venerdì 11 settembre 2009

Hasbara: 65. Francesco Battistini ovvero un piccolo Battista?

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Le cronache di Francesco Battistini sono spesso riprese dai «Corretti Informatori». Non posso anticipare il risultato di un monitoraggio che qui sto appena incominciano. Dal tono sguaiato del giornalista mi sembra che stia dall’altra parte. Cercheremo lo stesso di ricavare tutta l’informazione possibile, isolando i fatti da chi ce li confezione e ammannisce con le sue opinioni, che possono essere condivisibili o meno. In chi fa scienza esiste uno sforzo costante nell’annullamento delle proprie opinioni, che possono appunto non interessare o non essere condivise. Il piano della scienza è quello dove tutti si trovano concordi nella verità di ciò che deve essere rappresentato per soddisfare un comune bisogno di verità. Ma questa è solo teoria. Nella pratica le questioni sono assai più complesse. Di Battistini ci piace poco il tono sguaiato: la tragedia ha una sua dignità che richiede rispetto, almeno di fronte a chi muore e a chi vede morire i propri cari, da qualunque parte essi si trovino. Ripeto, a monitoraggio iniziato, non pare che Battistini susciti negli IC le stesse avversioni di un Giorgio, Cocco, De Giavannangeli. È giusto, del resto, che ognuno abbia diritto alle sue simpate e alle sue antipatie. Peccato che le nostre antipatie vengano subito classificate come “antisemitismo”, una categoria concettuale assai ampia e sfuggente, creata per mandare alla gogna e alla forca gli oppositori e avversari del regime. Le righe che precedono risalgono al settembre dello scorso anno. Adesso sembra che Battistini sia stato spostato dalla lavagna dei “buoni” secondo i «Corretti Informatori» a quella dei “cattivi”, ma non per questo cambieremo noi Battistini di tabella, essendo per noi in genere, schematicamente, “cattivo” ciò che è buono per gli IC, ossia un «eccelso sionista», “corretto” metro di giudizio del mondo intero e di tutta la storia umana, almeno da quando Zaratustra generò gli ebrei; e viceversa “buono” ciò per costoro è “cattivo”. Sembra assurdo, ma è una sorta di trasmutazione negativa di tutti i valori che con Hiroshima e Nagasaky ha colpito il mondo intero dal 1945 in poi. Il linguaggio umano, il comune senso morale che in qualche modo teneva uniti gli uomini anche quando si affrontavano in guerra, si trova allo stadio biblico della torre di Babele.

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Sommario: 1. Gli ebrei e la madonna madre di Cristo. – 2. Francesco reporter dei “Giusti”. – 3. I conigli francescani. – 4. Battistini spostato sulla lavagna dalla tabella dei “buoni” a quella dei “cattivi”. –

1. Gli ebrei e la madonna madre di Cristo. –√ Si presta poca attenzione, assai poca attenzione, alla mancanza di reciprocità nei rapporti post-conciliari fra ebraismo e cattolicesimo. Mentre vi è una radicale revisione liturgica e teologica da parte del cattolicesimo fino a raggiungere livelli tali da essere riconosciuti nella loro gravità dai più comuni fedeli, che vedono rinnegata ai vertici l’elementare verità di fede secondo cui Cristo è morto in croce ed a mandarcelo sono stati gli ebrei, che non vollero né allora né oggi riconoscere la grande Riforma apportata dal Cristo: non più un dio patrigno che aveva i suoi Eletti, ma un Dio che era padre di Tutti gli uomini. Non si tratta qui di dare o non dare la colpa agli ebrei di ieri e di oggi per aver mandato Cristo in croce, ma di capire il differente senso di una religione che nell’uno o nell’altro caso si caratterizza come “razzista” o non razzista. Ma veniamo ora alla Madonna che gli israeliani – che dopo Rabkin non possiamo considerare neppure ebrei in senso religioso, cioè giudei – abitualmente denigrano senza che venga loro chiesto il conto che loro pretendono ad ogni pie’ sospinto nelle faccende interne della fede cattolica, ormai sotto censura del fratello “maggiore”, che se non erro si chiamava Caino. Avverto ancora che pur essendo io canonicamente un battezzato cattolico, pare a pieno titolo, formalmente facente parte ancora della Chiesa, non intendo minimamente togliere la piazza ai cattolici militanti inquadrati in loro strutture. Riporto per intero l’articolo di Battistini facendo poi seguire un mio commento al “corretto” commento e all’articolo:
GERUSALEMME — Già il titolo della puntata, «Like a Virgin»: non era la cantante, la Madonna di cui parlare. Il comico Lior Shlein è entrato nello studio di Canale 10, s'è accomodato, alle spalle le mille luci di Tel Aviv e sulla scrivania una tazza. Alla David Letterman. O alla Daniele Luttazzi. «Stasera parlerò dei cristiani», ha attaccato: «Loro negano l'Olocausto? Io negherò il cristianesimo. Bisogna che qualcuno dia loro una lezione...». Applausi finti. Risate a comando. Vai con le battute: «Non è vero che Maria era vergine. A 15 anni, era incinta d'un compagno di scuola. E se la faceva già con un sacco di ragazzi». E poi: «Non è vero nemmeno che Gesù camminava sulle acque. Era così grasso, che si vergognava d'uscire in costume da bagno e d’andare da solo sul lago di Tiberiade ». Apriti cielo. Di solito, «La notte con Lior Shlein» ha l'audience del monoscopio, 60 mila spettatori: quella di martedì è riuscita a togliere il sonno ai palazzi israeliani e vaticani, appena placati dalle polemiche sull'arcivescovo Williamson e ora, di nuovo, sull'orlo d'una crisi da negazionismo.
Dalla notte di Shlein alle note diplomatiche. Mercoledì mattina, le telefonate indignate a radio Kol Israel, molto seguita dai cristiani: «Vergogna!». Poi, una conferenza stampa di cristiani e musulmani a Nazareth: «Il Papa rimandi la sua visita in Israele». Infine, la lettera dei tredici vescovi, dei patriarchi latini di Gerusalemme, del Custode di Terra Santa. Un comunicato duro, la richiesta d’un passo ufficiale del nunzio apostolico, Antonio Franco: «Quale canale europeo si permetterebbe oggi di fare sketch antisemiti o negazionisti, senza suscitare proteste? ». Scherzare coi santi, e qui poi, pare davvero troppo: «Sdegno e protesta», dice un comunicato della Sala stampa vaticana, per il «volgare e offensivo atto d'intolleranza e d'ignoranza», per come sono stati «ridicolizzati, con parole e immagini blasfeme, proprio i figli d'Israele, nostro Signore Gesù e la Beata Vergine Maria di Nazareth», urge un intervento «al fine d’interrompere tali trasmissioni e ottenere pubbliche scuse dall'emittente». Il ministero degli Esteri israeliano capisce la gaffe e si muove. Canale 10 scrive una lettera («è stato un errore»), Shlein pure, ma non è che ci si cosparga il capo di cenere: il programma non viene sospeso perché, dice Avi Cohen, il responsabile, «Israele è una democrazia, non si può chiudere una trasmissione perché lo chiedono i governi, e poi bisogna capire che all'origine di tutto c'erano le dichiarazioni del vescovo Williamson, che aveva negato la Shoah».
A meno di tre mesi dalla visita papale, dopo le liti sul Museo dell'Olocausto, e con la commissione israelo-vaticana che dal 1993 cerca un concordato su diritti ecclesiastici e proprietà religiose, lo show blasfemo è sale sulle ferite. Anche per questo, i francescani della Custodia di Gerusalemme porgono l'altra guancia, ma dopo aver chiarito bene: «Non è la prima volta che Canale 10 fa questi attacchi — dicono —. Un clima anticristiano, più o meno latente, è percepibile nella società israeliana da alcuni anni a questa parte». Solo un giornale ha dedicato spazio alla protesta dei cristiani: una spalletta di due colonne, a pagina 4.
Il tono è sguaiato. Non voglio chiedermi cosa ci sia nelle testa di Battistini, quale la sua formazione intellettuale e religiosa, quale i suoi agganci. È certo che la mette in burletta. Non sarebbe la stessa cosa se si trattasse di relazionare sul povero Williamson, colpevole di aver detto cosa ne pensa su un fatto storico. Non ha insultato nè Maometto né alcuna figura religiosa che richiede il necessario rispetto nella misura in cui quanti ci credono ne fanno fondamento e regola di tutta la loro esistenza. “Apriti cielo”: quale cielo? Quello di Tel Aviv o quello che si apre sulla testa di chi vive a Roma o magari in Assisi? Qui le proteste e le note diplomatiche servono poco. Un cristiano, o meglio un cattolico, ha la prova provata e inconfutabile di quale sia l’animo dei fratelli maggiori. Non resterebbe altro che prenderne atto. È ridicolo, ingenuo, colpevole accontentarsi di qualche rabbuffo da parte dei responsabili politici sui responsabili televisivi. Del resto, non si è qui verificata la situazione opposta a quella svedese: in Israele la televisione è libera e dunque può insultare la madonna, Cristo, i fondamenti della fede cattolica [escludo gli pseudo cristiani, quelli sionisti, che tengono il sacco ai criminali della pulizia etnica e dell‘apartheid]; in Svezia si pretende che il governo debba censurare uno dei maggiori quotidiani, che in una sua inchiesta ha rivelato un nuovo crimine dell’esercito israeliano: l’asportazione degli organi delle vittime palestinesi. Non è un caso! Se si vanno a scandagliare i testi talmudici e quant’altro si scopre che questa doppiezza morale, ai danni dei goym, è tipica del giudaismo. Le “pubbliche scuse” sono cose da fessi. Infatti, capiscono la “gaffe”. Ma appunto la considerano solo una “gaffe”, cioè sono quel che sono, la pensano come la pensano. Si tratta solo di non dirlo. Tanto i fessi si accontenano di qualche “scusa”, ben sapendo che è del tutto insincera. Tanto per salvare la faccia davanti a quegli altri fessi che sono i propri fedeli, che magari loro ci credono per davvero nella madonna. L’«infame» commento che precede l’articolo di Battistini e si appella alla liberta di espressione è di un’ipocrisia assoluta che contrasta con tutti gli altri infami commenti: Sergio Romano deve essere cacciato dal Corriere, gli insegnanti devono essere licenziati, gli storici mandati in galera, l’«Olocausto» über alles non si discute ed è indiscutibile: supera tutti i dogmi del cattolicesimo e quegli gli sono subordinati. E così via per centinaia e migliaia di esempi che si possono fare. Puah! Purtroppo fare monitoraggio significa dover considerare anche il letame più puzzolente. A parte il tono sguaiato, al momento non abbiamo critiche rilevanti da rivolgere a Francesco Battistini in merito a questo singolo articolo. Ve ne sono parecchi altri nell’archivio di IC. Ci restano da esaminare, almeno i pià significativi.

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2. Francesco reporter dei “Giusti”. –√ La mitologia ebraica conosce la figura del “giusto” che qualche volta viene concessa a goym meno immeritevoli degli altri.

3. I conigli francescani. – Per la parte che abbiamo esaminato gli articoli di Battistini non ci sembrano grevi come quelli di un Pagliara o di uno Sfaradi, ma non riusciamo a capirne il senso recondito. In mezzo a tanti topolini ci sembra che Battistini alluda al fatto che i bambini palestinesi in età scolare vengano a sapere qualcosa del massacro che li ha colpiti e che li aveva come principale obiettivo, già dico principale perché il fine dell’occupazione politice è stato sempre ab origine quello della pulizia etnica e del genocidio, cosa che si ottiene con mezzi più raffinati di quelli tentati da altri. Il principale mezzo per ottenere questo risultato è di insegnare – credo siano questo il messaggio – che chi ti uccide è in realtà il tuo benefattore. Far capire che il nemico è nemico è la regola basilare per avere una qualche possibilità di sopravvivere. È appunto quello che per i bambini palestinesi, che già hanno abbastanza a che fare con le malattie e gli alimenti, si augurano i «Corretti Informatori» e la loro stampa specializzata, appunto, che non vivano. Non dimentichiamoci il caso del ministro americano, il quale diceva che mezzo milione di bambini morti era un costo accettabile.

4. Battistini spostato sulla lavagna dalla tabella dei “buoni” a quella dei “cattivi”. – Il dato è interessante, ma richiede un minimo di interpretazione. A scopo documentario riportiamo tutto il testo, compreso il commento hasbarotico dei “corretti informatori”, chiara emanazione di quel «ministero dell’Informazione» di cui si parla nella corrispondenza di Battistini per il “Corriere della Sera”, la cui redazione almeno una volta (fonte: il Manifesto) è stata frequentata dall’ambasciatore israeliano, pare, per tenere un seminario o qualcosa di simile: la parte in grassetto, se non fosse evidente, è dei “corretti” e “hasbariani” informatori. Nello stesso numero fa il paio quest’altro divertentissimo commento hasbarotico, dove si rinvia al semiotico Volli come somma autorità informatica. Evidentemente sono alla corda, ma costoro – ne possiamo esser certi – non avranno mai crisi facciali nel senso che il bronzo delle loro facce regge a tutte le intemperie. Ed infatti, nella stessa pagina, gli hasbaroti di bronzo, subito dimentichi di Dubai, terrorismo di stato, di uno stato che sul terrorismo è interamente nato, e che ha fatto e continua a fare attentati e omicidi di stato in tutto il mondo, infischiandosene della sovranità degli altri stati, a fronte di un Sergio Romano che ricorda come 11.000 palestinesi nelle prigioni israeliane a fronte di uno Shalit prigioniero, fanno piuttosto pensare a prigionieri di guerra che non a detenuti comuni, eccoli che ti rifilano la solita solfa del terrorismo palestinese, quasi che bisognasse essere degli storici di rango per capire e sapere che nel 1948 ben il 50 per cento della popolazione autoctona palestiinese è stata espulsa da case e villaggi, regolarmente rasi al suolo e cancellati dalla carta goegrafica, salvo poi accusare Ahmadinejad di fare quelle stesse cose che gle “eredi delle vittime” hanno fatto ad innocenti “semiti”, che nulla di male hanno fatto agli invasori occupanti.
Spot sulla disinformazione: Israele prende in giro gli inviati ", è il titolo corretto su un articolo che non lo è per niente. Forse il corrispondente Francesco Battistini si è sentito personalmente toccato dall'ironia degli spot televisivi, e invece di fare una cronaca, si è lasciato andare in una autodifesa. Ma quegli spot illustrano una situazione ben nota a chiunque si occupi di informazione. Speravamo che Battistini non si iscrivesse al club dei giornalisti stranieri che intingono i tasti del PC nel pregiudizio anti israeliano, Speranza delusa. Con questo pezzo Battistini va a braccetto con i vari Salerno, Giorgio, Ansa, e citiamo solo le fonti più note, tralasciando le truppe catto-sinistre. Peccato, il CORRIERE della SERA meritava di meglio.

Ecco il pezzo:

GERUSALEMME — Spot 1. Il corrispondente inglese sembra Mr Crocodile Hunter, vestito come (quasi) nessun corrispondente si veste. Cammina su una duna, mostra un cammello in favore d’operatore tv: «Ecco il tipico animale israeliano, usato dagl’israeliani per spostarsi nel deserto in cui vivono». Spot 2. Impossessata dalla notizia, l’anchorwoman francese descrive ansiogena «i rumori della guerra, gli spari, le esplosioni» nel cielo di Tel Aviv: peccato siano i fuochi d’artificio per la Festa dell'indipendenza. Spot 3. Con foularino d’ordinanza, l’inviata spagnola lancia un reportage da un elegante barbecue bordopiscina, dove gli ospiti gustano spiedini alla brace: «La maggior parte delle case israeliane non ha gas, né luce: si cucina all’antica, carne cotta a carbone...».

Se è vero che il bravo giornalista spiega benissimo ciò che non sa, come diceva il paradossale Kraus, per il governo israeliano siamo tutti bravissimi. Sui giornali, in tv, sul web è partita la nuova campagna del ministero dell’Informazione. Obbiettivo, difendere l’immagine del Paese all’estero, un’impresa resa ancora più complicata dal giallo di Dubai. Nel mirino, tanto per cambiare, i corrispondenti stranieri. Irrisi. Accusati d’ignoranza e di malafede. Martellati sui peggiori luoghi comuni. «Solo satira — minimizza il ministro della destra Likud, Yuli Edelstein — perché Israele non sia rappresentato solo come il male assoluto. Esistono anche altre cose, in questo Paese. Tempo fa, ho incontrato dei deputati inglesi e ho dovuto spiegare loro che, se ho del tempo libero, di solito non porto mia moglie a combattere i palestinesi...». Tanto umorismo non è piaciuto ai 500 associati della stampa estera di Gerusalemme: «Un insulto. Uno sviluppo preoccupante. Ci troviamo a fronteggiare un’atmosfera poco amichevole, che non s’adatta a uno Stato democratico».

Gli spot sono un assaggio: s’accompagnano alla campagna lanciata per i cittadini all’estero con una serie di consigli per sostenere un’eventuale discussione con detrattori dello Stato ebraico: puntare sul «tipico calore degli israeliani» o sulle «grandiose conquiste» del sionismo... «Un insulto all’intelligenza», ha bocciato il giornale Haaretz: cose del genere, scrive Gideon Levy, si vedevano nella Romania di Ceausescu. I giornali israeliani sottolineano le omissioni che il decalogo governativo contiene: si cita Johnson, contrario all’idea d’uno Stato palestinese, ma non altri presidenti Usa come Clinton, Bush e Obama, dell’idea opposta; si descrivono gli arabi come il peggior vicino possibile, ma non una parola sul Muro o sulla cooperazione con l’Autorità palestinese... Definitivo Yariv Oppenheimer su Yedioth Ahronot: «La campagna pubblicitaria non promuove le tesi d’Israele. Promuove quelle della destra. E c’è qualcosa di fascista, in un governo che dice ai suoi cittadini che cosa pensare».

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Bisogna saper leggere, criticamente leggere. Troviamo conferma al fatto che i giornalisti occidentali, mi pare si dica embebbed, sono ordinariamente imbeccati da un apposito Ufficio israeliana, detto nella loro lingua Hasbara, che ha il compito di promuovere l’immagine di Israele nel mondo, secondo una vera e propria tecnica di marketing pubblicitario, con relativi bilanci. Non possiamo indicare per nome quanti nei giornali e nella rete sono letteralmente al soldo dell’Hasbara. Sappiamo che ci sono. Non sappiamo chi sono, ma non ci vuole molto a riconoscerli o almeno a sospettarne. Basta analizzare la logica interna dei loro testi e farne un’analisi etico-morale secondo il comune senso del pudore o dell’equità naturale. Non vi sono dubbi che la stragrande maggioranza della stampa e dei media occidentali è largamente filogovernativa israeliana o almeno filoisraeliana se non filosionista. Ho detto: largamente. Se lo fosse totalmente, perderebbe qualsiasi possibilità di ascolto, risulterebbe di assoluta evidenza il carattere propagandistico. Quindi, Battistini e gli altri 500 accreditati non sono diventati di colpo “cattivi” se appena poco tempo prima erano stati classificati come “buoni” e magari premiati per la loro “bontà”. Comprendono probabilmente che rischiano di perdere il posto per la improponibilità di una versione chiaramente propagandistica e di parte loro fornita dal ministero dell’Informazione (Hasbara), che addirittura fornisce il Decalogo delle argomentazioni ai loro agit-prop: sono gli stessi argomenti che si trovano spesso sulla rete e che sbarcavano anche in questo blog prima che attivassimo i filtri anti-troll.

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