martedì 22 luglio 2014

Lettera aperta a un Quotidiano sulla solita accusa di “antisemitismo” ad ogni contestazione dello «Stato ebraico di Israele»

Fonte: “NENA
Ho già vissuto l’esperienza di «Piombo Fuso» nel dicembre 2008-gennaio 2009. Presi anche allora pubblicamente posizione e credo che sia qui la radice dell’attacco mediatico che mi giunse poi nell’ottobre dello stesso anno ad opera di un personaggio, specializzato nel creare demonizzazione delle opinioni e posizione altrui, debitamente travisate e manipolate. Tanta disonestà altrui è stata per me altamente istruttiva sulle cose di questo mondo, di come va questo Paese che è l’Italia, in questa Europa, e con questa classe politica sempre al governo nell’una o nell’altra veste. 

Adesso la «pulizia etnica» riprende il suo corso in un mutato scenario internazionale rispetto al 2009, al tempo di «Piombo Fuso». Mi sono formato alcune opinioni su ciò che accade e chiaramente non presto nessuna attenzione ai cosiddetti «analisti» o «opinionisti» se non per fare una “analisi” delle “analisi” e delle “opinioni” che tanta autorevolezza ci vengono propinate da televisioni e giornali con il chiaro intento di condizionare e costruire le nostre stesse opinioni, che tutte insieme formano la cosiddetta «opinione pubblica», che come diceva un mio compianto amico è solo l’«opinione pubblicata» di quelli che posseggono giornali e televisioni, controllando tutti i canali della comunicazione. 

Vorrei poter fare qualcosa. Se non unirmi alle “brigate internazionali” per Gaza, evocate da Gianni Vattimo, almeno far sentire la mia voce con quei limitati strumenti a me accessibili. Ho già partecipato a numerosi Forum, ho cercato di far parlare la voce della mia ragione oltre che del mio senso etico nel modo più rigoroso ed equanime che mi è stato possibile. Oggi stesso ho pure scritto a un paio di quotidiani lettere che so bene vanno sempre a finire nel cestino e che se non sono ben misurate possono produrre una querela per diffamazione semplice, come mi era stato minacciato durante “Piombo Fuso”, quando scrisse una ben ragionata e argomentata lettera a una nota Firma, lasciandomi però sfuggire un non ammesso “testa di c...”, che era il solo motivo per il quale avrei potuto ricevere – a sentire i miei legali – una comparizione davanti al Giudice di pace, dove però non è detto che avrei perso la causa. La querela non giunse ma la minaccia mi è servita per controllare i toni ogni volta che scrivo a un quotidiano, cosa che o ripreso a fare su sollecitazione di Pino Cabras

Ho anche scritto oggi stesso un’altra inutile lettera all’Avvenire, quotidiano dei Vescovi, dove affronto delicati temi di teologia politica. Non la pubblico perché credo che attirerei verso di me una nuova tempesta mediatica, che non avrei i mezzi per fronteggiare. Pubblico soltanto una Lettera appena terminata per Libero, ma il cui indirizzo email torna indietro. In fondo, non mi interessa di finire nel cestino di Belpietro e trovo più utile darne contezza ai miei affezionati Cinque Lettori, se aspettano da me qualche pubblica presa di posizione che possa aiutarli ad avviare una loro autonoma riflessione e soprattutto presa di posizione, giacché mai come in questo momento è stato importante agire, per come uno può e sa, ma non si deve restare in nessun caso inerti.

* * *

Al Direttore del Quotidiano Libero

Riferimento: http://www.informazionecorretta.it/main.php?mediaId=16&sez=120&id=54379

Scrivere a un quotidiano come Libero, di forte caratterizzazione sionista e dove scrivono ben caratterizzati giornalisti, è normalmente operazione inutile e ingenua, per non dire di peggio.

E perché mai dunque adesso lo faccio? Intanto perché con il genocidio in atto a Gaza si crea oggettivamente una linea di demarcazione tra chi sceglie di stare da una parte e chi dall‘altra. Se non siamo alle "brigate internazionali” di cui parla Vattimo, è bene che ogni singolo non solo dica pubblicamente da che parte sta, ma se crede si dissoci come sa e come può da crimini che vede compiersi sotto i propri occhi e che attraverso il sistema delle rappresentanze politiche vengono imputati a ogni cittadino per quanto ignaro e incolpevole, i cui governi mantengono normali relazioni diplomatiche con lo «Stato ebraico di Israele».

Se da qualche storico ebreo vengono incolpati tutti i cittadini tedeschi  degli anni Trenta e Quaranta per non aver preso quella posizione che si riteneva dovuta, come noi oggi possiamo starcene in silenzio?

Sul merito dell’articolo di Carlo Panella non è per nulla difficile replicare che non sortirebbe nessun effetto la ricorrente accusa di «antisemitismo» se non fosse perché è un titolo penale  usato strumentalmente per tacitare e reprimere ogni legittima dissociazione e ogni legittima protesta... Capita a proposito al riguardo un brano odierno di quell’ineffabile personaggio che è Henri-Bernard Levy, sul quale non ci soffermiamo se non quanto ricorda Gilad Atzmon: «Jewish Power is the capacity to silence the debate on Jewish Power» (Fonte).
«…A questi imbecilli oltre che mascalzoni, o viceversa, ricordiamo, ad ogni buon conto, che mescolare ebrei e israeliani in una stessa riprovazione è il principio stesso di un antisemitismo che, in Francia, viene punito dalla legge».
Bernard-Henri Levy: Fonte.
Non io, ma un capo di stato come Erdogan ha detto a Israele di aver superato i crimini del nazismo e Netanyahu ha subito risposto non allo stesso Erdogan ma a Kerry, dando dell’ “antisemita” al capo del governo turco, quasi a dire che Lui può ammazzare tutti i bambini che vuole e dire che sono "antisemiti” tutti quelli che inorridiscono a vedere teste di bambini mozzate da cannoni ad alta precisione ebraica... E lo ha fatto rivolgendosi agli USA, “ciechi verso Israele”, ricevendo una attestazione del “diritto di esistere” di Israele, operando nel modo che ognuno può vedere e giudicare.

No! Non ha senso scrivere a Libero e al suo direttore per tentare di intavolare un discorso sull’etica e sul diritto: sarebbe ingenuo e imperdonabile.

E allora perchè?

Per dire che chi legge gli articoli dei giornali o sente i notiziari delle televisioni,  e abitualmente NON scrive a quelli che redigono i testi o ai loro Direttori, non per questo sono consezienti con i messaggi, le interpretazioni, le letture, i valori subliminali che pretendono di far passare, in questo caso su un nuovo episodio della "Pulizia etnica della Palestina”, descritta fra i tanti altri dall’ebreo israeliano Ilan Pappe, che respinge anche in toto quella nozione di “conflitto” che consente di dire e di far passare che vi sono due parte che si fronteggiano in modo paritario. Vi è in realtà l’unilateralità  di una invasione e aggressione che inizia dal 1882, ben prima che Hilter nascesse, e che prosegue ai giorni d’oggi con una connivenza e una complicità degli Stati che formano la cosiddetta «Comunità internazionale», la cui natura sarebbe ora improbo definire.

NON è affatto vero che chi tace acconsente e se ne resta inerte. Mi auguro che  oltre alla mia voce altre se ne levino forte e chiare per esprimere la netta condanna di un genocidio in atto che non può trovare nessuna giustificazione di sorta.

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