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Gilad Atzmon |
Gilad Atzmon non è uno storico revisionista, ma è un musicista e un filosofo. Ad ognuno il suo mestiere. Per gli storici revisionisti, che fanno questo mestiere, dovrebbe essere più che soddisfacente sapere che un Gilad Atzmon riconosce loro la piena libertà per le loro ricerche. Se Atzmon rivestisse i panni dello storico, senza esserlo, senza sapere di ricerche di archivio e di metodo storico-scientifico, la sua sarebbe una posizione ideologica, e noi non avremmo per lui l'interesse vivo che invece abbiamo non solo per le analisi che ha già prodotte, ma per la sua capacità di leggere il presente, le cose che via via accadono, in un àmbito certamente delimitato, ma che è quello dove nessuno meglio di lui è nelle condizioni di dire e poter dire le cose che dice e scrive. In fondo, la questione spinosa del reato di “negazionismo” che infiamma gli animi, è secondaria e derivata davanti al potere di stabilire per legge una Verità qualunque: oggi si fissa per legge che la Verità che si deve credere è Una, e Questa per la precisione. Domani se ne fisserà un'altra, e non importa Quale. Importa il potere di dettare la Verità. Discutere sulla legittimità di questo potere, o meglio impedire che se ne possa discutere, è ciò in cui - spiega Atzmon – consiste l’essenza del «potere ebraico» oggi nel mondo.
Post Scriptum. - Oggi, a proposito di un eretico discendente di Lord Balfour, su il Foglio, qui ripreso da una rassegna stampa sionista, viene immesso sulla rete linguistica italiana un “autorevole” commento di Dershowitz, che si vuole importare in Italia, dove è già venuto e dove è stato tradotto un suo libro, presentato senza le molestie e le censure che hanno invece i libri di opposte vedute... L'elenco sarebbe lungo! Stavo per scrivere alla Redazione de Il Foglio, ma mi sono trattenuto, pensando che probabilmente scriverebbe che sono un “antisemita”, e poi come in genere succede tocca fare una lettera di smentita ai sensi di legge, che però non viene pubblicata, come non è stata pubblicata la mia smentita al Messaggero, da dove un Tizio continua a lanciare i suoi attacchi, evidentemente protetto e coperto... La replica che era pronta sulla punta della penna, replica che non ho partita per email, era questa: ma non è che la causa dell’«antisemitismo» (fra virgolette) non sia da ricondurre allo stesso Dershowitz e alla stessa Redazione del Foglio, il cui acritico, totale, assoluto, perinde ac cadaver su Israele, qualunque cosa faccia? Non è sospetto una così assoluta mancanza di indipendenza e autonomia critica da parte di un organo di informazione che riceve finanziamenti pubblici Non è che questo (inesistente e anacronistico quanto concettualmente inconsistente) “antisemitismo” sia una creazione artificiale e strumentale della stessa propaganda israeliana, la cosiddetta Hasbara? Non credo che il Foglio abbia più lettori di Rinascita, quando usciva... ma Rinascita ha chiuso o l'hanno fatta chiudere, invece il Foglio continua ed ha quelle stesse rassegne stampa che nel caso di Rinascita venivano rifiutate... In pratica, un giornale come Rinascita (un quotidiano con diffusione nazionale, anche se ridotta) era censurato dalle rassegne, che sono anche organi di pubblicità per i giornali... Il suo torto era di essere in una posizione politica agli antipodi della redazione del Foglio, o di altri giornali e giornalisti, che di certo non sono la Voce di Gaza.
Post Scriptum. - Oggi, a proposito di un eretico discendente di Lord Balfour, su il Foglio, qui ripreso da una rassegna stampa sionista, viene immesso sulla rete linguistica italiana un “autorevole” commento di Dershowitz, che si vuole importare in Italia, dove è già venuto e dove è stato tradotto un suo libro, presentato senza le molestie e le censure che hanno invece i libri di opposte vedute... L'elenco sarebbe lungo! Stavo per scrivere alla Redazione de Il Foglio, ma mi sono trattenuto, pensando che probabilmente scriverebbe che sono un “antisemita”, e poi come in genere succede tocca fare una lettera di smentita ai sensi di legge, che però non viene pubblicata, come non è stata pubblicata la mia smentita al Messaggero, da dove un Tizio continua a lanciare i suoi attacchi, evidentemente protetto e coperto... La replica che era pronta sulla punta della penna, replica che non ho partita per email, era questa: ma non è che la causa dell’«antisemitismo» (fra virgolette) non sia da ricondurre allo stesso Dershowitz e alla stessa Redazione del Foglio, il cui acritico, totale, assoluto, perinde ac cadaver su Israele, qualunque cosa faccia? Non è sospetto una così assoluta mancanza di indipendenza e autonomia critica da parte di un organo di informazione che riceve finanziamenti pubblici Non è che questo (inesistente e anacronistico quanto concettualmente inconsistente) “antisemitismo” sia una creazione artificiale e strumentale della stessa propaganda israeliana, la cosiddetta Hasbara? Non credo che il Foglio abbia più lettori di Rinascita, quando usciva... ma Rinascita ha chiuso o l'hanno fatta chiudere, invece il Foglio continua ed ha quelle stesse rassegne stampa che nel caso di Rinascita venivano rifiutate... In pratica, un giornale come Rinascita (un quotidiano con diffusione nazionale, anche se ridotta) era censurato dalle rassegne, che sono anche organi di pubblicità per i giornali... Il suo torto era di essere in una posizione politica agli antipodi della redazione del Foglio, o di altri giornali e giornalisti, che di certo non sono la Voce di Gaza.
CL
Alan Dershowitz |
«la gente afferma che gli ebrei siano troppo potenti, troppo forti, troppo ricchi. Afferma che noi controlliamo i media, che noi possediamo troppo di questo e troppo di quello e che poi, in maniera artata e con l'aiuto della dialettica, neghiamo e nascondiamo sia la nostra forza che il nostro potere. Voi, questo potere, non nascondetelo mai!»Il vecchio sionista Dershowitz, che negli anni si è andato guadagnando la poco invidiabile reputazione di “grandissimo bugiardo” (Noam Chomsky) e di “plagiatore seriale” (Finkelstein) prima di passare a miglior vita ha probabilmente deciso di dare un’ultima chance alla ammissione della verità. Nel mondo odierno, nessuno può negare che gli ebrei siano “troppo potenti” “troppo ricchi” e che “controllino i media globali”. Eppure è altrettanto chiaro che ormai essi non si preoccupino quasi più di celare tale potere. Infatti, proprio come Dershowitz, la maggior parte di loro si vanta apertamente delle tante sfaccettature del potere ebraico nel mondo e proprio mentre si vanta apertamente usa tutti gli artifizi possibili per silenziare ed azzittire chiunque osi contestare la natura di quello stesso potere.
Come vado sostenendo da molti anni, il punto di forza degli ebrei, consiste proprio nel sopprimere qualunque discussione possibile che abbia ad oggetto il loro potere nel mondo. In effetti, l’approccio che usa Dershowitz proprio in questo suo discorso, è piuttosto chiaro. Lui, ammette apertamente che gli ebrei siano smisuratamente potenti, eppure non si fa alcun problema a dichiarare apertamente che gli stessi, non dovrebbero preoccuparsi di considerare il loro strapotere come strabordante ed ingiusto.
«NOI (ebrei) ci siamo guadagnati il diritto di essere ascoltati, NOI ci siamo guadagnati il diritto di influenzare il dibattito pubblico, NOI abbiamo contribuito in maniera sproporzionata al successo degli USA nel mondo» - afferma Dershowitz.Qualcuno potrebbe anche domandarsi a chi sia riferito questo “NOI” che ha contribuito così tanto al successo di questo paese. Dershowitz si sta forse riferendo anche al suo cliente e vecchio amico Jeffrey Epstin, l’uomo che si preoccupa di procurare le minorenni alle élite? Dershowitz, si riferisce anche ad Alan Greespan, colui che ha spinto l’America a compiere un vero e proprio genocidio verso le sue classi sociali più deboli? O forse, questo suo “NOI” include anche quei banchieri di Wall Street come i Goldman e i Sachs e i Soros, i quali non passa giorno che non spendono a scommettere pesantemente e a speculare sul futuro degli Americani, approfittando della finanza globalizzata? E quasi certamente questo “NOI” di Dershowitz si riferisce anche a Haim Saban e Sheldon Aderson che son riusciti nel loro scopo di ridurre la politica americana ad un puro affare interno e strumentale agli interessi sionisti.
Ma vi prego: non fraintendetemi. Non c’è dubbio alcuno che alcuni ebrei abbiano dato un notevole contributo all’America in tema di cultura, scienze e arte, finanza e così via. Eppure, è proprio questo concetto ebraico del NOI che Dershowitz qui si impegna così tanto a propagandare, che si presta come problematico e bisognoso di una analisi ulteriore. Sebbene appaia chiaro che l’opera di lobbing a favore di Israele e degli interessi ebraici messa in atto da Adelson e Saban sia ascrivibile a quel concetto di NOI ideato da Dershowitz, la cosa non ancora chiara risulta essere se la stessa opera letteraria di Philip Roth sia solo un contributo alla letteratura statunitense dato in quanto semplice cittadino americano, oppure se anche essa sia organica a quel concetto di NOI di cui parla Dershowitz. Ma questo entusiasta della cara vecchia pulizia etnica, ci infligge perfino la sua battuta finale:
«Mai, mai scusarsi per il fatto che usiamo il nostro potere e la nostra influenza in favore della pace».Se penso che chi parla è il guerrafondaio e teorico dello Stato criminale, Dershowitz, non posso che rimanere perplesso per questa sua affermazione. E allora mi chiedo: «ma chi sono questi ebrei che userebbero la loro influenza politica e finanziaria addirittura nell’interesse stesso della pace nel mondo?» È forse la scuola tribale Neocon, chiamata The Progect for the New American Century ( il Progetto per il Nuovo Secolo Americano), una cricca immorale di interventisti sionisti internazionali, che è riuscita a portare l’intera America assieme a tutto l’Occidente in una guerra globale senza fine? O forse, si tratta del “pacifista” Albert Einstein il quale ha praticamente dato inizio al famoso Progetto Manhattan, mettendo l’intero mondo sulla strada della autodistruzione? O ancora Dershowitz si va riferendo a Sidney Blumenthal, il quale ha spinto l’ex segretario di Stato Hillary Clinton all’intervento militare in Libia mentre lui stesso, nei giorni in cui il paese di Gheddafi veniva cancellato a suon di bombe, era intento ad investire casualmente proprio nella ricostruzione di quello stessa terra brutalmente aggredita? Oppure si tratta della lobby ebraica che spinge costantemente alla guerra in Siria e in Iran? Ammetto di non conoscere molti ebrei che usano davvero, e in maniera disinteressata, la loro influenza nell’interesse della pace tra i popoli, ma son sicuro che se qualcuno di questi dovesse mai fare la propria comparsa sulla scena, la gente come Dershowitz, si affretterebbe ben presto ad accoglierla con la macchina del fango e della denigrazione, come possono facilmente testimoniare sia Norman Finkelstein che Richard Falk.
Io, come Dershowitz, non penso affatto che gli ebrei dovrebbero scusarsi per i crimini di Israele. Non sono per niente sicuro che le scuse possano avere un qualche significato utile. Non so se i giudei dovrebbero scusarsi per il loro strapotere o per uomini come Dershowitz, Greenspan, Wolfowitz o Maddoff, perché ancora una volta, un simile atto non avrebbe molto senso. Ma sono oltremodo sicuro che quando ci si trova ad ascoltare le menzogne sparse in giro dai signori come Dershowitz, il quale va invocando tutti i giorni la guerra, presentandola nella sua veste tanto legalitaria quanto ipocrita e niente affatto etica, allora siamo autorizzati a pensare che egli parli senza dubbio in nome del progetto nazionalista ebraico. Quest'uomo è la personificazione stessa di tutto quello che ha a che fare con la follia della razza eletta e della loro supremazia tribale. Alan Derschowitz è la utile quinta colonna piazzata nel cuore stesso di Gerusalemme, posta là per ricordarci quanto possa essere penosa la distanza morale e culturale che ci divide dalla Atene di Pericle.
Ma al tempo stesso, proprio questa presa di distanza dalle folli visioni della gente come Dershowitz, può di per sé rappresentare la chiave stessa per rientrare ad Atene e riprenderne possesso una volta per tutte e soprattutto per sempre.
Traduzione italiana di Antonio Palumbo