sabato 12 febbraio 2011

Corrispondenza da una Lettrice: 1. La Rivolta dell’Egitto: Retroscena - Ovvero, Quello che i Media Non Raccontano

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Corrispondenza: Successiva

Non è una finzione retorica, ma una situazione del tutto reale. “Civium Libertas” ha la fortuna di avere una Lettrice poliglotta che si muove abitualmente ed assai agevolmente sui siti web in lingua straniera. Attinge spesso di prima mano notizie che più tardi o mai giungono sul web italiano, per non parlare della carta stampata o delle televisioni. Proprio ieri sera il solito Pagliara faceva la solita propaganda, che neppure vale qui la pena di riprendere e confutare. Ho perciò dato licenza alla nostra Lettrice di disporre del blog “Civium Libertas”, inviando senza eccessive formalità stilistiche tutto ciò che trova interessante o utile da segnalare al web italiano.

Purtroppo, esistono confini linguistici che sono più solidi ed escludenti dei confini amministrativi, politici e militare stabiliti dagli stati e dal diritto internazionale. La Lettrice, di cui per ragioni concordare non sarà rivelato il nome, ha già collaborato in passato al nostro Blog con notizie che sono state poi riprese da altri blogs ed aggregatori. Riprende adesso la collaborazione, in modo più organico, costruendo un’apposita homepage dove i Lettori potranno trovare raccolte le “Nostre Corrispondenze”, da parte della comunità dei Lettori che in questo modo si trasformano in Collaboratori.

Al momento scrivo poco su “Civium Libertas” per la semplice ragione che sono impegnato ad aggiornare e sviluppare il mio blog di Geopolitica ed in particolare l’impegnativa ricerca su «La questione sionista e il Vicino Oriente», che partendo dal 1921 (in avanti e a ritroso) intende far vedere come la Questione fosse già perfettamente definiti, nei suoi termini ancora attuali, molto prima che fascismo e nazismo venissero in essere. Anzi, la Questione era allora ancora più chiara di quanto non appaia adesso, inquinata come è, da una massiccia propaganda e da un asservimento sistematico dei media e di buona parte di politici e governanti. Mubarak – finalmente uscito di scena – era l’uomo che Israele aveva imposto ad un popolo di 80 milioni di abitanti: un vero e proprio servo dello straniero, un vero e proprio traditore del suo popolo. E ce ne sono ancora tanti! E tanti ne abbiamo in caso: ognuno lo sa ma nessuno lo dice o lo può dire.

Avvertenza finale e consueta: non riteniamo di dover sacrificare a ragioni di forma linguistica e di stile l’immediatezza dell’informazione e dell’espressione. Correggeremo in un secondo tempo tutto quello che ci parrà di dover correggere, rettificare, integrare, migliorare. Il testo che segue della nostra Lettrice è già vecchio di alcuni giorni per il semplice fatto che non ho trovato prima il tempo di leggere la mia posta: ed è dunque precedente la notizia delle dimissioni di Mubarak, che adesso cambia in quadro generale della situazione.

Antonio Caracciolo


***

La Rivolta dell'Egitto: Retroscena -
Ovvero, Quello che i Media Non Raccontano


Parte 1. Breve analisi della situazione attuale.

L’intento di questo scritto non è fornire una cronologia degli eventi che si succedono in questi giorni nel Medio Oriente e nei paesi arabi, ma di spiegare in parole semplici all’uomo comune, non pienamente informato, quali siano le cause storiche e attuali alla base dei tumulti nelle piazze arabe. All'interno di questo contesto, di particolare interesse è la vicenda egiziana, in quanto rappresenta l’elemento chiave, il fattore determinante per un eventuale successo della rivoluzione araba, che mira a spezzare le catene della schiavitù dai regimi arabi corrotti e dal dominio delle forze egemoniche coloniali.
- Sugli Accordi di Camp David e il Trattato di Pace tra Egitto e Israele

Nel marzo del 1979 venne firmato il Trattato di Pace tra Egitto e Israele, come conseguenza degli Accordi di Camp David del settembre 1978, siglati dal Pres. Egiziano Anwar El Sadat e dal primo ministro israeliano Menachem Begin, già a capo della famigerata Irgun, l'organizzazione di stampo terrorista creata dagli ebrei sionisti in Palestina prima del secondo conflitto mondiale. L’Accordo di Pace, firmato alla presenza del presidente americano Jimmy Carter, valse a Sadat e Begin il Premio Nobel per la Pace.

Camp David Accords: Menachem Begin, Jimmy Carter, Anwar El Sadat

I termini del Trattato tra Egitto e Israele (eufemisticamente chiamato Trattato di Pace) erano formulati in modo tale da lasciare molto spazio ad Israele per le modalità e i tempi nell’applicazione delle condizioni. Per la formulazione e la legittimità dei termini del trattato non vennero consultati i capi di stato degli altri paesi della Lega Araba, né tantomeno vennero interpellati i Leader Palestinesi, nonostante la Questione Palestinese fosse il vero soggetto del Trattato.

Gli Accordi di Camp David risultarono anche nella disintegrazione di un fronte arabo unito nell’opporsi ad Israele. Molte nazioni arabe biasimarono l’Egitto - il paese arabo di maggiore peso economico e politico nella regione - per non avere esercitato sufficiente pressione affinché Israele prendesse decisioni in merito alla questione palestinese in termini che fossero accettabili per i palestinesi. Per questo motivo - e a causa della formulazione vaga con cui la Risoluzione ONU 242 sanciva gli obblighi di Israele in merito ai territori da restituire ai palestinesi - la questione palestinese divenne allora - ed è tutt'oggi - il punto focale del conflitto arabo-israeliano che si scatenò immediatamente dopo la firma del Trattato.

L’Accordo rappresentava l’inizio di un lungo calvario per il popolo egiziano, un calvario morale, economico, sociale: in effetti consegnava la sovranità del popolo egiziano nelle mani di USA e Israele, con la complicità dei "colonnelli" dell'esercito egiziano. L'Egitto inoltre diventava a tutti gli effetti il "cane da guardia" di Israele, costringendo i cittadini egiziani a fungere da carcerieri dei loro fratelli palestinesi.

Fu come se una pietra tombale venisse calata sulla Causa per la Liberazione della Palestina.

È importante notare, tuttavia, che negli anni a seguire altri stati arabi concordarono la pace con Israele. Analogamente al governo egiziano, i leader arabi si rendevano conto che accettare un’alleanza con Israele era una condizione necessaria per non attirarsi le ire degli Sati Uniti e delle altre maggiori potenze occidentali. Ma sapevano anche, che tale tregua comportava enormi benefici per la classe dirigente araba, motivata principalmente da miraggi economici.

Va sottolineato quindi, che i colpevoli morali del perenne conflitto in Medio Oriente sono i nostri governi occidentali alleati con gli Stati Uniti nel permettere ad Israele la totale impunità, nonostante Israele abbia da sempre agito in contravvenzione alle leggi internazionali e non abbia mai rispettato nessuna delle decine di Risoluzioni ONU sancite in merito all’occupazione illegale della Palestina.

Siamo noi, con l’asservimento alla superpotenza americana, che abbiamo messo l'Egitto e altri paesi arabi in condizione di doversi piegare al diktat israelo-americano.

* * *

Mentre scorrono in Tv le immagini suggestive che ci arrivano dalla Piazza della Liberazione del Cairo (Tahrir Square), tutti facciamo il tifo affinché quella che per ora è da considerarsi una rivolta, si trasformi a tutti gli effetti in una Rivoluzione Egiziana. Ma pochi sanno contro quali poteri si stiano rivoltando in realtà gli egiziani e l’intera popolazione araba. E pochi sanno che la lotta contro tali poteri ci riguarda tutti da vicino, non solo in Europa e nell’occidente, ma nel mondo intero.

Leggendo il titolo di questo scritto viene da chiedere: su cosa i media non vogliono informarci? E perché?

Perché, ad esempio, i media, quelli occidentali, non ci raccontano per quale motivo la rivolta di Tunisi si è risolta in poco tempo (se anche non definitivamente), mentre quella egiziana sembra doversi protrarre nel tempo con scenari che cambiano di giorno in giorno?

Perché, ora che Mubarak si è dimesso, la lotta nella Piazza della Liberazione in Cairo continua più animata che mai? Cosa chiedono i cittadini egiziani?

Nel caso di Tunisi, quando si profilava un eventuale successo della rivolta, le potenze occidentali non hanno poi insistito più del dovuto nell’appoggiare il loro governo fantoccio in quel paese, ritenendo evidentemente Ben Ali una pedina sacrificabile, la cui dipartita non avrebbe seriamente compromesso gli equilibri e interessi politici occidentali nei paesi arabi.

Ma l’Egitto è altra cosa.

L’attuale governo - da sempre gestito dai “colonnelli” - sembra non volersi rassegnare. Mubarak si è dimesso ma non facciamoci ingannare: all’inizio della rivolta, messo sotto pressione dalle proteste delle piazze e dai capi di stato maggiore che temevano di perdere poteri e privilegi, Mubarak ha rinnovato il Consiglio dei Ministri e ha nominato come Vice Presidente il famigerato Generale Omar Suleiman, l’uomo che da 15 anni è a capo dei terribili Servizi Segreti egiziani, l’uomo che ha fornito agli israeliani l’Intelligence (i dati sensibili) per l’attacco a Gaza, l’uomo che da anni gestisce il sistema di tortura di cui si serve la CIA per i casi di Rendition (consegna di individui illegalmente prelevati dalla CIA in varie parti del mondo e consegnati ai servizi segreti di governi consenzienti come l’Egitto per essere “interrogati” sotto tortura), l’uomo che da anni è in realtà il vero capo di stato e gestisce i rapporti con l’estero, l'uomo che viene chiamato “il servo di Israele” e collabora attivamente con il Mossad (i servizi segreti israeliani), l’uomo che sta facendo costruire la barriera di acciaio sotto la frontiera tra Egitto e Gaza, per impedire che gli abitanti di Gaza si possano servire dei tunnel sotterranei per rifornirsi in Egitto di qualche provvista, l’uomo a capo del feroce sistema repressivo e della terribile polizia segreta che ha incarcerato e torturato chiunque osasse alzare la voce contro il regime.

Suleiman rappresenta la continuazione del “sistema” messo in atto da Mubarak. È vero che anche Suleiman negli ultimi giorni si è dovuto dimettere dalla scena ufficiale, mentre le consegne sono state passate all’esercito. Ma è anche vero che il feroce Suleiman continua ad essere il vero “capo ombra” che agisce dietro le quinte, mentre alcuni dei “Colonnelli” egiziani sono attualmente a Washington, o meglio al Pentagono, per conferire con la Difesa americana su come mantenere in Egitto lo “status quo”, in altre parole, per mantenere attivi gli accordi di Camp David, in modo che USA e Israele conservino il controllo sull'Egitto e sulla regione con i Colonnelli egiziani saldamente al comando del paese.

Ma sul ruolo e potere reale dell'esercito egiziano rimando ad altra parte in questo scritto.

Mubarak è da molto tempo una mera figura simbolica, una pedina profumatamente pagata per fare la propria parte nel mantenere la cosiddetta “stabilità” Israele/Medio Oriente, a scapito dell'Egitto e del suo popolo. Proprio in questi giorni ci è stata rivelata l’entità della ricchezze accumulate da Mubarak - circa 70 miliardi di dollari -, che fa di lui l’uomo più ricco del mondo, un primato che ufficialmente apparteneva all’imprenditore messicano Carlos Slim - 55 miliardi di dollari - che secondo il magazine Forbes aveva recentemente superato Bill Gates in fortune personali.

Finché Suleiman e i suoi colonnelli rimarranno in controllo, le forze imperialiste egemoniche che reggono i fili del Medio Oriente e tengono il mondo sotto scacco si sentiranno rassicurate perché quel sistema di governo garantisce la continuazione dello stato di cose efferato che ha reso perenne il cosiddetto “Conflitto del Medio Oriente”, e che impedisce ai popoli arabi - e in particolare ai palestinesi - di riappropriarsi della sovranità dei propri paesi.

I media occidentali non ci raccontano quali siano gli interessi, e da parte di chi, a mantenere attivo il conflitto del medio oriente e a mantenere in vita l’attuale regime autoritario in Egitto.

Tutti siamo più o meno convinti che i media non ci raccontino tutto ‘“perché sono asserviti al potere”. Ma di quale “potere” stiamo parlando in questo caso? Gli interessi di chi sono serviti e tutelati nel tenere all'oscuro il pubblico occidentale, e in particolare quello americano - in merito ai retroscena internazionali riguardo all’Egitto? La risposta a questi interrogativi è la chiave per comprendere gli eventi a cui assistiamo in Egitto e altrove nel mondo arabo. Non è possibile, tuttavia, spiegare in poche righe e in un'unica soluzione, ciò che per decenni - anzi per un secolo intero - è stato nascosto al grande pubblico nel mondo occidentale.

È curioso notare che, nelle strade arabe invece, anche l'uomo comune è perfettamente al corrente dell'entità contro la quale deve combattere. Come in ogni rivoluzione, anche in Egitto la gente chiede che ci siano migliori condizioni di vita e che cessi la corruzione di chi governa. Ma nel caso dell'Egitto la “corruzione” assume proporzioni mostruose, dato che coinvolge la totalità delle maggiori potenze occidentali e arabe.

Ciò che in occidente non viene raccontato è che, se la Rivoluzione Egiziana avverrà nelle modalità che il popolo egiziano richiede, ciò comporterà lo scacco al “Re Nero” sullo scacchiere politico internazionale. Comporterà un vero e proprio sconvolgimento degli equilibri e delle forze in campo non solo nel medio oriente, ma ovunque nel mondo.

A guadagnarci saranno molti popoli oppressi, sia in Asia minore che nel continente africano.

A perdere saranno quei poteri che impediscono la la giustizia sociale e la convivenza civile ed equalitaria dei popoli nel mondo.

Per meglio spiegare chi sono i poteri che controllano i media e contro cui combattono gli egiziani e altre popolazioni arabe, bisogna mettere a confronto tra loro alcuni aspetti:
  • gli slogan che gli egiziani gridano ad alta voce in piazza della liberazione
  • le reazioni ufficiali delle maggiori potenze occidentali ed arabe ed in particolare di Israele
  • il tono e contenuto di quello che raccontano i nostri giornalisti
Gli slogan delle piazze egiziane.

Forse lo slogan che al meglio esemplifica la natura delle proteste degli egiziani è quello che ho visto durante una delle lunghe dirette non-stop su PressTv. Alcuni manifestanti in Piazza Tahrir, in Cairo, avevano un cartello che diceva:

MUBARAK = BARACK = BARAK

(Presidente Egiziano = Presidente Americano = Ehud Barak, attuale Ministro della Difesa Israeliano, famoso per il recente massacro della popolazione rinchiusa nel campo di concentramento di Gaza - il motivo per cui Barak non può più fare visita in molte parti dell’Europa, visto il tentativo di arresto al suo arrivo a Londra poco dopo il massacro di Gaza).

E un altro slogan spesso sentito e visto sui manifesti diceva:

Mubarak, Te Ne Devi Andare, Se Non Lo Capisci in Arabo Te Lo Diciamo in Isareliano

(davvero bello: lo slogan non dice "ebraico", ma "israeliano")

Ciò che le piazze egiziane intendono dire è che il loro governo si piega al diktat americano e israeliano - anche se, strano a dirsi, non è il Presidente degli Stati Uniti il Re Nero da sconfiggere, essendo egli stesso ostaggio del Pentagono e della potente Lobby sionista pro-Israele attiva tanto in America che in Europa

Paul Craig Roberts, autore del libro "La Tirannia delle Buone Intenzioni", qualche tempo fa ha scritto un articolo davvero illuminante per chi non ha ben chiaro quali siano le forze che hanno in mano i fili del mondo. L'articolo è intitolato "Il Fantoccio Obama - L'uomo Meno Potente del Mondo" http://www.counterpunch.org/roberts12022009.html, e spiega come Obama (o meglio, ogni Presidente USA), è "essenzialmente irrilevante", dato che si deve piegare alle direttive delle Lobby più potenti, in particolare quella dell'industria militare bellica, e la Lobby sionista pro-Israele. Ho tradotto l'articolo in italiano e parte del testo comparirà nel seguito di questa serie sui retroscena della Rivolta Araba.

Le reazioni ufficiali delle maggiori potenze occidentali ed arabe ed in particolare di Israele.

Quando sono iniziate le manifestazioni in Piazza Tahrir nel Cairo, uno dopo l'altro i leader occidentali si sono affrettati a fare dichiarazioni pubbliche in cui si appellavano ai rivoltosi egiziani invocando il "rispetto dei trattati internazionali" per "garantire la stabilità nella regione", senza alcuna considerazione per ciò che davvero vogliono o non vogliono i cittadini egiziani.

Fin dall’inizio della rivolta, Israele e i suoi alleati tra i regimi arabi corrotti hanno fatto enorme pressione sulla Casa Bianca per intervenire in modo “concreto” affinché il governo egiziano non crollasse. Nei media alternativi internazionali, come PressTv e Al Jazeera International, le dichiarazioni di Israele venivano riportate forti e chiare: «La Casa Bianca e le potenze occidentali NON devono spingere per il collasso del governo Mubarak. Se si vuole garantire la stabilità dell’assetto regionale e mondiale, il sostegno al governo Mubarak deve essere inequivocabile».

- Un vero e proprio ricatto pervaso di sottile minaccia. Israele e i regimi arabi sono in fermento.

... continua ...

Nel prossimo post (Parte 2):

- Il tono e contenuto di quello che raccontano i nostri giornalisti

Ero tentata, in un primo momento di fare un breve resoconto di quello che raccontano i media convenzionali a cui tutti possiamo accedere facilmente perché ci vengono proposti nelle nostre Tv e piattaforme satellitari: RAI NEWS, CNN, BBC, FOX NEWS (il canale di news più visto in USA, in mano alla corrente della destra estrema dei neo-conservatori, da sempre schierata con Bush & company), e altri canali che ora non elenco anche per non fare pubblicità a canali che non la meritano. Guardo i programmi politici di questi canali per vedere quali dis-informazioni vengono servite al pubblico, specie quello americano. ...
Invece ho deciso di citare un passaggio dell'analisi dell'inviato di Rai News in Medio Oriente, ...

- “Stabilità? Quale Stabilità? Di Stabilità sono Pieni anche i Cimiteri”

Ma di che natura sia questa "stabilità" che le maggiori potenze invocano freneticamente, nei media non viene raccontato. ...

- Il Presidente Americano - L’uomo Meno Potente del Mondo

La Israel Lobby non ci ha messo molto a mettere in riga il Presidente Obama in merito al suo divieto per la costruzione di nuovi insediamenti sui territori palestinesi occupati. Obama ha scoperto che un semplice presidente americano è impotente di fronte alla Israel Lobby e che agli Stati Uniti semplicemente non è concessa una linea politica separata da quella di Israele.
… E c'è la Lobby Militare/Sicurezza che ha per ordine del giorno fare le guerre e trasformare l’America in uno Stato di Polizia, e non sarà certo un mero presidente americano a fermarli. ...

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