sabato 29 agosto 2009

B. Memoriale dei villaggi palestinesi distrutti: 23. Arab Zahrat al-Dumayri, cancellata dalla carta geografica con l’operazione “spara e piangi”.

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«Non mi faccio illusioni: ci vorrà ben più di questo libro per ribaltare una realtà che demonizza un popolo colonizzato, espulso, occupato, e glorifica invece quello stesso popolo che l’ha colonizzato» (ivi, 220). I Lettori di “Civium Libertas” sono invitati a collaborare alla redazione di un Memoriale per ogni singolo villaggio distrutto durante la pulizia etnica del 1948 e negli anni successivi fino al nostro presente.

Un modo proverbiale per indicare l’insincerità di un pentimento o di un rimorso morale è l’espressione lacrime di coccodrillo, per indicare le conseguenze del tutto fisiologiche della digestione ovvero la ricerca dell’autoassoluzione della propria passata condotta morale. Ancora oggi è tipica la strategia dell’esercito israeliano nel commettere i peggiori crimini per negarli subito ad ogni contestazioni da parte di fonti non autorizzate ovvero ad esprimere il proprio disappunto e rammarico, quando non è proprio più possibile negare i propri misfatti. È questa la presunta superiore moralità ebraica ovvero sionista. La distinzione fra ebraismo genericamente inteso e sionismo è quanto mai necessaria: la confusione ed intercambiabilità dei termini è un modo stesso della guerra in atto.

Links:
1. All That Remains: The Palestinian Villages Occupied and Depopulated by Israel in 1948.
2. Institut for Palestine Studies. The most reliable sorce of information and analysis on Palestinian affair and the Arab-Israeli conflict.

22. Arab al-Nufay’at 23. 24. Balad al-Shaykh

Arab Zahrat al-Dumayri

1. La pretesa superiorità morale dell’esercito israeliano. – Significativamente Ilan Pappe, rispondendo a domanda sul merito della celebre dichiarazione presidenziale, già partorita in ambienti del B’naï B’rith, asseriva che si è antisemiti se non si è antisionisti. È infatti piuttosto difficile per il giudaismo descritto da Rabkin difenersi dai crimini del sionismo, respingendoli da se in quanto totalmente estranei alla cultura religiosa della Torah e suoi derivati. Ma, come è qui necessario, diamo il passo di Pappe, dove troviamo una nuova lista di villaggi distrutti, dei quali singolarmente cercheremo ogni notizia rintracciabile oltre la prima indicazione a noi data da Pappe nel suo volume La pulizia etnica della Palestina, un testo che deve entrare nella nostra coscienza e che deve essere sottratto alla campagna di silenziamento.
Fu nella città di Haifa e nei suoi dintorni che le operazioni di pulizia etnica si intensificarono; il loro passo mortale annunciava l’arrivo della distruzione. Quindici villaggi - alcuni piccoli, cioè con meno di 300 abitanti, alcuni enormi, con circa 5000 - furono eliminati in rapida successione. Abu Shusha, Abu Zurayk, Arab al-Fuqara, Arab al-Nufay’at, Arab Zahrat al-Dumayri, Balad al-Shaykh, Damun, Khirbat al-Kasayr, Khirbat al-Manshiyya, Rihaniyya, Khirbat al-Sarkas, Khirbat Sa'sa, Wa'rat al-Sarris e Yajur furono tutti cancellati dalla mappa della Palestina all’interno di una zona piena di soldati britannici, emissari dell'ONu e corrispondenti stranieri.

A salvare gli abitanti dei villaggi non bastavano espulsioni e fughe. A molti dettero la caccia gli abitanti marxisti dei kibbutz di Hashomer Ha-Tza’ir, che con rapidità ed efficienza saccheggiavano le loro case prima di farle saltare in aria. Siamo in possesso di documenti di condanna verbale da parte di politici sionisti di quel periodo turbati da queste pratiche, che fornirono ai “nuovi storici” di Israele il materiale sulle atrocità che questi non avevano scoperto in altre fonti d’archivi053. Oggi, tali documenti di denuncia suonano come un tentativo da parte di politici e soldati ebrei “sensibili” di assolvere la propria coscienza. Essi fanno parte di un ethos israeliano che è ben descritto dalla formula “spara e piangi”, il titolo di una raccolta di espressioni presumibilmente di rimorso morale usate dai soldati israeliani che avevano partecipato a un’operazione di pulizia etnica, su scala ridotta, nella guerra del giugno del 1967 . Questi soldati e ufficiali con problemi di coscienza furono poi invitati dal popolare scrittore israeliano Amos Oz e dai suoi amici a compiere un “rito di assoluzione” nella Casa Rossa prima che venisse demolita.
Nel 1948, tre anni dopo l'Olocausto, rimostranze simili servivano ad alleviare la coscienza turbata dei soldati ebrei coinvolti nelle atrocità e nei crimini di guerra contro una popolazione civile in larga misura indifesa.

Una tattica per affrontare le implicazioni morali del Piano D era quella di urlare forte mentre uccidevano o espellevano gente innocente. Un altro metodo era quello di disumanizzare i palestinesi che, come aveva promesso l’Agenzia ebraica all’ONU, dovevano diventare a pieno diritto cittadini dello Stato d’Israele. Invece furono espulsi, messi in campi di prigionia o uccisi: «Il nostro esercito avanza e conquista i villaggi arabi e i loro abitan ti fuggono come topi», scrisse Yossef Weitz54.
Ilan Pappe,
La pulizia etnica cit., 139-40

Note:
53. Questo fornisce le fonti principali per Benny Morris, The Birth of the Palestinian Refugee Problem Revisited.
54. Yossef Weitz, My Diary, vol. 3, 21 aprile 1948.
Saremmo in errore se pensassimo che la partita è ormai chiusa ed anche noi, che certamente non abbiamo sparato a nessuno, non possiamo fare altro che piangere. In realtà, la guerra sionista per la pulizia etnica della Palestina iniziata nel 1948 e mai cessata, si combatte ancora oggi nella nostra testa ogni volta che i media o gli agenti sionisti, attivi anche in internet, pretendono di presentarci e farci digerire una realtà e verità diversa da quella che risulta da una disamina oggettiva dei dati storici disponibili. Non abbiamo nessuna pretesa di superità morale nei confronti di nessuno, ma la nostra coscienza non si lascia irretire in quella complicità morale della comunità internazionale che è necessaria ad una genia di banditi per acquisire legittimità agli occhi del mondo e di governi spesso corrotti e non esenti essi stessi da crimini. Noi possiamo vincere questo genere di guerra, smascherando i lestofanti e gli impostori, e mettendoli di fronte alle loro responsabilità morali, per le quali nessuna legge della memoria ovvero della menzogna può pretendere la nostra acquiescenza e correità.

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