La grande
attenzione con cui il pensiero di Carl Schmitt è stato considerato in Italia a far
tempo dalla pubblicazione delle “Categorie del politico” ha (indotto e) prodotto
anche una serie di ri-edizioni delle opere del giurista. A partire proprio
dalle “Categorie del politico” (ora riedite da Il Mulino), dalla “Dittatura” e (a
parte altro), fino ad adesso con “Romanticismo politico”. Questo viene pubblicato
dal Mulino, curato come la precedente edizione (Giuffré 1981) da Carlo Galli,
che vi ha premesso una nuova presentazione.
Prima di
considerare quest’ultima, è bene sintetizzare quanto scriveva Schmitt sul
romanticismo. Sostiene che “Il
romanticismo è occasionalismo soggettivizzato: gli è infatti essenziale il
rapporto occasionale col mondo, ma, al posto di Dio, è il soggetto romantico a
occupare la posizione centrale. Partendo da questa, poi, trasforma il mondo,
con tutto ciò che vi accade, in mero pretesto. Proprio questo spostamento
dell’istanza suprema da Dio al soggetto geniale muta l’intera prospettiva, e
porta alla luce l’occasionalismo nella sua purezza. Nei vecchi filosofi
dell’occasionalismo, come Malebranche, era sì presente il concetto dissolvitore
di occasio, ma la legge e l’ordine venivano ritrovati in Dio, l’Assoluto
oggettivo”. Diversamente che nei filosofi dell’occasionalismo. “Ben diversamente avviene quando a realizzare
la sua attitudine occasionalistica è l’individuo isolato ed emancipato”.
L’individuo così
finisce per vagare nell’illimitato e nell’inafferrabile “L’occasione appare allora davvero come relazione con l’immaginario, e –
secondo le diverse individualità dei romantici – con l’ebbrezza o il sogno, con
l’avventura, la fiaba o rappresentazione magica. Da occasioni sempre nuove
nascono mondi sempre nuovi, sempre occasionali, mondi senza sostanza, senza
relazioni funzionali, senza sicura direzione, mondi privi di conclusione, di
definizione, di decisione”.
E quando tale
attitudine passa dall’estetica alla politica, ha un effetto disgregatore.
Derivato dalla perdita di contatto – e quindi di “presa” sull’oggetto. Proprio
da ciò consegue che il romanticismo “è al
servizio di altre energie non romantiche, e la sua sublime superiorità rispetto
alle definizioni e alle decisioni si rovescia in un accompagnamento servile di
forze e decisioni romantiche”. Ma il tutto ha influenzato l’epoca moderna e
post-romantica “Soltanto in una società
minata dall’individualismo la produttività estetica del soggetto poteva porsi a
sé stessa come centro spirituale della realtà”.
Scrive Galli
nella presentazione che a giudizio di Schmitt “La mancanza di un rapporto causale o normativo fra soggetto e oggetto,
fra romantico e mondo, dà luogo nel romanticismo a una produttività che
consiste nel costruire un mondo soggettivo e fluttuante, esclusivamente
estetico, elaborato con materiali presi a prestito da ogni ambito della realtà
effettuale”.
Il romanticismo
è “un rischio immanente alla modernità, una
malattia esplosa in una fase storica determinata, ma in agguato, latente, nelle
strutture profonde del pensiero moderno… Il soggettivismo moderno e la sua
dialettica, la sua presunzione e la sua nemesi; il logos che è chiacchiera:
tutto ciò è la posta in palio, in Romanticismo politico”.
Il pensiero
borghese ne condivide i limiti “all’interno
della radicata sfiducia schmittiana nel dispositivo razionale moderno che dà al
soggetto il potere di disporre
dell’oggetto, di concettualizzarlo pienamente, borghese è chi crede che
con la libertà soggettiva si possa costituire la politica, che invece passa
attraverso il conflitto e la forma”. E ancora esistono altri romanticismi, quelli contemporanei dell’uomo post-moderno nel
mondo della realtà virtuale “con il suo
preteso protagonismo e con la sua reale subalternità”. “C’è da chiedersi insomma se, dal tempo del
romanticismo ottocentesco attraverso il tempo dell’irrazionalismo
avanguardistico primo-novecentesco fino all’epoca post-moderna, il rapporto fra
oggettività, ma più in generale fra razionalità e non-razionalità, ruoti su sé
stesso presentando sempre, in facce diverse, la medesima indeterminatezza”.
Due
considerazioni, partendo da quella di Galli sui romanticismi contemporanei, che
contribuiscono a rendere di interesse anche attuale questo saggio di Schmitt,
risalente a circa un secolo fa. L’attitudine romantica (ma non solo) a
soggettivizzare e esteticizzare (e così de-politicizzare) l’oggetto,
soprattutto politico, è evidente nella c.d. “antipolitica”, almeno in gran
parte di essa. La politica ha a che fare con oggetti concreti e rapporti reali:
potere e libertà, amico e nemico. Ma se un’azione, un uomo o un comportamento
viene giudicato non sulle capacità di attingere alla funzione della politica,
ma sull’apprezzabilità estetica (o altro), il risultato è una (cattiva)
propaganda. Che Achille fosse bello e valoroso non significava che non fosse
pericoloso, almeno per i troiani, né che occorre giudicare politicamente la
caduta di Troia dalla poesia dell’Iliade. Cosa che nella comunicazione
contemporanea è praticata in continuazione non solo confondendo la politica con
l’estetica, ma anche con altre “essenze” (Freund).
La seconda: non
solo la politica, ma anche il diritto si regge sul rapporto equilibrato tra soggetto ed oggetto.
Anzi il problema (principale) dell’applicazione del diritto è che la decisione
dell’applicatore sia conforme al
rapporto giuridico ed alla normativa ad esso applicabile.
Se non vi siano istituti
e norme ad assicurare tale ragionevole corrispondenza, il soggettivismo del funzionario straripa in arbitrio
illimitato. Magari dal “sistema” giustificato moralmente più che esteticamente.
Tuttavia è proprio il pensiero borghese ad aver creato le più raffinate forme
ed istituti per garantire – per quanto possibile - la corrispondenza tra
diritto e decisione concreta (come, ad esempio la distinzione dei poteri – o i
controlli di legittimità). Quindi il romanticismo politico, sotto tale aspetto,
appare come una degenerazione (anche) rispetto al costituzionalismo liberale,
la cui diffidenza verso la soggettività di governanti (e funzionari) emerge
prepotente.
Teodoro
Klitsche de la Grange