martedì 1 giugno 2010

Verso Gaza 5: Sequestro di persone e comunicazioni interrotte. - Note in margine ad un “contraddittorio” radiofonico fra Nirenstein e Fassino.

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Dall’intervista che segue di Fernando Rossi comprendo perché non ho più potuto comunicare con Joe Fallisi. Gli accordi erano che mi avrebbe fatto giungere informazioni continue e di prima mano tali da poter fare concorrenza ai grandi media. Neppure con il cellulare sono più riuscito a comunicare. Pare li abbiano sottratti a tutti! Comprendo anche le ragioni del comportamento del governo di Cipro: ricatto economico. Non mi occorreva sapere niente di nuovo a proposito del “nostro” ministro degli esteri Frattini. La nostra speranza è riposta nella capacità di risposta da parte del “popolo” italiano. Ho detto: “popolo” italiano. La politica che subiamo da chi dovrebbe rappresentarci è una continua riduzione dal concetto organico di “popolo” a quello disorganico di moltitudine dispersa senza un volto e senza un nome. Ma ciò che hanno fatto assaltando con atti di autentica pirateria un convoglio umanitario, dove si trovavano anche nostri concittadini, dovrebbe far risaltare in tutta la sua nitidezza la classica eterna contrapposizione di “amico” e “nemico”. Chiunque abbia sufficiente informazione potrà apprendere chi è il suo “nemico” e dove egli si trovi e chi è invece il suo “amico”, al quale deve sapersi politicamente unire ed aggregare. Ma ecco di seguito la registrazione dell’intervista di Fernando Rossi, di cui sono lieto di sapere che è vivo e che è scampato al pericolo. Egli sarà certamente non meno utile in Italia, ora, di quanto non lo sarebbe stato se lo avessero lasciato imbarcare.

Non mi piace fare del trionfalismo. Non so se riusciremo a fronteggiare un potere politico che ha chiaramente dimostrato di aver tradito il popolo. Quello che so è che dobbiamo resistere ed alzare sempre più forte la nostra voce affinché il vicino della porta accanto possa sentirsi e rendersi conto di ciò che succede, di come la città sia in fiamme e di quanto sia necessario accorrere per impedirne la distruzione e l’asservimento.

Stavo ascoltando e riascoltando la registrazione dell’intervista a Fernando Rossi, quando ricevo la telefonata di un’amica, la quale mi avvisa di una conversazione radiofonica sui Rai1 (Radio anch’io?) fra due autentici “amici” quali sono Fiamma Nirenstein e Fassino. A mo’ di coro hanno fatto parlare dei radioascoltatori e letto delle email o sms. Cosa ne penso? Mi esprimo con una parola sola: vomitevole! Chiedo scusa per il tono forte, ma è il mio temperamento quello di dire subito quello che penso e senza attenuazioni o diplomatismi. Cerco naturalmente di frenare la mia natura impulsiva, che mi espone facilmente alle provocazioni. La totale mancanza di contraddittorio fra madonna Fiammetta ed il suo vecchio amico Fassino, nonché la selettiva parzialità delle “partecipazioni” esterne, conferma a pieno ciò che Fernando Rossi dichiara nella sua intervista ed in altre occasione: il totale controllo dei media da parte del sionismo.

Ma perché non hanno chiamato Fernando Rossi in contraddittorio? Era sui luoghi, conosceva i fatti, era lui stesso un protagonista, sapeva cosa andava a fare... I due “amici”, l’uno più spinto, l’altro meno spinto, sono come – metaforicamente – i ladri di Pisa, che magari dissentono un poco, e forse pure litigano, ma la notte vanno a rubare insieme. Altra telefonata nel frattempo ricevuta. E riferisco qui quello che ho appena spiegato. Questi signori con questa assurdità della “provocazione”, delle armi inesistenti, dei morti che avrebbero opposto comprensibile resistenza alla loro uccisione, e simili, corrispondono ad un vecchio modello della propaganda israliana e sionista. Vogliono cioè stabilire loro il “piano del discorso” dentro il quale spingere l’interlocutore per poi costringerlo a stare sulla difensiva. È quanto succede ordinariamente con le accuse di “negazionismo”, “antisemitismo”, “terrorismo” e simili. Adesso si inventano che i pacifisti era in realtà un movimento armato in pieno assetto di guerra che andavano a portare... “latte in polvere” agli assediati. Ringrazio l’amica che mi ha segnalato il dibattito radiofonico fra Nirenstein e Fassino, ma non ritengo di dover sprecare altri byte e tempo per farne il commento e la critica. Il termine sintetico più appopriato, anche se non elegante e salottiero, per descriverne il contenuto e dare la misura del contributo di conoscenza apportato è quello già usato di primo impulso: vomitevole! E mi scuso con i miei lettori se non mi riesce di usare un linguaggio più nobile ed elevato. È la materia che nol consente!

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Ricevo da un Lettore la segnalazione di un video You Tube in lingua inglese, la cui traduzione lascia ai buoni conoscitori della lingua inglese. Mi soffermo invece sulle immagini concitate, dove si vedono soldati israeliani in assetto di guerra e dall’altra parte appare qua e là qualche bastoncino.

Dalle sole immagini non è difficile capire chi sia l’aggressore e chi l’aggredito. E non mi si venga a dire che vi è stato il reato di resistenza ad un’autorità legittima, giacché i soldati israeliani in assetto di guerra e con uso delle armi non erano “autorità legittima” in acque inetrnazionali su navi civili che trasportavano... latte in polvere per una popolazione assediata dallo stesso esercito aggressore. Veramente, siamo al colmo dell’impudenza che i media cercano di turlupinarci, come nella sopra menzionata trasmissione radionifica di un aspro, intenso, accanito “contraddittorio” Nirenstein-Fassino. In realtà i media, in mano sionista, stanno già tentando di far assorbire la tremenda caduta di immagine che Israele subisce, tentando una campagna di mistificazione. Chi è esperto di tecnica del discorso e della comunicazione deve stare attento ad ogni minima sfumatura, dove si può celare un inganno che poi genera nuovi inganni in una ragnatela fittissima che ben descrive la situazione generale dell’informazione. Abbiamo detto e ripetiamo una constazione non abbastanza evidente ai più: che l’informazione, l’uso dei media, è parte del guerra in atto, non strumento neutro e terzo. Lo stiamo vedendo anche adesso nel finto contraddittorio Nirenstein-Fassino (prego qualche lettore esperto di mandarmi il link della registrazione radiofonica su RaiUno di questa mattina, se lo trova: così ognuno si potrà da solo rendere conto di quanto sia stata “vomitevole” la trasmissione embedded).

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Gli Embedded hanno bisogno di sempre nuove astuzie mediatiche per far passare la propaganda loro commissionata, a volte a pagamento, altra volta condivisa per comunanza di spirito e per connivenza, ovvero per tutte quelle ragioni per le quali uno sta da una parte e non dall’altra, un tema che qui non vogliamo e non possiamo indagare. Possiamo invece esaminare le tecniche con le quali tentano di ingannarci e di ingannare. Ho notato come da diversi giorni non potendo usare l’accusa di “antisemitismo”, ossia Israele come «l’ebreo collettivo» (così Fiammetta Nirenstein, con quel che conseguoE suo malgrado), oppure la consueta tiritera del “terroristi terroristi terroristi”, hanno adesso coniato un nuovo modulo mediatico: l’attivista “propalestinese”. Quanto per dare un esempio di pochi minuti fa, ecco un brano del Corriere di Sion, alla cui terzietà non siamo così ingenui da credere:
«Mentre il Consiglio di sicurezza Onu chiede «un'inchiesta rapida, imparziale, credibile e trasparente» sull'azione israeliana contro la flottiglia internazionale di attivisti pro palestinesi - blitz che ha provocato la morte di una decina di persone - il ministero della Difesa di Tel Aviv ha dichiarato che sarà impedito l'ingresso a Gaza a qualsiasi nuova nave di aiuti» (Fonte).
Capite? Attivisti “pro palestinesi” come a dire che l’azione umanitaria, il portare latte in polvere, non significa semplicemente portare “latte in polvere”, ma il “latte in polvere” diventa qualcosa di altro: diventa latte in polvere “pro palestinese”. Costoro nella loro consolidata tecnica di porre il mondo intero in stato di accusa trasformano ogni cosa, anche il “latte in povere” in un capo di accusa, in una Colpa collettiva ed eterna dalla quale non si dovrebbe mai finire di difendersi. Con la guardia giurata sotto casa, armata di pistola, ho ragionato di come si possono trasformare in “aggrediti” dei paracadustisti, armati fino ai denti, che scendondo con elicotteri su navi civili in mezzo al mare, in acque internazionali. La guardia giurata che per ragioni professionali ha esperienza di queste cose non ha potuto che ridere amaramente. I morti ammazzati, mediante arma da fuoco di cui disponevano solo i parà, diventano “aggressori”, che hanno avuto il meritato fatto loro, come si legge in altro giornale embedded che più infame difficilmente poteva essere: una vera e propria apologia di reato sulla quale nessuna Commissione di indagine si porrà domande. Il Giornale di Feltri con questo titolo che inneggia all’omicidio, che dico all’assassinio, fa il paio con un “buona guerra, Israele” con il quale un noto personaggio aveva salutato il genocidio di “Piombo Fuso”. Aveva anche pubblicamente insultato i 200.000 manifestanti che in Roma si erano opposti alla barbarie sionista. Ogni discussione con siffatti ideologi è priva di senso. L’unica linea possibile e la separazione e la dissociazione: ogni pretesa di “dialogo” sarebbe frustante e perdente. Per sapere quanto costoro siano “nemici dell’umanità” basta dare un’occhiata al video che segue. Ci vengono a dire che Israele è una “democrazia”, anzi l’«unica» (fortunatamente!) democrazia del Medio Oriente. Ma cosa dobbiamo intendere qui per “democrazia”? Che vanno tutti a votare? Ma anche nelle associazioni mafiose si vota, quando devono assumersi decisioni di interesse generale. In realtà, questo mito della democrazia israeliana si base su presunto aspetti formali e procedurali che poco importano ai recenti morti ammazzati e che soprattutto non ci esimono dalla più ferma e netta condanna di un branco di criminali che ignora ogni principio di umanità e di civile convivenza, convinti come sono che il mondo intero sia una loro proprietà, obbligato a stendersi davanti ai loro piedi.

Al “Giornale” ed alla banda associata può obiettarsi brevememente, che in diritto internazionale in quanto principio di norme volte al conseguimento di relazioni pacifiche all’interno del genere umano non riconosce a nessuno il diritto al genocidio di un popolo, di cui è certamente vittima il popolo palestinese, che lui solo può legittimamente invocare un diritto alla resistenza e all’autodifesa, non certa una banda di predoni venuti dal mare e sul mare ancora usi alla pirateria. Se mai si dovesse riconoscere a chicchessia il diritto al genocidio di un popolo, allora dovremmo riaprire i libri di storia, peraltro di una storia piuttosto dogmatica e timorosa della discussione critica, per rivedere giudizi consolidati. E si dovrebbero anche rivedere processi già celebrati. Certo, i briganti del giorno possono al momento gioire delle loro prepotenza, del colpaccio rimasto impunito, ma la loro impunità dipende dalla pazienza dell’umanità tutta e non solo dalle convenienze contingenti dei caporioni di alcuni paesi.

A Tel Aviv dopo l’attacco alle navi gli israeliani esultano



Fonte secondaria: Dazebao, l’informazione on line, da cui estraggo brano seguente sull’atteggiamento di Hamas, in solidarietà contro gli arrestati. È da ricordare in opposizione alla propaganda israeliala, diramata in Italia, come il governo di Hamas è il risultato delle più legittime e democraticaticamente controllate elezioni che mai vi siano forse state in Medio Oriente. Furono volute da Bush, convinto che ne sarebbe venuto fuori il classico governo “fantoccio”, prono ai voleri degli occupanti. È questa la vera ragione della lotta di Israele contro Hamas. La questione degli armamenti che Hamas ricaverebbe dai fertilizzanti, oggetto di embargo, è solo una miserabile bugia per nascondere il vero obiettivo della politica israeliana: la creazione di un governo fantoccio, corrotto e corruttibile, prono ai suoi voleri. Ma questa è una forma di razzismo. Quando nel 1982 Israele mosse guerra al Libano l’obiettivo principale di quell’immane disastri, degli innumerevoli crimini di guerra già allora perpretrati da Israele, di massacri e genocidi di cui sarebbe lunga la lista, era proprio quello di produrre un governo “fantoccio” che si piegasse ai voleri di Israele. E pare che fosse questo il ruolo che Gemayel avrebbe dovuto accettare, ma perfino lui si rifiutò di fare il “fantoccio” dei suoi alleati israeliani. E fu per questo assassinato. La stessa storia si pensava di ripetere con Hamas, inizialmente appoggiato e sostenuto da Israele in funzione anti-OLP, anti-Arafat, scomparso pure lui in dubbie circostanze. Il “colpo di stato” fu quello che tentò Israele per rovesciare il governo legittimo di Hamas che a differenza di Abu Mazen non è disponibile al ruolo di “fantoccio”. È il caso di osservare, a fronte della diffamazione propagandistica, che se Hamas vinse ai risultati elettorali, svoltisi sotto rigoroso controllo internazionale, era “legittima” anche la sua partecipazione alla competizione elettorale con Al Fatah: è illogico che unilateralmente Usa e Israele dichiarino “organizzazione terroristica” (?!) chiunque non sia loro gradito o non soggiaccia ai loro voleri. Qui difetta la logica e il diritto. L’unica pace che Israele sa concepire in Medio Oriente, con l’appoggio determinante del padrino Usa, è una serie di cosiddetti trattati di pace che sanciscono l’istituzione di regimi “fantoccio”, con i quali Israele intratterrà poi pacifiche relazioni privilegiate. Ma Hamas sventò il “colpo di stato” commissionato da Israele e dagli Usa. Da allora Gaza è sotto blocco, in pratica sotto genocidio. Purtroppo, davanti ad un orrore che si compie sotto i nostri occhi, siamo impotenti. Ma almeno la nostra intelligenza e la nostra coscienza ci consente di non lordare le nostre mani di sangue, dando copertura anche mediatiche ed ideologica a operazioni infami e criminali. Questa la storia come da noi ricostruita. Ognuno poi si faccia la sua storia a suo uso e consumo, ma non ci vengano diabolicamente ad ingannare: non siamo disponibili all’inganno e riteniamo altamente offensivo ogni tentativo in tal senso!
«Hamas respinge gli aiuti umanitari inoltrati da Israele: "Prima liberate gli attivisti" Hamas condiziona alla liberazione immediata delle centinaia di attivisti arrestati ieri in alto mare dalle forze israeliane l'ingresso a Gaza delle quantità di aiuti umanitari che si trovavano a bordo della loro sei navi. Ieri quei generi di soccorso (fra cui cemento, medicinali, equipaggiamenti medici e altro) sono stati scaricati al porto israeliano di Ashdod e oggi sono stati inoltrati da Israele fino al valico di Kerem Shalom, all'estremità meridionale della striscia di Gaza. Ma dalla parte palestinese della frontiera i cancelli sono rimasti chiusi. Hamas non intende consentire il loro ingresso a Gaza fintanto che gli attivisti internazionali saranno detenuti da Israele» (Fonte).
È un gesto di nobiltà e di civiltà che contrasta visibilmente con la barbarie dei manifestanti sionisti di Tel Aviv, città che sorge in buona parte sulle rovine dei villaggi distrutti nel 1948 durante la “pulizia etnica”, durante la Nakba, quando la metà della popolazione palestinese fu espulsa dalla sua patria e 531 villaggi sono stati cancellati dalla carta geografica: questi signori, immigrati clandestini in Palestina, hanno fatto loro esattamente ciò che imputano ad Ahmadinejad di voler fare. La guerra in Iraq che è opera loro è uno dei più crimini del nostro tempo. Vivono di crimini e di guerra: vorrebbe una nuova guerra all’Iran, dopo quella all’Iraq e all’Afghanistan. Sono una minaccia costante per la pace mondiale. È da chiedersi quando e se i popoli riusciranno ad imporsi a loro governanti spesso corrotti, che con le capacità di distruzione oggi possibile rischiano di porre fine all’umanità sulla terra. La cultura dell’«Olocausto» che è tanta parte della formano e dell’ideologia sionista rischia di produrre nel prossimo futuro un Olocausto Nucleare, con per effetto della atomiche che l’Iran non ha ma come conseguenza di quelle che Israele possiede e che sono il classico segreto di Pulcinella.


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Siamo tutti ansiosi di notizie. Mi è giunta notizia di una diretta web per oggi 1° giugno alle 18.30 da parte di Benini e Rossi di “Per il Bene Comune”. È il resoconto di persone presenti che possono parlare in prima persone. Ne do qui di seguito il video.
Watch live streaming video from temporealechannel at livestream.com

Tra le notizie più rilevanti vi è quella di altre navi che malgrado tutto sono partire impavide. Non meno importante è la notizia dell’apertura del valico egiziano. Mi chiedo a questo punto se le navi non potranno sbarcare direttamente in Egitto. Altri video di documentazione e di aggiornamento sono reperibili a questo link del sito “Per il Bene Comune”.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma il titolo del Giornale non è "apologia di reato" ? Che la nave fosse su acque internazionali è stato ammesso da Israele stesso, quindi l'aggressione e uccisione dei 20 attivisti è un crimine senza se e senza ma, non ci sono "distinguo" da fare, non ci sono possibili "argomenti da portare in difesa" per quello che ha fatto Israele. I soldati sionisti non potevano proprio salire su quella nave perchè su acque internazionali, e tantomeno sparare sugli attivisti. Quindi rifaccio la domanda: ci sono gli estremi per dire che il Giornale sta facendo "apologia di reato" ?

Antonio Caracciolo ha detto...

Beh! Non voglio dare una consulenza giuridica. Sono però certo che se qualcun altro avesse pubblicato con la stessa evidenza qualcosa di lontanamente pregiudizievole per qualche comunità ebraica o per qualche personalità ebraica si sarebbe scatenato il finimondo: dichiarazioni a non finire!
Non vogliono forse chiudere migliaia di blogs per cose minime e opinabili? Abbiamo dimenticato la vicenda della “Lista nera” alla Sapienza? Si trattava di nient’altro che dell’elenco pubblico tuttora disponibile in rete di docenti, che si erano schierati “contro” i docenti britannici colpevoli di voler boicottare le università israeliane. Se non volevano rendere pubblici i loro nomi perché mai hanno firmato un Appello? Ciò che per gli uni può essere un titolo di merito, firmando un Appello, per altri può invece costituire un titolo di demerito. Ed in questo secondo caso perché lamentarsene e gridare alla discriminazione antisemita? In questo paese alcuni sono più uguali degli altri ed hanno maggiori diritti, maggiore protezione, a veri e propri privilegi. Esiste una zona grigia fra la politica e il diritto. Il nostro paese non brilla per civiltà giuridica, pur pretendendo di essere la patria del diritto. Mi dispiace, se non ho risposto in modo esauriente alla sua domanda. Posso aggiungere: in questo paese il diritto si applica ai e si interpreta con gli amici. La legge Mancino, assurda nella sua pretesa di voler punire l’«odio», andrebbe a maggior ragione applicata contro quelli che la invocano, nessuno più di loro essendo animato da odio autentico. Ma ciò non avviene...