mercoledì 30 settembre 2015

Aveva ragione Trasimaco? Diritto e giustizia sono soltanto concetti che il più forte riesce ad imporre al più debole?

La redazione di Civium Libertas è al lavoro per dare la traduzione italiana dei discorsi più interessanti che si stanno tenendo all’annuale riunione dell’Assemblea generale dell’ONU, che cade ogni anno a fine settembre. Ieri sera ha parlato il nostro Renzi: discorso di una totale insipidezza, di cui non vale la pena fare menzione alcuna. Diversa cosa per il discorso di Putin e in contraltare quello di Obama, che si fronteggiano. I loro discorsi sono già noti per l’ampia eco che hanno avuto, ma se ci riesce ne daremo un commento testuale. Qui anticipiamo i temi.

Trasimaco? Chi era costui? Se si vanno a rileggere i dialoghi platonici, si vedrà che si dibatte anche su cosa sia la giustizia. Nella comitiva che accompagna Socrate vi è un certo Trasimaco, il quale dà una sua definizione di cosa sia nella sua essenza la giustizia: è il diritto del più forte. Così dice. Può sembrare strano, esagerato, grottesco. Adottando una diversa terminologia, più recente, ci si potrebbe poi chiedere: è una affermazione di tipo “positivo”, cioè che corrisponde alla realtà dei fatti, oppure è una affermazione di tipo “normativo”, cioè è un risultato al quale si deve o si intende arrivare?

Stiamo facendo uno sforzo di semplificazione e di brevità. Prendiamo un esempio dal discorso di Putin, che cita Hitler alla fine della seconda guerra mondiale, quando né Putin né Obama erano ancora nati. Putin vuole ricostituire contro l’IS un’alleanza di quello stesso tipo e fa un’analogia storica a nostro parere poco fondata e nella quale noi europei comunque non ci siamo, perché con Hitler e Mussolini è scomparsa anche la sovranità europea. Tornando ai dialoghi platonici, ci chiediamo: Hitler ha perso la guerra perché era il “cattivo”, il “male assoluto”? Oppure è diventato il “male assoluto” perché ha perso la guerra? È un buon esercizio: chi è capace di ragionare continui da solo.

Noi ci allontaniamo nel tempo e nello spazio e puntiamo la nostra macchina del tempo sui “migranti pellegrini” (Nord America) e sui cattolicissimi spagnoli che sterminarono letteralmente i popoli precolombiani, inferiori agli “invasori” (migranti) solo nelle armi, nella loro capacità di difendersi, e in nulla per tutto il resto. Le testimonianze che ci hanno lasciato dimostrano che non erano inferiori nell’arte di costruire edifici e in quella di organizzare la loro vita sociale, economica,  politica. Dunque, le armi servono, ed è bene averle se vi è bisogno di difendersi... Con i nostri “diritti umani” (colossale impostura) sbarchiamo in terre altrui distruggendo ogni cosa, massacrando vite umane, e diciamo di farlo per il loro bene portando i nostri “diritti umani” e la nostra “democrazia” e le nostre “libertà” che non esistono neppure per noi stessi.

Sarebbe interessante seguire i dibattiti che si tennero subito dopo la presunta “scoperta” dell’America. Sarebbe una ricerca erudita che non si potrebbe contenere in brevità, ma contiamo di aggiornare anche un altro nostro blog, concepito per questo genere di ricerche. Qui andiamo ora a concludere con un dilemma che ci riguarda subito come cittadini, ciascuno dotato di un minimo decisionale, almeno nella misura in cui ognuno può orientare la sua volontà verso una direzione piuttosto che un’altra.

Vogliamo un mondo unipolare o multipolare? Cosa significa volere l’una cosa o l’altra? Davvero crediamo che uno Stato Mondiale, unico in un mondo unificato, significhi la realizzazione della giustizia sulla terra e la fine di tutte le guerre che sempre hanno accompagnato la storia dell’umanità? Le bombe di Hiroshima e Nagasaki furono sganciate per il nostro Bene? Il messaggio non intendeva essere: “arrendetevi, sono io il più forte, sono io il padrone del mondo”? “Dopo di me, sotto il mio dolce dominio, tutto sesso e droghe, starete meglio...”

Al contrario, in un mondo multipolare, dove ognuno tiene a casa le sue armi, sperando di non doverle mai usare, ma pronto ad usarle se un prepotente vuole sfondare la porta, non è forse maggiore la speranza di giustizia e rispetto dei diritti e della vita altrui, di un altrui che è capace di difendersi se viene ingiustamente colpito nella sua vita fisica, nel suo stile di vita, nelle sue credenze religiose e nei suoi diritti?

Obama è il campione del mondo unipolare, vuole lui il dominio del mondo che è stato attribuito al cattivo Hitler. Putin è invece il campione del mondo multipolare, dove il diritto e la giustizia sono rispettati perché ognuno è in grado di difendersi se è colpito nei suoi diritti, o almeno in quelli che ritiene siano i suoi diritti in casa propria. Una nota conclusiva di geopolitica. I “cattivi” Hitler, Mussolini, nelle alternanze politiche dei loro tempi avevano gettato ponti, alleanze  con l’Oriente e l’Estremo Oriente: l’unità geopolitica eurasiatica era stata in qualche modo intuita. Se la storia è spinta da forze oggettive che prescindono dalla natura e dalla volontà umana, allora la “via della seta” di cui parla Putin nel suo discorso, è qualcosa alla quale noi europei dovremmo prestare attenzione. Ma la Via della Seta non passa per le Americhe, e questo Obama lo sa.

martedì 29 settembre 2015

«Camorrismo giornalistico»: esiste o non esiste?

L’espressione «camorrismo giornalistico» è venuta alla ribalta perché pronunciata dal discusso governatore della Campania Vincenzo De Luca, politico discusso quanto si vuole. Dico subito che per me non si tratta qui di prendere posizione a favore o contro il politico in questione. Se mai si dovrebbe entrare in delicate questioni di diritto costituzionale, cosa che non vuole essere ora oggetto di queste breve riflessioni che quotidianamente scrivo per i miei Cinque Lettori. Appena è rimbalzata a me la notizia, altre sono state le mei considerazioni, anche suffragate da esperienze personali. Nello spezzone che ho visto, De Luca si è lamentato di una serie di tagli che erano stati fatti a ciò che lui in un’intervista aveva in effetti detto. Con quei tagli il senso di ciò che diceva diventava un altro... Ebbene, nel piccolo, la stessa identica cosa succedeva a me: mi tagliavano e mi facevano dire o facevano intendere cosa del tutto diversa da quella che pensavo. Ho poi potuto verificare il travisamento nella ripresa che ne facevano altri media...

La Rai ha lasciato controdichiarazioni alle accuse di “camorrismo giornalistico”. Avendo avuto la mia piccola esperienza diretta, mi fanno sorridere le auto-qualificazioni di «rigoroso lavoro giornalistico». Un simile lavoro è “rigoroso” (e corretto, onesto, ecc.) perché lo dice la RAI stessa (e la corporazione solidale di cui non faccio nomi) o perché lo dice l’intervistato di cui è stato tradito il pensiero ed infine l’utente finale che spesso non puà sentire le due campane, ma una soltanto?

Io sono del parere che sia appropriata, indovinata l’espressione «camorrismo giornalistico» e che il fenomeno così indicato sia ampio e diffuso, autentica cancrena di una democrazia malata. Non è una buona attitudine dell’anima quella di gioire quando si assiste a una sorta di giusta punizione, quasi divina, a quelli che in un qualche modo ci hanno fatto del male. Oppongo ogni resistenza dell’animo mio a cadere in simili cattive tentazioni. Il fatto però mi consente di intervenire per denunciare mali che esistono a prescindere dalle persone che di volta in volta ne sono vittime.

Se mi riesce vorrei far giungere a Vincenzo De Luca questa mia riflessione, non per schierarmi politicamente dalla sua parte, ed attirarmi l’ostilità dei suoi nemici, ma per dirgli che lo capisco e che la stessa cosa (tagli e manipolazioni) e successa anche a me. Io però non sono riuscito a levare alta la voce come invece a lui è stato possibile. Se vuole sapere di più, non ha che da chiedere...

lunedì 28 settembre 2015

Cosa è andato a fare il sindaco di Roma nella città statunitense di Filadelfia?

Il Personaggio ritorna, non gradevolmente, alla mia memoria per due o tre cose che so di lui. Una prima volta, in fase di campagna elettorale, quando girava per le strade a raccogliere voti. Mi era così capitato davanti, letteralmente davanti, senza per nulla andare io alla sua corte, ai suoi comizi. Ne approfittai per porgli una domanda su quegli argomenti che a me stavano a cuore, in materia di libertà di pensiero, non già di costumi sessuali. E cosa fece il Tizio? Girò letteralmente i tacchi senza neppure azzardare una risposta. Lo vidi scomparire come un bolide. Vidi le sue terga, le sue preziose natiche.

Insediatosi al potere cittadino, non potrò mai dimenticare il suo primo e forse unico atto di governo: negare la sepoltura ai morti, o meglio a Un morto in particolare, che pure era morto con tutti i cristiani sacramenti ed avrebbe avuto per lo meno il diritto alla sepoltura, beninteso senza clamore e nella più assoluta discrezione e privatezza. Incredibile a dirsi e a pensarsi, ma quel diritto umano elementare fu negato! Non sono un credente nei castighi divini, per le cattive azioni degli uomini, ma non posso non restare impressionato da una Nemesi che fa pensare a un intervento del Cielo: i funerali Casamonica celebrati in pompa magna e con il beneplacito di Santa Madre Chiesa. Questo si è ben meritato Roma, governata dal Sindaco Marino, per aver negato ad altri cristiana sepoltura! Quanta ipocrisia ed amnesia: ci si scandalizza per un atto positivo: celebrazione di funerali, pur leciti, di un personaggio, discusso finché era in vita, ma anche lui mortale; non si fa menzione di un più spregevole e sacrilego atto: negazione della sepoltura cristiana ad un morto con tutti i sacramenti cristiani.

Voleva andare alla manifestazione della famiglia in Filadelfia (città americana da non confondere con l’omonimo comune di Filadelfia in Calabria) il “cattolico” Sindaco Marino, novello Riformatore, sedicente cattolico, alla presenza del Papa, al quale magari avrebbe voluto insegnare lui il nuovo percorso della Felicità, specialmente in materia di famiglia, di libera sessualità, matrimonio omosessuale, adozioni pertinenti: “si amano”, “sono felici”, ecc., questa la fraseologia che è vagamente rimasta impressa nella mia memoria... senza ulteriore dissertazione su sconcerti altrui. Divertente il gioco delle smentite e contro-smentite per la curiosa presenza in Filadelfia, quando chiunque abiti a Roma e voglia ascoltare il Papa, basta che si rechi in piazza San Pietro. Ma Lui doveva andare in Filadelfia d’America. Ho detto divertente la successione dei testi dei comunicati? Mi correggo:  no, penoso. E non staremo a farne qui filologia. Ma cosa aveva in testa? Voleva prendere per i fondelli pure il Papa? Che lo faccia con noi cittadini comuni. E passi pure! Ma il Papa... un papa, sulla cui legittimazione a essere papa non è affar mio metter lingua... Non è questo il senso delle mie osservazioni. Troppo difficile per me addentrarmi negli sconquassi della teologia post-conciliare.

Terminiamo questa nota estemporanea con un nostro chiodo fisso: il senso della “rappresentanza politica”, questo istituto per il quale un Tizio si ritrova eletto in una carica che poi sbatte in faccia non solo a chi lo ha eletto (per insondabili motivi), ma a quanti non hanno minimamente pensato di eleggerlo. Ineffabile la faccia con la quale l’Uomo si attacca alla poltrona scandalo dopo scandalo, potendo esisibire un solo atto di governo: la negazione di sepoltura ai morti, ad Un morto (quindi discriminazione post mortem al diritto dei vivi di poter contare sulla propria sepoltura) e celebrazione di matrimoni... non cattolici, perfino in violazione delle leggi sulla registrazione dei matrimoni contratti all’estero!


sabato 26 settembre 2015

Non mangiavano i bambini né decapitavano nessuno al 1° convegno internazione sul “Mediterraneo Solidale”

Ho avuto notizia di un “evento”, al quale sarei stato comunque interessato a partecipare, solo dalla demonizzazione che ne è stata fatta dalla solita stampa, di parte, faziosa oltre ogni dire e ispirata da un committente non troppo nascosto. Non ho però voluto lasciarmi intimorire e dopo aver avuto conferma dalla portineria dell’Hotel dei Congressi, a Roma, che il convegno era confermato, che era autorizzato, e che era già iniziato mi ci sono recato. Mi ha piacevolmente sorpreso la condotta della numerosa polizia presente, alla quale avevo espresso la mia preoccupazione a dover dare credito alla suddetta mala stampa. Mi è stato risposto che loro erano appunto lì per garantire la mia sicurezza se qualcuno avesse pensato di ostacolare quello che è un mio diritto costituzionale, anzi il diritto di ogni cittadino a potersi riunire pacificamente in luoghi pubblici, in questa caso la sala di un albergo regolarmente pagata dagli organizzatori. Purtroppo la sala avrebbe dovuto essere più capiente per contenere comodamente tutto il pubblico convenuto per sentir parlare di Siria e di quanto succede nel Mediterraneo, lasciandosi alle spalle le ordinarie menzogne della nostra stampa e tv. Ed è stato interessante...

Le numerose relazioni e gli interventi si sono succedute nell’arco di oltre 7 ore con brevi pause. Superfluo dire che l’informazione che si è potuto attingere da testimoni e protagonisti è ben diversa da quella che tocca sorbirsi da nostri consueti media che sono essi stessi parte integrante e complici della guerra che ormai da decenni si combatte nel Vicino Oriente. Preferiscono ogni giorni affliggerci con lo spettacolo dei migranti, insinuando in noi un senso di colpa per mancanza di generosità nell’«accoglienza», ma ben si guardano dal chiarire al grande pubblico la responsabilità dei nostri governi sulla devastazione che hanno prodotto in quella larga parte del mondo. Pretendono di ingannarci con foto di bambini, fatte circolare ad arte, ma poi non dicono nulla del blocco e delle sanzioni che hanno inflitto e che permangono contro quei paesi in guerra dove a soffrire sono in primo luogo i bambini ai quali vengono tolti perfino i medicinali. Ignorano gli stessi media come l’Occidente supporta l’ISIS comprando di contrabbando il petrolio sottratto al legittimo governo siriano e le opere d’arte trafugate. Ciò è fatto assai ipocritamente da quell’Occidente dal quale - come ha detto un relatore olandese - dovremmo liberare l’Europa. Ancora insistono con il presentare Assad come un ferocissimo “dittatore”, che però appena nel 2014 è stato rieletto in regolari votazioni dall’80 % dei votanti, mentre il nostro Renzi non è stato mai eletto da nessuno, e così pure i due governi che lo hanno preceduto. Nel Vangelo si parla di travi e di pagliuzze...

Ciò che probabilmente ha fatto infuriare certa stampa è stata la presenza di due esponenti di Hezbollah, messi da una ben nota Lobby nelle liste dei “terroristi”, o almeno la sua organizzazione armata: andrebbe qui aperta una lunga digressione su cosa è “terrorismo”, se davvero esiste una sua definizione scientifica; su cosa significano simili liste di comodo, sempre strumentali; su chi le firma e dietro richiesta di chi; su chi poi sarebbe davvero “terrorista”, se per esempio si ricorda l’attentato al David King Hotel in Palestina o all’ambasciata britannica nella stessa Roma degli anni quaranta del secolo scorso. Un ruolo lo ha avuto Zingaretti circa un presunto patrocinio della Regione Lazio, poi “negato”. La cosa torna però a disonore e demerito del presidente pro tempore della disgraziata, malgovernata e malrappresentata Regione Lazio, in buona compagnia con una Roma Capitale che non è stata sciolta per mafia solo perché è la capitale d’Italia e il fatto in sé darebbe una cattiva immagine all’estero. Possiamo qui parlare di una forma di razzismo delle istituzioni, giacché non pochi paesi della Calabria sono stati sciolti per nulla: non un solo euro venuto a mancare dalle casse comune né un solo atto amministrativo illecito. Altro spauracchio che è stato agitato è quella di Casapound, di cui però non ho visto ombra e la cui arcidemonizzazione mi riesce del tutto incomprensibile. Evidentemente, vi è qualcuno che ha tanto bisogno per governare di demoni, spauracchi, vere e proprie campagne di diffamazione e disinformazione. Quel che vi è da sperare che il credito mediatico crolli in caduta verticale. E forse è già così, se troppo spesso mi si rimprovera di dare troppa importanza ai diffamatori. Ormai, chi ha scelto di sapere e voler sapere, ne ha i mezzi. Chi non vuol sapere o non ha tempo per interessarsi di certe cose, è forse immune e refrattario anche alle menzogna mediatica. le cui scempiaggini nella loro enormità ci esimono da ogni commento.

Il rappresentante di Hezbollah ha rivendicato a suo merito due pagine: di aver combattuto contro l’occupazione del Libano nel 2006, sconfiggendo Israele; di essere in prima linea nella lotta contro l’ISIS, sostenuto e finanziato da Turchia, USA, Israele, monarchie del Golfo. Non possiamo però qui fornire una sintesi delle relazioni che sono state tenute. Suppongo che sarà possibile avere in rete le video registrazioni. Ne darò il link appena mi sarà noto. A chiusura ha parlato il presidente della comunità siriana di Roma, che ha elencato una serie di dati impressionanti: in Siria è gratuita la sanità e l’istruzione; non vi era analfabetismo; le famiglie vengono aiutate dallo stato ad avere la loro casa; la Siria non ha debito estero; la Siria ha il più grande giacimento di gas... e tante altre cose che spiegano perché si è voluto fare guerra ad un governo la cui principale se non unica colpa è quella di voler essere indipendente e di non volersi piegare ad Israele, il cui ruolo è stato più volte menzionato.

venerdì 25 settembre 2015

Riflessioni sull’«uomo-massa». - Spunti tratti da un articolo di Maurizio Blondet

Dico subito che non entro nel merito di un interessante e stimolante articolo di Maurizio Blondet intorno tematiche che l’autore tratta da molto tempo con passione e competenza. Ho letto con interesse e attrazione un suo libro sull’argomento, avuto da lui generosamente in dono. Ho appreso tante cose che non sapevo e da allora, non potendo dire che le mie opinioni di fondo siano mutate, ho però imparato a liberarmi da semplificazioni eccessive e a considerare con rispetto le contestazioni alla teoria dominante dell’evoluzionismo. Già in precedenza, grazie ad altre letture, pure di amici, mi sono anche liberato della opposizione schematica e rudimentale di immanenza / trascendenza. Ma non è di questo che voglio parlare, argomenti peraltro difficili che è meglio lasciare in pace. Basta avere qui solo introdotto il contesto in cui si colloca la risposta di Blondet al commento di un suo lettore:
«Questi commenti vanno pubblicati, perché spiegano benissimo perché la nostra civiltà sta per finire, e in che modo l’uomo-massa (che parla in questi commenti) la sta distruggendo, distruggendo così anche se stesso, segando il ramo su cui l’hanno fatto salire tutti gli uomini migliori di lui che hanno fanno avanzare la civiltà, di cui lui gode senza merito».
Quanti gestiscono un blog con annesso spazio commenti o sono soliti loro stessi partecipare a un Forum conoscono la problematica che si origina in simili contesti e come spesso ci si trovi in croce davanti al dilemma: partecipare o non partecipare alla discussione? Parlare con tutti (e con rispetto) o evitare di intrattenersi con gli interlocutori che si reputano stupidi, in malafede, violenti, ignoranti e presuntuosi? Aver pazienza con tutti? Porgere l’altra guancia quando ci si sente ingiustamente offesi e perfino diffamati? Il senso di questo interrogativi è il seguente: se si ritiene di dover parlare e confrontarsi con tutti perché si ha una fiducia, più o meno cieca, direi illuministica, nel progresso dell’umanità, della conoscenza, della ragione, possono cadere le braccia di fronte allo spettacolo di quelli che – per usare l’espressione di Blondet – sono una copia chissà quante volte replicata dell’«uomo-massa».

È dura. Si può non avere la tradizionale “fede” che è stata dei nostri nonni e che si esercita con atti rituali o con la recita di preghiere e del classico Credo. Ma è abbastanza facile e frequente che una simile fede venga spostata nel suo oggetto e diventi una religione dell’uomo, una fede nel progresso, nella scienza, perfino nei proclami di governi, e addirittura una fede nelle promesse mirabolanti di Matteo Renzi nonché nella nuova concezione del mondo che da lui promana e dalla sua corte di giovin donzelle.

Come ho risolto io il problema? Non voglio andare per le lunghe e semplifico ponendo ai miei Cinque cortesi e pazienti Lettori una domanda la cui risposta è implicita alla domanda stessa: Perché quanti vissero in Italia prima del 1945, anno della fine del fascismo e dell’inizio di ciò che è venuto dopo, erano tutti fascisti prima e divennero subito tutti antifascisti dopo? Il giornalista Buttafuoco intervistò decenni addietro un importante filosofo a cavallo fra il prima e il dopo, e questi consapevolmente e candidamente risposte che lui in quegli anni di passaggio si dichiarava fascista quando si trovava in compagnia di fascisti e si professava antifascista quando si trovava in compagnia di antifascisti. Mi sembra anche, se non ricordo male, che il romanzo di Moravia, Il Conformista, sia impostato su una siffatta condizione esistenziale che doveva essere alquanto comune.

Arrivo lentamente e per gradi alla conclusione che ho in testa. Intanto, non bisogna mai perdere la fiducia nel prossimo, nell’uomo, perché se ciò accade tutto è perso. Poi bisogna chiedersi perché l’«uomo-massa» diventa “uomo-massa”, cioè un soggetto assolutamente privo di individualità ed autonomia critica e soggettiva. Mi vengono qui in mente pagine di Spinoza sulla capacità dell’uomo di rendersi indipendente dalla natura di cui è parte. Non voglio qui addentrami in una materia “spinosa” su cui ancora molto devo studiare e riflettere. Voglio invece additare il ruolo e la responsabilità di tutto il sistema della comunicazione e dell’educazione che produce l’«uomo-massa».

Immaginate di avere a vostra disposizione tutte le televisioni del mondo, tutti i giornali, tutte le scuole e le università, tutti i canali di comunicazione... e non per un breve lasso di tempo, ma per secoli e senza che il vostro possesso di simili mezzi di plasmazione dell’«uomo-massa» venga mai contestato. Non avrete con ciò il potere di forgiare l’«uomo-massa» a vostro piacimento? Di farne tutto quello che volete? Di farlo camminare perfino carponi, su quattro zampe? Quindi, la prima fase del processo di liberazione dell’uomo è quella in cui ci si libera ognuno di noi dai condizionamenti esterni, aiutando poi gli altri (se vogliono) a fare lo stesso cammino. Intendiamoci: non sto dicendo che l’uomo per essere libero deve rigettare tutto ciò che ha ricevuto dalle generazioni precedenti; dico che anche ciò che si riceve, e si ritiene sia vero, buono e giusto, deve necessariamente essere fatto proprio da ogni generazione con un proprio atto di libertà, se ancora esiste un minimo di auto-determinazione.

Veniamo all’oggi. Internet ci rende più liberi? Chi ha i mezzi finanziari per comprarsi e controllare stampa e televisione, a maggior ragione può comprarsi internet. Gli stessi giornali su carta stampata hanno una loro versione online, e così anche le televisioni e le maggiori istituzioni politiche e civili. Vi sono veri e propri eserciti di blogger, alle dipendenze dei servizi segreti, il cui compito è di intervenire nei Forum, di dare un’apparenza di libertà, per spingere gli sprovveduti al gioco delle tre carte e cadere nella rete. Abbiamo messo sul chi va là i nostri Lettori con le “Confessioni di un troll pentito” ed abbiamo scoperto qualcuno di questi troll anche nel web in lingua italiana. E dunque non bisogna mai scoraggiarsi e non si deve mai perdere la pazienza, o altrimenti il Maligno ha già vinto Lui.

giovedì 24 settembre 2015

Commento a “Piazza Pulita” ora in onda: una trasmissione stupida, ipocrita o diabolica?

Non so a chi comunicare le mie reazioni mentali ad una trasmissione che ascolto e vedo nel chiuso della mia privata abitazione, con i soliti personaggi, i quali in pratica mi stanno addossando ogni colpa per non essere io favorevole alla cosiddetta «accoglienza». Mi chiedo se costoro hanno mai sentito parlare del Piano Kalergi, e se per caso costoro non siano essi stessi anche membri e cooperanti di un simile “piano”. Ma non è necessario per noi saperne nulla. Anzi è meglio non saperne nulla, altrimenti si verrà tacciati di “complottisti”. In pratica, costoro stanno sostenendo di buttare a mare i cittadini italiani residenti e di mettere al loro posto quelli che  scendono dai barconi.

Ho espresso più volte la mia posizione, che ritengo di assoluto buon senso e come tale propria di ogni persona dotata di buon senso: smettete subito, ma subito, la guerra in Siria, in Iraq, Libia... e tutti gli altri posti dove la state attizzando e la gente, i poveri disgraziati di cui tanto avete pena, non lasceranno le loro case per venire da noi, per renderci ancora più disgraziati di quanto essi siano... Ed, invece, l’informazione di regime insiste maledettamente nell’instillare un senso di colpa verso chi non è recettivo, non sia disposto ad accogliere nelle proprie case qualche “migrante”, ma sorvola allegramente il problema delle cause, delle responsabilità di chi ha causato quelle guerre, o chi in primis gli stessi media, ha plaudito e sostenuto quelle guerre con dei falsi veri e propri.

Ci siamo forse dimenticati dei falsi armamenti di Saddam? I media non insistono ancora sull’uso di armi chimiche da parte di Assad quando ormai è possibile sapere con tanto di prove che le cose stavano diversamente? Non è chiaro il disegno criminale degli USA e di Israele e degli Stati del Golfo nel Medio Oriente? E dobbiamo farne noi comuni cittadini le spese? Noi cittadini che non abbiamo nessun problema ad ottemperare ai normali sentimenti di pietà per il prossimo, al soccorso in mare del naufrago, o a chi cade per terra... Ma quanto ora succede non rientra assolutamente in questa tipologia e tutte le analogie (i nostri nonni in America, e simili baggianate) sono soltanto un volgare inganno per nascondere responsabilità tutte politiche e geopolitiche di chi è stato e continua ad essere causa della rovina dei poveri disgraziati che ci stanno caricando sulle spalle e della nostra stessa rovina: loro la faranno franca come è sempre successo nella storia, ma noi resteremo inguaiati.

Appunto, questa “informazione”, questa trasmissione in particolare è: o stupida se non ci si rende neppure conto delle cose di cui Lor Signori parlano; o sono ipocriti se ben sanno che le cose stanno diversamente ma ostentano virtù che non hanno e per giunta gettano fango e infamia su cittadini innocenti, ossia tutti noi; oppure si tratta di un piano diabolico sapendo costoro di mentire su tutta la linea e perseguendo un piano diabolico, appunto il Piano Kalergi.

La recezione della vittoria laburista di Jeremy Corbyn nel dibattito politico italiano e nei suoi media, grandi e piccoli.

Hirsch vs Corbin
Questa è una pagina aperta nel senso che si intende esplorare il web italiano con una ottica del tutto particolare. Non ci lasceremo fuorviare dalle astruserie delle analisi politiche e politologiche. Non perderemo tempo in speculazioni su cosa cambierà nella politica inglese. Non ci lasceremo andare in previsioni: sarà quel che sarà e quel che sarà lo vedremo, se vivremo. Piuttosto, cercheremo di verificare la lettura che in Inghilterra ne ha subito fatto Gilad Atzmon. Egli dice che esiste una Lobby potentissima, che non ama si parli di sé e del suo potere. Questa Lobby ha dichiarato guerra a un leader, Corbyn, democraticamente eletto, ma non gradito. Nella sua analisi del sionismo Atzmon dice che non si tratta di una forma di colonialismo, ma di un “primatismo razziale a carattere globale”, dove il globale sta a significare che il suo “insediamento” non è limitato alla sola Palestina, ma si estende in tutto il mondo, o almeno in tutti quei paesi dove esiste una forte comunità ebraica, con sue derivazioni che egli indica sotto il nome di “goym del sabato”, ossia quelle persone che il sabato fanno tutti quei lavori che gli ebrei non possono fare. E in questa comunità derivata sono inclusi molti politici di qualsiasi schieramento. Infatti, quanto maggiore è la loro diversità di appartenenza partitica ed istituzionale tanto maggiore è quel potere nascosto di cui non si può parlare.

Si tratta cioè di verificare se la scomunica, la battuta di caccia, lanciata da un Hirsch sul Jewish Chronicle, viene raccolta e come raccolta in altri paesi. Tralascio deliberatamente l’analisi dei siti più o meno ufficiali di propaganda israeliana (o sionista) che operano sul web italiano, normalmente dediti alla diffamazione, denigrazione, delazione. Non vogliamo scadere in una squallida polemica. Ci indirizziamo a testate che danno l’apparenza di una maggiore terzietà e che trattano le notizie di natura lobbistica insieme ad altre disparate notizie.

*

Quanto per incominciare indichiamo un sito, dapprima di Forza Italia, ma poi trasmigrato nel «Nuovo Centro Destra» e diretto o legato o popolato da direttori e redattori di sicura fede sionista. Ad esempio, ne “L’Occidentale” troviamo questo pronunciamento su Corbyn:
«...Diceva sempre che l'Italia doveva uscire dalla NATO, che la causa palestinese non si discute mai neanche se piovono bombe su Israele...» * (Fonte).
* Al riguardo, Putin, assillato di recevete da Netanayu ha dichiarato: «“Condanniamo i tiri di razzi contro gli israeliani. Per quanto ne so, tali tiri partono da installazioni artigianali”» (Fonte). Ahimé, non sono invece un prodotto artigianale le “bombe al fosforo” che da Israele vengono periodicamente scaricate su Gaza, e tutte le altre innumerevoli sofisticate armi che vengono testate proprio sulla popolazione inerme di Gaza, come si legge in un recente e documentatissimo libro, di cui daremo forse una recensione.

È la sola cosa che interessi ed il resto dell’articolo è un menar il can per l’aia. Ogni testata ha delle direttive: sempre e comunque a favore di Israele, sempre contro tutti quelli che sono contro Israele e la sua sfera. Questa direttiva è bene sia annacquata in mezzo a tante altre cose, ad un poco di fuochi di artificio, tanto per meglio confondere gli sprovveduti. Corbyn viene ridimensionato, ridicolizzato ed accomunato a Grillo, colpevole di avere una percentuale di consensi che è un multiplo del NCD, probabile candidato alla sparizione, o a un Podemos, che sarebbe l’odiata «antipolitica», colpevole di non lasciarsi intruppare nel sistema della corruzione.

*

Non poteva mancare Renzi, che ignora l’ABC dell’arte di governo. Gli viene giustamente rimproverato che un capo di governo di uno stato estero non si può mettere a commentare un evento di politica interna di un altro paese. Se domani, contro i pronostici renziani, Corbyn diventasse capo del governo inglese, sarebbe difficile dimenticare questi sgarbi di Stato. Ma Renzi è andato in Israele a dire che il “nostro” futuro è legato appunto a quello di Israele... Chi ci capisce è bravo.

(Segue)

Gilad Atzmon: Homepage in Civium Libertas


GILAD ATZMON
Homepage italiana
Testi apparsi
Su “Civium Libertas”:

0. Gilad Atzmon, collaboratore di Civium Libertas.
1. La Lobby minaccia - Gilad Atzmon e Alan Hart resistono (3.5.11).
2. Gilad Atzmon discute il suo nuovo libro durante un incontro pubblico in Inghilterra, nell’università di Exeter. Trascrizione del dibattito (27.11.11).
3. Hirsch contro Corbyn.
– Testo originale: Hirsch vs. Corbyn (19.9.15).
4. Si accoltellano l’un l’altro.
–  Stabbing Each Other (10.10.15).
5. Il conflitto israelo-palestinese è ora una guerra di religione.
–  Israel Palestine Conflict Is Now A Religious War (12.10.15).
6. Fresco di stampa: Netanyahu è un revisionista storico (21.10.15).
Hot off the Press; Netanyahu Is a History Revisionist (21.10.15).
7. Una battaglia senza fronte (15.11.15).
A Battle With No Front (14.11.15).
8. Dal blog di Gilad Atzmon: «Il processo straordinario di Arthur Topham», di Eve Mykytyn - Traduzione italiana in progress.
9. Come la Lobby israeliana domina la politica estera di Francia, Regno Unito e Stati Uniti (6.12.16).
–  The Israeli Lobby dominates American, British and French foreign affairs (4.12.16)
10. Twitter si unisce alla purga sionista - Un’intervista a Jo Stowell (11.12.16).
Twitter joined the Zionist Purge – An Interview with Jo Stowell (26.11.16).
11. La regia del Regno Unito dietro la risoluzione ONU contro gli insediamenti sionisti in Cisgiordania e Gerusalemme Est (3.1.17).
Hot Off The Press: Britain Pulled the Strings Behinde Anti Settlement Resolution (27.12.16).
12. È ufficiale: ora il potere ebraico è legge d’Inghilterra! (3.1.17)
Jewish Power is now British Law - It’s official! (13.12.16)

Su “Blondet et Friends”:

1. I profughi dovrebbero ospitarli le sinagoghe (3.9.15).
– Testo originale: Refugees Should Seek Refuge in Sinagogues (2.9.15).

Su “Come Don Chisciotte”:

1. La supremazia dei geni ebrei (21.9.15).
– Testo originale: The Primacy of Jewis Genes (2.9.15).
2. La vittoria di Jeremy Corbyn (14.9.15).
Corbyn’s Victory (13.9.15).
3. I rifugiati dovrebbero chiedere asilo nelle sinagoghe (3.9.15).
–  Refugees Should Seek Refuge in Sinagogues (2.9.15).
4. Jeremy Corbyn e gli ebrei: gli inglesi vogliono un cambiamento radicale (1.9.15).
Jeremy Corbyn and the Jews. The Brits are yearning for a radical change (18.8.15).
5. Congratulazioni Mr. Tony Blair (9.6.15).
Congratulation Tony Blair (4.6.15).
6. Chiediti quanti Rothschild sono morti nell’Olocausto. The Saker intervista Gilad Atzmon (26.3.15).
The Saker interviews Gilad Atzmon (20.3.15).
7. Gli israeliani amano Nettanyahu (25.3.15).
Bibi’s Comeback (18.3.15).
8. La risoluzione 2334 dell’Onu non sarebbe mica male per Israele (28.12.16).
UN Resolution 2334 Is good For Israel (25.12.2016).

Su “Informare per Resistere”:

1. La società aperta e i suoi nemici. La storia di Auschwitz (20.10.12).
– Testo originale: The Open Societies and Its Enemies. The Story of Auschwitz (3.10.09).


Gilad Atzmon: «Hirsch contro Corbyn» (19.9.2015)

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Avverto subito che la traduzione che segue, da me eseguita, contiene probabilmente degli errori. Ho chiesto ed aspetto lumi, ma non intendo indugiare nella presentazione sul web italiano di una serie di testi che Gilad Atzmon sta scrivendo sulle reazioni ebraiche in Inghilterra seguita all’elezione di Corbyn a leader del Partito laburista britannico, succedendo a Blair e Brown, figure assai diverse da Corbyn. Qui, a noi, non interessano tanto le vicende interne alla politica inglese, le sue dinamiche, i suoi misteri, i suoi rituali, le sue figure. Abbiamo già abbastanza da soffrire per conto nostro con i giovinastri che ruotano intorno al ragazzotto Matteo Renzi, la cui supponenza non conosce ritegno e non trova ostacoli.  No, non è Corbyn che può interessarci più di tanto, un Corbyn che personalmente  mi capitava di incontrare ad ogni manifestazione cui partecipavo in Londra dell’Associazione, di cui Corbyn è presidente, Stop the War Coalition. Non sto prendendo le distanze da Corbyn, alla cui elezione plaudo e sulla quale anche io nutro speranze. Non sarei però in grande di addentrami nei meandri della politica inglese. L’interesse sul quale invece intendo attirare la mia attenzione e quella dei miei Cinque Lettori è l’azione con cui la Lobby ebraica esercita il suo potere, ostacolando in ogni modo e con tutti i mezzi quanti all’interno degli Stati non sono ad essa graditi. Studi scientifici sulla Lobby esistono negli USA, in Francia, forse in altri paesi, ma non ch’io sappia in Italia. In Inghilterra a condurre questa studio su un piano filosofico più che sociologico è appunto Gilad Atzmon, che in questo periodo sta appunto analizzando come la lobby ebraica attacca Corbyn. Non vogliamo indugiare nel pubblicare qui il testo che segue perché nel frattempo ne è uscito un altro. Non faccio in tempo a tradurlo che ne esce un’altro. Il loro interesse non è peraltro condizionato dalla contingenza e verranno tutti riuniti, per tema e cronologia, nella Homepage che abbiamo annunciato. Ogni testo di Atzmon verrà preceduto da una nostra presentazione, se parrà il caso. Il bello della scrittura non tipografica, su internet, è che i testi possono essere sempre rivisti, integrati, emendati. Vi è chi non lo capisce... La pagina originale inglese è apparsa sul blog Gilad Atzmon il 19 settembre 2015 ed ha per titolo Hirsch vs. Corbin. Ogni osservazione, contestazione, correzione della mia traduzione da parte di lettori esperti è da me sommamente gradita ed anticipo i miei ringraziamenti.

Antonio Caracciolo
 

 GILAD ATZMON

Hirsch contro Corbyn 
(19.9.15)
(Fonte)

David Hirsch e Jeremy Corbyn
In una lettera aperta pubblicata nel Jewish Chronicle, il noto fanatico sionista David Hirsch fa sapere al leader dell’opposizione cosa dovrebbe fare se cerca la “fiducia degli elettori ebrei”. Come al solito, Hirsch ha prodotto un documento oscuro che rivela poco all’infuori del livello deludente del giudeo-centrismo sintomatico di Hirsh e di quelli del suo stampo.

Hirsh elenca i crimini di Corbyn: «Hai lavorato per Press TV, il canale di propaganda del regime iraniano e consiglia Russia Today, la versione di Putin. Appari in foto amichevoli con Hugo Chavez, con Hamas, con Gerry Adams (giorni dopo il bombardamento di Brighton) e con Hezbollah. Hai detto che la NATO è l’aggressore in Ucraina e che Daesh non è peggiore degli USA. Eri il presidente nazionale di “Stop the War” anche quando mostrava di appoggiare l’uccisione di soldati britannici. Hai celebrato l’anniversario della rivoluzione iraniana».

Eppure, nonostante questo quadretto, Corbyn ha vinto la leadership laburista con una schiacciante vittoria che ha lasciato parecchio indietro, isolati e umiliati, i blairiani e i Goyim del Sabato. Come è potuto succedere questo? Semplice, per la stragrande maggioranza dei laburisti, i “crimini” di Corbyn non erano un problema, ma anzi il contrario. I membri del partito laburista hanno fatto di Corbyn il loro leader perché sono d’accordo con la logica che sta alla base dei suoi argomenti e delle sue affiliazioni. Hanno scelto Corbyn come loro leader perché non erano soddisfatti della Lobby ebraica che va fuorviando la politica del loro paese.

Hirsch chiama in causa il fascismo come una faccenda di primaria importanza; ma ci si aspetterebbe che un accademico ebreo sappia cosa il fascismo è stato ed è. «Non si può iniziare una guerra con Daesh e Assad;ma deve essere chiaro che in linea di principio si sta accanto con quelli che combattono contro il fascismo e per la democrazia». Per questo accademico ebreo tanto Assas quanto Daesh sono “fascisti”. I suppongo che dentro l’universo solipsistico kosher il fascismo è alla base di tutto ciò che gli ebrei odiano. Ma la vera definizione di fascismo è un poco più sfumata. Il fascismo è una visione del mondo abbastanza chiara. È laico, nazionalista, socialista e guidato da un governo forte che è spesso autoritario. Daesh, o un qualsiasi altro sistema islamico di governo, non potrà mai essere fascista per definizione.

Il fatto che Hirsch non comprenda il fascismo è un poco sorprendente, ma vediamo cosa l’antisemitismo significhi per un accademico ebreo. C’è sempre stata una tentazione a immaginare gli ebrei come potenti, nell¢atto di vendere per denaro gli oppressi agli sfruttatori. L’immagine degli ebrei come attivatori di ingiustizie, torcitori di parole e facitori di male scorre in profondità.

Io non vedo come Corbyn sia coinvolto con nessuna delle cose di cui sopra, e, da un punto di vista intellettuale, non posso capire perché è più “complottista” nel dire che gli ebrei sono “troppo potenti” piuttosto che nel pretendere che gli ebrei non siano affatto potenti. La questione se gli ebrei sono potenti può essere facilmente misurata con la statistica e la demografia. Tuttavia, se il potere ebraico è definito come il potere di impedirci di guardare nel potere ebraico, allora la “diffamazione antisemita” è il mezzo, lo strumento usato per attuare un simile potere.

«Antisemitismo» - Hirsch continua - «mobilita intorno a un mito vile invece che intorno a una critica razionale». Resto di nuovo perplesso: è davvero “irrazionale” esaminare o criticare la politica e la cultura del gruppo di persone più potenti all’interno della nostra società? Era irrazionale la ricerca di Max Weber sul ruolo dei protestanti nel capitalismo? Sarebbe irrazionale l’esame delle radici culturali e ideologiche dell’aristocrazia britannica? Il sionismo era una promessa di rendere gli ebrei simili a tutti gli altri popoli. Come minimo, gli ebrei sionisti dovrebbero insistere affinché la cultura e la politica ebraica sia soggetta alla stessa critica ed alla stessa analisi come le altre culture.

Hirsch vuole che Corbyn dimostri di capire «la distinzione fra la critica di Israele e l’antisemitismo». Ma è una falsa distinzione. Il Jewish Chronicle che ha pubblicato la lettera la lettera di Hirsch e aggregato forze contro Corbyn per due mesi pretendeva di parlare in nome della “maggioranza degli ebrei inglesi”. Ma il Jewish Cronicle non è esattamente un giornale israeliano; esso è in realtà un giornale ebraico. L’organo che quindi pretende di rappresentare l’ebraismo britannico ed è stato assai critico verso Corbyn non è nemmeno un giornale israeliano; è un’istituzione ebraica britannica. La falsa distinzione di Hirsch ignora il fatto che Israele effettivamente definisce se stesso come Stato ebraico e sembra che la grande maggioranza delle istituzioni ebraiche supporta Israele e la sua esistenza come lo Stato solamente degli ebrei. La distinzione fra gli ebrei e il loro stato non è per nulla evidente. In effetti, la sola persona che può offrire uno strumento utile per affrontare l’argomento fracendo uso di distinzioni nette fra ebrei, giudaismo ed ebraicità è il sottoscritto (The Wandering Who?, Zero Book).

La missiva di Hirsch sembra esprimere il desiderio che Corbyn diventi un sionista ebreo come Hirsch: «Tu dici che odi l’antisemitismo. Allora supporta quelli che lottano per la pace, non per Hamas e Hezbollah che combatte per la vittoria sugli ebrei piuttosto che per la pace con Israele”.

Corbyn ha vinto la leadership laburista nonostante vile campagna ebraica contro di lui gestita dal Jewish Chronicle e dagli altri punti di vendita ebraici. Corbyn ha vinto la leadership laburista in parte perché vede degli amici in Hamas e Hezbollah.

Apparentemente, Hirsch vuole ripristinare il ruolo degli ebrei nel partito «Al momento, molti ebrei si sentono bloccati fuori del partito; tanto il partito laburista quanto il carnevale della gioia e dell’ottimismo. Il tuo nuovo Partito laburista non è sentito come un luogo sicuro per gli ebrei».

Suppongo che Hirsch possa essere corretto nella sua osservazione. Ma Corbyn non ha nulla a che fare con ciò. Il senso ebraico del rifiuto è chiaramente auto-inflitto ed è la conseguenza diretta della solita sindrome da stress pre-traumatico (Pre-TDS). I leaders della comunità ebraica britannica forse vogliono guardarsi nello specchio e ammettere che ancora una volta sono riusciti a mettersi nell’angolo.

Hirsch scrive a Corbyn “puoi portari dietro molti di noi”, ma egli sa che questa è una menzogna. Corbyn non può portarsi nessuno dietro. La festa dell’odio ebraico contro Cornyn e il Partito laburista non si fermerà o attenuerà. Tuttavia, la vittoria di Corbyn non indica un netto declino del potere ebraico. La storia ebraica ci insegna che quando il potere ebraico declina, accade molto rapidamente e le conseguenze sono spesso tragiche. Speriamo che questa volta le cose saranno diverse, ma perchè questo accada gli ebrei devono imparare a rilfettere su se stessi. Invece di dire a Corbyn cosa fare per placare gli ebrei, Hirsch e i capi della comunità ebraica dovrebbero chiedersi perché l’opposizione agli ebrei va crescendo. Se i capi della comunità ebraica non riescono a trovare la risposta, io sarei lieto di dirigermi verso Golden Green e dar loro una breve lezione in cambio di un sacchetto di shekel.

*
22.9.2015
Benvenuti nel Regno Unito Suino
(Fonte)

Mi chiedo se l’attaccamento di Cameron ai maiali stia per incidere nei suoi rapporti con la lobby ebraica. Intanto si apprende che la lobby ebraica ha invitato Geremy Corbyn a parlare con loro. Questi eventi sono connessi?

Immagino che come tutti gli altri inglesi, la lobby ebraica deve decidere se preferiscono un vero leader che “dorme con Hamas” o un ragazzo di Oxford che lo fa con i maiali. Il consiglio rabbinico ebraico ha confermato ieri sera che una pura prospettiva ebraica Hamas è più kosher.

mercoledì 23 settembre 2015

La gran cagnara sulle "riforme"

Ai miei Cinque Lettori, ormai una piccola famiglia, non voglio far mancare, possibilmente, le due parole quotidiane che poi finiscono per diventare ventidue. Dico subito che come cittadino italiano, ad una sola fedeltà e con un solo passaporto, a una Boschi non riconosco nessuna legittimità a fare riforme costituzionali o no di nessun genere. Se i padri costituenti del 1947, che operarono dal 25 giugno 1946 al 31 gennaio 1948, ed erano pesantemente condizionati dalla disfatta bellica e dagli accordi che i vincitori presero a Yalta, avevano una loro dignità e legittimità, la masnada di ragazzotti riunita intorno a Matteo Renzi per quello che mi riguarda non ne ha nessuna. Qualunque cosa riescano a favore con basse manovre di palazzo, sarà la prima cosa che dovrà essere smantellata appena, quando e se l’Italia avrà un governo degno di questo nome. Mentre scrivo giunge la notizia che i valutatori esterni della nostra economia avrebbero dato un giudizio parzialmente positivo dell’andazzo del momento, del procedere delle cosiddette “riforme”. Anche qui si tratta di intendersi. occorrerebbe liberarsi dal pregiudizio che l’economia sia una sorta di fisica, di scienza esatta e neutrale, sulla quale non si può che essere tutti concordi. In realtà, si tratta di modelli di “crescita”, di strutture, che guardano da una parte piuttosto che dall’altra. La crescita potrebbe consistere nell’ulteriore arricchimento di una sola persona che da quattro camerieri che aveva passa ad assumerne otto, o perfino ottanta: è aumentata l’occupazione! E naturalmente gli otto nuovi camerieri andranno a spendere quel che hanno aumentando la ricchezza di chi produce loro le scarpe o le livree, producendo nuovi ricchi che poi assumeranno i poveri... Insomma, queste “riforme” non servono per la gente, ma per il sistema, per consentire ai ricchi di passare da quattro a otto camerieri. Mi scuso per la drastica semplificazione, ma penso che le cose stiano così... La riforma elettorale? Presto detto! La cosiddetta governabilità che serve per fare più rapidamente le riforme di cui sopra, ha per scopo quel bipartitismo che già conosciamo dal mondo anglosassone e che viene spacciato per la quintessenza della democrazia e che relega il 70 per cento, forse anche il 99 per cento, dei cittadini non tanto a non contare nulla - cosa che già è - ma soprattutto a impedire che possano darsi una qualsiasi forma di organizzazione che possa contrastare lo strapotere, davvero totalitario, dei due partiti del ballottaggio, l’uno la copia speculare dell’altro. Saluti.


martedì 22 settembre 2015

Russi o ebrei? Piccola nota di politica estera

In attesa di un completamento, aggiornamento, rielaborazione del nostro blog di Geopolitica collochiamo qui una osservazione occasionale sugli incontri fra Netanayu e Putin che le agenzie riferiscono e che qualche commentatore sionista illustra, forse per rassicurare la sua gente. Tutto nasce da un crescente sostegno russo alla Siria da oltre quattro anni sotto attacco, complice e/o ispiratore in primis lo stesso «Stato ebraico di Israele», che della Siria continua ad occupare le alture del Golan, territori che vorrebbe annettere e inglobare come ha sempre fatto con altri. La regola della politica, massimamente quella fatta dagli Stati - ce lo insegna Machiavelli - non è la giustizia, la pietà, la benevolenza, ma l’utile, la convenienza, il tornaconto, i rapporti di forza sul campo e non esiste fedeltà ai patti sottoscritti se questa non ritorna utile e conveniente, fatta eccezione per il trattato di amicizia italo-libico, subito violato dall’Italia per «cupidigia di servilismo» verso l’Impero Us-rael, una violazione a tutto nostro svantaggio, come dimostra l’invasione dei “migranti” in atto, di cui i media continuano a silenziare le cause e le resposabilità...

Non occorre essere dei grandi analisti per capire che la Russia, soprattutto oggi, sarebbe un boccone troppo grosso per Israele, sempre pronto ad azzannare o a colpire dove è possibile e dove è certa l’impunità. Ma anche la Russia non avrebbe nessun interesse a condurre un attacco diretto contro Israele e rischiare in questo modo, inutilmente, un confronto con gli USA e con tutti gli Stati dove la Israel lobby riesce a condizionare i governi. Assolutamente inutile. E dunque assicurazioni reciproche. Cosa può promettere Israele? Che non attaccherà i soldati russi in Siria? Che lascerà in pace Assad, l’Iran e tutti gli alleati della Russia in Medio Oriente, presenti e futuri? Che non ripeterà intromissioni come quelle che pare vi siano state in Georgia, quando allora, supponendo una permanente condizione di debolezza della Russia, quel minuscolo Stato, spalleggiato da Usrael, aveva tentato il colpaccio... Sappiamo come è andata finita. E la cosa è ormai “archiviata”. Che non spingerà contro la Russia il suo mastino tenuto finora al guinzaglio, ossia gli USA? Mah! Non pretendo di sapere quel che sembra sappiano gli analisti di mestiere, che sanno più cose dei diretti interessati. Noi sappiamo di non sapere niente ed aspettiamo che i fatti accadano per poi tentare di comprenderli. Oggetto di questa breve nota è il vocabolario usato nell’incontro Netanayu-Putin, Quali parole ha usato Putin per rassicurare il suo ospite, cioè Netanayu recatosi in Mosca? È ridicola la “prima preoccupazione” di Netanayu «che le armi sofisticate russe non arrivino nelle mani degli Hezbollah». Israele vuole l’assicurazione di poter bombardare sempre avversari inermi, o con armamenti inferiori. Gaza docet...

Che non farà nulla contro Israele perché è abitato da ex-russi! Se la memoria non ci inganna, ai tempi di Gorbaciov, vi fu uno scambio commerciale fra USA e URSS, dove la posta in gioco era il permesso di partenza di un milione di ebrei russi che volevano andarsene in Israele. Il permesso fu accordato. Lo scambio effettuato. Il problema è che fu a spese di un terzo, cioè i palestinesi arabi e il mondo arabo musulmano in generale. Non è una novità. Da oltre un secolo il cadavere dell’Impero ottomano era oggetto di spartizione delle potenze coloniali di allora e di oggi, sempre a spese di chi alloa come oggi, è “oggetto” non “soggetto” del diritto, non avendo la forza per difendersi e far valere il proprio “diritto”, giacché il “diritto” senza la forza per sostenerlo è mero flatus vocis. Ma qui apriremmo una lunga digressione che smentirebbe i nostri propositi di brevità.

Ed andiamo dunque a concludere. L’uscita di Putin sui cittadini “russi” che hanno abbandonato la madre Russia, optando per Israele, ripropone quei problemi di “identità ebraica” per i quali ci affidiamo a Gilad Atzmon come massimo esperto. Ma restano poi aperti altri problemi: quale sarà l’atteggiamento di Putin sul “diritto al ritorno” dei Palestinesi che furono scacciati (anche dagli immigrati russi già presenti) nel 1948 e anni successivi fino ad oggi? Lasci andare tuoi cittadini “russi” ad occupare una terra non loro e non consenti a chi è stato letteralmente scacciato dalla sua casa di poterci ritornare? È quanto mai pertinente ed appropriato raccontare qui un aneddoto... reale, a me stesso capitato... E mi dispiace di non averlo allora registrato in forma documentale... Conversavo con una signora, italiana..., di religione ebraica, ma non sionista... Mi raccontava di essere andata in visita turistica in Israele... Suppongo che il suo essere “ebrea” le procurasse tutti i lasciapassare ed evitasse tutti i fastidi e i controlli cui sono invece soggetti i goym... Ebbene, raccontava della sua conversazione con un “ebreo russo”, probabilmente quelli ceduti da Gorbaciov... E raccontava del modo in cui il “russo” maltrattava o parlava con disprezzo dei palestinesi... La libera risposta della “turista” fu: tu qui ci sei venuto; quello lì, il palestinese ci è nato qui, e prima di lui ci nacque suo padre, e prima ancora suo nonno... 

Gli stessi ragionamenti deve averli Gilad Atzmon, un “sabra”, un (ex-)ebreo che in Israele ci è nato, con nonno addirittura “terrorista” dell’Irgun, ma che poi giunto ad età matura, se ne andò da Israele / Palestina, ritenendo che quella fosse terra palestinese ingiustamente sottratta...

Insomma, la diplomazia e le utilità del momento sono una cosa, la realtà dei fatti e i bisogni degli uomini un’altra... È ben vero che la storia riserva a volte delle sorprese. Si riflette poco sul fatto che per contingenze del momento lo Stato di Israele poté sorgere per un beneplacito di Stalin, che aveva suoi calcoli... Abbiamo visto come il sionismo dopo aver cavalcato l’Impero britannico per ottenere quel “focolare” da cui poi è venuto il grande incendio che arde ancora oggi, come ebbe a dire un papa preconciliare, sia passato a cavalcare il gigante USA. Sarebbe adesso la volta della Russia a far da mosca cocchiera agli interessi sionisti? Farebbe il doppio gioco fra irriducibili avversari antagonisti? Tutto può essere, ma è ancora presto per dirlo... Aspettiamo a vedere come si metteranno le cose. Quella fra arabi (oltre 300 milioni senza contare oltre un miliardo di musulmani, direttamente attaccati nel loro credo religioso) e... “israeliani” è una partita tutta da giocare fra di loro, quando verrà il tempo... Ma a lungo termine è anche una partita fra Israele e il resto del mondo, i cui governi siano stati condizionati da lobbies interne e da indebite ingerenze nella libera determinazione della propria politica estera... Il caso dell’Islanda è forse un primo segnale.

lunedì 21 settembre 2015

Gilad Atzmon, collaboratore di “Civium Libertas”

Homepage.
Chiarisco subito il termine “collaboratore”. Non significa che Gilad Atzmon sia una sorta di giornalista che scrive per un giornale online. Civium Libertas non è un giornale e non dispone di collaboratori in senso giornalistico. Inoltre Atzmon scrive unicamente sul suo blog in lingua inglese, da dove sono parecchi i siti italiani che attingono liberamente testi di loro interesse. Lo fa anche Civium Libertas, ma intende farlo in un modo più organico, quasi da far apparire Gilad Atzmon come un “collaboratore”. Chiaramente Atzmon viene informato di ogni attività su Civium Libertas dove si utilizzano suoi scritti. Anche se la rete è cosa diversa dall’editoria tradizionale, si intendono qui rispettare tutte le norme di correttezza legate al Copyright, per la parte non commerciale. In particolare, verranno uniti in una Homepage su Civium Libertas tutti gli scritti finora apparsi sul web italiano e collocati in sedi disparate, blogs con grande o minore frequentazione. Verrà fatto un lavoro di ordinamento e di classificazione, di analisi e di studio che i Lettori di Civium Libertas vedranno strada facendo.

domenica 20 settembre 2015

I “70 anni” di Renzi e le sue riforme.

Davvero breve breve. Per i miei Cinque Amici. In famiglia. Pochi giorni fa, il solito Renzi, che a me pare decisamente un “ragazzotto” - termine non offensivo e non querelabile -, se ne è uscito con una delle sue sparate. La riforma del Senato è una cosa indispensabile e... tale che “la si aspetta da 70 anni”. Lo slogan è risuonato più volte nel corso della giornata. Orbene, salvo che io non abbia inteso male, e lo si potrà in seguito verificare, facendo i conti, 70 anni fa significa anno 1945 o 1946, in pratica subito dopo la guerra e ancora prima della convocazione dell’Assemblea costituente e del varo della costituzione vigente.

Che diavolo significa? Che Renzi azzera tutto il lavoro che fu della Costituente? Non è mai esistita una Assemblea Costituente? Mah! Ho detto: breve, breve. Ma poiché una conclusione, un senso compiuto ci vuole sempre, chiudo con un enunciato che illustrerò in altra occasione. Cosa vuol dire tutto questo strombazzare di riforme? Quali riforme? In Grecia si sono venduti il porto del Pireo, le isole... le camicie dei cittadini. Temo che le riforme di cui parla Renzi sono sul piano economico il dispositivo giuridico per il liberismo illimitato: venderanno ogni cosa che è proprietà pubblica di tutti i cittadini, smantelleranno tutti i servizi pubblici, venderanno pure le anime dei cittadini; sul piano politico si vuole il passaggio ad una nuova “dittatura”, subdola grazie all’uso dei media e nei fatti tanto più feroce da far sembrare quella di Mussolini, 70 anni dopo, come un’oasi di liberalismo. Ho detto che si tratta di un enunciato, ma è un enunciato che ho già espresso in piazza Montecitorio a un parlamentare dello stesso partito di Renzi: ha fatto spallucce, ma non ha reagito, sa e riconosce forse che al confronto Mussolini “era più liberale” di Renzi... L’illustrazione, le esemplificazioni, sono a venire per i miei Cinque affezionati e assidui Lettori.

sabato 19 settembre 2015

Irritazione quotidiana davanti ai talk show...

Non riassumo le conversazioni di un talk mattutino che mi sono dovuto sorbire senza poter replicare. Una facile domanda: perché mi sono auto-inflitto la pena di seguire, in parte, la trasmissione? Ho già risposto numerose volte a una domanda che nessuno mi ha posto, ma che solo io ho ipotizzato. Considero “nulli” i contenuti informativi che si possono trarre da simili trasmissioni. Ognuno di noi si procura informazioni studiando, leggendo, ascoltando altri che sanno, facendo esperienze ed esperimenti... Nel caso dei talk show, ma anche dei telegiornali, non vi sono informazioni da acquisire (o altrimenti guai a bere da simili fonti), ma vi è solo da capire dove si vuol condurre il terminale umano della catena comunicativa. Si parla tanto di “comunicazione”, ma in fondo non è una bella cosa. Heidegger – al quale ormai è stata decretata una cattiva stampa, dando inizio ad un processo diffamatorio – parlando di Verità, ne riconduce il significato alla parola greca, Aleteia, che significa “disvelamento” e lascia intendere un faticoso lavoro da parte di un singolo soggetto che va alla faticosa ricerca della Verità. I media invece non solo te la comunicano ogni giorno senza fatica alcuna da parte di chi la riceve, ma te la impongono anche per legge e sotto pesante sanzione penale. È stato divertente nella trasmissione mattutina vedere come i talkshowisti siano stati tutti pervasi da sacro e religioso terrore appena si è sfiorato il “fatto” dei migranti “accolti” con loro soddisfazione in... Buchenwald. Non sia mai che possano insinuarsi nella mente di qualcuno pensieri irriverenti e sacrileghi!....

Non ero presente fra cotanto senno, cosa inconcepibile, ma confido che la verità dei fatti emerga infine da sola, per forza propria, rendendo ancora più goffi e ridicoli quanti tentano di negare l’evidenza. Poiché tanto si parla di barchi, barconi, navi... è forse il caso di ricordare un nome: Exodus, che era una nave, ma dal cui nome mi pare sia stato anche fatto un premio annuale. Esiste un’abbondantissima narrativa letteraria e cinematografica che ci descrive il cammino degli “ebrei” d’Europa verso la Palestina, che non è e non è mai stata una terra disabitata, un “deserto” che aspettava appunto di essere popolata dai coloni ebrei. Nel 1861 la popolazione ebrea autoctona della Palestina era appena il 3,5 % della popolazione totale, a grandissima maggioranza musulmana. Fu solo con la “pulizia etnica della Palestina” nel 1948 (Ilan Pappe) che il “sionismo” raggiunse finalmente l’obiettivo di diventare maggioranza in Palestina. Per raggiungere questo obiettivo, a danno degli arabi palestinesi e di tutto il Vicino o Medio Oriente, l’Occidente diede unanimamente tutto il suo aiuto, tutte le coperture politiche, economiche, militari, mediatiche che erano possibili. E la cosa continua ancora oggi... Se l’ospitare “migranti” a Buchenwald fa scattare subito reazioni e condanne, non fa invece nessuno effetto lo spettacolo ricorrente e quotidiano dei bombardamenti in un altro Lager, quello di Gaza, dove sono rinchiusi oltre un milione e mezzo di persone, periodicamente bombardati per non far aumentare troppo la demografia dei prigionieri... Se tanta emozione ha suscitato la fotografia, pare manipolata, del bambino migrante morto su una spiaggia, non ne ha suscitata altrettanta la foto dei quattro bambini palestinesi impallinata sulla spiaggia di Gaza da soldati israeliani o di innumerevoli altri bambini la cui morta diretta o indiretta è riconducibile alla nostra superiore civiltà occidentale, le cui istituzioni, la cui (fasulla) democrazia viene esportata a suon di bombe, la cui ingerenza umanitaria negli affari altrui non poteva essere più pelosa.

Mi preme avviarmi a conclusione. Mi chiedo quando salterà fuori il legittimo quesito sulla responsabilità dello “Stato ebraico di Israele” in tutte le guerre che divampano in Medio Oriente, poniamo da quella in Iraq, la cui responsabilità promotrice di Israele è stata richiamata perfino da Obama, in polemica con la Israel lobby, che non vuole l’accordo sul nucleare iraniano ma da sempre spinge a una nuova guerra contro l’Iran... Il coinvolgimento di Israele in Siria, a sostegno dell’IS è cosa di cui si parla nella informazione alternativa, ma non nei talk show, che insistono sempre e soltanto sulla “bestialità” dei cittadini italiani che non si commuovono davanti allo spettacolo quotidiano dell’invasione dei loro paesi, delle loro città, delle loro case. Mai che si pongano domande sulle cause del fenomeno e sulle sue responsabilità. Non vi sarebbe del resto di che stupirsi se si considera che responsabili della causa della migrazione sono quegli stessi (politici e media loro asserviti) che ora ci rinfacciano la nostra “bestialità”.

E dunque non si può immaginare a una sorta di Nemesi storica per quanto riguarda l’«esodo biblico» che stiamo vivendo? Il linguaggio biblico nei media ricorre, stupidamente, pure con l’espressione «Terra Promessa»! Una «Terra Promessa» che non è più a Oriente, ma in Occidente. E quando si parla di America che accolse i “migranti” si tace del tutto che fu a spese degli indigeni, tutti sterminati: un vero e proprio genocidio di cui si è fatta una epopea, della quale siamo stati tutti nutritii fin da bambini, giocando agli indiani e agli “arrivano i nostri”. Davvero educativo! Un bell’esempio di «buona scuola». Trovo insulse e distraenti le distinzioni in “profugo”, “clandestino”, “migrante”, “rifiugiato”, “richiedente asilo”, per distinguere fra differenti tipologie di una chiara invasione in atto, la quale - altro termine tipico di provenienza neocon - sarebbe non una iattura, una tragedia, una calamità, ma una “opportunità” da cui saper e poter lucrare... Distinzioni di lana caprina nelle quali cadono tutti ma proprio tutti senza una sola eccezione... Distinzioni forse fatte ad arte per non risalire alla causa prima di tutti i problemi: le guerre e le devastazioni che i “nostri” governi (non i loro innocenti sudditi) hanno condotto e conducono nei paesi di provenienza dei “migranti”... Se si vanno a leggere i libri di Naomi Klein, si vede come le più terribili disgrazie dell’umanità diventano “opportunità” per chi ne deve trar profitto... Da noi è stata una lucrosità opportunità il terremoto de L’Aquila, e in Mafia Capitale è tuttora una lucrosissima opportunità di guadagno, più redditizia del traffico di droga, l’arrivo dei migranti... I proprietari di alberghi vuoti fanno affari a 35 euro al giorno per migrante... Mi precipiterei a fare il turista per l’Italia se trovassi pernottamenti a 30 euro al giorno... Invece pare che per 35 euro diano la pensione completa per ogni migrante... Grandi imprenditori!

La comunicazione televisiva assai lungi dal contribuire alla maturità di un popolo, dei suoi cittadini, si rivela uno strumento potente di istupidimento collettivo e di inquadramento totalitario, con una sua propria neolingua e con un suo proprio terrorismo ideologico. È sconcertante l’unanimità con cui tutti strillano e si indignano appena vengono pronunciate talune parole, o vengono fatti paragoni... Non credo che ai tempi del fascismo, del nazismo o dell’inquisizione esistesse un simile conformismo... E questi che si vedono nei talk show sarebbe gli «intellettuali»? Di quale “intelletto”? Con quale “intelletto”? Sto leggendo i Diari di un protagonista del Fascismo (1), negli anni dalla sua caduta fino ai primi anni di questa Repubblica: annoierei il lettore con citazioni ed estratti, e necessari commenti, ma la cosa sarebbe parecchio istruttiva: non parlo a vuoto e senza fondamento quando uso l’espressione «antifascismo fascista» per caratterizzare la classe politica succeduta al potere da 70 anni a questa parte. Trovo che sia stata cosa ingiusta e sbagliata la “caccia” al fascista (o al nazista) che è diventata un sport istituzionale di alcune organizzazione e perfino uno Stato. La responsabilità del singolo può essere chiamata a rispondere delle azioni solo sulla base di un codice penale vigente ed è sempre responsabilità personale. Quanto al fascismo così ne scriveva Bottai il 13 giugno 1944: «Io, se potrò tornare alla vita della mia famiglia, non farò più della politica. Seguirò da lontano la vita politica del mio Paese. Ma se pensieri e meditazioni politiche circoleranno ancora nelle mie solitarie meditazioni, questo non avverrà mai in senso “fascista” Il fascismo è finito, e assai prima del 24 luglio 1943. Il fascismo è jeri. E l’Italia ha da guardare al suo domani». E poco sopra queste righe, Bottai sistemava così tutti i neo veri o presunti, che pure verranno dopo: «ogni nostalgia fascista, ogni rimpianto, e più ancora, ogni tentativo di restaurazione fascista, devono ormai considerarsi, non solo praticamente sterili, ma ripugnanti alla nostra coscienza d’italiani del nostro tempo». La testimonianza qui citata non poteva essere può autorevole. Sperano la leggano quei miei detrattori che, nei Forum, nel progredire serrato della discussione, a corto di argomenti, mi tacciono di “neo”, incuranti della mia asserzione circa il definitivamente trascorso di esperienze politico-istituzionali del passato. La nostra epoca si avvale però di démoni per il mantenimento e l’esercizio del Potere.

 A quanti nascevano in quegli anni, dopo il 1945, del fascismo è rimasta solo la demonizzazione, ma cosa essa sia stato è del tutto o quasi ignoto. Eppure una comune riflessione - sincera, non opportunistica, non trasformistica, non camaleontica –  dei “vinti” e dei “vincitori” sul “domani” del Paese, avrebbe io penso certamente contribuito a costruire una ben diversa cultura politica e istituzionale, non ripetendo errori del passato. Invece, per come sono andate le cose, il fascismo nel suo aspetto più deteriore - totalitarismo, intolleranza - non è mai finito, ed è poi sfociato in quella corruzione che è elemento costitutivo dello Stato e della società attuali. La politica, comunemente intesa, non è altro che l‘arte di arricchirsi, di fugare le proprie responsabilità, di farle cadere sulle spalle altrui, di ricerca dei favori dei potenti per poter assurgere sempre più in alto, salvo tirare il calcio dell’asino, pronta disponibilità a vendere il proprio paese a potenze e poteri esterni...

Del prima si può dire e lascio dire tutto il male che si vuole, ma almeno vi è una condizione di sovranità. Non sono nè un nostalgico di tempi che non ho vissuto né un apologeta di un passato che mi è largamente ignoto. Oggi, dopo aver studiato quanto ho potuto, penso di poter dire del dopo che vi è tutto il male antico senza però nessuna sovranità e dignità di Stato, di popolo, di nazione, di identità religiosa e culturale, senza nessuna solidarietà fra i cittadini che vengono sempre più trasformati in atomi, in consumatori, in topi dentro le loro gabbie, in “bestie” così chiamate addirittura da chi dovrebbe governarli... Mussolini, pur con tutte le pecche denunciate da Bottai, non mi pare che fosse arrivato a tanto nel trattare il popolo italiano... Ci si conduce verso un’Europa che sarebbe il “sogno” dove però i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più povere, dove la Grecia - patria della democrazia e dell’Occidente - viene ridotta alla fame e umiliata oltre l’immaginabile, mentre ai siriani bombardati noi complici vengono offerti posti di metalmeccanico! Questa la solidarietà europea, l’unificazione dei popoli europei, fortunati per essere stati tutti debellati e non poter così più cadere nella tentazione di farsi reciprocamente la guerra... o meglio se la fanno ancora, ma non con arei che sganciano bombe, ma a colpi di “quote” di migranti da doversi accollare... Non credo però che i cittadini siano così stupidi come si vorrebbe fossero e che siano disposti a lasciarsi massacrare, cancellare, annichilire senza la minima reazione. Mi viene da pensare ad una immagine tratta da un film di Pasolini. È però troppo forte e non voglio darla. Mi limito a enunciarne invece il concetto. Una persona più essere criticamente sprovveduta quanto si vuole, afflitta da ignoranza e superstizione, ma se è appena sana di mente, non sarà mai così autolesionista da accettare un male evidente alla sua persona, alla sua famiglia, al suo paese, alla sua condizione. Trovo segni di speranza nella spontanea reazione che in ogni parte d’Italia e d’Europa si va sollevando fra la gente comune, che i media tentano di diffamare in ogni modo, a cominciare da un presidente che tratta da “bestie” i suoi cittadini, riluttanti davanti alle sue mirabolanti promesse.

Le riforme? Il nuovo a cui dobbiamo abituarci? L’inevitabile che non possiamo fermare? Io credo che abbiano una fottura paura che la gente abbia capito che si deve organizzare al di fuori e contro i partiti e il sistema della rappresentanza politica, che è la forma odierna della più bieca e totalitaria oppressione. Altro che Senato e compagnia bella! L’obiettivo delle riforme – sul modello americano – è quello di spingere la gran massa della popolazione in una sfera non politica, ad un mero ammassamento di carne umana, incapace di opporre resistenza a qualunque cosa di essa si voglia fare. Il sistema rappresentativo può ben funzionare, anzi funziona meglio, con un solo 10-20-30 % di elettorato mediatizzato, corruttibile, manipolabile, trasformabile... se però si riduce all’inazione politica la restante popolazione, alla quale si toglie ogni identità comunitaria, ogni principio solidaristico, ogni possibilità di interazione, perfino il linguaggio e la possibilità di comunicazione interpersonale, se la si riesce a governare con l’uso vario di droghe.

Questi sono i tempi, a mio modo di vedere. L’appello che rivolgo a chiunque per avventura legge queste righe è lo stesso che ho rivolto in una piazza del Sud. Una singola persona può solo cadere in depressione, ma se trova altre dieci persone con le quali tutti insieme lavorare in positivo ad un progetto sociale, comunitario, economico, politico, allora si possono sfidare tutti i Renzi del mondo con tutte le sue feste dell’Unità, le sue banche, i suoi giornali, i suoi talk show....

Ai miei critici malevoli: ho scritto di getto, correggerò dopo refusi e strutture grammaticali... basta che i miei Cinque Lettori capiscano. Li avverto anche che ogni rilettura del testo comporta una rielaborazione, e cioè un testo nuovo con inevitabili refusi, che hanno bisogno di essere riletti, con conseguente ispirazione a una rielaborazione del testo... È un tipo di scrittura del tutto diversa da quella tipografica... Non sono un musicista, ma credo sia una scrittura simile al jazz... La si improvvisa sul momento.

NOTE

(1) Di tutte le innumerevoli e disparate definizioni del fascismo, se ne vogliono qui isolare due, capitate proprio a caso, in corso di un nuovo ciclo ordinate di letture da parte di chi scrive. Renzo De Felice, storico principe del Fascismo, scrive in una pagina della sua monumentale opera (1. La Conquista del potere, p. 4) che «Storicamente non vi è dubbio – oggi – che il fascismo fu soprattutto reazione borghese-capitalistica contro la classe lavoratrice... etc». E sia! Mi capita però per caso un volumetto del celeberrimo Prof. Ernesto Bignami, autore di sunti scolastici sui quali hanno studiato intere generazioni di studenti. Nel 1933 egli era autore di un volumetto, premiato nel decennale della Rivoluzione: Cos’è il fascismo. Saggio premiato nel decennale della rivoluzione. Si legge subito alla prima nella ben nota chiarezza dei volumetti Bignami: «Due i periodi che conviene distinguere nel Fascismo, per meglio intendere questo movimento nella sua storia e nelle sue idealità: un periodo negativo, polemico, di reazione contro il vecchio mondo politico-parlamentare, che aveva reso possibile il famigerato quadriennio del ’18-’22 con l’anarchia all’interno e la liquidazione della Vittoria all’estero; un periodo positivo, ricostruttivo, architettonico, di rinnovazione della coscienza nazionale in specie ed umana in genere». Indubbiamente, vi è concordanza di vedute sulla “reazione” fra lo storico ufficiale del secondo dopoguerra, De Felice, e il divulgatore Bignami nel decennale della rivoluzione. Cambia chiaramente il giudizio di valore... Ma non ci soffermiamo qui oltre. Per il periodo positivo, dal 1925 al 1939 (14 anni) è interessante un volumetto di Alberto B. Mariantoni, di cui diremo in altra occasione. Nel Bignami, retorica a parte, vengono ascritte al Fascismo fino al 1933 le seguenti tre realizzazioni caratterizzanti: 1) la creazione della Corporazione (3 aprile 1926); 2) L’emanazione della Carta del Lavoro (21 aprile 1927); 3) La stipulazione dei Patti del Laterano (11 febbraio 1929). Vi è nel Bignami una peculiare interpretazione della storia precedente il Fascismo e che al Fascismo conduce.