sabato 18 luglio 2009

Alan Dershowitz al microscopio: 19. «In guerra anche i bambini dei nemici possono essere sterminati» (Concilio Talmudico di Yesha).


Nel libro di Dershowitz, che non ho ancora terminato di leggere, ma che assumero come “archivio” di notizie infami insieme a quello di «Informazione Corretta», si discetta penosamente con parvenza di dottrina professorale su civili e combattenti, su liceità o meno degli “scudi umani” – salvo poi a stabilire chi si serva di “scudi umani”, in primis Israele stesso –, in pratica sulla guerra, sull’omicidio e sullo sterminio “preventivo”, facendo poi cadere la colpa morale sulla vittima stessa. Perfino, nel suo libro, Dershowitz dà del bugiardo ad ebreo che denuncia come vi sia stata una deliberata omissione di soccorso in piena osservanza della legge talmudica. Dershowitz ha malemente obiettato che il singolo caso addotto non faceva testo, non formava dottrina dominante, cose si direbbe nel linguaggio professorale. Ma ecco che viene portata alla mia attenzione una notizia che riproduco per poi citarla ampiamente negli esempi che faremo e nelle argomentazioni che svilupperemo
“IN GUERRA ANCHE I BAMBINI DEI NEMICI POSSONO ESSERE STERMINATI”

di KHALID AMAYREH

Il Concilio Talmudico formato dai Rabbini e dai Saggi della Torah, conosciuto anche come Concilio di “Yesha” che rappresenta gli insediamenti ebraici nei territori occupati del West Bank e di Gerusalemme, ha stabilito che in periodo di guerra è permesso, e persino consigliabile, colpire e sterminare civili non ebrei.

L’ultimo editto emanato dal Concilio e pubblicato martedì scorso sul sito internet "Ynetnews" del quotidiano israeliano Yedeot Ahronot, afferma che “secondo la legge ebraica, in periodo di guerra non esistono ‘civili innocenti’ dalla parte del nemico.”

“Tutte le discussioni riguardo la moralità cristiana stanno indebolendo il morale dell’esercito e della nazione e le stiamo pagando col sangue dei nostri soldati e dei nostri civili”, si legge nella stessa dichiarazione.

Il Concilio ha emanato una simile ordinanza due settimane fa incitando l’esercito israeliano a “sterminare il nemico” e “a non esitare ad uccidere civili nemici”. Ha poi etichettato come “moralità cristiana” tutte le leggi e convenzioni internazionali che proibiscono, in guerra, di considerare deliberatamente come obiettivi i civili, definendo invece questa pratica come “mitzvah”, una buona cosa.

Secondo fonti israeliane, la maggior parte delle fazioni non laiche (inclusi i potenti movimenti religiosi e ‘nazional-religiosi’) hanno espresso profonda soddisfazione per il secondo massacro di Cana perpetrato il 31 luglio e conclusosi con la morte di almeno 60 civili libanesi di cui 37 bambini.

Inizialmente l’esercito israeliano ha affermato che guerriglieri Hezbollah si trovavano all’interno dell’edificio di tre piani colpito dall’aviazione, dichiarazione ritrattata martedì scorso dai comandanti dell’esercito israeliano che hanno riconosciuto di non aver avuto alcuna prova di guerriglieri nascosti tra i civili massacrati nel bombardamento.

Alcuni alti ufficiali si sono scusati per la carneficina mandando su tutte le furie rabbini e saggi del Talmud, i quali sostengono che Israele non debba scusarsi per l’uccisione di civili nemici poiché, secondo Halacha (legge religiosa ebraica), in periodo di guerra non esistono né civili né innocenti.

Non è la prima volta che vengono emanati codici di condotta di questo tipo: circa due anni fa, un gruppo di importanti rabbini esortò l’esercito israeliano a “non esitare ad uccidere civili e bambini palestinesi.”

In una lettera indirizzata all’allora ministro della difesa Shaul Mofaz, i rabbini, che rappresentano la corrente principale del giudaismo ortodosso, affermarono che “in guerra uccidere i civili è normale” e che l’esercito israeliano “non dovrebbe titubare nell’uccidere civili non ebrei per salvare vite ebraiche”.

“Il precetto cristiano per cui bisogna ‘porgere l’altra guancia’ non ci riguarda e non ci faremo convincere da chi dà più valore alle vite dei nostri nemici che alle nostre” dichiarava la lettera firmata da parecchi rabbini tra cui Haim Druckman, ex membro della Knesset ed ora a capo di un vasto movimento giovanile religioso conosciuto come Bnei Akiva Society.

Tra i firmatari c’erano anche Elizer Melamed, responsabile dell’università religiosa del West Bank, Youval Sharlo, a capo dell’università talmudica a Petah Tikva in cui gli studi talmudici sono applicati al servizio militare, e Dov Lior, rabbino di Kiryat Arba, vicino ad Hebron. Lior, che definì il carnefice Baruch Goldstein un “gran santo”, afferma che “è ben evidenziato nella Torah il fatto che le vite degli ebrei hanno maggior valore rispetto alle altre”.

“Un migliaio di vite di non ebrei non valgono l’unghia di un ebreo.”

Il 25 febbraio 1994 Goldstain uccise 29 palestinesi innocenti che stavano pregando nella moschea nel centro-città di Hebron.

Le vite degli ebrei valgono di più.

Gli editti talmudici incoraggiano l’uccisione di “civili nemici” da parte dell’esercito israeliano facendo leva su diversi passaggi dell’Antico Testamento in cui Yahweh ordina agli Israeliti di massacrare ogni uomo, donna e bambino e di non lasciare niente di vivo nella Terra di Cana.

Effettivamente molti rabbini ebraici sono a favore dell’uccisione di civili nemici in periodo di guerra e citano a tal proposito alcuni brani biblici, tra cui Giosué 6-20:

“Allora il popolo lanciò il grido di guerra e si suonarono le trombe. Come
il popolo udì il suono della tromba ed ebbe lanciato un grande grido di
guerra, le mura della città crollarono; il popolo allora salì verso la
città, ciascuno diritto davanti a sé, e occuparono la città. Votarono poi
allo sterminio, passando a fil di spada, ogni essere che era nella città,
dall’uomo alla donna, dal giovane al vecchio, e perfino il bue, l’ariete e
l’asino.”

Ci sono anche numerosi ed inconfondibili passaggi nel Talmud di Babilonia che considerano i non-ebrei come animali e le cui vite hanno pochissima (se non nulla) importanza.

Il Primo Ministro Israeliano Ehud Olmert ha pubblicamente dichiarato lo scorso giugno che “le vite degli ebrei valgono più di tutte le altre.”

Gli editti talmudici di questo tipo non dovrebbero essere ignorati senza dare loro l’importanza che in effetti hanno.

Basta pensare che circa la metà degli alti ufficiali dell’esercito israeliano sono stati indottrinati per mezzo dell’ideologia talmudica e sono legati alle cosiddette fazioni nazional-religiose; il risultato è che questi
editti talmudici difficilmente cadono inascoltati all’interno delle forze militari.

Tutto ciò dovrebbe spiegare, almeno parzialmente, gli insensibili massacri di civili libanesi e palestinesi compiuti dall’esercito israeliano senza il minimo senso di colpa o rimorso.

Fonte: http://umkahlil.blogspot.com
Link: http://www.uruknet.info/?p=m25440&hd=0&size=1&l=e
02.08.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org di ANDREA GUSMEROLI.
Note

1) Si legga anche qui, dove si trova un articolo sul “carattere fascista dello stato di israele”, dove qui per fascista si intende chiaramente uno stereotipo, di cui in molti hanno poca cognizione. Sono però commentate nel contesto di tutto l’articolo le strampalate argomentazioni di Dershowitz, che nessuno può considerare seriamente in sede scientifica e che hanno unicamente un valore propagandistico di guerra.
2) Se si legge la recente notizia sulla totale mancanza di regole di ingaggio nell’«operazione piombo fuso», si direbbe che l’esercito israeliano abbia accolto pienamente la consulenza di Dershovitz sull’inadeguatezza della vecchia distinzione fra civile i combattenti. Infatti, per non sbagliare i soldati israeliani ammazzavano tutti quelli che capitavano a tiro. La questione dottrinale è risolta nel senso del genocidio: resistono, non si piegano, non si arrendono, il figlio non denuncia il padre e il padre non tradisce il figlio, sono tutti terroristi, grandi donne piccini anziani su sedie a rotelle, pure il cane di famiglia, dunque ammazziamoli tutti! I fatti sono fatti ed i farisei son farisei sia ieri, quelli dei Vangeli, sia oggi, quelli della stampa ufficiale e della televisione di stato.

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