VIVA LA MORIA
Scrive Manzoni che
nella Milano appestata i monatti – addetti al trasporto dei malati al lazzaretto
e dei cadaveri al cimitero - brindavano allegramente ripetendo “Viva la
moria!”, dato che l’epidemia garantiva agli stessi un lavoro continuo e
remunerativo, e la connessa possibilità di rubare e di estorcere denaro a
malati e parenti. Una delle vittime fu proprio Don Rodrigo derubato dai monatti
d’accordo con il Griso. Mentre Renzo, preso dalla folla per untore (ossia
diffusore volontario della pestilenza) era protetto dai monatti quale procacciatore d’affari dei medesimi.
Il contegno dei monatti
è da non dimenticare perché per ogni situazione, anche quella più luttuosa, c’è
sempre qualcuno che ci guadagna, e non solo l’erario, come mi è capitato di
scrivere poco tempo fa, citando Puviani e Pareto. Qualche tempo dopo il
terremoto d’Abruzzo, destò scandalo la registrazione della telefonata di un
imprenditore edile che esultava
nell’apprendere l’entità dei danni provocati dal sisma, che si sarebbero
tradotti – per lui – in appalti e commesse per la ricostruzione.
Indubbiamente
alcuni settori hanno già beneficiato della pandemia: farmacisti, industrie
farmaceutiche, imprese di pulizia, industrie tessili convertitesi alle
mascherine e così via. Ma dato il rapporto chiaro e diretto tra evento e
beneficio relativo non v’è ragione di alzare
la guardia. Che invece occorre in altri, meno diretti, rapporti tra virus,
poteri pubblici e beneficiari della spesa (tax-consommers).
Sarà, ma quel gran
parlare della novità, del mondo nuovo, di ricostruire dopo la pandemia
sembra, o può diventare l’ouverture
di una (prossima) grande abbuffata.
Ricorda il prof.
Conte che il nostro è il Paese della bellezza (ovvio) e per farlo crescere –
anzi ripartire – occorre la “modernizzazione”, la “transizione ecologica”
e l’ “inclusione sociale, territoriale e
di genere” (quest’ultima non poteva
mancare).
Tutte ovvietà, ed
alcuni idola esclusivi della
sinistra. Per sostenere questi “tre pilastri” del rilancio, qualche euro è già
disponibile ma altre spese “dobbiamo deciderle e per la redistribuzione delle somme, se non abbiamo progetti concreti,
misure di impatto, non andiamo da nessuna parte” (fonte: qui finanza).
Il prof. Conte si
regge con una maggioranza il cui socio principale, non in parlamento, ma
nell’elettorato è il PD che nella quasi trentennale stasi italiana da cui
ri-partire, ri-distribuire, ri-progettare (e via ri-partendo e ri-parlando) ha
grandi responsabilità, onde come partner
della ri-costruzione è poco credibile. Dato tale pilastro del governo il nuovo
facilmente sarà la ri-edizione del vecchio copione (cambiati titoli, colori e
al limite la punteggiatura). C’è da dire peraltro che proprio la vaghezza e
ovvietà dei propositi non fa presagire granché di nuovo né di travolgente.
Quello che però
conta è che propositi vaghi possono attrarre perché una volta determinati – e
dotati delle idonee provviste monetarie, merito
(anche) di un’Europa meno avara del consueto – suscitano vere folle di
candidati alla ri-distribuzione, non solo disoccupati, cassintegrati, partite
IVA, ma anche (soprattutto) fornitori dei beni e servizi di ri-costruzione.
Cioè attirano una
folla di tax-consommers i quali, come
dicono in Spagna si attivano a buscar un
lugar en el presupuesto, ossai a trovare una nicchia nel bilancio ed
essendo questo all’uopo abbondantemente fornito, hanno una ricerca facile.
Ciò che per i
contribuenti italiani è assunzione di obblighi e pesi, per quelli costituisce
guadagni e affari. È prevedibile che quindi la lotta per la re-distribuzione
sarà ampia e dura e l’unico a soccombere il contribuente.
Accanto ad alcune
iniziative logiche (investire per un vaccino) già se ne sentono altre che
appaiono meno confortate dall’esperienza e dalla logica.
Come quella che
l’inquinamento avrebbe provocato (o almeno aiutato) il virus. Ma l’umanità è stata funestata da millenni di pestilenze e
non risulta che i contemporanei di Renzo, di Boccaccio o di Marco Aurelio
bruciassero, come facciamo noi, miliardi di tonnellate di carbone, gas,
petrolio.
E gli italiani che
di sprechi (pubblici) ne hanno sopportati tanti, tutti motivati dalle buone intenzioni dei governanti e dei tax-consommers, devono vigilare perché i
sacrifici richiesti a tutti non si risolvano in benefici per pochi.
Teodoro
Klitsche de la Grange
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