Bassani spiega
la tolleranza seguendo il “percorso tracciato dal realismo politico”. In
effetti l’esigenza di tolleranza può essere sorretta da diverse argomentazioni
e punti di vista: il rispetto delle idee e del modo d’essere altrui, in primo
luogo, il diritto alla libertà di pensiero, il progresso del sapere e della scienza
(cui giova tanto il confronto di
comunicazioni che il superamento di
quelle già condivise). È raro pensare che la tolleranza è necessaria alla
formazione dello Stato moderno, perché funzionale alla neutralizzazione dei
conflitti – riducendoli o rendendoli meno pericolosi.
Come scrive l’autore
«La tolleranza è certamente una conquista del pensiero europeo moderno, ma è
anche un momento fondamentale per la legittimazione del potere, nel suo
tentativo di superare la frattura della Riforma. Vi è, infatti, una sorta di “regola
aurea”, una vera e propria bussola nella storia del pensiero politico moderno:
tutto ciò che va nella direzione del consolidamento della statualità ha
successo, mentre tutto quel che vi si oppone, ogni pensiero che crei sacche di
resistenza al potere, si sgretola. In questo senso, il principio di tolleranza
stravince alla fine le guerre di religione, perché è necessario al consolidamento
del potere del Principe».
Alla fine del XVI
secolo Bodin e i politiques francesi
collegarono sovranità e tolleranza «Sarà proprio il concetto di sovranità il
miglior alleato di quello di tolleranza nel corso dell’età moderna. Molti
critiani avranno la loro vita risparmiata in virtù della bramosia del Principe
di creare un unico soggetto del suo dominio». Le guerre di religione in Francia
si concludono con l’editto di Nantes che è «il capolavoro e la vera eredità
permanente dei politiques». Con la
fine delle guerre di religione, la tolleranza diviene pratica osservata dai
sovrani assoluti. Federico II di Prussia, “tipo ideale” del sovrano assoluto
del 700 rivendica la propria neutralità “tra Roma e Ginevra”, nel di esso amico
Voltaire c’è «la fusione dei temi cari ad Erasmo e del movimento dottrinario
statuale che parte da Bodin…Voltaire reinterpreta tutto il precedente dibattito
politico e teologico, e pone la riflessione sul concetto di tolleranza come fulcro
di una concezione moderna della politica, intesa a dirimere tutti i rapporti
fra lo Stato e la Chiesa dal punto di vista teorico».
Con le
costituzioni moderne la tolleranza è codificata
nelle dichiarazioni tra i diritti fondamentali, a partire da quella francese e americana
(col primo emendamento). Nel secolo passato i totalitarismi sono stati tutt’altro
che propizi alla tolleranza; anche se, nella seconda metà è stato riconosciuta
in dichiarazioni internazionali dei diritti. Ma adesso si vede un nuovo pericolo: è quello del politically correct, definito da Bassani
un autodafé il quale «nasce e
germoglia nel cuore di quello che è ormai l’Occidente tout court, ossia gli Stati Uniti, ma sta già minando la libertà di
manifestazione del pensiero del Pacifico agli Urali. Se la nascita della
tolleranza investe un’unica cultura, anche la fine della tolleranza parte da
noi, ma ha a questo punto risvolti planetari». Tale intolleranza «è la
conseguenza di un lungo processo di addomesticamento degli intellettuali ed è
il risvolto, nel campo delle idee, dell’inesorabile marcia dello Stato nelle
vite dei cittadini… vi è bisogno di un gruppo di intellettuali di professione
diuturnamente impegnati a diffondere il verbo di Stato e la scienza di Stato… E
se il tutto avviene senza alcun tipo di coercizione palese è proprio grazie
alla vittoria straripante del politicamente corretto, di una polizia di
pensiero, che colpisce pochi, spaventa molti ed è, almeno in apparenza, avversaria
di tutti». E di fatto è un declino della cultura dell’occidente la quale da
espansiva com’è stata per secoli (v. Toynbee) è divenuta inclusiva e soprattutto,
autocolpevolizzata.
Riconosce l’altro,
distruggendo se stessa. Ma per il primo risultato non è necessario il secondo. L’autore
conclude «Solo quando il riconoscimento dell’altro smetterà di implicare
necessariamente la distruzione di sé saremo finalmente sul punto di imboccare
la strada che porta a una società libera e certamente assai disordinata nelle
opinioni. E allora questa guerra alle fobie cadrà nel più assurdo dei ricordi».
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