sabato 6 luglio 2019

Note critiche su un testo francese "islamofobo": due pesi, due misure, inversamente proporzionali.

B.↓ - Sommario.
Quella che offro qui di seguito è una diversa lettura di uno stesso testo, già recensito da Teodoro Klitsche de la Grange e  tutta incentrata sugli elementi di separazione e contrapposizione fra potere religioso e potere politico di un testo che si colloca entro una situazione altamente conflittuale dello scenario politico francese. Non si tratta di una lettura contrapposta, ma solo di una diversa lettura, condotta da una diversa angolatura ed anche con un diverso stile, volutamente frammentario e appassionato. Il tema della separazione fra il religioso e il politico è ricorrente in dottrina. Qui si tratta però di ben altro. La mia attenzione è attratta da momenti interni alla delineata separazione, fatta dall'Autore francese ed al modo in cui essi si enucleano nella sua trattazione, improntata ad ostilità verso l’esercizio di una pratica religiosa, diversa da quella ebraica, per la quale l'Autore non chiede nessun regime “derogatorio" come invece chiede per l'Islam francese. L'analisi solo in apparenza scientifica appare a noi per nulla estranea a personali opzioni e valutazioni politiche dell'Autore, che in questo ci legittima a contrapporre le nostre diverse opzioni e valutazioni di cui non facciamo mistero e che da un punto di vista religioso si collocano in un ambito cattolico, essendo chi scrive pur sempre battezzato e cresimato e mai scomunicato o censurato dall'autorità ecclesiastica cattolica. Il metodo che qui seguo consiste in successive annotazioni al testo, pagina dopo pagina, nel prosieguo della lettura. Il termine "islamofobo" fa qui da corrispettivo ad un termine maggiormente in uso: "antisemita”. Esso sta a denotare una avversione a tutto ciò che è islamico ed è di una intensità e dichiarata determinazione, per nulla inferiore a quella che con il termine "antisemita" si indica in direzione del mondo ebraico, di cui non si sa bene quale siano i precisi confini e riferimenti. Questi termini non sono da me abitualmente usati, ma qui servono a rilevare che se il contenuto del saggio fosse stato tacciato di "antisemitismo" vi sarebbero state in suolo francese reazioni e conseguenze che non credo vi saranno se al libro si riconosce un contenuto "islamofobo": due diverse comunità religiose, quella islamica e quella ebraica, hanno una diversa tutela giuridica. Quelle che seguono sono annotazioni a un testo che ci ha tratti in inganno nel suo titolo: ci aspettavamo un determinato contenuto e svolgimento e ce ne siamo trovati un altro assai diverso. Le annotazioni ben descrivono i diversi momenti psicologici della lettura: aspettativa, delusione, dissenso, irritazione, avversione... Con numeri crescenti indichiamo i diversi momenti della lettura, qui in costante elaborazione e rielaborazione grazie alla tecnica liquida della scrittura in rete.. Rispetto alla versione facebook cerchiamo qui di smussare le asperità della prima versione, a caldo, di getto. Lo scopo non è quello di suscitare una polemica, ma di raggiungere la massima chiarezza possibile su questa problematica che interessa anche l'Italia.

Sommario: 1. Acquisto del libro e inizio lettura. - 2. Cosa si intende per "diritti umani"? - 3. La maggiore resistenza dell'Islam ai processi di secolarizzazione. - 4. I Fratelli Mussulmani. - 4.1 Nota: Una ipocrisia infinita ossia chutzpah. -

1. Acquisto del libro e inizio lettura. -  Il libro è arrivato e ho appena incominciato a leggerlo... È preceduto da una prefazione di cui si poteva fare a meno e che per certi riferimenti è piuttosto irritante: più avanti questi riferimenti mi saranno chiari. Poi, sorpresa, il libro inizia con una citazione di un "Fratello Musulmano" che in Roma avrebbe detto nel 2002: «Con le vostre leggi democratiche noi vi colonizzeremo. Con le nostre leggi coraniche noi vi domineremo»... Peccato! Forse l'autore non sa che i Fratelli Musulmani sono una creazione dei servizi segreti inglesi... Infatti, il tono è degno degli annunci seguiti alle efferate stragi che abbiamo visto nei deserti di Siria e che hanno come ispiratori i mandanti di una guerra per procura: Usa, Israele, Francia, Inghilterra, Arabia Saudita, Qatar... una lunga lista. Il tono è decisamente assai poco religioso, improbabile in un uomo di una qualsiasi fede religiosa, ma più adatto a spie dei servizi inglesi e suoi agenti provocatori... In questi anni ho partecipato a conferenze divulgative di scienze coraniche, senza nessuna intenzione di convertirmi all'Islam ed al solo scopo di conoscere la teologia islamica alla sua fonte più accreditata. Proprio per questo non riconosco quel genere di linguaggio, da cui prende avvio l'Emerito Autore francese. Anzi, in senso e con tono del tutto diverse, mi è capitato - sempre in Roma e con le mie proprie orecchie - di sentire esattamente l'opposto da un teologo sciita, espresso con questo aneddoto: ad un cristiano che voleva convertirsi all'Islam e che difficilmente poteva capire la complessità delle fede islamica, veniva dato questo consiglio: è meglio se resti un buon cristiano, piuttosto che tu possa diventare un cattivo musulmano!... Se l'Autore francese avesse letto i testi del suo conterraneo Thierry Meyssan, o lo avesse consultato, avrebbe ricevuti i lumi necessari che rischiano di compromettere la trattazione scientifica di un tema assai importante, quello dei "diritti umani”, sul quale ironizzava Carl Schmitt... Non poteva scegliere esempio peggiore per indicare cosa sia l'Islam, ma evidentemente conoscere l'Islam non è ciò che interessa all'Autore... A lui chiaramente interessa produrre una avversione, dipingere un mostro, indicare un pericolo e una minaccia contro cui coalizzarsi, indicare in una direzione il Nemico... mentre in realtà il Nemico vero si nasconde altrove e si serve proprio di lui come suo agente. L'inganno e la menzogna è pratica costante dei governi. Proseguiamo nella lettura che sarà lenta, trattandosi di appena 100 pagine, facili da maneggiare. E con riserva di continue rielaborazioni e integrazioni del nostro testo, appunto "liquido".
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2. Cosa si intende per "diritti umani"? -  Mi sembra sbagliata, sprecata, l'impostazione che l’autore sta dando al suo libro... I "diritti umani" nascono all'interno del costituzionalismo liberale ed in opposizione all'idea di stato, comunità, popolo... In Cina, nella cultura giuridica cinese, non esiste la nozione di "diritti umani", per la semplice ragione che i cinesi non riescono a concepire l'individuo, il singolo, come staccato e avulso dalla comunità di cui fa parte, sia la famiglia, il villaggio, lo Stato...  E quindi con suoi propri diritti che si oppongono a famiglia, villaggio, Stato... Dal punto di vista nel costituzionalismo liberale, entro il cui ambito pare voglia collocarsi l'Emerito Autore, non ci si può appellare a Stato, Popolo, Diritto contro l'esercizio della libertà di fede, di religione, di culto o peggio ancora pretendendo di stabilirne i contenuti, persino di "derogarli" a capriccio o secondo opinabili ed arbitrari criteri. Scegliersi una fede religiosa e farla propria è precisamente il diritto di un popolo, una sua espressione di sovranità; non può essere qualcosa da utilizzare contro un popolo. Adottare da parte dello Stato croci cristiane, campanili, effigie di Vergini e Santi, privandoli di qualsiasi contenuto di fede ed al solo scopo di contrapporli politicamente ad altra fede religiosa, verso il quale una parte dello stesso popolo va orientandosi è da un punto di vista di genuina fede cristiana blasfemo, sacrilego, pagano, e foriero di una guerra religiosa che appunto il costituzionalismo liberale aveva inteso superare e scongiurare. Si annullano di un colpo solo secoli di civiltà giuridica, per un arretramento verso il quale oggi non sono disponibile neppure i fedeli cristiani e le loro gerarchie ecclesiastiche.  Un simile risorgere all'inizio del terzo millennio è nelle manifeste intenzioni e strategie di un terzo soggetto politico che ha dietro di sè non i rappresentanti autentici delle religioni, ma gli Stati attraverso i loro servizi segreti che facilmente penetrano nelle strutture aperte delle società religiose corrompendo, assoldando, dettando assurde e improbabili interpretazioni religiose di testi sacri, la cui interpretazione compete solo agli stessi fedeli e a teologi riconosciuti.
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3. La maggiore resistenza dell'Islam ai processi di secolarizzazione. - Altra cosa è il rapporto della cultura europea con l'Islam... Ed è falso sostenere che l'Islam sia avulso ed estraneo alla cultura europea, non è tutta e soltanto improntata all'«idea liberale», che oggi appare perfino "obsoleta". Di guasti, drammi, tragedie il liberalismo ne ha prodotti tanti e sarebbe interessante percorrerne la storia, cosa che qui ed ora non possiamo fare... Intanto è dall'Islam che ci è stata restituita la grecità classica. Gli apporti dell'Islam alla cultura europea non sono riconosciuto e studiati come sarebbe auspicabile e necessario. I numeri che qui usiamo per indicare la progressione dei paragrafi si questo nostro testo sono... arabi ovvero islamici. Sempre sul tema dei "diritti umani" mi è capitato di leggere un libretto antologico di pensatori musulmani "sciiti". Qui giustamente si metteva in evidenza che parlare di "diritti umani" rinvia necessariamente alla nozione di "natura umana", "essenza umana": cosa è l'uomo? Ed è sulla nozione di uomo, sulla sua natura terrena o divina, sul suo rapporto con Dio, che può tracciarsi un confronto teologico (non certo bellico e militare!) fra cristianesimo e Islam, e rispettive comunità di riferimento. Se oggi in Europa, grazie al processo di secolarizzazione avviato dall'Illuminismo e dalla rivoluzione francese, vi è stata un'ampia scristianizzazione, non ci si potrà lamentare se permanendo il bisogno di religione, gli europei dovessero tutti o in maggioranza convertirsi all'Islam... Insomma, mi sembra erronea una trattazione dei "diritti umani" concepita come una porta aperta all'Islam, e per questo una porta che bisogna chiudere e serrare... I "diritti umani" sono l'altra faccia della società aperta popperiana, per la quale esistono solo "individui", atomi isolati da ogni contesto sociale, e di questi atomi chi ne ha i mezzi può farne tutto quello che vuole... In questi casi l'Islam offre una maggiore resistenza di quanto ormai le presunte radici "giudaico-cristiane" dell'Europa (come si volevano mettere in costituzione, ignorando l'opposizione fra "giudaico" e "cristiano": un compromesso teologico-religioso che non ha avuto fortuna e che in forte contrasto con il testo evangelico per come appare al fedele cristiano che appena appena sappia leggere) non riescano a fare... Ovviamente, parlare di Islam al di là dei clichè giornalistici non è cosa affatto semplice... Iniziare con i Fratelli Musulmani mi sembra l'avvio più sbagliato che ci potesse essere per una trattazione dei "diritti umani" in opposizione all'idea di "popolo"... Ma sono impaziente e rischio di anticipare troppo le mie prime impressione... Cercherò di astenermi da ulteriori commenti fino alla fine del libro, ma è anche vero che se non scrivo subito le mie impressioni in corso di lettura, queste vanno perse per sempre... Mi riservo perciò ogni rettifica di giudizio, via via che avanzo nella lettura.
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4. I Fratelli Mussulmani. - La connessione Fratelli Musulmani con i servizi segreti inglese e americani (e israeliani) è ormai ben documentata: solo per un avvio di trattazione di una vasta letteratura si veda di Meyssan questi due recenti articolo, estratti da un volume "Sotto i nostri occhi", di cui in facebook, nel mio account, ho già parlato, tirandone pure degli estratti, che adesso vengono offerti direttamente dall'Autore nel blog in italiano Rete Voltaire. Si veda per tutti: a) I Fratelli Mussulmani come forza complementare dell'MI6 e della CIA; b) I Fratelli Mussulmani come ausiliari del Pentagono.  È curioso che l'Autore Emerito del libro ora tradotto in italiano, che si occupa in modo inappropriato di "diritti umani" dei francesi non ne sappia nulla... forse non vuole saperne nulla! Esiste certamente un uso strumentale della religione islamica per fini politici di destabilizzazione e cambio di governi legittimi nello stesso mondo arabo e per alimentare una "strategia della tensione" che in Italia abbiamo conosciuto e la cui matrice più certo è da ricercare nei nostri cugini e fratelli "europei" (una grande famiglia l'Europa: ne vogliamo sempre "di più"!) inglesi e francesi. A finanziare queste frangie islamiche pseudo-religiose sono i paesi con cui i governi "fratelli" di Inghilterra e Francia hanno stretta alleanza e con cui fanno affari: Arabia Saudita, Qatar, Emirati... Gli attentati che avvengono nei nostri paesi nascono nel mondo torbido dei servizi segreti e puntano a trovare il capro espiatorio nell'idea stessa di religione islamica, non già in provocatori e agenti prezzolati, o manipolati, magari dagli stessi servizi francesi. L'Emerito Autore in tutto il suo libretto non ha per nulla considerato che non un arabo immigrato, divenuto cittadino francese, ma anche un francese, radicato in Francia da un migliaio di anni, possa decidere di abbracciare la fede islamica, trovando forse insoddisfacente un cristianesimo secolarizzato e divenuto ormai un vuoto rituale. Se ne hanno perfino esempi illustri in letteratura: Renè Guenon. Il regime "derogatorio" dell'Islam i servizi segreti inglesi, francesi, americani, israeliani lo hanno già abbondantemente applicato, infiltrando una struttura religiosa permeabile, dove non si ha il grado di controllo che ha la chiesa cattolica su tutto l'arco di esistenza dei suoi preti. I "preti" islamici possono facilmente diventare agenti provocatori e spie dei servizi segreti. La teologia è un'altra cosa... e da un punto di vista filosofico e giuridico solo di questa noi possiamo. Le cose di cui parla l'Emerito Autore è materia che più propriamente riguarda il giornalismo d'inchiesta, come quello di Thierry Meyssan, che solo può penetrare e svelare i segreti e le manipolazione di un mondo torbido, necessariamente estraneo a uno studioso utente di biblioteche pubbliche e private.  Sul ruolo della Francia e dell'Inghilterra a partire dai famigerati accordi Sykes-Picot e della Dichiarazione Balfour si veda un articolo di Robert Fisk, appena apparso in traduzione italiana. Da allora la Palestina, mussulmana, ha conosciuto un vero e proprio processo di "pulizia etnic" e di "genocidio", con il patrocinio e la benedizione dell'Occidente di cui parla l'Esimio Autore. In Francia, la comunità ebraica (o almeno la Licra) sostiene apertamente ancora oggi questo processo di pulizia etnica, ed il governo francese intende varare una nuova ulteriore legge per equipara sionismo e antisemitismo. Al riguardo, da parte dell'Emerito Autore, manco il benché minimo cenno critico. In pratica, accoglie e fa proprie le critiche e le rimostranze degli ebrei di Francia contro gli islamici di Francia. La traduzione italiana ha la stessa sponsorizzazione ed esprime interessi degli stessi ambienti, fortemente collegati e coordinati a livello europeo, con alle spalle la potentissima Israel Lobby statunitense.

4.1 Nota: Una ipocrisia infinita ossia chutzpah. - Non esistono solo i libri a stampa, che su questa materia diventano rapidamente obsoleti. Tocca seguire l'informazione quotidiana sul web, infiltrati dai servizi segreti e dove è assodato che dalla Francia siano partiti con il beneplacito, il consenso, il patrocinio, la promozione del governo e dei suoi servizi segreti quanti dovevano andare in Siria per rovesciare il governo legittimo di Assad. L'operazione è fallita ed avendo questi cittadini passaporto francese ritornano ora a casa... L'hasbara di Francia si pone ora il problema di come gestire e governare il rientro, ma non è questo il problema. Non avrebbero mai dovuto partire dalla Francia per andare a fare ciò che hanno fatto in Siria. Invece, sono stati incoraggiati ed armati... Adesso ignorano questo aspetto del problema che conduce alle responsabilità politiche della manipolazione. Dubito che queste responsabilità emergeranno, ma in compenso la propaganda andrà avanti con più intensità e faccia tosta. Potranno anche avvalersi di collaborazioni accademiche che dovrebbero dare credibilità a una operazione sporca fin dal suo concepimento.
 (continua)
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mercoledì 3 luglio 2019

«I diritti dell'uomo contro il popolo», di J.L. Harouel, recensito da T.K. de la Grange


Jean-Louis Harouel I diritti dell’uomo contro il popolo Liberilibri, Macerata 2019, pp. 104, € 15,00

Almeno fino alla prima metà del secolo scorso era abituale, negli scrittori di politica e diritto pubblico, rilevare che la prima “divisione dei poteri” nello Stato moderno non è quella, più nota, di Montesquieu, ma l’altra tra potere temporale e potere religioso.
Lo si può leggere (tra i tanti) in M. Weber, G. Mosca, M. Hauriou. E si accompagna alla notazione che tale distinzione è tipica della civiltà cristiana. Max Weber notava che vi sono solo due religiosi al mondo che separano nettamente potere temporale e non: una è il cristianesimo. Mosca sostiene che il primo elemento per ottenere la difesa giuridica dei diritti individuali è “la separazione del potere laico dall’ecclesiastico” tipica del cristianesimo[1].
In seguito queste considerazioni hanno perso d’importanza: pareva ovvio che una costituzione dello Stato “sociale” separasse tali poteri, così come assicurasse diritti di libertà, divisione dei poteri, uguaglianza e così via. Il fatto che il tutto sia dovuto al cristianesimo e che nella storia sia un’eccezione (oltretutto, anche nella civiltà cristiana, spesso controversa) e non la regola è stato dimenticato.
È quindi assai interessante che questo denso saggio inizi ricordando tale differenza tra Europa (cioè cristianesimo) occidentale ed Islam, che comporta la difficoltà estrema per i musulmani di accettare norme ed istituzioni che su quella separazione si fondano. Ancor più il lettore ricorderà la discussione sulle “radici giudaico-cristiane” dell’Europa, che sono un fatto storico e che gran parte delle élite europee voleva togliere dal testo della “Costituzione” europea: col risultato di far fallire il progetto, d’altronde, in quei termini, di utilità più che dubbia.
Scrive Harouel che “È un errore considerare l’Islam soltanto come una religione e definire la sua collocazione nelle società occidentali unicamente sotto il profilo della libertà religiosa, perché l’Islam ha una fortissima dimensione politica … L’Islam è insieme religione e regime politico, e addirittura la parola dîn non significa religione ma legge”.
Ad integrare i musulmani residenti in Europa, serve pertanto poco “la religione secolare dei diritti dell’uomo” come sostiene l’autore. Questa ha anch’essa delle radici: ma nell’eresie cristiane. In particolare nella gnosi (Marcione)  e nel millenarismo (Gioacchino Da Fiore). È noto che da tempo sono state affermate le influenze gnostiche e millenariste sul marxismo-leninismo. Dopo il collasso del comunismo, si sono trasferite nella “religione dei diritti dell’uomo”. Anche perché, hanno trovato dopo la fine dei partiti comunisti un ricco vivaio di profeti disoccupati, ansiosi di trovare, paretianamente, nuove derivazioni per sostituire quelle sconfitte dalla storia e, così, tirare a campare. Capisaldi della nuova religione sono la fede nel progresso e il memismo cioè la negazione delle differenze tra uomini e l’affermazione dell’interscambiabilità di tutti gli uomini e quindi dei popoli.
Con ciò è stato cambiato il concetto e il modello del liberalismo democratico (appropriandosi del termine) “sotto l’effetto della religione dei diritti dell’uomo, si è adottata una concezione sensibilmente diversa della democrazia, lontanissima dal modello classico della democrazia liberale: sovranità del popolo e difesa dei cittadini contro gli eccessi del potere grazie alle libertà pubbliche. In questa nuova versione, la democrazia è diventata fondamentalmente culto dell’universale e ossessione dell’apertura all’altro con relativa svalutazione della sovranità del popolo. Se si decide che è questa la democrazia vuol dire che la classica democrazia liberale non era democrazia. Si è stabilito che i valori della religione dei diritti dell’uomo fossero i veri valori democratici. Essendo questi nuovi valori esclusivamente universalisti, nessun popolo europeo può sentirsi legittimo poiché solo l’umanità lo è”. E la religione dei diritti dell’uomo ha fatto “saltare” il confine tra diritto e morale, cioè tra coazione e coscienza (persuasione).
Così l’amore verso il prossimo, da precetto evangelico e dovere morale si è trasformato in norma giuridica e in decisioni giudiziarie. La morale dell’umanitarismo è imposta con i carabinieri “Questo strano fenomeno è stato perfettamente analizzato dal decano Carbonnier. Come lui osserva, esiste, sin dall’inizio, nei diritti dell’uomo, l’idea di una fraternità umana e dunque di un dovere di amore verso l’altro. Ma questa dimensione dei diritti dell’uomo è restata a lungo soltanto nel registro della morale individuale”; ma “Tutto è cambiato nella seconda metà del XX secolo. Dopo l’entrata in vigore della Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo del 1950, si è progressivamente imposto un vero culto dei diritti dell’uomo … Sono passati in secondo piano i diritti individuali di base, i diritti-libertà riconosciuti agli individui per garantirli contro possibili abusi da parte dei loro governanti: libertà di movimento, sicurezza, inviolabilità del domicilio e della corrispondenza, libertà di pensiero e di opinione, libertà d’espressione. Il centro di gravità della morale dei diritti dell’uomo si è spostato verso il principio di non-discriminazione, che è diventato il principio fondante dei diritti dell’uomo”. Lo Stato diventa un dipartimento della morale umanitaria ma ciò comporta “un vero tradimento del popolo da parte dello Stato. Perché se ogni Stato ha dei doveri verso l’umanità esso ha dei doveri prioritari verso il Paese di cui costituisce il volto costituzionale. Esso deve vegliare per prima cosa sui suoi interessi, la sua prosperità, la sua prospettiva futura. Ma, in Europa occidentale e in Francia meno che altrove, lo Stato non ha quasi nessuna preoccupazione per gli interessi concreti del popolo. Poco importa il suo avvenire”. D’altra parte “amare il proprio nemico, porgere l’altra guancia: sono dei percorsi di santificazione individuale, non delle regole di diritto che si possono imporre a tutta una popolazione. Il millenarismo dell’amore per l’altro spirito fino al disprezzo di sé causa la morte delle società che vi si abbandonano”. Per continuare ad esistere “il popolo di questo Paese deve rompere con la religione suicidaria dei diritti dell’uomo. Il bisogno vitale di questo popolo non è quello di essere protetto contro i suoi governanti dai diritti dell’uomo, ma di essere protetto dai suoi governanti contro i diritti dell’uomo”.
Nel complesso un saggio che condensa in poche ma dense pagine errori, ingenuità, derivazioni di un’ideologia quanto mai pericolosa e la quale ignora gran parte dei capisaldi del pensiero politico e giuridico europeo. Solo per questo un ottimo motivo per leggerlo e tenerlo a mente.

Teodoro Klitsche de la Grange


[1] Elementi di scienza politica Cap. V, VIII

lunedì 1 luglio 2019

«Il manicomio del mondo»: una recensione di T. Klitsche de la Grange a Maffeo Pantaleoni


Maffeo Pantaleoni, Il manicomio del mondo, pp. 184, € 18,00, Liberilibri, Macerata 2019.
Iniziativa meritoria questa dell’editore, di aver ristampato un’antologia degli Erotemi di economia di Pantaleoni curata da Sergio Ricona negli anni ’70 per l’editore Volpe (ora arricchita da un’introduzione di Manuela Mosca). Meritoria perché Pareto e Pantaleoni furono gli studiosi italiani i quali tra al fine dell’800 e il primo quarto del 900 riportarono la scienza economica italiana all’attenzione di quella internazionale; ma mentre per Pareto, almeno fuori d’Italia, quella è mai mancata, Pantaleoni è stato dimenticato.
L’antologia prova quanto a torto: e ciò per due ragioni principali: la prima che quanto scrive Pantaleoni spesso si può utilmente applicare a eventi accaduti nel (quasi) secolo trascorso dalla morte dell’economista. Ad esempio alla lotta di classe, intesa nel senso marxista del conflitto tra borghesi e proletari. Scrive Pantaleoni “Gli uomini si sono sempre distinti con contrassegni in classi, le quali hanno avuto e hanno tutt’ora i più svariati criteri di classificazione: la nobiltà, la professione, l’appartenenza ai conquistatori o ai conquistati, la fede politica, la fede religiosa, il sesso, l’età e via dicendo”; in ogni società, ma in quelle moderne soprattutto “L’appartenenza dei medesimi individui, cioè di tutti gli individui costituenti un consorzio politico, a molti e diversi gruppi di interessi, e la crescente moltiplicazione delle specie di interesse alle quali ciascun individuo appartiene simultaneamente, è un fatto che rende impossibile, ossia annulla, i contrasti di classe, le bipartizioni e tripartizioni della società, che sono il fondamento di molte speculazioni socialistiche e socialistodi”; per cui “Il fatto vero è che il medesimo individuo appartiene in un medesimo momento a un gruppo etnico avente interessi in lotta con coloro che appartengono a altri gruppi etnici… che sarà cattolico o massone e quindi in lotta con massoni o cattolici, che sarà monarchico o repubblicano o socialista o sindacalista o conservatore, o progressista, o radicale”. Orbene dopo il crollo del comunismo è evidente che il conflitto borghesi/proletari è stato neutralizzato e spoliticizzato; ne hanno preso il posto altri conflitti i quali con la scriminante della proprietà (o meno) dei mezzi di produzione hanno poco (o punto) a che fare (e talvolta neppure matrice economica).
La seconda è che l’opera appare una confutazione dei luoghi comuni del socialbuonismo di ieri come di oggi a leggere in particolare (tra gli altri) i capitoli sul merito e sulla giustizia.
In conclusione, come scrive Manuela Mosca nell’introduzione “il presente volume resta prezioso anche per i non specialisti. Pubblicato da Ricossa per far conoscere il suo originalissimo pensiero a chiunque desiderasse farsi un’idea di chi egli fosse e di che cosa pensasse, resta il libro da consigliare senza esitazione a coloro che volessero incontrare per la prima volta questo grande italiano”.
Teodoro Klitsche de la Grange