venerdì 28 agosto 2009

B. Memoriale dei villaggi palestinesi distrutti: 14. Ghubayya al-Fawka, ossia più di 1000 abitanti espulsi nel marzo ’48 dalle loro case.

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«Non mi faccio illusioni: ci vorrà ben più di questo libro per ribaltare una realtà che demonizza un popolo colonizzato, espulso, occupato, e glorifica invece quello stesso popolo che l’ha colonizzato» (ivi, 220). I Lettori di “Civium Libertas” sono invitati a collaborare alla redazione di un Memoriale per ogni singolo villaggio distrutto durante la pulizia etnica del 1948 e negli anni successivi fino al nostro presente.

La sorte degli oltre 700.000 palestinesi espulsi dai loro villaggi e dalle loro case è comune, ma a suo modo ogni singola espulsione – senza diritto al ritorno – è unica. Di tutto è stato fatto dagli occupanti sionisti per cancellare il ricordo delle loro malefatte: dalla denigrazione delle vittime alla cancellazione delle loro tracce, fino a proibirne con legge ed accorgimenti vari ogni rievocazione della memoria offesa.

Links:
1. All That Remains: The Palestinian Villages Occupied and Depopulated by Israel in 1948.
2. Institut for Palestine Studies. The most reliable sorce of information and analysis on Palestinian affair and the Arab-Israeli conflict.

13. Um al-Zinat ← 14. 15. Ghubayya al-Tahta

Ghubayya al-Fawka

1. Espulsione e distruzione delle case. – Ecco come Pappe narra la singola tragedia del villaggio di Gubbayya al Fawka che contava più di 1000 abitanti. Per capire le dimensioni di una comunità si consideri che oggi il comune di Mongiana, in Calabria, conta meno di 1000 abitanti e moltissimi comuni in Italia hanno e conservano una loro identità, alla quale sono fieramente attaccati, con sole poche centinaia di abitanti.
L’attacco di Al-Qawqji al kibbutz Mishmar Ha-Emek del 4 aprile fu la risposta diretta all’espulsione di massa da parte degli ebrei che era cominciata intorno al 15 marzo. I primi villaggi ad andarsene quel giorno stesso furono Ghubayya al-Tahta e Ghubayya al-Fawka, con più di 1000 abitanti ciascuno. Più tardi, quello stesso giorno, toccò al villaggio più piccolo di Khirbat al-Ras. Anche qui l’occupazione era accompagnata dalle caratteristiche ormai familiari della pulizia etnica: l’espulsione degli abitanti e la distruzione delle loro case. Dopo l’incidente di Mishmar Ha-Emek fu la volta di villaggi ancora più grandi: Abu Shusha, Kafrayn, Abu Zurayk, Mansi e Naghnaghiyya (pronunciato Narnariya): le strade a est di Jenin presto si riempirono di migliaia di palestinesi che i soldati ebrei avevano espulso e buttato sulla strada, non lontano dai luoghi dove il bastione del socialismo sionista aveva i suoi kibbutz. Il villaggio più piccolo, Wadi Ara, di 250 abitanti, fu l’ultimo a essere cancellato, in aprile48.

I. PAPPE, op. cit., p. 137.
Note:
48. Quasi tutte le espulsioni e le distruzioni dei villaggi furono descritte nel «New York Times», che è la nostra fonte principale. insieme con All That Remains; benny Morris, The Birth of the Palestinian refugee Problem; e Ben-Zion Dinur e al., The History of Hagana.
Al-Qawqji era un resistente arabo che aveva fatto il possibile per limitare la conquista ebraica, sferrando qualche attacco che provocò vittime, cui fece seguito l’immancabile ritorsione giù messa in conto secondo un logica “funzionalista”.

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