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«Non mi faccio illusioni: ci vorrà ben più di questo libro per ribaltare una realtà che demonizza un popolo colonizzato, espulso, occupato, e glorifica invece quello stesso popolo che l’ha colonizzato» (ivi, 220). I Lettori di “Civium Libertas” sono invitati a collaborare alla redazione di un Memoriale per ogni singolo villaggio distrutto durante la pulizia etnica del 1948 e negli anni successivi fino al nostro presente.
La sorte degli oltre 700.000 palestinesi espulsi dai loro villaggi e dalle loro case è comune, ma a suo modo ogni singola espulsione – senza diritto al ritorno – è unica. Di tutto è stato fatto dagli occupanti sionisti per cancellare il ricordo delle loro malefatte: dalla denigrazione delle vittime alla cancellazione delle loro tracce, fino a proibirne con legge ed accorgimenti vari ogni rievocazione della memoria offesa.
Links:
1. All That Remains: The Palestinian Villages Occupied and Depopulated by Israel in 1948.
2. Institut for Palestine Studies. The most reliable sorce of information and analysis on Palestinian affair and the Arab-Israeli conflict.
1. Espulsione e distruzione delle case. – Ecco come Pappe accenna appena alla distruzione del piccolo villaggio di Wadi Ara, al quale toccò una sorte non dissimile da quella degli altri villaggi. Per capire le dimensioni di una comunità si consideri che oggi il comune di Mongiana, in Calabria, conta meno di 1000 abitanti e moltissimi comuni in Italia hanno e conservano una loro identità, alla quale sono fieramente attaccati, con sole poche centinaia di abitanti.
La sorte degli oltre 700.000 palestinesi espulsi dai loro villaggi e dalle loro case è comune, ma a suo modo ogni singola espulsione – senza diritto al ritorno – è unica. Di tutto è stato fatto dagli occupanti sionisti per cancellare il ricordo delle loro malefatte: dalla denigrazione delle vittime alla cancellazione delle loro tracce, fino a proibirne con legge ed accorgimenti vari ogni rievocazione della memoria offesa.
Links:
1. All That Remains: The Palestinian Villages Occupied and Depopulated by Israel in 1948.
2. Institut for Palestine Studies. The most reliable sorce of information and analysis on Palestinian affair and the Arab-Israeli conflict.
Ciò che rimane
1. Espulsione e distruzione delle case. – Ecco come Pappe accenna appena alla distruzione del piccolo villaggio di Wadi Ara, al quale toccò una sorte non dissimile da quella degli altri villaggi. Per capire le dimensioni di una comunità si consideri che oggi il comune di Mongiana, in Calabria, conta meno di 1000 abitanti e moltissimi comuni in Italia hanno e conservano una loro identità, alla quale sono fieramente attaccati, con sole poche centinaia di abitanti.
L’attacco di Al-Qawqji al kibbutz Mishmar Ha-Emek del 4 aprile fu la risposta diretta all’espulsione di massa da parte degli ebrei che era cominciata intorno al 15 marzo. I primi villaggi ad andarsene quel giorno stesso furono Ghubayya al-Tahta e Ghubayya al-Fawka, con più di 1000 abitanti ciascuno. Più tardi, quello stesso giorno, toccò al villaggio più piccolo di Khirbat al-Ras. Anche qui l’occupazione era accompagnata dalle caratteristiche ormai familiari della pulizia etnica: l’espulsione degli abitanti e la distruzione delle loro case. Dopo l’incidente di Mishmar Ha-Emek fu la volta di villaggi ancora più grandi: Abu Shusha, Kafrayn, Abu Zurayk, Mansi e Naghnaghiyya (pronunciato Narnariya): le strade a est di Jenin presto si riempirono di migliaia di palestinesi che i soldati ebrei avevano espulso e buttato sulla strada, non lontano dai luoghi dove il bastione del socialismo sionista aveva i suoi kibbutz. Il villaggio più piccolo, Wadi Ara, di 250 abitanti, fu l’ultimo a essere cancellato, in aprile48.Al-Qawqji era un resistente arabo che aveva fatto il possibile per limitare la conquista ebraica, sferrando qualche attacco che provocò vittime, cui fece seguito l’immancabile ritorsione già messa in conto secondo un logica “funzionalista”.I. PAPPE, op. cit., p. 137.Note:
48. Quasi tutte le espulsioni e le distruzioni dei villaggi furono descritte nel «New York Times», che è la nostra fonte principale. insieme con All That Remains; benny Morris, The Birth of the Palestinian refugee Problem; e Ben-Zion Dinur e al., The History of Hagana.
1 commento:
Una cosa non mi è chiara: se si osservano i documenti di archivio inglesi risalenti agli anni Trenta, si nota come fin dall'inizio esistevano due versioni discordanti sulla condizione degli arabi di palestina.La commissione peel del 1937, ad esempio, si contraddice, perchè vi è una versione (diffusa dagli storici filo-sionisti)che parla di "crescita demografica araba proprio nelle terre colonizzate da ebrei e diminuzione della mortalità infantile", mentre in un altro rapporto si parla al contrario di disoccupazione, malcontento tra gi arabi e miseria. Come mai questa sconcertante contraddizione? E' possibile che siano state fatte deliberate falsificazioni sotto la pressione dei sionisti, che volevano occultare i loro crimini?Chi si occupa di storia resta perplesso nel vedere come, su tutta la faccenda, vi siano due versioni discordanti su ciò che avveniva, al punto tale che il percorso verso la verità diviene faticosissimo, assai più di qualsiasi altra vicenda storica.Inoltre io credo che, ammesso pure che questa "crescita naturale" araba vi sia stata, essa fu forse dovuta non ad un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione autoctona, ma ad un'immigrazione araba nella regione, che dovette essere combattuta dai sionisti.
Esistono dati oggettivi sull'immigrazione araba nella regione, con statistiche e riferimenti scientificamente obiettivi?
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