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Riceviamo in una lista di “destinatari nascosti” con preghiera della più ampia diffusione una lettera del Dottor Gianantonio Valli al signor Stefano Gatti, al quale anche noi avevamo indirizzato una distinta Lettera aperta: «Stefano Gatti: chi è costui e quale il suo mestiere?», rimasta senza risposta. Questi Signori non usano rispondere a quanti quotidianamente denigrano o peggio, facendo di ciò una loro professione. Hanno purtroppo la piena copertura del regime, di questo regime, che pretende di portare presso altri popoli per mezzo della guerra, della congiura, del colpo di stato, della sedizione fomentato dallo straniero, quella civiltà che non possiedono e quelle libertà che hanno tolto e tolgono ai loro cittadini. In questo spazio introduttivo ci riserviamo di sviluppare considerazioni pertinenti nonché di dare informazioni sull’andamento della nostra causa civile contro Marco Pasqua ed il quotidiano “La Repubblica”, argomenti per i quali sono in progettazione due distinti blog, di cui uno di cronaca processuale e l’altro dedicato alla moltitudine delle persone che si sono occupate di me, in tanti contro uno, che piano piano risponderà loro singolarmente, ad uno ad uno, dando vita ad un’opera enciclopedica, come quelle del dott. Valli. Alla fine della lettera vengono aggiunti due filmati, uno che riproduce integralmente il discorso tenuto dal dott. Valli in Milano, ad una manifestazione alla quale abbiamo dato la nostra solidarietà senza poter partecipare perché impegnati a Londra nello stesso giorno in una civilissima manifestazione di protesta davanti alle ambasciate del Bahrein e dell’Arabia Saudita, regimi tirannici e genocidari, che godono della copertura dei nostro governo e della stampa di regime. L’altro è recentissimo ed è l’intervista, concessa alla tv di stato siriana, da parte di due tecnici italiani rapiti dai “tagliagole” e prontamente liberati dall’esercito siriano, che dalla testimonianza dei due italiani liberati appare ben diverso da come è falsamente raffigurato dalla nostra stampa servile di regime.
signor Stefano Gatti,
presso CDEC, via Eupili 8, 20145, Milano
presso Comunità Ebraica Romana, largo Stefano Gaj Tachè, 00186, Roma.
Gentile signor Stefano Gatti,
ho preso visione dello scritto comparso a Sua firma in data 26 luglio 2012, sito romaebraica.it, titolato «Comizio neonazista a Milano». Mi pregio puntualizzare:
1. la Siria, da Lei riduttivamente definita «degli Assad», è in realtà la Siria del popolo siriano, di cui è legittimo presidente il dottor Bashar al-Assad.
2. tra i promotori della manifestazione non c'erano organizzazioni «arabo islamiche» – sapiente l'uso del termine «islamiche», Lei mi capisce! – ma la Comunità siriana che si riconosce nel suo legittimo governo e difende, contro una feccia di tagliagole assassini, i legittimi interessi, morali e materiali, del popolo siriano.
3. i – da Lei definiti – «movimenti estremisti di sinistra e di destra» sono stati contattati, come pure singoli personaggi come il sottoscritto, dalla Comunità siriana. Tutti hanno aderito di buon grado alla testimonianza di libertà che veniva loro offerta e non hanno «promosso» un bel niente.
4. se Lei, come penso, ha visionato il filmato integrale del mio intervento, riterrà certo opera di Sua foga polemica l'avere scritto che io avrei «tessuto un ampio elogio dell'Iran degli ayatollah». In verità, ho usato il termine «Iran» due sole volte, senza giudizi di valore. Né «ampio» quindi, né «elogio». Il che, ovviamente, non toglie che, di fronte a realtà come l'attuale Stato degli Ebrei, la Repubblica Islamica dell'Iran sia un faro di luce e dignità umana.
5. vengo definito «famigerato esponente del neonazismo italiano». Ora, poiché l'aggettivo «famigerato» è sinonimo almeno di «malfamato», Le chiedo cortesemente su quale mia nefandezza Lei fondi tale termine. A mia conoscenza non sono mai stato eccepito né sanzionato, né ho mai compiuto azioni che qualunque persona ben nata possa giudicare disdicevoli.
6. l'uso del termine «neonazismo» è indebitamente polemico. Invero, non ho mai fatto parte di gruppi politici, né organizzati, né informali. La mia attività, di natura squisitamente intellettuale, è consistita nello studio, nell'analisi, nella formulazione di ipotesi e nell'arrivo a conclusioni dettate dal desiderio di allontanarmi quanto possibile dalla menzogna. Cioè, di avvicinarmi alla verità.
7. che tale volontà e l'impostazione culturale dell'intera mia vita permetta a me di definirmi «compiutamente fascista» – cioè, nazionalsocialista – non permette a Lei, ancorché spinto da interessata polemica, di definirmi «neonazista». A tale scopo, mi permetta di allegarLe la nota di apertura a quelli che Lei ha definito «enormi volumi di polemistica antisemita».
Ringrazio Lei e il CDEC – alle cui fortune finanziarie a spese del contribuente sto partecipando coi miei interventi – per l'opportunità offertami.
P.S. Una domanda, spero no Tish'à be-Av n violatrice di privacy. È forse Lei figlio degli autori del volume, tosto mandato al macero, Il quinto scenario, edito nel 1994 da Rizzoli, nel quale si avanza la tesi che ad abbattere l'aereo passeggeri su Ustica furono due caccia israeliani?
P.P.S. A riprova non solo della mia sete di conoscenza ma anche della mia indulgente comprensione per la capziosità dei cervelli umani, pensi che ho letto con interesse – ovviamente senz'alcuna empatia – persino l'opuscoletto liberticida dell'avvocatessa Di Cesare.
P.P.P.S. Concorderà certo con me sulla necessaria diffusione integrale in ogni sede mediatica – a mo' di «lettera aperta» urbi et orbi – di queste mie considerazioni.
Gianantonio Valli |
Antonio Caracciolo
* * *
Lettera aperta
di
Gianantonio Valli
a
Stefano Gatti
Lettera aperta
di
Gianantonio Valli
a
Stefano Gatti
Stefano Gatti |
presso CDEC, via Eupili 8, 20145, Milano
presso Comunità Ebraica Romana, largo Stefano Gaj Tachè, 00186, Roma.
Gentile signor Stefano Gatti,
ho preso visione dello scritto comparso a Sua firma in data 26 luglio 2012, sito romaebraica.it, titolato «Comizio neonazista a Milano». Mi pregio puntualizzare:
1. la Siria, da Lei riduttivamente definita «degli Assad», è in realtà la Siria del popolo siriano, di cui è legittimo presidente il dottor Bashar al-Assad.
2. tra i promotori della manifestazione non c'erano organizzazioni «arabo islamiche» – sapiente l'uso del termine «islamiche», Lei mi capisce! – ma la Comunità siriana che si riconosce nel suo legittimo governo e difende, contro una feccia di tagliagole assassini, i legittimi interessi, morali e materiali, del popolo siriano.
3. i – da Lei definiti – «movimenti estremisti di sinistra e di destra» sono stati contattati, come pure singoli personaggi come il sottoscritto, dalla Comunità siriana. Tutti hanno aderito di buon grado alla testimonianza di libertà che veniva loro offerta e non hanno «promosso» un bel niente.
4. se Lei, come penso, ha visionato il filmato integrale del mio intervento, riterrà certo opera di Sua foga polemica l'avere scritto che io avrei «tessuto un ampio elogio dell'Iran degli ayatollah». In verità, ho usato il termine «Iran» due sole volte, senza giudizi di valore. Né «ampio» quindi, né «elogio». Il che, ovviamente, non toglie che, di fronte a realtà come l'attuale Stato degli Ebrei, la Repubblica Islamica dell'Iran sia un faro di luce e dignità umana.
5. vengo definito «famigerato esponente del neonazismo italiano». Ora, poiché l'aggettivo «famigerato» è sinonimo almeno di «malfamato», Le chiedo cortesemente su quale mia nefandezza Lei fondi tale termine. A mia conoscenza non sono mai stato eccepito né sanzionato, né ho mai compiuto azioni che qualunque persona ben nata possa giudicare disdicevoli.
6. l'uso del termine «neonazismo» è indebitamente polemico. Invero, non ho mai fatto parte di gruppi politici, né organizzati, né informali. La mia attività, di natura squisitamente intellettuale, è consistita nello studio, nell'analisi, nella formulazione di ipotesi e nell'arrivo a conclusioni dettate dal desiderio di allontanarmi quanto possibile dalla menzogna. Cioè, di avvicinarmi alla verità.
7. che tale volontà e l'impostazione culturale dell'intera mia vita permetta a me di definirmi «compiutamente fascista» – cioè, nazionalsocialista – non permette a Lei, ancorché spinto da interessata polemica, di definirmi «neonazista». A tale scopo, mi permetta di allegarLe la nota di apertura a quelli che Lei ha definito «enormi volumi di polemistica antisemita».
Gianantonio Valli, nato a Milano nel 1949 da famiglia valtellinese e medico-chirurgo, ha ● pubblicato saggi su l'Uomo libero e Orion; ● curato la Bibliografia della Repubblica Sociale Italiana (19891), i saggi di Silvano Lorenzoni L'abbraccio mortale - Monoteismo ed Europa e La figura mostruosa di Cristo e la convergenza dei monoteismi, i libri di Joachim Nolywaika La Wehrmacht - Nel cuore della storia 1935-1945 (Ritter, 2003), Agostino Marsoner Gesù tra mito e storia - Decostruzione del dio incarnato (Effepi, 2009), Wilhelm Marr, La vittoria del giudaismo sul germanesimo (Effepi, 2011) e Johannes Öhquist, Il Reich del Führer (Thule Italia, 2012); ● redatto la cartografia e curato l'edizione di L'Occidente contro l'Europa (Edizioni dell'Uomo libero, 19852) e Prima d'Israele (EUl, 19962) di Piero Sella, Gorizia 1940-1947 (EUl, 1990) e La linea dell'Isonzo - Diario postumo di un soldato della RSI. Battaglione bersaglieri volontari “Benito Mussolini” (Effepi, 2009) di Teodoro Francesconi; ● tradotto, del nazionalsocialista Gottfried Griesmayr, Il nostro credo - Professione di fede di un giovane tedesco (Effepi, 2011).8. e lasci perdere il termine «nazista», da Lei sbavato al posto del corretto «nazionalsocialista»! non offenda il Suo equilibrio con cadute di stile! E mi ricito:
È autore di: ● Lo specchio infranto - Mito, storia, psicologia della visione del mondo ellenica (EUl, 1989), studio sul percorso e il significato metastorico di quella Weltanschauung; ● Sentimento del fascismo - Ambiguità esistenziale e coerenza poetica di Cesare Pavese (Società Editrice Barbarossa, 1991), nel quale sulla base del taccuino «ritrovato» evidenzia l'adesione dello scrittore alla visione del mondo fascista; ● Dietro il Sogno Americano - Il ruolo dell'ebraismo nella cinematografia statunitense (SEB, 1991), punto di partenza per un'opera di seimila pagine di formato normale: ● I complici di Dio - Genesi del Mondialismo, edito da Effepi in DVD con volumetto nel gennaio 2009 e, corretto, in quattro volumi per 3030 pagine A4 su due colonne nel giugno 2009; ● Colori e immagini del nazionalsocialismo: i Congressi Nazionali del Partito (SEB, 1996 e 1998), due volumi fotografici sui primi sette Reichsparteitage; ● Holocaustica religio - Fondamenti di un paradigma (Effepi, 2007, reimpostato nelle 704 pagine di Holocaustica religio - Psicosi ebraica, progetto mondialista, Effepi, 2009); ● Il prezzo della disfatta - Massacri e saccheggi nell'Europa "liberata" (Effepi, 2008); ● Schindler's List: l'immaginazione al potere - Il cinema come strumento di rieducazione (Effepi, 2009); ● Operazione Barbarossa - 22 giugno 1941: una guerra preventiva per la salvezza dell'Europa (Effepi, 2009); ● Difesa della Rivoluzione - La repressione politica nel Ventennio fascista (Effepi, 20122); ● Il compimento del Regno - La distruzione dell'uomo attraverso la televisione (Effepi, 2009); ● La razza nel nazionalsocialismo - Teoria antropologica, prassi giuridica (in La legislazione razziale del Terzo Reich, Effepi, 2006 e, autonomo, Effepi, 2010); ● Dietro la bandiera rossa - Il comunismo, creatura ebraica (Effepi, 2010, pp. 1280); ● Note sui campi di sterminio - Immagini e statistiche (Effepi, 2010); ● L'ambigua evidenza - L'identità ebraica tra razza e nazione (Effepi, 2010, pp. 736); ● La fine dell'Europa - Il ruolo dell'ebraismo (Effepi, 2010, pp. 1360); ● La rivolta della ragione - Il revisionismo storico, strumento di verità (Effepi, 2010, pp. 680); ● Trafficanti di sogni - Hollywood, creatura ebraica (Effepi, 2011, pp. 1360); ● Invasione - Giudaismo e immigrazione (Effepi, 2011, pp. 336); ● Il volto nascosto della schiavitù - Il ruolo dell'ebraismo (Effepi, 2012); ● L'occhio insonne - Strategie ebraiche di dominio (Effepi, 2012, pp. 604).
Riconoscendosi nel solco del realismo pagano (visione del mondo elleno-romana, machiavellico-vichiana, nietzscheana ed infine compiutamente fascista) è in radicale opposizione ad ogni allucinazione ideo-politica demoliberale e socialcomunista e ad ogni allucinazione filosofico-religiosa giudaica e giudaicodiscesa. Gli sono grati spunti critico-operativi di ascendenza volterriana. Non ha mai fatto parte di gruppi o movimenti politici e continua a ritenere preclusa ai nemici del Sistema la via della politica comunemente intesa. Al contrario, considera l'assoluta urgenza di prese di posizione puntuali, impatteggiabili, sul piano dell'analisi storica e intellettuale.
Poiché le parole veicolano il pensiero e poiché ben concordiamo con Dietz Bering («le parole sono strumenti che le società approntano per determinati scopi; usandole, esse interpretano e formano la realtà»), con Gian Luigi Beccaria («l'agonia e la morte delle cose cammina di pari passo con l'oblio del nome che le designa») e con Guillaume Faye («le parole hanno un'importanza fondamentale, come sostiene Foucault, costituiscono il fondamento dei concetti che a loro volta sono l'impulso semantico delle idee, motore delle azioni. Nominare e descrivere è già costruire»), i termini «nazista/nazismo», e tanto più il fantapsichico «nazi» – Modeschimpfworte, «insulti alla moda» e prototipi di ogni neolingua, coniati dai comunisti weimariani, il secondo dal demi-juif Konrad Heiden – vengono da noi sempre posti tra virgolete.9. «i principali temi del discorso antisemita nazista» – così Lei definisce riduttivamente la mia opera – altro non sono che le conclusioni scaturite dalla lettura di migliaia di libri, saggi ed articoli opera dei Suoi congeneri, dai più stimabili ai più faziosi. Ripeto, migliaia, tanto che immodestamente posso ritenermi il solo goy ad essermi immerso tanto vastamente in tale pubblicistica religiosa, ideologica, psicologica, storica e politica. La Bibliografia della mia opera principale, «I complici di Dio», riporta diecimila titoli. E creda, tutti letti iuxta sua et propria principia a documentare limpidamente una visione del mondo a me radicalmente aliena. Altrettanto certo è che l'80% delle citazioni da me riportate è di fonte ebraica (chiedo venia per l'altro 20%). E mi ricito:
Ciò in quanto non-scientifici e caricature parametafisiche del fenomeno nazionalsocialista operate dai suoi nemici radicali, vocaboli disincarnati da ogni realtà, flatus vocis destituiti di risonanza storica. Si pensi solo, ab inversis, al risibile senso palesato dai termini democratico, liberale, socialista, comunista e giudeo/ebreo quando venissero sincopati in «dematico/demo», «libale/liba», «socista/soci», «comista/comi», ed infine «udeo» e «breo» (volendo, per questo ultimo, con Voltaire, anche «bereo»). Inconsapevoli, concordano con noi Joseph Sitruk Gran Rabbino di Francia: «I nazisti perdono la loro umanità e non possono essere più considerati uomini» e l'antico assassino Joseph Harmatz: «I nazisti al genere umano erano estranei». «Per la Germania del tempo di Hitler» – conclude lo storico Jacques Heers, svelando un'arma polemica di indiscussa efficacia – «non si parla oggi se non di "nazismo", termine dalle consonanze bizzarre, un po' barbare, che evoca ai nostri occhi il male assoluto e carica di ogni peccato tutto quanto si vuole accusare di "nazionale"».
D'altra parte, se è vero che il talmudico Maestro Jose ci insegna che «una persona non dovrebbe mai dare a Satana l'opportunità di aprire la bocca» (Berakot 60a) e che «non dovremmo concedere nessuna misericordia a chi è privo di conoscenza» (Berakot 33a) in quanto «senza conoscenza, come può esservi discernimento?» (Berakot j 5, 2), questo – l'essere cioè privi di conoscenza – non sembra essere il nostro caso. Ci riserviamo comunque, e ci pare il minimo e accettabile perfino per un ebreo e per un democratico, non solo le simpatie «istintive», ma anche il giudizio su fatti, dati e interpretazioni.10. tutto ciò premesso, Le sono grato per l'inattesa pubblicità ai miei libri. Oltre che «enormi» – aggettivo peraltro intriso di una vaga carica denigratoria – gradirei che Lei usasse, per presentare in futuro le mie opere, anche termini quali «oneste», «documentatissime», «condivisibili per la massima parte, quando non del tutto».
Il tutto, certamente non con l'animo asettico e «distaccato» dei docenti universitari (per il cui conformismo, per il cui tradimento proviamo sovrano disprezzo quando non puro odio) naviganti nell'empireo dell'«obiettività», ma parva cum ira ac paululo studio (ci si conceda qualche animosità: «as men schlogt dem kalten schtejn, fliht arojs a hejsser funk, quando si batte la fredda pietra, ne vola un'ardente scintilla»). Certamente senza quella «simpatia» autovantata dal cristiano Giacomo Scarpelli verso i Fratelli Maggiori. Certamente col tono «rigorosamente polemico» addebitato dalla consorella Pisanty agli studiosi olorevisionisti. Ma altrettanto certamente senza quelle «false e viziose motivazioni addotte dai fascisti», i quali, profittatori dell'umana ignoranza, «bramano fuggire l'arduo destino dell'umana libertà» (Waldo Frank) e senza alcuna «rappresentazione tendenziosa, e spesse volte falsa e diffamatoria» (Amos Luzzatto).
Ma altrettanto certamente con piede leggiero, umorismo («l'umorismo, rimedio contro l'idolatria», vanta Moni Ovadia... peraltro respingendone l'applicazione alla più oscena e moderna delle idolatrie), sarcasmo e (olo)causticità. Ma sempre senza nessuno dei «più vili stereotipi antisemiti», con serenità di giudizio e senza espressioni ambigue («chiunque si lasci sfuggire un solo aggettivo equivocabile per un tentativo di giustificare il nazismo si espone a un legittimo linciaggio», ci conforta il big boss Paolo Mieli, direttore del Corrierone... il corsivo degli aggettivi, datane la bellezza, è nostro). In ogni caso, suaviter in modo, fortiter in re.
Ringrazio Lei e il CDEC – alle cui fortune finanziarie a spese del contribuente sto partecipando coi miei interventi – per l'opportunità offertami.
Cuveglio, 29 luglio 2012, Tishà be-Av 5769
P.S. Una domanda, spero no Tish'à be-Av n violatrice di privacy. È forse Lei figlio degli autori del volume, tosto mandato al macero, Il quinto scenario, edito nel 1994 da Rizzoli, nel quale si avanza la tesi che ad abbattere l'aereo passeggeri su Ustica furono due caccia israeliani?
P.P.S. A riprova non solo della mia sete di conoscenza ma anche della mia indulgente comprensione per la capziosità dei cervelli umani, pensi che ho letto con interesse – ovviamente senz'alcuna empatia – persino l'opuscoletto liberticida dell'avvocatessa Di Cesare.
P.P.P.S. Concorderà certo con me sulla necessaria diffusione integrale in ogni sede mediatica – a mo' di «lettera aperta» urbi et orbi – di queste mie considerazioni.