PASTICCIO COSMICO-STORICO
Se accadrà, come
Di Maio e Salvini prevedono, che alle prossime elezioni europee gli equilibri
politici saranno ribaltati, soprattutto per la prevedibile, drastica riduzione
dei socialisti e per l’aumento – altrettanto notevole - dei populisti il
contributo decisivo a tale risultato sarà dato dagli italiani. E ciò non solo
perché i partiti sovran-popul-identitari, si attestano ormai, a seguire i
sondaggi post 4 marzo, a circa due terzi dell’elettorato complessivo, nè perché
il nostro è l’unico paese euroccidentale ad aver un governo populista “puro”,
ma perché la crescita di tali partiti sovran-popul-identitari è stata
(inconsuetamente) veloce e tumultuosa.
Al contrario di
altri paesi (come la Francia e l’Austria) dove l’incremento fino alle
ragguardevoli – ma non maggioritarie – percentuali elettorali si è “spalmato”
in un ventennio (e anche qualche anno in più), il nostro si è realizzato in
pochi anni; ad essere più precisi dai sette (al minimo) ai 10 (al massimo).
In effetti, come
ci è già capitato di notare, nel 2008 i 5 Stelle, e la Lega “sovranista” (cioè
salviniana) non erano presenti in Parlamento; lo era la Lega
bossiano-secessionista, peraltro in percentuali ridotte.
C’è da
interrogarsi quindi sulle cause di un incremento così rapido e travolgente, e
su quello che sia successo in quei 7-10 anni per convincere gli italiani a un
rapido cambio di regime politico – o più modestamente - di sistema partitico,
con il “pensionamento” della vecchia coppia centrosinistra-centrodestra.
Non è sufficiente
al riguardo dare la risposta che mi è capitata di sostenere più volte: che la
vecchia scriminante del politico, ossia borghese/proletario è finita da quasi
trent’anni (col crollo del comunismo) e ne è in corso la sostituzione con la
nuova, cioè identità/globalizzazione, perché questo non da conto della
differenza italiana, essendo comune a tutti i popoli dell’ “occidente”.
Neppure
l’obiezione più calzante, ossia che dal 2008 è iniziata la crisi, spiega la
differenza italiana per la stessa ragione: la crisi è comune a tutta la parte più
sviluppata del pianeta (che include l’occidente). Anche se in Italia ha morso
(forse) più che altrove.
La spiegazione
(principale) della differenza è un’altra, o meglio altre. La prima è che
l’Italia stagna da venticinque anni – esattamente la durata della seconda
repubblica: è l’ultima per tasso di crescita sia nell’area euro che nell’area
UE. Non è solo la crisi ad averci ridotto così, ma quel che l’ha preceduta.
La seconda è
l’inconsistenza e la modestia del governo Monti, non riparata ma, in larga parte condivisa
da quelli che gli sono succeduti, peraltro con un centrodestra che, anche
quando collocato all’opposizione, non riusciva a distinguersi adeguatamente dai
governi. Anche nei tempi il grande balzo dei 5 Stelle (dallo 0 al 25%) coincide
con le elezioni del 2013 il cui risultato consisteva essenzialmente in un
giudizio negativo sul governo “tecnico” e su chi l’aveva sostenuto (in
Parlamento) e propiziato (anche da fuori).
A tale proposito
sul “golpe” del 2011 c’è ormai una vasta letteratura; anche se discordante sul
punto di chi fossero i mandanti della detronizzazione di Berlusconi e dell’intronizzazione del governo tecnico.
Chi, al riguardo
sostiene l’insieme Francia-Germania-Ue, altri i poteri forti – finanziari
soprattutto – non solo europei e così via. Probabilmente tutte le spiegazioni
hanno qualcosa di vero (nel senso di essere concause);
interessa a questo punto vedere se, almeno per la classe dirigente europea e
nazionale il tutto non si risolva e si risolverà in un caso esemplare di eterogenesi dei fini.
Con tale
espressione è stato chiamato il fatto che molto spesso gli effetti delle azioni
degli individui e delle comunità umane non sono quelli che gli agenti si
propongono, ma altri, diversi e spesso opposti. Osservazione già contenuta in
S. Agostino e ripetuta, modificata, integrata e secolarizzata da tanti, da Vico
a Wundt, da Hegel a Max Weber e Freund. In particolare Hegel scriveva che
«dalle azioni degli uomini risulti qualcosa d’altro, in generale, da ciò che
essi si propongono e … immediatamente sanno e vogliono …(essi) recano in atto
quel che a loro interessa, , ma da ciò vien portato alla luce anche altro, che
vi è pure implicito, ma che non è nella loro coscienza e intenzione». A seguire
tale concezione - e quella, prossima,
dell’ “astuzia della ragione” - causa, non esclusiva, ma principale della débacle annunciata potrebbe essere il golpe del 2011 con la catena di eventi
che ha provocato.
La considerazione
su esposta induce ad una riflessione “post-hegeliana”. Scrive Hegel che gli
individui cosmico-storici sono coloro che eseguono nella storia il “piano”
dello spirito del mondo (Weltgeist).
In questo caso ai
vari complottisti del 2011 andrebbe conferita la medaglia al merito del Weltgeist, per aver favorito l’emergere
della nuova fase storico-politica, anche se (speriamo) a spese delle loro
fortune personali.
Ho però seri dubbi che quanto scrive il
filosofo sia da condividere sic iet
simpliciter. A mio avviso i governanti vanno più utilmente divisi in due
categorie: quelli che hanno la capacità di vedere a lungo termine (di
pre-vedere) e coloro che riescono a percepire solo nei tempi brevi. I primi
costruiscono gli Stati e le loro principali istituzioni; i secondi le
coalizioni di potere (partiti compresi) destinate a durare qualche anno. Nella
classe dirigente italiana ed europea vedo tanti che appartengono alla seconda,
nessuno alla prima. Al contrario De Gaulle e Deng-Tsiao-Ping facevano parte, e
la Costituzione della V Repubblica è sopravvissuta mezzo secolo al suo
fondatore, come il nuovo corso del PC cinese voluto da Deng ha salvaguardato
l’unità della Cina e ne ha promosso la potenza.
Sarà, ma ho la
netta impressione che le élite nazionali ed europee, in lista di sbarco,
potranno essere ricordate nella storia come quelle che affossarono
inconsapevolmente la costruzione dei vecchi europeisti, da Adenauer a Martino.
In questo, ma solo
in questo esecutori di un disegno (forse) superiore. Magra consolazione.
Teodoro
Klitsche de la Grange
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