venerdì 19 luglio 2013

Lettera aperta del dott. medico Giuseppe Luigi Sassi al Signor Paolo Berizzi del giornale “Repubblica”

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John Stuart Mill
Riceviamo e volentieri pubblichiamo senza indugio questa “Lettera aperta” sul “caso” Valli, al quale abbiamo dedicato i precedenti post. Di nostro a mo’ di commento estemporaneo e provvisorio aggiungiamo che appare ormai ben delineata l’esistenza di una Lobby liberticida il cui unico scopo è di spegnere ogni voce fuori dal coro. Noi non riteniamo che idee e posizioni come quelle del dott. Valli o di chiunque altro debbano essere condivise, ma certamente possono essere espresse e su di esse avviarsi un utile e fecondo contraddittorio. Ricordiamo il solo limite che John Stuart Mill poneva alla libertà di espressione: il principio del danno. Mill riteneva sommamente utile alla società anche la libera espressione di idee “erronee” perché solo con il confronto ed il libero contraddittorio le idee “vere” potevano rivelarsi come tali: non certo con la repressione e la criminalizzazione delle idee antitetiche. Gli scritti del dott. Valli, e non di lui solo, non ledono nessun interesse individuale e riguardano temi di interesse storico e filosofico. È la classica materia in cui maggiormente si esercita il diritto alla libertà di espressione. Non ci sono mariti e mogli tradite che si vedono messi in pasto al gossip. Niente che non rientri nella problematica storica, filosofica, letteraria, teologica. 

Chi conosce il dott. Valli conosce anche la sua gentilezza e signorilità che si esprime anche nella sua scrittura, che racchiude quel principio di “continenza” richiesta dalla giurisprudenza e che non è per nulla rispettato negli articoli demonizzanti di "Repubblica”. A proposito della quale ribadiamo una distinzione da noi già fatta e che non ha ancora trovato il suo Stuart Mill: la contrapposizione fra libertà di stampa e libertà di pensiero. La libertà di stampa di “Repubblica” attacca e reprime la libertà di pensiero del dott. Gianantonio Valli. I grandi organi di stampa sono in realtà, oggi più di ieri, strumenti di condizionamento dell’altrui opinioni. Anzi sono loro i veri “istigatori d’odio”. Nella sua epoca, nel suo ristretto uditorio di un seminario o di un’aula parlamentare, Stuart Mill non conosceva il «discorso dell’odio», oggi fonte di una normativa tanto assurda quanto liberticida. Noi riteniamo che l’unico limite che oggi si possa ammettere in questa materia non riguarda la “libertà di pensiero”, che per noi è assoluta come il diritto stesso alla vita, o anche la spontaneità dei sentimenti umani che non possono essere comandati o compressi, ma ai soli effetti dannosi della espressione pubblica della libertà di pensiero o anche alla espressione dei sentimenti umani. Si tratta però di limiti per i quali non si possono fissare normative a priori, ma che devono essere verificate caso per caso. Per ritornare al “caso” Valli non ci pare dubbio che dall’articolista in questione sia stata violata la privacy del dott. Valli, di cui si è chiamato in causa la sua onesta ed onorevole professione di medico. È questo per noi l’«imbarbarimento» della vita civile sul quale in nostro Presidente dovrebbe rivolgere la sua augusta attenzione.

Antonio Caracciolo

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LETTERA APERTA AL SIGNOR PAOLO BERIZZI INVIATO DEL GIORNALE “REPUBBLICA”

Egregio Signor Berizzi,

    mi riferisco al suo scoop  sulla testata on-line di Repubblica del 12/7/13 concernente il mio collega dottor Valli Gianantonio.

    Sono l’altro medico di famiglia con studio in Cuveglio da oltre trent’anni, poco meno del dottor Valli con il quale condivido ininterrotti rapporti di fattiva e proficua collaborazione nonché di personale frequentazione nel rispetto delle rispettive specificità e individualità.

    Quasi ogni giorno passo nel suo studio, che è di fronte al mio.  Mai ho avuto occasione di riscontrare in sala d’aspetto o in sala visite la presenza di quel materiale che lei scrive «tutto lì in bella mostra».
             
    Mi riferisco a «una bella pila di riviste d’area nazionalsocialista a disposizione dei pazienti malati» e ancora «un busto di Mussolini che i pazienti giurano aver sempre fatto bella mostra di se nello studio».

    No, io non li ho mai visti.  E neppure li hanno visti le centinaia di pazienti che già hanno sottoscritto una dichiarazione in tal senso e i tanti altri che si sottoscriveranno prossimamente sotto un gazebo organizzato spontaneamente in paese.

    In riferimento poi alla «medaglia d'argento per la commemorazione di un combattente repubblichino di Cuveglio» si tratta di un caporale dell’esercito italiano caduto in Etiopia nel 1936 sette anni prima che venissero organizzate le milizie della R.S.I.

    Credo che lei signor Berizzi oltre a lezioni di minimale etica giornalistica abbisogni anche di un ripasso della Storia.

    Si, perché le notizie da lei riferite come certe al fine di sostenere l’impalcatura del vile attacco mediatico al dottor Valli sono menzogne.

    Quindi o lei, signor Berizzi, è un bugiardo nell’esercizio della sua professione oppure è uno scribacchino ignorante dei minimi principi metodologici del suo mestiere per niente diversi dal mio:

  • anamnesi, ossia raccolta di informazioni le più ampie possibili nel tempo remoto e prossimo e nella molteplicità delle fonti;
  • esame obiettivo, ossia verifica  meticolosa sul campo operativo della verosimiglianza, attendibilità, significatività delle notizie e soprattutto delle loro fonti;
  • diagnosi, ossia elaborazione della migliore ipotesi possibile da porre a fondamento dei successivi atti operativi che nel mio caso sarà una malattia con relativi protocolli di cura e nel suo caso la costruzione di un articolo giornalistico.
    Una cosa è sicura: che se parto da dati incerti potrò spero correggermi lungo la strada, ma se inizio da dati inventati o peggio ancora da menzogne insieme al fallimento del mio lavoro è giusto ed auspicabile che perisca anch’io. Il giusto ed il vero sono sovente incerti, certa è la menzogna sbugiardata.

    Mi chiedo perché lei abbia aggredito il dottor Valli  sul piano professionale tirando in ballo Ippocrate, etica e deontologia (tutte virtù che a lei – come abbiamo visto – mancano totalmente) e non invece sul piano delle idee, del pensiero e degli scritti del Valli storico cosiddetto revisionista. Si tratta di decine di migliaia di pagine in corpo 8, tutte coerenti con la sua visione politica del mondo maturata nel corso di decenni passati a masticare le più svariate pubblicazioni di storia e di politica.

  Nella sua biblioteca sono ordinati  più di trentamila libri e riviste dedicate, in  tante lingue e di tutte le tendenze ideologiche; è abbonato a riviste di ogni area politica, compresa quella giudaica.  E’ dotato di una non comune  capacità di analisi e di sintesi che  tengono costantemente aggiornata quella chiave di lettura dei fatti che gli rende istantanea la spiegazione di ogni nuovo evento.  Se lo facessi io verrei giustamente tacciato di “dietrologia” gratuita e inconcludente.  Evidentemente lei  Berizzi non è dotato delle argomentazioni necessarie per polemizzare con lui, e lo sa, quindi lo aggredisce vigliaccamente alle spalle. Indi vada a piantar patate invece di imbrattare d’inchiostro velenoso carta e siti web.

    Parliamo degli articoli di giornali o riviste che il dottore metterebbe a disposizione dei malati appendendoli nella bacheca.

    Il dottor Valli, come me, ha assistito ad un cospicuo incremento di accessi in ambulatorio di pazienti portatori di una nuova malattia: una sindrome che contempla malessere esistenziale, incertezza economica, deterioramento conseguente dei rapporti famigliari e sociali, stato di profondo avvilimento, depressione, ansia per il futuro con le conseguenti somatizzazioni. Sono uomini o donne, mogli o figli di disoccupati o mobilitati che non sanno dove cercare un lenimento al loro malessere (al bar scialacquerebbero il già misero borsellino, in chiesa si usa lasciare l’elemosina e comunque i preti sono indaffarati a soccorrere un’altra tipologia di indigenti).  Si fermano quindi nelle nostre sale d’attesa, silenziosi, si riconoscono ma non parlano neppure tra di loro, non sanno neppure cosa chiedere al medico quando è il loro turno oppure inventano una scusa banale sperando di poter entrare in argomento alla ricerca di un’improbabile cura per la loro angoscia.   I primi anni si vergognavano quasi per falso pudore come di un fallimento personale, oggi un po’ meno perché sono in tanti.

    Il dottor Valli conosce le cause del loro male, anzi le aveva già previste e scritte 10 o 15 anni fa.  Ecco perché di quando in quando prende un articolo di giornale o un manifesto elettorale del PD e lo appende, magari a scopo provocatorio alla sua bacheca.  Lo faccio anch’io perché so che spiegare ad un paziente le cause ed il nome del suo male è già una terapia anche se purtroppo alcune volte rimane unica, o quantomeno può essere un aiuto a conviverci.

    Il dottor Valli conosce il bisogno di stato sociale che oggi viene trasversalmente messo in liquidazione;  il dottor Valli conosce il bisogno di solidarietà che oggi si esprime a paroloni verso tutti ma non verso il proprio fratello di sangue.

    Il dott. Valli, che è pagano, conosce il detto evangelico “ama il prossimo tuo” ma lo ricorda fino in fondo laddove continua dicendo all’incirca così: “il prossimo tuo  è il fratello che ti sta più vicino” ed io aggiungo: in casa tua, nel tuo villaggio, nel tuo paese, nella tua Patria.  Come puoi guardare oltre mare se già non conosci le coste di casa tua?

    Che piaccia o non piaccia e che sia scomodo per tanti Gianantonio Valli è un socialista integrato nella sua nazione ed ha già letto tutto questo nei programmi del Nazionalsocialismo.

    Ovvio che faccia paura a molti, soprattutto a quelli che invece di porre mano ai problemi si dedicano a perseguire coloro che a torto o a ragione la soluzione dei problemi dicono di averla già in mano.

    E se avessero ragione?

    Ho chiesto più volte a Gianantonio quale anelito sottenda al suo ventennale sacrificio di tempo e risorse per riscrivere la storia recente diversa da come ormai è stata inculcata nelle menti di tre generazioni post-belliche.  Ebbene, nessuna aspirazione a didattiche alternative, nessuno scopo di proselitismo, nessuna volontà di indottrinamento di gruppi, associazioni o organizzazioni politiche da cui sempre rifugge (quindi nessuna apologia e ancor meno speranza di ricostituzione di quelle realtà politiche che furono militarmente schiacciate e messe fuorilegge settant’anni fa). No, egli si considera un viaggiatore disperso nel deserto che raccoglie memorie e testimonianze del suo immaginario culturale di tempi a lui meglio congeniali e le semina nella speranza che un giorno, forse tra mille anni, piova su quell’arida terra facendoli germogliare per futuri terrestri che neppure conosce.

    Anche io espongo talvolta  giornali o riviste “non politicamente corretti”.  Nel mio studio, alle mie spalle, discreta ma non nascosta tra le foto di mia moglie e di mia figlia c’è quella del Duce che campeggia anche su una medaglia appesa al portachiavi che getto sul tavolo di lavoro ogni volta che entro nello studio.  E allora, signor Berizzi? Anche una figura eccellente del firmamento ospedaliero, accademico e framassonico varesino espone nel suo studio, lui sì, un busto di Mussolini e pure altri cimeli del ventennio fascista.  Notizia questa verificata per la molteplicità univoca e concorde delle mie fonti; impari Berizzi!

    Suvvia signori, sappiamo entrambi come dietro questo fumo diffuso da voi manutengoli ci sia il disegno di spianare la strada, creando magari qualche “caso”, alla sempre progettata legge liberticida del pensiero e della ricerca storica che come già in Francia ed altri paesi europei punisce chi faccia studi che mettono in discussione le sentenze del processo di Norimberga e quindi del dogma olocaustico, pilastro portante del progettato governo mondiale. Non c’è riuscito Mastella, è andata buca ad Alfano ora tocca alla vostra presidentessa Boldrini.

    Infine, signor Berizzi, il prossimo mese di Agosto mi prenderò qualche settimana di vacanza.  Mi sostituirà il dottor  Valli nella assistenza ai miei pazienti e a quelli occasionali presenti a Cuveglio presso strutture residenziali.  Lei mi consiglia diversamente?

    Mi associo ad altri amici nel salutarla con un: si vergogni signor Berizzi, si vergogni.

 Dott. Giuseppe Luigi Sassi
 in Cuveglio il 18 luglio 2013

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