martedì 26 giugno 2012

Barbarie al Palazzo di Giustizia. - La patria del diritto trasformata nel regime della sua negazione, o almeno della negazione della libertà di pensiero, che è il fondamento necessario della democrazia.

 sitTesto ufficiale ma non definitivo.
Conoscendomi come mi conosco, so che se non scrivo di getto le impressioni relative all’evento di cui mi accingo a parlare ed al quale ho assistito, è probabile che domani, cessata l’indignazione, mi andrò ad occupare di altre cose. Mi sforzo di procedere con ordine senza nessuna ambizione e leziosità letteraria. E mi riservo di correggere i refusi ed aggiustare le frasi in successive letture e riletture: chiedo scusa e pazienza ai miei Lettori, ai quali chiedo comprensione per la mia indignazione. Sto anche meditando di lasciare aperta la stesura di questo post, costruendo una sorta di libro, che si aggiorna e si accresce continuamente a seconda del materiale nuovo che raccolgo e delle cose che via via apprendo o comprendo. Quindi il Lettore deve sapere che si tratta di un’opera in progress che cambia continuamente di forma ed aspetto ed estensione.  Già vedo che questo mio testo viene ripreso da altri siti e blog. Ciò mi fa piacere, ma è bene sapere che la versione ufficiale, riveduta e corretta, è quella che io curo qui. L’Europa, tanto amata, tanto voluta, si sta trasformando nel più tirannico dei regimi che forse abbia mai avuti: per un verso si agisce con la leva economica e dei mercati, ma come in questo caso si toccano i diritti fondamentali di libertà: il cittadino non deve avere più il diritto di pensare ed esprimersi: non ci si lasci ingannare dall’argomento delle “dignità dei morti”,  anzi del “popolo morto”, questi signori non hanno nessun rispetto né per i morti né per i vivi, o meglio vogliono rendere morti i vivi.

Lo scopo manifesto del convegno (come si può leggere sotto nella locandina annessa) è di promuovere l’introduzione in Italia di leggi già vigenti altrove allo scopo di mandare in galera chi manifesta opinioni (= crimini!) in materia dichiarata tabù dalla comunità ebraica o da ambienti che fanno capo ad essa: sono esplicite le richieste in tal senso di un Riccardo Pacifici. La titolazione sembra un atto di guerra ed un invito alla caccia dei rejetti, i «negazionisti», le streghe del XXI secolo e di inizio del terzo millennio. Rispondendo qui in tempo reale ad una lettrice che mi chiede, dove siano in Italia tutti questi «negazionisti», chiarisco che non si tratta tanto di questi, ma di impedire e precludere qualsiasi minima critica ad Israele ed alla sua politica, per la quale nessuno nel “convegno” si è sognato di parlare del vero e proprio “genocidio” ovvero “pulizia etnica” che si è consumata dal 1948 ad oggi con complicità vaste, diffuse, ramificate in ogni ganglo istituzionale dei paesi europei, messi tutti sotto processo e per l’eternità con un un atto che è la madre di tutte le barbarie successive: il Processo di Norimberga, per il quale ogni giurista degno di questo nome inorridisce. Non si era mai visto nella storia un Tribunale dei Vincitori sui Vinti. In tempi meno barbarici li si uccidevano tutti. Se appena appena la ricerca storica venisse lasciata libera, ogni modesto studioso potrebbe accertare facilmente come gli Orrori venuti dopo il Processo di Norimberga superano le peggiori narrazioni dei “giuristi” improvvisatisi “storici” con errori di prospettiva che lasciano di sasso. Almeno si fossero limitati a fare i giuristi che dicono di essere, ma hanno pure voluto dare lezioni di storia senza sapere nulla di storia, o meglio spacciando per storia i loro incubi o i loro disegni. Il primo insulto è alle vittime che in questo modo vengono strumentalizzate facendo loro perdere quella pietà che è dovuta indistintamente a tutti quelli che sono morti. Anche dei morti si abusa e si fa dell’empietà proprio mentre si dice di voler tutelare la dignità di quei morti.

Evidentemente è proprio la consapevolezza della propria ignoranza in materia storica e filofica che fa evitare il confronto con tutte quelle persone di cui si chiede appunto la condanna e la carcerazione. Ma ogni modestissimo giuristi sa che non si può condannare nessuno precludendo il diritto di potersi difendere. Ed arriviamo qui alla negazione di un caposaldo della civiltà giuridica: il diritto alla difesa riconosciuto a chi si vuol condannare. Qui non è chiara neppure l’accusa. I “convegnisti” hanno dimostrato di ignorare i nodi del contendere, che sono tre: 1) Il numero dei 6.000.000 per il quali si va in galera, se non sei non uno di più non uno di meno. Ma la “filosofa” se ne esce, con un “ma che guardiamo il pelo nell’uovo!”. Ma intanto per quel numero magico, che già si ode nella prima guerra mondiale si va il galera. Il “pelo nell’uovo” lo mettono i giudici che hanno in mano leggi le quali dicono che sei milioni devono essere e che non si discute sul numero. 2) La questione tecnica delle camere a gas. Fino ad un certo anno il signor Faurisson, che si è occupato specificamente di questa questione, veniva regolarmente prosciolto dai giudici, che se non ricordo male ringraziavano pure per essere stati istruiti. Fallita questa via, venne la legge Fabius-Gayssot, per la quale la verità veniva stabilita per legge e non interessava più se siffatta camere a gas siano esistite o no. Ti condanno e basta. Per questa via ci si potrà anche imporre l’esistenza dei marziani e guai a chi la negasse. Se questa non è barbarie giuridica, non so come altrimenti chiamarla. 3) La terza questione è quella che a mio modesto avviso sembra la più importante: la questione della “intenzionalità” dello “sterminio” di quanti con la loro forza lavoro erano una risorsa importante nell’economia della guerra. A chi mi coinvolge nella problema, vado con fatica ripetendo che come filosofo del diritto mi compete come abito disciplinare la sola problematica della libertà di pensiero, non certo il merito dei fatti storici incriminati sui quali l’ignoranza della “filosofa” mi ha lasciato estremamente perplesso. E dire che Socrate diceva “so di non sapere”, ma coste non mostra neppure di preoccuparsi di sapere qualcosa su ciò su cui vuole emettere sentenza. Personalmente, come filosofo trovo sia molto più importante non il “«se» ma il «perché» della Narrativa che non si può discutere. Credo si aprirebbero abissi ancora più profondi di quelli del «se».

Giovanni Maria Flick
Non si capisce se Lor Signori pensano di obbligare i cittadini a pubbliche professioni di Fede, giacché pare evidente che non siamo più davanti a fatti storici che possano essere trattati con gli ordinari mezzi del metodo storico, ma di una Fede che deve essere condivisa ed ubbidita. Avevo con me un registratore, ma non ne posso fare uso e devo affidarmi alla memoria. Di cosa si tratta più precisamente? Di un “convegno”, se è possibile questo termine, incardinato però entro corsi credo di formazione degli avvocati, che poi devono esercitare la professione. Era prevista una registrazione cui sarebbe seguita una attestazione di frequenza che comporterebbe “punteggi” per quanti pensano di essersi istruiti, assistendo all’evento. Saputo del quale io ho chiesto di poter assistere, assicurando che non avevo bisogno di nessuna attestazione. Dico subito che mi aspettavo una maggiore dignità scientifica e sono stato grandemento deluso e scandalizzato per la faziosità a malapena maschera da alcuni relazioni più tecniche delle altro, che avevano forse lo scopo di gettare fumo negli occhi in una operazione politica alquanto sporca e liberticida. I cittadini italiani dovrebbero essere meglio informati di come venga smantellato tutti il sistema dei loro diritti e garanzie in un’Europa che è un’autentico mostro, un regime di tirannia contro il quale è auspicabile che tutti i cittadini di tutti stati insorgano, magari per ritrovarsi di nuovo tutti insieme come popoli sovrani e liberi da burocrati, banchiere e da Lobbies che non esistono, ma che oggi ci privano delle nostre libertà. Con il ministro Mastella, successore di Flick al dicastero della giustizia, si era tentato di far passare la legge voluta dalla comunità ebraica e che nella sola Germania ha prodotto migliaia di carcerati per reati di opinione. Insorsero allora 150 storici e si produsse solo un inasprimento della Legge Mancino – che Flick ritiene prodromica a quella agognata –, ma ora si vuole ottenere il risultato scavalcando lo stesso parlamento con l’applicazione del mitico Trattato di Lisbona.

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Non conoscevo se non di fama S.E. Giovanni Maria Flick, che è stato ministro della giustizia e giudice costituzionale. Nella mia vita di giudici costituzionali ne ho conosciuto qualcuno. Uno di questi era venuto lui a salutarmi e ringraziarmi per la traduzione di un classico della scienza costituzionale, cioè “La Dottrina del diritto” di Carl Schmitt. Ricordo questo particolare, perché è stato lo stesso Flick – se non ricordo male – a presentarsi come costituzionalista, ma direi che la veste principale con la quale ha parlato è stata quella di Presidente Onorario di una Fondazione per la costruzione del Museo della Shoah in Roma. Per chi non lo sapesse la Giunta Alemanno ha destinato 23 milioni di euro per questo progetto forrtemente voluto e patrocinato dalla comunità ebraica. E questo mente i cittadini protestano per la svendita dell”ACEA allo scopo di fare cassa e magari pagare così il Museo. Ma protestano anche per l’aumento del cinquanta per cento, in una botta sola, del biglietto dell’autobus. Ai 23 milioni aggiungerei altri costi prevedibili, se passano le leggi a cui Lor Signori mirano. Prevedo un notevole incremento della popolazione carceraria italiana, dovuto a quanti saranno condannati per un nuovo reato, quello di “negazionismo”, degno del periodo in cui si mandavano le streghe sul rogo. Se ci basa sulla stima, pare per difetto, di 200.000 persone che nella sola Germania dal 1994 ad oggi sono state penalmente perseguite per meri reati di opinione, ci si può immaginare cosa ci aspetta. Anche in questo la Germania veniva additata dai relatori come un modello da seguire.

Non vi è stata proprio una sola parola che mi abbia trovato concorde di quanto ho sentito dire da S.E. Vi sono state alcune parte tecniche dove si parla di leggi e di loro applicazioni, ma il senso generale del suo intervento era tutto ed esclusivamente politico. Si è lanciato anche in excurcus storici, facilmente contestabili da chiunque abbia un minimo di cognizione della materia. Ed ecco allora che il “tecnico” appare tutto in funzione dello scopo politico che si intende perseguire. Il pubblico che avrebbe avuto il limite di 300 iscrizioni (cui sarebbe stato dato l’Attestato per i punteggi) era di qualche decina di persone, la cui appartenenza era facilmente intuibile. Vie erano altre persone che come me erano venute, sentendo minacciata la libertà dei cittadini. Tra le tante cose dette da Flick e che mi facevano rimescolare lo stomaco. è stato quanto tra le tante colpe ha attribuito ai “negazionisti” (termine risuonato almeno un migliaio di volte) è stata quella che si sottrarrebbe al... «dialogo». Ma come? Una persona come Jürgen Graf è dovuta andarsene in esilio in Russia solo per aver osato criticare il capo-storico Raul Hilberg. Sempre nel palazzo di giustizia, qualche anno af, avrebbe dovute esserci un evento al quale non ho partecipato, ma che trattava proprio della situazione tedesca in relazione a quelle stesse leggi di cui lo stesso Flick patrocina l’introduzione, trovando l’espediente tecniche che non inganna chi ha una chiara percezione del diritto e della giustizia. Per come mi raccontarono, ricordo che all’ultimo momento fu negata la sala che prima era stata concessa, costringendo gli organizzatori a trovare subito una sala d’albergo per spostare le persone che erano venute anche dall’estero. E non è la sola cosa inaudita e scandalosa che ho sentito dalla bocca di un uomo che mi appariva grande per fama, ma assai piccolo per ciò che le mie orecchie potevano sentire.

Non giocavo il casa. Ed era evidente l’ispirazione del convegno, l’orientamento dei relatori, la tifoseria della sala, invero piuttosto scarsa. Poiché avevo dovuto chiedere un intervento – non previsto, ma necessario, essendo stato chiamato in causa per un clima di caccia alle streghe che era stato montato nell’ottobre del 2009 – mi chiedevo quale poteva essere, giocando contro una presidenza che non intendeva certamente esaltare la mia libertà di espressione. Il contraddittorio era stato accuratamente cancellato dagli organizzatori dell’evento. Ed avevo trovato la formula incisiva e sintetica. Ma Flick se ne andato prima, come anche altri relatori hanno lasciato la sala appena finita la loro parte ed anche parecchi dello scarso pubblico presente. Quale dunque la formula che sono riuscito, malgrado tutto a pronunciare in un ambiente ostile che suonava e voleva sentire ben altra musica? L’idea era di agganciarmi al mio Schmitt ed ad Hobbers, riprendendo la loro classica formula:

Auctoritas, non Veritas
facit legem

Non sto qui a spiegare cosa significa. La critica che faccio a Frick è di aver rivoltato una formula che è alla base della civiltà giuridica dell’epoca moderna nella seguente:

Auctoritas facit Veritatem

Ho spiegato che trattasi di assoluta barbarie giuridica ai relatori tecnici, che non sembravano in grado do uscire dal loro tecnicismo, che malamente nascondeva le finalità politiche che forse condividevano le finalità politiche degli organizzatori del «Progetto». Anche qui non ho detto tutto e sono già stato per una giornata calda ed afosa. Spero di non spiegare le formule sopra date al Lettori di questo blog e tutte le implicazioni che esse comportano. Le mie viscere hanno poi fortemente vibrato quando mi sono sentito citare da un “filosofa” il povero Spinoza come teorico e sostenitore non della libertà di pensiero, ma della sua limitazione. Ho risentito dalla bocca di una... “filosofa” il ritornello dei sionisti francesi secondo cui un determinata “opinione” non è una mera opinione, condivisibile o meno, stupida o intelligente, ma essa stessa un “crimine” in quanto esprima contenuti che la “filosofa” ritiene di stabilire lei quali debbano e possano essere. Ognuno che abbia fatto un modesto liceo classico e ricorda il dialogare di Socrate con i suoi allievo non può non chiedere ma che razza di filosofa possa essere una Tizia che ignora i rudimenti della libertà della libertà del pensiere e della ricerca della Verità attraverso un dialogare che può esservi in quanto sia libero. Ed ancora penso a Flick che rimprovera ai «negaziionisti» il rfiuto al dialogo, quando li vuol mandare (?) dietro le sbarre. Certo, anche gli Inquisitori ed i Torturatori volevano il “dialogo” con le loro vittime. Sempre in Germania, mi sembra a Wurzburg, esiste un eccellente museo della tortura che è istruttivi visitare. Si può magari consigliare alla Giunta Alemanno di stanziare altre somme. magari 23 milioni, per allestire un Museo della Tortura da edificare anche al costruendo Museo della Shoah, per l’istruzione e la formazione dei nostri giovani, che hanno grande bisogno di questi contenuti.

Ma quale il senso di tanta follia liberticida. Non il rispetto o il ricordo delle vittime, o alla loro «dignità» che con simile iniziative non poteva essere maggiormente infangata. Si può chiedere a Norman G. Finkelstein cosa ne pensa al riguardo. No, delle persone che sono state effettivamente internate nei campi di concentramento non interessa nulla. Le finalità sono politiche. Il nome di Israele è stato così ripetutatamente fatto da far capire anche alle sedie che qualsiasi critica che venga fatta ad Israele è ipso facto un “crimine” da punire fino a 12 di carcere ed alla morte civile, professionale, sociale. I passaggi in tal senso sono stati di una grande grossolanità. Non è mancata tuttavia qualche informazione utile, come sempre si trova nel peggior ciarpame. È stato ad esempio quando una relatrice ha detto che la risoluzione Onu sull’«Olocausto» è stato fatta passare grazie alla sponsorizzzazione degli Stati Uniti, ossia della stessa Israele che con la sua «Israel Lobby» in modo assoluto la politica estera americana. Il libro di Meahrsheimer e Walt fa testo ed è pur sempre un libro assai moderato nel suo contenuto.

Della legge Mancino ho sempre pensato tutto il male possibile, ritenendo assurdo che si possa statuire in materia di “odio” e di «amore». Ma è stato riconosciuto che essa prodromica ad un sistema di leggi collegate il cui vero obiettivo è la repressione non già del mero dissenso politico, ma della non sudditanza al regime israeliano, che il vero committente di queste normative. Non “convegno” non si è fatto nessun mistero di ciò e si è blaterato all’infinito, pensando di mascherare la totale mancanza di dignità scientifica al convegno con qualche miserabile tecnicismo da addetti ai lavori. Nei primi anni della mio professione di ricercatore i nostri studenti dovevano passare l’esamo su un testo che aveva per titolo: «La certezza del diriito». Una certezza che già allora si sapeva non esistere e sempre più minacciata. Possiamo ora dire senza tema di smentita che il diritto non esiste più affatto. E mi chiedo quale preparazione possano conseguire oggi i giovani che si preparano alla professione di avvocato. Certo, a muoversi per i tribunali, a chiedere e vedere carte,  a giocare sui cavilli, a trovare la “grida” giusta, a scegliersi i clienti buoni ed a scartare gli altri, a valutare non i diritti ma la forza ed il potere che sta dietro ad essi, e simili cose. Ma tutto questo non ha nulla a che fare con il diritto ed il popolo italiano, se vuole giustizia, dove trovare un sistema extragiudiziale. Tutto questo oggi mi è parso più attuale che male proprio all’interno del Palazzo di Giustizia, che quando veniva edificato già portava nelle sue fondamenta quella corruzione che non ha mai abbandonato il sistema Italia, giunta forse proprio in questi giorni al suo caapolinea, ma proprio in questi giorni vi è chi pensa di spremerla ancora, di cogliere quella “opportunità”, di cui parla Naomi Klein nel suo libro Shock-Economy. Quando il popolo è in rovina e non ha testa per difendere la sua libertà, ecco che subito esce allo scoperto che approfitta di un momento di guarda abbassata. Qualche anno fa, al tentativo di Mastella di introdurre le stesse leggi di cui si fanno “promotori” gli organizzatori del convegno, gli storici insorsero. Ed ecco la stessa Lobby di allora che ora torna alla carica? Prevarranno? Dovremo fondare logge massoniche per avere spazi di libertà? Io questi pericoli li ho visti nel Palazzo di Giustizia ed ho gridato il mio dissenso. E da qui, per quanto può consentire la Rete – che intendono censurare – lancio l’allarme ai cittadini. I “giuristi”, i “tecnici” vogliono togliere di mezzo le loro residue libertà.

Sentir parlare di “etica ebraica” da una... “filosofa”, dopo aver letto Israel Shahak, o le parti spinoziana sull”«odio», mi fa gridare: povera filosofia! Gli stravolgimenti dei testi, le forzature incredibili, l’incredibile mancanza di tolleranza e liberalità e tanto altro ancora, mi lascia senza fiato. E mi fa pensare al sistema delle carriere universitarie, a come si procede e si fa fortuna. Mi sovviene di Giordano Bruno, la cui sorte dovrebbe far riflettere i veri filosofi,  in un passo che ricordo appena a memoria, dove si compiangevano gli studenti perché iniziato il loro corso di studi sapevano di essere “somari”, ma perdevano questa innocenza, appena venivano laureati! Un filosofo, a mio avviso degno di questo nome, ha lasciato detto poco prima di morire che il “sionismo è una ideologia criminale per essenza”. Un altro che gli era vicino, ha dal canto suo detto da qualche parte che il sistema delle carriere universitarie è corrotto e corruttore. Se ancora ci si poteva illudere che almeno ad un docente universitario venisse lasciato piena libertà nelle sue ricerche e nel suo pensiero, adesso questo eleentare diritto viene negato da una «Ordinaria di filosofia», non da un semplice Ricercatore. Con la crisi che avanza e che spero veda l’uscita dell’Italia non solo dall’europa, ma da una Europa barbarica ed illiberale, forse sarà giunto il momento di ripensare il sistema universitario nel suo reclutamento e nelle sue carriere. Se l’Italia intera, o meglio il suo regime politico, è sempre più agli occhi dei cittadini un sistema corrotto, allora se ne deve ricavare per sillogismo che l’università è al centro del sistema della corruzione. Giordano Bruno: mi chiedo se la “filosofa” non sarebbe andata proprio lei ad accendere il rogo. O di quale sarebbe stata la sorte di Voltaire se affidato alle sue mani!

Un momento strettamente personale è stato quando la Tizia, “filosofa ordinaria”, ha fatto vago accenno ad un collega della sua stessa università, ma di cui non faceva il nome, avendo da altri saputo che poteva incorrere in una querela. Avevo assicurato agli organizzatori dell’evento, che intendevo solo ascoltare e non fare interventi. Ma a questo punto, venendo chiamato in causa, mi sono sentito nel mio pieno diritto di interrompere la relatrice, che forse non sospettava la mia presenza, pregandola di prendere nota del fatto che nel procedimento disciplinare intentatomi a seguito di una campagna stampa diffatmatoria ero stato assolto con formula per inesistenza del fatto e del diritto ed il rettore stesso – convintosi della mia difesa – aveva ritirato ogni richiesta di sanzione, a lui sollecitata, da personaggi che certamente rimarranno stabilmente nella mia Memoria. Ad incominiciare dall’allora Governatore Marrazzo, che parlava di bambini di Auschwitz e che avrebbe voluto guardarmi negli occhi. Non passarono 48 ore che vidi doversi nascondere la faccia davanti ai giornalisti che lo assediavano. Questo però non l’ho alla filosofa, costretto e concitato come ero a parlare a strattoni davanti ad una organizzazione del convegno che non mi lasciava grandi spazi ed un pubblico in buona parte estratto dallo stesso ambiente che da anni lotta per poter mandare in galera i suoi avversari politici. La Filosofa ha dato sembianze di cascare dalle nulla, dicendo di non aver fatto il mio nome ma di riferirsi genericamente ad altri (singolare o plurale), ma di cui pur da me incalzata non ha avuto il coraggio di fare il nome o i nomi: non esistono e lei continuava a voce con le stesse allusione che aveva già fatto per iscritto e che si possono leggere sulla rete. Ero io, ma gli Eletti Signori vogliono procedere indisturbati nella loro campagna per... la «democrazia», giacché la filosofia ha chiuso il suo intervento con questa parola, mai più bistrattata. Io ho però sovraimpresso con la mia voce la parola «libertà».

I Lettori devono immaginare il mio intervento quale poteva essere in un ambiente non solo ostile, ma concepito per non dare voce a chiunque potesse contraddire le gravissime cose che sono state dette. E quindi non ho potuto articolare con piena libertà ciò che potevo dire, ma qualcosa l’ho detta e mi dispiace di non avere la registrazione. Ho così respinto il termine “negazionismo” dicendo che non ha valenza scientifica e trattasi di una costruzione polemica a scopo di diffamazione, delazione ed emarginazione delle persone alle quale viene riferita. Ho richiamato il testo della mia memoria difensiva – che si può leggere qui a fianco – dicendo ho letto alcunu libri “revisionisti” - non negazionisti! – per ricavarne la conclusione che la critica storica è legittima e rientra nel diritto fondamentale dell’uomo, un diritto che gli Illustri Giuristi con penosi stratagemmi paralogistici hanno tentato di conculcare, distinguendo fra la tutela della dignità di persone morte che apparterrebbero ad un “popolo”, ma ignorando allegramente la “dignità” di ogni persona vivente che ha come suo attributo essenziale la sua capacità di pensare ed il suo diritto ad esprimersi. Questo diritto nell’Europa che mi auguro di vedere implodere all’istante verrebbe condizionato al placet di un “popolo” che risiede il Tel Aviv, e che a suo volta nega ogni diritto ad un popolo “che non esiste” e di cui neppure si vuol dire il nome: “palestinese”, sostituito dal termine “arabo”, per ragioni ideologiche che qui ora non stiamo a spiegare.

Ho dichiarato la mia incompetenza in materia di campi di concentramento, ma in qualità di “filosofo del diritto” ho invece rivendicato come mio proprio ambito disciplinare il tema della libertà di pensiero. Qui ho gridato nella fossa dei leoni che se si vuol parlare di vero e di falso ad esso si può giungere solo attraverso il contraddittorio. Ed ho quindi invitato i convegnisti a confrontarsi in dibattito, chiamando quelle persone contro cui si sono scagliate in ogni loro parola. Oltre che non giuridico, è oltremodo incivile parlar male di persone assenti che non possono replicare. Ma questo è costume consolidato di questi signori che pure trovato il modo di parlare di “dignità”, beninteso del tutto a sproposito ed in modo strumentale. Chiaramente, sto qui chiarendo per iscritto quanto ho inteso dire nei miei interventi fuori programma, che forse qualche effetto hanno sortito. Infatti, il presidente del tavolo ha detto di dissociarsi dalla «Filosofa», invitata a rappresentare la Voce della Filosofia, ma per la verità nel clima concitato non ho capito a cosa si riferisse questa dissociazione. Il presidente del tavolo ha quindi invitato la Filosofa alla replica finale a ciò che ero riuscito a dire con la forza dei denti. Sono stato attento, ma non ho percepito nessuna replica ai miei argomenti, che replica che la stessa non voleva neppure fare. La civiltà di questi signori segue sempre sempre lo stesso canovaccio, riscontrato in altre occasioni: loro non parlano con chi.... In realtà, si sottraggono in questo modo ad un confronto che non sono capaci di reggere. Nel mio caso, pur avendo ribadito la mia assoluzione ed estraneità, la Tizia Filosofa ha blaterato di un mio “dubbio” che ho subito corretto con un “non ‘dubbio’, io non so’, intendendo quanto sopra detto, e cioè che io posso farmi una idea della verità o falsità di un qualsiasi tesi solo se vi è libero contraddittorio fra i disputanti, ma in assenza di contraddittorio io non posso sapere nulla e non potendo accettare la “verità” da pittoreschi personaggi che nel convegno stesso hanno detto di occuparsi di... teatro e di aver messo in scena addirittura gli atti del Processo di Norimberga. Incredibile! I teatranti come maestri di scienza e di diritto. Al Palazzo di Giustizia!


Non sembrava di avere a che fare con giuristi o studiosi. Ed il clima non era per nulla quello di un convegno di studi, ma si sentiva il tintinnare delle manette. Incredibile, stupefacente... non trovo la parola... ma diciamo... la sudditanza verso Israele, che detta ordini in Italia. Incredibili le forzature concettuali. Il linguaggio svuotato del senso. Barbarie, barbarie, barbarie: Auctoritas facit legem, sed non veritatem. La legge non può pretendere essa di darci la Verità o di fissare la nostra identità o do comandare la nostra memoria. Questo significa la totale violazione della dignità della persona. E cosa incredibile è che questa violazione viene fatto in nome della dignità di persone scomparse, che dall’altro mondo si verrebbero ad impadronire di tutto il nostro essere. Neppure nei più surrealisti autori di romanzi si è mai giunto a tanto. I paralogismi, i contorsionisti retorici tanti e irritanti, ma il succo, da un incredibile passaggio all’altro era immancabilmente: Israele non si tocca. Per chi la subito la galera. E proprio questo dava il senso di una totale mancanza di sovranità del popolo italiano, nel cui nome in quelle aule del “Palazzaccio” la giustizia viene esercitata e pronunciata.

Se occorre una controprova del carattere non scientifico e propagandistico del presunto “convegno” la si può trovare negli anatemi all’Iran e ad Ahmadinenjad che riproduce in pieno i toni ed i contenuti della propaganda di guerra dello stato di Israele, che dopo aver spinto i paesi “democratici” a fare una guerra disastrosa con milioni di morti in Afghanistan ed Iraq, morti che nulla hanno da invidiare a quelli che  intendono “onorare” e “tutelare”, ora spingono per una guerra ancora più disastrosa contro l’Iran, popolato da 70 milione di anima che in due secoli non hanno mosso guerra a nessuno, e contro la Siria, le cui stragi vengono scoperta come opera di Israele, allo scopo di produrre la sedizione interna. È di questi minuti la presenza di Putin in Israele, dove sembra si sia recato per porre uno stop alle mene di Israele, la cui manina o almeno un ditino era presente al “Palazzaccio”, come da sempre si chiama in Roma il Palazzo di Giustizia. Tanto è stato invocato ed evocato l’«Olocausto» che vi il concretissimo rischio in queste ore che vi sia un «Olocausto Nucleare». Tanta è stata l’ignoranza di una relatrice nel ripetere ossessivamente la parola «Olocausto» che era forte in me la tentazione di interromperla, per renderle noto che questo stesso termine era sommamente molesto e fastidioso ad uno dei capi della comunità ebraica torinese, che era non noto storico, ma di cui qui non faccio il nome. Lascia di stucco che questa operazione bassamente politica si sia svolta al Palazzaccio, dopo in situazione analoga ma di diverso segno è stata negata l’agibilità dei locali. Piango per il popolo italiano, che non meritava questo.
 

(testo provvisorio in elaborazione: segue)

martedì 12 giugno 2012

Teodoro Klitsche de la Grange: recensione a “Il grigiocrate. Mario Monti”

Augusto Grandi, Daniele Lazzeri, Andrea Marcigliano Il Grigiocrate. Mario Monti, Fuorionda (www.fuorionda.it) 2012, pp. 175, € 16,00.

Fino a qualche tempo fa questo libro – il cui sottotitolo, quanto mai significativo, è “Nell’era dei mediocri” – sarebbe stato considerato dalla grande maggioranza dei mezzi d’informazione italiani, un  delitto di lesa maestà, o nella migliore delle ipotesi, un rigurgito della “casalinga di Voghera”. Assai meno ora, quando le critiche al governo “tecnico” sono in crescita sia all’interno che all’estero (dove, a quanto sembra, Monti è stato più gradito).

Il Grigiocrate analizza il percorso del premier, dagli esordi torinesi sino alla guida del governo. Tecnocrate grigio, circondato da personaggi non sempre eccelsi, ma di grande potere e sostenuto dagli organi d’informazione. Un volume che scalfisce il luogo comune dei tecnocrati come “salvatori della Patria”, mettendo a nudo la realtà di un Governo imposto ai cittadini dall’alto, più al servizio di oligarchie internazionali che impegnato nella tutela del Paese.

Il libro, vivace e ben scritto, è pieno di dati e giudizi evidenti, come la considerazione fatta ormai – si pensa – dalla maggioranza degli italiani che per aumentare le tasse sulla casa e la benzina bastava un qualsiasi governo doroteo e non certo l’osannato (dalla stampa) governo di geni (e tali perché tecnici). Pone tuttavia una serie di quesiti, alcuni dei quali giriamo al lettore.

Vittorio Emanuele Orlando (1860-1952)
Primo: il governo Monti ha evidenti sponsor esteri, da cui (e verso cui) manifesta dipendenza. Ma questa è una distinzione quantitativa (rispetto ai governi della Repubblica) più che qualitativa: nel senso che tutti i governi italiani l’hanno avuta, dal 1944 in poi. E che avvertiva Orlando (Vittorio Emanuele) quando alla Costituente tacciava di “cupidigia di servilità” (verso lo straniero) il governo (e la classe politica) di allora. Quello di Monti ne dipende (dall’estero) ancora di più e non lo nasconde anzi, a tratti, lo rivendica e sembra farne merito e motivo d’orgoglio. Ma la causa non ne è forse la recente storia del dopoguerra, la costituzione vigente e una classe politica consapevole di avere avuto il potere dai vincitori del secondo conflitto mondiale? E quindi il prof. Monti è solo l’effetto ultimo ed evidente di una “sovranità limitata”  imposta da (quasi) settant’anni per cui è difficile criticare (solo) l’ultimo arrivato.

Mario Monti (1943- ...)
Secondo: le “trovate” del governo, (tipo aumento delle accise, IMU, ecc. ecc.) rivelano meno fantasia che coraggio. Ma anche qua, siamo proprio sicuri che abbiamo soltanto una classe politica di basso profilo, dedita più alla carriera che al servizio dell’interesse generale? O la menda va rivolta all’intera classe dirigente, cioè a tutti coloro che detengono una “posizione di potere sociale” (pubblica o privata che sia)?

Anni fa era pubblicato un libro di un certo successo che additava come “casta” la classe politica. Che molto di vero ci fosse, è chiaro:  perché di caste in Italia ve ne sono tante. Ovvero tante “oligarchie”, poco (o punto) accessibili e quindi chiuse, autoreferenziali e riproducentesi per cooptazione. Il che, a giudizio di Pareto, tende a limitare la circolazione delle elites e quindi a farle decadere (e con loro la società). Che nell’università italiana non si trovino da decenni i Gentile, i Fermi, i Santi Romano; che nell’industria la razza dei Giovanni Agnelli (senior, s’intende) e dei Valletta, dei Mattei sia rimasta senza eredi (almeno di quel livello) è evidente. E così si potrebbe continuare per il sindacato, le istituzioni finanziarie (pubbliche e private), la letteratura e lo spettacolo. Non mi ricordo che nessuno abbia notato, come, negli ultimi anni, i più prestigiosi premi internazionali conferiti ad italiani erano a due attori comici, il che significa che ciò in cui eccellono gli italiani contemporanei è, secondo l’opinione degli stranieri, la comicità. Non per nulla un altro comico si è candidato, per ora a fare il capo dell’opposizione, subito dopo il Presidente della Repubblica.

Non si può pretendere che da una classe dirigente in declino, Monti traesse altro che quello che ha; piuttosto credere che trovasse qualcosa di meglio è una delle aspettative coltivate da una stampa prona e incensante, il cui contraccolpo il governo sta subendo.

La realtà è che il merito ascritto al “grigiocrate” è proprio quello che, agli occhi di ogni democratico, sincero e smaliziato, è il difetto più evidente: di non essere stato eletto e legittimato (e quindi influenzato) dal popolo; che è pregio agli occhi dei “poteri forti”. Tant’è che, quando Berlusconi era tornato al governo, i mezzi d’informazione  da quelli condizionati (quasi tutti) hanno cominciato a interrogarsi, indagare, demonizzare il “populismo”. In realtà sotto quel termine nascondevano il loro timore per il popolo e un governo da questo plebiscitato. Hanno fatto tesoro di parte del giudizio di Montesquieu che il popolo ha centomila braccia (e potrebbe usarle per prendere a bastonate i governanti); e dimenticato  subito il seguito (del pensiero di Montesquieu) che il popolo ha grande capacità di scelta di coloro cui affida parte della propria autorità.

Ma non è dato vedere come possa esserci una democrazia senza popolo e senza scelte di questo: credere a ciò è come ritenere possibile una teocrazia senza preti, o un’aristocrazia senza nobili. Un bisticcio di parole per occultare la realtà. Ma a lungo andare un governo “tecnico” in uno Stato democratico è debole perché gli manca una parte essenziale del circuito politico (capo-seguito, ovvero comando-obbedienza).

In uno Stato la forza di un governo è data – almeno per metà – dal consenso del popolo, e in uno democratico ancora di più, onde alla fine un governo non legittimato finisce per essere quello che poi è: privo del (principale) elemento di forza, è un governo debole, anche se avesse i pregi ascrittigli dagli organi d’informazione. Proprio quello che vogliono i “poteri forti”.
Teodoro Klitsche de la Grange

giovedì 7 giugno 2012

La lotta dei popoli arabi per affrancarsi da USA e Israele - Parte 2 - Europa e Medio Oriente: destini incrociati


Nella prima parte di questa serie sulla lotta impari che affrontano i popoli arabi per uscire dallo stato di prostrazione a cui sono condannati da quando Israele si è insediata come un corpo alieno nel cuore della civiltà araba, in Palestina, abbiamo raccontato le vicende del Bahrein, sottolineando che gli ostacoli che incontra la popolazione della piccola isola - Perla del Golfo Persico - nella lotta per la sovranità e indipendenza del paese, sono gli stessi che si presentano all'intero mondo arabo che vuole affrancarsi dalla dittatura e dalla morsa occidentale filo-sionista.

Da oltre un anno, la quasi totalità delle popolazioni arabe sta tentando di liberarsi dei propri tiranni, complici di Washington nel proteggere la supremazia di Israele ai danni del popolo palestinese offerto come agnello sacrificale sull'altare della convenienza politica. Fanno eccezione la Siria e il Libano, le cui popolazioni sono dalla parte dei propri governi che, lungi dall'essere collaborazionisti di USrael, stanno resistendo eroicamente alle strategie aggressive dell'impero neo-con sionista e lottano in favore della causa palestinese. Ricordiamo che nel Libano in tempi recenti il movimento di resistenza Hezbollah è riuscito a scalzare il governo filo-sionista, filo-occidentale di Hariri figlio, mentre in Siria il popolo è schierato con il suo leader Bashar al-Assad che tenta di proteggere i cittadini dall'assalto feroce delle forze arabe ostili, alleate con l'impero sionista - come peraltro viene raccontato in alcuni bellissimi articoli pubblicati proprio su questo blog alcuni giorni fa da due testimoni d'eccezione: Paolo Sensini e Joe Fallisi (v. qui, qui e qui).

Ora l'aggressione delle forze alleate con Israele sta provocando la guerra civile in Siria, i cui focolai già sconfinano nell'adiacente Libano, dove ogni giorno gli scontri tra fazioni pro e contro Assad provocano morti e feriti. Ricordiamo che la popolazione libanese è di origine siriana, perché il Libano è un paese creato dalla Francia dopo la prima guerra mondiale ritagliando parti del territorio siriano. Siria, Libano e Iran sono da tempo nel mirino di Israele per portare a termine il progetto "Grande Israele", che non potrà realizzarsi finché questi tre paesi - gli unici finora sopravvissuti all'aggressione sionista nel Medio Oriente - non saranno anche loro destabilizzati per renderli docili al dominio di Israele.

Nel prossimo post di questa serie analizzeremo la situazione dell'Egitto, dove il popolo sta tentando di eleggere un presidente che metta fine al dominio della giunta militare collusa con Washington e Tel Aviv.

Facciamo qui tuttavia una parentesi di riflessione per focalizzare l'attenzione sul fronte occidentale. Perché da una parte i governi occidentali giocano un ruolo fondamentale nell'avanzata del dominio sionista sui popoli, mentre dall'altra le popolazioni occidentali sono per ora latitanti nella lotta per contrastarla.

Eppure i popoli arabi non sono gli unici ad essere oppressi dall'impero neo-con sionista. Ci piacerebbe poter raccontare la "lotta dei popoli europei per affrancarsi da USA e Israele" - ma una tale rivolta non sta ancora accadendo perché i cittadini europei sono da una parte mantenuti all'oscuro di chi sia il loro reale tiranno che "governa i governi" e dall'altra indottrinati dalla propaganda sionista senza neppure conoscere il termine "Sionismo" e "Nuovo Ordine Mondiale". Non sono al corrente, in altre parole, di questa forma di colonialismo ideologico di cui tutti noi in Occidente siamo fatti oggetto per l'appoggio di cui necessita Israele per agire con impunità. Né sono al corrente del controllo che la Israel Lobby esercita sui governi.

Tuttavia un poco alla volta i cittadini europei stanno aprendo gli occhi. Iniziano a rendersi conto che le misure di austerità vengono imposte non per sanare presunti debiti non meglio specificati, ma per estorcere ai contribuenti i fondi per le mire dei poteri forti. Sanno bene che il frutto della rapina non finisce nelle casse dello stato, ma nelle banche centrali e istituzioni finanziarie mondiali. Ma bisogna essere assidui lettori dei "giornalisti della verità" che scrivono in rete, e spettatori dei media alternativi per scoprire che le banche centrali e mondiali usano i fondi per finanziare le guerre volute dai sionisti di Tel Aviv, Londra e Washington per il dominio globale. Guerre e dominio che si articolano in forme diversificate, adattate alle specifiche realtà territoriali. Infatti, la guerra contro le popolazioni europee, ad esempio, evidenzia connotati del tutto diversi rispetto alle aggressioni esplicitamente belliche contro il Medio Oriente e l'Islam in genere. Si tratta di una guerra combattuta sia sul fronte della propaganda filo-israeliana/anti-islamica per rendere credibili le falsità che legittimano le guerre sioniste, sia sul fronte dello sfruttamento economico per finanziare le campagne belliche.

Chi si rivolge alla stampa alternativa per le informazioni, non si sorprende certo che le banche centrali e mondiali, compreso il Fondo Monetario Internazionale, raccolgano i fondi destinati alle guerre volute da Israele, visto che questi istituti finanziari sono tutti sotto il controllo diretto dei Rothschild, la dinastia britannica di finanzieri ebrei più antica, ricca e potente del pianeta. Ne parla in uno straordinario articolo Pete Papaheracles su "American Free Press".

Scrive Pete Papaheracles:

«In soli 3 paesi, ormai, la banca centrale NON è sotto il controllo dei Rothschild. Prima degli attacchi dell'11 settembre 2001 contro le Torri Gemelle di New York erano ancora 7 i paesi con banche centrali indipendenti: Afghanistan, Iraq, Sudan, Libia, Cuba, Corea del Nord e Iran. Già nel 2003, tuttavia, la piovra Rothschild aveva inghiottito Iraq e Afghanistan, e nel 2011 anche Sudan e Libia. Addirittura in Libia una banca dei Rothschild è stata istituita a Bengasi mentre il paese era ancora lacerato dalla guerra (della NATO). [Quindi rimangono Cuba, Iran e Nord Corea, e sappiamo quali manovre sono in atto contro i tre paesi].

«Dopo avere rilevato la Banca d'Inghilterra intorno al 1815, i Rothschild hanno allargato gradualmente il controllo bancario su tutte le nazioni del mondo. Il loro metodo consiste nell'indurre i politici di un determinato paese ad accettare un prestito che quel governo non è in grado di ripagare e lo porta all'indebitamento con la potenza bancaria dei Rothschild (v. Grecia). Se un leader politico si rifiuta di accettare il prestito, spesso viene deposto o ucciso. E se il piano fallisce, in molti casi si decide per l'invasione militare a cui segue l'istituzione di una banca usuraia dei Rothschild.

«I Rothschild inoltre esercitano un potere enorme sulle principali agenzie di stampa nel mondo. La ripetizione seriale della propaganda mirata inganna le masse e le condiziona a prendere per vere le falsità su presunti criminali votati al male (contro Israele e l'Occidente).

«I Rothschild controllano la Banca d'Inghilterra, la Federal Reserve americana, la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e la Banca dei Regolamenti Internazionali.

«Possiedono anche la maggior parte dell'oro del mondo, così come la Borsa dell'Oro di Londra che fissa quotidianamente il prezzo dell'oro.

«Si dice che la famiglia Rothschild possieda più della metà del patrimonio mondiale stimato dal Crédit Suisse intorno ai 231 trilioni di dollari, e controllato da Evelyn Rothschild, l'attuale capo famiglia».


E' altrettanto interessante e illuminante l'articolo di Joel Stein, editorialista ebreo del Los Angeles Times, che nel suo scritto esprime tutto il suo "orgoglio" per il potere ebraico nei settori chiave per il controllo delle nazioni. Riferendosi alla realtà americana, Stein scriveva:


«Non m'importa se gli americani pensano che noi ebrei governiamo i media, Hollywood, Wall Street (il settore finanziario) e il governo. Ciò che importa è che siano gli ebrei a governarli. ... Solo il 22% degli americani pensa che l'industria dei media, cinema e Tv, sia gestita dagli ebrei. Ciò dimostra quanto siano stupidi gli americani. A dire il vero, gli ebrei sono in totale controllo di Hollywood» (e dei media ovviamente).


I cittadini europei ora iniziano a farsi domande sull'identità dei poteri forti che controllano il settore finanziario, il complesso industriale bellico, le multinazionali del petrolio e le altre multinazionali associate oltre che i media nazionali e internazionali - un racket responsabile del disastro economico che osserviamo, con i lavoratori che diventano esuberi obsoleti da mandare al macero sostituiti da bambini schiavizzati nei paesi mantenuti di proposito in povertà mediante l'indebitamento forzato imposto dal Fondo Monetario Internazionale. Un racket così potente e capillare da fare sembrare la "gomorra" italiana il bulletto del cortile di scuola. Un gruppo di potere nato intorno agli ebrei sionisti americani legati a Israele, che negli anni '70 hanno fondato la corrente dei "neo-conservatori", un gruppo elitario i cui esponenti sono oggi sia ebrei che cristiani sionisti, e sono gli uomini economicamente e politicamente più potenti del pianeta, spesso con doppia nazionalità israelo-americana, o israelo-britannica, che corrompono, manipolano, o ricattano i governi, impongono i leader di loro scelta e operano nell'interesse di Israele, e non degli USA o della Gran Bretagna o dei paesi NATO. Per assecondare le proprie ambizioni e garantire l'egemonia di Israele, questi signori hanno trasformato il mondo in un fronte di guerra perpetua, con le armi che ormai sono il commercio più redditizio - anche perché l'acquisto di armamentari bellici viene altrettanto imposto ai governi, come fa notare un ex-funzionario della CIA, Ray McGovern.

Purtroppo, molti dei capi di stato europei e altri leader occidentali sono in completa sintonia con il gruppo di potere sionista, pur non professandosi sionisti personalmente. Alcuni di loro sono ben noti, come l'attuale premier britannico Cameron, l'ex premier Tony Blair, l'ex-presidente francese Sarkozy - ma anche il capo della NATO, il danese Rasmussen. Altri leader, seppure non esponenti dello stesso gruppo ideologico, si devono adeguare alle direttive sioniste - come il neo-eletto presidente Hollande che dopo una campagna elettorale dai toni anti-bellici e anti-austerità, si fa ora promotore dell'intervento militare in Siria, dove attualmente le forze assoldate dall'estremismo sionista sono impegnate a scatenare l'inferno per provocare e giustificare l'intervento della NATO.

Dopo la visita di Putin a Hollande che evidenziava il forte contrasto tra le politiche distensive della Russia verso la Siria e quelle aggressive di Hollande, lo storico e politologo americano Webster Griffin Tarpley commentava in un intervento su Press-Tv: «Come da copione, una volta arrivato al potere il nuovo presidente francese a quanto pare viene richiamato all'ordine per proseguire le politiche estere militariste del suo predecessore Sarkozy». In altre parole: non importa a quale fede politica appartenga un leader europeo eletto, una volta arrivato al potere deve piegarsi ai diktat dei suoi capi che in genere finanziano le campagne elettorali per poi presentare il conto a risultato acquisito. Lo vediamo succedere regolarmente. 

E' altrettanto preoccupante osservare il trend filo-sionista nei paesi scandinavi e in Olanda. Ma anche Canada e Australia si trovano sotto il dominio di governi esplicitamente filo-israeliani, strettamente legati ai sionisti di Washington, Londra e Tel Aviv. Ma l'estremismo filo-israeliano non dissimulato di certi governi ha suscitato una reazione contraria: è proprio in Australia, Canada e Gran Bretagna che possiamo osservare l'attivismo anti-israeliano e pro-palestinese più assiduo e meglio organizzato.

E come si può inquadrare il premier italiano Mario Monti in questo contesto? Basta guardare l'intervista da lui rilasciata due settimane fa alla CNN, nel programma di Fareed Zakaria, per capire da che parte stia esattamente. Fa rabbrividire il gelo del tono e contenuto di quelle frasi che non lasciano speranza alcuna sulla sorte che si vuole infliggere all'Italia. Sono frasi che riecheggiano le dichiarazioni dei leader politici e finanziari nei giorni in cui si decideva di che morte dovesse morire la Grecia, che ora è al collasso, con Atene invasa da 13.000 senzatetto e dai 1.500 tossicodipendenti rilasciati dagli istituti di recupero che li ospitavano, ora chiusi per mancanza di fondi. Purtroppo la visione delle interviste di Zakaria per la CNN sono a pagamento, ma alcuni stralci dell'intervista di Monti sono disponibili su youtube.

Per il resto, non sono i nostri politici locali i PRINCIPALI fruitori del bottino estorto ai contribuenti - loro si limitano a svolgere la funzione di esattori per conto di altri. Hanno il potere limitato di sfruttare i cittadini nelle modalità che meglio credono - anche di assicurarsi il proprio tornaconto, purché alla fine i conti tornino per i loro padroni.

E ora i cittadini europei cominciano a sospettare e mormorare.

Proprio durante un dibattito di qualche giorno fa veniva affrontato l'aspetto del disastro economico europeo, e presto la discussione si indirizzava verso la questione del potere politico e finanziario ebraico, che subito ha infiammato gli animi. Una signora allarmata per alcune accuse molto esplicite, invitava alla cautela e terminava la sua osservazione dicendo: non vogliamo certo tornare a vedere persecuzioni di ebrei con camere a gas e forni crematori.

No certo. Però gli arabi, e i musulmani dell'Asia e dell'Africa - in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Bahrein, Yemen, Egitto, Siria, Libia, Libano, Somalia, Nigeria, Sudan - e soprattutto in Palestina, quelli sì che possono essere perseguitati e ammazzati ogni singolo giorno, a centinaia, a migliaia, a milioni, senza che i benpensanti si indignino. Quelli sì che si possono imprigionare, incatenare, torturare, stuprare, massacrare, bombardare, bruciare vivi con il fosforo bianco come il bambino di Gaza nella foto, avvelenare con il gas tossico che ha sostituito i lacrimogeni e ancora avvelenare con le armi all'uranio che modificano il DNA e causano ai sopravvissuti tumori letali, nascite deformi, aborti di feti che sono mostri - ne sanno qualcosa in Iraq e in Afghanistan e in Libano e in Gaza e altrove in Palestina. Quelli si possono tranquillamente demonizzare e insultare e denigrare con impunità perché siamo indottrinati a considerarli cittadini di seconda classe - spesso inconsapevolmente - e perché non esistono giudici che perseguano penalmente la diffamazione e denigrazione di cittadini musulmani. Ma se qualcuno si azzarda a criticare Israele e i suoi sostenitori e i suoi crimini che gridano vendetta al cielo, l'ipocrita indignazione della Lobby si scatena con velenose accuse di razzismo e anti-semitismo -- un termine improprio che abbiamo già decostruito altrove.

Sono proprio gli ebrei sionisti che ci hanno servito gli arabi sul piatto della calunnia mediatica, fin da quando hanno partorito il loro nefasto progetto per appropriarsi delle terre arabe. Si sono serviti della stampa, del cinema, della fiction, e dei media a diffusione nazionale e mondiale per rappresentare gli arabi come malvagi sanguinari, fanatici estremisti e terroristi con intenzioni bellicose verso l'Occidente. E questa astuzia è servita per legittimare agli occhi delle popolazioni occidentali la persecuzione dell'Islam, mentre nessuno si oppone al terrore che semina il Frankenstein sionista partorito in Terra Santa, noto con il nome di Israele. Così il pubblico si beve le menzogne dei media che precedono ogni "intervento umanitario" nelle terre arabe o islamiche in genere, o le falsità sul presunto terrorismo islamico in Occidente, che hanno giustificato le invasioni dell'Iraq e dell'Afghanistan.

Così ora siamo noi, servendoci "dell'arma di distruzione di massa chiamata NATO" (per citare Lendman), a combattere le guerre che ha voluto Israele contro gli arabi e i paesi islamici dell'Africa, che servono allo stato ebraico per dominare la regione ricca di petrolio e gas naturale, da cui esercitare il controllo sulle politiche mondiali, mentre il regime sionista rimane indisturbato e incontrastato nel brutalizzare e massacrare, giorno dopo giorno, da decenni, i legittimi abitanti della Palestina e nell'umiliare e terrorizzare le popolazioni arabe.

Come fa notare il presidente Ahmadinejad:

«La Palestina è il punto focale del Medio Oriente e il centro delle risorse energetiche mondiali. Rappresenta quindi il centro di gravità per il controllo del pianeta. E' per questo che il potere sionista si è instaurato in Palestina, per dominare e gestire il pianeta, seminando discordia tra le nazioni, esercitando il terrorismo internazionale, e creando una spaccatura tra i governi e i loro popoli».

Ma Israele non aveva la capacità di conquistare militarmente le regioni islamiche. E' questo il motivo per cui la Israel Lobby di Washington e Londra ha messo in atto le strategie necessarie per fare approvare le guerre contro le nazioni islamiche e mettere in moto la gigantesca superpotenza militare congiunta degli Stati Uniti e della NATO.

Molti sono convinti che le guerre degli USA e della NATO in Medio Oriente e nei paesi islamici dell'Africa abbiano lo scopo della predazione del petrolio in favore dei paesi occidentali. Ma non è così.

I sionisti di Washington e Londra non hanno mai agito nell'interesse dell'Occidente, ma solo ed esclusivamente in favore delle proprie ambizioni personali e delle mire geo-politiche di Israele, che non si limitano certo all'accesso agevolato al petrolio.

E' il dominio politico sulla regione che vuole lo stato ebraico, perché il controllo delle risorse energetiche rappresenta lo strumento di potere con cui tenere i governi sotto scacco. 


Non occorre essere un genio per capire che sarebbe molto meno costoso per l'Occidente pagare il petrolio al prezzo di mercato che pagare milioni di soldati e mercenari e contractors per invadere  paesi lontani migliaia di kilometri dovendo trasportare migliaia di mezzi bellici come carri armati e jeep militari, fare la guerra con l'impiego di tecnologie aeree e navali sofisticate, di macchinari superattrezzati e onerosi, e mantenere intere nazioni militarmente occupate per anni se non decenni, installando basi militari a macchia di leopardo, vere e proprie cittadelle fortificate con basi missilistiche da cui partono le micidiali iper-tecnologiche macchine della morte chiamate droni per lanciare missili sui civili indifesi con l'obiettivo di terrorizzarli e mantenerli in soggezione qualora mostrassero segni di ribellione alla possanza del colosso invasore. Sappiamo che alla sola America la guerra in Iraq ha provocato un buco nel bilancio di 3.000 miliardi di dollari: quanto petrolio si può acquistare o estrarre con una tale cifra!?

450 basi militari USA/NATO vengono ora costruite in Afghanistan con i soldi dei contribuenti dei paesi NATO, Italia compresa - mentre è stato appena firmato con il collaborazionista Karzai il patto sacrilego per l'occupazione permanente dell'Afghanistan - anche se il documento ufficiale parla di "soli" ulteriori 10 anni di permanenza NATO per la "missione di pace".

Per l'Occidente non è necessario fare le guerre per l'accesso agevolato alle aree ricche di petrolio nei paesi islamici. Sarebbe sufficiente comportarsi razionalmente e stringere accordi commerciali che beneficiano entrambe le parti - proprio come fanno i cinesi. Come fa notare l'esperto in economia ed ex-funzionario del governo americano Paul Craig Roberts, i cinesi, che sono i maggiori concorrenti dell'Occidente per l'accesso al petrolio in Africa e nel Medio Oriente, hanno trovato una formula ottimale per garantirsi l'accesso al petrolio nei paesi con le riserve più importanti. In cambio della licenza per l'estrazione e l'acquisizione del petrolio a prezzi agevolati, costruiscono infrastrutture: strade e autostrade, pozzi di acqua, tubature per la distribuzione dell'acqua potabile, impianti di irrigazione, reti elettriche, e tutto ciò che occorre alle società per essere funzionali. Sono apprezzati nei paesi in cui operano perché rispettano gli accordi, lavorano bene e con onestà, e consegnano un prodotto finale di qualità. Ma ancora più importante: creano posti di lavoro, creano economia e benessere, e mostrano rispetto per le popolazioni locali. Stringono inoltre accordi di commercio bilaterale con i governi, per l'import-export di merci e risorse di interesse per i rispettivi paesi. Sarebbero dei benefattori i cinesi? Certo che no - semplicemente agiscono secondo le regole di una partnership commerciale che soddisfi entrambe le parti in modo equo. Come racconta Paul Craig Roberts, prima della guerra NATO contro Gheddafi, operavano 30.000 cinesi sul territorio della Libia, mandati in fuga dalle orde mercenarie che preparavano il terreno all'instaurazione di un regime fantoccio che avrebbe tutelato gli interessi sionisti, sul modello di altri regimi della regione.

Lo stesso è avvenuto nel Sudan, ora sotto il dominio diretto di Israele che semina il terrore tra la popolazione mentre le compagnie petrolifere controllate dai sionisti hanno scalzato i cinesi dall'estrazione del petrolio, con gravi ripercussioni sull'economia del paese - anzi dei due paesi manipolati verso la scissione. E come ricordava Papaheracles nel suo articolo citato in alto, la Banca Centrale del Sudan è passata sotto il controllo dei finanzieri ebrei Rothschild. 

Se fosse il petrolio l'obiettivo primario delle campagne belliche della NATO - e non gli interessi dello stato ebraico - vedremmo guerre e terrore soprattutto negli emirati del Golfo e specie in Arabia Saudita, il maggiore produttore di petrolio. Ma quelle sono dittature fantoccio che già prestano il fianco per proteggere la supremazia dello stato ebraico contro la volontà dei popoli arabi, che ora tentano di rivoltarsi. Saddam Hussein non è stato attaccato perché opprimeva il suo popolo, ma perché era nemico dichiarato di Israele e dell'Occidente suo protettore. Perché l'Iraq fa parte dell'area geografica che Israele vuole occupare, secondo il progetto "Grande Israele", ed era sulla lista dei paesi in cui i sionisti di Washington e Londra nel periodo ante-11 Settembre 2001 progettavano di instaurare regimi con la duplice funzione di tutelare l'egemonia di Israele e garantire ai petrolieri sionisti l'accesso prioritario al petrolio.

Erano questi i paesi in cui nel periodo antecedente gli attacchi dell'11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York, i neo-con sionisti progettavano guerre settarie per rovesciare i governi e smembrare le nazioni in piccoli staterelli impotenti "governati" da fantocci collaborazionisti: Libia, Libano, Siria, Sudan, Iraq, Afghanistan, Somalia e soprattutto Iran - mentre nel Pakistan, nei paesi del Maghreb e nella maggioranza dei paesi del Golfo Persico, i governi erano già collusi con USrael - specie in Egitto e Giordania, firmatari dei rispettivi "trattati di pace" con Israele. Tuttavia anche l'Egitto doveva subire la stessa sorte della partizione in piccoli bantustan settari facilmente assimilabili nell'orbita di Israele.

Intanto nel Sudan ci sono riusciti a seminare la discordia settaria. Hanno portato il cristiano sionismo nel Sud Sudan, la cui popolazione ha poi fatto la guerra al Nord Sudan di fede islamica. E ora è avvenuta la scissione politica tra Nord e Sud, che intanto si contendono le zone di frontiera ricche di petrolio e si massacrano ogni singolo giorno, creando un'emergenza profughi, con migliaia di sudanesi in fuga attraverso il terribile deserto subsahariano - mentre anche il Darfur, rimasto al Sudan Nord, sembra prossimo alla secessione. Tutto esattamente secondo il piano in atto per destabilizzare la regione, seminare il caos, mantenere i popoli divisi ideologicamente, scatenare guerre civili e favorire situazioni per l'intervento militare finalizzato alla partizione degli stati.


Viene da chiedersi: è una benedizione o maledizione per i popoli arabi e africani la presenza del petrolio nel sottosuolo dei loro territori? 

In teoria dovrebbe essere una benedizione.

Infatti, come spiega in un recente rapporto  l'autore americano Michel T. Klare, docente di studi per la pace e sicurezza del pianeta, il petrolio del Nord Africa e della regione del Golfo Persico è il più ambìto dalle compagnie petrolifere, per una serie di considerazioni legate all'accessibilità e ai costi modici di estrazione. Il petrolio arabo si estrae dalla terraferma, si trova a quote non troppo profonde dalla superficie e non necessita di impianti costosi per l'estrazione - a differenza delle zone petrolifere sottomarine, come quelle nel Sud America, nel Golfo del Messico o nelle acque dell'Artico, dove l'estrazione è legata ad enormi difficoltà di ordine geologico, presenta gravi rischi per gli addetti alle piattaforme e per l'ambiente, e richiede l'impiego di attrezzature costose e difficili da trasportare e installare. Il petrolio arabo è facile da raffinare (seppure con qualche eccezione, come il petrolio saudita), perché di qualità molto superiore a quello che si estrae ad esempio nel Sud America, nel Canada, in Russia, e in altre zone del pianeta.

Purtroppo però questa enorme ricchezza in termini di risorse minerali rappresenta per i popoli arabi una fonte di grave destabilizzazione politica.


Il petrolio sarebbe una benedizione per le popolazioni del Medio Oriente se non fosse per l'instaurazione del regime sionista di Israele nel bel mezzo delle terre arabe, con l'aiuto delle potenze occidentali.

Infatti, le guerre che i nostri governi occidentali fanno contro l'Islam sono il risultato della straordinaria coincidenza tra:

1) gli interessi dell'Occidente per il controllo del petrolio arabo e 
2) le mire espansioniste e suprematiste di Israele nella regione del Nord Africa e del Medio Oriente.

Una coincidenza sfruttata con opportunistico inganno da parte degli influenti sostenitori del supremazismo di Israele, che operano per mezzo delle Israel Lobby in USA e Gran Bretagna e nell'intero settore occidentale. Questi signori hanno esercitato tutto il proprio potere di influenza per impantanare l'America, l'Australia, il Canada e l'Europa in un vortice di avventurismo bellico di proporzioni mastodontiche ventilando prospettive di facili guadagni da ottenere per mezzo di incursioni blitz in terre che, a loro dire, non avrebbero opposto resistenza.

Per realizzare la megalomane ambizione della "Grande Israele", i neo-con sionisti in controllo del Pentagono, della NATO, delle industrie belliche e dei parlamenti di USA e Gran Bretagna hanno scatenato la superpotenza militare degli USA e della NATO per combattere le guerre egemoniche dello stato ebraico, il cui obiettivo PRIMARIO non è lo sfruttamento delle risorse, ma avere il dominio incontrastato sul Medio Oriente: politico, militare, ideologico - prima ancora che economico.


Ed è questo anche l'unico REALE motivo per cui Israele vuole eliminare l'ostacolo rappresentato dall'Iran, la maggiore potenza economica, industriale, militare e culturale nella regione, che non solo si rifiuta di piegarsi alla volontà dell'Impero, ma si oppone apertamente alle mire dello stato ebraico e sostiene i governi dell'area che resistono all'aggressione di Israele, come la Siria, il Libano e soprattutto la Palestina occupata.

E tanto per sottolineare quanto siano indifferenti i sionisti al benessere delle società occidentali, e all'accesso dell'Occidente alle risorse energetiche, ricordiamo che è la Israel Lobby di Washington che ha imposto agli USA e ai sui alleati dei paesi NATO (Italia inclusa) l'embargo sull'import del petrolio iraniano, con gravi conseguenze per le economie dei paesi europei (come abbiamo raccontato nel nostro "Dossier Iran ...".

Ma queste guerre senza fine, combattute dall'Occidente in favore di Israele, hanno svenato le economie e sono ora la causa del collasso finanziario globale in atto, iniziato in USA per poi espandersi come un cancro maligno sul continente europeo ed oltre, Italia compresa.


E' il grande studioso americano James Petras, autore di "USA: padroni o servi del sionismo? I meccanismi di controllo del potere israeliano sulla politica degli USA" e di altri libri sulle guerre imperialiste e sioniste in Sud America e nel Medio Oriente, a raccontare in un recente documento la spregiudicata, immorale, irresponsabile campagna di aggressione promossa dai neo-con sionisti contro il Medio Oriente in favore di Israele, nel disprezzo più totale degli interessi dei paesi occidentali e delle vite che sarebbero state sacrificate, sia tra i militari sul fronte che tra i popoli dei paesi aggrediti.

Ecco alcuni passaggi significativi dello scritto di James Petras , che ovviamente illustrano le manovre dei sionisti americani, ma vanno lette considerando che lo stesso scenario è in atto sul fronte europeo.

Dice James Petras:


«La "Configurazione del Potere Sionista" è in totale controllo delle politiche mediorientali di entrambi gli schieramenti politici del parlamento USA. ... Sul presidente degli Stati Uniti viene esercitata la pressione che garantisce ai sionisti le posizioni chiave nel Ministero degli Esteri, del Tesoro e della Difesa (Pentagono). Ciò ha consentito ai funzionari sionisti di fare pressione sugli alleati, sugli stati clientelari, sull'ONU e sull'Unione Europea per le guerre contro Iraq, Afghanistan e Libia e per il boicottaggio del legittimo governo di Hamas in Gaza.

«Per mezzo della sua Lobby influente, Israele ha manipolato gli USA (e l'Europa) in un pantano di guerre che è costato ai contribuenti migliaia di miliardi di dollari e ha fatto precipitare l'economia mondiale nella recessione.

«E' con suprema arroganza che gli esponenti e dirigenti della Lobby hanno penetrato il governo degli Stati Uniti d'America AL FINE DI SERVIRE UN GOVERNO STRANIERO. Nessuno di loro si preoccupa di nascondere le proprie affiliazioni con lo stato ebraico. Sono sostenuti da accademici sionisti di fama le cui giustificazioni tendenziose per le guerre hanno spedito migliaia di soldati americani (e dei paesi Nato) verso una morte prematura».

Nel suo scritto James Petras fornisce nomi e cognomi e ruoli individuali dei potenti neo-con sionisti imputati capeggiati da Cheney e Wolfowitz, oltre che degli "accademici di fama" - nomi a noi noti, come il docente di Harvard Alan Dershowitz, come Daniel Pipes, David Horowitz, e Abraham Foxman della famigerata Anti Defamation League, dei quali dice James Petras:

«manipolano legioni di teppisti considerati rispettabili, per esercitare pressione sulle scuole, università e altri ambiti lavorativi per licenziare o censurare chi osa criticare Israele. Mentre dall'altra parte proteggono i propri affiliati ebrei sionisti quando infrangono la legge in favore di un potere straniero, come è successo nel recente caso di Andrew Adler, editore del Atlanta Jewish Times, che era stato scoperto a chiedere al Mossad l'assassinio di Obama provocando l'indignazione popolare in USA, ma senza alcuna conseguenza penale per Adler. ... Con il loro linguaggio infiammatorio hanno ispirato aggressioni fisiche e verbali e boicottaggi accademici contro chi critica Israele. ... I vaneggiamenti razzisti degli ultra-sionisti come David Horowitz e Pamela Geller hanno ispirato le gesta omicide dell'islamofobico filo-sionista Anders Breivik in Norvegia (come Breivik stesso ammette) - [v. postilla # 26 dello scritto di James Petras].

«Questi sionisti potenti, come Fred Kagan, Paul Wolfowitz, Doug Feith, Libby, Abrams e Ross, e i loro luogotenenti meno noti, hanno spinto gli USA (e i paesi NATO) a fare le guerre per conto di Israele in Iraq e Afghanistan, prospettando il miraggio di facili vittorie a basso costo. E' ovvio che queste decisioni disastrose non sono il risultato di intelletti difettosi o carenza di istruzione di alto livello ... Si laureano e insegnano nelle università più prestigiose. Sono gli investitori e speculatori di maggior successo economico. L'indifferenza che hanno evidenziato per le realtà storiche, politiche, sociali, economiche e militari non sono il risultato di una presunta ignoranza, ma della cieca lealtà a Israele di cui hanno abbracciato gli interessi.

«La legge per le sanzioni contro l'Iran, scritta da Dubowitz, ha lo scopo di ridurre 75 milioni di cittadini iraniani alla fame e alla sottomissione per promuovere la supremazia indiscussa di Israele nel Medio Oriente.

«Al fine di giustificare una guerra contro gli avversari regionali di Israele, queste cieche mediocrità hanno distorto la realtà del nazionalismo arabo. E' con estremo razzismo e suprema arroganza tribale che hanno agito per assicurarsi che gli Arabi non avrebbero mai potuto sostenere una resistenza prolungata contro il loro colosso imperiale. 

«Sono fermamente convinti di ciò che la loro religione / ideologia tribale propaga: che sono il popolo eletto – in barba ad ogni considerazione genetica. 

«Ma a causa della loro intoccabilità, questo stato di cose continuerà finché gli USA (e l'Europa) saranno distrutti come società, perché i cittadini sono stati tratti in inganno. 

«Quando un paese come gli Stati Uniti è in declino, non è a causa della concorrenza esterna. E' a causa del marciume interno. Il declino avviene quando una nazione è tradita da leader codardi, che strisciano e si umiliano dinanzi a una minoranza di mediocrità teppiste, votate a uno stato straniero privo di scrupoli e integrità morale».
 

Proprio come succede in Europa.

Purtroppo è difficile per gli europei aprire gli occhi perché soffrono di strabismo pro-israeliano indotto dalla propaganda sionista che alimenta e sfrutta il senso di colpa dell'Europa per l'orrore inflitto agli ebrei ai tempi dei nostri nonni, per l'odio contro gli ebrei che è morto e sepolto da decenni, ma che Israele fa di tutto per risvegliare, mettendo a rischio gli ebrei occidentali - paradossalmente proprio perché le nostre società sono tenute all'oscuro del sionismo e la maggioranza dei cittadini non è in possesso degli elementi per distinguere tra ebrei sionisti ed ebrei non-sionisti.

Sono tanti gli ebrei anti-sionisti, e scrivono interi volumi e migliaia di articoli per denunciare i crimini di Israele, e parlano in trasmissioni radio e Tv sui canali alternativi per mettere in guardia sul pericolo che Israele rappresenta per la pace nel mondo con il suo arsenale atomico - ma vengono sistematicamente ignorati dal circuito principale dei media e presi di mira dagli ebrei sionisti. Perché così ordina la Lobby.

E invece nell'intero mondo arabo le popolazioni sono perfettamente consapevoli della realtà sionista - per questo nelle piazze delle proteste usano lo slogan: Fuori Israele, Fuori gli USA dal nostro paese. Ogni persona che si incontra per strada è in grado di raccontare in frasi semplici quelle verità che da noi, in Occidente, hanno bisogno dello sforzo quotidiano di centinaia di autori e blogger per trapelare con il contagocce nelle coscienze dell'uomo comune a dispetto del fatto che viviamo nell'era dell'informazione istantanea.


E concludiamo questa riflessione sul dominio sionista ricordando alcuni aspetti a quanti si preoccupano unilateralmente dell'incolumità dello stato ebraico e dei suoi sostenitori dimenticando che anche gli stati arabi e islamici nella regione dominata da Israele hanno diritto alla propria sicurezza e incolumità dei cittadini.


E sono verità che i nostri media occidentali tentano di censurare. 

1 - Alcune settimane fa Israele prendeva in consegna dalla Germania il quarto sottomarino atomico della "classe Dolphin", i cui missili con testate nucleari hanno la capacità di colpire entro un raggio di 4.500 Km, e servono come deterrente contro chiunque sia tentato di sottrarre il proprio appoggio a Israele. I primi due sottomarini sono stati un regalo della Germania a Israele. Per i due successivi Israele ha pagato un terzo dei costi. Tra due anni la Germania consegnerà allo stato ebraico il quinto sottomarino nucleare, e un altro ancora due anni dopo. L'autore tedesco Günter Grass ricordava questo aspetto nel suo recente poema, con il monito che la Germania potrebbe di nuovo essere accusata di crimini contro l'umanità per la sua complicità con Israele nel caso in cui lo stato ebraico decidesse di colpire le popolazioni con le testate nucleari in suo possesso. Ora in Germania si è accesa una discussione sulla stampa in seguito ad un servizio pubblicato dalla rivista "Der Spiegel", con l'opposizione che accusa il governo tedesco di grave irresponsabilità, perché ben consapevole di avere costruito per Israele un sottomarino per l'impiego di missili nucleari. Purtroppo il popolo tedesco ha poca voce in capitolo, viste le leggi repressive che mandano in galera chi osa criticare Israele o il potere degli ebrei. Solo i media internazionali alternativi hanno mandato in onda un filmato sui missili con testate nucleari che ora Israele sta installando sul nuovo sottomarino appena arrivato.

2 - E in questi giorni è stata scoperta l'ennesima rete criminale israeliana per il prelievo illegale di organi da cittadini indigenti e indifesi in paesi africani ed europei. In tempi recenti era stata smantellata un'organizzazione analoga, sempre israeliana, negli stati americani di New York e New Jersey, capeggiata da un rabbino che forniva allo stato ebraico organi estratti con l'inganno o con la forza, per la vendita sulla borsa mondiale degli organi da trapianto che produce profitti da capogiro. Ovviamente i destinatari degli organi rimangono all'oscuro sulla provenienza dell'organo "donato", in molti casi estratto a ragazzi palestinesi uccisi dai militari israeliani, come ha rivelato due anni fa il giornalista del quotidiano svedese che ha pubblicato quella particolare inchiesta dopo un'indagine accurata effettuata direttamente sul suolo della Palestina occupata.

Mentre i "politicamente corretti" si preoccupano per gli ebrei abitanti o simpatizzanti di Israele, viene da chiedersi che considerazione abbiano loro per il resto del mondo.

Hanno la coscienza sporca i leader politici e militari dello stato ebraico, come anche i sionisti americani responsabili di tanti massacri tra gli Arabi e le altre popolazioni islamiche in favore della supremazia di Israele nella regione.


Come fa notare Stephen Lendman in un recente articolo, in cui parla dei mandati di arresto appena emessi in Turchia contro i militari israeliani responsabili del massacro sulla Mavi Marmara diretta a Gaza: «uomini come Henry Kissinger, G. W. Bush, Donald Rumsfeld e altri ex-funzionari americani si consultano con il Ministero degli Esteri prima di viaggiare all'estero, per assicurarsi che nel paese di destinazione non li attenda un mandato di arresto. E come fa notare il London Independent, anche gli uomini del governo israeliano e gli ufficiali delle Forze Armate si informano prima di partire perché temono l'arresto per i crimini di guerra che hanno commesso».


Le osservazioni di questa parentesi di riflessione all'interno della serie che racconta le rivolte dei popoli arabi erano necessarie per mettere a fuoco un aspetto fondamentale:

né gli arabi, né i popoli islamici in genere, né tantomeno i palestinesi potranno liberarsi della tirannia che li opprime e sopprime contando ESCLUSIVAMENTE sulle proprie forze;

siamo noi occidentali a doverci impegnare sul fronte di casa nostra contro il giogo sionista CHE PRIVA ANCHE NOI della nostra sovranità e indipendenza, che strozza le nostre economie e soffoca il nostro libero pensiero in favore di un disegno criminale;

siamo noi a dover fare pressione sui nostri governi per revocare il supporto incondizionato su cui conta Israele. 

I destini dell'Europa, dell'America e dell'Islam sono strettamente intrecciati e interdipendenti. Senza l'appoggio dell'Occidente, Israele non ha alcuna possibilità di esercitare il controllo sui popoli che vuole dominare, compresi i popoli europei.