mercoledì 28 novembre 2007

Israel lobby e mass media

Versione 1.0

Sto seguendo con attenzione le reazioni mediatiche seguite al contrastato invito della Oxford Union, un'antica associazione studentesca, a David Irving e Griffin affinchè partecipassero ad una dibattito sui limiti della libertà di opinione. Gli eventi devono essere letti al di là di ciò che pretendono di significare nelle intenzioni dei loro autori. Emerge con chiarezza un condizionamento della stampa e delle agenzie di stampa ad opera della Israel lobby, per non dire più semplicemente “lobby ebraica”, espressione proibita in quanto accusata di impronta razzista o antisemtica, cosa che non è assolutamente nelle nostre intenzioni. A tanto assurdità terroristica siamo giunti! Non poter neppure fare normale uso del linguaggio.

Due elementi richiamo schematicamente a questo abbozzo di riflessione: a) tradizionalmente, per motivi che possono essere spiegati storicamente e sociologicamente, la diaspora ebraica ha avuto ed ha un rapporto privilegiato con il denaro, ovvero con il suo uso, che permette anche di comprare testate giornalistiche, case editrice, agenzie di stampa; b) per gli stessi motivi il settore delle professioni intellettuali vede una presenza ebraica percentualmente maggiore. Questo fatto sta generando un razzismo alla rovescia: gli ebrei sono più intelligenti a causa del loro superiore dna. Herbert Mengele ha oggi diversa nazionalità!

Un solo dato appare significativo: un giornale tedesco online ha pensato di fare un sondaggio fra i suoi lettori. Nel momento in cui io mi sono accorto del sondaggio erano questi i risulotati: su 309 intervistati il 70 per cento era del parere che la libertà di opinione debba essere garantita anche a David Irving e Griffin. È un 70 per cento che non si riflette, ad occhi e croce, nelle posizioni che traspaiono dalle testate giornalistiche, che dovrebbero esprimere l'opinione pubblica, ma che in realtà è soltanto un'opinione semplicemente pubblicata. Così ad esempio, nel principale giornale italiano, dove opera Magdi Allam, un primo breve articolo non in sintonia di Belardelli, che plaudiva all’iniziativa degli studenti inglesi, è stato subito zittito da altri due ampi articoli, di cui un o costituito dalla traduzione italiana del campione del lobbismo ebraico statunitense, quell’Alain Deshovicz – o come cavolo si chiama – che è il mastino che si è avventato su un altro ebreo non in linea, cioè Norman Finkelstein. Tuttavia, è utile ed efficace che la notizia degli eventi di Oxford circoli: l’opinione vera della gente – ben riflessa nel 70 per cento sopra citato – è diversa dall'opinione pubblicata ed imposta dalla Lobby.

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