mercoledì 28 agosto 2013

Il "tenutario” Bordin e la sua rassegna stampa radicale. - Ordinari casi di disinformazione imperiale bellicista. L’attacco dei radicali al Movimento Ciqnue Strelle.

Avverto i miei cinque lettore che scrive queste righe di getto, il più velocemente possibile, e di malavoglia, mentre nessuna generosità mi aspetto dai miei nemici che si attaccano proprio per questo alla qualità della scrittura che ne viene fuori, refusi inclusi. Di malavoglia perché ho la mente ad altre incombenze, ad esempio il lavoro nel mio giardino. Devo prima rispondere ad una domanda sul perché dedichi il mio tempo e la mia attenzione ad una “robaccia” come la rassegna stampa di Radio radicale, ovvero le sue mistificazioni, i “soggettivismi” del suo “tenutario” Massimo Bordin. Avverto che la felice espressione di “tenutario” non è mia ma di Travaglio, citato non da Bordin, ma dal suo sostituto di fine settimana, di cui ora mi sfugge il nome, ma non Taradash, bensì l’altro piuttosto longlineo di statura. La domanda è difficile in effetti e sarebbe sbagliata se poggiasse in un fatto caratteriale, in una voglia di polemica e di contrapposizione. Credo che la risposta giusta sia la seguente: per riconoscere la “menzogna” come tale, o meglio nelle forme in cui si nasconde, e quindi per difendersi e poterla neutralizzare, bisogna dedicare ad essa del tempo, allo stesso modo in cui un medico deve procedere per la diagnosi di un male, anche assai brutto e grave. Se avessi fatto questo lavoro all’inizio, quando ero molto più giovane, mi sarei risparmiato almeno tre anni di tessera al partito radicale e non mi sarei lasciato ingannare su alcune problematiche, dove vedo con pena l’ormai senile Marco Pannella annaspare faticosamente. Dopo essere stato teorico e sostenitore della «ingerenza umanitaria», pensa ora di potersi ripulire intellettualmente e moralmente con un bel processo a Bush ed Blair, marari nominando presidenti del tribunale lo stesso Bordin o la Bonino.

Con Bordin di cui mi è sgradevole la voce radiofonico mi sono imbattuto una sola volta. Era all’uscita delle presentazione di un libro di Massimo Teodori, altro campione dell’americanismo, dell’Occidente, di cui ricordo la causa che gli intentò Maurizio Blondet, per alcune sue intemperanze televisive. Poiché una rassegna stampa quotidina tiene o deve tener conto di tutti i quotidiani che escono nelle edicole, mi sembra ovvio che se ne debba fare almeno menzione di tutti, magari con diverso rilievo a seconda del numero di lettori e la diffusione che hanno. Ed invece uno mancava sistematicamente, come se non esistesse affatto. Ho raccontato l’episodio altrove e non ci ritorno sopra. Quando rimproverai a Bordin la sua mancanza di “obiettività” mi risponde vantandosene che lui non era affatto “obiettivo”, bensì “soggettivo”. Ed io riferii a Pannella che Massimo Bordin mi aveva in tal modo rotto i .... e che per questo non ascoltavo più Radio Radicale e quindi lo stesso Marco Pannella, l’unico cervello che esista da quelle parti e le cui argomentazioni ho sempre degnato di attenzione. Pannella rispose che lui invece è «oggettivo». Ed è vero ed è una grande pena sentirlo a colloquio settimanale proprio con Bordin e i suoi toni sguaiati quanto di limitata visione delle cose, un fazioso...

Ma dove troneggia Bordin è nella sua lettura degli articoli, nella inflessione della voce, nelle sghignazzate, nei commenti a ciò che legge, dove il testo letto non può replicare e resta inerte. Se dovesse passare la nuova legge sulla stampa e sul diritto di rettifica o di smentita e senza la replica del giornalista stesso, non sarebbe difficile inchiodare il “tenutario” di radio radicale. Ma veniamo al punto ed al merito. Intanto è da notare una tipicità di radio radicale e della omonima rassegna stampa. Poniamo che sia in atto una terza guerra mondiale, con uso di ordigli nucleari di elevata potenza, non Hiroshima e Nagasaki, ma intere nazioni cancellate dalla carta geografica. Si può essere certi che la rassegna di Bordin inizia con ciò che ha detto la Bonino, la «biforcuta», cui tiene bordone, oppure con la raccolta delle firme, o con qualche commento sulla bontà e importanza delle iniziative radicali. Tutto il resto viene molto dopo e quando arriva non può sottrarsi al giudizio dello stesso stesso Bordin. Qualche volta la sparano pure grossa, come quando attribuirono a Capezzone delle iniziative in materia di usura bancaria che erano invece di Scilipoti, noto in genere per altre cose. Vi era un convegno sulla materia e la cosa fu rilevata da un relatore.

In cose orientali Bordin ha una fonte “soggettiva” quanto lui stesso, forse di più: Fiamma Nirenstein. Tiene una rubrica settimanale, tutta a sghignazzate, che – quella sì – mi risparmio di ascoltare ormai da anni. In queste settimane di guerra data per imminente contro la Siria ascolto dunque la rassegna stampa di radio radicale, dove mai mancano le frecciate faziose contro il Movimento Cinque Stelle, che ha preso posizione con un post di Albanesi, chiosato da una frase di Beppe Grillo con un “e se questa fosse la verità?”. E come il tenutario Bordin ti controchiosa? «Queste sono le riflessioni alle quali si attiene un terzo del parlamento italiano”, con riferimento ai 163 parlamentari Cinque Stelle.

Poco dopo aver detto ciò, il tenutario è costretto ad andare a pescare in un anfratto di Repubblica in parere di un esperto americano, il quale dice chiaro e tondo che tutto ciò che i grandi media strombazzano come certo non lo è per nulla. Lo stesso Bordin è costretto ad ammettere che occorre tener conto di questi dubbi, ma in realtà sparato come è non ne tiene proprio nessuno di conto. La sua preoccupazione, in velata polemica con Cinque Stelle, è che ad aver dato il “miscuglio di gas” ai ribelli non sono stati necessariamente gli americani, come se non fosse più che risaputo il corposo coinvolgimento degli Usa nell’armamento e nel sostegno dei “ribelli”, quasi che aver dato in più o in meno un “miscuglio di gas” faccia la differenza e come se non esistessero le operazione coperte, camuffate, le false bandiere, di cui si parla ad esempio nei recenti libri di Stefania Limiti, leggendo i quali ognuno può rendersi conto di quanto sia sempre mancata all’Italia una sovranità nazionale e come gli Usa siano assolutamente convinti, per diritto divino, di poter fare e disfare a loro piacimento tutti i governi del mondo, magari con la copertura del modello democratico, dei diritti civili e di quanto il povero Pannella si è fatto araldo a forza di scioperi della fame in un mondo in cui milioni di persone muoiono di fame senza nessun bisogno di scioperare.

Esilarante poi la faziosità di Bordin, quando si va a pescare a pagine 35 del Corriere della Sera un commentino del guerrafondaio Bernardo Enrico Levi, immortalato per noi in divisa militare su un carro armato israeliano. E potremmo continuare con innumerevoli esempi di faziosità quotidiana che dimostrano una tesi sulla quale non si smetterà mai di riflettere e di richiamare l”attenzione dei pochi lettori che possono frequentare questo blog. L’informazione grande e piccola, con incursioni anche nella rete, non è più strumento di propaganda degli eserciti, ma è essa stessa parte integrante di ogni aggressione militare e mnediatica che viene condotto contro la libertà dei singoli paesi, del mondo intero, delle nostre coscienze. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica gli Stati Uniti hanno creduto di poter aspirare al dominio del mondo intero. Si è incominciato con la dissoluzione della ex Iugoslavia e si è ora giunta alla imminenza di una guerra alla Siria. Un acuto analista come Giulietto Chiesa va dicendo nelle sue sortite che quella che è sotto i nostri occhi, nel Medio Oriente, è solo una guerra intermedia. L’obiettivo finale è la Cina, che fra pochi anni dovrebbe diventare la prima potenza industriale del pianeta: fra cinque anni avremmo una Cina e mezza in più. L’Impero americano deve impedirlo e noi suoi servi dovremmo accodarci.


APPENDICE

(dal sito


Non ci sono prove sulle accuse degli USA contro la Siria

agosto 28, 2013

Tony Cartalucci Land Destroyer 28 agosto 2013

Il Wall Street Journal ha confermato ciò che molti sospettavano, che le cosiddette “prove” del mondo occidentale sugli ultimi presunti “attacchi chimici” in Siria, e che accusavano il governo siriano, sono invenzioni tramate dalle dubbie agenzie d’intelligence dell’occidente. Il Wall Street Journal rivela che informazioni dell’intelligence israeliana, il Mossad, sono alla base delle accuse della Central Intelligence Agency (CIA) degli Stati Uniti, una ripetizione delle invenzioni che portarono alla guerra in Iraq e in Libia, ed utilizzate da 3 anni per giustificare il continuo supporto agli estremisti che operano all’interno e lungo i confini della Siria.

L’articolo del Wall Street Journal, “Stati Uniti e alleati pronti ad agire mentre l’intelligence avanza sulla Siria“, afferma: “Un pezzo cruciale del caso in questione s’è avuto dai servizi di spionaggio israeliani, che hanno fornito alla Central Intelligence Agency informazioni da un’unità speciale di élite siriana che sovrintende alle armi chimiche di Assad, hanno detto dei diplomatici arabi. Le informazioni che la CIA ha potuto verificare, mostrano che alcune armi chimiche furono inviate in anticipo nella stessa periferia di Damasco in cui l’attacco avrebbe avuto luogo la settimana scorsa, hanno detto i diplomatici arabi”. Sia il Mossad che la CIA sono chiaramente compromessi sul piano dell’oggettività e della legittimità. Né esiste, né si prevede di fornire alcuna prova imparziale, ma piuttosto di facilitare con tutti i mezzi necessari, l’agenda, gli interessi e gli obiettivi egoistici dei rispettivi governi. Sia Israele che gli Stati Uniti, nel lontano 2007, cospirarono apertamente per rovesciare il governo della Siria con un bagno di sangue settario accuratamente progettato, così screditando completamente le due agenzie di intelligence. Proprio per questo motivo, un’indagine imparziale di terze parti è stata richiesta dalla comunità internazionale e concordata con il governo siriano, un’indagine di terze parti che gli Stati Uniti sono ormai solleciti nel voler annullare prima dei previsti attacchi militari.

Susan Rice
Il Wall Street Journal riporta: “In una e-mail di domenica, la consigliera per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca Susan Rice, ha detto secondo l’ambasciatrice all’ONU Samantha Power e altri alti funzionari, che la missione delle Nazioni Unite è inutile perché le prove sulle armi chimiche erano già conclusive, hanno detto i funzionari. Gli Stati Uniti esortano le Nazioni Unite, in privato, a ritirare gli ispettori, permettendo al presidente Barack Obama di promuovere eventualmente la risposta militare, hanno detto i funzionari”. Gli Stati Uniti quindi, non la Siria, tentano l’insabbiamento, presentando le invenzioni di screditate fonti dell’intelligence compromesse e  minacciando attacchi militari imminenti, che metterebbero in pericolo la sicurezza del gruppo d’ispezione delle Nazioni Unite, che dovrebbe concludere le indagini e ritirarsi.

Il Wall Street Journal ha anche ribadito che gli Stati Uniti prevedono di eludere completamente il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e di procedere unilateralmente con i loro partner: “...Se gli Stati Uniti hanno scelto di colpire, lo farebbero con gli alleati e senza le Nazioni Unite, al fine di eludere il prevedibile veto russo.” Gli Stati Uniti procedono ora con disprezzo assoluto del diritto internazionale, ma dichiarando di non aver intenzione di fornire prove credibili sulle loro accuse al governo siriano. Si tratta di una corsa verso la guerra, con tutte le caratteristiche della pericolosa disperazione per la sorte dei fantocci dell’occidente schiacciati dai militari siriani. I vertici militari occidentali devono prendere in considerazione gli aspetti strategici e gli esempi storici riguardanti i pericoli e la follia di un guerra frettolosa e imprudente, in particolare una guerra combattuta per proteggere interessi e agende politiche particolari, piuttosto che per difendere il proprio territorio.

Le popolazioni dell’occidente devono considerare quali benefici hanno tratto in questo decennio di conquiste militari cui hanno lasciato indugiare i loro leader. Le economie che sprofondano pur di  conservare interessi particolari, la crescita degli apparati di sicurezza interna volti a mantenere questi interessi al riparo dall’opposizione nazionale ed estera, sono problemi che potranno solo acutizzarsi.

Al di fuori dell’occidente, a Mosca, Pechino e Teheran, i leader devono prendere in considerazione un futuro in cui gli interessi particolari occidentali possono invaderli impunemente, senza il necessario sostegno dell’opinione pubblica, e anche di una parvenza di giustificazione.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

domenica 4 agosto 2013

L’importanza di non esser fatti passare per “antisemiti”. – Nota per gli atti, tardiva e a futura memoria a proposito di un “disonesto” servizio televisivo della giornalista Flavia Paone. Pubblico invito a diffidare di giornalisti e televisioni.

Flavia Paone: è parte di una Trama?
Prendo spunto da un post di Gilad Atzmon, BBC Persia / Gilad Atzmon hardtalk - The transcription, per ritornare su una vicenda personale, analoga, che mi era occorsa nell’ottobre del 2009, quando subii in pochi giorni un attacco proditorio ed assai concentrato da parte dei media, o meglio di una concertazione di operatori che concentrarono su di me il loro fuoco. Il tutto partì da un attacco di Repubblica, o meglio di un certo Marco Pasqua, da me mai visto o conosciuto e che è specializzato in questo genere di “giornalismo”. Il tempo trascorso mi ha sempre più convinto che si trattava di una operazione studiata a tavolino. La mia colpa era quella di essermi schierato fin dall’allora per una difesa piena del principio della libertà di pensiero. Non mi ero mai occupato di ricerche storiche connesse ai campi di concentramento.

Fatta questa premessa, il fatto che voglio ora rimarcare fu la visita in casa mia, essendo io in buona fede, di una certa Flavia Paone, che ancora oggi vedo sugli schermi televisivi quale autrice di servizi ed ogni volta che la vedo lascio immaginare a chi legge i miei pensieri e miei commenti verso costei. Altre cose mi sconcertarono, ma adesso non dico.

Gilad Atzmon
Questa signorinella mi entrò in casa allo scopo di pormi a bruciapelo la stessa domanda fatta dalla BBC ad Atzmom, una domanda direi del tutto idiota, assolutamente idiota:

- «Lei è un antisemita?»

Allo stesso modo in cui la BBC chiede a Gilad Atzmon:

– «Lei è un antisemita?»

Per i media sembra che in tutto il mondo sia questo il problema principale, anzi l’Unico problema: se si è o non si è “antisemiti”. Tutto il resto (guerre, fame, disastri ecologici, scioglimenti della calotte polari, buco dell’ozono, effetto sera, inquinamento delle falde acquifere, epidemie, dissesto finanziario degli stati, disperazione sociale con fallimenti e suicidi, mancanza di istruzione, scristianizzazione e scomparsa del sacro, povertà, discriminazioni di ogni genere, immigrazione clandestina, dissolvimento politica dell’unità degli stati, ribellioni interne e guerre civili, massacri di ogni genere con violazione dei “diritti umani”, violazione dei trattati internazionali, squilibri regionali fra Nord e Sud del mondo, disoccupazione giovanile, globalizzazione e delocalizzazione delle imprese, e quanto altro…) viene di gran lunga in secondo piano.

La mia risposta tanto stupita quanto immediata fu analoga a quella di Atzmon.

- Assolutamente no!

Solo che la mia risposta fu triplice:
  • 1°) Assolutamente no.
  • 2°) Sarei grato a chiunque mi spiegasse cosa è propriamente l’antisemitismo.
  • 3°) Per cercare di saperlo sto leggendo tutta la letteratura pertinente. (E da qui giunsi poi alla conoscenza diretta e personale di Gilad Atzmon. Del suo testo si legga ora l’ottima sintesi redatta da don Curzio Nitoglia).
Furio Colombo
Quando poi rividi il servizio, fu tagliata la prima e la terza parte della risposta data, e ne rimase in piedi solo la seconda, che si prestava e si prestò a tutte le ambiguità, fra cui ricordo un articolo di Furio Colombo su “il Fatto Quotidiano". Non ebbi modo né allora né in seguito di reagire al travisamento e alla manipolazione che veniva fatta del mio pensiero come conseguenza del “taglio” della mia triplice risposta alla domanda.

Né allora né oggi avevo dalla mia i mezzi di comunicazione per fare le mie rimostranze e dare le mie ragioni. I media erano interessati, nel mio caso ed in altri analoghi che periodicamente ricorrono, solo ad attaccare e demonizzare una vittima di volta in volta designata, come per soddisfare ad un rito di sangue che vuole sempre nuove vittime sacrificali ed espiatrici. Le ragioni di una simile strategia mi divennero più chiare in seguito ed oggi hanno una loro spiegazione nel ddl di legge Amati, volto ad introdurre anche in Italia una legge liberticida che ha per scopo la pura repressione del dissenso politico e la sostituzione delle vecchie forme religiose con nuovi e più intolleranti Tabù.

Queste precisazioni estemporanee mi sembrano qui ed ora opportune, dopo aver letto il citato post di Atzmon, con il quale sono legato da amicizia e da affinità di pensiero. Per quello che può la rete colloco in essa queste mie note insieme al mio più profondo biasimo per la detta Flavia Paone e per tutta la redazione alla quale appartiene. La presente vale, sia pure a distanza di anni, come piena smentita e sconfessione del “servizio televisivo” della suddetta Flavia Paone. Del pari, vi sarebbero moltissime persone alle quali a distanza di anni vado mentalmente replicando e che ritengo si siano comportate assai ingiustamente nei miei confronti. Non ho rancore e sentimenti di vendetta verso di loro, ma stupisco che in numerosi casi sembra siano già stati – per così dire – puniti, non da me, che non ne avrei il potere, ma dal Cielo, verso il quale a maggior ragione mi sento in obbligo di non nutrire sentimenti di “odio” verso quanti hanno indubbiamente e scientemente inteso farmi del male.

venerdì 2 agosto 2013

Uno vale uno: realtà e implicazioni di un principio di democrazia diretta.

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E la Libertà di pensiero e espressione?
Chi appena conosce un poco il Movimento Cinque Stelle sa che si tratta di una realtà complessa che si è costituita e gravita intorno a Cinque Temi aggreganti e fondativi, per lo più di carattere ambientale. Restano fuori i grandi temi etici e politici e giuridici e storici e di diritto internazionale, dove le stelle aggreganti devono ancora formarsi in un grande dibattito che andrà a formare la cultura politica del Movimento in aree dove non si è ancora formata una posizione comune e che non sarà certo condizionata dalle dichiarazioni, probabilmente distorte o estorte a pochi e ancora impreparati parlamentari assegnati alla Commissione esteri del Senato: sono lì per rappresentare la posizione del Movimento quando una posizione si sarà formata, non per dare e precostituire essi stessi una posizione che il Movimento nel suo insieme non ha ancora espresso. Nell’attesa si dice giustamente che il Movimento è a-ideologico, ma alcune dichiarazioni (per come riportate) hanno una indebita coloritura ideologica, ad esempio la confusione fra antisionismo e antisemitismo. Una fessura dove non è difficile prevedere il lavoro della Lobby parlamentare, già riunita intorno alla Nirenstein ed ancora rimasta nel nuovo parlamento.

Paolo Bernini
Nel frattempo, tutte le posizioni individuali e personali di altri parlamentari e di attivisti non solo sono “legittime” ma vanno pienamente rispettate, e non certo sconfessate dicendo che “non” rappresentano il Movimento, cosa che vale anche per quelli che sembrerebbero voler sconfessare altri parlamentari: sarebbe perfino contro la costituzione della repubblica oltre che lo statuto del Movimento. E se “uno vale uno”, nessuno vale più dell’altro! Inoltre, siffatte posizioni personali e individuali possono costituire una ricchezza per il Movimento, fungendo da base di discussione per tutti gli altri parlamentari Cinque Stelle, che sono legati ad un vincolo assoluto di rispetto l’uno per l’altro e tutti verso il Movimento ed anche i loro Fondatori. Giustamente, nella fase attuale, i Portavoce spiegano agli Attivisti che essi si regolano accettando di parlare con tutti, anche con l’ambasciatore israeliano, iperattivo, che vorrebbe portare anche i Cinque Stelle nel solco della prassi parlamentare della Nirenstein, ora definitivamente stabilitasi in Israele, dopo aver fatto nel parlamento italiano unicamente o prevalentemente gli interessi dello Stato di Israele. Non vi è però dubbio che i parlamentari pentastellati incontrerebbe anche iraniani, hizbollah, hamas e quanti altri chiedessero di incontrarli, soprattutto e quanto più sguarniti di forza lobbistica. Che i palestinesi da oltre 100 anni siano stati cancellati e oscurati è cosa nota a chi sa di storia specifica delle questioni connesse. Sentire non significa poi condividere e sono certamente incaute alcune dichiarazioni rilasciate e strumentalizzate dalla propaganda sionista, che va cantando vittoria e lanciando insulti e contumelie contro i Padri Fondatori. Dopo i Mastrangelo e le Gambaro, guai a prestare il fianco ai tentativi esterni di dividere il Movimento, dando anche soltanto il sospetto di voler dare addosso alla piena libertà di espressione di un qualsiasi altro parlamentare o di un attivista del Movimento! Co-firmando il ddl Amati, ahimé, i parlamentari del Senato non si sono accorti di essersi dati la zappa sui piedi e di essere caduti in una trappola che teoricamente può portare alla chiusura del blog di Beppe Grillo ed all’arresto di Beppe e Casaleggio!


L’iperattivo ambasciatore israeliano
In questo clima gli interessi lobbistici giocano di anticipo tentando di condizionare il Movimento sui temi ancora non coperti. È in questo contesto che si collocano le manovre sioniste, che come dice Atzmon ormai puntano non già alla semplice Terra Promessa, ma al “Pianeta Promesso”. Vi è da augurarsi che la sortita dell’ambasciatore israeliano, fin troppo abituato a pellegrinaggi di ossequio bipartisan da parte dei parlamentari italiani, mal tollera l’eresia di alcuni parlamentari grillini, guidati da una Luisa Morgantini. Per il diritto costituzionale i parlamentari grillini alla commissione esteri del Senato hanno le prerogative costituzionali che competono loro, ma dal punto di vista politico, in base al principio “uno vale uno”, i singoli senatori non dovrebbero contare più di un singolo attivista, che magari ne sa molto più di loro sugli accordi di Oslo, sui diritti umani, sulla storia della Palestina dal 1882 ad oggi. Vi è da augurarsi che fra i tanti “tavoli di lavoro” del Movimento se ne aprano anche in tema di politica estera e dei cosiddetti diritti umani – sempre più una ideologia di copertura per l’ingerenza e il cambio di governi legittimi – sui quali Beppe Grillo si era già pronunciato con un video you tube sulla distruzione dei villaggi palestinesi da pare degli israeliani: “dopo di me non ci saranno più palestinesi”, questa era l’analisi contenuto in quel video che i parlamentari grillini farebbero meglio ad andarsi a rivedere.

I vilipesi Fondatore del Movimento
Dobbiamo imputare alla proverbiale perfidia sionista il tentativo di porre un cuneo fra il Movimento ed il suo fondatore? E ammissibile che per un verso i portavoce del Movimento in Commissione esteri sembrino essersi lasciati intimidire dall’ambasciatore israeliano che dovrebbe interloquire con la sola Farnesina e per altro accettino senza fiatare la campagna diffamatoria, gli insulti irriferibili di un “portale storico” della ebraismo italiano contro i fondatori del Movimento? Dal modo in cui la “comunità ebraica” sta giocando con il Movimento Cinque Stelle, una forza politica del 25 % che si sta tentando di ingabbiare con tradizionale tecnica lobbistica, sorgono alcune nostre considerazioni fondate sulla analisi di Gilad Atzmon, il quale si ricordi che un ebreo, nato in Israele, dove ha fatto il servizio militare, ma da dove è poi fuggito per le ragioni che spiega nel suo libro. Nel fondamentale capitolo sul concetto di temporalità egli mette in guarda gli ebrei della «diaspora» dal loro identificarsi con lo Stato di Israele e con la sua politica che con “Piombo Fuso” ha aperto a tanti gli occhi che prima tenevano chiusi e sigillati dai media. Dalle dichiarazioni che si leggono sorge qualche dubbio sulla loro appartenenza statuale: abbiamo a che fare con italiani uniti in questo difficile momento a tutti gli altri italiani? O sono cittadini israeliani che stando in Italia hanno principalmente a cuore gli interessi di Israele in guerra permanente da oltre un secolo con tutto il mondo arabo sorto dal dissolto Impero ottomano?