato ed eretto al tempo del dissidio tra stato e chiesa cattolica, dopo la fine del potere temporale. Campeggia al centro della piazza, ma non questo il luogo esatto del rogo. Se non ricordo male ciò che ho letto, il rogo si trovava davanti al cinema... Ma lasciamo perdere questi dettagli. Giordano Bruno non abiurò e morì per questo con perenne infamia per la chiesa di allora e di oggi, che in un recente articolo su "Avvenire" a quel passato è ancora legata. Alla strega e all'eretico si sostituisce il "negazionista" ed il Papa si trova al riguardo concorde con il Rabbino. Come cambiano i tempi!
La seconda scuola è quella di Galileo Galilei, che vista la mala parata e la sorte cui è andato incontro Giordano Bruno ha preferito vivere abiurando ciò che sapeva essere matematicamente vero piuttosto che rimetterci la pelle. La prima è stata una scuola di eroismo, insegnando che per la Verità (o che tale si ritiene in coscienza) bisogna anche essere risposti a morire. La seconda fu una scuola di viltà, ponendo in primo piano la propria pelle e il tengo famiglia. Se nel Cinquecento l'Italia era stata all'avanguardia in tutti i campi, dal Seicento in poi declina inesorabilmente in tutti i campi, compreso quello morale e intellettuale.
Possiamo chiudere la digressione, certi che i lettori ne abbiano capito il senso e lasciando loro le ulteriori conclusioni. Se cioè i nostri parlamentari, ed in particolare il presidente della commissione giustizia del senato, e tutti gli altri magistrati in parlamento che gli hanno dato sostegno, intendono educarci e spronarci all'eroismo o alla viltà. Una noticina sul Presidente Napolitano che uscendo dalla Sinagoga, invitava espressamente, anzi ordinava la pronta emanazione della legge... udite! udite! in nome della "democrazia" e della "tolleranza", ma per essere rigorosi e non lasciarci giocare brutti scherzi da una memoria distratta da occupazioni in cucina, fra fornelli e incombenze domestiche, bisogna andarsi ad ascoltare e rivedere le registrazioni di quel memorabile giorno, dove a perenne sua infamia la Repubblica, questa repubblica, ha vissuto uno dei suoi giorni più tristi e sacrileghi. Ma quali storici racconteranno ciò? Quali storici? Quelli di regime che in nulla si distinguono dai giornalisti di regime? E che trattano il passato come i nostri giornalisti trattano il presente, spesso al soldo di servizi segreti e stati esteri!
Tranquilli, cari Lettori, non perdo il filo e riprendo il discorso, ma dopo mi concederò una pausa. Dicevo è stata posta dal Vespa una domanda sulla analogia fra il caso Berlusconi-Ruby e quello Cancellieri-Ligresti, chiedendo se fosse la stessa cosa. A rispondere di sì è stato il Portavoce Cinque Stelle, credo Manlio Di Stefano, ed ancora di più lo stesso Nitto Santapaola, mentre tutti gli altri con somma ipocrisia rispondevano di no. Fra questi la Bernardini, felice come una pasqua per essere in televisione. Come era felice! Per costoro l'Essere non esiste, interamente sostituito dall'Apparire in televisione. Non merita che si parli di loro, come del tizio che compare come rappresentanza del giornale Repubblica, al quale pur dicendo il vero suo malgrado obietta di essere un partito politico e non un giornale, un organo cioè che dovrebbe fare informazione, separando per quanto possibile i fatti dalle opinioni. Ma di loro non parliamo ed avviciamo alla conclusione parziale prima della pausa programmata e annunciata.
Il Nitti Santapaolo coglie il vero quando dice non solo che l'analogia esiste, ma è di gran lunga più grave nel caso Cancellieri-Ligresti. Si noti che - come si legge in "Come don Chisciotte" - dopo la scarcerazione della Ligresti e fino alla seduta parlamentare in carcere sono morte altre 30 persone, di cui sono stati dati i nomi e che fossi stato io in parlamento avrei letto tutti senza aggiungere altro. Infatti, nel caso della Ruby si trattava di una p... riconosciuta, ed assai esperta benché minorenne. La faccenda poteva riguardare lei ed i suoi danarosi clienti. Non altri. Ma nel caso Ligresti vi sono state migliaia di famiglie rovinate. Non però la famiglia Cancellieri, il cui figliolo percepiva dal Ligresti non poche decine di euro (i famosi 14 euro che dovrebbero venire agli italiani dalla riduzione del cuneo fiscale), ma tre o cinque milioni di euro come liquidazione per un anno di lavoro. Non vi è dubbio che per gli italiani il caso Cancellieri-Ligresti ha maggiore rilevanza che non le abitudini sessuali di Berlusconi.
Ma il colmo dove sta? Nel fatto che gli uomini del PDL pur riconoscendo il fatto, ben si guardano dal ritirare la fiducia al governa Letta, ovvero Capitan Findus, come dice Grillo. E per quale motivo? Gli interessi del Paese? Quale paese? Quello dove dovrebbero andare tutti, ma non ci vogliono andare? Quando osservo le assolute mediocrità che affollano i talk show mi chiedo quali eccezionali capacità giustificano i 20 mila euro che come minimo intascano ogni mese. Non le vedo e credo che quando costoro parlano di Paese intendano niente altro che i loro personali vantaggi. Non mi dilungo oltre, ma entro in pausa con un proverbio di saggezza popolare a tutti noto: "Il più pulito ha la rogna".
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