domenica 12 luglio 2009

Alan Dershowitz al microscopio: 16. Abbiamo ora il libro reclamizzato tre mesi prima!


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a) Registrazione sonora della conferenza stampa svoltasi alla sede dell’Eurispes il 2 maggio 2009 e da noi qui commentata; b) Antefatto dove si spiega il contesto in cui nasce il libro di Dershowitz e quali sono gli scopi pratici e politici che persegue; ovvero: c) Il “Demolitore” che demolisce se stesso dove si fa vedere come in realtà Dershowizt non infirma per nulla i solidi contenuti scientifici del libro di Mearheimer e Walt e come invece Dershowizt finisce per demolire se stesso con la grossolanità ed inconsistenza della sua argomentarzione; e) Homepage del Monitoraggio sulla «Israel lobby e la politica interna ed estera italiana ed europea»; f) Homepage alla singola scheda di Monitoraggio per Alan Dershowitz. – h) Seminario I.S.M. del 24 gennaio 2009 su «La guerra israelo-occidentale contro Gaza»; i) Seminario I.S.M. del 11 luglio 2009 su «La campagna BDS in Italia e nel mondo».

16.


Abbiamo ora il libro reclamizzato tre mesi prima!

La strategia sionista è ormai chiara anche ai sassi: tappare la bocca agli altri il più possibile ed essere i soli a parlare, dando fiato a trombe, tromboni e trombette. Circa il contenuto del libro abbiamo finora dovuto basarci su ciò che del libro veniva anticipato dallo stesso autore nella conferenza stampa di cui abbiamo la comodissima registrazione. Gli esempi che possono farsi di censura inflitta alle voce contrarie sono innumerevoli e potrebbero riempire una singolare Enciclopedia Ebraica: ad incominciare, poniamo da Eisenmenger nel 1700, fino ai giorni nostri sarebbe oltremodo istruttivo raccogliere la censura ebraica interna ed esterno allo stesso giudaismo.

Il “Processo” di Dershowitz è imbastito con l’intento di demolire in particolar modo Carter ed i due politologi americani Mearheimer e Walt, ma non vengono risparmiati Finkelstein e le correnti antisioniste e non sioniste del giudaismo che sono state “demonizzate” perchè si son viste al convegno organizzato da Ahmadinejad. Ed è qui che l’intelligenza critica di un comune cittadino si pone domande elementari: ma se quelli che stavano a Teheran erano davvero rabbini, e non attori travestisti, perché mai stavano lì? Una risposta seria ed approfondita noi la ricaveremo da un libro di Yakov M. Rabkin, che con titolo italiano è apparso fin dal 2005: Una minaccia interna. Storia dell’opposizione ebraica al sionismo, che abbiamo già incominciato a leggere e che si annuncia interessante e chiarificatore fin dalle prime pagine. Ma questi rabbini sono diffamati e demonizzati da Dershowitz: tutto quello che non è sionismo non ha dignità di esistenza. L’assurda categoria dell’«odio di se, cioè dell’essere ebraico”, quasi che essere ebraico significhi impso facto essere sionisti, è l’equivalente dell’accusa di antisemitismo rivolta ai Goym.

Nel libro di Rabkin si apprende come all’interno della massoneria ebraica, il B’naï B’rith, è stata formulata quella stessa equivalenza fra antisemitismo e antisionismo che abbiamo stranamente trovato nella bocca del presidente Napolitano. Non possiamo non riflettere su ciò che il presidente ha inizialmente detto e poi rettificato alle prime perplessità dei cittadini: senza ritrattare l’equivalenza, forse a lui proposta da qualche suo Alto Consulente, fra antisemitismo e antisionismo abbiamo poi potuto leggere un’interpretazione autentica proveniente dal suo Ufficio, dove si dice che il Presidente non intendeva dire che non si possa criticare il governo di Israele, come se il governo israeliano non fosse il sionismo stesso al potere. Il Presidente si autoconfuta senza darlo a vedere e soprattutto con minore pubblicità della precedente affermazione.

Quanto poi al “fallito”, in senso accademico, Ilan Pappe ho poi potuto chiedere informalmente chiarimenti a personalità provenienti dalla Palestina. Ho riferito le parole di Dershowitz che si trovano registrate al link più volte citato. La risposta informale è stata che a Pappe è stata resa effettivamente la vita impossibile in Israele. Le minacce sono reali. Ma soprattutto mi ha sorpreso – spero di non aver capito male – il giudizio tassativo che oltre essere tutte menzogne le cose dette da Dershowitz, tecnicamente vera e propria diffamazione ai danni di Pappe, è vero esattamente il contrario: sarebbe una università di terza o quarta categoria quella in cui Pappe insegnava in Israele, mentre è giudicata di prima categoria l’università inglese dove Pappe ora insegna, cioè quella di Exeter. Come docente universitario, trovo assurde questo genere di classificazioni a stelle, risibili e proprie di chi non ha vera appartenenza ad una comunità scientifica e filosofica con le regole interne, non scritte, che la caratterizzano, ma sto tuttavia facendo ricerche presso conoscenti ed amici. A tutti chiedo il numero di stelle che vengono assegnate alle università israeliane e a quelle inglesi. Intanto, proprio ieri nella riunione organizzativa del BDS si è ripetuto che le università israeliano praticano loro il boicottaggio verso studenti e docenti. Sono poi tutte strettamente legate alla pulizia etnica e all’attività genocida dell’esercito israeliano. Un arabo è esentato dal fare il servizio militare, che è invece chiesto ad un ebreo, ma l’aver fatto il militare è poi il requisito necessario per entrare nelle università israeliane e per accedere a tanti altri diritti ed agevolazioni. Da noi la naja non ha mai fruttato vantaggi a nessuno ed ognuno ha sempre cercato di evitarla. Sono però aspetti che qui anticipiamo soltando riservandoci di verificarlo al microscopio. Ne abbiamo tutto il tempo e non abbiamo nessuna fretta. Faremo parlare con i loro libri ed i loro scritti gli autori che andremo via via citando. Il “Processo” da inquisitorio per come voluto da Dershowitz diventerà “dibattimentale”, dando noi la possibilità agli imputati di poter parlar parlare e rispondere alle accuse che provengono certamente da un significativo esponente del sionismo e del lobbismo americano. Giudice ideale sarà un pubblico terzo che si affaccia appena sulla scena dell’operazione «Piombo Fuso» che continuava a macinare morti, malgrado le litanie statistiche di Dershowitz, per il quale sembrerebbe che non è stato ammazzato nessuno, e se qualcuno è stato ammazzato ben gli sta! Questa la sua superiore Etica che addittura insegna in qualche università americana di prima categoria.

Il libro sarà difficile da leggere fino alla fine, ma è cosa che dobbiamo fare. Non difficile come può essere ad esempio l’opera filosofica di uno Spinoza, che non sarebbe qui fuori luogo evocare per le conse che insegna a proposito del concetto di “odio” – così incautamente utililizzato dalla propaganda sionista –, ma difficile perché Dershowizt, come già nella conferenza stampa, le spara una più grossa dell’altra non pagina dopo pagina, ma riga dopo riga. E perciò la critica a Dershowitz diventa oltremodo onerosa perchè non vi nessun costrutto di frase che si salvi. Inoltre, giacché nella quarta di copertina si parla di “ipocrisia” di cui si renderebbero colpevoli i critici, anzi i “nemici” non si propriamenti di chi, se di Dershowizt o di Israele, diventa allora lecito ritorcere la stessa accusa di “ipocrisia” contro il suo ideatore e primo formulatore, che quindi può ricevere con gli interessi ciò che lui stesso ha dato per primo. Le buone regole vorrebbero che una discussione critica, un contradditorio si svolga ad un livello più alto possibile, ma Dershowitz – e non poteva essere diversamente – parte al livello più basso. Il “processo di pace” è un eufemismo che significa solo il tempo tecnico necessario per dare la “pace eterna” ai sopravvissuti della Nakba. Quanto poi la terminologia stessa adoperata nel testo sia insinsera e fa pensare il contrario di ciò che si pretende di dire è cosa che risalta immediatamente ad una prima lettura da parte di persona mediocremente informata sui fatti, sulle persone, sui testi. Ciò rende oltremodo difficoltosa una critica argomentata e serena. Le spara così grosse, forse deliberatamente e consapevolmente, al probabile scopo di suscitare reazione indignate e risentite e quindi in tal modo dare nuova stura alla solfa e solfetta dell’«ntisemitismo» e dell’«odio»: i sionisti ne hanno più bisogno dell’aria che respirano.

Manco a farlo apposta il libro di Dershowitz, che avevo ordinato parecchio tempo prima alla Libreria Feltrinelli, mi giunge nello stesso giorno in cui in Roma si tiene un intenso Seminario sul Boicottaggio ad Israel con Omar Barghouti. Il Seminario è iniziato puntualmente alle 10 di mattina e ed termina all’ora prevista con perfetta organizzazione e sincronismo dei lavori, per essendo stati sacrificate alcune parti previste. Il Seminario è stato così interessante da meritare, in incognito, la presenza di «un rappresentante dell’ambasciata israeliana», secondo quanto è stato svelato da uno degli interventori. In genere “rappresentante” sta per servizi segreti se non peggio. La persona non è stata però indicata alla gogna dei congressisti. È stato mantenuto il suo incognito. Ho cercato di leggere nei volti di quelli che non conoscevo, ma non vi è stato nessun incidente. Un altro interventore si è poi voluto prendere la soddisfazione di dire al rappresentante “in incognito”, che nessuno eccetto l’organizzatore poteva individuare, che era il rappresentante di uno Stato Macellaio.

Il libro di Dershowitz contiene appunto una parte di processo riservata a chi fa boicottaggio contro Israele. Capita quindi quanto tempestiva ed opportuna la cartelletta con documenti che è stata distribuita ai convegnisti. Fra qualche giorno mi dovrebbe arrivare la traduzione italiana del testo di Omar Barghouti insieme con il testo originale inglese, richiesto da una partecipante. Pubblicherò i Materiali del Seminario in un post a parte, ma me ne servirò per attingere una documentazione fresca ed aggiornatissima sulla situazione. Oltre alle Relazioni principali vi sono stati interventi che hanno dato informazioni sostanziali su fatti che nella grande stampa, in mano agli “amici” di Israele non circolano affatto. Si tratta di una documentazione che deve essere ulteriormente verificata. Ma come non restare impressionati, quando si parla di apartheid, di apprendere che già alla nascita, nel democratico stato di Israele, un bambino ebreo esce dall’uovo tutto sorridente con 3000 dollari a disposizione, mentre il bambino palestinese-israeliano, ossia quel milione e mezzo di palestinesi che non furono etnicamente ripuliti nel 1948, si trova a disposizione solo 300 dollari e nasce perciò già piangendo. Ma è solo un esempio. Le cose dette a dimostrazione dell’esistenza di un regime apartheid e della necessità di un boicottaggio che ha valore più politico che non economico per la specificità dell’economia israeliana, che dagli USA in pratica fuori bilancio riceve a fondo perduto un terzo di tutti gli aiuti e i contributi che gli americano destinano ai paesi esteri. In pratica, gli israeliani vivono sulle spalle del contribuente americano ed il boicottaggio economico, a differenza di ciò che è stato per il Sud Africa ha poco senso. Tuttavia, è stato detto che un qualche effetto il Boicottaggio lo avrebbe avuto determinando un abbassimento del 20 per cento del commercio estero.

Per confutare sia la conferenza stampa sia il libro di Dershowitz ci serviremo anche del Materiale già in questo blog, ma il cui editing è ancora da completare, relativo alla parte militare della mattanza di Gaza. Nella conferenza stampa Dershowitz cita non so quale esperto militare britannico che avrebbe dato una certificazione di moralità all’esercito israeliano. Dalla conferenza stampa non sono riuscito a capirne il nome. Forse sul libro verrà pur indicato e potrò quindi risalire alla fonte. In ogni caso, nel Seminario di gennaio 2009 vi sono state pure relazioni di esperti militari che davano ben diverse spiegazioni di quelle di fonte britannica. Ad esempio, si spiegava che il valore militare di quelli che io chiamo i sigari Kassam è praticamente nullo e per nulla confrontabile agli armamentari israeliani, veri e propri strumenti di morte contro una popolazione inerme e indifesa: una vera e propria mattanza, non di balene questa volta, ma di esseri umani. Purtroppo, è più facile commuoversi per le balene che non per gli esseri umani: è questa la condizione dei media governati da Israele stessa o dai suoi “amici”. Dunque, anche gli atti di quel convegno di studi, opportunamente rivisitati e linkati, faranno parte del nostro armamentario per la confutazione di Dershowitz, un americano che è visibilmente più israeliano che non americano: compiango il popolo americano, del quale fanno parte addirittura miei compagni d’infanzia divenuti cittadini americani, ma che di certo non hanno nulla di che spartire con un Dershowitz.

Le prime pagine del libro sono decisamente desolanti. Non è il primo libro che Dershowitz pubblica in traduzione italiana. È il primo libro dei suoi che io leggo. Ma se tutti gli altri sono così cretini come questo non mi meraviglia che Dershowitz possa essere uno scrittore alquanto prolifico. A scrivere stupidaggini non occorre una larea “honoris causa”: lui ne ha avuta una! Dershowitz esordisce riferendo di numerosi luoghi dove le reazioni del pubblico sono state tali da richiedere l’intervento della polizia a difesa dell’oratore, che non ha potuto finire il suo discorso, ovvero di dire le sue stupidaggini. Il suo discorso io me lo sto sentendo tante volte in registrazione e sono davvero incredibili le baggianate che dice, pretendendo perfino che abbiano dignità di “pensiero”. A Roma si dice: o ci fa o lo è per davvero. Il dubbio può essere sul grado di consapevolezza del contenuto beceramente propagandistico delle sue affermazioni o se effettivamente Dershowitz pensa e crede alle cose che dice. Considerata la natura della propaganda sionista, io credo che lui stesso sia consapevole delle sue enormità e della sue provocazioni. Come ho già detto altre volte, per il sionismo è essenziale suscitare reazioni antagoniste. Non so come vadano le cose in America – non ci ho mai messo piede – ma posso assicurare Dershowitz, in qualità di suo “nemico”, che per quel che mi riguarda lui non ha nulla di che temere per la sua sua libertà di parola, ahimé una libertà che a noi non è concessa, ma egli potrebbe salire fin sul Colosseo e mettersi a gridare a squarciagola dalla mattina alla sera in assoluta incolumità. In fondo, le sue castronerie sono la migliore propaganda negativa del sionismo. Mi preoccuperei, e non poco, se dalle sua bocca uscissero parole sensate in grado di giustificare e legittimare quella conquista coloniale di cui parla costantemente Robert Fisk, che definisce Dershowitz un “forsennato” con il quale non ha potuto condurre a termine un dibattito radiofonico poco dopo l’11 settembre: era tale la furia di Dershowitz che il conduttore ha dovuto chiudere la trasmissione. E poi Dershowitz, come leggiamo nelle prime pagine del libro che ha questo strabiliante esordio, se la prende con degli studenti americani, inglesi e di chissà quanta altra parte del mondo, i quali meritano da lui volgari insulti scritti perchè non lo lasciarono parlare. E lui si rifà con i tipi della Eurilink! A quegli studenti che lo contestavano non è concessa analoga facoltà: di mettere per iscritto le loro opinioni su Dershowitzt Viene da chiedersi se esista qualcuno che lo ascolti, a parte le “spalle” precettate dalla Eurilink.

Ma lasciamo che sia lo stesso Dershowitz a dare il senso del ridicolo con le parole parole con cui racconta le contestazioni ricevute che hanno più saggezza di quanto non ne possieda lui e quei belli spiriti che hanno pure pensato di dargli un’«onoris causa»:
Non dimenticherò mai come io abbia personalmente sperimentato questo odio violento nel marzo 2004.
[Si noti Dershowitz vuole essere compreso e amato. Se lo merita “alla grande”, per usare le parole della sua traduttrice e interprete Amy Rosenthal.]
Successe di fronte alla Faneuil Hall,
[Non so dove sia e cosa sia: non giro molto il mondo e mi limito a fare la spola fra il mio paese in Calabria e Roma, ma se capita mi farò raccontare come andarono le cose da uno di quegli studenti contestatori. Mica possiamo sentire solo Alan! Anche i ragazzi dovrebbero poter dire la loro. Se no che democrazia è! Appunto una democrazia israeliana, tipica di quesi soldati che spezzavano le ossa ai ragazzini con gli stessi sassi che loro laciavano duante l’intifada, secondo quanto mi hanno raccontato e non sapevo, ma di cui non dubito]
il luogo dove sono nate l’indipendenza e la libertà americane. Stavo ricevendo un premio “honoris causa” e stavo facendo un discorso dal podio di quella sala storica sulle libertà civili nell’epoca del terrorismo.
[Immaginiamo cosa può aver detto il nuovo teorico della tortura ed immaginiamo quale potesse essere l’oggetto della contestazione. Ma dobbiamo rinviare consideriamo in merito ai fatti ed al prevedibile discorso di Alan ad una documentazione che al momento non possediamo. Se qualche benevolo lettore vuol dare un contributo con apposita ricerca, la cosa sarà quanto mai gradita.]
Mentre mi stavo allontanando, con il premio in mano, venni avvicinato da un gruppo di giovani uomini e donne urlanti ed arrabbiati che portavano cartelli violentemente anti-israeliani.
[Ecco la copa delle colpe di una testa tipicamente sionista: non capiscono neppure lontanamente, non ammettono più che non capire, che uno possa essere anti-israeliano avendone fondati motivi. Loro dicono: “è un antisraeliano” ed il discorso è subito chiuso. Una persona normale, sana di mente, se sa di essere “odiato” da qualcuno, per prima cosa si chiede cosa lui stesso possa aver mai fatto per suscitare l’odio altrui. Nulla di simile accade per un sionista, il quale invece rileva immediatamente la colpa nell’odio altrui. E che – forse pensano – un eletto e prediletto diraettamente da Dio, dal dio ebraico di nome Javeh, può essere odiato da un miserabile goym? Per costoro un libro come quello di Paolo Barnard, «Perché ci odiano», è impensabile.]
Coloro che portavano i cartelli mi gridavano insulti che oltrepassavano il confine tra la civiltà ed il fanatismo.
[Senti chi parla. Un uomo che viene in Roma per insultare il papa e per dileggiare in un luogo pubblico un cardinale indicandolo come un “bigotto”, un uomo con un copricapo in testa, beninteso non la kippà, e così via. Costui ci viene a fare lezioni di civiltà. Ahimé: guai ai vinti, dicevano gli antichi romani. Quanto poi a fanatismo non sembra che Dershowitz abbia l’abitudine di guardarsi allo specchio.]
«Dershowitz ed Hitler sono del tutto uguali, l’unica differenza sta nel nome». Il peccato che, dal punto di vista degli urlatori, giustificava questo confronto tra me e l’uomo che ha assassinato dozzine di membri della mia famiglia era il mio sostegno ad Israele. Era del tutto irrilevante per questi urlatori di slogan il fatto che io sia anche un sostenitore dello stato Palestinese, della fine dell’occupazione israeliana e dello smantellamento di gran parte degli insediamenti. I contestatori gridavano anche: "Dershowitz e Gibbels (sic), sono del tutto uguali, l’unica differenza sta nel nome” - senza neppure sapere come si scrive il nome del macellaio nazista antisemita.
[E lui viene in Italia, a Roma, per dirci che due giorni prima è stato “in conclave” in Vaticano in mezzo ai cardinali, senza sapere cosa in Roma significa “essere in conclave”. A fronte di un errore di ortografia, innocente, il professore honoris causa, che forse non ha mai studiato diritto canonico, non sa minimamente come si svolge l’elezione di un pontefice. Ride per iscritto dell’ignoranza altrui e non si accorge della sua in conferenza stampa.]
Uno di coloro che issavano i cartelli urlava che gli ebrei che sostengono Israele sono peggio dei nazisti. Un altro chiedeva che io fossi torturato ed ucciso. Non si trattava solo delle loro parole; c’era dell’odio violento nei loro occhi. Se una dozzina di poliziotti di Boston non mi stesse proteggendo, ho pochi dubbi sul fatto che sarei stato fisicamente attaccato.
[Il tipico essenziale vittimismo ebraico-sionista: se non sono attaccati da qualcuno, cessano di esistere. A Roma esiste un vezzo grillino, ormai di modo, ma non ancora legittimato dalle procure, che è un ampio, diffuso e valido surrogato di ogni violenza: il mandare a quel paese una persona che non merita il nostro applauso. Sensatamente non credo che Dershowitz meriti altra attenzione e mi sento di garantirli, in Italia, la più assoluta incolumità personale. Dei poliziotti ne abbiamo bisogno altrove, dove mancano paurosamente. Anche questo è un tipoco spreco all’italiana: imboscare i poliziotti in tanti posti dove non servono e sottarli alla sucirezza dei cittadini che devono affidarsi alle ronde.]
Gli occhi dei contestatori ardevano di zelo fanatico.
[E gli occhi di Alan di cosa ardono? Guardare la foto accanto per credere e verificare.]
La scrittrice femminista Phyllis Chesler descrive adeguatamente l’odio violento che spesso alcuni giovani rivolgono ad Israele ed ai sostenitori dello Stato Ebraico come “eroticizzato”.È proprio quello che ho visto: odio violento e passionale, odio violento ed estatico, odio violento ed orgasmico. Andava ben al di là di una mera differenza di opinioni. Quando ho visto le facce dei contestatori ho potuto immaginare i giovani nazisti negli anni trenta nella Germania di Hitler. Non avevano alcun dubbio di essere nel giusto ed io ero il male puro per il mio sostegno allo stato ebraico, nonostante la mia pubblica disapprovazione verso alcune delle scelte politiche di Israele e nonostante il mio sostegno ad uno stato palestinese.
[Quanto è di animo buono e gentile il nostro Alan. E noi, cattivoni, che non sappiamo comprenderlo ed amarlo. Ma non solo noi. Sembra anche in America dove la Israel lobby è potentissima. Evidentemente questa potenza si spende nelle segrete stanze del potenze. A contatto con il gregge, con il bestiame, forse le cose cambino un poco. Ma sono solo trascurabili fastidi. Ciò che importanta è la sostanza del potere e del denaro.]
Questo dello stato palestinese che bontà sua Dershowitz è disposto a concedere a quanti sono già stati privati di ogni cosa, è un motivo ricorrente nella prosa e nell’oratoria di Dershowitz. Evidentemente si aspetta applausi oceanici di fronte a tanta liberalità, non molto dissimile da quella concessa agli indiani confinate in riserve al termine della loro toria, del loro “destino”, piuttosto infame, che per loro prevedeva solo lo sterminio per le gloriose e onorevoli mani yankies.



ALAN DERSHOWITZ AL MICROSCOPIO

Indice Sommario per capitoli
di un libro virtuale in replica a Dershowitz

1. È venuto a Roma per insultare il papa.
2. Il processo alle intenzioni degli altri.
3. L’ospite non è di nessun riguardo ed ha già “rotto le scatole”.
4. Prima di cominciare: “demonizzazione, critica e delegittimazione di Israele”. –
5. Il Lobbista venuto dall’America per sedere “in conclave” con i Cardinali riuniti in Vaticano.
6. Anche Yakov Rabkin è un accademico “fallito” e imboscatosi in un’università di quarta categoria?
7. «Ebreo», «sionista» o «lobbista»? Cosa è propriamente questo «ospite», introdotto in Vaticano e alla Camera?
8. Dopo gli insulti e le contumelie, la parola ai derisi e diffamati: a. Intervista al cardinale Rodriguez.
9. Gli altri genocidi nel mondo come “manovra diversiva” per far distogliere lo sguardo dal genocidio dei “cananei”.
10. Hamas, Iran: un male assoluto o un postulato retorico e propagandisto, parola d’ordine per lo squadrone mediatico?
11. Ma l’«ospite americano» i libri di cui parla li legge o li travisa soltanto?
12. Cosa vi è dietro agli attacchi a Carter.
13. Res gestae di Alano sul Google versione italiana.
14. Chi demonizza chi?
15. Alan Dershowitz visto da John H. Mearsheimer e Sthephen M. Walt.
16. Abbiamo ora il libro reclamizzato tre mesi prima! –

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