mercoledì 30 settembre 2009

Cronache sul boicottaggio di Israele: 8. La lotta contro l’infiltrazione della propaganda sionista nei media.

Homepage
Precedente/Seguente

Questo settore è più delicato perché potrebbe prestarsi ad equivoci e strumentalizzazione, come quella di dire che non si rispetta la libertà di stampa. In realtà, sappiamo per esempio dai tempi della guerra nel Vietnam che migliaia di giornalisti occidentali era letteralmente a libro paga della CIA con lo scopo di orientare in un certo modo la cosiddetta opinione pubblica. Il dato venne fuori da un’inchiesta parlamentare ed è quindi ufficiale. Per analogia, possiamo fondatamente desumere che quella prassi non sia cessata. Pur non avendo prove documentali, possiamo ancora più fondatamente arguire che la pressione israeliana e della Lobby sui media sia ai massimi livelli storici. Israele nasce sulla Menzogna, è la Menzogna eretta a governo. Di ogni giornalista che sostenga punti di vista che contrastano con i principi elementari del diritto naturale si può fondatamente sospettare. Se poi addirittura un ambasciatore di Israele frequenta le redazioni dei giornali, si possono considerare provati i nostri sospetti. In Italia, il “Manifesto” aveva reso nota una di queste visite presso la redazione del “Corriere della Sera”, giustamente ribattezzato il “Corriere di Sion”. Credo di ben ricordare che successivamente sui “Riformista”, da ribattezzare cone la “Voce di Sion”, mi pare a firma Polito, si tentò di replicare al “Manifesto”, asserendo che è cosa perfettamente normale e pacifica. Mi chiedo se normalmente tutti gli ambasciatori accreditati in Roma presso lo Stato italiano e la Santa Sede frequentino le redazioni dei giornali. Facendo un calcolo di qualche migliaio di diplomatici per non più di una dozzina di testate importanti, a livello nazionale, dovremmo immaginare un via vai di persone. No! La cosa non mi appare per nulla norma ed anzi decisamente sospetta. In Italia non è seguita nessuna reazione alla visita dell’ambasciatore isrealiano presso la redazione del “Corriere della Sera”. In Egitto le cose sono andate diversamente. Apprendiamo la notizia dall’ineffabile Volli, di cui più sotto.

1. Boicottaggio di una direttrice di giornale israeliano. – Al link un testo cui non attribuiamo altro valore se non per notizie che leggiamo qui per la prima volta. Quanto alla pace fra Egitto e Israele io la considero una pace mercenaria, fondata su una sorta di corruzione e ricatto. Non ha nulla a che fare con una vera pace. Solo lo spirito di un popolo, in questo caso il popolo egiziano, può decidere la pace o la guerra. Per quello che posso percepire non vi è nessun popolo arabo e musulmano che possa ben vedere ciò che il sionismo dal 1882 in poi ed Israele dal 1948 ad oggi è andato perpetrando contro il popolo palestinese e tutto il mondo arabo e musulmano. Anche se dovessero tacere le armi per qualche tempo, resta la guerra delle coscienze vilipese ed umiliate. Il fatto che un sindacato egiziano abbia deciso di “boicottare” una direttrice “collaborazionista” è cosa che fa riflettere. Ma non riteniamo che c’entri nulla la generale e astratta libertà di stampa e di pensiero. Probabilmente, la direttrice non ha nulla a che farené col la libertà di stampa né con la libertà di pensiero. Che poi l’Egitto, o almeno la società egiziana, se la sia presa per il “complotto ebraico” che ha “trombato” il candidato Hosni all’UNESCO, ne hanno ben donde. Che pretende Ugo che battano le mani sportivamente? In fondo, non tutto il male viene per nuocere se in questo modo la Lobby è dovuta uscire alla scoperto. Quanto ai quattro miserabili “intellettuali” nessuno crede che siano determinanti se non perché espressione di una Lobby Internazionale, di cui già si parlava e si sapeva nei secoli passati, molto prima che Hitler nascesse e il nazismo fosse. Non saprei dire se il “boicottaggio” egiziano rientri nella campagna BDS, che però non ha una direzione centralizzata ed è un movimento acefalo. Ciò che ai fini del nostro monitoraggio è assunto come rilevante è una generale e generica ostilità verso Israele diversa dall’uso delle armi, cioè una reazione non violenta.

lunedì 28 settembre 2009

Freschi di stampa e testi di studio: 30. Edward Said: «La questione palestinese. La tragedia di essere vittima delle vittime» (2006).

Home
Precedente/Successivo

Il libro non è recente ed io lo sto leggendo in una ristampa del 2006 dell’editore Gamberetti con una prefazione di Stefano Chiarini. Sia Said che Chiarini sono morti da pochi anni. Said nel 2003, Charini credo lo scorso anno. Avevo spento il computer per riaccenderlo, pensando alla provocazione di un lettore sionista che aveva lasciato un commento di un razzismo pauroso, per me incredibile. E tuttavia il libro di Said si apre proprio su quello che è il punto di maggior attracco del sionismo: la pretesa, la presunzione che la Palestina e i palestinesi semplicemente non esistano e non esistendo non ci si deve dar pensiero di ciò che non esiste. Leggendo semplicemnte uno stenta a crederlo, ma ne ho avuto una prova vivente: si può leggere come documento il commento che uno che si firma “Viva Israele” ha lasciato in calce alla mia scheda su Netanyahu, altro incredibile personaggio di una arroganza infinita. Said riutilizza a proposito della Palestina i concetti già elaborati sul suo saggio Orientalismo, forse l’opera sua più importante.

Fin dalle prime pagine, per documentare come il sionismo contenesse già all’origine l’essenza stessa del razzismo, Said riporta un brano tratto dai Diari di Herzl redatti nel 1895:
«Dovremo incoraggiare questa misera popolazione ad andarsene oltre confine procurando loro un lavoro nei paesi di destinazione, e negandoglielo nel nostro. Sia il processo di espropriazione che quello di allontanamento dei poveri devono essere effettuati con discrezione e cautela»
(in Said, op. cit., 38-39).
È da chiedersi se la politica delle angherie che ogni giorno ogni palestinese angariato agli innumerevoli check points non sia un’applicazione di questa discreta raccomandazione del padre fondatore del sionismo, le cui origini si possono però già trovare nella prima metà del XIX in America con la fondazione del B’naï B’rith e prima ancora nella politica luterana di genocidio degli indiani d’America.

(segue)

Cronache sul boicottaggio di Israele: 7. Il boicottaggio nell’area del Mercosur.

Homepage
Precedente/Seguente

Senza questo nostro Osservatorio noi stessi non riusciremmo ad avere un quadro dell’andamento della campagna BDS nel mondo. Inutile aspettarsi da Claudio Pagliara informazioni al riguardo. Quello che ci interessa sapere dobbiamo perciò andarcelo a cercare scrutando nella Rete. È con piacere che abbiamo letto su «Come don Chischiotte» quello che appare un importante successo: il pronunciamento del parlamento brasiliano contro Israele bocciando la sua associazione al Mercosur e motivandola espressamente come un rifiuto del sistema di apartheid, che caratterizza quella che vuole presentarsi come «l’unica democrazia del Medio Oriente». Unica? Per fortuna!

1. Il parlamento brasiliano chiede la sospensione di Israele dal Mercosur. – La vicenda va seguita in ogni sua fase. La Lobby ha grandi risorse e si può essere certe che le spenderà tutte per conseguire un risultato per lei importante. L’espulsione ignobile del vescovo Williamson dall’Argentina non sarebbe stata possibile senza la presenza in questo paese di una Lobby. All’ONU solo dodici paesi, Israele incluso, hanno aderito alla richiesta di uscire dall’Aula mentre parlava Ahmadinejad. Dodici su quasi 300 Stati non è molto, ma fra questi Undici è compresa anche l’Argentina oltre all’Italia, dove con Frattini e madonna Fiammetta, Fini, Cicchitto ed altri di cui non ci azzardiamo a compilare la lista, il popolo italiano – da sempre migliore dei suoi governanti – non ci fa una bella figura. Ma noi non siamo il governo e sappiamo di essere – o almeno ne abbiamo la presunzione – l’anima più autentica di questo infelice popolo, che in nessun modo può riconoscersi nel massacro di Gaza e in una pulizia etnica che con inganno e corruzione viene portata avanti dal 1948. Niente di più ipocrita e truffaldino del cosiddetto “processo di pace”, che è in realtà un arco di tempo programmato per condurre a termine una politica di espulsione, dispersione, massacro degli “indiani mediorientale”, sul modello di quelli già fatti scomparire dai giudaizzanti cristiano-sionisti.

domenica 27 settembre 2009

Sionismo al potere: 71. Benjamin detto Bibi Netanyahu ovvero il Capo dei Capi

Homepage

L’analisi dell’ideologia sionista, che costuisce buona parte del nostro Monitoraggio, si svolge a vari livelli. Vi sono da una parte gli ideologi che curano i livelli formali, vi è poi un vero e proprio squadrismo dedito alla violenza, alla minaccia, all’insulto, vi è poi il giornalismo sionista che attraverso l’uso dei media tenta di tenere alta l’immagine di Israele necessario per condurre a termine operazioni come Piombo Fuso senza suscitare troppe reazioni fra i governati dalla lobbies, vi è più importante di tutti il sionismo degli uomini al governo in Israele. Bibi pare essere la parte più oltranzista dell’odierno sionismo. Non vogliamo e non possiamo qui anticipare i risultati di un’analisi che prende avvio dal discorso tenuto all’ONU in questo settembre 2009 e che ha significativamente trovato una sua traduzione a cura della Israel lobby solidamente insediata nel nostro paese.

Vers. 2.0/2.10.09
Precedente/Successivo
Sommario: 1. Il discorso di Netanyahu all’ONU. –

1. Il discorso di Netanyahu all’ONU. – Non ci sembra di grande forza ed acume. La trovata dei documenti di Wannsee dimostra soltanto l’ignoranza del primo ministro che si rivolge ad una platea in buona parte altrettante ignorante. Non essendo comunque uno specialista rinvio ad un capitolo di Carlo Mattogno sull’argomento. Qui dove il testo del discorso al quale seguirò poi un commento interlineare.
«Signor Presidente, Signore e Signori, circa 62 anni fa le Nazioni Unite riconobbero il diritto degli Ebrei - popolo antico di 3500 anni - ad un proprio stato nella patria dei propri antenati.
[Un consiglio di lettura per Bibi, un libro scritto in ebraico moderno da Shlomo Sand: “Come fu inventato il popolo ebraico”. È uno scrittore, uno storico israeliano, che diamine! Ancora risiede in Israele, che io sappia, a differenza di Ilan Pappe, autore di un libro dal titolo “La pulizia etnica della Palestina”, che narrà come andarono le cose nel 1948. Ammesso e non concesso che l’infelice risoluzione ONU sulla spartizione della Palestina sia citabile come fonte di legittimazione dello stato sionista, la stessa ONU però ha deliberato su centinaia e centinaia di questioni che Israele, cioè il nome arbitrariamente imposto alla Palestina espropriata, non ha mai onorato. Non ultima la risoluzione che impone il ritorno dei profughi. Non vale qui il miserabile sofisma sul vincolante o non vincolante. Vi è una sostanza politica che ognuno può comprendere. Si tratta di vedere e di sapere fino a quando Israele potrà abusare della pazienza dei popoli della terra. Ammesso e non concesso la rivendicazione di una terra appertenuta ai propri antenati 3500 anni fa, dobbiamo aspettarci secondo questo ragionamente il ritorno degli Etruschi: ci racconteranno finalmente i loro misteri. Ma sempre ammesso e non concesso che gli antenati di Bibi abbiano mai avuto a che fare con la terra storica di Palestina, ogni maestro di scuola elementare sarà in grado di spiegare a Bibi che nella successione delle sovranità statuali in quella fascia di territorio di nome Palestina, il popolo biblico-ebraico non è stato sovrano se non per pochi anni su 3500. Molto più lungo è stato il periodo egiziano, babilonese, romano, musulmano. Inoltre, visto che siamo in sede Onu, è il caso che Bibi risponda del massacro dei Cananei a seguito di una presunta Promessa Divina della terra stanziale altrui. Dunque, il genocidio ed i crimini di guerra non sono solo quelli denunciati da Goldstone, egli stesso – come dice – “ebreo” ed “amico di Israele”, e per questo mite e benevolo, ma attraverso una commissione UNESCO, presieduto non più dall’egiziano Hosni, ma da una bulgara gradita alla Lobby ebraica, una tal commissione composta da storici, teologi e biblisti ben indagherebbe sui crimini storici degli ebrei che oggi sulla base di una mera perniciosa superstizione pretendono di rinnovare il genocidio dei cananiti, fatti rivivere negli odierni palestinesi che sulla loro terra vivono da non meno di mille anni e che sono i veri autentici discendenti della popolazione che abitava la Palestina al tempo dei Romani. Gli odierni israeliti sono in realtà la schiuma che dai cinque continenti è stata attratta dalla concessione gratuità di beni e terre non loro. Una masnada di criminali e avventurieri che non si sono fatto scrupolo alcuno di scacciare dalle loro case i legittimi abitanti, di massacrarli, di angariarli ogni giorno allo scopo di disperderli. Se l’ONU non fosse nato e non fosse ancora in buona parte un’organizzazione che reca l’impronta delle potenze coloniali che l’hanno istituita, Bibi sarebbe stato subito processato come criminale nell’aula in cui ha pronunciato il suo discorso.]
Oggi sono qui come Primo Ministro di Israele, lo stato ebraico,
[Appunto “stato ebraico”, basato cioè sul Blut und Boden che costituiva l’ideologia in formazione del nazismo, che nei suoi dodici anni di vita è stato carica di tutte le colpe della storia, ben oltre i 3500 anni rivendicati da Bibi. Del resto, con il nazismo il sionismo ebbe regolarre commercio d’uomini per tutta la durata del regime hitleriana, al quale l’internazionale ebraica e sionista aveva dichiarato “guerra” fin dal marzo 1933. Se si volesse risalire alle causa della reazione nazista che ne seguì, i condannati con sentenza passato in giudicato potrebbero addure il principio di difesa legittima con maggiore fondamento di quanto non abbiano fatto gli uomini di Bibi durante la recente operazione Piombo Fuso, di cui Goldstone appunto si occupa.]
vi parlo a nome del mio paese e del mio popolo. Le Nazioni Unite furono fondate dopo la carneficina della seconda guerra mondiale e gli orrori dell'Olocausto. Avevano il compito di prevenire la possibilità del ricorrere di tali orrendi eventi. Nulla minaccia alla base quel compito essenziale più dell'attacco sistematico alla verità.
[È la Menzogna in persona che pretende di parlare a nome della Verità. È il massimo dell’Impudenza e dell’Indecenza. Il “paese” che Bibi dice suo è stato interemente usurpato ad un popolo che vi abitava ed i cui villaggi sono stati in senso proprio rasi al suolo e sempre in senso proprio cancellati dalla carta geografica: hanno fatto loro esattamente quello che si imputa ad Ahmadinejad di voler fare. Anche questa è un’astuzia tipicamente ebraica: accusa gli altri di voler fare ciò che tu hai fatto. Vogliono la bomba atomica? Tu la possiedi già e te ne puoi servire come arma di ricatto contro ognuno dei paesi che siede all’ONU. L’«Olocausto»? Caspita! Ma la Nakba ed oggi Piombo Fuso non sono un «Olocausto» in piena regola? E Gaza non è peggio di tutti i lager nazisti messi insieme? Ciò che è evidente ad ogni retta e onesta coscienza lo si può però offuscare con l’esercizio costante della Menzogna, grazie al possesso dei media e ai propri uomini opportunamente collocati nei posti giusti.]
Ieri il Presidente dell'Iran era su questo stesso podio a sputare le sue ultime tiritere antisemite.
[Il presidente dell’Iran, un paese con 70 milioni di abitanti, nel linguaggio diplomatico di Bibi non parla semplicemente, ma “sputa”. Non si è tenuti a nessun riguardo verso chi non dimostra di averne per il suo prossimo, anche quando si tratti di un proprio nemico, che per la prassi cristiana deve essere sempre rispettato ed addirittura “amato”. En passant, si ricordi che la morale ebraica recita nel Levitico• “odia il tuo nemico”. E dunque rendendo a Bibi il suo ci troviamo costretti a dire che se Ahmadinejad “sputa” lui, Bibi, con la sua bocca semplicemente… espelle menzogne a cui ogni scolaretto mediocremente istruito saprebbe ribattere. Quanto poi all’arma dell’antisemismo basta ricordargli con Rabkin che per un ebreo vetero-testamentario, se ne esistono ancora, il sionismo a nome del quale Bibi può parlare è il contrario del giudaismo.]
Soltanto pochi giorni prima aveva ripetuto che l'Olocausto è una bugia.
[E se così crede, non essendo il solo, cosa vogliamo fare? Gli vogliamo infliggere una bella bevuta di olio di ricino, se non peggio, magari un “olocaustico” «omicidio mirato» con possibile “conseguenze collaterali”? È incredibile come una questione affatto ideologica siavenuta crescendo a tal punto. Un tema che avrebbe dovuto essere di esclusiva competenza degli storici diventa il principale affare di stato. Dietro pressione israeliana ed ebraica migliaia e migliaia di cittadini europei patiscono il carcere e milioni di altri europei vivono nel timore di lasciarsi scappare opinioni e convincimenti eretici. Lo storico pur progressista Tony Judt termina il suo libro di oltre 1000 pagine dicendo che la costruenda identità europea debba assumere a sua base l’evento Auschwitz, sul quale è peraltro proibito indagare liberamente con i normali strumenti del metodo storico. L’«Olocausto» è diventata la nuova religione che gli Alleati hanno imposto ai popoli europei vinti e tenuti costantemente sotto il tallone. Doveva venire un Ahmadinejad a rivelarci questi verità ed a chiedere la nostra liberazione mentale. Un convegno di studi sull’«Olocausto» lo si è potuto fare solo a Teheran. In nessun altra città europea sarebbe stato consentito, se non per confermare conclusioni giù preordinate a Tel Aviv.]

[Per il discorso di Ahmadinejad la sintesi che ne ha fatto Sergio Romano, facendo imbestialire i “Corretti Informatori” per il consueto stile e la sobrietò, che io ammiro ma senza essere capace di imitarla. Sono consapevole dei miei scatti di ira e di indignazione, unite ad una buona dose di ingenuità sulla possibilità di far recedere la bestie dalla loro bestialità: «Ogni discussione sulle parole di Ahmadinejad all’Onu dovrebbe co­minciare dal testo del discor­so. L’ho letto nella versione in­glese e cerco di riassumerne, molto sommariamente, i pun­ti essenziali. Ahmadinejad ha esordito con alcune riflessioni sul mo­noteismo, sul ruolo storico dei grandi profeti (Noè, Abra­mo, Mosè, Gesù e Maometto) per la redenzione dell’umani­tà, sull’importanza delle fede e della spiritualità nelle rela­zioni internazionali. Gli accen­ti ecumenici del discorso sa­rebbero piaciuti a Giovanni XXIII, il duro giudizio sul­l’agnosticismo (una forma di relativismo) dovrebbe essere piaciuto a Benedetto XVI. Ha detto che i maggiori pe­ricoli, per l’umanità sono le ar­mi di distruzione di massa e il terrorismo, fra cui in partico­lare il terrorismo di Stato. Ha ricordato che Saddam, durante la guerra contro l’Iran, fu armato dall’Occiden­te e impiegò armi chimiche.Ha affermato che Al Qaeda nacque dal sostegno degli Usa ad alcuni gruppi della resi­stenza antisovietica e che l’ar­senale nucleare israeliano ha beneficiato della complicità americana. Ha duramente descritto le vessazioni subite dai palesti­nesi nella loro terra. Ha sostenuto che alcuni Pa­esi cercano d’impedire ad al­tri il libero accesso alle tecno­logie del progresso. Ha rivendicato il carattere democratico dell’Iran: un Pae­se in cui, dopo la rivoluzione, “si è votato 27 volte”. Ha auspicato un maggiore impegno dell’Onu per il disar­mo e ha chiesto all’Aiea (Agen­zia Internazionale per l’Ener­gia atomica) di promuovere l’applicazione dell’art. IV del Trattato di non proliferazione sul libero accesso dei Paesi fir­matari alle tecnologie nuclea­ri. Ha ripetuto che l’Iran non vuole armi nucleari, ma che potrebbe, se vi fosse costretto dalle circostanze, riconsidera­re la sua politica. Ha denunciato il “regime sionista di occupazione”, ma non ha auspicato la distruzio­ne di Israele e non ha negato la realtà del genocidio ebrai­co. Ha dichiarato di essere pronto e negoziare. Alcune delle affermazioni di Ahmadinejad sono conte­stabili o grossolanamente esa­gerate. Ma altre sono vere (la benevolenza degli Usa per l’Iraq durante le guerra con­tro l’Iran) o, come quelle sui palestinesi, riflettono i senti­menti e le convinzioni della grande maggioranza del mon­do musulmano. Le otto dele­gazioni che hanno abbando­nato la sala (tra cui Francia, Germania, Gran Bretagna, Ita­lia, Paesi Bassi, Stati Uniti) avrebbero fatto meglio ad ascoltarlo fino in fondo. Certe forme di diplomazia spettaco­lo (come l’interminabile di­scorso di Gheddafi all’Onu) sono infantili, demagogiche e, in ultima analisi, inutili.»
Il mese scorso sono stato in una villa in un sobborgo di Berlino chiamato Wannsee. Là il 20 gennaio 1942 dirigenti nazisti di alto grado si ritrovarono dopo un buon pasto a decidere come sterminare il popolo ebraico. Gli appunti dettagliati di quell'incontro sono stati conservati dai successivi governi tedeschi. Ecco qui una copia di quegli appunti, in cui i Nazisti davano istruzioni precise su come portare a compimento lo sterminio degli Ebrei. Si tratta di una bugia?
[Parrebbe proprio di sì e per una illustrazione del problema storiografico per il quale non mi dichiaro competente, ma dubito che competente sia lo stesso Bibi, devo rinviare ad apposito già citato capitolo di Carlo Mattogno, dedicato proprio alla suddetta conferenza, nel contesto di una critica generale a Raul Hilberg, il patriarca della letteratura olocaustica, il “gigante dai piedi d’argilla”, come lo chiama in ul suo libro Jürgen Graf, costretto a vivere da esule in Svizzera per aver fatto di questo genere di ricerche. Ma a parte la veridicità o meno della faccenda, restano fuori due grossi problemi nel merito ancora più importanti: a) perchè i gerarchi nazisti avrebbero fatto quello che viene loro attribuito? Cosa gli ebrei avrebbero fatto di tanto grave da dover andare incontro a così inaudite ritorsioni? b) perché su questi temi non si può liberamente indagare e dibattere senza dover andare incontro a sanzioni penali? Alcuni bellimbusti accademici hanno coniato lo slogan “assassini della memoria”, ritornato in auge alcuni anni or sono in occasione di una visita in Italia di Faurisson, cittadino comunitario di nazionalità francese. Qui però si è andato consumando un ben altro assassinio: quello dell’intelligenza e del pensiero, o per meglio dire dell’intelligenza critica e del libero pensiero.]
Il giorno prima di andare a Wannsee, a Berlino mi hanno consegnato i disegni originali per la costruzione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, dove furono assassinati un milione di Ebrei. Anche questa è una bugia?
[Anche questa è una bufala di cui si è occupato l’infaticabile Mattogno. Darò il link appena lo ritrovo. Ma a noi qui interessa un’altro aspetto del problema sul quale non esitiamo a ripeterci ogni volta. Perché si possa dire che una determinata rappresentazione della realtà passata sia una bugia oppure una verità, occorre che vi sia piena ed eguale libertà di poter indagare con i normali metodi della ricerca storica. Invece vediamo imprigionati quanti si permettono di rispondere che è appunto una bugia. Che senso ha porre una domanda come quella di Bibi se la risposta è obbligata? Da dove e da chi è partita l’operazione “piombo fuso” contro il vescovo Williamson? Si potrebbe dire di Bibi non solo che mente sapendo di mentire, ma anche sapendo che noi sappiamo che lui mente. Tanta è l’arroganza, basata forse sul possesso di 264 testate atomiche, di cui nessuno osa chieder conto a questa banda di pazzi criminali.].
Lo scorso giugno il Presidente Obama ha reso visita al campo di concentramento di Buchenwald. Il Presidente Obama ha reso tributo a una bugia?
[Il presidente Obama ha dato un’eclatante prova di ignoranza scambiando un “campo di prigionia” con un presunto “campo di sterminio”. È una distinzione ben nota ed ammessa perfino dagli storici ufficiali sterminazionisti, la cui funzione è appunto quella di fornire a Bibi un folle pretesto per poter fare ai palestinesi quello che si presume sia stato fatto dai tedeschi agli ebrei. Danno qui prova di ignoranza e conclamata menzogna sia Obama sia Bibi. E noi dovremmo pendere dalla bocca puzzolente di questi cialtroni al potere? In Israele la stampa presenta questo discorso di Bibi all’ONU come una grande successo. Di che? Una bella prova, soprattutto per i posteri, di una frande faccia tosta. Si può ragionevolmente dubitare che la stragrande maggioranza degli stati del mondo, fatta eccezione per l’Italia di Frattini e di altri stati dove la Lobby fa da padrone, non la pensi diversamente da quella maggioranza che decretò l’equivalenza fra razzismo e sionismo. È una conclusione alla quale si giunge facilmente solo che sia abbia la necessaria indipendenza di giudizio per poterlo dichiarare pubblicamente.]
E che dire dei sopravvissuti di Auschwitz che sulle braccia ancora portano tatuato il numero impresso loro dai Nazisti?
[Appunto! Ad incominciare da Wiesel che qualcuno ha accusato di essere un impostore bisognerebbe poter indagare liberamente. Ma parte ciò potremmo dire con il nostro Di Pietro: che c’azzecca? Cosa c’entra? Una cosa sono i campi di concentramento dove finirono tutti quegli ebrei che secondo la dichiarazione di guerra fatta dai sionisti alla Germania nel marzo 1933 avrebbero dovuto porsi in guerra contro lo stato di cui erano cittadini. La storia dello “sterminio” intenzionale è altra cosa che non quadra esattamente e sulla quale stranamente non si può liberamente investigare. In ogni caso Bibi non ha nessun titolo, se non quello che lui stesso si attribuisce, per parlare a nome di quelli che furono internati e sono morti. Ciò che Bibi ha fatto e va facendo ai palestinesi supera di gran lunga ciò che si dice i tedeschi abbiano fatto agli ebrei, infedeli o meno che fossero verso lo stato tedesco. La rappresentanza di interessi che Bibi avoca a se è pura usurpazione.]
Anche quei tatuaggi sono bugie? Un terzo del popolo ebraico morì in quell'inferno.
[In quell’inferno non morirono solo ebrei, ma zingari, oppositori politici e gente di ogni specie. Complessivamente i civili europei, non ebrei, vittime di una guerra le cui origini e cause sono ancora tutte da verificare, sono di gran lunga superiori alle vittime ebree. Ma per Bibi sembra che i soli morti che contini siano quelli ebrei, con i quali rivendica una particolare relazione di natura risarcitoria. Appunto la lucrosa “Industria dell’Olocausto”, come ha ben denunciato l’ebreo Norman G. Finkelstein, i cui genitori avevano il tatuaggio di cui parla Bibi ma che non lucrarono sull’Industria impiantata a loro nome.]
Quasi tutte le famiglie ebree furono colpite, inclusa la mia. I nonni di mia moglie, le due sorelle ed i tre fratelli di suo padre, e tutte le zie gli zii e i cugini furono assassinati dai Nazisti. Anche questa è una bugia?
[Se non è una bugia, cosa che ci riesce difficile da verificare, pur sapendo che Netanhayu è un mentitore capace di tutto, è però da chiedersi: che c’azzecca? Certamente, non è una bugia ciò che ben altro ebreo che risponde al nome di Norman G. Finkelstein dice dei suoi genitori, pure internati. Ma loro non hanno ignobilmente speculato come invece hanno fatto i sionisti e continuano a fare convinti di poter sfruttare questa «industria» all’infinito].
Ieri su questo podio ha parlato l’uomo che dice che l’Olocausto è una bugia.
[Rinvio a Mattogno per la materia. Qui invece osservo come in ultimo sia uscito che anche Ahmadinejad sarebbe un ebreo. Non so se sia vero o falso, e non credo che cambi molto, ma se fosse vero credo che aumenterebbe la credibilità di Ahamdinejad e gli israeliano, dopo Finkelstein, Pappe, Burg e tanti altri dovrebbero annoverare nelle loro liste un altro ebreo «che odia se stesso», fantasiosa creazione psicoanilitica hce toglie a questa scienza il suo residuo di credibilità.]
A voi che avete rifiutato di venire qui ad ascoltarlo, e a voi che siete usciti in segno di protesta: sia lode a voi.
[Vergognatevi, potremmo invece voi dire. Su quasi 300 stati la stragrande maggioranza non ha ritenuto di dover ubbidire agli ordini ed alla sfacciatagine di Netanhayu. Per nostra vergnogna e per intera colpa di Frattini l’Italia è stata tra i pochissimi stati che si è distinta per servilismo.]
Avete mostrato dirittura morale e onorato i vostri paesi.
[Punti di vista assai discutibili. Apprendiamo che i vertici dello stato ebraico rischiano di venire arrestati se mettono piede in Gran Bretagna, Spagna, Scandinavia. In Italia, ma nell’Italia di Frattini, hanno ancora impunità, salvo democratiche manifestazioni di protesta e di non gradimento degli ospiti israeliani. Quanto alla cittadinanza romana concessa a Shalit è un mistero cabalistico di produzione tutto pacifico-alemanniano. Come cittadino romano la cosa non mi riguarda in nessun modo, o meglio mi è stata imposto come un fatto compiuto, una decisione amministrativa certamente non gradita. Certamente, non inviterò il soldato Shalit a pranzo in casa mia, neppure a pagamento.]
Ma a voi che avete dato ascolto a questo negatore dell'Olocausto io dico a nome del mio popolo, il popolo ebraico, e di tutte le persone per bene in ogni parte del mondo: non vi vergognate?
[È il colmo dell’impudenza! Visto che siamo in epoche di scarpe e che mi pare proprio all’ONU Krusciob si sia tolte le scarpe, io se fossi stato presente le mie scarpe le avrei lanciate in faccia a Netanyahu appena pronunciate queste parole. Lui che ha le mani ancora lorde di sangue, che si è servito della corruzione e del ricatto oltre che del dileggio per far odiare Abu Mazen perfino dalla sua cerchia più stretta osa dire ai rappresentanti di tutto il mondo: non vi vergognate? Potremmo essere d’accordo con Netanhayu se la frase significasse: “Non vi vergognate di tollerare ancora Netanyahu ed il suo stato razzista? Ma ne hanno il maggior peso sulla coscienza quegli stati e quei politici, ad incominciare da Stalin, che hanno consentito la fondazione e l’ascesa di uno stato razzista, fornendolo persino di armamento atomico con il quale non solo più insultare il mondo intero, ma anche minacciarlo concretamente. E si continua a parlare di inesistenti armamenti atomici iraniani, come già per quelli iracheni, ignorando gli armamenti atomici israeliani. In effetti, ci è di che vergognarsi.]
Non avete pudore?
[Da che pulpito viene la predica! Incredibile! In Israele, sulla stampa ebraica, il discorso di Netanyahu pare sia stato celebrato come un gran discorso. È rivelatore della natura dello stato ebraico, dove ci sono diversi partiti “demcratici”, che appunto perché “democratici” litigano di giorno, dopo essere andati tutti insieme a rubare di notte, dopo essersi macchiati tutti quanti del vero Olocausto: quallo palestinese dalla Nakba a Piombo Fuso.]
Appena sei decenni dopo l'Olocausto voi legittimate un uomo che nega che sei milioni di Ebrei siano stati assassinati e giura di eliminare lo stato ebraico.
[Insiste! Non vuole mollare la titolarità dell’Industria. Assurdità a parte, giustamente proprio l’altro ieri gli osservatori che erano stati in Libano per la commemorazione di Sabra e Shatila, riportavano le osservazione di parte palestinese al riguardo: ammesso pure che sia come tu dici, ma perché dobbiamo pagare il conto dei sei milioni, mitici sei milioni su cui si sono ricreduti perfino gli storici olocaustici e sterminazioni, che Netanhayu neppure si è preso la briga di leggere, giacché lui le verità le promulga per le legge, non le consegue con faticoso studio e ricerca? Dicono i palestinesi: potevano ritagliare un pezzo di Germania, se la Germania è responsabile di quel che dicono, e farci lì uno “Stato ebraico”, magari anche più razzista di quello che Himmler o Rosenmberg avevano in mente. Lo stato ebraico razzista, in effetti, lo hanno costituito, ma in Palestina, scacciandovi i legittimi abitanti e negando loro quel diritto al ritorno che proprio l’ONU con la sua risoluzione 194 ha solennemente riconosciuto. È veramente pazzesco! Ma questo è il nostro tempo di “holocaustica religio”. A questi pazzi criminali, odiatori dell’umanità intera, hanno messo in mano la bomba atomica. Dovremo aspettarci un olocausto non di sei milioni di anime, ma di ben sei miliardi!]
Che vergogna! Che presa in giro della Carta dell'ONU!
[Ci sarebbe stato da divertisi se non vi era da piangere! Evidentemente, Netanhayu è andato lì per farsi beffa dell’ONU, di cui fondatamente si dice che lo si vuol mandare in pensione sostituendolo con una Lega delle democrazie, costituita magari solo dai Dodici – come le famose Tribù – che hanno ubbidito agli ordini di Netanyahu. Proviamo a fantasticare. Forse il mondo ne guadagnerebbe in serietà, se tutti gli altri mantenessero intatta la loro associazione, spostandone magari la sede in un paese africano o asiatico. Chi vivrà vedrà. Immaginare che simili pazzi e istrioni stiano al governo e dispongano di 284 testate atomiche, capaci di portare distruzione in ogni parte del mondo, è cosa che offre la più eloquente isura del degrado della nostra epoca. Dopo il 1945 il mondo non è diventato migliore di quel che prima fosse.]
Forse qualcuno di voi crede che quest'uomo e il suo odioso regime minaccino soltanto gli Ebrei.
[Il pezzo di bravura su cui tanto insite la propaganda israeliane: «Israele siamo noi!», cioè Israele è il mondo intero eccetto Ahmadinejad. Esiste una scienza tutta ebraica per far sì che anche i più increduli si capacitino: la psicanalisi, che spiega ogni cosa con uno stupro che ognuno avrebbe subiti in tenera età dai propri genitori, che facevano strane cose al momento del nostro concepimento. In fondo, l’«ebreo che odia se stesso» per il fatto di trovare folle e insensato oltre che spudorato ciò che Netanyahu ha detto davanti al più alto consesso degli stati, sono più stuprati degli altri e sono stati concepiti con maggiore accanimento e sevizie.]
Sbagliate. La storia ha provato più volte che quando si inizia con l'attaccare gli Ebrei si finisce col travolgere anche gli altri.
[Appunto! da tremila anni tutti i popoli della terra, nei più diversi luoghi e nelle epoche più distanti, hanno avuto sempre qualche problema con ebrei di cui Netanhayu è un degno rappresentanti. E non sono mai riusciti a liberarsene. Nel 1348 proprio ieri una trasmissione televisiva, “Atlantide”, spiegava che ebrei erano stati resi responsabili perfino di quella grande epocale peste ed erano stati linciati per questa presunta colpa. Se dovessimo e potessimo ragionare come un Ariel Toaff sarebbe interessanti chiedersi non se fosse vera l’incredibile ed assurda accusa, a meno di provare che gli ebrei all’epoca fossero conoscitori del morbo e del suo modo di propagarsi, ma perché il mondo intero all’epoca percepisse proprio gli ebrei come capaci di una simile cosa. Non la verità del fatto assurdo è interessante, ma sua percezione. Evidentemente, già all‘epoca i popoli non avevano un buon concetto degli ebrei. E perché mai? Perchè non ce lo spiega proprio Netanhayu. Ascolteremmo con grande interesse la sua spiegazione. Temo però che lui la domanda neppure immagina che uno possa porsela e la sua mente concepirla.]
Questo regine in Iran si alimenta di un fondamentalismo estremista che ha fatto irruzione sulla scena mondiale tre decenni fa, dopo essere rimasto latente per secoli.
[Qui Bibi si inoltra in un campo che supera di gran lunga le sue capacità mentali, o diciamo in un campo di estrema complessità dove è più facile menare per il naso gli sprovveduti, che però possono difendersi girando il naso da un’altra parte. Dobbiamo qui essere anche noi estremamente sintetici, dicendo che “fondamentalismo estremista” è terminologia hasbariana che scientificamente non significa proprio nulla. Ma facendo finta che significhi qualcosa, allora si può dire che il sionismo, sia esso in tutto o in parte immischiato con l’ebraismo o giudaismo, è esso stesso “fondamentalismo estremista” molto, ma molto più di quanto non si vada diffamando l’Islam, i cui veli coprono al massimo le nudità muliebri. I “veli” del fondamentalismo sionista pretendono di coprire ai nostri occhi un massacro, un genocidio i cui tempi di gestazione e maturazione hanno una loro periodizzazione: a) 1882-1948; b) 1948-2009. L’ultima fase alle luci della ribaltà è stata “Piombo Fuso” (27 dicembre-18 gennario 2009: ma, attenzione, continua in forma di lento strangolamento fino a questo momento im cui scrivo), per la quale un “ebreo amico di Israele”, cioè Goldstone, ha detto che è troppo ed ha messo nero su bianco: “crimini di guerra”, “crimini contro l’umanità”, “regime di impunità”, di cui lo stesso arrogante, offensivo, minaccioso discorso di Bbi davanti a tutti gli stati del mondo è una sconcertante attestazione. Immaginate, un assassino con le mani sporche di sangue venire davanti per rivendicare come un suo diritto la licenza di crimine, la licenza di genocidio, lamentandosi peraltro di aver subito lui il genocidio – ecco la questione della Shoah con annessa e controversa storiografia – e quindi (“occhio per occhio” o “legge sproporzionata di Lamec: non un occhio per un occhio, ma mille occhi goym per un solo occhio ebreo”), ma per giunta ai danni di un terzo totalmente innocente: il popolo palestinese, di cui addirittura si vuol negare la mera esistenza, cacciato dai suoi villaggi – letteralmente rasi al suolo e cancellati dalla carta geografica: cosa che Ahmadinejad non lui mai fatto... In breve, si consideri come la religione cristiana superando conflittualmente e radicalmente e insanabilmente il vecchio ebraismo consideri l’altro un valore; per il sionismo-ebraismo l’altro, il goym, tutti noi, non è mai un valore, ma solo un disvalore. Piombo Fuso significa la concezione dell’umanità come disvalore. Altro che fondamentalismo estremista. Dei politici corrotti ed irresponsabili hanno messo in mano la bomba atomica a questi folli criminali. Non sei milioni di ebrei, ma sei miliardi di uomini sono a rischio estinzione nucleare. ]
– Continua.
Negli ultimi trenta anni questo fanatismo ha attraversato il globo con violenza omicida e con imparziale sangue freddo nella scelta delle sue vittime. Ha spietatamente macellato Musulmani e Cristiani, Ebrei e Induisti, e molti altri ancora.
Benchè abbiano diverse origini, gli aderenti a questa fede spietata vogliono riportare l'umanità al Medio Evo. Ovunque possono, costoro impongono una società irreggimentata e arretrata in cui le donne, le minoranze, i gay e chiunque non paia seguace della vera fede è brutalmente sottomesso.
La lotta contro questo fanatismo non è uno scontro di religioni nè uno scontro di civiltà. E' uno scontro fra la civiltà e la barbarie, fra il 21° e il 9° secolo, fra coloro che glorificano la vita e coloro che glorificano la morte. L'arretratezza del 9° secolo non può tener testa al progresso del 21° secolo.
Il richiamo della libertà, il potere della tecnologia, l'ampiezza della comunicazione vinceranno sicuramente. Il passato non può davvero trionfare sul futuro. E il futuro offre a tutti i popoli magnifiche riserve di speranza. Il progresso avanza a velocità esponenziale.
Sono passati secoli fra la macchina da stampa e il telefono, decenni fra il telefono e il personal computer, soltanto pochi anni fra il personal computer e internet. Quello che pochi anni fa sembrava irraggiungibile oggi è già obsoleto, e a malapena possiamo immaginare le evoluzioni future. Troveremo la chiave del codice genetico. Cureremo l'incurabile. Allungheremo la vita. Troveremo una alternativa economica ai combustibili fossili e ripuliremo il pianeta.
Sono orgoglioso che il mio paese, Israele, sia all'avanguardia in questo progresso e traini l'innovazione nelle scienze e nella tecnologia, in medicina, biologia, agricoltura e acqua, energia e ambiente. Ovunque si sviluppino, queste innovazioni offrono all'umanità un futuro illuminato da promesse mai immaginate prima
. Ma se il fanatismo più primitivo ottiene le armi più micidiali, la direzione della storia può invertirsi per un periodo di tempo. E come avvenne con la tardiva vittoria sul Nazismo, le forze del progresso e della libertà vinceranno soltanto dopo che l'umanità avrà pagato un terribile prezzo in sangue e in beni.
E' per questo che il maggiore pericolo oggi per il mondo è il coniugarsi del fanatismo religioso con le armi di sterminio di massa.
Il compito più urgente per questo consesso è impedire che i tiranni di Teheran si impossessino di armi nucleari. Gli stati membri dell'ONU saranno all'altezza della sfida? La comunità internazionale saprà tener testa a un dispotismo che terrorizza il proprio popolo che coraggiosamente chiede libertà? Agirà contro i dittatori che hanno frodato apertamente le elezioni e sparato agli Iraniani che protestavano, soffocandoli nel loro sangue?
Si opporrà ai più pericolosi sostenitori e perpetratori di terrorismo al mondo? Soprattutto saprà la comunità internazionale impedire che il regime terrorista dell'Iran sviluppi armi nucleari, mettendo in pericolo la pace nel mondo intero? Gli Iraniani si stanno coraggiosamente opponendo a questo regime. Le persone di buona volontà in tutto il mondo sono dalla loro parte, come le migliaia di persone che stanno protestando qui fuori. Sarà l'ONU dalla loro parte?
Signore e signori, il giudizio sull' ONU non è ancora emesso, ma gli indizi recenti non sono incoraggianti. Invece di condannare i terroristi e i loro protettori in Iran, qui alcuni hanno condannato le loro vittime.
E' esattamente quello che ha fatto un recente rapporto ONU su Gaza, che ha messo sullo stesso piano i terroristi e le loro vittime. Per otto lunghi anni Hamas ha lanciato da Gaza migliaia di missili, mortai e razzi sulle città israeliane vicine. Anno dopo anno questi missili sono stati deliberatamente sparati sui nostri civili: l'ONU non ha votato neppure una condanna di questi attacchi criminali. Non abbiamo sentito una parola - neppure una - da parte del Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU (istituzione dal nome quanto mai fuorviante).
Nel 2005 Israele, nella speranza di favorire la pace, si ritirò unilateralmente fin dall'ultimo centimetro di Gaza. Smantellò 21 insediamenti e trasferì più di 8000 Israeliani. Non abbiamo avuto pace. Abbiamo avuto invece una base terrorista sostenuta dall'Iran a 50 miglia da Tel Aviv. La vita nelle città e nei paesi vicini a Gaza divenne un incubo. Gli attacchi dei razzi di Hamas, vedete, non soltanto continuarono, ma si moltiplicarono per dieci.
Anche allora l'ONU tacque. Dopo otto anni di attacchi senza interruzione, Israele fu obbligata a rispondere. Come avremmo dovuto rispondere?
Beh, c'è un solo esempio nella storia in cui migliaia di razzi vennero sparati su una popolazione civile. Fu quando i Nazisti lanciarono razzi sulle città inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale. In quella guerra gli Alleati rasero al suolo le città tedesche, facendo centinaia di migliaia di morti.
Israele decise di comportarsi diversamente. Di fronte a un nemico che commetteva un doppio crimine di guerra perchè sparava su una popolazione civile riparandosi dietro a una popolazione civile, Israele tentò di condurre attacchi mirati contro i lanciarazzi.
Non era un compito facile, perchè i terroristi sparavano dalle case e dalle scuole, usavano le moschee come depositi di armi e trasportavano gli esplosivi sulle ambulanze. Israele, invece, cercò di ridurre al minimo i morti avvisando i civili palestinesi di lasciare le zone di attacco. Abbiamo lanciato innumerevoli volantini sulle loro case, mandato migliaia di SMS, chiamato migliaia di cellulari per chiedere alla popolazione di andarsene.
Nessun altro paese si è mai data tanta pena per allontanare dalla zona di pericolo la popolazione civile nemica. Eppure di fronte a un caso tanto chiaro di aggressione, chi ha scelto di condannare il Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU? Israele. Una democrazia che si difende legittimamente dal terrorismo è moralmente impiccata e squartata, e per di più dopo un processo ingiusto.
In base a questi principi distorti, il Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU avrebbe mandato alla sbarra Roosevelt e Churchill come criminali. Che perversione della verità. Che perversione della giustizia. Signori delegati all'ONU, intendete accettare questa farsa? Se lo fate, l'ONU tornerà ai suoi giorni più bui, quando i peggiori violatori dei diritti umani sedevano a giudicare le democrazie rette dalla legge, quando il Sionismo fu considerato razzismo, quando una maggioranza automatica poteva dichiarare che la terra è piatta.
Se questa Assemblea non respinge la relazione del Consiglio, manda ai terroristi in tutto il mondo il messaggio che il terrore paga, che se lanci attacchi contro zone densamente popolate la fai franca.
E condannando Israele questa Assemblea sferrerebbe un colpo mortale alla pace. Ecco perchè. Quando Israele lasciò Gaza, molti sperarono che gli attacchi missilistici sarebbero cessati. Altri pensarono che, se non altro, Israele sarebbe stata legittimata all'auto-difesa. Quale legittimazione? Quale auto-difesa?
La stessa ONU che si rallegrò per l'uscita di Israele da Gaza e promise di sostenere il nostro diritto all'autodifesa ora ci accusa - accusa il mio popolo, il mio paese - di crimini di guerra ? E per che cosa? Per esserci difesi con senso di responsabilità. Che presa in giro! Israele si è giustamente difesa dal terrorismo.
Questa relazione squilibrata e ingiusta è un banco di prova per i governi. Vi schierate con i terroristi o con Israele? Dovete rispondere ora. Ora, non più tardi. Perchè se chiederete ad Israele di assumersi altri rischi per la pace, dobbiamo sapere -oggi- che domani sarete al nostro fianco. Soltanto se sappiamo di aver diritto a difenderci possiamo ancora correre altri rischi per avere la pace. Signore e Signori, Tutta Israele vuole la pace.
Ogni volta che un leader arabo cercò davvero la pace, noi abbiamo fatto pace. Abbiamo fatto pace con l'Egitto di Anwar Sadat. Abbiamo fatto pace con la Giordania di Re Hussein. E se i Palestinesi vogliono davvero la pace, io e il mio governo e il popolo di Israele faremo pace. Ma vogliamo una pace vera, difendibile, definitiva.
Nel 1947 questa Assemblea stabilì due stati per due popoli - uno stato ebraico e uno stato arabo. Gli Ebbrei accettarono la decisione. Gli Arabi la rifutarono. Chiediamo ai Palestinesi di fare finalmente quello che hanno rifutato per 62 anni: dire sì allo stato ebraico. Proprio come a noi si chiede di riconoscere uno stato nazionale palestinese, ai Palestinesi si deve chiedere di riconoscere lo stato nazionale degli Ebrei.
Gli Ebrei non sono conquistatori stranieri in Israele. Questa è la terra dei nostri padri. Sul muro di questo grande edificio è incisa la grande visione biblica della pace: 'Le nazioni non alzeranno la spada sulle nazioni. Non conosceranno più guerra'. Queste parole furono dette dal profeta ebreo Isaia 2800 anni fa nel mio paese, nella mia città, sulle colline della Giudea e per le strade di Gerusalemme. Non siamo stranieri in questa terra. E' la nostra patria.
Benchè così strettamente legati a questa terra, noi riconosciamo che ci vivono anche i Palestinesi, che vogliono una casa propria. Vogliamo vivere fianco a fianco con loro, due popoli liberi che vivono in pace, dignità e prosperità. Ma dobbiamo avere sicurezza.
I Palestinesi avranno tutti i poteri necessari per il pieno autogoverno, eccetto quei pochi poteri che possono essere un pericolo per Israele. Per questo uno stato palestinese deve essere de-militarizzato in modo reale. Non vogliamo un'altra Gaza, un'altra base terroristica iraniana sopra Gerusalemme e sulle colline a pochi chilometri da Tel Aviv.
Vogliamo la pace. Credo che la pace si possa raggiungere. Ma soltanto se respingiamo le forze del terrore, guidate dall'Iran, che vogliono distruggere la pace, eliminare Israele e scardinare l'ordine mondiale. La scelta per la comunità internazionale è se vuole tener testa a quelle forze, o vuole lasciar loro spazio. Più di 70 anni fa Winston Churchill denunciò la 'riconfermata incapacità dell'umanità ad imparare', la maluagurata abitudine delle società civili a dormire finchè il pericolo quasi le soffoca.
Churchill deprecò quella che definì 'mancanza di previsione, indisponibilità ad agire quando è semplice e facile farlo, poca chiarezza di idee, confusione nelle valutazioni, finchè si arriva all'emergenza, finchè l'istinto di auto conservazione non alza la sua voce dissonante'.
Parlo qui oggi con la speranza che il giudizio di Churchill sulla 'indisponibilità ad imparare dell'umanità' si riveli questa volta errato. Parlo qui oggi con la speranza che impariamo dalla storia - che questa volta riusciamo a prevenire il pericolo.
Nello spirito delle parole eterne pronunciate da Giosuè oltre 3000 anni fa, siamo forti e d'animo coraggioso. Affrontiamo il pericolo, assicuriamo il nostro futuro e, col volere di Dio, costruiamo una pace che duri nelle generazioni future. . (traduzione di Laura Camis de Fonseca)
»
Quali siano gli antenati di Bibi è già un buon punto di avvio per un commento. Basta semplicemente chiamare a testimone il docente universitario ebreo israeliano Shlomo Sand che ha scritto un libro di successo intitolato “Come fu inventato il popolo ebreo”. È probabile che Bibi di libri non ne legga, ma sbaglia se pensa che nessuno legga e si informi. Il migliore commento che si possa fare alla materia olocaustica richiamata da Bibi nel suo discorso all’Assemblea è il testo di Carlo Mattogno che qui subito segue. A Mattagno segue subito dopo un commento allo stesso discorso di Netanyahu per la penna dello scrittore e sassofonista Gilad Atzmon. Così farò per altri che mi sembreranno notevoli, se ne troverò in rete.

CARLO MATTOGNO

Netanyahu all’ONU
«Il mese scorso sono stato in una villa in un sobborgo di Berlino chiamato Wannsee. Là il 20 gennaio 1942 dirigenti nazisti di alto grado si ritrovarono dopo un buon pasto a decidere come sterminare il popolo ebraico. Gli appunti dettagliati di quell'incontro sono stati conservati dai successivi governi tedeschi. Ecco qui una copia di quegli appunti, in cui i Nazisti davano istruzioni precise su come portare a compimento lo sterminio degli Ebrei. Si tratta di una bugia?».

Sì, è una bugia. Che alla conferenza di Wannsee si sia deciso «come sterminare il popolo ebraico» è falso e ridicolo già per questo semplice fatto.

Il relativo protocollo (NG-2586-G) dice che «die arbeitsfähigen Juden», gli ebrei abili al lavoro, dovevano essere deportati all’Est «zum Arbeitseinsatz», per l’impiego lavorativo. Sulla sorte degli inabili al lavoro, quelli presuntamente destinati a sterminio immediato, il documento non dice nulla, tranne in un caso:

«Si ha l’intenzione di non evacuare ebrei oltre i 65 anni, ma di trasferirli in un ghetto per anziani – è previsto Theresienstadt».

A questa categoria, secondo il documento, appartenevano il 30% dei 280.000 ebrei che il 31 ottobre 1941 si trovavano ancora nel Vecchio Reich e in Austria, dunque 84.000 persone.

Il protocollo di Wannsee afferma inoltre che «anstelle der Auswanderung», al posto dell’emigrazione, era ormai subentrata «die Evakuierung der Juden nach dem Osten», l’evacuazione degli ebrei all’Est, e che appunto in ciò consisteva la soluzione finale della questione ebraica (Endlösung der Judenfrage). Se dunque l’evacuazione all’Est, come si pretende, fosse stata sinonimo di sterminio, le SS avrebbero previsto di sterminare gli ebrei abili al lavoro e di non sterminare gli 84.000 ebrei inabili al lavoro summenzionati, ma di trasferirli in un ghetto per anziani!

(Per un approfondimento rimando al mio studio Raul Hilberg e i “centri di sterminio” nazionalsocialisti. Fonti e metodologia, cap. I,8,

http://civiumlibertas.blogspot.com/2009/06/homepage-precedente-successivo.html).

«Il giorno prima di andare a Wannsee, a Berlino mi hanno consegnato i disegni originali per la costruzione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, dove furono assassinati un milione di Ebrei. Anche questa è una bugia?»

Sì, è una bugia, una doppia bugia. Ho già spiegato altrove (I “nuovi” documenti su Auschwitz di Bild.de: una bufala gigantesca,

http://civiumlibertas.blogspot.com/2007/11/slomo-in-grande-emozione-con-veltroni-e.html#mtdiciannove)

che questi “nuovi” documenti, pubblicati l’8 novembre 2008 dal giornale tedesco Bild.De e strombazzati in tutto il mondo come “prova” della costruzione ad Auschwitz di una camera a gas omicida, costituiscono una minima parte della documentazione conservata all’ Archivio russo di Stato della guerra di Mosca (circa 88.200 pagine), che avevo già esaminato nel 1995 in compagnia di Jürgen Graf. I piani della pretesa camera a gas omicida, che erano stati già pubblicati e analizzati da Jean-Claude Pressac nel 1989 (Auschwitz: Technique and operation of the gas chambers. The Beate Klarsfeld Foundation, New York, 1989, pp. 53-62), si riferiscono in realtà all’Entlausungsanlage 5a e 5b di Birkenau, un impianto di disinfestazione e disinfezione con docce per i detenuti.

La pretesa che ad Auschwitz «furono assassinati un milione di Ebrei» è la seconda bugia: in questo campo morirono (non “furono assassinati”) circa 135.000 detenuti, di cui forse la metà ebrei (C. Mattogno, Le camere a gas di Auschwitz. Effepi, Genova, 2009, cap. 15, Il numero delle vittime, pp. 467-491).

«Lo scorso giugno il Presidente Obama ha reso visita al campo di concentramento di Buchenwald. Il Presidente Obama ha reso tributo a una bugia?».

Sì, a una bugia, nella misura in cui si pretende di addurre il campo di concentramento di Buchenwald, al quale la storiografia olocaustica non ha mai attribuito camere a gas omicide, come “prova” del presunto olocausto. L’oratore confonde intenzionalmente persecuzione ebraica, fatto certo e dimostrato, con sterminio ebraico, ipotesi incerta e indimostrata.

«E che dire dei sopravvissuti di Auschwitz che sulle braccia ancora portano tatuato il numero impresso loro dai Nazisti? Anche quei tatuaggi sono bugie?».

Anch’essi sono bugie, nel senso spiegato sopra, e anche piuttosto goffe: come possono i sopravvissuti tatuati dimostrare che Auschwitz era un campo di sterminio? Poiché il tatuaggio era il numero di matricola assegnato ai detenuti abili al lavoro che entravano a far parte della forza del campo per lavorare, il fatto che esistano dei sopravvissuti con tatuaggio può dimostrare soltanto che Auschwitz era un campo di lavoro.

«Quasi tutte le famiglie ebree furono colpite, inclusa la mia. I nonni di mia moglie, le due sorelle ed i tre fratelli di suo padre, e tutte le zie gli zii e i cugini furono assassinati dai Nazisti. Anche questa è una bugia?».

Sì, è una bugia se la si adduce come prova dell’olocausto. Lo stesso argomento potrebbe essere invocato da quasi tutte le famiglie palestrinesi contro Israele.

«Ma a voi che avete dato ascolto a questo negatore dell'Olocausto io dico a nome del mio popolo, il popolo ebraico, e di tutte le persone per bene in ogni parte del mondo: non vi vergognate? Non avete pudore?».

Un “negatore dell’olocausto” nega una menzogna e nel contempo afferma una verità: perché si dovrebbe vergognare? Non si dovrebbero vergognare coloro che, essendo incapaci di contrastare sul piano storico-documentario questi negatori di menzogne, ricorrono al braccio violento della legge per metterli a tacere?

Carlo Mattogno

Torna al Sommario.

* * *
Fonte

GILAD ATZMON

La patologia del male.
Il discorso di Netanhayu all’ONU

Il discorso del primo ministro israeliano Netanyahu alle Nazioni Unite è uno spaccato della mentalità, della psiche e della logica israeliane. Nel suo intervento Netanyahu, un oratore prolifico e carismatico, dà libero sfogo alle sue tendenze genocide, mette in luce la supremazia israeliana e al tempo stesso, però, ci permette di individuare alcuni punti deboli nel cuore dell’ideologia nazionale ebraica. Dalla lettura di questo discorso emerge con estrema chiarezza che la retorica sionista della Shoa e quella della terra promessa sono vicine al punto di rottura. Sembra quasi che lo “screditato” presidente iraniano Ahmadinejad sia riuscito, alla fine, a spuntarla.

Non immischiatevi nella nostra Shoa

Gli Israeliani amano la loro Shoa, perché la Shoa è senza dubbio il loro prodotto propagandistico, la loro Hasbara, di maggior successo. In qualche modo permette loro di commettere omicidi di massa e di farlo in modo indiscriminato.

“Sono stato in una villa in un sobborgo di Berlino, chiamato Wannsee” ha detto Netanyahu “dove, il 20 gennaio 1942, dopo un ricco pranzo, alti ufficiali nazisti si incontrarono per decidere come sterminare il popolo ebraico”.

Caro primo ministro, se è sinceramente interessato ai “piani di sterminio” non c’è bisogno che vada fino a Wannsee-Berlino. Tutto ciò che deve fare è visitare i suoi quartier generali dell’IDF a Tel Aviv. I suoi comandanti in capo le faranno vedere la “soluzione” dell’IDF per i Palestinesi. Alla fine, è il suo esercito che circonda i Palestinesi con filo spinato, è lei che tiene sotto assedio popolazioni civili a corto di cibo e medicine. Sono le sue forze armate che hanno lanciato armi di distruzioni di massa nei quartieri più densamente popolati di questo pianeta. Mentre il significato reale della Endlösung, la Soluzione Finale Nazista, è oggetto di discussione tra gli storici che ancora non concordano su di esso, la realtà vera della soluzione assassina israeliana è stata vista da noi tutti.

Comunque, è quasi divertente vedere il primo ministro Netanyahu affrettarsi a difendere la retorica sionista dell’olocausto. Guardarlo presentare di fronte all’assemblea delle Nazioni Unite il protocollo della conferenza di Wannsee dà la chiara impressione che il premier israeliano ritenga necessario dare una forte iniezione di credibilità alla Shoa. Per la prima volta, la Shoa è sulla difensiva.

“Ecco qua una copia dei piani per Auschwitz-Birkenau, dove un milione di Ebrei furono uccisi. Anche questa è una bugia?” chiede Netanyahu.

Caro signor primo ministro, posso dirle che non ad un solo umanista importa il numero esatto – se furono un milione o quattro milioni gli Ebrei che morirono ad Auschwitz, nessuno dubita che il campo di concentramento fosse un luogo mostruoso. E però, bisognerà rispondere una volta per tutte a due quesiti: come mai gli Ebrei, che soffrirono così tanto durante la guerra, riuscirono a farsi coinvolgere in un colossale crimine razzista come la Nakba, appena tre anni dalla liberazione di Auschwitz (1948)? Come è possibile che la leadership israeliana, che è così sensibile alla sofferenza ebraica, riesca a negare di infliggere quella stessa sofferenza a milioni di Palestinesi?

Supremazia e oltre

In quanto movimento nazionale, il Sionismo manca di rispetto agli altri movimenti nazionalpopolari. Sembra che Netanyahu non riesca a rispettare il popolo iraniano e il loro regime. “Dovunque possono, essi impongono un regime sociale retrogrado dove le donne, le minoranze, i gay o chiunque non sia ritenuto un vero credente viene brutalmente sottomesso”. Netanyahu dovrebbe sapere che la legge giudaica non è molto differente da quella islamica in queste materie. Dovrebbe anche ricordarsi che è nel suo Paese che, appena un mese fa, degli omosessuali sono stati uccisi in una strada. Fa quasi sorridere che Netanyahu scelga di parlare dell’Iran come di un luogo di barbarie medievale per il suo trattamento delle minoranze. Per quel che riguarda le minoranze, lo stato ebraico è in effetti il posto più oscurantista di questo pianeta. Nella terra promessa di Netanyahu, metà dei cittadini non può partecipare al libero gioco democratico semplicemente per il fatto di non essere Ebrei.

A sentire Netanyahu, Israele è la personificazione della modernità occidentale.

“Noi occidentali duplicheremo il codice genetico. Noi cureremo ciò che è ora incurabile. Noi allungheremo le nostre vite. Noi troveremo un’alternativa economica ai combustibili fossili e ripuliremo il pianeta. Sono orgoglioso del fatto che il mio Paese, Israele, sia all’avanguardia di queste sfide”. Io devo ammettere di non essere del tutto sopraffatto dall’orgoglio per le conquiste scientifiche o tecnologiche di Israele. Né ho mai scorto alcuna traccia di tentativi israeliani di salvare l’umanità o addirittura il pianeta. A dire il vero, quello che vedo è piuttosto il contrario. Ad ogni modo, se Netanyahu è per il progresso scientifico, dovrebbe essere il primo a sostenere il progetto nucleare iraniano. Come tutti sappiamo, non sembra che questo sia il caso. Per una qualche ragione, egli sembra ritenere che, almeno nell’area mediorientale, energia ed armi atomiche debbano rimanere una proprietà esclusiva degli Ebrei.

Netanyahu sostiene che “se il fanatismo più primitivo può acquistare le armi più distruttive, la storia può andare all’indietro di molti anni”. Netanyahu può aver ragione ma qualcuno dovrebbe fargli capire che quello che dice si applica ad Israele più che ad ogni altro Paese, stato o società. Allo stato attuale è lo Stato Ebraico che è stato visto lanciare armi di distruzione di massa sulla sua popolazione civile e assediata. È lo Stato Ebraico che ci sta trascinando tutti quanti in un primitivo fanatismo biblico dell’«occhio per occhio». Come se questo non bastasse, sono state anche America e Gran Bretagna che hanno lanciato guerre illegali orchestrate e finanziate da circoli Neocon a guida sionista. Questa guerra è costata oltre un milioni di vite umane ad oggi.

Tuttavia, per una volta sono d’accordo con Netanyahu : “La più grande minaccia che abbiamo davanti oggi è il sodalizio tra fanatismo religioso e armi di distruzioni di massa”.

Non si sarebbe potuto descrivere meglio il pericolo posto dallo stato ebraico e dal Sionismo. Israele è infatti un sodalizio mortale tra il sommario barbarismo genocida dell’Antico Testamento, il fanatismo sionista e un vasto arsenale di armi di distruzione di massa, chimiche, biologiche e nucleari, che sono state già in parte messe alla prova.

Sabbath Goyim

Come altri agenti sionisti in giro per il mondo, Netanyahu è convinto che i non-Ebrei, i Goyim dovrebbero combattere le guerre ebraiche. “Sopra ogni cosa, la comunità internazionale saprà fermare il regime terrorista iraniano, impedirgli di sviluppare armi nucleari e quindi di mettere a rischio la pace del mondo intero?”. Vorrei dire che qui il primo ministro Netanyahu si sbaglia proprio. Se le Nazioni Unite sono interessate a diffondere la pace nella regione e nel mondo, è di primaria importanza aiutare l’Iran a sviluppare il suo programma nucleare e anche la sua capacità militare nucleare. Sembrerebbe questa l’unica cosa che possa fermare il letale entusiasmo espansionista dell’Impero Anglofono, quello che abbiamo visto all’opera in Iraq, Pakistan e Afghanistan. Certamente ne fermerà i sintomi sionisti, celebrati alle spese dei vicini di Israele.

Dopo esser riuscito a trasformare gli eserciti americani e britannici in sottomesse forze di spedizione israeliane, Netanyahu sembra aspettarsi che l’Onu segua quell’esempio e svolga lo stesso medesimo compito. “Hamas” ha detto “ha lanciato migliaia di missili, colpi di mortaio e di razzo da Gaza alle vicine città israeliane. Anno dopo anno, mentre questi missili venivano scagliati deliberatamente contro i nostri civili, non una sola risoluzione dell’Onu è stata approvata per condannare quegli attacchi criminali”. Immagino che qualcuno dovrebbe ricordare al primo ministro che la disputa tra Hamas e Israele non è esattamente una questione internazionale, dal momento che la Palestina non è uno stato sovrano e che Gaza altro non è che un campo di concentramento gestito dagli Israeliani. In altre parole, la soluzione pratica di questa vicenda è semplice. L’Onu dovrebbe fare i conti con i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità commessi da Israele, la sua leadership e il suo esercito. Non è compito delle Nazioni Unite mozioni di condanna della parte oppressa.

Fantasie di massacri

Non ci vuole molto prima che Netanyahu indichi i suoi mentori ideologici e il nucleo della sua ispirazione letale: “Quando i Nazisti bombardarono le città britanniche durante la Seconda Guerra Mondiale... Gli alleati risposero radendo al suolo le città tedesche, causando centinaia di migliaia di vittime… In base a questi standard deviati, il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite avrebbe dovuto trascinare Roosvelt e Churchill alla sbarra. Una perversione della verità. Una perversione della giustizia. Delegati delle Nazioni Unite, accetterete questa farsa?”

Netanyahu ha quasi ragione, nella sua rievocazione della seconda guerra mondiale, egli ammette sicuramente che Israele segua le tattiche di assassinio di massa di Roosvelt e Churchill. Ma si dimentica di dire che, se fosse una questione di etica e di Giustizia (e non della solita lurida politica), Roosvelt e Churchill sarebbero stati accusati di crimini di guerra su ampia scala. In modo piuttosto scioccante, Netanyahu cade nella più ovvia trappola legale, equiparando l’attività israeliana con atti di bombardamento a tappeto su vasta scala. Per coloro che non riescono a cogliere il quadro, questa è una luce rossa di pericolo che lampeggia molto rapidamente. Nella percezione di Netanyahu bombardare con armi nucleari interi Paesi e radere al suolo città è un atto giustificabile. A dire il vero queste affermazioni sono sufficienti a rendere chiaro ad ogni essere umano ragionevole che Israele è un’entità genocida capace di portare la nostra civiltà alla devastazione finale.

Questo è il segnale che bisogna svegliarsi, non solo per i Palestinesi e gli Iraniani, ma in realtà per tutti noi.

Bibi* il pacificatore

Ora come ora, il primo ministro israeliano è pronto a fare il suo mantra di pace giudeocentrico: “Signore e signori, tutta Israele vuole la pace”. Però, le statistiche ci hanno detto recentemente che il 94% degli Ebrei israeliani ha anche approvato il bombardamento a tappeto dei vicini di casa. È impossibile non vedere una chiara discrepanza tra le affermazioni di “amore per la pace” e la realtà assassina.

“Chiediamo ai Palestinesi di fare finalmente quello che hanno rifiutato di fare per 62 anni: dire di sì allo Stato Ebraico”. Ancora una volta, mi capita di essere d’accordo con il premier Netanyahu. I Palestinesi dovrebbero dire SI ad uno Stato ebraico, ma non in Palestina o nel Medio Oriente. Se Obama, Brown, Merkel o qualsiasi altro leader mondiale male informato ancora ritiene necessaria o valida l’opzione di un “focolare nazionale ebraico” connotato in termini razziali, ebbene si faccia avanti per dare spazio a questo progetto entro i suoi confini. I Palestinesi dovrebbero dire NO ad uno stato ebraico in Terrasanta o nella regione. I Palestinesi non dovrebbero mai dare l’assenso ad uno Stato ebraico sul loro territorio. Invero, l’Onu dovrebbe seguire questa linea e fare ogni sforzo per smantellare questo maledetto regime di apartheid.

Khazari uniti

In una certa misura, il discorso di Netanyahu all’Onu esprime alcune profonde preoccupazioni che gli Ebrei tendono a tenere per sé. In fin dei conti, gli Israeliani e gli Israeliani Ashkenaziti in particolare sanno molto bene che la Palestina non è la terra dei loro avi. Se gli Ebrei israeliani ashkenaziti, tra i quali si conta anche Netanyahu, vogliono davvero trovare le loro radici, il luogo da cui iniziare è la Khazaria. Ma Netanyahu cerca di disinnescare questi fatti storici: “Il popolo ebraico non è un conquistatore straniero della Terra di Israele. Questa è la terra dei nostri antenati. Noi non siamo estranei a questa terra. Essa è la nostra patria”, dice Netanyahu con convinzione totale.

Signor primo ministro, lo dirò chiaro e tondo. Lei non solo è estraneo a quella terra, ma anche a quasi ogni possibile comprensione della nozione di umanità. A dire il vero, il Muro di Separazione che sarà lasciato intatto dopo l’inevitabile scomparsa della sua “Democrazia-per-soli-Ebrei” servirà per generazioni come uno straordinario monumento storico all’identità nazionale ebraica avulsa all’etica, all’universalismo e alla fratellanza umana. Il crimine contro l’umanità commesso dallo Stato ebraico nel nome della gente ebraica non scomparirà dai libri di storia in breve tempo. Al contrario, resterà come un altro capitolo mitologico di questa saga infinita fatta di suprematismo compulsivo e patologico autocompiacimento.

“Dobbiamo avere sicurezza” dice il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alla fine del suo discorso. E io lo devo contraddire. Israele non sarà mai sicuro. È nato nel peccato, e oggi va oltre ogni nozione di etica o di esistenza umana. Lo Stato ebraico ha passato il punto di non ritorno ed è destinato a scomparire. Possiamo sperare soltanto che una volta che ciò accadrà, il processo di assimilazione e integrazione degli Ebrei all’interno dell’umanità prenderà nuovamente il largo. In fin dei conti, il nazionalismo ebraico di sinistra, destra e centro è servito a tenere segregati gli Ebrei. La storia del XX secolo ci insegna che questa tendenza a segregarsi è negativa per l’umanità ed è devastante per gli Ebrei.

* Il soprannome di Netanyahu è Bibi.

Gilad Atzmon è nato in Israele e ha servito nelle forze armate israeliane. È autore di due romanzi: “A guide to perplexed” e il recente “My one and only love”. Atzmon è anche uno dei più acclamati sassofonisti jazz in Europa. Il suo recente album, Exile, è stato nominato il miglior album di jazz dell’anno dalla BBC. Vive attualmente a Londra e può essere contattato all'indirizzo atz@onetel.net.uk

Titolo originale: "The Pathology of Evil"
Fonte: http://www.informationclearinghouse.info
Link
29.09.2009
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARCUS

Il rapporto Goldstone ed i suoi detrattori

Durante il periodo dell’operazione “Piombo Fuso”, dal 27 dicembre al 18 gennaio 2009, vi sono stati non pochi esponenti politici e testate giornalistiche che hanno tentato di convincerci che Israele aveva il suo buon diritto di massacrare gente inerme, già rinchiusa in un’enorme prigione a cielo aperto, un Lager vero e proprio, di cui occorre la penna di Kafka per poterlo descrivere in tua la sua assurdità surreale. Ma vi sono stati addirittura parlamentari della Repubblica che hanno inscenato una manifestazione davanti a Montecitorio, dove pur essendo 100 parlamentari non hanno raccolto più di 400 manifestanti, in buona parte ebrei, venuti perfino da Israele, come posso testimoniare quando un rabbino con barba pretendeva gli rispondessi in ebraico a non so quale domande mi avesse fatto per strada. A fronte dei 400 della colona Nirenstein e dell’associazione parlamentare Italia-Israele hanno sfilato in piazza 200.000 persone che in un ordinatissimo corteo da piazza Vittorio a piazza di Porta san Paolo hanno manifestato compatti per la cessazione di un massacro, che ora il rapporto Goldstone riconosce come un crimine di guerra e contro l’umanità. Non ho ancora il testo integrale del rapporto Goldstone, che pubblicherò su questo blog anche in lingua inglese, ove non sia disponibile una traduzione italiana. Ma questo rapporto fa giustizia anche di quei nostri deputati che dal palco di madonna Fiammetta si sono affannati per sostenere che il genocidio era legittimo, giusto e doveroso, per la sacra difesa di Israele, che dal 1948 continua un programma di genocidio per la totale cancellazione del popolo palestinese. A fronte dell’ideologia di regime di questo dopoguerra, un’ideologia che ha infestato il nostro sistema educativo e si è insediata ai vertici dello stato e delle istituzioni, non vi è dubbio che gli orrori di Gaza superano di gran lunga gli orrori di Auschwitz, addotti per perpetrari e giustificare la pulizia etnica del 1948 in Palestina fino all’operazione Piombo Fuso ed oltre. Infatti, a Gaza si continua a morire. Lo strangolamente per fame, malattie, stenti continua mentre noi qui dalla nostra scrivania non possiamo fare altro che gridare e denunciare. I responsabili devono essere individuati ed isolati. Non hanno il diritto di stare in mezzo a noi. Ci è lecito non già restituire premi che non conferiscono onore se concessi anche a dichiarati e fieri sionisti, orgogliosi e corresponsabili di Piombo Fuso, ma ben possiamo tutti noi porre in discussione il patto di concittadinanza con individui che di identità e fedeltà ne possiedono più d’una e dove quella italiana è solo l’ultima, residuale e strumentale. Noi non riconosciamo costoro come nostri concittadini, non comprendiamo come possono mai esserlo e respingiamo nel modo più fermo il vergognoso, assurdo, infame di farci assumere tutti quanti una identità israeliana o perfino di farci cambiare religione.

In questo post daremo un elenco di links, senza particolare commento, dove si tenta di denigrare, svalutare, delegittimare un rapporto che pur nei suoi limiti politici non arretra davanti all’evidenza del genocidio. Non ci stanchiamo però di sottolineare e ripetere che Piombo Fuso non inizia il 27 dicembre del 2008, ma il 27 dicembre del 1947, quando subito dopo l’illegittima spartizione della Palestina, allora decretata da una ONU che non aveva nè il diritto né il potere di spartire il territorio di un popolo, fu subito posto in essere il piano Dalet, già pronto, per il genocidio del popolo palestinese. Questo genocidio è stato portato fino ad oggi e si avvale dell’ipocrisia del cosiddetto “processo di pace”, durante il quale si snodano i tempi tecnici dello sterminio, dell’espulsione, della dispersione, della distruzione identitaria di un popolo, quotidiana vittima di angherie mascherate con una costante e quotidiana falsificazione del linguaggio corrente (l’aggressione armata di tutto punto che diventa autodifesa, il muro che diventa barriera difensiva, i checkpoints e le strade dell’apartheid che sono motivati con la sicurezza, la critica e la condanna e la denuncia del genocidio che diventa antisemitismo, e così via), tutto questo non potrebbe essere senza la copertura che nel cosiddetto Occidente – altra categoria del razzismo etnocentrico europeo – ogni giorno apportano testate e politici, che vanno fieri del loro “sionismo”, la cui infamia criminale trova autorevoli coperture. Chi vuole aiutare la causa palestinese per il trionfo della pace fra i popoli sa che non deve andare a combattere in Palestina, condividendo le sorti del popolo palestinese, ma può e deve combattere nei luoghi di maggior forza del sionismo, cioè in Roma e in Italia, dove si raccolgono fondi per finanziare gli insediamenti illegali e da dove partono le armi dello sterminio, armi consistenti principalmente nell’esercizio mediatico della menzogna e nell’offuscamento della coscienza di un popolo ignaro, quello italiano, alle prese con il quotidiano sbarcare il lunario. I peggiori crimini della storia avvengono sempre all’insaputa dei popoli e per mano dei governi che usurpano il nome dei loro popoli.

Ecco una scelta casuale e incompleta dei denigratori del rapporto Goldstone:

1. I sedicenti “Liberali per Israele”. – Ho già detto altre volte che nella sua genericità ed assenza di copyright il termine “liberale” si presta ad ogni uso e abuso. Può perfino essere adoperato per celare il suo contrario. A costoro che si definiscono liberali basta opporre l’immagine del lager di Gaza e dei campi profughi e della Nakba e della pulizia etnica, imputabile ad Israele. Non potrebbe esservi più vistosa contraddizione di termini, ma ormai il linguaggio grazie al sionismo è diventato un optional sul quale si può caricare ogni menzogna ed ogni assurdità. È finito il tempo del “sia il vostro linguaggio: si si no no”. Si mente affermando, si pratica la guerra dichiarando la pace, si aggredisce e si massacra vittime innocenti volendo far credere che ci si sta difendendo. E si trova chi è disposto a coprire e condividere le menzogne.

venerdì 25 settembre 2009

Cronache sul boicottaggio di Israele: 6. La mobilitazione dei consumatori e l’astensione dall’acquisto di merci israeliane.

Homepage
Precedente/Seguente

Una nuova sezione nel nostro Osservatorio di come procede il BDS nel mondo ci sembra opportuna. Ci è già capitato di leggere di reazioni alla campagna non violenta di boicottaggio contro Israele. A Roma vi è stato una levata di scudi quando si è ventilata l’ipotesi che potessere venire boicottati i negozi ebrei della capitale. Orbene, in linea di principio ed in termini generali, ognuno può osservare facilmente come vi sia un coinvolgimento della comunità ebraica italiana in tutto ciò che Israele ha fatto e va facendo. Dunque ne è corresponsabile. Raramente si notano prese di distanza. I dirigenti delle comunità vengono intervistati come se fossero rappresentanti in Italia di Israele. Lo stesso è in Francia. E così via. Ci sembra per questo opportuna una mappatura di queste reazioni non perché essi meritino in sé particolare attenzione, ma perché in tal mondo è possibile ricavare dati che torna utile per il Monitoraggio della Israel lobby in Europa secondo il modulo di ricerca avviato dai due politologi americani Mearheimer e Walt. Senza dati empirici non è possibile un volume di ampio respiro. Normalmente, le lobbies agiscono nell’ombra, ma la campagna BDS tocca nervi scoperti e suscita le reazioni delle associazioni in prima linea nella repressione delle libertà civili e nel terrorismo olocaustico. Dunque, ci pare utile questa ulteriore sezione di monitoraggio che non ha confini geografici.

Sommario: 1. Sammy Ghozlan: un triste pitre! –

1. Sammy Ghozlan: un triste pitre! – Per chi non conosce tutti i vocaboli francesi “pitre” significa “buffone”. Il link immette in un articolo, in lingua francese, dove si narra una vicenda sintetizzata nel titolo originale: “Des militants pro-Palestiniens convoqués au commissariat pour avoir mené une opération de boycott d’Israele”. L’azione di boicottaggio riguardava il noto grande magazziono Auchan, di cui anche a Roma è stata aperta una supermercato. Ed anche in Roma mi pare siano state organizzate forme analoghe di boicottaggio. In effetti, bisogna stare un poco attenti con i lacci e lacciuoli delle leggi. La lobby agisce a livello normativo e con i suoi deputati riesce a far passare in sordina normative ad esclusivo vantaggio del giaguaro e con sacrificio degni ignari cittadini che poi si vedono perseguiti in quelle che pensavano loro indiscutibili facoltà: dove e se spendere il proprio danaro acquistando quel che ad ognuno più aggrada o non acquistando se non aggrada. Fra poco assisteremo ad un’induzione all‘acquisto forzata. In Roma il Sindaco è andato a far compere in negozi ebraici alle prime voci di boicottaggio. Non è stato detto purtroppo in quali negozi è andato: mi sarei astenuto per il futuro dall’andarci pure io. Possiamo dire che l’Europa sta diventando un paesone anche per il ripetersi di episodi analoghi.

2. Il boicottaggio in Alsazia. – Ha avuto ampia eco di stampa l’azione di un gruppo di attivisti BDS nei negozi Carrefour di Mulhouse. Il link immette in un resoconto in lingua francese con diverse foto, qui riprese. Se ne è parlato anche sulla terza rete televisiva francese, Fr3. I manifestanti si sono mossi all’interno del supermercato allo stesso modo di comuni consumatori, ma indossando una maglietta con ben visibile sulla schiena la scritta “Boycott Israel”. È un comportamento assolutamente legale.