venerdì 16 luglio 2010

Il pensiero del giorno e la continuità del tempo


Premetto che il mio pensiero sul cristianesimo e il cattolicesimo non è sostanzialmente mutato rispetto alle mie prime affermazioni al riguardo. Continuano ad offendermi le vicende sulla pedofilia in Brasile, dove ancora ricordo ancora il volto di una signora anziana per le umiliazioni inflitte al nipote e a lei stessa per avere denunciato il fatto. Neppure torno indietro rispetto alle mie professioni di laicità e la netta separazione fra l’universo della fede e l’universo della scienza, e simili altre cose. Ma ciò non mi impedisce di vedere un attacco strumentale alla chiesa cattolica, il cui scopo non mi appare certamente più commendevole di quelli che sono i “peccati” della chiesa. La dottrina del “peccato” e dalla possibile redenzione dal “peccato” è l’essenza stessa del cattolicesimo. Nessuno è immune dal “peccato”, neppure il papa e gli alti e altissimi prelati: è la dottrina stessa della chiesa a dirlo. Nessun uomo di chiesa, appena un poco versato in dottrina, oserebbe dichiarare se stesso immune dal peccato per essere un ministro del culto. E ciò a differenza di quella cultura farisaica che conosciamo dai testi evangelici, dove nel fariseimo bastava un formale ed esteriore rispetto della legge per autoproclamarsi “santi” ed “eletti”.

Sono stato formalmente battezzato ed in età relativamente matura ho anche accettato la “cresima”, che mi renderebbe formalmente un “soldato di Cristo” ed un campione della fede ricevuta. Dotti teologi, che ho in grande stima, mi hanno spiegato che formalmente faccio parte della “chiesa”, non essendo mai stato “scomunicato” né expressis verbis e nominativamente né implicitamente. Non sono neppure un praticante e vado in chiesa alle funzioni alquanto raramente. Ma non ho mai fatto professioni di ateismo e tengo distista una mia idea di religiosità, di senso del sacro, che ogni uomo possiede, dai complessi dogmatici di tutte le religioni istituzionazzate, non tutti uguali e ben diversi gli uni dagli altri.

Per la “fede” e “dottrina” ricevuta, e di cui sono stato fatto addirittura “soldato”, sono fermamente convinto della inconciliabilità fra ebraismo e cristianesimo. Se questa “inconciliabilità” non fosse nelle “essenze” filosofico-religiose di ebraismo e cristianesimo, non si potrebbero spiegare in nessun modo 2000 anni di ostilità degli uni verso gli altri. Immaginandomi come un antico romano che assiste all’abbattimento dei templi dei suoi cari e assai tolleranti dèi, dovendo scegliere per obbligo di legge fra ebraismo e cristianesimo, non avrei esitato ad optare per il cristianesimo assai meno barbarico dell’ebraismo. Un cristianesimo che con un’operazione sincretistica ha ripreso non pochi temi dottrinali e liturgie delle vecchie religioni, ad esempio, come le campane, estranee alla liturgia ebraica.

Il “peccato”, dunque, e la redenzione dal peccato. Un noto pensatore cattolico, mio docente, insegnava acutamente che la vera radice dell’ateismo non è tanto il rifiuto astratto di ogni idea di dio e di una qualsiasi trascendenza quanto il rifiuto dello status di naturae lapsae, sulla cui esistenza e sul cui presupposto si basa poi la figura religiosa del Cristo, poco importa qui sia realmente e storicamente esistito. Le religioni in fondo sono forme filosofiche che vengono proposte in una forma peculiare ad ogni singolo uomo perché trovi una regola di condotta nella sua vita. Ogni essere umano in quanto essere pensante e capacità di autonomia ha bisogno di indicazioni e le religioni adempiono a questo scopo e soddisfano un bisogno elementare. La contrapposizione insanabile fra cristianesimo e giudaismo è nella universalità del primo e nella gretta chiusura dell’altro, che poco si distingue da una forma di razzismo.

Ma questi sono temi complessi che hanno bisogno di un’articolazione del discorso. La riflessione estemporanea è qui partita dal testo di cui nell’immagine. Non ne do intenzionalmente la fonte, conoscendo la mala natura dei miei detrattori e diffamatori. Dico soltanto che trovo di una sconcertante attualità il controllo della stampa di cui già allora si parlava e gli attacchi alla chiesa cattolica. Ho perfino notato come qualche settimana dopo che il papa si era proncunciato su Gaza e sul cristiano sionismo sono poi partiti nuovi attacchi alla chiesa cattolica. Non credo che la pedofilia c’entri nulla ed è assurdo che per la responsabilità di un singolo debba essere chiamato a rispondere l’istituzione, che certamente nella sua ragione sociale non ha la pedofilia. Sarebbe come se il corpo dei vigili del fuoco fosse chiamato a rispondere del furto che qualche singolo vigile, entrando in una casa, possa aver commesso.

Purtroppo la capacità di penetrazione lobbistica del sionismo è penetrata nella struttura istituzionale della chiesa cattolica. I cosiddetti “fedeli” non paiono oggi bene orientati. E non si sa bene chi sia poi il “fedele” cattolico. Perfino un Frattini si è professato “cattolico”. Ma che cattolico! In realtà, chiunque può spacciarsi per qualsiasi cosa allo scopo di tirare da una parte un movimento o un’istituzione. Io qui non pronuncio il crociano “non possiamo non dirci cristiani”, ma semplicemente rivendico il ritorno della antiche religioni greco-romane, se è da considerare ormai estinto il cattolicesimo e il cristianesimo. Di farmi circoncidere e di abbracciare un ebraismo più o meno esplicito, no, proprio non ne voglio sapere.

A proposito di bolscevismo russo e di sua connessione con l’ebraismo credo che si possa trova un’analogia con quanto denunciato da Mearsheimer e Walt per politica estera americana, interamente determinata dalla Israel lobby. Se poi si esamina il ruolo della grande stampa da Piombo Fuso alla Mavi Marmare, il testo in questione (del 1925) è di una sconcertante attualità. Di fronte alla verità di aggressori che sparano nel buoi in direzione delle loro vittime è un colossale insulto all’intelligenza umana sostenere che le vittime fossere in realtà gli aggressori ed invece vittime gli aggressori. Forse questo modo di offendere l’evidenza fattuale è l’intima natura del Talmud.

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