giovedì 27 ottobre 2011

Diario Rivolte dei 99%. Pagina 3: 22-26 ottobre - USA: Vietato protestare per i diritti civili - Australia: Occupiamo Sydney Non la Palestina - Parla Franklin Lamb

Indice - Pag. 2 ↔ Pag. 4

Questo è un diario delle rivolte che verrà aggiornato regolarmente. Quali rivolte? Semplice: quelle che ormai si stanno contagiando l’un l’altra ed espandendo a macchia d’olio in varie parti del mondo. In ogni nuova pagina forniremo aggiornamenti - anche molto brevi - e racconteremo singoli episodi dalle varie scene di rivolta, in America, Europa, Medio Oriente/Nord Africa, - e con il tempo anche Asia, e speriamo anche Africa. La forma sarà appunto quella del diario quotidiano, con cronache, riflessioni, commenti degli esperti. 



Pagina 3


22-26 Ottobre 2011

Sommario:

a) USA: Vietato Protestare per i Diritti Civili




b) AUSTRALIA: Occupiamo Sydney Non la Palestina -



c) LONDRA - ‘La Liberazione del Mondo Libero’
 


d) LONDRA - L’attivista egiziana di Tahrir Square



e) LE  RIVOLTE  E  LA  PALESTINA
Parla Franklin Lamb


* * *

a) USA: VIETATO  PROTESTARE  PER  I  DIRITTI  CIVILI

È stata una settimana di repressione brutale sulla scena delle rivolte globali iniziate nella regione mediorientale e ormai estese all’intero mondo occidentale.

Nell’intervista pubblicata nella Pagina 2 di questo diario sulle rivolte globali il Prof. Shakespeare lo aveva previsto: « ... si tratta di una sfida diretta ad un sistema che è sull’orlo del collasso e ad un certo punto coloro che lo controllano si abbatteranno sui rivoltosi con tutta la brutalità di cui sono capaci. Le rivolte sono destinate a prendere una brutta piega perché i governi non hanno alternative e soluzioni da proporre. Il sistema si sente minacciato e risponderà come un animale feroce sotto attacco».

Durante la settimana, negli Stati Uniti le forze dell’ordine si sono scagliate con la forza bruta sui manifestanti del movimento dei 99% nelle grandi città come Chicago, Denver, Oakland, Cincinnati, Atlanta, Seattle, Dallas, San Francisco, Los Angeles – smantellando le aree dell’occupazione permanente ed eseguendo in ogni città centinaia di arresti – migliaia complessivamente. In Oakland e Chicago in particolare abbiamo assistito a scene di assalto talmente feroci da  parte delle forze dell’ordine che sembrava di trovarsi nel mezzo di una vera e propria guerriglia urbana, eccetto che i manifestanti, molto saggiamente, hanno opposto la sola resistenza passiva.

In Oakland - California - la protesta era iniziata con il corteo di protesta in solidarietà con i detenuti nel terribile carcere di massima sicurezza “Pelican Bay”, noto per le condizioni disumane nelle celle di isolamento senza finestre, con il neon acceso 24 ore su 24 e l’isolamento acustico totale che provoca nel detenuto la paurosa sensazione di essere sospeso nello spazio e nel tempo.

Le proteste si sono protratte fin nella tarda serata e il corteo aumentava di partecipanti con il passare delle ore. Poi, quando i manifestanti si avvicinavano alla centrale di polizia, le forze dell’ordine hanno aperto il fuoco con i proiettili rivestiti di gomma e con i gas lacrimogeni. Alla fine gli arresti sono stati almeno 85, nonostante i manifestanti si siano astenuti da qualsiasi atto di violenza contro persone o proprietà.

Commentava in diretta Stephen Lendman mentre scorrevano le immagini della repressione di Oakland: «Il messaggio ai manifestanti da parte di chi detiene il potere è chiaro: è vietato manifestare in difesa dei diritti umani e dei diritti civili. La tattica delle forze dell’ordine è la provocazione violenta che ha per scopo di suscitare reazioni aggressive nei manifestanti per giustificare l’intervento repressivo, gli arresti, le violenze gratuite e in ultima analisi il probabile divieto di protesta civile. È così che funziona l’America da un decennio a questa parte. Gli attacchi dell’11 settembre hanno fornito l’alibi per privare i cittadini dei diritti garantiti dalla Costituzione».

Ecco alcune immagini delle 24 ore di Oakland.

Il corteo si avvia verso la centrale di polizia con in prima fila lo striscione di solidarietà con i prigionieri di Pelican Bay, ora in regime di sciopero della fame ...

 
Con il passare delle ore aumenta il numero dei partecipanti alla protesta ...



 Uno degli striscioni dice «Insegnanti di Oakland: No alla violenza della polizia»

 
 Invece la polizia inizia a sparare nel tentativo di disperdere la folla ...


Poi lancia i gas lacrimogeni e le granate assordanti ...


 ... scene da guerriglia urbana, ma è solo la polizia a comportarsi in modo aggressivo.

In basso: la mattina dopo, all'alba viene eseguito lo sgombero forzato dell'area di occupazione e l'arresto di 140 persone. Alla resistenza passiva degli occupanti, le forze dell'ordine rispondono con la brutalità. Alla fine ogni proprietà privata viene sequestrata e l'area viene presidiata dalle forze dell'ordine.









Per contro, negli ultimi giorni le autorità evitano accuratamente di agire con violenza nelle aree su cui sono puntati i riflettori del mondo: il Zuccotti Park nel distretto finanziario di New York, e la Freedom Plaza "Tahrir Square" di Washington, dove le telecamere dei media e delle agenzie internazionali sono presenti costantemente, riprendendo ogni evento di protesta promosso dagli organizzatori del movimento.
New York: durate il fine settimana il Zuccotti Park - base permanente dell'occupazione di Wall Street, è stato teatro della manifestazione "Le famiglie occupano Wall Street". Decine di famiglie, con figli di tutte le età, si sono unite in solidarietà con gli eroici occupanti che rimangono nel parco/piazzale giorno e notte, sfidando il freddo e i disagi dell'accampamento in area urbana.

Una giovane madre che osservava la figlia in età pre-scolastica impegnata insieme ad altri bambini nelle attività ludiche finalizzate a risvegliare la curiosità dei piccoli nelle questioni dell'interazione civica, dichiarava ai microfoni di Press-Tv: «ho pensato che fosse importante per i miei figli capire in cosa si stanno impegnando le persone che occupano questo parco. Mio marito e io spieghiamo sempre tutto ai nostri figli in modo che crescano consapevoli del mondo che li circonda.»





Annunciava oggi Sarah Flounders, una delle organizzatrici delle proteste di New York: «domani protesteremo in massa contro la chiusura annunciata di alcuni ospedali a causa della mancanza di fondi pubblici. E' davvero oltraggioso: ci sono sempre i soldi per finanziare le guerre, per regalare miliardi e miliardi a Israele, per salvare le banche che oltre a speculare in modo spregiudicato derubano le popolazioni del mondo, ma non ci sono i soldi per i servizi pubblici. Questa è una crisi creata dal sistema capitalista che premia i ladri e punisce gli onesti e i vulnerabili. La gente si sta rivoltando contro il sistema corporativo che crea intere società di schiavi in varie parti del mondo, dissangua le classi medie di paesi con enormi ricchezze come gli Stati Uniti, ed esige continue misure di austerità per andare a riempire le tasche dell'élite già talmente ricca da non sapere cosa farsene di tutto il patrimonio accumulato.»

Un cartellone nell'immagine dice: non si possono mangiare i soldi.

* * *

c) AUSTRALIA: Occupiamo Sydney Non la Palestina

Se le scene di violenza contro i manifestanti in USA delle ultime settimane ci sono sembrate particolarmente cruente, le immagini della repressione brutale cui abbiamo assistito nelle piazze dell'occupazione in Sydney e Melbourne ci hanno lasciato senza fiato.


Nella famosa Martin Place di Sydney un cartellone diceva «occupiamo Sydney - non la Palestina». Mentre a Melbourne si è unito al corteo dei 99%  il movimento "studenti per la Palestina" che esibiva striscioni enormi per farsi notare ai media. Sappiamo che purtroppo i governi australiani degli ultimi decenni si sono rivelati tra i più estremi sulla scena del filo-sionismo occidentale, alla pari con USA, Canada e Gran Bretagna.



Tuttavia l'attivismo pro-palestinese in Australia è particolarmente vivo e impegnato, a differenza della scena statunitense, in cui non esiste un vero e proprio movimento di lotta in favore della Palestina. A causa della disinformazione dei media, la maggioranza degli americani non ha idea di quale sia la realtà della Palestina occupata.
A Melbourne la settimana scorsa le sedi della protesta si erano trasformate in scene di violenza gratuita da parte delle forze dell'ordine, quando i manifestanti si erano rifiutati di abbandonare le aree dell'occupazione, opponendo resistenza passiva. ( v. video ).

Questa settimana è toccato a Sydney. Alle 5 del mattino di domenica 23 ottobre, mentre era ancora buio, circa 200 poliziotti si sono avventati senza preavviso sull'accampamento degli occupanti, trascinando le persone fuori dalle tende ancora in abbigliamento da notte. Poi gli agenti hanno messo tutti gli occupanti in fila, seduti a terra e ammanettati dietro la schiena. Hanno poi smantellato le tende e accatastato ogni cosa, compresi i cartelloni e gli oggetti personali, in un unico mucchio che veniva in seguito rimosso dalla sede dell'occupazione senza tante cerimonie. Ai manifestanti è stato sequestrato ogni effetto personale, compresi i cellulari. Chi si ribellava veniva manganellato.


E'  SUCCESSO  IN  CANADA

Questa settimana il movimento canadese dei 99% si è mobilitato in massa per manifestare contro l'arrivo in Vancouver dell'ex presidente George W. Bush. Analogamente alla Gran Bretagna, dove è stata emendata la Carta dei Diritti Umani per permettere alla responsabile di Piombo Fuso, Tsipi Livni, di mettere piede su suolo britannico senza rischiare l'arresto per crimini di guerra e crimini contro l'umanità, anche in Canada le autorità hanno predisposto le condizioni legali necessarie a fare entrare Bush impunemente nel paese, nonostante le formali richieste dei cittadini canadesi per mezzo di Amensty International e altre organizzazioni umanitarie, di arrestare Bush e incriminarlo per le torture nei confronti dei prigionieri di Guantànamo e per crimini di guerra in Iraq e Afghanistan.

Come in Australia, il movimento per la Causa Palestinese in Canada è molto attivo e può contare su un numero elevato di attivisti che organizzano eventi per diffondere consapevolezza tra i cittadini su quanto succede in Palestina da oltre un secolo e in particolare da quando i sionisti hanno dichiarato unilateralmente l'esistenza di uno stato illegale su territorio rubato ai Palestinesi.


e) LONDRA, l'attivista egiziana di Tahrir Square

Sabato 22 ottobre nell'area dell'occupazione di fronte alla cattedrale di St. Paul, nel distretto finanziario di Londra, gli occupanti hanno assistito ad un momento commovente. E' arrivata in piazza la famosa e storica attivista egiziana Nawal el-Saadawi, che in Egitto ha combattuto tante battaglie per i diritti delle donne e dei diseredati ed è stata per questo forzata in esilio a varie riprese negli Stati Uniti e in Inghilterra. Invitata a parlare di fronte alla folla degli occupatori, Nawal ha preso il microfono dicendo: «ho voluto festeggiare oggi con voi il mio 80esimo compleanno. Il mondo è UNO e dobbiamo lottare uniti, tutti insieme. Sono venuta a dire qui, nella Piazza Tahrir di Londra: il mondo intero è Tahrir Square - la Piazza della Libertà.» 

Successivamente Nawal el-Saadawi commentava ai microfoni di Press-Tv:  «Perché i dittatori occidentali si sono mossi dicendo di volere liberare la Libia da un tiranno, ma si rifiutano di liberare la popolazione di Gaza e della Palestina? Perché?»


LONDRA - 'La liberazione del Mondo Libero' 

Una bella notizia: è arrivato Charlie Veitch, regista e documentarista britannico e compagno di tante lotte degli attivisti pro-Palestinesi. Sta girando un documentario dal titolo «Occupy London Day ZERO». Ed esiste già il video "The making of the Documentary" (e cioè: sul set delle riprese). 

Come dice il titolo, il video mostra Charlie Veitch e la sua troupe di tre o quattro cameraman all'opera, mentre fanno le riprese di quanto avviene nella zona dell'occupazione dei 99% davanti alla cattedrale di St. Paul's nel cuore del distretto finanziario di Londra, a due passi dalla Borsa londinese (Stock Exchange). 



E' divertente e ironico il video, perché mette a nudo l'idiozia delle azioni brutali della polizia in presenza di eventi e persone che chiaramente non rappresentano pericoli di alcun tipo per niente e per nessuno.



C'è un momento, nel filmato, in cui Charlie - che parla e commenta continuamente nel video con frasi argute tra il serio e il faceto - si rivolge sia alla folla che ai poliziotti presenti dicendo:


 «Sapete cosa c’è che non va? Che in un sistema come questo gli stipendi di questi signori (i poliziotti) sono soggetti alla condizione che loro non capiscano il problema. E invece noi vi preghiamo di capire il problema. Martin Luther King ha detto: arriva il momento in cui il vostro silenzio diventa tradimento.»



Il giorno prima, ai microfoni di Press-Tv Charlie Veitch aveva dichiarato: «Da anni lotto in favore della Causa Palestinese e contro i muri di Israele. Ho partecipato a tante iniziative e tante manifestazioni. Sono stato arrestato continuamente e ho visto che purtroppo non facciamo molti progressi.  

«Ho capito che per liberare gli oppressi di Gaza dobbiamo liberare le nostre società dall'occupazione sionista e dal capitalismo, strettamente connessi tra loro.

«Non posso accettare che ogni mattina un miliardo dei nostri fratelli nel mondo si svegli affamato, sapendo di non avere alcuna speranza di potersi nutrire. Non posso accettare che due miliardi di persone ogni giorno si sveglino non sapendo come mettere in tavola il cibo per i figli, mentre quelli che li hanno privati dell'accesso alle risorse prosperano indisturbati. Tutto questo deve finire. Ecco perché sono qui, oggi, in questa piazza, ad unirmi alle rivolte globali e a documentarle. Spero che non mi arrestino di nuovo perché protesto in favore dei diritti civili.»

Nel link segnalato in alto, sotto il video appare questo commento introduttivo di chi lo ha pubblicato: Charlie Veitch, nella sua ricerca per la 'liberazione del mondo libero' si imbarca per un nuovo progetto: «Occupiamo Londra, Giorno Zero.»  Da non perdere assolutamente il video !



* * *


LE  RIVOLTE  E  LA  PALESTINA - Parla Franklin Lamb

Chi segue questo blog conosce bene Franklin Lamb, giurista americano che vive da anni in Libano e si batte da sempre in favore della Causa Palestinese.

In un'intervista rilasciata a Press-Tv, Franklin Lamb commentava la questione Palestinese nell'ottica delle rivolte in atto, dicendo che gli USA non possono più permettersi - sia sul piano economico che morale - di fornire armi e finanziamenti a Israele che è sotto pressione internazionale per le atrocità commesse contro l'umanità.

Dichiara Franklin Lamb: 

«E' chiaro ormai che è arrivato il momento per Washington di disimpegnarsi da Israele e dall'occupazione della Palestina.

«Non so quanto sia di dominio pubblico, ma Panetta (capo del Pentagono / ministro alla difesa) ha parlato con Netanyahu in termini molto forti. Ha dichiarato che il governo israeliano, ma anche lo stato di Israele, potrebbero non sopravvivere a queste rivolte islamiche e arabe - e ora anche occidentali.

«E il motivo è questo: il popolo americano ne ha abbastanza e non credo che Obama possa sostenere lo stato attuale delle cose, il sostegno amorale per Israele contro le Nazioni Unite e l'UNESCO.

«Il messaggio (di Panetta a Netanyahu) è chiaro: lo stato di apartheid di Israele non ha posto nella regione, né ha il diritto di chiedere e ricevere un sussidio di miliardi di dollari dalle tasse dei contribuenti americani. Ora basta. Non ne possiamo più. Obama sa perfettamente che la sua rielezione è a rischio se non riesce a ristabilire un codice di comportamento che rispecchi i valori su cui è stata fondata l'America.

«E' chiaro che il tempo delle chiacchiere e dell'asservimento a Israele è finito. E' arrivato il momento per l'America di rivoltarsi contro il regime sionista.

«Vediamo che ormai il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e la Nato sono state ridotte a semplici appendici delle politiche estere americane. Entrambi questi aspetti sono da risanare. Dobbiamo smantellare la Nato e riformare le Nazioni Unite.

«Sappiamo benissimo che non possiamo contare su Israele per un comportamento etico che rispetti i diritti umani, ma possiamo contare sulle folle nelle strade, nei paesi del Medio Oriente e ora nei paesi occidentali.

«Sta a noi, sia collettivamente che individualmente, cambiare lo stato delle cose. Sta a noi invertire la tendenza all'inettitudine dei nostri governi in questa faccenda.

«Credo che Panetta facesse sul serio. E sicuramente verrà reso noto al pubblico entro breve che l'America dovrà distanziarsi da Israele. L'assistenza militare a Israele, che è entrata a far parte della legislazione americana nel 2008 per opera di Howard Berman, e da allora un pilastro della comunità sionista in America, non è più sostenibile né valida.

«L’America non può più permettersi di assistere Israele, né militarmente, né economicamente e quindi è arrivato il momento di tagliare i ponti con il regime sionista. Ed è proprio questo che Panetta ha detto a Netanyahu personalmente, più o meno in questi termini.

«E' chiaro che ormai la regione è avviata sulla via della rivoluzione e il punto di non-ritorno è stato superato. Il passato è passato e il futuro si chiama Tunisia e Yemen e Ramallah. Sono sicuro che le persone di buona volontà, insieme, cambieranno per sempre lo stato delle cose».

* * *

AGGIORNAMENTO - Mentre scrivo è notte ed è arrivata poco fa la notizia che Israele sta di nuovo bombardando l'area a sud di Gaza.



giovedì 20 ottobre 2011

Diario delle Rivolte 99% - Pagina 2 - 15-16 ottobre - Da Tahrir Square a Times Square, passando per Trafalgar Square - Intervista al Prof. Shakespeare

 

Questo è un diario delle rivolte che verrà aggiornato regolarmente. Quali rivolte? Semplice: quelle che ormai si stanno contagiando l’un l’altra ed espandendo a macchia d’olio in varie parti del mondo. In ogni nuova pagina forniremo aggiornamenti - anche molto brevi - e racconteremo singoli episodi dalle varie scene di rivolta, in America, Europa, Medio Oriente/Nord Africa, - e con il tempo anche Asia, e speriamo anche Africa. La forma sarà appunto quella del diario quotidiano, con cronache, riflessioni, commenti degli esperti. Non ci dilunghiamo nelle spiegazioni: leggere per capire!

Pagina 2 - 15-16  Ottobre 2011  

DA  TAHRIR  SQUARE ...
 



A  TIMES  SQUARE ...






PASSANDO  PER  ...

... TRAFALGAR  SQUARE 


Londra, 15 ottobre:  il movimento dei 99% ha rinominato TAHRIR  SQUARE una piazza nella “City”, il distretto finanziario di Londra. ...


... Si tratta di un omaggio alle rivolte arabe che hanno ispirato e incoraggiato anche - e finalmente - l'Europa e soprattutto gli USA.

 - foto per gentile concessione del fotografo di Liverpool  David J Colbran -


E pensare che gli eroici cittadini egiziani, all’inizio della loro rivolta in febbraio di quest’anno, dichiaravano: «siamo stati ispirati dalle manifestazioni degli studenti di Londra» - riferendosi alle scene terribili dell’inverno scorso, in cui i londinesi hanno protestato, in manifestazioni successive: contro le misure di austerità, contro i tagli all'istruzione con tasse universitarie triplicate, contro le guerre e le politiche estere di stampo coloniale imperialista. 

A Londra, durante le manifestazioni dell’inverno scorso, le forze dell'ordine avevano messo in atto la tattica chiamata “kettling”, che riproduce la tecnica usata per radunare le mandrie. In altre parole, le forze dell'ordine per proteggere i palazzi del potere accerchiano la folla dei manifestanti formando un cordone impenetrabile intorno ad un'area in cui i manifestanti vengono brutalmente spinti dalla polizia a cavallo. 




I manifestanti rimangono intrappolati senza accesso alla destinazione desiderata e senza via di fuga da nessuna parte. Come fanno i cowboy con le mandrie. Le persone sono costrette a rimanere per ore nel freddo, o sotto il sole, senza accesso ai servizi sanitari, all'acqua, al cibo, al trasporto. Non solo: chiunque voglia uscire da un edificio della zona circoscritta semplicemente per spostarsi nella città, per ore non ha alcuna possibilità di allontanarsi dalla zona di accerchiamento. Manifestanti e abitanti della zona diventano quindi ostaggi della polizia.


 «Ma non è illegale?» chiedeva un manifestante ai microfoni di Press-tv durante una delle manifestazioni, quando anche il cameraman e il reporter di Press-Tv erano rimasti intrappolati.

Sì, è illegale, ma sappiamo che ormai da tempo lo stato paladino per eccellenza del diritto alla libertà - e soprattutto del diritto ad esprimersi - è avviato verso il sistema dello stato di polizia. 

Durante una delle recenti manifestazioni di Londra la polizia aveva impedito ad un semplice lavoratore, uscito dall’ufficio per tornare a casa, di lasciare l'area circondata. Lo avevano picchiato a morte. Ad oggi nessun agente è stato incriminato per l'uccisione brutale di quest'uomo di 45 anni.

Anche questo sabato, 15 ottobre, i manifestanti di Londra del movimento «occupiamo il mondo» sono stati accerchiati e trattenuti con la forza. La loro destinazione doveva essere il Stock Exchange - la Borsa di Londra che si trova nel distretto finanziario della “City” - e cioè l’area ufficialmente prescelta e annunciata dal movimento dei 99% come luogo di occupazione permanente.



Alla fine i manifestanti hanno dovuto ripiegare sul piazzale antecendente la cattedrale di St. Paul come luogo di occupazione. Ma non si sono fatti scoraggiare. Ormai occupano lo spazio in modo permanente e per sabato prossimo è prevista una mega-manifestazione nell'area del distretto finanziario di Londra.




Durante le proteste di sabato 15 ottobre è arrivato in piazza anche Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, che commentava: «Abbiamo molto da imparare dala Piazza Tahrir del Cairo. Gli eroici cittadini egiziani hanno messo in gioco le proprie vite ogni giorno per mesi. Almeno 800 di oro sono stati brutalmente massacrati in un solo giorno, durante la battaglia di Piazza Tahrir. Il nostro è un movimento ancora sul nascere e bisognerà procedere con molta  perseveranza e determinazione.»

Successivamente Assange aveva preso il megafono dicendo: 

«È stato vietato, a me ed ad altri qui nella manifestazione, di portare sul volto le maschere simbolo della rivolta. Siamo costretti a girare le maschere sulla nuca. Volevo mescolarmi alla folla conservando l’anonimato. Ma ci dicono che ora è vietato celare il volto in pubblico. E badate bene che questo significa: non è vietato nasconderci l’uno all'altro: è vietato conservare l’anonimato celando il viso al potere. 



Aggiungeva Assange: «Ebbene ho replicato: accetterò di rinunciare all'anonimato quando anche le banche - soprattutto quelle svizzere - avranno il divieto di conservare l'anonimato dei conti e dei clienti.»


 * * *


Sabato 15 ottobre, 2011 - New York City,

TIMES  SQUARE



Per un mese intero le proteste di New York erano state circoscritte all'area del distretto finanziario di Wall Street e un osservatore meno attento avrebbe creduto di assitere ad una rivolta contro le istituzioni responsabili del disastro finanziario.
Ma il giorno prima, venerdì 14 ottobre, un episodio specifico raccontato nella pagina 1 di questo diario forniva la prova che il movimento dei 99% aveva attirato l'attenzione e le simpatie della popolazione in generale che evidentemente si sentiva rappresentata dal movimento di protesta in ogni frangente della vita sociale. I neworkesi erano venuti in soccorso ai manifestanti in migliaia quando il sindaco aveva mandato le forze dell'ordine con l'intenzione di sgombrare il Zuccotti Park, la base permanente delle proteste di New York.

Poi sabato 15 ottobre è successo l'imprevisto e insperato. I cittadini di New York si sono riversati in decine di migliaia nel punto centrale di Manhattan, la famosa Times Square, chiamata "crocevia del mondo", la piazza iconica di New York immortalata in tanti film di Hollywood.


Ed è stata una battaglia. Le autorità di New York erano impreparate all'improvvisa affluenza di manifestanti nel punto nevralgico di Manhattan. Pensavano di dovere gestire la sola area del distretto finanziario come era stato finora da circa un mese. 


I poliziotti di New York, che dall’inizio delle proteste ricevono generosi contributi finanziari supplementari per garantire la protezione delle sedi del potere finanziario e delle persone fisiche che ne sono in controllo, si sono visti sfuggire la situazione di mano e si sono accaniti con furia sui cittadini che non avevano fatto altro che cantare slogan e mostrare cartelloni eloquenti che lasciavano intendere: è arrivata la resa dei conti.

Ci sono state scene estreme di violenza gratuita contro i manifestanti, tra cui il gesto deliberato di una agente in moto che di proposito è passato sulle gambe di un ragazzo caduto a terra perché spinto da un altro poliziotto. L’agente è rimasto seduto sulla moto, parcheggiando la moto sulle gambe del ragazzo che urlava disperato. Il video ha fatto il giro dei canali di news internazionali.
Il nervosismo della classe finanziaria si era già fatto sentire venerdì, quando alcuni cittadini avevano raccolto l'invito a ribellarsi in massa contro le banche e si erano presentati in gruppetti agli sportelli delle banche per chiudere i conti. In alcuni casi i clienti erano stati malmenati, respinti con la forza e arrestati dagli agenti accorsi per difendere gli interessi delle banche prese di mira. 


Ecco un video che mostra un episodio del genere. Un gruppo di persone riunite per aderire all’iniziativa “contro il terrorismo finanziario, chiudiamo i nostri conti bancari” entra in una filiale della CitiBank, a New York. 25 persone, clienti della banca, arrivate per chiudere il conto vengono trattenute all'interno, mentre gli agenti all’esterno impediscono ad altre persone del gruppo di entrare per chiudere il conto.

Da Venerdì 14 ottobre le proteste hanno cambiato marcia a New York e Washington e si sono trasformate in rivolta aperta con azioni dimostrative molto specifiche, occupando fisicamente i luoghi del potere e opponendo resistenza passiva all'arresto preventivato. 

È successo ad esempio che a Washington il capo del Pentagono e ministro alla Difesa, Leon Panetta, è stato interrotto durante una sessione parlamentare convenuta per discutere il budget militare. I componenti del famoso gruppo “Code Pink” di diffusione nazionale ha disturbato la sessione urlando: basta con le guerre, sono atti criminali. 



Tutti conosciamo i volti delle persone che fanno parte di “Code Pink”, come Medea Benjamin, qui arrestata durante la sessione parlamentare della Difesa. Li vediamo regolarmente negli eventi dell’attivismo internazionale, come la Freedom Flotilla. Questa estate avevano organizzato la manifestazione di protesta anti-sionista “Move over AIPAC” in occasione del Congresso sionista a Washington quando Netanyahu ha tenuto il suo clamoroso discorso di fronte al Parlamento degli Stati Uniti per dimostrare chi sarebbe il vero padrone di Washington.
Commentava il corrispondente di Press-Tv in collegamento dal Zuccotti Park, sede dell’Occupazione di Wall Street: «Da ieri compaiono titoli sui giornali e telegiornali americani che dicono:

«Le autorità e i politici ammettono: la rivolta sfugge al controllo»


Alcuni politici locali hanno provato a dirottare le rivolte verso la propria corrente di partito, ma sono stati respinti al mittente. Altri hanno provato a convincere i promotori dicendo: avete bisogno di una leadership che vi rappresenti, ma i manifestanti non ne vogliono sapere. Respingono l'offerta dicendo: non vogliamo capi, sappiamo benissimo cosa vogliamo e ci stiamo organizzando e consultando e interpellando per decidere come procedere.
Infatti si sono costituite in ogni città teatro di rivolta le cosidette “Assemblee Generali” in cui si discutono strategie per riappropriarsi della sovranità del proprio paese. Ora hanno fondato il quotidiano “Occupied Wall Street Journal” in aperta polemica con il “Wall Street Journal” di Murdoch, simbolo del potere corporativo che il movimento Occupy Wall Street appunto contesta. Nel giro di pochi giorni la tiratura del giornale degli ‘Occupanti’ è cresciuta a livello esponenziale.

 

Sono stati denunciati anche numerosi tentativi di infiltrazione delle Assemblee. Si tratta di individui che vengono notati perché tentano di fomentare discordia e fare propaganda di partito, facendo intendere che esistano comitati dei “democratici” o dei “repubblicani” pronti a prendersi a cuore le richieste dei rivoltosi. 
«Secondo quanto affermano alcuni degli organizzatori, per ora queste strategie non hanno funzionato - commentava il giornalista d'inchiesta di New York, Don De Bar, che era rimasto nel Zuccotti Park per alcune ore - ma temo che prima o poi le Assemblee Generali costituite possano diventare terreno di reclutamento per i partiti. Siamo in periodo elettorale e non immaginate di cosa siano capaci i politici quando sentono che perdono terreno.»

A mettere ulteriormente in allarme i politici e i partiti, è il risultato di un sondaggio condotto in questi giorni sul territorio nazionale e reso noto proprio oggi nei media americani.

Secondo il sondaggio, l'83% dei cittadini che in genere votano per il partito democratico (sinistra) appoggia la rivolta. Mentre tra gli elettori repubblicani (destra) i simpatizzanti delle rivolte costituiscono appena un terzo della corrente politica. 

Ma il dato più inquietante per la classe politica è il fatto che la maggioranza degli intervistati abbia espresso l’intenzione di disertare le urne.

«La nostra classe politica non ci rappresenta - diceva un occupante del Zuccotti Park al corrispondente di Press-Tv, Gary Anthony Ramsay - e quindi non merita il nostro voto. Le nostre Assemblee Generali si stanno organizzando per decidere come costituire movimenti a partecipazione universale che siano l’espressione della volontà e degli interessi dei cittadini. Gli interessi di tutti dovranno essere rappresentati, e nessuno a scapito degli altri.

Questi sono discorsi che fanno tremare chi detiene il potere. 

Ecco di seguito l’analisi di un esperto molto speciale, un accademico britannico che gode di grande stima nelle sfere dell'attivismo umanitario internazionale.


Il commento in diretta del Prof. Rodney Shakespeare:

« ... è la prima fase di un’insurrezione globale 
contro i sistemi politici falliti  ...»


Durante una diretta di Press-tv delle manifestazioni globali dei 99% veniva interpellato il Prof. Rodney Shakespeare, britannico, docente in economie binarie a Londra, e da anni impegnato nell’attivismo internazionale per i diritti umani.

Commentava il Prof. Shakespeare:

«Stiamo assistendo alla prima fase di un’insurrezione globale dei popoli contro i governi e i sistemi politici. Per ora le manifestazioni nel Regno Unito sono pacifiche, e la repressione delle forze dell’ordine è contenuta. Tuttavia si tratta di una sfida diretta ad un sistema che è sull’orlo del collasso e ad un certo punto coloro che controllano il sistema si abbatteranno sui rivoltosi con tutta la brutalità di cui sono capaci.

«È questo il motivo per cui vediamo i poliziotti in pieno assetto da sommossa. Sanno che prima o poi arriverà l’ordine di entrare in azione con forza bruta. Le rivolte sono destinate a prendere una brutta piega perché i governi non hanno alternative e soluzioni da proporre. Il sistema si sente minacciato e risponderà come un animale feroce sotto attacco. Purtroppo vedo all’orizzonte violenza e repressione.

«I governi vorrebbero che questi movimenti sparissero. Preferirebbero che la gente non li vedesse. Per ora hanno un controllo sufficiente sui media per garantire che solo il minimo indispensabile trapeli al pubblico. Il nostro premier Cameron sta facendo pressione per far chiudere Facebook e Twitter. Ma non servirà a niente, perché la gente diventa sempre più consapevole di quanto succede.

«In realtà le strutture dell’economia sono ancora funzionanti. Le industrie, le fabbriche, le infrastrutture ancora esistono. 

«Ma la classe politica non affronta la domanda principale: perché se esistono le strutture e la forza lavoro, la produzione e il consumo sono in declino? Perché non c’è più richiesta di mano d’opera?  Davvero i governi pensano che i cittadini accettino l’idea di essere mandati al macero come forza lavoro, mentre allo stesso tempo devono svolgere il ruolo di consumatore? E che quando non sono più in grado di contribuire come consumatori, diventano per il sistema esseri inutili? E che quando si ribellano li si possa semplicemente respingere con i manganelli perché tornino a casa a marcire in silenzio?

«Stiamo assistendo ad un collasso di proporzioni sismiche del sistema politico ed economico capitalista e i nostri governi non sanno cosa fare. Invece di agire per produrre soluzioni, reagiscono condannando i manifestanti, quando in realtà sono loro la causa di tutto il malessere delle nostre società.

«Ma davvero gli esponenti dei governi pensano di riuscire a farla franca? Loro appartengono a quel simbolico 1% elitario che gode di tutti i privilegi e vorrebbe mantenerli. Ma le masse stanno reagendo e la cosa si fa molto seria.

«Quando i sistemi collassano, i governi vengono rovesciati. Attualmente è questo che temono i governi, sia in Oriente che in Occidente. Sentendosi minacciati ricorrono alla repressione. Tuttavia quando la repressione da sola non funziona, in genere i governi ricorrono alla tattica del diversivo. Giocano la carta delle politiche estere.
«Giocare la carta delle politiche estere come diversivo consiste nell’attacco ad un altro paese, incolpandolo di causare problemi. È una tattica che serve a dirottare l’attenzione dei cittadini verso la necessità di fare la guerra.

«Sono molto preoccupato perché vedo tutti i segni di una escalation verso un conflitto armato. Sappiamo che Israele vuole trascinare l’America in guerra. È in atto una manovra per creare difficoltà diplomatiche all’Iran: un chiaro tentativo di suscitare un casus belli. E certe sfere di Washington vogliono la guerra perché l’economia USA è collassata in modo irreversibile e manca la volontà di correggere la rotta.

«Gli USA hanno esportato i posti di lavoro e sono indebitati fino al collo. In media ogni giorno almeno due banche vanno in fallimento. Le economie delle singole città e dei comuni sono sull’orlo della bancarotta, mentre già la maggioranza dei 50 stati che compongono l’Unione degli Stati Uniti ha dichiarato bancarotta.

«L’economia degli Stati Uniti non è in grado di risollevarsi a causa delle politiche estere molto aggressive e del suo avventurismo militare».

Gli USA devono mantenere gli oltre 2,5 milioni di soldati sparsi nelle regioni di conflitto militare e nelle centinaia di basi militari permanenti distribuite in giro per il mondo.  Insieme, i militari e il personale dei  servizi segreti costituiscono l’ 1% della popolazione. Si tratta in pratica di un impero militare di proporzioni gigantesche i cui costi devono essere sostenuti con i proventi delle tasse dei contribuenti americani. Sono costi enormi che non creano profitti.

Ad ogni soldato americano all’estero corrispondono 2 persone disoccupate su suolo americano. Per non parlare delle attrezzature militari, delle armi e dei rifornimenti che richiede ogni singola base militare permanente. Gli americani sono in Medio Oriente per garantirsi il flusso di petrolio, ma una parte ingente del petrolio viene speso in azioni belliche e continue esercitazioni militari nelle basi permanenti e provvisorie all’estero e in patria. È un cane che si morde la coda.


Ma sappiamo che la guerra crea profitto, e lo crea per gli imprenditori e finanziatori delle guerre.

La popolazione carceraria degli USA ha superato ormai di gran lunga l’ 1% della popolazione. Immaginate: oltre una persona su cento si trova in carcere negli USA: circa 3,5 milioni di detenuti!  Un  primato sconfortante. La popolazione di un’intera metropoli reclusa in un sistema di repressione estrema.  La popolazione carceraria degli USA è ormai da settimane in regime di sciopero della fame, per le condizioni disumane e gli occupatori di Freedom Plaza - la Piazza della Libertà di Washington rinominata Tahrir Square, ogni giorno si uniscono in un coro di solidarietà con i fratelli meno fortunati che stanno pagando un prezzo terribile per i propri  errori.  Il sovraffollamento ha raggiunto proporzioni da lager o campi da lavoro. Se questo non è uno stato di polizia ...

sovraffollamento nelle carceri USA

Continua il Prof. Shakespeare

«Ma l’aspetto più terribile è che l’élite parassitaria controlla il pensiero per mezzo dei media, e quindi i governi hanno finora agito impunemente. Hanno messo i soldi nelle mani dei ricchi e potenti e depauperato i fondi per i servizi pubblici e i progetti che creano posti di lavoro per la popolazione.

«Nel caso degli USA il declino economico è irreversibile. Per questo vediamo ora strategie per deviare l’attenzione della popolazione sui paesi islamici che vengono regolarmente accusati di “supportare il terrorismo” o di altre nefandezze inventate di sana pianta. È per questo che assistiamo ad “operazioni sotto falsa bandiera” come attentati e uccisioni mirate.

«E vorrei qui aggiungere un commento. È importante ricordare che le due nazioni note per le aggressioni ad altri paesi, per le operazioni sotto falsa bandiera, per le uccisioni mirate e per commettere ogni giorno atroci crimini di guerra, sono gli USA e Israele.

«E come osano loro incolpare regolarmente altre nazioni e inventare false accuse ignorando il proprio terrificante record di uccisioni e massacri e assassinii !»